Palazzo de'Rossi - Una storia pistoiese
a cura di Roberto Cadonici fotografie di Aurelio Amendola
a cura di Roberto Cadonici
fotografie di Aurelio Amendola
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UN PALAZZO NELLA CITTÀ
LA NOBILE DIMORA DEI ROSSI E LE SUE VICENDE
Lucia Gai
L’importanza di un mito
Costretta entro l’angusta prospettiva di una stretta via medioevale del centro di Pistoia,
la facciata del settecentesco palazzo de’ Rossi 1 , impossibile da cogliere frontalmente e
con un solo sguardo, pare un controsenso architettonico (figg. 1, 2).
Sicuramente, almeno secondo i criteri con cui si sceglieva l’ubicazione delle residenze patrizie
dal Quattrocento e per tutta l’età moderna, il palazzo non godeva di una posizione urbana
particolarmente felice, non si affacciava su una piazza, su una via spaziosa, neppure su
uno slargo che consentisse di apprezzarne, emergendo entro il fitto tessuto edilizio di una
città d’impianto medioevale come Pistoia, l’articolazione strutturale, volumetrica e decorativa
cui era affidato il compito di farsi metafora della fortuna e dell’importanza del casato.
La posizione entro la città era infatti segno, di per sé, della ‘posizione’ sociale, dell’influenza
e della ricchezza della famiglia. L’immagine, la percezione ottica stessa, nei secoli
del “vedutismo”, si traduceva nell’opinione pubblica locale in capacità di permanente
‘presenza’.
Per la verità, Pistoia non offriva molte possibilità, in questo senso. Come aveva a riferire
al granduca il commissario Giovan Battista Tedaldi nel 1570 2 , Pistoia non era città di
piazze, di monumenti e fontane; non comprendeva quegli spazi aperti, quell’“agio” – consueto
alla capitale di Toscana – che consentivano di fissare per sempre, nell’immaginario
collettivo e nei ricordi dei protagonisti del turismo d’arte, città come Venezia, Firenze,
Roma, Napoli e altre.
Tuttavia, fra Sei e Settecento, a Pistoia i palazzi patrizi, come quelli dei Fabroni, dei Mar-
A PALAZZO IN THE CITY
THE NOBLE RESIDENCE OF THE ROSSI FAMILY AND ITS HISTORY
Lucia Gai
1. Pistoia, prospettiva dal Canto dei Rossi verso Via dei Rossi.
The Importance of a Myth
Squeezed into the cramped confines of a narrow medieval street in the center of Pistoia,
the façade of the 18 th -century Palazzo de’ Rossi, 1 impossible to take in at a glance from
the front, seems to be an architectural absurdity (figs. 1, 2).
Certainly, at least according to the criteria by which the location of aristocratic residences
was chosen from the 15th century onward and throughout the modern era, the building was
not in a particularly happy position. It did not face onto a square, a broad street or any kind
of open space that would make it possible to appreciate, amidst the dense urban fabric of a
city with a medieval layout like Pistoia, the structural articulation, disposition of masses and
decoration that were supposed to be an expression of the family’s wealth and importance.
The position in the city was in fact a mark, in and of itself, of that family’s social “position,”
of its influence and affluence. The image, the actual visual perception of the building,
in the centuries of vedutismo, was translated in local public opinion into a capacity for
permanent “presence.”
To tell the truth, Pistoia did not offer many possibilities in this regard. As the
commissioner Giovan Battista Tedaldi had told the grand duke in 1570, 2 Pistoia was not
a city of squares, monuments and fountains; it did not have those open spaces, those
“gaps”—customary in the capital of Tuscany—which fixed cities like Venice, Florence,
Rome, Naples and others forever in the collective imagination and in the memories of
tourists drawn by the cultural treasures of Italy.
And yet, between the 17th and 18th century, the aristocratic residences of Pistoia, like
2. Prospettiva della facciata del palazzo.
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