"Camminate nella storia"
All'interno del libro, 5 percorsi lungo il fiume e nella storia di Trento. Racconti, informazioni e pensieri si fondono in questo progetto scolastico. Libro realizzato durante l'anno scolastico 2020, con le classi prima G e seconda H appartenenti all'Istituto Comprensivo Trento - Scuola secondaria di primo grado "G. Bresadola". Coinvolte nel progetto anche due classi della scuola primaria Crispi. Insegnati coinvolte: Erica Mancinelli e Michelina Valenza
All'interno del libro, 5 percorsi lungo il fiume e nella storia di Trento. Racconti, informazioni e pensieri si fondono in questo progetto scolastico.
Libro realizzato durante l'anno scolastico 2020, con le classi prima G e seconda H appartenenti all'Istituto Comprensivo Trento - Scuola secondaria di primo grado "G. Bresadola". Coinvolte nel progetto anche due classi della scuola primaria Crispi.
Insegnati coinvolte: Erica Mancinelli e Michelina Valenza
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Siamo le Classi Prima G e Prima e Seconda H della scuola media Bresadola di Trento. Quello che avete in mano è il
nostro lavoro immaginato per conoscere un po’ di più e meglio la nostra città e la sua storia. Abbiamo messo insieme
le curiosità che ci derivano dallo studio della storia e la nostra passione per lo sport: così, con le nostre prof, ci siamo
inventati 5 percorsi che ci sembravano interessanti e curiosi. Due di questi sono stati realizzati lungo il fiume Adige:
uno, più lungo, che dal Palazzo delle Albere, lungo la ciclabile, arriva fino al centro città, ci ha permesso di osservare
e riflettere su come era il vecchio corso del fiume e il sistema delle rogge; l’altro, sempre attraversando il Parco delle
Albere, ma costeggiando l’Adige verso sud, ci ha aiutato a scoprire il suo punto di confluenza col torrente Fersina che
arriva dalla Valsugana. Con un terzo percorso abbiamo approfondito l’aspetto storico di Trento, città del Concilio. Ci è
stata molto utile, a questo riguardo, la pianta più famosa ed antica della città, realizzata da Andrea Vavassore nel XVI
secolo, che ci ha permesso di renderci conto delle dimensioni e della struttura urbana di quei tempi. Il quarto percorso
ci ha portato all’Orrido di Ponte Alto, dove abbiamo scoperto una zona quasi magica a pochi chilometri dal centro
città, un luogo affascinante creato dal passaggio del torrente Fersina tra strette gole e canyon. Abbiamo completato le
nostre escursioni con un viaggio alle sorgenti dell’Adige, a Passo Resia, documentando tutto con la riproduzione delle
schermate dei nostri cellulari derivate dalle varie App che abbiamo utilizzato nelle nostre camminate. Tutto il bello ed
il curioso che abbiamo scoperto con queste nostre Camminate nella Storia abbiamo voluto condividerlo anche con
i bambini di due classi della Scuola Elementare Crispi (la quinta A e la quinta B) che abbiamo accompagnato in due
percorsi arricchiti da una caccia al fiume e da momenti di musica, danza e teatro.
UN PO’ DI STORIA DELLA CITTA’
La fondazione di Trento risale al I secolo a.C. quando venne edificata come municipium all’interno dell’ampio progetto di occupazione
dell’Italia settentrionale. A cavallo tra il primo secolo a. C. e gli inizi del primo secolo d. C, in età augustea, Tridentum (nome originario
della città) venne promossa a colonia, snodo fondamentale sul sistema viario della Via Claudia Augusta Padana e Altinate. L’assetto iniziale
della città ancora visibile nella Trento attuale, è quello caratterizzato da cardi e decumani: il decumano massimo correva parallelo
all’attuale via Belenzani, dal doppio fornice della Porta Veronensis. Lo schema urbano era delimitato su tre lati (est, sud, ovest) da una
cortina muraria, mentre sul lato settentrionale era difeso dal fiume Adige. Dalla sua fondazione fino agli inizi del Duecento Trento rimase
un borgo con uno sviluppo lento, essendo l’economia della città incentrata sull’agricoltura. Divenuta città imperiale, Trento ebbe un
grande impulso urbanistico, la cui massima espressione è rappresentata dalla costruzione delle mura, voluta da Federico Vanga (principe
vescovo dal 1207 alla morte nel 1218): testimonianza ancora visibile è il tratto presente in Piazza Fiera, oltre alla fondazione della Cattedrale
e di Torre Vanga. Questa cinta muraria presenta un merlatura ghibellina a coda di rondine ed è stata eretta con la tecnica a sacco,
ovvero due muri esterni in materiale lapideo al cui interno venivano pressate terra e materiali di scarto. Le porte urbiche d’accesso erano
quattro: Porta San Martino (nord), Port’Aquila (est, l’unica giunta a noi), Porta Santa Croce (sud) e Porta San Lorenzo (est). Ancora
visibile è la porta di S. Margherita (ovest). (testo di Sara Fedel)- Il Cinquecento, è uno dei secoli più importanti e determinanti della città
e della sua attuale struttura urbanistica. Sotto il governo del principe vescovo Bernardo Cles (1485-1539), si assiste al rinnovamento e
all’ammodernamento delle vie centrali della città, secondo i principi della trattatistica rinascimentale. Il Cles fa abbellire la città, anche
attraverso la costruzione di palazzi, come palazzo Tabarelli e amplia la residenza vescovile del Castello del Buon Consiglio, con la costruzione
della sua residenza, il Magno Palazzo. A metà del Cinquecento, sotto i Madruzzo, si va a formare piazza Fiera, area esterna alle
mura meridionali e quindi di fronte la porta di S.Croce da cui si snoda, verso sud, via S. Croce, che acquista molta importanza quale via
d’accesso alla città (coincidente ancora con la Via Claudia Augusta Padana) e quale collegamento con la residenza extra moenia del principe
vescovo, il Palazzo delle Albere, attraverso i Tre Portoni tuttora esistenti e il lungo viale (coincidente con via Madruzzo). Quest’area
all’esterno delle mura diviene, quindi, un punto nevralgico della città per il commercio e per le fiere, fino al primo Novecento. Con il
Concilio la città, vista la grande affluenza per l’evento da tutta Europa, registra un incremento edilizio e anche la zona di Piazza Fiera
conosce un impulso all’urbanizzazione: la Torre di guardia posta a lato della porta di S. Croce, viene ristrutturata e armata, acquisendo il
nome di Torrione. Oltre a quest’ultimo, nella zona sud della piazza vengono costruiti edifici funzionali al commercio ed adibiti a magazzini.
