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Anno 6 - n. 3
Agosto 2020
«Raccontare quel che succede sotto casa come fosse la cosa più importante del mondo, e i grandi temi del mondo con la semplicità della porta accanto»
BILANCIO DELLE VACANZE
IL DISTANZIAMENTO? È NATURALE
PER METTERE IN SICUREZZA L'ESTATE, DECISIVA LA (RI)SCOPERTA DELL’OUTDOOR
di Redazione
Mentre in tutta Italia infuriava il dibattito sugli
assembramenti balneari e delle movide rivierasche, un
nuovo modo di interpretare le ferie ha conquistato sempre
più consensi. Mountain bike e trekking, infatti, specie in un
territorio multiforme qual è quello ligure, hanno offerto
distanziamento naturale e la possibilità di scoprire scenari
e attività (semi) inediti.
segue a pag. 2
A TAVOLA
GASTRONOMICAMENTE, LIGURIA
DALLA “MEZZALUNA DEL GUSTO” LE MAGIE DI MOLLICA
di Laura Parigi segue dal primo numero del 2020
La mollica del pane raffermo bagnata è utilizzata per ripieni di
verdure, totani, calamari, coda di stoccafisso, per il tradizionale
polpettone di fagiolini e patate (detto sčiattamàiu ossia “schiatta
marito”, mangiato a sčiattapànsa, a crepapelle, rischiando di
“scoppiare” per indigestione), o ancora per il polpettone di
pesce, detto della buiabesa (dal Bouillebaisse provenzale), diffuso
nel territorio da Imperia a Ventimiglia, che riutilizza le parti di
pesce avanzate unite a pane inumidito nel latte in modo originale
e fantasioso. Una variante è quella delle polpette di pesce, forse
oggi più richieste nei ristoranti del Ponente.
segue a pag. 6
MUSICOVID
DOLCI NOTE ANTIPANDEMICHE
L'INNO DI CLAUDIO CIRIMELE HA SFONDATO I 35.000 ASCOLTI!
di Redazione
Ci sono momenti nella vita di ognuno di noi, vissuti con
intensità e passione indescrivibili, capaci di lasciare una traccia
indelebile e di provocare un cambiamento. Sono momenti che
fanno storia, che sanno toccare le corde più profonde di noi stessi,
che ci spingono a ragionare con spirito diverso andando oltre la
superficie delle cose
segue a pag. 7
ART&CULTURA
NELL’EDEN DI ORMOND
IL PIU’ LUSSUREGGIANTE PARCO CITTADINO
di Andrea Gandolfo
Centotrentanni fa, un facoltoso imprenditore svizzero decise di
regalarsi (e “regalarci”) una residenza unica nel suo genere, ancora
oggi giardino-simbolo della Sanremo cosmopolita che fu. Il più celebre
tra gli storici locali ce ne svela le vicende costruttive e i segreti.
segue a pag. 4-5
OUTDOOR
MTB E TREKKING: UN'ESTATE A MISURA DI CORONAVIRUS
VACANZE ALL’INSEGNA DEL DISTANZIAMENTO SOCIALE: ATTIVITÀ FISICA E MONTAGNA HANNO SCALZATO COSÌ LA TINTARELLA
di Redazione
Chiunque abbia
avuto modo di scorrere
le bachechesocial
nel post lockdown,
e più in particolare
nell'estate
che si avvia al termine,
avrà potuto notare
un inedito pullulare
di novelli bikers
e improvvisati escursionisti:
i primi immersi
in favolosi scenari
smeraldini, i secondi
puntiformi di
fronte alla maestosa
verticalità di rocce alpine
da cartolina. Il
tutto – con grande
stupore dei webcuriosi
– a pochi passi
da casa, dal mareicona
tradizionale
dell'estate.
È stato uno degli
effetti collaterali del
“distanziamento sociale”,
della fobia da
assembramento, che
ha spinto locali e foresti
a prediligere
nuove mete (meno
affollate), nuove forme
(meno mondane)
e nuove modalità
(meno sedentarie) di
fruizione delle proprie
vacanze.
L ' i t i n e r a r i o -
simbolo dell'estate
2020, a livello locale,
è stato senza dubbio
la cosiddetta “Via
del sale”, sentiero
mozzafiato che si snoda
attraverso le Alpi
Marittime, per centotrenta
chilometri,
t r a L i m o n e
Piemonte e, con varie
biforcazioni, la
Riviera dei Fiori.
