PREMIO INTERNACIONAL BICE BUGATTI- GIOVANNI SEGANTINI
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<strong>PREMIO</strong> <strong>BICE</strong> <strong>BUGATTI</strong> - <strong>GIOVANNI</strong> <strong>SEGANTINI</strong> 2011<br />
Sezione internazionale<br />
Lettura critica delle opere<br />
Quando, lo scorso anno, mi fu chiesto di introdurre le opere realizzate dagli artisti del Proyecto<br />
mARTadero, avevo cercato di analizzarle attraverso un confronto con la nostra iconografia e le nostre<br />
modalità narrative occidentali, al fine di sottolineare con ancora più perentoria consapevolezza i limiti<br />
che ciascuno di noi ha nell’analisi di linguaggi artistici appartenenti ad altri ambienti culturali.<br />
La Bolivia, il nord dell’Argentina, il sud del Perù e il nord del Cile sono non a caso definiti, nel<br />
contesto del Premio Internazionale Bice Bugatti-Giovanni Segantini che per il terzo anno ospita<br />
questa importante sezione curata da Fernando Garcia Barros, “Territori del Sud”: spostando l’asse<br />
geografico e storico, si spostano i parametri culturali e mutano i giudizi estetici.<br />
L’anno scorso quindi accentuavo il problema della “crisi” di lettura di tali opere confrontandole con<br />
le ricerche artistiche occidentali del XX e del XXI secolo: una crisi da intendersi, innanzitutto, come<br />
messa in dubbio dei nostri parametri di fronte ai linguaggi boliviani, argentini, cileni, peruviani, ma<br />
anche come positiva necessità di trovare terreni comuni di confronto e di fertile dialogo.<br />
Oggi mi piacerebbe invece partire dalle riflessioni di Garcia Barros, intitolate “Idee in migrazione o<br />
Territorio Culturale – Centri del Sud: una regione in movimento”, in particolar modo focalizzandomi sul<br />
pensiero con il quale apre il discorso: “lo spazio dell’artista non è contenuto dentro i limiti della cornice, ma tra<br />
le frontiere della sua visione”.<br />
Osservandole da questa prospettiva, le dieci opere realizzate dai dieci artisti della sezione “Territori<br />
del Sud” sono, innanzitutto, dieci diversi modi di raccontare lo spazio: dell’artista e dell’uomo che<br />
ha fatto l’opera, della storia e del luogo in cui l’opera è stata realizzata; lo spazio della visione si<br />
confronta con quello della creazione; nei territori interstiziali, nell’in-between che si colloca tra ciò che<br />
vediamo e ciò che leggiamo, è allora possibile rintracciare quella zona di mezzo, quel terreno ancora<br />
inesplorato dove si incontrano tra loro culture apparentemente diverse, approdando alle isole delle<br />
eterne mitologie e delle immagini archetipiche.<br />
È qui che si forma anche il concetto di spazio: la cui radice spa-, come ci suggerisce l’etimologia<br />
del termine, contiene l’idea di stendere ed estendere, di spingersi verso e di tendere a, di tirare a sé<br />
e di strappare; spazio anche come luogo o tempo che sta tra due termini, spazio come capacità di<br />
contenere oggetti e corpi. Spazio individuale e spazio collettivo. Spazio del racconto e spazio del<br />
silenzio. Spazi interni e spazi esterni; tra proiezione e difesa degli spazi dell’anima e del sentire, l’artista<br />
sceglie e delimita il proprio spazio d’azione, grazie ad opere che sarebbe davvero riduttivo collocare<br />
in una idea di spazio – o meglio di territorio – generalmente ascrivibile al Sud America. Ecco allora<br />
la necessità di parlare di “Territori del Sud”, ai quali cor-rispondono i diversi risultati creativi che ci<br />
impongono, innanzitutto, di fare spazio ad una diversa concezione dell’arte, qual è quella proveniente<br />
da altri continenti, da terre lontane per storia e per cultura, per vicende sociali e politiche.<br />
Parlare di una generica arte sudamericana contemporanea sarebbe come parlare di un’arte europea,<br />
senza distinguere le specificità e gli apporti di ogni Paese. Benché appaia scontata tale annotazione,<br />
sono state diverse, anche recenti, le mostre e le letture che hanno interpretato semplicisticamente<br />
l’arte contemporanea dell’America Latina come un’arte politica, impregnata di ansie rivoluzionarie e<br />
di afflati ribelli, caratterizzata dalla necessità di comunicare la propria complessità fondendo insieme<br />
la persistenza delle vicende storiche con gli spazi del sogno e del racconto.<br />
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