Nel 1564, anno di chiusura del Concilio, Andrea Vavassore, tipografo e incisore, realizza la prima cartografia di Trento (1562), una
pianta prospettica in cui la struttura urbana viene ripresa da ovest, comprendente già i suoi fatti urbani più insigni. Nella stampa si può
notare l’inizio dello sviluppo della zona sud fuori dalle mura, con la presenza della chiesa di S. Croce e di S. Chiara esistenti già allora
lungo la via, quali strutture monastiche capaci di filtrare l’arrivo ed il passaggio di viaggiatori e di stranieri. Dopo l’ingresso di Napoleone
a Trento nel 1796, il Trentino risentì dell’effetto delle guerre: infatti vari conventi, tra i quali anche quello di S. Chiara, vennero convertiti
in ospedali ad uso militare. Con il congresso di Vienna del 1815 e l’annessione del territorio trentino all’Austria, si tornò ad un periodo
di rinascita urbana grazie alla successione di podestà illuminati. Il primo di questi fu il conte Benedetto Giovanelli (1775-1846), nominato
podestà a vita nel 1816, il quale avanzò proposte innovative per la città, come la demolizione della porta di S. Croce sostituita da
un arco trionfale per rendere più agevole l’accesso alla città. Nel corso del XIX Sec. vengono realizzati progetti di sistemazione urbana:
il convento dell’ex monastero di S.Chiara viene soppresso e diventa ospedale civile nel 1811. Le trasformazioni più radicali si verificano
dopo la metà del XIX secolo sotto la gestione del podestà Paolo Oss Mazzurana (1833-1895), promotore di ingenti opere pubbliche
nel settore tecnologico come i primi impianti di illuminazione elettrica nelle vie cittadine (tra le prime città europee). Fino alla prima
metà dell’800 Trento era ancora racchiusa all’interno delle mura vanghiane: ciò aveva bloccato l’espansione della città. Nel 1855 vennero
demolite le mura medievali e Piazza Fiera assunse l’aspetto attuale: le mura, i fabbricati che la chiudono a sud (complesso dell’istituto
Artigianelli) e il Torrione ad ovest. L’ultimo passo verso l’aspetto odierno di Trento avvenne durante il XX secolo. Soprattutto dopo il
secondo dopoguerra il capoluogo trentino ha conosciuto un forte aumento demografico e la zona a sud di piazza Fiera venne trasformata
in area abitativa, anche lungo l’asse di collegamento con palazzo delle Albere. Altro fattore importante nell’urbanistica di Trento fu la
trasformazione dei resti del monastero di S. Chiara in ospedale cittadino, dove oggi sorge l’omonimo parco. ospedale chiuso dopo l’inaugurazione,
il 18 gennaio 1970, nuovo polo sanitario nel quartiere della Bolghera. La struttura dell’ex-ospedale fu occupata dalla facoltà di
lettere, successivamente trasferita, nel 2013, nella nuova sede in via T. Gar. Lo sviluppo urbanistico e le nuove esigenze abitative dovute
all’incremento della popolazione hanno coinvolto la parte sud della città con la costruzione degli alloggi popolari, a torre, di Madonna
bianca negli anni ‘60 e la parte nord, verso la frazione di Gardolo, inglobata, praticamente, nella cerchia urbana con un’ espansione caotica
e disordinata, così poco in sintonia con il passato e così poco rispettosa degli spazi necessari ad una reale vivibilità urbana.
Georg BRAUN, Franz HOGENBERG | TRIDENTUM - TRIENT - Incisione all’acquaforte su doppia pagina (mm340x460) colorata a mano,
Tratta da uno dei sei volumi della “Civitates Orbis Terrarum” (Colonia, 1572-1617) il primo atlante organico al mondo, con 303 vedute e
planimetrie di città di Europa, Africa e Asia nel XVI secolo, ornate da stemmi ed animate da personaggi.
TRENTO nel XVI Secolo
La pianta del Vavassore, incisa su legno, costituisce il modello di tutta una serie di
stampe prodotte fino al Settecento.
Viene realizzata nel 1564, anno di chiusura del Concilio di Trento.
A differenza delle raffigurazioni precedenti è molto più dettagliata e completa.
Trento non è rappresentata come una città medioevale circondata da spesse mura,
ma come una città rinascimentale, aperta, simbolo di pace e tranquillità.