Lunghezza e dislivello
(oltre tremila metri)
non hanno scoraggiato
i più: il boom
delle e-bike, infatti,
e la possibilità
di diluire la fatica su
due o tre giornate
grazie alle soste in rifugio,
rende accessibile
il percorso anche
a chi non ha preparazione
specifica
da granfondista.
E allora, per chi
non l'avesse ancora
vissuta, proviamo a
ripercorrerla qui in
poche note: partenza
dalla nota località
sciistica cuneese, raggiungibile
in treno
(dalla nostra città di
confine, tramite una
spettacolare strada
ferrata che si inerpica
tra i rilievi della
val Roya attraverso
elicoidali e viadotti
arditi, in due ore e
al costo di 6,55 ) oppure
coi mezzi di trasferimento
su strada
messi a disposizione
dalle associazioni, dagli
organizzatori, dalle
guide “patentate”.
Si inizia a salire,
prima verso il colle
di Tenda (che col
suo Fort Central, costruzione
militare di
fine Ottocento, offre
le prime emozioni di
giornata), poi verso
gli impianti di
Limone. Qui il fondo
inizia a farsi più
insidioso, irregolare;
la lussureggiante vegetazione
alpina,
man mano che ci si
avvicina al gruppo
del Marguareis, lascia
spazio alle pietraie,
alle rocce carsiche,
alle doline e alle
caverne.
Una serie di saliscendi
senza soluzione
di continuità porta
a incontrare paesaggi
eterogenei, dalla
verdissima prateria
del colle dei
Signori ai boschi di
conifere del parco
delle Navette, ad arrampicarsi
verso il
passo del Tanarello
per poi gettarsi in
picchiata verso (e attraverso)
la valle
Argentina.
Qualcuno, seppur
sognante e rassicurato,
storcerà ancora il
naso e penserà: un
po' troppo, per me.
Considerazione, per
molti, onesta, ma
che non deve precludere
il piacere della
mountain bike.
Limando chilometraggi
e pendenze,
infatti, restano comunque
numerosissime
le “piste” asfaltate
e sterrate, su cui
Uno dei sentieri lungo i quali opera «Riviera dei Fiori Outdoor»
pedalare in serenità
o scapicollandosi furiosi:
dall'anello di
Ceriana ai passaggi
di Castellaro-
Po m p e i a n a , d a
M o n t e n e r o a l
Faudo, passando per
le dorsali di San
Romolo e Bignone…
Senza dimenticare la
“ciclabile” della
Riviera per eccellenza.
Per quanto concerne
il trekking,
l'offerta è se possibile
più ampia, e la scelta
si fa ancora più intrigante.
Camminatori
di livello base hanno
potuto, potranno apprezzare,
ad esempio,
il sentiero dei
Balzi Rossi a
Ventimiglia, dal dislivello
irrilevante e
tempo di percorrenza
di due ore e mezza
salvo tappe culturali
(come le omonime
grotte, il museo
antropologico e villa
Hanbury) e gli itinerari
calviniani; interessanti,
per escursionisti
di medio-alta
cilindrata, appaiono
anche i variegati sentieri
delle valli Roya,
Nervia, Argentina e
Arroscia, punteggiati
da villaggi ed emblemi
medievali (vedi
Dolceacqua e Pigna),
santuari dalla vista
imprendibile (Castellaro
e Rezzo) e
scorci fiabeschi di
macchia mediterranea.
E il mare, e la
spiaggia? Sì, ma meglio
se periferici: mai
come quest'anno, infatti,
Bussana è stata
prescelta per l'ampio
litorale sabbioso fruibile
in gran parte liberamente
e senza
ansie da calca e da
contagio.
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ANCHE A
DOMICILIO
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2
FAQ TUTTO SULL'EDIZIONE 2020 DEL FESTIVAL DEI BOSCHI
ANCHE QUEST’ANNO, NONOSTANTE IL COVID-19, SAN ROMOLO È STATO INVASO DA STAND LABORATORIALI, TREKKER E PERFORMER
di Redazione
Avete mai sentito
parlare del “Festival
dei Boschi”? Avete
mai preso parte alla
manifestazione? Sia
che facciate parte
della folta schiera
degli “habitué”, sia
che siate appena
“neofiti” o ancora
“profani”, troverete
certamente diversi
spunti di interesse
nella nostra guida
completa, con tutte le
FA Q ( f r e q u e n t l y
asked questions, le
d o m a n d e p i ù
frequenti) e le relative
risposte sulla base
dell’appena conclusa
edizione 2020!
