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LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 28.02.02 - EURO zero<br />
<strong>DOVE</strong> <strong>FINISCE</strong> <strong>ROMA</strong><br />
VIAGGIO AL TERMINE DELLA CITTÀ<br />
VAMPIRI NELLA NEBBIA<br />
A MILANO, UNA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI<br />
SUBLIMINALMARKET<br />
OCCHI, ORECCHIE, NASO: CHI FA VERAMENTE LA SPESA<br />
istruzioni per l’uso! una guida straordinaria per milano, roma, bologna e torino<br />
#06<br />
SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO
SOMMARIO|MARZO<br />
08URBAN VOCI:<br />
10 GIOVENTÙ SUBSONICA<br />
13SUBLIMINAL MARKET<br />
16 FATE BINGO ALLA RIUNIONE<br />
18HORRORSHOP<br />
20 SOTTO BOLOGNA, NEW ORLEANS<br />
22 LO SPIRITO DEL GIOCO<br />
26LA CITTÀ NUDA<br />
30 L’ERBA DEL VICINO...<br />
32 KINGSTON, A <strong>ROMA</strong><br />
34FASHION POSTCARD<br />
40 GILBERTI, ARTISTA SOTTILE<br />
43URBAN GUIDA:<br />
77 LIA CELI: 2 TETTE, 1 SEDERE, 12 MESI<br />
URBAN Mensile - Anno 2, Numero 6, 28.02.02<br />
direttore responsabile: ALESSANDRO ROBECCHI<br />
alessandro@urbanmagazine.it<br />
art direction: ALDO BUSCALFERRI<br />
aldo@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: ANDREA DAMBROSIO<br />
andrea@urbanmagazine.it<br />
redazione: ISIDE CASU impaginazione<br />
SARA TEDESCHI redattrice<br />
segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />
daria@urbanmagazine.it<br />
MUSICA 44<br />
MEDIA 47<br />
LIBRI 49<br />
FILM 52<br />
general manager: PER TEGELOF<br />
presidente: SIMONA TEGELOF<br />
sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />
distribution manager: LINDA PISANI<br />
distribution assistant: PAOLA MARTINI<br />
key account: ALBERTO ALLOISIO<br />
ALFONSO PALMIERE<br />
Stampa: CSQ (centro stampa quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
Questo numero di <strong>Urban</strong> è stampato<br />
in 300.000 copie<br />
Fotolito: Body&Type,<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01<br />
A Torino, un palazzo con il piercing al naso. A Milano,<br />
sussurri e bisbigli nella Loggia dei Mercanti. La città<br />
nasconde trappole e trucchi. <strong>Urban</strong> va a cercarli.<br />
Il supermercato, il luogo più metropolitano della città,<br />
credete di conoscerlo? Errore! Mentre fate la spesa, i<br />
maghi dell’occulto e della grande distribuzione vi<br />
studiano come insetti. E voi comprate di più. Astuti, eh?<br />
La Piccola bottega degli orrori con il meglio dell’horror<br />
movie. Un miscuglio straordinario di maniaci e motoseghe<br />
sanguinanti, con un pubblico affezionato, conoscitori<br />
colti, aspiranti serial killer. A Milano. <strong>Urban</strong> è andato a<br />
vedere. Mamma mia che paura!<br />
Stalker guarda la città. Stalker cammina. Stalker esplora<br />
gli spazi vuoti, i buchi della geografia urbana,<br />
le zone ai margini. <strong>Urban</strong> si è fatto accompagnare in<br />
un’esplorazione negli interstizi dimenticati di Roma.<br />
Risultato? Un mondo parallelo, pieno di vuoti. E ricco<br />
di storie, di vite, di abitanti umani.<br />
L’Italia che non c’è più. E che forse non c’è mai stata.<br />
L’Italia delle cartoline ritoccate, dei colori saturi, delle<br />
villeggiature anni Cinquanta. Questo mese abbiamo<br />
giocato al collage. Con un’idea: la moda entra ovunque?<br />
Bene! Allora anche qui. Preparate i francobolli!<br />
TEATRO 55<br />
ARTE 57<br />
SHOPPING 59<br />
CLUB 62<br />
Editore: URBAN ITALIA srl<br />
via Tortona 27, 20144 Milano<br />
telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />
urbanitalia@urbanmagazine.it<br />
Per la pubblicità:<br />
URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />
Distribuzione:<br />
URBAN ITALIA srl, Albatros Milano<br />
Copertina: foto Wolfgang Tillmans, Aufsicht,<br />
green,1999 - courtesy Maureen Paley Interim Art.<br />
Le opere di Tillmans sono in mostra al castello di<br />
Rivoli (To), fino al 5 maggio. Curatore Giorgio<br />
Verzotti, catalogo Charta.<br />
BAR E RISTORANTI:<br />
MILANO 65<br />
<strong>ROMA</strong> 69<br />
BOLOGNA 72<br />
TORINO 74<br />
URBAN 7
illustrazione: Wayne tratto da Scrawl - Booth-Clibborn Edit.<br />
URBAN VOCI<br />
CERCA, RAGAZZO, CERCA<br />
LETTERE<br />
PSYCHIATRIC HELP<br />
Caro <strong>Urban</strong>,<br />
ti ho trovato e non ti lascio più. Però fammi dire: se<br />
leggo <strong>Urban</strong> la città mi sembra una cosa. Se invece esco<br />
di casa, la città mi sembra un’altra cosa. All’inizio ero<br />
contento, poi mi sono un po’ depresso e mi sono chiesto:<br />
perché non vedo quello che vedono loro? Rispondete,<br />
o pagatemi l’analista!<br />
Francesco, Milano<br />
Caro Francesco, di analista dobbiamo già pagare il nostro<br />
e quindi lascerei perdere. Tu prova a uscire di casa come<br />
fossi a Dublino (o Copenhagen, o Boston, o Parigi, o…)<br />
e non farti depistare dalle cose che sai o credi di sapere.<br />
Cerca il nuovo, in città. E vedrai…<br />
ROSA ROSAE<br />
Caro <strong>Urban</strong>,<br />
va bene, hai vinto tu. D’ora in poi quando mi venderanno<br />
una rosa al ristorante ci penserò due volte a dire di no.<br />
Il vostro articolo (<strong>Urban</strong> n. 5) mi ha fatto vedere la cosa<br />
sotto un altro aspetto.<br />
Bravi, continuate così.<br />
Carlo, Roma<br />
Spett. <strong>Urban</strong>,<br />
quando cercano di vendermi le rose al ristorante, di solito<br />
dico un no grazie, sforzandomi di essere gentile. Ma che ci<br />
sia gente che addirittura prende in giro il venditore non<br />
potevo immaginarlo.<br />
Se è tutto vero quello che avete scritto, complimenti: in<br />
realtà non è la storia triste di chi vende le rose, ma la storia<br />
(tristissima) di chi tratta male chi le vende.<br />
Stefania Pirri, Milano<br />
Abbiamo selezionato solo due delle numerose lettere arrivate<br />
in redazione a proposito dell’esplorazione di Cristiano<br />
Valli nel magico (?) mondo dei venditori di rose. Per tranquillizzare<br />
Stefania, sì, è tutto vero. Per tranquillizzare gli al-<br />
MARZO 06<br />
Hanno scritto, disegnato,<br />
scattato foto, pensato,<br />
suonato, ballato,<br />
e mangiato con noi<br />
questo mese:<br />
8 URBAN<br />
sandro avanzo<br />
silvia ballestra<br />
eddi berni<br />
luca bernini<br />
gibi<br />
michele calzavara<br />
monia capuccini<br />
christian carosi<br />
barbara casavecchia<br />
antonello catacchio<br />
Non si finisce mai di imparare. Bella frase, eh? Ma se<br />
volete sapere cos’è la ‘sindrome del sedere’ andate<br />
a pagina 13. Non aspettatevi grandi sederi (non siamo<br />
quel tipo di giornale), ma imparerete qualche<br />
trucchetto. Per esempio che uno dei luoghi più urbani<br />
del mondo, il supermarket, custodisce segreti che voi<br />
nemmeno vi immaginate (e, guarda caso, il sedere è il<br />
