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LNS Novembre 2019

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▲<br />

anni Settanta<br />

17<br />

A LIVORNO, IN ITALIA E NEL MONDO<br />

Gli anni Settanta(prima parte)<br />

Il decennio<br />

cominciò<br />

male a<br />

Livorno<br />

con gravi<br />

incidenti<br />

a<br />

Camp Darby a seguito del licenziamento<br />

di duecento persone;<br />

per tre ore fu interrotta<br />

la linea ferroviaria, ma altri<br />

incidenti si verificarono lungo<br />

il canale dei Navicelli e la<br />

via Aurelia. Intanto il vecchio<br />

teatro Politeama, abbattuto<br />

nel 1968, lasciava il posto a<br />

un moderno edificio per uffici<br />

e abitazioni e a Sanremo<br />

scoppiò una polemica, al vetriolo,<br />

contro la canzone vincitrice<br />

del Festival nel 1970,<br />

Chi non lavora non fa l’amore,<br />

cantata da Adriano Celentano<br />

e dalla moglie Claudia<br />

Mori. I giovani, ma anche<br />

tanti lavoratori, contestarono<br />

le parole contro lo sciopero<br />

contenute nella canzone e<br />

quell’invocazione al “signor<br />

padrone” per avere un aumento<br />

di stipendio che avrebbe<br />

invogliato, finalmente, la<br />

<br />

moglie a fare l’amore. Celentano<br />

si beccò un bel “reazionario”<br />

e a Livorno anche<br />

tanti “scemo” e pure peggio.<br />

Molto più gradita la seconda<br />

classificata, La prima cosa<br />

bella, che cantarono I Ricchi<br />

e Poveri e Nicola Di Bari ed<br />

anche Eternità, quarta classificata,<br />

interpretata da I Camaleonti<br />

e Ornella Vanoni.<br />

I costumi stavano cambiando<br />

repentinamente. Molte giovani<br />

indossavano le mini gonne<br />

e i pantaloni attillati. Le<br />

donne, che erano state desiderate<br />

sessualmente per secoli,<br />

dissero a chiare lettere di<br />

essere desideranti … da sempre.<br />

Una rivoluzione culturale!<br />

La bella Brigitte Bardot<br />

diceva: “Il mio sport? Per<br />

tenermi in forma faccio<br />

l’amore!”. Ma anche i figli dei<br />

fiori, che avevano abbracciato<br />

la rivoluzione sessuale e,<br />

ahimè, l’uso di stupefacenti,<br />

dicevano: “Fate l’amore non<br />

la guerra!”, così come<br />

“Mettete dei fiori nei vostri<br />

cannoni”. La musica, con<br />

ancor più forza che alla fine<br />

degli anni sessanta, cominciò<br />

a far “pensare” e diventò la<br />

colonna sonora della contestazione.<br />

Dall’università di<br />

Berkeley e da Woodstock fino<br />

a Londra, da Parigi a Berlino<br />

fu un coro: “vogliamo il<br />

mondo e lo vogliamo adesso”<br />

e “vietato vietare”. Sull’onda<br />

della contestazione<br />

tanti giovani se ne andarono<br />

in una 500 scassata o a piedi,<br />

con un sacco a pelo, a giro<br />

per il mondo alla ricerca di<br />

altre realtà, a conoscere altri<br />

modi di vivere, inseguendo un<br />

mondo migliore dove la parola<br />

uguaglianza non facesse<br />

paura. Anche a Livorno ci furono<br />

giovani che andarono a<br />

dormire sotto le stelle per<br />

voglia di andare via, di conoscere.<br />

Ritornarono con tante<br />

facce nella memoria, arricchiti<br />

culturalmente certo e molti<br />

di loro con minori certezze riguardo<br />

alla possibilità di realizzare<br />

una società più giusta,<br />

come la pensavano.<br />

La verginità femminile, è<br />

chiaro, non era più un valore<br />

ed in quegli anni nacquero la<br />

legge sul divorzio, sull’aborto<br />

e l’abbassamento della<br />

maggiore età a 18 anni. Nel<br />

caleidoscopio di Livorno si<br />

avvicendavano, in mille sfaccettature,<br />

il Luna Park alla<br />

Terrazza Mascagni con i fuochi<br />

artificiali, le corse dei cavalli<br />

al Caprilli con cornice di<br />

tanta eleganza, il Santuario di<br />

Montenero e le ribotte, le feste<br />

dell’Unità provinciali e rionali,<br />

il Premio di Pittura Rotonda,<br />

il palio marinaro, le<br />

spiagge prese d’assalto<br />

d’estate, i filobus e gli autobus<br />

stipati nelle ore di punta<br />

all’uscita dalle scuole, la<br />

Una locandina del “Caprilli”.<br />

▲<br />

Un’audace Brigitte Bardot e le copertine dei dischi “Chi non lavora non fa l’amore” di Adriano Celentano e “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” de I Giganti.

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