Cos’è il Festival dei
Boschi?
Prima di tutto il
Festival è una festa,
una festa di educazione
popolare e arteducazione,
probabilm
e n t e l ’ u n i c o i n
Italia. Questo vuol
dire che tutti e tutte
sono partecipanti,
tanto gli artisti e gli
esperti del territorio,
quanto coloro che si
iscrivono al Festival.
Gli artisti e gli esperti
condividono i loro
s a p e r i e l e l o r o
c o m p e t e n z e c o i
partecipanti, che non
solo usufruiscono di
un “laboratorio”, ma
sono stimolati a dire
la propria, a metterci
del loro. L’obiettivo,
pur in un breve lasso
d i t e m p o , è u n
i n c o n t r o i l p i ù
autentico possibile,
non la consumazione
d i u n p r o d o t t o
artistico. Stare bene
insieme diventa festa.
E oggi più che mai,
f a r e u n a f e s t a è
credere negli uomini
e nelle donne che
possono stare bene
insieme con altri
uomini e donne e
rispettarsi.
A l t r i e l e m e n t i
fondativi del Festival
sono la valorizzazione
del territorio e la sua
storia, la valorizzazione
degli artisti locali e
l a c o s t r u z i o n e
p r o g r e s s i v a d i
relazioni tra attori
diversi del territorio.
Mi piacerebbe esserci
nel 2021 ma… Cosa
si fa al Festival dei
Boschi?
Le sezioni del Festival
dei Boschi sono e
s a r a n n o s e m p r e
“ c o n o s c e n z a e
valorizzazione del
territorio”, “musica e
movimento”, “arte”,
“attività per bambini/e”
e “performance
del cantastorie”.
L a prima sezione
consta di escursioni
nei dintorni di San
Romolo, di laboratori
di conoscenze delle
erbe locali e degli olii
essenziali e di una
performance della
Compagnia stabile
“Città di Sanremo”
per la valorizzazione
del dialetto.
Nelle seconda sezione
si situano performance
musicali con band
folk.
Della terza sezione
fanno solitamente
parte i laboratori di
pittura, di intreccio
vegetale, di manipolazione
della lana,
m a c r a m é e a l t r e
m a n i p o l a z i o n i
artigianali.
Nella quarta sezione,
ancora, hanno spazio
attività di movimento
c o m e g i m k a n e ,
passaggi ad ostacoli,
esplorazioni della
n a t u r a , m a r t i a l
theatre e attività più
s t a n z i a l i c o m e
costruzioni di piccoli
oggetti con materiale
di riciclo rivolto a
bambini e bambine
con le sottosezioni dai
3 ai 6 anni e dai 7 agli
11 anni.
Infine, una figura
tipica dell’evento è il
“cantastorie”: si tratta
d i u n a t t o r e d e l
t e r r i t o r i o c h e s i
presenta la sera della
prima giornata con
un monologo e che
riappare la domenica
c o n i n t e r v e n t i
pomeridiani in cui
racconta storie legate
a l p r a t o , s t o r i e
naturali o storie di
p e r s o n e , e f a t t i
occorsi nel tempo a
San Romolo.
Dove si realizza tutto
ciò?
Sul prato di San
R o m o l o , l u o g o
a n c e s t r a l e d i
Sanremo: un perfetto
spazio orizzontale di
accoglienza.
Qual è stato il tema di
quest’anno?
Il “Festival dei Boschi
2020 – Ponti di mani e
di terra” – manifestazione
del Comune di
Sanremo (Assessorato
al Turismo e alle
Manifestazioni e suo
Ufficio) organizzata
in collaborazione con
l’Associazione “Popoli
EVENTI
in Arte” di Sanremo –
è stato incentrato sul
tema della costruzione
e la ricostruzione
di ponti nella nostra
Regione, così debole
dal punto di vista
idrogeologico e della
viabilità. Dal punto di
vista metaforico, il
t e m a a s s u m e i n
questo particolare
periodo storico una
nuova valenza: dal
momento che il virus
allontana le persone
le une dalle altre,
tocca a noi fare ogni
sforzo per preservare
i “ponti”.