vostro). E così è per tutta la città, ovvio. Dal piercing di<br />
Torino (qui accanto) agli interstizi di Roma<br />
(esplorazione a pagina 26). Del resto, che siamo qui per<br />
cercare si sa. E infatti cerchiamo. Cerchiamo quello che<br />
nelle nostre vite, e nei posti dove esse scorrono, può<br />
lasciare una traccia, pesante o leggera, un attimo di<br />
divertimento fugace o un’impressione che dura per<br />
sempre. Per questo cerchiamo. Quanto a quello che<br />
tri: sì, continueremo così. Visto che la città l’abbiamo sotto<br />
gli occhi ogni giorno ma resta difficile da vedere?<br />
VERGOGNA PLASTICA<br />
Cari di <strong>Urban</strong>,<br />
sabato sera in un locale storico milanese, il Plastic. 20 euro<br />
di ingresso + 2,50 di guardaroba per avere servizi intasati,<br />
né un pezzo di carta né un asciugatore ad aria per asciugarsi<br />
le mani, cocktail cattivo servito in bicchieri di plastica,<br />
pista grande semi-deserta impraticabile per il fumo (una<br />
vera camera a gas, mi lacrimavano gli occhi), sala privée<br />
inavvicinabile se non per i conoscenti del Giuliano, il doorman,<br />
saletta con musica trash carina ma impraticabile per<br />
l'affollamento (impossibile ballare, anche se poteva essere<br />
molto divertente). Un quadro desolante. Sicuramente tanti<br />
lia celi<br />
stefano centonze<br />
cesare cicardini<br />
lucrezia cippittelli<br />
selvaggia conti<br />
michela crociani<br />
paul de cellar<br />
micol de pas<br />
deborah di leo<br />
guido fuà<br />
carlo frassoldati<br />
roberto giallo<br />
gabriella giandelli<br />
daniela iraci<br />
stacey lamble<br />
cristina lattuada<br />
fabio lebo<br />
alessandro lisi<br />
carlo longo<br />
paolo madeddu<br />
illustrazione: Annalisa Pagetti<br />
troviamo, beh, vedete voi. Un antro dell’orrore a Milano,<br />
dove i fanatici dello splatter e della motosega recitano<br />
se stessi fino alla caricatura, o il gioco etico dove vince<br />
anche chi perde se si comporta bene. Stranezze? Mica<br />
tanto: c’è gente (tanta) che le fa e che le consuma, che<br />
forse trova in queste passioni materiale per la propria<br />
personale ricerca. Noi raccontiamo tutto questo. Curiosi<br />
come scimmie e con la pretesa di cogliere le sfumature<br />
che altri non vedono, non guardano, o che passano via<br />
per fretta e distrazione. <strong>Urban</strong> è questo, alla fine: una<br />
piccola avventura che diventa un po’ più grande in<br />
questo numero, che conta otto pagine in più. Come si<br />
dice, altro giro altra corsa. Buona lettura.<br />
locali riescono comunque a vivere di rendita sulla<br />
fama acquisita, però io con i miei amici stranieri in visita<br />
a Milano mi sono un po' vergognato.<br />
Saluti<br />
Francesco Letti, Milano<br />
VOGLIO SPOSARLA!<br />
Ehi, <strong>Urban</strong>!<br />
Affranto e stremato da donne noiose e poco inclini all’ironia,<br />
vorrei sposare la vostra Lia Celi, l’unica che mi abbia<br />
fatto ridere negli ultimi tempi. Che ne dite, accetterà?<br />
Come posso contattarla?<br />
Dario, Roma<br />
Caro Dario, come sai le migliori sono già prese: Lia Celi ci<br />
risulta già sposata, felicemente e con prole. Ma non si sa<br />
mai, magari non sei geloso… Se vuoi scriverle, comunque,<br />
indirizza qui: anche noi vogliamo farci due risate!<br />
COME VI VENGONO?<br />
Spett. direttore di <strong>Urban</strong>,<br />
non scrivo mai ai giornali, ma questa volta non posso trattenermi.<br />
Strepitoso, geniale, il servizio di moda con i<br />
pupazzi di cera! Perché nel mondo della moda si prendono<br />
tutti tremendamente sul serio? E come fate voi a sghignazzarci<br />
su alla grande? Ma come vi vengono certe idee?<br />
Grandi!<br />
Lucia Massi, Bologna<br />
Già, come ci vengono? Boh!<br />
A.R.<br />
Ancora una volta: scrivete lettere brevi, sennò le renderemo<br />
brevi noi con le forbici. L’indirizzo è sempre quello:<br />
URBAN, via Tortona 27 - 20144 MILANO.<br />
Se siete elettronici usate la mail:<br />
redazione@urbanmagazine.it. Se usate il fax, dite al<br />
vostro dito di fare il numero 02-47716084<br />
emmanuel mathez<br />
luca merli<br />
vittorio montieri<br />
alberto mori<br />
mariacarla ottaiano<br />
annalisa pagetti<br />
peppe palazzolo<br />
silvia palombi<br />
lorenza pignatti<br />
cecilia rinaldini<br />
ALESSANDRO ROBECCHI<br />
alessandro@urbanmagazine.it<br />
susanna scafuri<br />
andrea scarpa<br />
p.d. sfornelli<br />
beatrice tartarone<br />
d.p. tesei<br />
sara totale<br />
foto: Michele Calzavara<br />
IL CITOFONO, NEL 1200<br />
A Milano, la bellissima<br />
Loggia dei Mercanti mantiene<br />
un segreto vecchio di secoli<br />
spifferandolo a tutti quelli<br />
che passano. Toglietevi una<br />
soddisfazione: parlate<br />
al muro: qualcuno sentirà<br />
quello che dite<br />
Parlare a un muro, di solito, è un’attività inutile.<br />
Ma parlare a un pilastro? Magari rivolti verso un angolo di<br />
una volta qualsiasi di Loggia dei Mercanti, a Milano, bisbigliando<br />
qualcosa al ghiandone e al serizzo, cioè quarzo,<br />
ortoclasio, biotite, plagioclasio, anfibolo… in poche<br />
parole alla roccia, quella dei pilastri di cui sopra?<br />
In questo caso è diverso, qui la voce viaggia tra gli angoli<br />
opposti di ogni crociera, e scavalca l’eventuale orecchio<br />
indiscreto in pallonetto o palombella, a seconda dello<br />
sport o del regista preferiti.<br />
In una curiosa combinazione di geometria e porosità del<br />
materiale, sembra di vederla quest’onda sonora che arriva<br />
all’ortoclasio, poi rimbalza alla biotite che la rimpalla<br />
all’anfibolo e di sponda al plagioclasio che rifinisce in verticale<br />
fino all’orecchio attento all’angolo opposto della<br />
volta. Ed è come ascoltare un citofono medievale nascosto.<br />
La loggia è del 1228, il Broletto nuovo della Milano<br />
medievale, per oltre cinque secoli luogo di mercanti di<br />
tutto ma non di cibarie e panni, che stipulavano contratti<br />
e vendevano merce, forse si spifferavano prezzi e clausole.<br />
Imbrogliavano in brolo, se vogliamo fare i linguisti:<br />
BACI RUBATI<br />
A Torino, un palazzo si è fatto il<br />
piercing. Per ricordarci che la<br />
comunicazione cominciò con le<br />
pitture rupestri. Sesto anniversario<br />
Era il 28 marzo 1996. A Torino. L’anno successivo la<br />
città sarebbe stata percorsa dal grande flusso dei giovani<br />
artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Per salutarli<br />
Torino si vestì a festa, e si fece un piercing di 22 chili di<br />
acciaio inossidabile, lucidato e brillantato, a 15 metri da<br />
terra, in piazza Corpus Domini.<br />
Erano i Cliostraat e Corrado Levi a ricordarci che “i primi<br />
segni d’arte e di civiltà sono scalfiture rupestri”, e che<br />
questo anello di 2 metri e passa di diametro infilato nell’angolo<br />