Nella mappa si può notare:
• la scritta che riporta i due nomi della città: Tridentum nome romano, e Trient, nome
tedesco, imperiale; un segno del rapporto tra mondo cattolico e mondo protestante
• il castello del Buonconsiglio, residenza vescovile, è evidenziato assieme al Duomo e a
Palazzo delle Albere, questo, residenza privata e di rappresentanza dei Madruzzo
• le mura, nella realtà confine netto tra campagna e città, nella pianta sono appena delineate:
Trento è ormai una città rinascimentale
• il corso del torrente Fersina è stato spostato all’esterno della città (1514)
• la nuova Piazza Fiera col Torrione, accanto a porta S. Croce è sede di quattro fiere
annuali. Con i Tre Portoni testimonia le trasformazioni della città in età madruzziana
• l’ espansione della città, col Borgo Nuovo, mette in rilievo il Palazzo a Prato, attuale
sede delle Poste, in quegli anni di proprietà del vescovo Cristoforo Madruzzo
• il sistema delle rogge che scorrevano nella città è ben visibile ed evidenziato
• la città è vista da Sardagna; è esclusa la zona di Piedicastello che ha ormai perso importanza
rispetto ai luoghi del Concilio
• il fiume sostituisce, a nord, la cinta muraria della città
• l’ unico ponte della città, S. Lorenzo, collega torre Vanga all’Abbazia di San Lorenzo
Perché camminare
“Perché camminare? Bella domanda’- dice Luigi - Bisogna camminare perché fa bene a noi e al mondo e
per contrastare il riscaldamento globale causato anche dalle automobili”.
Non muoversi è pericoloso.
Per questo gli esperti dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano 150 minuti alla settimana
di attività aerobica per gli adulti e almeno 60 minuti al giorno per giovani e bambini.
Camminare migliora la nostra forma fisica e diventa parte integrante del benessere quotidiano.
Muoversi a piedi rinforza il cuore, le ossa e i muscoli, sollecita l’apparato respiratorio,
migliora la concentrazione e ci aiuta ad apprezzare la bellezza di ciò che ci circonda.
Camminare aiuta a combattere l’ansia e lo stress: prendiamo la macchina per spostarci perché abbiamo
fretta e questo non ci fa osservare la bellezza della nostra città e del territorio che ci circonda.
Camminare ci mette in sintonia con i luoghi dove viviamo, aiutandoci a riconoscerli e a riconoscere
la storia che rappresentano, aiutandoci a stare insieme, a parlare, a fare gruppo. Mentre camminiamo.
Perché camminare nella storia
Camminare nella storia unisce il movimento alla conoscenza e stimola la creatività.
“È più divertente della storia in classe che, a volte, può essere noiosa” .
“In classe si sta fermi, spesso in posture errate e, seduti, non aiutiamo certo il nostro corpo.
Camminare, invece, aiuta a sviluppare anche il resto del corpo, non solo il cervello”.
Il fatto di essere all’aria aperta, fuori dalla scuola, aiuta a conoscere meglio la storia collegata ai vari
percorsi, rende partecipi gli alunni e più facile l’apprendimento.
E’ divertente camminare all’aria aperta assieme ai compagni di classe, osservare, sperimentare insieme,
scoprire nuove cose.
Puoi verificare concretamente, dal vivo, le informazioni dei libri, girare nei luoghi della Storia, immaginare
la vita del tempo, ricostruire e comprendere meglio i fatti accaduti.
Questa modo di apprendere la storia, ci aiuta ad appasionarci di più e a comprendere ed apprezzare in
modo nuovo il patrimonio della nostra città.
PERCORSO n° 1: la scoperta del fiume
CLASSI 1H | 2H
Partenza e arrivo: Piazzale antistante la scuola, via S. Giovanni Bosco
Difficoltà: Facile
Dislivello in salita: < 300 m
Caratteristiche terreno: Pianeggiante e non sconnesso
Numero di passi: 6600 circa
Distanza percorsa: 4,5 km
Velocità media: 5 km/h
Tempo di percorrenza: 1h 10’ (con le pause per fotografare)
Equipaggiamento: Scarpe da ginnastica o trekking
Dispositivi utilizzati: Orologio contapassi, App GPX Tracker per iPhone che traccia,
gratuitamente il percorso su mappa, calcola il tempo di percorrenza e la velocità media.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Partiamo da Piazza Fiera e ci dirigiamo verso Palazzo delle Albere passando dai Tre Portoni.
Camminiamo lungo la ciclabile, parallela all’Adige, fino al ponte di S Lorenzo.
Seguiamo quello che era il vecchio percorso dell’Adige, spostandoci verso Torre Vanga;
sostiamo in Piazza della Portela, risaliamo via Lunga (via Roma), e, a metà, imbocchiamo via
Alfieri.
Siamo ora in via Torre Verde lungo il vecchio corso dell’Adige. La seguiamo fino al cosiddetto
Quartiere degli Acquatici.
Osserviamo l’uscita dei vicoli del Vó, dell’Adige e Galasso.
Da Torre Verde, percorriamo via Suffragio (contrada Tedesca) e riprendiamo via Lunga (via
Manci) fino a Palazzo Galasso.
Entriamo nel centro storico (via Oss Mazzurana, via Oriola, via Roggia Grande) per osservare
il sistema delle rogge, ora coperte, ad eccezione di quella che ancora scorre di fianco alla scuola
delle Canossiane, ultima tappa del nostro percorso prima di ritornare a scuola attraversando
Piazza Fiera.
UN MONDO INTORNO AL FIUME
Trento ha perso il suo antico rapporto con il fiume nel 1958. Il cambiamento del corso del fiume fu la più decisiva e
controversa delle grandi opere ottocentesche. Iniziata nel 1952 e terminata nel 1858, la rettifica dell’Adige modificò
la vita e le abitudini della città, all’interno della città scorreva, oltre all’’Adige, il torrente Fersina insieme a numerose
rogge e altri piccoli ruscelli che scendevano dalle colline.