ANCHE A
DOMICILIO
3
STORIA
TOUR VIRTUALE LA GRANDE BELLEZZA DI “VILLA ORMOND”
L'EX RESIDENZA INVERNALE DELLA FAMIGLIA SVIZZERA È UN GIOIELLO ARCHITETTONICO E NATURALISTICO: LA NOSTRA GUIDA
di Andrea Gandolfo
Le vicende della villa,
situata in corso
Cavallotti e circondata
da un vasto parco,
prendono avvio nel
1875, quando il facoltoso
imprenditore svizzero
Michel L ouis
Ormond, produttore
di sigari e amante delle
arti, acquistò Villa
Rambaldi, un piccolo
edificio costruito da
Giovenale Gastaldi senior
e attorniato da un
terreno coltivato ad
agrumi e ulivi, per trascorrervi
i mesi invernali
insieme alla moglie
Marie Marguerite
Renet. Pochi anni dopo
il loro trasferimento
a Sanremo, però, Villa
Rambaldi rimase gravemente
danneggiata
dal terremoto del 23
febbraio 1887. Il rovinoso
sisma offrì peraltro
al signor Ormond
l'occasione per impegnarsi
attivamente nel
prestare assistenza alle
popolazioni colpite,
tanto da meritare la
Croce di Cavaliere
L'impianto classico, lineare ed elegante di Villa Ormond
d e l l ' O r d i n e
Mauriziano, conferitagli
dal re Umberto I,
mentre il figlio Francis
ricevette in premio per
la sua indefessa opera a
favore dei terremotati
un attestato di pubblica
benemerenza dal ministro
dell'Interno.
Constatati gli ingenti
danni subiti da
Villa Rambaldi, gli
Ormond decisero allora
di costruire una nuova
dimora, trasferendosi
nel frattempo nell
a v i c i n a V i l l a
Magnolie, meglio nota
a l l o r a c o m e Vi l l a
Dufour. Il progetto del
nuovo edificio, affidato
all'architetto ginevrino
Emile Réverdin, che
travasò la sua formazione
parigina in un impianto
classico e lineare,
fu curato personalmente
dai coniugi
Ormond, che si avvalsero
delle loro vaste conoscenze
in campo artistico
e architettonico.
Dopo quindici mesi
di febbrile attività, la
nuova villa venne ufficialmente
inaugurata il
1° giugno 1890 in una
posizione sopraelevata
a cornice dell'ampio
giardino modellato secondo
la progettualità
francese della seconda
metà dell'Ottocento,
c h e c o m p o r t ò
l'eliminazione dei terrazzamenti
liguri e degli
agrumeti per far posto
ad una fitta rete di
viali con le piante esotiche
collocate accanto
ad ulivi e agrumi. Il
progetto del parco riprende
una struttura a
“stanze” con ambienti
vegetali particolarmente
definiti: palmeto,
zona dei cedri, antico
uliveto, sequenza di
Ficus e maestoso scenario
centrale ispirato
al tema del giardino
all'italiana. In base al
progetto di Réverdin e
degli Ormond, fu realizzata
una costruzione
estesa in lunghezza, dotata
di un piano rialzato
prospiciente su un
ampio piazzale raggiunto
da una serie di
viali e scalinate che si dipartono
a raggiera dal
parco.
L'edificio risulta attraversato
da un'ampia
terrazza aperta ai lati
da due logge di gusto rinascimentale
e da un
monumentale pronao
s i t u a t o a l l ' a l t e z z a
dell'ingresso.
Altrettanto fastoso
era anche l'interno con
ricco arredamento costituito
da mobilia in stile
fiorentino e soffitti in
legno policromo a cassettoni
ad ornamento
Il busto in bronzo in memoria del re del Montenegro Nicola I
Un tripudio di specie rare e curiose provenienti da tutto il mondo
Il parco si sviluppa su due ettari di aiuole e prati ricchi di specie esotiche e autoctone
dei vasti saloni. In una
grande sala fu inoltre sistemato
un camino proveniente
dal castello
d e i D o r i a d i
Dolceacqua, mentre le
decorazioni delle pareti
vennero affidate dagli
Ormond a celebri
pittori ginevrini, le tappezzerie
furono realizzate
a Genova e Lione,
copiando antiche matrici,
e le stoffe tessute
in un laboratorio di
Parigi.
La villa fu costruita
con pietre asportate da
una cava di Tolone e ornata
con pregiati vetri
istoriati giunti dalla manifattura
di Saint-
Gobain. All'interno della
sua nuova abitazion
e , M i c h e l L o u i s
Ormond sistemò anche
un'importante collezione
di quadri, argenti
e altri oggetti antichi
che provenivano in
parte dalla vendita dei
Demidoff a Firenze.