di un vecchio edificio vuole riportare “le lancette<br />
del proprio orologio al momento in cui è cessato il<br />
rapporto tra comunicazione sociale e costruito”.<br />
Perbacco!<br />
Oggi quel rapporto non c’è ancora, rimane forse nei<br />
graffiti urbani, tatuaggi sui muri delle nostre città che,<br />
come il piercing, sono il segno dei corpi viventi su marmi<br />
pietre e cemento, perché anche la città sia un corpo<br />
vivente, come i nostri che la percorrono tutti i giorni.<br />
Baci <strong>Urban</strong>i è il nome di questo piercing, cioè un atto<br />
d’amore, tra humour e amarezza, tra i linguaggi delle<br />
giovani generazioni e le loro città.<br />
<strong>Urban</strong> non c’era ancora in quel del 1996, ma c’è oggi<br />
nel 2002, a festeggiare e salutare il sesto anniversario<br />
di Baci <strong>Urban</strong>i che si avvicina.<br />
Che ne vengano altri. Di baci, e di piercing.<br />
MICHELE CALZAVARA<br />
in milanese la radice è la stessa. Ora è presidio dei<br />
piccioni, impuzzita da un McDonald, ma sempre aperta<br />
per passare un minuto di meraviglia, e parlare a un<br />
muro, attività comunque inutile, ma stavolta il muro<br />
risponde. Provare per credere.<br />
M.C.<br />
URBAN 9<br />
foto: Cesare Cicardini
IL GIOCO<br />
SONICO<br />
VENGONO DA TORINO, ma vanno dappertutto. E intorno a loro<br />
è nato un piccolo culto che li vuole banda ‘di tendenza’.<br />
Loro ci scherzano, ma un po’ ci credono anche. In poche parole,<br />
i Subsonica. Torchiati da <strong>Urban</strong>, of course...<br />
testo: Paolo Madeddu / foto: Luca Merli<br />
10 URBAN<br />
Va bene, forse lasceranno nella società e nel<br />
mondo un po’ meno tracce di quelle lasciate<br />
da altri ragazzini-carini (i Beatles, gli Stones…).<br />
Però, porca miseria, arrivano questi Subsonica<br />
e hanno tutti addosso, occhi e orecchie.<br />
Sarà che il rock italiano ha la sua dimensione<br />
non proprio gigante, ma insomma, c’è un<br />
piccolo culto intorno ai Subsonica, che a <strong>Urban</strong><br />
gli prudevano le mani. Ecco fatto: riuniti per<br />
una chiacchierata, siamo andati a cercare cosa<br />
c’è dietro. Per scoprire che dietro i Subsonica<br />
ci sono i Subsonica. Vedete un po’ voi…<br />
Come si fa nelle interviste vere cominciamo<br />
dal prodotto. Il disco si chiama Amorematico.<br />
Sarebbe a dire?<br />
(Samuel) È un titolo scomponibile in più parti:<br />
1) amore 2) matematico 3) automatico 4) ematico.<br />
L’amore è il calore delle emozioni e dei<br />
sentimenti, la matematica l’aspetto più razionale,<br />
calcolatore. Automatico è sia una reazione inevitabile<br />
che un meccanismo progettato con<br />
cura. Ematico sottolinea la sofferenza, il sangue<br />
che pulsa, le sensazioni provate componendo<br />
questi pezzi.<br />
Molto bello. Ma voi, in copertina, che ci fate<br />
vestiti da astronauti?<br />
(Samuel) L’astronauta è un viaggiatore, uno che<br />
va alla ricerca di qualcosa. Con questo disco<br />
siamo partiti alla ricerca di una parte dei<br />
Subsonica che forse per i troppi impegni avevamo<br />
un po’ perso di vista. Abbiamo fatto una<br />
specie di viaggio introspettivo all’interno dei<br />
Subsonica.<br />
A giudicare dalla foto, siete finiti in un luogo<br />
sfigatissimo. Pare Blair Witch Project...<br />
(Roger Rama, il dj) È un tocco molto piemontese,<br />
anzi, molto Savoia…<br />
(Max) Secondo Samuel il bosco rappresentava<br />
lo spazio interiore…<br />
(Samuel) Beh, il bosco è triste, ma mettici degli<br />
astronauti e diventa divertente…<br />
A proposito di Blair Witch Project, per molti<br />
brani vi siete ispirati alla realtà, tipo i fatti di<br />
Genova e di Novi Ligure. Per le atmosfere<br />
dei brani, invece, vi siete per caso ispirati a<br />
qualche film?<br />
(Samuel) Niente di preciso, anche perché ultimamente<br />
ci siamo andati poco. L’unico film che<br />
ho visto negli ultimi mesi è Jack lo Squartatore<br />
– molto bello.<br />
Molto allegro, anche. A ogni modo, perché<br />
un viaggio all’interno dei Subsonica?<br />
(Max) Sono passati cinque anni da quando ci<br />
siamo messi a giocare… È stata un’avventura<br />
continua: il tempo è volato, perché quando giochi<br />
il tempo vola. E mentre giocavamo, è arrivata<br />
una serie di conferme, abbiamo raggiunto obiettivi<br />
nemmeno sperati, di vendita e di critica…<br />
E vi siete montati la testa.<br />
(Max) No! Ma il gioco si è fatto serio. Ci siamo<br />
sentiti addosso una certa pressione. È venuta<br />
gente a spiegarci i motivi per cui abbiamo venduto<br />
tanti dischi, e come dovevamo fare per<br />
venderne di più... Insomma, per la prima volta<br />
ci siamo sentiti gli occhi addosso. Un clima di<br />
verifica, che ci ha imposto una riflessione. E<br />
un’esplorazione.<br />
E i testi? Non avete paura che qualcuno<br />
venga a chiedervi cos’è esattamente un<br />
deserto retrattile o come nasce l’esigenza di<br />
raschiare la faccia contro il muro?<br />
(Samuel) Guarda, abbiamo un sito frequentato<br />
da 15.000 ingressi la settimana con gente che<br />
ci fa il contropelo… Ogni volta che scriviamo<br />
qualcosa di introspettivo e metaforico dobbiamo<br />
renderne conto.<br />
Non sarà semplice rendere queste atmosfere<br />
dal vivo, ci avete pensato?<br />
(Max) Se intendi dire che non è musica facile<br />
da proporre nei palazzetti o all’aperto, può<br />
essere vero, anche se gruppi come Underworld<br />
e Chemical Brothers riescono a non disperdere<br />
il feeling anche in grandi spazi come i festival.<br />
Certo a noi piace molto l’atmosfera dei club,<br />
ma in città come Torino e Milano andremo nei<br />
palazzetti perché abbiamo un seguito piuttosto<br />
ampio e non vogliamo lasciare fuori nessuno.<br />
Giusto, il cliente ha sempre ragione. In Italia,<br />
storicamente, per i gruppi è più dura. Ma ci<br />
sono anche dei vantaggi?<br />
(Max) In effetti in classifica, ma anche a<br />
Sanremo, gli artisti solisti hanno la precedenza.<br />
(Samuel) Un solista fa meno fatica a farsi rico-<br />
noscere. Per i discografici è più semplice “vendere”<br />
l’immagine di un personaggio solo, che<br />
di cinque musicisti.<br />
(Max) Penso che ai solisti capiti più spesso di<br />
fare compromessi, mentre convincere tutti i<br />
membri di un gruppo è più dura.<br />
Belle parole! A cosa avete detto no?<br />
(Max) Per esempio, dopo aver affrontato Sanremo,<br />
abbiamo detto un no secco al Festivalbar.<br />
Sanremo era accettabile come apertura verso<br />
certi canali, è stata un’operazione molto trasparente<br />
tant’è che l’abbiamo raccontata giorno<br />
per giorno su Internet.<br />
A quel punto, il Festivalbar era solo questione<br />
di passaggi tv.<br />
E poi il Festivalbar è un po’ sputtanato, no?<br />
(Max) Questo sarebbe eccessivo da dire. Però<br />
