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Condividere APRILE 2024

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L’EDITORIALE<br />

25 aprile. Una memoria<br />

insanguinata che merita rispetto!<br />

> ***<br />

n. 4 - 26 aprile <strong>2024</strong><br />

Sono passati 79 anni da<br />

quel 25 aprile 1944 e molti<br />

hanno dimenticato - o fingono<br />

di dimenticare - quanto debbono<br />

a quella giornata e a quanti<br />

l’hanno preparata nei lunghi anni<br />

delle stragi e delle violenze degli ignobili<br />

nazi-fascisti. Se oggi ognuno gode<br />

della più ampia libertà e dell’esercizio<br />

dei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale,<br />

con buona pace di chi cerca<br />

ancora di farsi valere con manganelli<br />

e ostruzionismi di varia natura; se è<br />

possibile dissentire in un clima di rispetto<br />

e di tolleranza; se ognuno può<br />

professare e manifestare un credo<br />

ideologico o politico o religioso senza<br />

essere privato della sua libertà ciò lo<br />

si deve proprio a coloro che hanno sfidato<br />

un regime disumano, colpevole<br />

delle proprie malefatte e di quelle dei<br />

propri alleati. È, allora, interesse di<br />

tutti non dimenticare il senso e il valore<br />

di questo giorno per poter difendere<br />

la libertà e la democrazia,<br />

riconquistate a prezzo del sangue di<br />

tanti martiri e di tante vittime innocenti.<br />

La memoria diventa, perciò, un<br />

debito di gratitudine verso tutti costoro<br />

- e sono diverse migliaia - perché<br />

hanno pagato per noi con la vita<br />

e non tollererebbero di aver pagato<br />

invano. Questo sguardo memore al<br />

passato consente anche di unire con<br />

un filo rosso le generazioni antiche<br />

La memoria diventa<br />

debito di gratitudine<br />

con le nuove, nella scoperta delle radici<br />

comuni, le sole che danno un<br />

senso allo Stato democratico con il<br />

suo patrimonio di valori e con le sue<br />

istituzioni. La consegna di un testimone<br />

ideale tra le due generazioni<br />

proietta allora tutti verso un futuro di<br />

progresso e di pace progettato insieme,<br />

memori della lezione della storia<br />

e aperti alle nuove frontiere che si<br />

aprono in Europa e nel mondo. Dopo<br />

decenni di convivenza pacifica, seppure<br />

segnata da spietate guerre locali,<br />

improvvisi bagliori di guerra lacerano,<br />

purtroppo, l’Europa e il Mediterraneo,<br />

con un tributo di vite<br />

umane e di distruzione che sta sfinendo<br />

il popolo ucraino e il popolo<br />

palestinese. La pace, al momento, appare<br />

assai lontana in entrambi gli<br />

scacchieri perché ci si illude che le<br />

due guerre possano concludersi con<br />

un vincitore e un vinto. Però, al di là<br />

delle speranze illusorie dei due fronti,<br />

le guerre producono solo sconfitti e<br />

ne pagano sempre le peggiori conseguenze<br />

i più fragili, come continua ad<br />

ammonire Papa Francesco: «La<br />

guerra sempre è una sconfitta, è una<br />

distruzione della fraternità umana».<br />

Il 25 aprile, allora, è sì memoria, ma<br />

è anche guardare avanti perché<br />

«senza memoria, non c’è futuro»<br />

(Mattarella). Ben vengano, quindi, i<br />

custodi della memoria e coloro che<br />

alimentano la speranza, rispettando<br />

tutti, dialogando con chi la pensa diversamente,<br />

accogliendo e integrando<br />

chi chiede aiuto. Coloro che hanno<br />

combattuto contro il regime fascista<br />

sognavano un’Italia democratica,<br />

aperta, tollerante, pacificata, crocevia<br />

di incontro sulle sponde del Mediterraneo,<br />

casa comune dei figli di<br />

Abramo, secondo la visione profetica<br />

di Giorgio La Pira. E questo sogno ce<br />

lo hanno consegnato perché trovi avveramento.<br />

2<br />

SONO PASSATI 79 ANNI DAL 25 <strong>APRILE</strong> 1944 E MOLTI HANNO DIMENTICATO

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