Nuova sede in Via Lamarmora 47
4
SFARZOSO EMBLEMA DELLA SANREMO COSMOPOLITA DAL 1890
38 ANNI DOPO L'INAUGURAZIONE, IL PODESTÀ AGOSTI LA RILEVÒ PER 4 MILIONI DI LIRE E LA TRASFORMÒ IN GIARDINO PUBBLICO
Michel Louis Ormond
Nel corso degli anni la
villa ospitò insigni personalità
come il princip
e e r e d i t a r i o d i
Germania e la sua famiglia,
il duca d'Aosta, la
principessa Elisabetta
d'Austria e altri membri
dell'alta società, soprattutto
svizzera e
francese, oltre a numerosi
artisti, tra cui molti
pittori elvetici. Dopo il
matrimonio di Francis
Ormond con Violet
Sargent, sorella minore
del pittore american
o J o h n S i n g e r
Sargent, la villa rimase
di proprietà della famiglia
svizzera fino alla
morte, nel 1925, di
M a r i e M a rg u e r i t e
Renet, che nel frattempo
era rimasta vedova.
Nel febbraio 1928,
allo scopo di dotare finalmente
la città di un
vasto giardino pubblico
in grado di offrire
un'attrazione di svago
e relax per i turisti che
si recavano in villeggiatura
a Sanremo, il podestà
Pietro Agosti decise
di rilevare il fabbricato
e l'annesso giardino
per la somma di
quattro milioni. Tale cifra,
in base a una clausola
del contratto stipulato
con la concessionaria
del Casinò, sarebbe
stata trattenuta
da quest'ultima in dodic
i r a t e b i m e s t r a l i
dall'ammontare del canone
di locazione della
Casa da gioco stessa e
versata quindi, con
l'interesse dell'1% in
più di quello praticato
dalla Banca d'Italia per
le anticipazioni sui titoli,
nelle casse del
Comune.
L'Amministrazione
comunale vi fece costruire
un padiglione
per le esposizioni e rese
fruibile al pubblico
l'ampio giardino, in
fondo al quale fu sistemata
la grande fontana
disegnata da Pietro
Agosti. In particolare,
lo spazio retrostante la
villa è stato sovente utilizzato
come “giardino
d'inverno” allo scopo
di accogliere prestigiose
manifestazioni e varie
cerimonie di premiazione.
Successivamente la
villa è stata anche sede
d e l Tr i b u n a l e d i
Sanremo, mentre dal
1936 sino ai primi anni
Settanta la villa e il parco
hanno ospitato numerose
mostre floreali
di livello internazionale.
Attualmente la villa,
tuttora sede di importanti
mostre e convegni,
ospita gli uffici
d e l l ' I s t i t u t o
I n t e r n a z i o n a l e d i
Diritto Umanitario, un
organismo privato, indipendente
e senza fini
di lucro fondato a
Sanremo nel 1970, che
si prefigge di promuovere
l'applicazione, lo
sviluppo e la diffusione
dei principi del diritto
umanitario, fornendo
nello stesso tempo un
contributo alla salvaguardia
e al rispetto
dei diritti dell'uomo
nel mondo.
L'istituto organizza
presso la sua sede corsi,
seminari, incontri e
riunioni di lavoro cui
partecipano diplomatici,
studiosi, ufficiali,
esperti di governi e funzionari
di enti internazionali
per dibattere e
confrontarsi sui maggiori
problemi che affliggono
l'umanità, quali
le guerre in corso in
numerosi paesi, gli esodi
forzati di intere popolazioni
e le calamità
naturali.
L'organismo matuziano,
che ha un ufficio
di collegamento con le
altre organizzazioni
umanitarie internazionali
a Ginevra, collabora
inoltre fattivamente
con istituzioni pubbliche
e private impegnate
nelle azioni umanitarie
e con molte università
e accademie di
tutto il mondo.
Una zona del parco è
stata disegnata in stile
giapponese, in ricordo
del gemellaggio tra
Nello scenografico spazio antistante l'edificio
sono ospitate numerose rassegna musicali in quest'estate 2020
Sanremo e la città nipponica
di Atami, con
numerose specie appartenenti
alla tipica
flora giapponese, che
conferisce all'insieme
d e l l ' a m b i e n t e
un'impronta orientale,
mentre nella parte inferiore
del giardino, a
sud di corso Cavallotti,
si trovano la statua eretta
in memoria del poeta,
storico e politico
messicano Ignacio
Manuel Altamirano,
morto a Sanremo nel
1893, e un busto in
bronzo del re del
Montenegro Nicola I,
realizzato dallo scultore
torinese Pietro
Canonica, su commissione
della figlia del sovrano
montenegrino,
la regina d'Italia Elena
di Savoia.