PERCHE’ IL CORSO DEL FIUME ADIGE VENNE DEVIATO?
• Bisognava per far posto alla nuova ferrovia Verona-Trento-Bolzano.
• Per limitare i danni delle frequenti inondazioni.
• Per espandere la città a nord. Gli abitanti di Trento mostrarono grande entusiasmo ad abitare nella nuova area.
Chi viveva nel quartiere di San Martino, bagnato dall’Adige,viveva sulle attività legate al fiume (zatterieri, barcaioli e
pescatori): per questo le persone che vivevano in quella zona erano chiamate GLI ACQUATICI.
IL PONTE DI SAN LORENZO era l’unico ponte di Trento e collegava Torre
Vanga con la Badia di San Lorenzo. Dopo la deviazione del fiume, nel 1858 il
ponte in legno fu sostituito da uno in pietra rossa a quattro campate. Travolto,
nel 1882 dalla grande piena dell’Adige, viene ricostruito, nel 1889, in ferro, ad
una sola campata. Nel corso del bombardamento degli angloamericani della
Portela, viene distrutto, il 2 settembre 1943. Al di là del ponte, Piedicastello,
località esterna alla città vera e propria, composta, per lo più, da barcaioli,
pescatori, osti, lavandaie e carrettieri, riportato a nuova vita, oggi,con i lavori
che hanno eliminato il traffico delle gallerie della tangenziale che tagliava in
due il quartiere. A ridosso del fiume, esiste ancora, perfettamente conservata,
la Chiesa trecentesca di S. Apollinare, uno degli edifici più antichi della città.
Le ROGGE erano canali scoperti che attraversavano tutta la città. Il loro sistema
venne riordinato e definito, nel ‘500, dal vescovo Bernardo Clesio.
Le rogge avevano un’importante funzione per la città: SERVIVANO PER
spegnere gli incendi, per le attività artigianali delle varie botteghe del centro
(concerie, mulini, macello) e per lavare i panni. Rappresentavano però anche
un pericolo perché favorivano lo sviluppo di aria poco sana e, immettendosi
nell’Adige, provocavano l’aumento della portata del fiume con la conseguenza
di favorire possibili inondazioni. Dopo la deviazione del fiume del 1958 l’intero
sistema delle rogge venne coperto o deviato, ad eccezione della roggia vicino
alla scuola delle Canossiane in via Grazioli, visibile ancora oggi. Questa roggia
arrivava fino in Piazza Duomo scorrendo parallela alla cattedrale. Una parte
della pavimentazione dlla piazza, di diverso colore, ne ricorda l’antico tracciato.
PERCORSO n° 2: il percorso e i luoghi del Concilio
CLASSE 2H
Partenza e arrivo: Piazzale antistante la scuola, via S. Giovanni Bosco
Difficoltà: Facile
Dislivello in salita: < 300 m
Caratteristiche terreno: Pianeggiante e non sconnesso
Numero di passi: 3900 circa
Distanza percorsa: 3,5 km
Velocità media: 4,0 km/h
Tempo di percorrenza: 2 h (con le pause per fotografare)
Equipaggiamento: Scarpe da ginnastica o trekking
Dispositivi utilizzati: Orologio contapassi, telefono cellulare con l’utilizzo dell’applicazione
GPX Tracker che traccia il percorso su mappa gratuitamente, calcolando velocità media e
tempo di percorrenza
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Da Piazza Fiera ci dirigiamo verso via SS. Trinità dove incontriamo l’omonima chiesa eretta nel
1525 insieme al convento della monache Clarisse oggi sede del liceo Ginnasio Giovanni Prati,
Di fronte al Liceo il retro del Palazzo delle Poste che una volta ospitava le scuole magistrali. Alla
destra della chiesa ci sono Torre Massarelli e Palazzo Roccabruna, sulla sinistra Palazzo a Prato.
Ci incamminiamo verso Largo Carducci e S. Pietro (l’antica contrada Tedesca).
Al Canton di Via Manci risaliamo verso la chiesa di S. Marco con il vicino chiostro degli Agostiniani
che visitiamo.
Ritorniamo verso via Lunga (via Manci) e osserviamo le facciate dipinte di diversi palazzi rinascimentali
tra cui Palazzo Salvadori con due medaglioni che ricordano la vicenda del Simonino.
Imbocchiamo via Larga (via Belenzani) col bellissimo palazzo Geremia affrescato, ora sede del
Comune di Trento, e con palazzo Thun, .
Ci avviamo verso la Chiesa di S. Maria Maggiore e, infine, in Piazza Duomo.
Ritorniamo in Piazza Fiera percorrendo via Garibaldi, via S. Vigilio e via Mazzini ( l’antica contrada
di Borgo Nuovo).
CURIOSITÀ: I LUOGHI DEL CONCILIO
Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino fu il XIX Concilio ecumenico della Chiesa cattolica, convocato
per reagire alla diffusione della riforma protestante in Europa.
Il Concilio non riuscì nel compito di ricomporre lo scisma protestante e di ripristinare l’unità della
Chiesa, ma fornì una risposta dottrinale in ambito cattolico alle questioni sollevate da Lutero e dai
riformatori. Si svolse in tre momenti separati dal 1545 al 1563 e durante le sue sessioni a Roma si succedettero
di cinque papi (Paolo III, Giulio III, Marcello II, Paolo IV e Pio IV).
