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Giornale dei Navigli n.13 del 3 aprile 2020

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CRONACA Venerdì 3 Aprile 2020

ROZZANO

Il messaggio di Genny: “Bisogna pensare sempre ai più deboli”

ROZZANO (dfg) Ogni giorno

Gennaro Speria si fa il giro

dei supermercati, del Pane

Quotidiano, di panifici,

commercianti, gente che

generosamente gli dà bancali

e casse di roba da

mangiare. Lui carica tutto,

con fatica, porta il cibo

nella nuova Area 51, un

punto di riferimento ormai

non solo per i quartieri di

Rozzano, e prepara i pacch

i .

400 famiglie aiutate

Ogni giorno, circa 400

famiglie si rivolgono allo

“z i o” Genny, un ragazzo

che non nasconde il passato

fatto di inciampi, una

gioventù di sbagli, di delinquenza

tra spaccio e furti.

“Tutto nella vita insegna

qualcosa, anche gli errori.

Anzi, soprattutto quelli”,

dice Genny, con gli occhi di

chi ne ha viste tante, che ha

“sofferto il dolore più forte.

Quando è morto mio padre,

è cambiato tutto”.

La “nuova vita” di Genny

Speria ha deciso di cambiare

vita, di dedicarla agli

altri, di “lasciare il segno”,

sorride. Lo cerca di fare con

determinazione e la forza

di andare

avanti che

trasmette a

chi ogni giorno

“ar r iva

qui, in officina,

con gli occhi

gonfi di

lacrime. Io gli

metto in mano

un sacchetto

di roba

da mangiare,

li faccio ridere,

e dico loro

che bisogna

resistere, che

non bisogna

m o l la re”. E

detto da uno che si è fatto

da Rozzano a Roma a piedi,

con in spalla una croce da

quasi 50 chili, per incontrare

Papa Francesco, è un

messaggio importante.

Aiuto anche agli anziani e negli

ospedali

Per Gennaro la cosa più

importante è vedere la gente

“felice. Magari all’inizio

si vergogna di chiedere da

mangiare, ma poi vedono

che sono alla mano, mi

conoscono, capiscono che

sono un uomo semplice,

genuino. Ormai sono un

punto di riferimento anche

solo per una parola di confor

to”. Gennaro non aiuta

solo chi ha bisogno, le famiglie

che non riescono a

mettere il pane a tavola

tutte le sere, gli anziani che

timidamente e con grande

dignità chiedono un pacco

di biscotti. Speria in questi

giorni è in giro a portare

anche tramezzini e dolci

negli ospedali, per chi sta

lavorando duramente per

fronteggiare questa battaglia

di dolore. Tutto il giorno

impegnato a consegnare

il cibo a chi ha bisogno,

tutti i giorni.

“La mia forza è vedere che

gli altri sono contenti”

“La fatica? – risponde –

Non esiste. La mia forza è

vedere che gli altri sono

contenti. Il periodo è brutto,

c’è tanta sofferenza. Io

ascolto tutti, con un occhio

rivolto alla mia croce”.

Quella che si è costruito e

ha portato davanti al Papa.

“Ho voluto portare la croce

io per tutti, è come se mi

fossi caricato di tutta la

sofferenza degli altri per

portarla davanti al Santo

Padre. Voglio che la gente

capisca che c’è sempre una

via di uscita e che bisogna

lottare per cambiare, in

meglio, e raggiungere i propri

obiettivi. E bisogna

sempre tenere presente gli

altr i”.

“Ora è il mio turno”

Per Genny l’esper ienza

della sua personale via crucis

lo ha avvicinato ancora

di più al desiderio di fare

del bene agli altri, ai più

deboli, ai più fragili. “Du-

rante il cammino un sacco

di gente mi ha aiutato, dandomi

da mangiare quando

avevo fame – ricorda –. Ora

è il mio turno”. E così Genny

continua ogni giorno

nella sua opera di misericordia,

con umiltà ma

grande forza che riesce a

trasmettere agli altri, soprattutto

ora che le persone

hanno paura di quello che

succederà. “Il mio desiderio

più grande è essere in

grado di lasciare qualcosa –

sorride –, riuscire a essere

ricordato come una persona

che ha portato un

messaggio di speranza e di

volontà, di cuore e di bene

per i più deboli. Cambiare

si può. A volte si deve: è

necessario, per vivere. O

s opravvivere”.

FG

v

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