ANCHE A
DOMICILIO
5
: A TAVOLA
SČIATTAMÀIU, BUIABESA E TOMAXELLE, SAPORI DI LIGURIA
LA MOLLICA DEL PANE RAFFERMO È UN “INSAPORITORE” TRADIZIONALE DELLA NOSTRA CUCINA, SIA DI TERRA, SIA DI MARE
di Laura Parigi
(segue dal primo numero de “Il Quartiere” del 2020
e dalla prima pagina)
All'interno delle
t o m a xe l l e , n a t e a
Genova ma cucinate in
t u t t a l a L i g u r i a
(“salsicciotti”, dal
latino tomacula), nel
Ponente preparate per
le feste come involtini
di carne bianca ripieni
di erbe e funghi, cotti
in padella, la mollica è
inzuppata nel brodo e
poi strizzata e aggiunta
agli altri ingredienti.
Nelle valli della
Liguria occidentale, a
Vessalico, a nord-est di
I m p e r i a , i n Va l l e
Arroscia, e non solo, fa
da regina l'agliata, in
dialetto aià o aiggià,
u n a s a l s a a n t i c a
deliziosa a base di aglio
d i p r o d u z i o n e
a u t o c t o n a , c o n
aggiunta di mollica di
pane debitamente
pestata con l'aglio nel
mortaio. Si diluisce
quanto basta con aceto
e vino, è fatta bollire
per pochi minuti e poi
a s s a p o r a t a . L a
consistenza risulta
densa: vi si sente
l'influenza francese ed
è tradizione unirvi
tuorli d'uovo sodo,
oggi anche pinoli o
m a n d o r l e . L ' o l i o
e x t r a v e r g i n e v a
aggiunto a filo come
p e r l a m a i o n e s e .
Alcuni producono una
salsa d'aglio molto
consistente, consumata
calda su pesce fritto,
b a c c a l à , f e g a t o ,
verdure lessate.
La versione “magra”
della cima genovese di
vitello la troviamo ad
ovest della regione,
v i c i n o a l c o n f i n e
francese: il ripieno
n o n h a c a r n e m a
soltanto verdure unite
a d a b b o n d a n t e
maggiorana e mollica
di pane bagnata nel
latte e ben strizzata. Si
consuma a fette alte
circa mezzo centimetro,
a temperatura
ambiente o appena
tiepida. A volte si usa
anche passare le fette
d i c i m a r i p i e n a
nell'uovo, impanarle e
Polpettone in preparazione. Una panoramica sui 'ricchi' ingredienti dello 'sčiattamàiu’
friggerle. La tradizione
vuole accompagnarla
con il marò,
salsa di fave e menta, e
con salsa verde o
“bagnetto” denso di
prezzemolo, pinoli,
o l i o d i c u l t i v a r
Taggiasca, mollica di
pane bagnata con
aceto, servito sempre a
temperatura ambiente.
La riscoperta dei
g u s t o s i “ r e p e r t i ”
d e l l ' a r c h e o l o g i a
g a s t r o n o m i c a
e n t u s i a s m a m o l t i
turisti, che intendono
scoprire le testimon
i a n z e v i v e d e l l o
spirito di sacrificio
quotidiano di donne e
uomini attaccati alla
terra natìa, del rispetto
per tutto ciò che era
produzione, lavoro e
fatica, della pazienza ai
fornelli per accomodar
e e t r a s f o r m a r e
sapientemente pane e
avanzi domenicali in
squisite pietanze, nate
a p p u n t o d a l l e
esigenze della miseria,
d e l d e s i d e r i o d i
s f a m a r e i n m o d o
creativo la famiglia
n u m e r o s a c o n
semplicità certosina.
“I sapori semplici
danno lo stesso piacere
d e i p i ù r a f f i n a t i ,
l'acqua e un pezzo di
pane fanno il piacere
più pieno a chi ne
m a n c a ” ( E p i c u r o ,
filosofo greco vissuto
tra III e IV sec. a.C.).