Sanremo ha di interessante che ci si suona.<br />
Al Festivalbar invece c’è il playback e passa<br />
chiunque, vai e in dieci minuti hai fatto il tuo<br />
videoclip, e non sei costretto a confrontarti con<br />
te stesso e con cantanti che altrimenti non<br />
incontreresti mai come al Festival, che è una<br />
settimana in un mondo parallelo e un po’ alieno<br />
che ti fa riflettere su un sacco di cose.<br />
Certo che frequentando il vostro sito Internet<br />
e conoscendovi, nonché sentendo la vostra<br />
ritmica così vitale, si rimane sorpresi<br />
da certe atmosfere cupe e dai testi, così<br />
sconsolati.<br />
(Samuel) A volte il divertimento – compreso<br />
quello insito nella dance – è un modo di aneste-<br />
tizzare una sorta di malinconia, un po’ di ansia<br />
dovuta a una vita sballottata tra furgone, palchi,<br />
studio di registrazione. Cose che creano una<br />
sorta di squilibrio emotivo.<br />
(Roger Rama) Guarda, io produco brani dance, e<br />
il 99 per cento dei pezzi dance desidera comunicarti<br />
messaggi del calibro di “Salta qui”, “Su le<br />
mani”, “Dammi quello”. Qui hai testi che comunicano<br />
qualcosa della vita. Io, accostatomi ai<br />
Subsonica da esterno, manipolando i loro suoni<br />
per questo cd, mi sono convinto che si tratta di<br />
una band che anche quando fa dance mantiene<br />
la voglia di cantare canzoni, di una melodia –<br />
rifacendosi al pop. Sono un gruppo di ragazzi…<br />
(il gruppo sghignazza)<br />
Ehi! Ci si potrebbe fare una t-shirt!<br />
“Subsonica: un gruppo di ragazzi”.<br />
(Roger Rama) Volevo dire che è un gruppo di<br />
ragazzi che cerca di comunicare emozioni ad<br />
altri ragazzi.<br />
E che a quanto pare fa tendenza – anche i<br />
libri parlano di voi. Diciamocelo, fa figo dire<br />
“ascolto i Subsonica”.<br />
(Max) Non è che “vogliamo” avere un sapore<br />
diverso rispetto a quello che c’è in giro. È che ci<br />
piace pensare che lo abbiamo. Per esempio, c’è<br />
questo romanzo di Carlo Lucarelli dove si parla<br />
di un nostro concerto. Fa piacere, ma non credo<br />
sia perché siamo “trendy”: ci può stare che i<br />
personaggi di un libro si trovino a un nostro<br />
concerto. Ne abbiamo fatti più di 400. Alla fine<br />
c’entra anche il calcolo delle probabilità…<br />
URBAN 11
SUBLIMINALMARKET<br />
ANDATE IN TRE A FARE LA SPESA: tu e i tuoi due occhi. Ma sei sicuro di comprare quello che vuoi tu?<br />
Perché gli occhi vanno dove vogliono? E perchè quando giri il carrello guardi da un’altra parte?<br />
E la ‘sindrome del sedere’? <strong>Urban</strong> vi racconta qualche trucco: il supermarket come non l’avete mai visto<br />
testo: Vittorio Montieri / foto: Emmanuel Mathez<br />
Sei lì che spingi il tuo carrello, quando<br />
l’altoparlante comincia a diffondere le dolci<br />
note di Maria Maria di Santana.<br />
All’improvviso ti viene un’irrefrenabile voglia di<br />
vino e come in trance ti dirigi verso la<br />
bottiglieria per accaparrartene una di quello<br />
buono. Poi il motivo di sottofondo cambia.<br />
C’è Vamos A Bailar di Paola e Chiara.<br />
E adesso che ti prende? La tua uniforme casual,<br />
che è sempre stata la tua seconda pelle, d’un<br />
botto non ti piace più e ti metti a cercare tra le<br />
corsie qualcosa di più modaiolo. Sei rinscemito?<br />
Nient’affatto. È il potere della musica sul<br />
comportamento d’acquisto o, citando la ricerca<br />
dell’Istituto Italiano di Studi Interdisciplinari<br />
dello psicologo Massimo Cicogna, “lo spazio<br />
mentale che nel consumatore occupano certi<br />
messaggi subliminali legati all’ascolto di alcuni<br />
brani”. E noi che pensavamo di essere ormai<br />
vaccinati a tutti i trucchi del ‘trade’ d’ogni<br />
genere e dimensione! Come quando ti fermi<br />
all’autogrill per prendere un caffè e per uscire<br />
devi fare lo slalom tra i salami e i provoloni:<br />
sappiamo come resistere alla tentazione di<br />
ripartire con una caciotta nel bagagliaio. O<br />
quando sei in coda alla cassa, circondato da<br />
tutte le tentazioni ‘last minute’: cioccolatini,<br />
caramelle, lamette, pellicole. Eh, ci vuole ben<br />
altro per intaccare il nostro stoicismo! Abbiamo<br />
perfino imparato che le merci in scadenza sono<br />
quelle davanti e gli ultimi arrivi dietro, e<br />
facciamo abitualmente stretching dentro ai frigo<br />
per raggiungere l’ultimo yogurt della fila.<br />
Insomma, diciamolo: abbiamo messo su un’aria<br />
da ‘noi non ci frega nessuno’. Bella ambizione,<br />
ma mica vero.<br />
In fondo siamo umani, ed è per questo che<br />
lo shopping è diventato l’ultima frontiera<br />
dell’antropologia. Fior di scienziati che ieri<br />
studiavano i popoli dell’Amazzonia e delle<br />
Samoa, ora scrutano i nostri movimenti tra gli<br />
scaffali, ricostruiscono il nostro tragitto dagli<br />
scontrini, e si arrovellano per capire come mai le<br />
zuppe e i dentifrici disposti in ordine alfabetico<br />
vendano il 5 per cento in meno rispetto a quelli<br />
messi alla rinfusa. Addio Tristi Tropici,<br />
addio Margaret Mead. Oggi l’etnologo delle<br />
URBAN 13
tribù metropolitane si chiama Paco Underhill,<br />
fondatore della Envirosell, e per scrivere la sua<br />
Science of Shopping ha visionato qualcosa<br />
come 20.000 ore di filmati ripresi all’interno dei<br />
centri commerciali. E ha scoperto cose come<br />
il ‘cannibalismo asimettrico’, ovvero come un<br />
prodotto può fagocitare l’attenzione di quello<br />
di fianco, ma anche ‘l’area di decompressione’<br />
o ‘il fattore sedere’. Proprio così.<br />
“È stato osservato – spiega Giusi Scandroglio,<br />
della Envirosell Italia - che quando una<br />
consumatrice è piegata per scegliere un<br />
prodotto e si sente sfiorare inavvertitamente da<br />
dietro, desiste dall’acquisto e prosegue oltre.<br />
Dunque bisogna evitare di proporre merci che<br />
necessitano di essere esaminate attentamente in<br />
spazi troppo angusti. L’area di decompressione<br />
è invece la zona d’ingresso di un supermercato,<br />
quella dei primi passi necessari per ambientarsi<br />
14 URBAN<br />
visivamente e psicologicamente all’interno. Qui<br />
non va messo niente, perché tanto non sarebbe<br />
preso in considerazione”. Perché ciò avvenga,<br />
bisogna prima che il battito delle nostre ciglia<br />
rallenti da una media di 32 battiti al minuto fino<br />
a circa la metà.<br />
Dopodiché si comincia. “Di solito con la<br />
frutta e la verdura, che trasmettono<br />
un’immagine di freschezza”, puntualizza Ivano<br />
Schieppati, manager della JDA, azienda leader<br />
nella consulenza per il largo consumo. E si<br />
prosegue “seguendo un percorso il più<br />
possibile dettato dal distributore. Non a caso i<br />
punti caldi o i prodotti di routine come il pane<br />
e lo zucchero sono generalmente posti agli<br />