L’intera città venne coinvolta durante gli anni del Concilio. Molte migliorie vennero apportate all’aspetto
e al decoro urbano. Questi i luoghi principali del Concilio
• Dalla CHIESA DELLA TRINITÀ (realizzata nel 1525) prese avvio, il 13 dicembre 1545, la processione
inaugurale del Concilio diretta alla CATTEDRALE DI S. VIGILIO, DUOMO della città, dove
si tenne la maggior parte delle Sessioni.
• PALAZZO a PRATO, attuale Palazzo delle Poste, ospitò diversi cardinali del Concilio e alcune riunioni
preparatorie (congregazioni generali). Sotto la loggia, visibile da via Santa Trinità, un moderno
affresco di Luigi Bonazza (1933) rievoca le processioni conciliari.
• CHIESA DI S. PIETRO, in contrada tedesca, le messe venivano celebrate in italiano e in tedesco.
Dalla chiesa partì la processione inaugurale della terza fase del Concilio. In questo periodo venne
ribadita, in più occasioni, la devozione al Simonino, un bimbo trovato ucciso in una roggia per
cui venne accusata ingiustamente la comunità ebraica di Trento.Nella chiesa fu eretta una cappella
dedicata al suo culto. Da quel giorno venne lanciata una maledizione sulla città. Gli ebrei tornarono
solo dopo il 1965 quando venne abolito il culto del Simonino e dichiarata infondata l’antica accusa.
• CHIESA DI SAN MARCO, costruita nel 1273, un tempo attigua al monastero sede degli Eremitani
di Sant’Agostino, lo stesso a cui apparteneva Martin Lutero; dell’edificio, attualmente è rimasto solo
il chiostro. Durante il Concilio ospitò vescovi e cardinali e vi si tenne anche un processo per eresia
contro un mercante genovese.
• PALAZZO SALVADORI, in via Manci (l’antica via Lunga), sopra i portali d’ingresso, vi sono i due
tondi del Simonino, uno raffigurante la sua presunta tortura, l’altro con il bambino che viene portato
in cielo dagli angeli.
• PALAZZO GEREMIA, PALAZZO THUN E PALAZZO QUETTA, in via Belenzani (via Larga)
erano collegati con SANTA MARIA MAGGIORE da un ponte sospeso in legno per il passaggio e la
protezione di nobili e prelati.
L’Abside del Duomo con la Torre
Civica ed il suo orologio pubblico
rimodernato nel 1545.
Nel periodo conciliare, durante le
feste, la Torre veniva illuminata e
dalla sua sommità erano sparati i
fuochi d’artificio.
IL CONCILIO DA I NUMERI
Inizio
1545
Termine
1563
Abitanti di Trento
4400
Ospiti presenti
4000
Vescovi presenti
200
Nazionalità presenti
14
Papi durante il Concilio
5 ( Paolo III, Giulio III, Marcello
II, Paolo IV e Pio IV)
Imperatori del tempo
2 (Carlo V, Ferdinando I)
PERCORSO n° 3: l’Adige ed il torrente Fersina
CLASSE 1G
Partenza e arrivo: Piazzale antistante la scuola, via S. Giovanni Bosco
Difficoltà: Facile
Dislivello in salita: < 300 m
Caratteristiche terreno: Pianeggiante, solo in alcuni punti poco sconnesso (sentiero battuto)
Numero di passi: 11.000 circa
Distanza percorsa: 7 km
Velocità media: 4 km/h
Tempo di percorrenza: 2 h 14’ (con le pause per fotografare e per la merenda)
Equipaggiamento: Scarpe da ginnastica o trekking
Dispositivi utilizzati: Orologio contapassi, App Pedometro, telefono cellulare tramite
l’applicazione gratuita GPXTracker che permette di tracciare il percorso sulla mappa,
calcolare il tempo di percorrenza e la velocità media.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Partiamo da Piazza Fiera e ci dirigiamo verso Palazzo delle Albere passando dai Tre Portoni che,
si dice, una volta erano posizionati in piazza Fiera all’ingresso di via Mazzini.
Attraversiamo il Parco delle Albere ora Parco Fratelli Michelin realizzato nel luogo un tempo
sede della fabbrica di pneumatici Michelin, una delle aziende più importanti di Trento che dava
lavoro a centinaia di operai, fondata nel 1927 e attiva fino al 1997 e camminiamo lungo la ciclabile,
parallela all’Adige in direzione sud.
Attraversiamo il ponte che porta a Ravina procedendo ancora per un breve tratto lungo l’Adige
sulla destra.
Dopo poco incontriamo un corso d’acqua che confluisce nell’Adige: è il torrente Fersina.
Ritorniamo indietro, ripassiamo il ponte di Ravina e prendiamo la pista ciclabile sul lato destro
del fiume. Dopo duecento metri, verso nord, scorgiamo un altro piccolo corso d’acqua che si
butta nell’Adige: l’Adigetto.
Al parco delle Albere facciamo una breve sosta per riprendere poi il nostro percorso e fare rientro
a scuola.
CURIOSITÀ: LA VIA CLAUDIA AUGUSTA
Uno dei cartelli indicatori
dell’antica strada, diventata,
ai nostri giorni, importante
e frequentatissima meta di
itinerario per trekking a
piedi e in bicicletta.
Cippo miliare dell’antica
Via Claudia Augusta ritrovato
a Cesiomaggiore
in provincia di Belluno,
nel 1786, ora conservato
a Villa Tauro a Centenère
Attraversando il Ponte di Ravina, abbiamo notato uno strano cartello stradale.
Nessuno di noi sapeva di preciso che cosa indicasse e così abbiamo cercato qualche informazione.