Il 2 luglio scorso, a Vessalico, si è tenuta la 260esima 'Fiera dell'Aglio'
Le 'tomaxelle’
Lo 'sčiattamàiu' è finalmente pronto per la consumazione
Nonostante le restrizioni dovute al coronavirus,
il paese della Valle Arroscia si è voluto confermare capitale dell'aglio
6
MUSICOVID
POST COVID-19 ITALIA MIA, ALZATI COME SAI FARE TU!
L'INNO DI CLAUDIO CIRIMELE SFONDA IL MURO DELLE 35.000 VISUALIZZAZIONI SU FACEBOOK: «FORTI NELLE DIFFICOLTÀ!»
di Redazione
segue dalla prima pagina
Sono quei momenti
in grado di ampliare a
dismisura la nostra
sensibilità, di avvicin
a r c i s e m p r e p i ù
all'essenza della vita,
sono quei momenti per
i quali senti la necessità
impellente di una
“registrazione”: su un
pezzo di carta, sopra
u n a t e l a , i n u n a
canzone.
Noi italiani, com'è
noto in tutto il Mondo,
siamo un popolo di
naviganti, di chef
stellati, di poeti, ma
soprattutto siamo un
popolo di cantanti
capaci di esprimere
attraverso le note tutta
la profondità di un
sentimento. Siamo
bravi a tramutare in
arte quegli attimi di
v i t a v i s s u t a c o n
intensità e passione.
U n o d i q u e s t i
italiani, cui il momento
difficile che stiamo
a t t r a v e r s a n d o h a
turbato lo spirito e ha
stimolato la creatività,
è Claudio Cirimele,
comproprietario del
B a r Ta b a c c h e r i a
“Jolly” di San Martino
ma soprattutto artista
dai trascorsi illustri. Il
cantautore nostrano,
infatti, dopo aver
rappresentato – negli
anni novanta – la
musica italiana nel
Mondo, partecipando
a diverse manifestazioni
internazionali, tra
cui il Festival di Viña
d e l M a r ( Fe s t i v a l
Internacional de la
Canción de Viña del
Mar), in corrispondenza
con l'inizio della
“fase 2” ha pubblicato
su Facebook (raggiungendo
la ragguardevole
quota di 35mila
visualizzazioni) e su
YouTube il suo ultimo
brano “Italia mia”. E in
e s s o h a v o l u t o
e s p r i m e r e , c o n i l
linguaggio che più gli è
consono, ovvero la
m u s i c a , l o s t a t o
d'animo vissuto in
questa fase storica assai
difficile. Le sue parole
s o n o u n i n n o a
rialzarsi, sono versi
carichi di energia e di
speranza scritti da un
cittadino innamorato
d e l l a s u a Te r r a .
Claudio ci porta in
pellegrinaggio con sé
nella sua Terra, nella
nostra Terra. Nella sua
c a n z o n e , s e n t e l a
necessità di diffondere
un messaggio positivo,
di riscatto e incoraggia
tutti gli italiani, e con
l o r o s é s t e s s o , a
risorgere dalle proprie
ceneri più forti di
prima.
È u n a t t o p u r o
d'amore alle sue radici.
Infatti, il video della
canzone ci mostra una
serie di personalità
italiane geniali: da
Fellini a Veronesi, da
Dante a Coppi, da
Morricone a Rossi e
molti altri, che con il
loro contributo hanno
reso il nome dell'Italia
famoso in tutto il
Mondo. Sempre nel
video, alle immagini di
grandi personalità si
alternano quelle del
C o l o s s e o e d e l l a
Ferrari, due simboli
italiani di perfezione e
bellezza riconosciuti
ovunque. Lo stesso
autore si stupisce della
meraviglia Italia:
«Creando questo
video mi sono accorto
d i q u a n t e c o s e e
persone abbiamo di cui
e s s e r e o rg o g l i o s i ,
mentre molto, troppo
spesso tendiamo a
sminuirci e a voler
copiare comportamenti
di altri paesi che ci
s e m b r a n o s e m p r e
meglio del nostro...
non abbiamo nulla da
invidiare a nessuno e
uniti ce la faremo
sicuramente!».
Come dargli torto.
