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La piccola gente

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ARTICOLO

LETTERA

“Momenti” di pittura da sfogliare.

Ballarini ha stampato i suoi sogni

N

on “Momenti”, ma tutta una vita intera, nell’ultimo libro-catalogo-motra-diario che

Giuseppe Ballarini ha silenziosamente inviato agli amici come fa lui quando desidera

agganciare la loro attenzione, quando - se fosse diverso da quello che è - desidererebbe parlare con

loro, perché non ne può proprio più di quella solitudine testardamente voluta e inseguita, di quel

solipsismo sfrontato, di quel rifuggire sempre uomini e cose.

Eppure Ballarini è un affabulatore istintivo e le mille coloratissime storie quotidiane che sa inventare

vuole raccontarle solo col pennello.

Sfugge all’incontro e alla confidenza, si nega sempre: se l’inviti a cena, dice che gli sono arrivati

parenti inattesi; se gli chiedi di venire a vedere il presepio, gli si rompe la jeep; se organizzi per lui

una rimpatriata fra amici, inventa qualche bugia per mandare tutto a monte rifugiandosi in soffitta a

dipingere due bambini seduti vicini, vicini su un muretto. Magari è contento se lo raggiungi nella

sua soffitta-tana-studio odorosa di colori e di tabacco, dove ordinatissimi vivono i suoi quadri pronti

a sfilare solo per te.

Allora è come sfogliare quest’ultimo libro intitolato Momenti, riconoscendo con tenerezza e

disappunto tutto il non detto di un dialogo possibile e auspicabile, ma mai del tutto completo.

Sfogliando “Momenti” tornano in mente i rossi affocati e lancinanti della Via della Croce e tutti quei

colori penetrati nelle tele come fa l’acqua sulla carta assorbente, e i passerotti sulla neve, le vele snelle,

i trabaccoli e quelle donne col fazzoletto a quattro nodi sulla testa e il sottabito nero mentre compiono

la loro camminata curativa nella battigia, e le finestre attraverso le quali il mondo diventa un

sogno, e i vecchi che non hanno più parole, e violinisti deliranti, e paesini diventati deserti da quando

lui, Pino, se n’è andato da Sant’Angelo in Lizzola. Ritroviamo gli zingari gemelli ai suoi impeti di

ribellione, il silenzio ovattato delle antiche cucine col camino, i ciclisti, i frati, i pescatori, le ragazze

in lotta col vento e rustici sposi in un bozzettismo garbato e nostalgico.

E finalmente capisci che i suoi veri amici sono i suoi sogni!

Noi che sfioriamo la sua vita con affetto e considerazione, lo deludiamo sempre, mentre tutta

quell’umanità piccina e forte, solida e silenziosa che si moltiplica, si replica, piange, sorride e prega

nella sua soffitta è la sua vera vita, il suo sangue migliore, il magico “tapis roulant” sul quale cantare

le emozioni, i talenti, i sentimenti, i turbamenti e la pittura.

In “Momenti” assieme alle foto di mille quadri sono riprodotti stralci di articoli, presentazioni in

catalogo, lettere, dediche e tutte le parole lasciate scritte negli album delle mostre da ammiratori

coinvolti: sono parole inconfutabili d’amore a cui fanno da controcanto le frasi, i pensieri, i calembour

che Pino scrive nei suoi debordi emotivi. L’ultimo, inserito in una foglia autunnale, è il più

bello, il più sincero,il più ballariniano: “Quando non capisco il perché di certi fatti e mutamenti,

corro, sgomento a dipingere pettirossi”.

Irene Maria Cavalli

“Resto del Carlino” 25 agosto 2010

Ivana Baldassarri

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