Quello che abbiamo scoperto ha dell’incredibile: nella nostra camminata abbiamo incrociato una delle
più importanti strade romane, la VIA CLAUDIA AUGUSTA.
La strada venne costruita per collegare il mondo romano con quello germanico, partendo dalla Pianura
Padana e arrivando, attraverso le Alpi, il Danubio in Baviera. La costruzione della via Claudia Augusta
iniziò nel 15 a.C.da Druso, generale di Augusto, durante alcune campagne militari. È stata ampliata e
ultimata nel 47 d.C. da suo figlio, l'imperatore Claudio, dal quale ha preso il nome. In Germania e Austria
il tracciato romano è ancora individuabile con una certa precisione, in Italia è meno riconoscibile,
perché attraversa zone più intensamente abitate e coltivate. Incertezza ancora maggiore riguarda il tratto
più meridionale della via, quello che dal Veneto conduceva a Trento. Dalle iscrizioni presenti sulle
pietre miliari, le uniche fonti materiali a oggi reperite e studiate, è emersa l’esistenza di due tracciati,
l’uno con partenza da Ostiglia (Hostilia) in Emilia e l’altro da Altino (Altinum) in Veneto, convergenti
a Tridentum, l’antica Trento. La scelta di queste città è probabilmente dovuta alla loro importanza economica,
in quanto floridi centri di scambi commerciali. A sud di Hostilia, dove l’attraversamento del Po
era effettuato con traghetti, era importante l’asse stradale che portava a Bononia (Bologna). La strada
proseguiva per Pisa. Nata inizialmente come strada militare, è diventata, in seguito, importante arteria
commerciale. La coincidenza straordinaria (e forse una coincidenza non è!) è che, non solo questa antica
via passa per Trento, ma arriva a Passo Resia, l’ultima tappa del nostro percorso.
PERCORSO n° 4: il Fersina e l’Orrido di Ponte Alto
CLASSI 1G | 1H
Partenza e arrivo. Prima parte: Piazza Fiera, bus n.9, discesa a Cognola Centro Civico.
Seconda parte, percorso a piedi: Cognola Centro Civico – Orrido Ponte Alto (con guida) –
Trento, piazzale antistante la scuola.
Difficoltà: Facile
Caratteristiche terreno: Variabile. Strada, sentiero battuto, in alcuni punti sconnesso, suolo
scivoloso, scale, dislivello
Dislivello medio: 51 m | Dislivello max: 365 m
Tragitto complessivo (bus + a piedi): 10 km circa.
Distanza percorsa (tragitto a piedi): 6,52 km
Numero di passi: 10.000 circa
Tempo di percorrenza complessivo: 3 h 45’
Tempo di percorrenza del solo percorso a piedi Cognola – Orrido Ponte Alto - Trento:
3h 16’ (con le pause per fotografare e per la merenda) Il pallino verde in figura indica punto
di partenza a Cognola.
Tempo in movimento: 1h 29’ 20”
Equipaggiamento: Scarpe da trekking, giacca impermeabile per percorso nell’Orrido
Dispositivi utilizzati: Orologio contapassi, telefono cellulare con utilizzo dell’applicazione
Strava che consente gratuitamente di tracciare il percorso su mappa, calcolare il tempo di
percorrenza, il tempo in movimento, il dislivello. Inoltre elabora il grafico della velocità del
passo con intertempi.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Partiamo dalla scuola e in piazza Fiera prendiamo l’autobus n. 9 che ci porta a Cognola. Scesi
dall’autobus, imbocchiamo via Ponte Alto e la percorriamo finché non arriviamo all’incrocio
tra via alla Cascata e via Valsugana. A questo punto attraversiamo la strada e svoltiamo a destra,
dopo pochi metri abbiamo raggiunto l’ingresso dell’Orrido.
Dopo aver effettuato la visita guidata dell’Orrido, prendiamo la strada del ritorno; questa volta
a piedi. A Cognola percorriamo via S. Vito, via dei Giardini, via delle Laste, seguiamo poi il
rio Saluga lungo l’omonima via. Raggiungiamo piazza Venezia, attraversando i giardini, quindi
facciamo una breve sosta presso la roggia delle Canossiane. Proseguiamo infine lungo il viale S.
Francesco d’Assisi ed in pochi minuti arriviamo a scuola.
CURIOSITÀ: LA FORRA DI PONTE ALTO
Avendo piovuto nei giorni precedenti la nostra visita, il Fersina
era colmo d’acqua e la cascata era spettacolare. Ci siamo fermati
su un terrazzino sospeso realizzato agli inizi del 1900, il posto era
già meta di molte visite. Quello che ci è sembrato incredibile è il
fatto che la prima serra fosse stata creata già nel 1537!Una grande
massa d’acqua scendeva a precipizio, facendo un rumore assordante
e lanciando spruzzi da tutte le parti. Molti di noi si sono
bagnati sotto la cascata ed è stato davvero emozionante.
La guida ci ha fatto riflettere sul significato della parola “orrido”:
con questo termine si voleva indicare un luogo selvaggio e pericoloso,
ma affascinante allo stesso tempo. È stato bello percorrere
quelle passerelle da brivido e vedere quanto sia stretto il passaggio
scavato dal torrente in alcuni punti.Uno spettacolo naturale incredibile
che ci ha colpiti e ci ha fatto riflettere: la forza della natura
è imponente, molte volte veramente violenta e, se l’uomo non la
rispetta, quella si scatena col rischio di provocare danni enormi.
Dopo aver visto il Fersina tuffarsi nell’Adige, non abbiamo resistito
alla curiosità di conoscere qualcosa in più del torrente che percorre
la nostra città. Così siamo andati a visitare l’Orrido di Ponte Alto,
scavato proprio dal Fersina: un’esperienza a dir poco avventurosa.