antipodi”. Nel mezzo, si fa di tutto perché ci<br />
scappi l’acquisto che non era nella lista. Si è<br />
notato ad esempio che quando giriamo il<br />
carrello, come alla fine di un corridoio,<br />
puntualmente dirigiamo lo sguardo nella<br />
direzione opposta. Ed è lì che troveremo le<br />
merci più redditizie per il super, le<br />
promozioni, le ‘private label’. Allo stesso<br />
modo, Schieppati conferma, è stato verificato<br />
che l’altezza ideale per un articolo esposto è<br />
di 15 gradi sotto al livello dell’occhio, e per<br />
quel posto a 130 centimetri da terra si<br />
scatena la guerra dei brand. Lo stesso<br />
principio, in scala ridotta, vale per i dolciumi o<br />
i giocattoli, regolarmente piazzati a misura di<br />
bambino. Buffo, però! Più una cosa è in bella<br />
vista, più i paranoici del consumerismo<br />
possono gridare alla persuasione occulta, più<br />
è evidente più è inconscia e subliminale.<br />
Non è però il caso di fare del vittimismo per la<br />
povera massaia telecomandata. Le vittime<br />
predestinate dell’acquisto d’impulso, fa notare<br />
Schieppati, non sono le casalinghe, che sanno<br />
far di conto e hanno il loro percorso ben<br />
programmato, ma piuttosto i professionisti che<br />
lavorano magari per qualche multinazionale, i<br />
workaholic del marketing e della<br />
comunicazione, insomma la stessa comunità di<br />
pusher del consumismo che, quando consuma,<br />
improvvisa. Per questo dopo le 18 bisogna<br />
assolutamente evitare ‘l’effetto Sarajevo’, ossia<br />
farsi trovare sguarniti da questo trafelato<br />
target di acquirenti che fino a un attimo prima<br />
si è preoccupato di far aumentare i profitti di<br />
qualche marca e adesso paga il dazio.<br />
Ma le strategie commerciali non si fermano a<br />
questi aspetti meccanici. “Nei nuovi<br />
supermercati della Unes” - spiega Alessandro<br />
Mofredini, direttore marketing della catena -<br />
“abbiamo cercato di sedurre la clientela con<br />
un’esperienza estetica, influenzando gli<br />
atteggiamenti attraverso la progettazione,<br />
sviluppando gli aspetti emozionali e semantici<br />
del punto vendita”: tonalità pastello per dare<br />
una sensazione di relax e comfort e attenuare<br />
lo stress della spesa; luci diffuse e ovattate, ma<br />
intense sui prodotti per esaltare i cromatismi<br />
del packaging; design senza spigoli che si<br />
avvicina, in un’ottica new age, alle rotondità<br />
del corpo umano con le sue connotazioni<br />
di accoglienza e benessere; scenografie<br />
dei retrobanchi con fondali tridimensionali<br />
che rappresentano ora un’onda ora un<br />
paesaggio bucolico; e un sistema di<br />
altoparlanti unidirezionali, realizzati dagli studi<br />
di architettura acustica della Bose, in grado<br />
di circoscrivere delle isole sonore con<br />
sottofondi differenziati per i vari reparti, dove,<br />
a seconda della merce, si ascolterà ora il<br />
rumore del mare ora il cinguettio di un uccello.<br />
Basta che compri, amico, ed eccoti la natura<br />
elettronica.<br />
“Sull’impiego dell’aromaterapia – ammette<br />
Mofredini – ci siamo fermati per le difficoltà<br />
tecnologiche nella diffusione degli odori. Ma<br />
già adesso la doratura del pane semilavorato è<br />
in grado di emanare una piacevole fragranza”.<br />
Il pubblico ha gradito. In una ricerca della<br />
Macno condotta dal prof. Abis risulta che i<br />
clienti hanno notato e apprezzato le novità. E<br />
hanno piacevolmente speso. Dal 10 al 20 per<br />
cento in più. Capito il trucco?<br />
<strong>Urban</strong> ringrazia Coop per aver permesso al nostro<br />
fotografo di impazzare per un supermercato<br />
URBAN 15
FATE BINGO!<br />
ALLA RIUNIONE<br />
COME UNA TAVOLA<br />
della tombola. Invece dei<br />
numerini, tutte le scemenze<br />
che sentite dire in ufficio, in<br />
quell’antro della tortura che<br />
è la sala riunioni. Ora basta<br />
con la noia da brain storming!<br />
Ci pensa <strong>Urban</strong>!<br />
16 URBAN<br />
Si sa con sufficiente esattezza quando il<br />
Signore creò le piante, i mari, le creature del cielo<br />
e della terra, l’uomo e la donna. Nessuno sa, però,<br />
come e perché inventò le riunioni, ma doveva<br />
essere una giornataccia. Proprio così: ad ogni<br />
giorno che sorge, migliaia di persone, bestemmiando<br />
e maledicendo il destino, entrano ‘in riunione’.<br />
Riunione di budget, di pianificazione,<br />
brain storming, riunioni creative di pubblicitari,<br />
riunioni della forza vendita, breefing di redazione.<br />
Mettetela come volete, ma la riunione è un<br />
intervallo di tempo sospeso, una nicchia spaziotemporale<br />
in cui si dicono (e si sentono dire)<br />
cose che in situazioni normali nessuno penserebbe<br />
possibili.<br />
Core business? Customer Satisfaction?<br />
Andiamo, la vita vera sta da un’altra parte! Si sa<br />
come finisce: la riunione, alla fine, è il luogo della<br />
vegetazione, del pisolo clandestino (perché<br />
credete che molti ci vadano con gli occhiali da<br />
sole?), della distrazione, dell’origami, dello scarabocchio.<br />
Ma da oggi basta! <strong>Urban</strong> ha raccolto<br />
dalla Grande Rete una delle più grandi invenzioni<br />
dell’homo riunitus (che prima era sapiens, poi si<br />
è arruolato nel terziario avanzato), e la presenta<br />
con orgoglio ai suoi lettori. Il Bingo delle<br />
Cazzate gira in rete ovunque e si accasa di pre-<br />
ferenza negli hard disk di pubblicitari e creativi.<br />
È facile: basta presentarsi alla riunione con la<br />
tavola del Bingo e stare mediamente attenti.<br />
Vince il primo che barra cinque caselle, corrispondenti<br />
ai più terrificanti luoghi comuni dei<br />
briefing. Bingo! Come per magia l’attenzione aumenta,<br />
l’entusiasmo è contagioso. Sentirete frasi<br />
come: “Fantastico! Sono stato in riunione solo<br />
cinque minuti e ho fatto bingo!”. Oppure:<br />
“All’ultimo workshop l’atmosfera era tesa, perché<br />
a 32 di noi mancava solo la quinta parola”.<br />
Insomma, tutta un’altra vita. Ci voleva poco, no?<br />
Non sappiamo, onestamente, chi si è inventato<br />
questo miracoloso Bingo. Qualcuno sospetta<br />
che siano stati i Capi Supremi, stanchi di vedere<br />
gente sbadigliare alle riunioni. C’è chi dice che il<br />
Bingo delle cazzate viene - come il rock’n’roll -<br />
dal basso, cioè da gente stufa di sentir dire<br />
‘competitors’ al posto di ‘concorrenti’.<br />
Ma la sostanza resta: se andrete alle riunioni<br />
con questa pagina di <strong>Urban</strong>, come per incanto<br />
la noia scomparirà, il clima si farà più sereno e<br />
magari (questo non possiamo garantirlo) a lungo<br />
andare si sentiranno un po’ meno cazzate.<br />
Del resto, anche noi, nel nostro piccolo, teniamo<br />
molto alla Costumer Satisfaction. Voilà!
