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Il Quartiere - Anno VI - Numero I

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LA SOLIDARIETÀ DOVRÀ ESSERE LA NOSTRA RICCHEZZA!

FAMIGLIE E PICCOLE IMPRESE ACCUMUNATI DALLA NECESSITÀ DI RIASSESTARSI E REINVENTARSI TORNANDO COMUNITÀ

Flavio Di Malta

L’incertezza, la paura,

l’impotenza. Ma anche

il pensiero, la riflessione,

il fermarsi

per comprendere.

L’aggressiva infezione

che sta colpendo il nostro

paese, che ha indotto

il governo a chiudere

le scuole, ad annullare

le manifestazioni,

a invitare le persone

a restare a casa e

a chiudere strade e interi

paesi, ha sconvolto

e continuerà a sconvolgere

a lungo la vita

della popolazione.

Il primo pensiero della

nostra redazione va alle

famiglie direttamente

colpite, al personale

ospedaliero oggi

più che mai in prima

linea e anche a tutte

quelle imprese grandi

e piccole che si trovano

a fare i conti con

gli effetti economicamente

devastanti di

questa situazione.

Dopo un iniziale caos

per il forzato riassesto

di abitudini consolidate,

però, l’ampia disponibilità

di tempo e la

possibilità, finalmente,

di respirare, ci ha

messo di fronte allo

specchio della nostra

vita. Lo specchio delle

cose veramente importanti,

degli affetti più

cari e del valore della

nostra città, dei nostri

vicini e delle nostre relazioni.

Passate le restrizioni,

i divieti, le

chiusure e la paura resterà,

ci auguriamo,

un rinnovato piacere

ed interesse per il prossimo

ed il valore della

nostra cultura e società,

fatta appunto di persone,

attività e incontri.

Fatta di socialità,

perché semplicemente

è “bello” stare insieme;

fatta di rispetto e

di solidarietà, che per

fortuna non viene a

m a n c a r e n e a n c h e

quando costretti a restare

chiusi in casa, neanche

con i negozi

e le scuole chiuse.

*** L'imprenditoria

cittadina, dopo un primo

momento di disorientamento,

ha saputo

reagire e adeguarsi

in fretta al nuovo contesto.

Fin dai primi

giorni dell’emergenza

Covid-19, i supermercati

e altri negozi non

soggetti a chiusura si

sono dotati di opportune

segnaletiche per il

distanziamento e di dispositivi

di protezione

per garantire in tutta

sicurezza i propri servizi.

Molte delle attività

chiuse al pubblico,

invece, si sono riorganizzate

per effettuare

consegne a domicilio

o, comunque, al di fuori

dell’esercizio commerciale.

Certo, si tratta

di un momento difficile,

delicato, dominato

dal timore costante

di contagiare o essere

contagiati, ma in qualche

modo bisogna andare

avanti. C’è chi ha

addirittura aumentato

la propria offerta, come

“Enea Sardenaira”

in via Lamarmora, che

alla tradizionale produzione

di panificio e

affini ha aggiunto la pasta

fresca e i latticini,

o il “Conad City” di corso

Cavallotti che ha dedicato

uno spazio alla

vendita di piante in vaso

per fornire un piccolo

sostegno ai nostri coltivatori.

E non dimentichiamo

nemmeno le

consegne a domicilio a

c o s t o z e r o d i

Francesco Iavarone e

del suo “Alimentari da

Fra” di corso Mazzini e

quelle su appuntamento

del “DimaPoint”.

Mille modi, insomma,

per sopravvivere

e per evitare chiusure

definitive o tagli

al personale. Certo:

nulla sarà più come prima.

Ce lo stiamo e ce

lo stanno ripetendo da

s e t t i m a n e .

Oltre alle molte vittime

che abbiamo pianto

e stiamo ancora

piangendo, il virus sta

mettendo (se non ha

già messo) a repentaglio,

nonostante gli

sforzi descritti sopra,

molte delle attività

più fragili del tessuto

economico. Esse stanno

sperimentando un

nuovo tipo di povertà,

che prende il nome e

la forma della “crisi di

liquidità” e si riflette

sulle famiglie dei titolari,

spesso in apnea

per arrivare a fine mese.

L’attesa degli interventi

dello stato, che

notoriamente ha tempi

lunghi, diluiti dalla

burocrazia, le spinge a

uscire di casa per la spesa

giorno per giorno,

per acquistare quel poco

che i soldi messi insieme

nella giornata

consentono di comprare.

Allo stesso modo, le

famiglie si trovano a

dover fronteggiare

una crisi del tutto nuova,

che può e deve essere

affrontata con strumenti

altrettanto innovativi

(o che forse sono

s o l o u n r i t o r n o

L’EDITORIALE

all’antica e genuina socialità

di un tempo).

Parliamo, per esempio

della “spesa sospesa”,

che consiste nel lasciare

una spesa pagata

per chi ha meno, per

chi si trova in un momento

di provvisoria

difficoltà. Il contenuto

dei carrelli riempiti in

questo modo può essere

redistribuito in vari

modi dai gestori: ai

clienti che ne avessero

necessità, alle parrocc

h i e o a n c o r a

all’“emporio solidale”

della città. Il futuro, ins

o m m a , s a r à

ineditamente in salita,

ma la solidarietà

d e l l a c o m u n i t à –

come dimostra anche

l ’ o g g i , i n c u i

l’emergenza sanitaria

rallenta e quella economica

accelera –

continuerà a fare la differenza,

in una società

che ne uscirà più

povera, certamente,

m a a n c h e p i ù

u n i t a e d u m a n a .

7

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