Ciò che ci ha stupito è che, ancora una volta, natura e storia si intrecciano:
i detriti depositati dai ghiacciai 7000 anni fa nella piana
di Pergine, hanno costretto il torrente Fersina a scavarsi un nuovo
corso attraverso le rocce calcaree di scaglia rossa, fino a creare una
forra profonda un centinaio di metri.
Abbiamo scoperto qualcosa di inaspettato: oltre ad essere uno spettacolo
naturale unico nel suo genere, l’Orrido detiene due primati:
ospita una delle più antiche opere di sistemazione idraulica d’Europa,
la Serra di Ponte Alto, realizzata dal principe vescovo di Trento
Bernardo Clesio nel 1537 e qui si trova il bacino artificiale realizzato
per alimentare la centrale idroelettrica di Ponte Cornicchio, la
prima d’Europa e una delle prime al mondo (1889).
PERCORSO n° 5: le Sorgenti dell’Adige | Passo Resia
CLASSI 1G, 1H
Partenza e arrivo. Piazzale antistante la scuola, via S. Giovanni Bosco
Difficoltà: Facile
Dislivello medio: 50 m (partendo dal paese di Resia)
Tragitto complessivo (pulmann + a piedi): 159 km circa.
Distanza percorsa (tragitto a piedi): 1,42 km
Tempo dellla camminata tra andata e ritorno: 1 h 15’
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
Partiamo dal centro del paese di Resia.
Lungo il cammino vediamo il segnavia che ci indica il sentiero n° 2. che attraversa un fitto bosco
di larici poco sopra il paese.
La nostra meta è la sorgente del fiume Adige, il più lungo fiume della regione.
Dopo un po’ il sentiero ci indica di svoltare a sinistra in leggera discesa. Ormai siamo quasi arrivati
alla nostra meta: la sorgente dell’Adige é ben marcata e per chi si vuole rinfrescare, c’è un
piccolo canale dove scorre acqua fresca. Dopo una breve sosta presso la sorgente, ci avviamo per
la via di ritorno. Vediamo ora gli ampi prati e le colline che prima avevamo alle spalle e il campanile
di Curon che emerge dal lago di Resia.
CURIOSITÀ: IL CAMPANILE SOLITARIO DI CURON
Passo Resia non è un luogo qualunque: è un importante valico
alpino vicino al confine tra Italia ed Austria. La sorgente del
fiume Adige si trova a soli venti minuti di cammino dal paese
di Resia, in Alta Val Venosta, a quota 1586 m. Ci si può arrivare
partendo dal centro dell’abitato di Resia e imboccando il
sentiero n.2 In realtà le sorgenti sono due, poste poco sopra il
margine del bosco, segnalate da una pietra di marmo. L’acqua
che ne esce forma un ruscelletto che scorre veloce tra i prati e,
passando sotto la strada, scende verso il lago di Resia che, insieme
a quello di Curon formano un esteso bacino artificiale
di Resia, uniti dalla grande diga di San Valentino. Il vecchio
abitato di Resia è stato in parte sommerso dalle acque, quello
di Curon completamente. Il campanile di Curon svetta ancora
dalle acque dello specchio d’acqua artificiale ed è una notevole
attrattiva turistica, metafora di un passato non più al passo
delle esigenze del mondo moderno.L’acqua del grande lago è
dirottata fino alla centrale di Sluderno attraverso una galleria
di 12 chilometri. Sono sei le grandi centrali idroelettriche della
Val Venosta: Vallelunga, Glorenza, Lasa, Naturno, Castelbello e
Senales. Insieme producono un miliardo di kilowattore
IN CAMMINO CON LA 5B
Noi alunni della 1H della scuola media abbiamo presentato alla
classe 5B la storia del fiume e della città attraverso un percorso
“emozionale” in cui le parole si alternavano al linguaggio della
danza, della musica, del teatro, del disegno.
Ci siamo impegnati e divertiti con i bambini delle elementari!
Commenti passeggiata con la quinta B
Sono soddisfatta dell’uscita perché ho visto i bambini interessati,
soprattutto alla lettura animata ma anche alle altre
attività in cui ci siamo tutti impegnati.
La parte che mi è piaciuta di più è stata la leggenda che abbiamo
letto ed interpretato. Si intitola “L’aquila di pietra” ed è
stata scelta da noi proprio perché è il simbolo di Trento.
E’ stata un’esperienza fantastica!
Abbiamo passato giorni ad esercitarci: i violinisti a suonare,
le ragazze col balletto, la lettura, la recita…
Un’esperienza da rifare!
Abbiamo cercato di trasmettere agli alunni delle elementari le
nostre conoscenze, tornando indietro nella storia della città.
Mi è piaciuto poter insegnare qualcosa ai bambini e spero che
anche loro si siano divertiti.
Commento brano musicale
I violinisti della seconda H hanno suonato un brano di Georg
Händel, “La musica sull’acqua” interpretata dalle ragazze
della classe con una danza ispirata ai movimenti del fiume.
IN CAMMINO CON LA 5A
Noi della I G abbiamo accompagnato
gli scolari della V A delle Crispi lungo
un itinerario Alla scoperta del fiume.
Abbiamo giocato alla “caccia al fiume”,
proponendo degli indovinelli sul corso
d’acqua che bagna Trento e fornendo
spiegazioni sui luoghi della città che
una volta erano occupati dal vecchio
letto del fiume, con tutte le attività collegate.
È stata una giornata indimenticabile,
ed è stato davvero interessante
e divertente provare a trasformarsi,
per un giorno, in vere e proprie guide
turistiche.