ZOMBIE<br />
HORROR<br />
PICTURE<br />
SHOW<br />
MOTOSEGHE SANGUINANTI, maniaci<br />
omicidi, vampiri, serial killer. E tutti i loro<br />
fanatici estimatori. Una piccola bottega<br />
degli orrori si battezza Bloodbuster e sazia<br />
gli affamati di sangue. Piccolo viaggio tutto<br />
da ridere nelle manie dell’horror-cult.<br />
A Milano. Paura, eh?<br />
18 URBAN<br />
testo: Silvia Ballestra / foto: Cesare Cicardini<br />
Una sera di nebbiolina spettrale, un’insegna<br />
gialla che pulsa nella parte meno frequentata di<br />
via Panfilo Castaldi (al civico 30), a Porta<br />
Venezia, una specie di Barbès milanese. Dice<br />
l’insegna: Bloodbuster, specializzato in “horror,<br />
polizieschi, erotici, arti marziali, mondo movies…<br />
e molto altro che non osavate neanche immaginare!”,<br />
strategicamente piazzato fra la Borsa del<br />
fumetto e la Cineteca di piazza Oberdan, vi<br />
accoglie col suo tesoro di circa mille cassette fra<br />
rare e rarissime. Da un televisore posto in alto<br />
una voce colma d’allarme sta parlando di “una<br />
pietra tombale lunga dodici miglia” e un terzetto<br />
di ventenni si aggira estasiato fra gli scaffali<br />
(il più motivato ha trovato finalmente quel che<br />
cercava sebbene il suo beniamino, un attore<br />
americano di cui non afferro il nome, “è ormai un<br />
pallido ricordo di se stesso, con solo la motosega<br />
stretta in pugno a testimoniare la grandezza<br />
d’un tempo”).<br />
Serie A, da Amytiville Horror a Cronemberg, ma<br />
anche tutto il resto (The Stuff il gelato che uccide?,<br />
Killer Condom, il preservativo che uccide?,<br />
Le notti erotiche dell’uomo invisibile? Pronti!).<br />
Quando ci torno la mattina dopo, nel lettore<br />
video gira un titolo più diurno (Il giorno degli<br />
zombi di Romero, “un capolavoro assoluto”<br />
mormora a ragione un avventore prima di scomparire<br />
sotto una pioggia battente) e allora mi<br />
decido - mano a mano che la colonna sonora<br />
cresce di intensità e le urla si fanno sempre più<br />
raccapriccianti - a mettere sotto torchio i due<br />
giovani ed eroici titolari che lottano coraggiosamente<br />
contro l’assedio degli asfissianti e ignorantissimi<br />
Blockbuster. Intanto i clienti: si dividono,<br />
dicono, in tre categorie - i collezionisti, gli<br />
appassionati di horror e i malati di mente (con<br />
le relative sottocategorie degli spaccamaroni<br />
e dei nichilisti). Più i confusi che si presentano e<br />
chiedono “il film con la mano guantata di nero”<br />
o “quello del supermercato”. Chi invece si è<br />
avvicinato da una prospettiva “colta”, magari<br />
sulla scia di certi discorsi sul trash fatti a metà<br />
degli anni 90 o dopo il successo di Tarantino o<br />
Ed Wood, pare che non abbia retto al peggio<br />
vero, “perché poi il collezionista stesso, quando<br />
si risveglia, ammette che sono solo brutti film,”<br />
ironizzano. L’età non è indicativa, a parte una<br />
preminenza di adolescenti a caccia di usato<br />
horror, e nemmeno la provenienza geografica,<br />
poche donne, molta vendita per corrispondenza.<br />
Interrogati su cinque titoli da consigliare a uno<br />
che voglia incominciare a tuffarsi nell’horror si<br />
schermiscono: “Cinque? Sarebbe impossibile,<br />
sono migliaia!” poi però Daniele qualcosa tira<br />
fuori: La casa dalle finestre che ridono di Pupi<br />
Avati è realmente inquietante, e per quanto<br />
riguarda i maestri, concordano, certamente<br />
bisogna parlare di Fulci e Argento. Dunque gli<br />
italiani? Non c’è dubbio, è stracertificato, Marco<br />
Giusti docet, che l’alveo è qui, nei Settanta nostrani.<br />
A parte i grandissimi che tutti ci invidiano,<br />
i Fulci, gli Argento (“e Scorsese si è laureato con<br />
una tesi su La maschera del demonio di Bava”),<br />
tutti hanno cominciato così, anche gente che poi<br />
è stata risucchiata dalla fiction televisiva come<br />
Michele Soavi o Ruggero Deodato (è suo, ricordano<br />
indignati, quel Cannibal Holocaust ove un<br />
Luca Barbareschi esordiente uccide davvero un<br />
povero maialino). Ed è proprio la tv che ha sterminato<br />
ogni sussulto: “se prima era un vanto<br />
avere il V.M.18, adesso, col passaggio televisivo<br />
come obiettivo, ci si appiattisce e autocensura<br />
dall’inizio, altrimenti non ci si arriva. Con il politically<br />
correct di oggi sarebbe impensabile girare<br />
Non si sevizia un paperino, ti arresterebbero<br />
proprio, eppure tutto questo è stato fatto qui,<br />
mentre siamo costretti ad andare a cercare<br />
le cose italiane in Germania, in Olanda, negli<br />
Stati Uniti. Invece il pubblico esiste e continua a<br />
chiederci tutto Abatantuono”.<br />
Ma cos’è che tiene insieme il cinema d’azione<br />
di Hong Kong con Braindead o Milano odia: la<br />
polizia non può sparare o la Fenech? “È diverso<br />
da qualunque altra cosa che vedi di solito”,<br />
rispondono con grande semplicità.<br />
Poi, prima che si tuffino in un pacco appena<br />
consegnato contenente fra l’altro L’assistente<br />
sociale tutta pepe tutta sale, riesco a strappare<br />
a Daniele un’ultima risposta: fra tutti quei cimiteri,<br />
motel, case, paludi, boschi, qual è, alla fine,<br />
la location prediletta? “ Il corpo umano”, mi<br />
dice. Che domande!<br />
URBAN 19
DI GIORNO STIMATI PROFESSIONISTI, di notte virtuosi del jazz.<br />
Da cinquant’anni, ogni venerdì, c’è una cantina di Bologna<br />
che sembra un angolo di New Orleans. Amici, ospiti, vino e cibarie.<br />
Ma soprattutto musica da big band. E buonanotte ai suonatori...<br />
DR. JEKYLL<br />
& MR. SWING<br />
testo: Peppe Palazzolo / foto: Emmanuel Mathez<br />
20 URBAN<br />
Era il 1952, il 16 aprile per l’esattezza, quando<br />
un gruppo di ragazzi stregati dal jazz portato<br />
dagli yankee nel ’45, ottennero un’esibizione<br />
al Modernissimo di Piazza Re Enzo (oggi cinema<br />
Arcobaleno). Portavano il nome di<br />
Magistratus Jazz Band, perché tutti iscritti<br />
all’università e l’ateneo più vecchio del mondo<br />
non aveva l’orchestra. Terminati gli studi, quei<br />
ragazzi divennero “legittimamente” i Dr. Dixie<br />
Jazz Band perché finirono tutti per essere<br />
medici, commercialisti, avvocati, notai e a praticare<br />
con successo la libera professione.<br />
Ognuno il suo strumento del mestiere, insomma,<br />
ma senza abbandonare gli strumenti del<br />
piacere, lucidissimi ottoni, sax, trombe, xilofono,<br />
questo per dire che sembra di sentirli.<br />
Da allora quei dottori vissero due vite, da Dr.<br />
Jekyll a Mr. Hyde ma con la musica per pozione.<br />
Dopo un paio di cantine dove darsi appuntamento<br />
per le prove del venerdì, da trent’anni<br />
il quartier generale dei Dr. Dixie ha trovato<br />
dimora in uno scantinato di via Cesare Battisti<br />
(al civico 7/b, pieno centro storico), dove sempre<br />
di venerdì i “dottori” si incontrano e continuano<br />
a suonare davanti agli amici e ai maniaci dello<br />
swing d’una volta. Ovviamente tutto è gratuito,<br />
anzi, agli ospiti non mancano mai vino e affettati,<br />
attaccati con ferocia tra una reprise e l’altra, tra<br />
un a solo e una fuga del trombone.<br />
I dottori pagano per tutti. I Dr. Dixie hanno<br />
ravvivato Bologna quando era tra le capitali<br />
europee del jazz, negli anni ’60 e ’70, e continuano<br />
tenacemente anche quando il jazz si è<br />
spostato nei teatri o nei palazzetti, o si è assopito<br />
in un consumo colto e museale. Qui no.<br />
E così oggi la cantina è un’istantanea del tempo<br />
che fu, della Bologna sotterranea di mattoni<br />
rossi, delle volte a crociera con le pareti fitte di<br />
locandine d’epoca (con preziose rarità).<br />
C’è persino un vecchio flipper americano<br />
detentore di sfide lontane. Lì sotto, insomma,<br />
affiora una città che in superficie non esiste più<br />
e che osanna la memoria. Ma occhio a farne<br />
una questione di nostalgia, perché per fare lo<br />
swing da grande orchestra serve fiato e buone<br />
orecchie. Loro ne hanno e dunque...<br />
Mezzo secolo dopo, con nell’aria il profumo<br />
dell’anniversario, della formazione originaria<br />
sono rimasti in tre: Nardo Giardina, e Gherardo<br />
Canaglia e Luciano Scudellari (tutti e tre ginecologi,<br />
e bando alle battutacce da caserma!).<br />
Il resto della band (Checco Coniglio, Franco<br />
Franchini e Zeno Odorizzi) si è aggiunto dal<br />
’56 al ’58 o più avanti, anche se oggi, con<br />
qualche “giovane” in più, sul palchetto suonano<br />
in quattordici, una folla.<br />
Nelle innumerevoli session si possono contare<br />
centinaia di ospiti o ex militanti dello swing,<br />
perché quei venerdì dai Dr. Dixie, divennero<br />
per molti più che un focolare, e tanto per dire<br />
di come quella cantina sia diventata un centro<br />
seminascosto ma pulsante di Bologna, vi forniamo<br />
un piccole indice dei nomi.<br />
Quelli, insomma, che di lì ci passano, partecipano,<br />
suonano, giocano, danno una mano.<br />
Roba (anche) da vip: Lucio Dalla, Piero<br />
Angela, Johnny Dorelli, Teo Ciavarella, Renzo<br />
Arbore, Paolo Conte e Pupi Avati (che negli<br />
anni ’70 si ispirò proprio a loro per la serie<br />
televisiva Jazz Band).<br />
Oggi qualcuno cerca imperterrito i geni<br />
che allungano la vita. Chissà mai! Li trovasse<br />
(magari!), si tenga libero il venerdì sera.<br />
A Bologna. In mancanza di geni, pazienza:<br />
il vecchio jazz dei V-disc (quelli con la copertina<br />
in carta da pacco che arrivavano diritti con<br />
gli americani), come elisir di giovinezza funziona<br />
sempre. E se non sono stanchi loro dopo<br />
cinquant’anni...