Claudio Cirimele con
l a s u a c a n z o n e c i
rammenta la grandezza
della nostra Terra e
del suo popolo, capace
di affrontare prove
difficili, di unirsi sotto
la propria bandiera
per il bene comune. Il
nostro compaesano ci
ha regalato un testo in
grado di registrare il
sentimento di unità
comune vissuto da tutti
Claudio Cirimele
La 'copertina' di Italia mia
gli italiani nei giorni di
quarantena. Possiamo
definirlo non solo una
bella canzone, ma
anche un pezzo di
storia. Chiunque di noi
r i a s c o l t e r à l e s u e
parole nei prossimi
anni, sarà immediatamente
riportato col
cuore e la mente a
oggi. È un pezzo di
m e m o r i a . È u n a
canzone che canta
l'Italia e gli italiani. Ha
r a g i o n e l u i , n o n
dobbiamo invidiare
nessuno, uniti ce la
faremo, perché uniti
siamo l'Italia. Grazie
Claudio.
ANCHE A
DOMICILIO
C.so Cavallotti, 161
7
EFFETTO LOCKDOWN: DISTANTE NON VUOL PIÙ DIRE LONTANO
LA “RIVALUTAZIONE” DELLE RETI E DELLE VIDEOCHIAMATE APPLICATE A SOCIALITÀ, SMART WORKING E DIDATTICA A DISTANZA
di Giulia Iori
NUOVE REALTA’
Con questo numero,
siamo lieti di dare inizio
al rapporto di collaborazione
con l'Associazione
Ricreativa Caruggi &
Dragons di Sanremo, importante
realtà giovanile
votata alla diffusione
e alla pratica di giochi
da tavolo e di ruolo e,
p i ù i n g e n e r a l e ,
all'aggregazione ludica.
Immaginate un lockdown
all'alba del terzo
millennio: pochi
c e l l u l a r i , n i e n t e
smartphone, connessioni
internet lente (ricordate
i famigerati
“modem 56k” dallo
sfrigolìo irritante e
dai suoi striduli?) e
webcam per pochi
“nerd”, per di più
con qualità video ridicole.
Bene.
Ora ripensate lo
stesso scenario ma calato
negli anni '70, o
p r i m a a n c o r a .
Sarebbe stato difficile
se non impossibile
avere notizie tempes
t i v e
sull'avanzamento della
pandemia e sulla
pratica delle corrette
misure anti-contagio,
figurarsi rimanere in
contatto a distanza
con i propri cari!
Tirando le somme
dell'emergenza che si
avvia – speriamo definitivamente
– alla conclusione,
la tanto bistrattata
rete internet
è stata il salvagente
cui tutti ci siamo aggrappati
per mantenere
vive le relazioni
sociali e le reti informative,
minacciate
delle misure di “distanziamento
sociale”.
Per fortuna, negli
ultimi anni, i mezzi
t e c n o l o g i c o -
comunicativi a disposizione
si sono letteralmente
moltiplicati
e la loro fruibilità è diventata
di dominio veramente
pubblico, anche
per chi magari
non avrebbe mai pensato
di approdare su
una piattaforma social
o comunque di
messaggistica come la
platea degli over 50.
Siamo passati tutti,
chi prima chi dopo,
dalle semplici e-mail
e SMS – rivoluzionari
non più di vent'anni
fa – a Skype, al riesumato
HouseParty, alla
chiamata Facetime,
alle piattaforme di videochiamata
e videoconferenza
utilizzate
a livello scolastico come
Meet, Zoom e
Jitsi. Tutti strumenti,
specie questi ultimi,
che durante il periodo
del lockdown si sono
rivelati fondamentali
per permettere
agli studenti di seguire
le lezioni a distanza,
per ristabilire
un contatto con le
proprie famiglie ai fuorisede,
e ancora per
permettere a un gruppo
di amici e/o frequentanti
dello stesso
corso per fare un aperitivo
a distanza.
Ciononostante, come
non domandarsi
se questi mezzi possano
realmente sostituire
un abbraccio, un
bacio, una stretta di
mano o un caffè al
bancone del bar fianco
a fianco? Possano
sostituire, insomma,
l'originalità, la freschezza
e la genuinità
della relazione interpersonale
“vecchia
maniera”? Ma la risposta,
in cuor nostro,
la conosciamo
già.
L'ambiente “virtuale”
non deve sostituire
(né sostituirà mai)
la presenza fisica, ma
ha contribuito e contribuirà
sempre più a
rafforzare i rapporti
sociali. Se Aristotele
potesse aggiornare la
propria definizione
di uomo come «animale
sociale che tende
ad aggregarsi con
altri individui e a costituirsi
in società»,
s p e c i f i c h e r e b b e
quest'ultimo punto:
«costituirsi in “reti”,
mix di legami in presenza
e a distanza, fisici
e mediata dal web».
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