Ci hanno detto: il progetto si chiama Stra.Bene.
Ci siamo detti: se è STRA deve essere per forza forte.
All’inizio non è che le cose ci fossero proprio chiare: Bene Comune. Cos’è? Una casa
del Comune di Trento? Un parco pubblico? E cosa c’entriamo noi?
Poi, andando avanti nel progetto, abbiamo capito: il benessere ed il futuro di una
città e di una Comunità non dipendono solo dalla ricchezza economica.
Beni come aria, acqua, clima, territorio, biodiversità, storia, cultura, convivenza
sono qualcosa di irrinunciabile per chiunque di noi. Così come la conoscenza di
tutte queste cose, in maniera da poterla condividere e rendere tutti più sensibili ed
attenti, tutti disponibili e pronti a prendersi cura di un patrimonio indispensabile
per il nostro futuro.
Poi – cosa interessante – ci siamo resi conto che la curiosità e l’attenzione verso
questi aspetti ci permettevano di rivestire, contemporaneamente, due ruoli: quelli
che apprendono e quelli che hanno qualcosa da raccontare. Abbiamo ascoltato le
prof, i nostri nonni ed i nostri genitori che ci hanno raccontato le loro storie sulla
città che andavamo, pian piano, scoprendo. Poi, noi, le abbiamo trasmesse a nostra
volta agli scolari delle elementari che hanno fatto un po’ di strada con noi.
Ecco, questa “catena del sapere” per noi, è il Bene Comune fondamentale.
GLI AUTORI DEL LAVORO
Quando pensiamo ad un bene comune associamo spesso, ad esso, l’immagine di un
qualche monumento famoso, di un’area verde a cui tutti possano accedere, di una
struttura pubblica a servizio di una comunità, un qualcosa da proteggere: ecco il
significato che normalmente attribuiamo a tale concetto. Del tutto originale, invece,
è l’approccio che, con passione, gli studenti delle classi 1G, 1H, 2H della scuola G.
Bresadola guidate dalle prof.sse Mancinelli, Ravagni e Valenza, hanno sviluppato in
questo lavoro: bene comune concepito non come un oggetto, ma come patrimonio
di conoscenze geografiche e storiche collegate ad esso, da apprendere e da divulgare.
Così, in questa esperienza, attraverso il lavoro di ricerca sul campo, divertendosi ed
usando sapientemente testa e piedi, i ragazzi hanno approfondito il significato di un
bene comune e, conseguentemente, hanno cominciato a prendersene anche cura in
modo consapevole. Ma non solo.
Se vogliamo che tali conoscenze diventino patrimonio di tutti diventa importante
che i risultati di ogni esperienza non appartengano solo a chi la conduce, ma vadano
divulgati, condivisi, messi a disposizione: l’idea di coinvolgere gli alunni di alcune
classi quinte della scuola primaria risponde a questa finalità. Con queste premesse
non posso che ringraziare le docenti e gli studenti per il lavoro svolto ed invitare tutti
alla piacevole lettura di questo prezioso libretto!
IL DIRIGENTE SCOLASTICO dott. Michele Rosa
QUESTOÈUNLAVORODISQUADRAECIHANNOMESSOMAN
OGLIALUNNI:LUCAALAIMOPAOLOAPRILILUCAAVVISATI
CAROLABONAFEDEALESSANDROCAMPANASOFIACAPELLI
FILIPPOCONTAALICEDALLAFONTANAFRANCESCODALLA
GOMATTEODECARLICAROLINAFACCINIIRISFERRARILAVI
NIAGISELEKLAINLUCAGABRIELELEONARDIALESSANDRO
MANCINIMANUELMAZZONILARIAMERLERMATILDEMER
LERANNAPELLACANIFRANCESCOMARIOPICAFEDERICO
SARTORIGABRIELLASPREAFICOVIDESOTTRAFFAELETOMA
SIMICHELEYEBRIGITTAAPOLLONIFILIPPOBERSELLIMATIL
DEBERTOLDIELENABONTEMPIELENACAMINALIRIOSEBA
STIANCATTONIMADDALENACHINIIRENECOZZIOGIULIA
DEFERRARISAPETTOCHIARADEPILATIGIORGIADEGASPE
RIGINEVRAFORTUNAARIELGENNARIGIULIAGIACOMOZZI
MARTINAMICHELAGIUFFRIFAVLADIVANCEASARAMARI
ASAGALPECORETTIANNAPROFAIZERELIORIGOTTIGIOR
GIASCATENAGIACOMOSTRUFFIALICETRIGGIANIELISABET
TAZANCANELLAVIOLAZANONILUIGIGIUSEPPEACQUARO
LIMATTIAAMBROSIGIACOMOAZZARITARAYYANCONTE
ANGELADADULAAURORAAUMENILEONARDOANHTUAN
FAESSAMUELEFONTANARIANNAMARIAKOLISNYKASIARE
BECCALIBERIISABELLEMATTEOPETRAMEZZETTIANITAMI
RACAIELISANARDELLIALICENEGRIGIACOMOPIRRONEDA
LIASABBIONIELISASARTORICARLOSOTTOVIAEMMASTEFE
NELLIDAVIDETOSCAADOUBLAMARIALORENYAOLEOZENI
LEPROF:ERICAMANCINELLIROSANNARAVAGNIMICHELI
NAVALENZALEMAESTRE:FRANCESCAOPIPARIMARISTELLA
SALINALESSANDROSEGATAILDIRIGENTEMICHELEROSAIL
COMUNEDITRENTOILPERSONALEDELLISTITUTOTRENTO5