22 URBAN<br />
SI CHIAMA ULTIMATE, ma potete<br />
chiamarlo come avete sempre<br />
fatto: frisbee. Solo che qui ci<br />
sono le squadre e il campionato.<br />
Ma attenti: quel che conta è<br />
“lo spirito del gioco”, per cui<br />
vince anche chi perde. Possibile?<br />
Possibile sì: un’utopia che si<br />
gioca. E attenti alla capoccia<br />
Credevate che per essere “frisbisti” bastasse<br />
lanciare un disco di plastica al parco? Non<br />
avete ancora visto un torneo di Ultimate, la<br />
disciplina sportiva che trasforma un semplice<br />
gesto del polso in una pratica di gruppo.<br />
Sono passati decenni, da quando un pasticcere<br />
americano, visto che i suoi clienti buttavano<br />
via le torte per utilizzarne i vassoi, decise<br />
di produrre in serie l’oggetto volante più<br />
semplice del mondo. Da allora l’ufo di plastica<br />
con il quale, prima o poi, tutti hanno avuto un<br />
incontro ravvicinato, ne ha sfiorate, di teste!<br />
I suoi sostenitori, nel frattempo, si sono dati<br />
da fare, e stufi di passarselo, più o meno<br />
acrobaticamente, ci hanno costruito sopra un<br />
gioco. All’inizio, forse, tutto assomigliava più<br />
a un “torello”, dove spetta a chi sta in mezzo<br />
intercettare i lanci degli avversari.<br />
Poi ci si è organizzati meglio per imbastire<br />
vere e proprie partitelle. Oggi il regolamento<br />
è ben definito, c’è una federazione nazionale<br />
(www.ultimate.it), migliaia di appassionati e<br />
un campionato mondiale, che l’anno prossimo<br />
si svolgerà alle Hawaii. Siete ancora in tempo<br />
per buttarvi nella mischia e sperare, chi può<br />
dire, in una convocazione per le isole di<br />
Magnum PI. Non si sa mai.<br />
Voglia di correre e di stare in compagnia.<br />
Oltre a un frisbee (ovvio) serve questo. E poi<br />
tanta dedizione. Perché, anche se non ci credete,<br />
per lanciare il disco a un vostro compagno<br />
– debitamente smarcato – senza farlo cadere<br />
(il frisbee, non il compagno!), ci vogliono anni<br />
di pratica. E un fisichino bello scattante, disposto<br />
a buttarsi verso prese apparentemente<br />
irraggiungibili, di quelle che strappano gli<br />
applausi. Filosofia dell’impossibile, superare i<br />
propri limiti, e per un istante, sospesi a mezz’aria<br />
in una posa plastica, convincersi di non<br />
essere così sovrappeso. Poco importa se tutto<br />
si conclude con un rovinoso tuffo nel fango.<br />
Ciò che conta è l’intenzione e il rispetto di<br />
poche e semplici regole. Si corre su un campo<br />
d’erba ampio come quello da rugby (e qui entra<br />
in gioco il fiato).<br />
Sette contro sette, passaggi solo al volo.<br />
Se il disco cade, tocca agli altri attaccare. Non<br />
si può camminare con il frisbee in mano, ma<br />
bisogna fermarsi e cercare qualcuno, bello<br />
smarcato, pronto a riceverlo. Fa punto la<br />
squadra che riesce a recapitare il disco nelle<br />
mani del compagno che si trova in area di<br />
meta. Il gioco, praticamente, non si ferma<br />
un istante. Quando attacchi, corri<br />
per liberarti di chi ti cura, se difendi<br />
è esattamente l’inverso: devi<br />
stare attaccato al tuo uomo e,<br />
quando ha il freesby in mano,<br />
“chiudere” un lato del campo<br />
per ridurgli la visuale.<br />
Spetta a lui trovare qualcuno<br />
cui passarlo<br />
entro 10 secondi. Se poi<br />
riesci anche a intercettare<br />
un lancio, stai entrando in<br />
partita. Un mix tra la pallacanestro<br />
(piede perno,<br />
passaggi veloci e smarcature<br />
rapide) e il football americano<br />
(lanci lunghi, ma nessun<br />
placcaggio). Con una particolarità:<br />
non c’è un arbitro, ma un’au-<br />
toregolamentazione<br />
da far invidia al<br />
gioco delle biglie. In caso<br />
di contestazioni, si discute, e<br />
mal che vada si riprendere il gioco in modo<br />
da simulare cosa sarebbe più probabilmente<br />
accaduto se non fosse stato commesso il fallo.<br />
Provate a immaginarvelo nel campionato di<br />
calcio e vedreste scorrere il sangue…<br />
Il contatto fisico (intenzionale) è vietato e l’agonismo<br />
non deve mai prevalere sul rispetto<br />
reciproco e la correttezza. Frisbisti uguale<br />
pacifisti? Non è detto, ma di sicuro sono<br />
devoti a un’entità astratta che altri sport non<br />
hanno, o hanno dimenticato.<br />
Il “credo” per entrare a far parte della banda<br />
si chiama Spirito del gioco. Non ci sono<br />
idoli o templi dove cercarlo. Il rituale è ripetuto<br />
costantemente durante i tornei, quando gli<br />
adepti, provenienti da ogni dove, si incontrano<br />
per celebrare il rito del lancio iniziale. Alla fine<br />
non è importante chi vince. Addirittura esiste<br />
un apposito premio per la squadra che si è<br />
distinta nell’interpretare con devozione la filosofia<br />
dello Spirito. Simpatia, allegria, alta<br />
spettacolarità delle azioni, anche a discapito<br />
del risultato, sono gli elementi per diventarne<br />
il sacerdote di turno. Chi perde non è mai<br />
sbeffeggiato. Anzi, è buona regola cantare<br />
una canzoncina tutti abbracciati alla fine della<br />
gara, sporchi e felici.<br />
Pronti a un bella bevuta di birra che regolarmente<br />
segue (talvolta però si sovrappone) alla<br />
fase più sportiva dell’attività.<br />
Pochi pazzi frikkettoni? Neanche a dirlo. In<br />
un periodo di impoverimento spirituale (così<br />
almeno dice qualcuno), la ricerca dello Spirito<br />
del gioco sembra conquistare persone di tutte<br />
le età, sesso, professione e convinzione poli-<br />
VOLA, LO SPIRITO!<br />
testo: Christian Carosi<br />
foto: Emmanuel Mathez<br />
tica. Così mi assicura Crive, uno degli storici<br />
praticanti in forza ai SalutamiAntonio di<br />
Cernusco sul Naviglio. Sono andato a trovarlo<br />
durante un meeting di preparazione delle<br />
nuove leve provenienti da tutta Italia, da<br />
Bergamo a Torre dell’Orso. Saranno loro a<br />
diffondere il verbo lungo tutta la penisola e<br />
un giorno potranno sfidare le squadre più<br />
titolate: i Cotarica e le Tequila Bum Bum di<br />
