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L'equazione energetica - Roberto Meregalli

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in altre occasioni non cessano di chiedere rumorosamente “migliori condizioni di<br />

mercato” nel settore energetico e che, come nel caso italiano, si schierano contro<br />

gli incentivi al solare fotovoltaico e termodinamico. Con una differenza<br />

essenziale: il futuro dell’energia nucleare è incerto mentre quello delle energie<br />

rinnovabili è appena cominciato.<br />

Il “vecchio” nucleare italiano<br />

L’Italia ha già giocato un proprio ruolo nella vicenda nucleare, quando all’inizio degli anni ’60, aveva costruito<br />

tre centrali a Trino, Latina e Garigliano (realizzate da imprese elettriche private, prima della nazionalizzazione<br />

dell’energia elettrica). Alla fine degli anni ‘70 l’Enel mise in esercizio la centrale ad acqua bollente di Caorso<br />

(PC) da 830 MW.<br />

Località Potenza<br />

Netta (MW)<br />

Borgo Sabotino<br />

(Latina)<br />

Garigliano<br />

(Caserta)<br />

Gli impianti nucleari italiani:<br />

Data connessione<br />

alla rete nazionale<br />

Energia elettrica<br />

prodotta<br />

153 12/05/1963 25.489 GWh<br />

150 01/01/1964 12.246 GWh<br />

Trino Vercellese 260 22/10/1964 24.307 GWh<br />

Caorso (Piacenza) 860 23/05/1978 27.726 GWh<br />

Quando si svolse il Referendum nel 1987 la centrale di Garigliano era già chiusa, quella di Borgo Sabotino era<br />

ferma dall'anno prima, quella di Trino era già stata fermata due volte (nel '67 e nel '79) per problemi tecnici e<br />

non sarebbe stata riavviata. Il nucleare italiano era fermo alla centrale di Caorso che pure era fuori servizio<br />

per la ricarica del combustibile ed in attesa di interventi migliorativi suggeriti dall’incidente di Three Miles<br />

Island.<br />

L’incidente di Chernobyl bloccò tutti i progetti di nuovi reattori in tutti i paesi dell’OCSE, escluso il Giappone.<br />

Svezia, Spagna e anche la Germania decisero di ibernare i loro progetti mentre l’Austria era già uscita. Anche<br />

la Francia chiuse la sua filiera originale dei reattori veloci e bloccò i nuovi ordini.<br />

Lucida fu la scelta delle segreterie dei grandi partiti, a quel tempo molto ascoltati, che prendendo atto del<br />

ristagno del nucleare – il gioco<br />

nucleare non valeva davvero la<br />

candela del consenso popolare – si<br />

schierarono al referendum dell’87 sul<br />

SI proposto dal movimento<br />

antinucleare. Sulla barricata proatomo<br />

restarono solo Repubblicani e<br />

Liberali. Il nucleare venne chiuso di<br />

fatto dal governo De Mita nel 1988 (<br />

la delibera CIPE è del 1990): che<br />

senso avrebbe avuto, per un solo<br />

reattore, dotarsi dei costosi,<br />

impopolari e rischiosi servizi del ciclo<br />

del combustibile? La verità è che il<br />

referendum sancì una scelta che più<br />

o meno stavano facendo gli altri<br />

paesi occidentali.<br />

Interno della centrale di Caorso<br />

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