Bologna, i Bradipi di Cesena, i Voladora<br />
di Parma. Peccato non ci siano più i Discarica<br />
di Pero, che si allenavano nonostante le pessime<br />
condizioni ambientali. Guardo i nuovi<br />
apostoli del disco volante. Non hanno ancora<br />
la sicurezza dei loro maestri e tantomeno le<br />
t-shirt d’appartenenza, ma tanta voglia di<br />
scagliare in aria progetti finalizzati alla meta.<br />
Uno mi sfiora l’orecchio, accompagnato dall’urlo<br />
d’avvertimento…Uuuuup! Chi lo conosce<br />
abbassa istintivamente la testa, gli altri<br />
stanno a guardare.<br />
URBAN 23
LA CITTÀ NUDA<br />
La città ha le sue zone morte. Spicchi di di vuoto, interstizi, margini. È in questi spazi che si muove Stalker,<br />
laboratorio d’arte urbana. Esplorano, cercano, vedono quello che normalmente non si vede. <strong>Urban</strong> li ha<br />
seguiti: ma che Roma è mai questa? Stupori, sorprese e orizzonti di una transumanza cittadina. Strabiliante<br />
testo: Barbara Casavecchia / foto: Stalker<br />
26 URBAN<br />
Roma la pensi sempre piena di gente, chiese,<br />
mercatini, palazzi, ingorghi, cupole, pellegrini,<br />
auto blu e turisti, come una massa densa da<br />
sostanza radioattiva. Invece, come un atomo,<br />
è piena di vuoti invisibili: oasi murate, aree<br />
dismesse, squat. Lacune che durano anni o<br />
poche ore, che non trovi senza una guida, come<br />
La Zona di un vecchio film di Tarkovsky,<br />
custodita dagli Stalker. La citazione è d’obbligo,<br />
visto che Stalker – un Laboratorio d’Arte <strong>Urban</strong>a<br />
attivo a Roma dal ’95 (e in rete:<br />
www.stalkerlab.it) – ha deciso di chiamarsi così<br />
per quel film. Cresciuto all’ombra della Pantera,<br />
l’imprendibile felino a zonzo per l’Agro romano<br />
eletto mascotte dal movimento studentesco,<br />
Stalker ha iniziato occupando i Lungotevere,<br />
esplorando i dintorni del Raccordo Anulare,<br />
attraversando le “amnesie urbane”, i vuoti che<br />
danno un senso ai pieni della città. Terre di<br />
nessuno nascoste all’occhio. Insomma, Stalker<br />
si è dato alla “transurbanza”. Perché stalker in<br />
inglese è chi segue di nascosto, un maniaco<br />
camminatore, un vagabondo che non guarda il<br />
territorio dall’alto, sulle mappe a volo d’uccello<br />
o di satellite, ma lo sperimenta in orizzontale, a<br />
piedi, inciampando in persone, pozzanghere,<br />
filo spinato, cani da guardia.<br />
Così quest’intervista diventa viaggio, gita,<br />
esplorazione, verso Campo Boario.<br />
L’appuntamento è sotto<br />
al Ponte dell’Industria, davanti al Barcone (la<br />
Tribuna Tevere dove ogni domenica un migliaio di<br />
persone vede la partita sul megaschermo). “Per<br />
capire il Campo bisogna vedere cosa c’è attorno<br />
e come cambia. Insieme al Mattatoio, è la punta<br />
di un cuneo che va dal mare a Testaccio, un<br />
cuneo ancora vuoto perché, paradossalmente, ci<br />
sono troppi progetti in ballo”, mi dicono. Come<br />
no. Andiamo.<br />
Lungotevere dei Papareschi. Pista ciclabile:<br />
“Di questa striscia di cemento siamo un po’<br />
TRANSURBANI<br />
Il Laboratorio d’Arte<br />
<strong>Urban</strong>a Stalker è un<br />
soggetto collettivo: artisti<br />
e architetti che scrutano<br />
le aree di margine e i<br />
vuoti urbani in via di<br />
trasformazione. Attivo a<br />
Roma dal 1995, Stalker<br />
ha effettuato alcune azioni<br />
di ‘transurbanza’<br />
attraversando a piedi<br />
le zone interstiziali di<br />
Roma, Milano, Torino,<br />
Parigi, Berlino e Miami.<br />
Dal maggio del 1999<br />
occupa, insieme alla<br />
comunità kurda di Roma,<br />
l'edificio del presidio<br />
veterinario del Campo<br />
Boario (ex Mattatoio),<br />
ribattezzato Ararat: una<br />
nuova forma di spazio<br />
pubblico contemporaneo<br />
fondata sull’accoglienza e<br />
l’ospitalità. Per vederli in<br />
rete: www.stalkerlab.it<br />
URBAN 27
esponsabili. Qui nel ’93 c’erano ortiche alte<br />
due metri: le abbiamo spianate col machete,<br />
steso tapparelle come passatoie e inventato un<br />
parco spontaneo, Vivilerive. L’anno dopo è<br />
diventato Al-Quantara, un percorso lungo un<br />
chilometro tra installazioni, sculture, video, un<br />
bar, un teatro, una spiaggetta, le baracche degli<br />
immigrati algerini. Sono venuti artisti, architetti,<br />
studenti, politici, e tanta gente del quartiere,<br />
che alla fine si è ripresa il lungofiume”. Sull’altra<br />
riva intanto, scorrono i Magazzini Generali,<br />
i gazometri, i due parallelepipedi giallo-rossi<br />
dell’Acea.<br />
Risaliamo davanti al Multisala della Paramount<br />
Universal, foderato di metallo ondulato.<br />
È appena finito ma - porca miseria - più Anni<br />
Ottanta di Mister Fantasy. “È il vecchio<br />
Consorzio Agrario. La cosa demenziale è che<br />
usano il Lungotevere come retro, per il<br />
parcheggio”. Dietro l’angolo scopriamo un<br />
Royal Bingo (bingo!), una fontana di epica<br />
bruttezza, una piazzetta blindata con ristoranti<br />
in costruzione. Dietrofront.<br />
Scendiamo le scale del Teatro India, che nel ’99<br />
Mario Martone ha portato dentro l’ex Miralanza,<br />
dove una volta si faceva sapone con gli scarti<br />
del Mattatoio. Alle spalle un altro cantiere, con<br />
la betoniera che romba e una gru. “Un nuovo<br />
parcheggio”, spiega la guardia che ci rispedisce<br />
indietro. Dietrofront di nuovo: hai voglia a<br />
esplorare, a transumare. Qui c’è una non-Roma<br />
che è come nascosta. Via di nuovo. Tra via<br />
Pacinotti e la ferrovia, gli Ex Mulini Biondi tirati<br />
a lucido. Dietro le facciate in mattoni chiari<br />
dall’aplomb britannico, appartamenti, loft e<br />
negozi deluxe, ancora vuoti.<br />
Attraversiamo il Ponte dell’Industria, il primo<br />
in ferro di tutta Roma. A metà c’è una matassa<br />
di lana rossa ingarbugliata, rimasuglio del filo<br />
che Stalker ha usato tempo fa per segnare il<br />
tragitto di una camminata collettiva, riproposta<br />
agli studenti della Cornell University e del New<br />
Jersey Institute of Technology. Poi via di nuovo.<br />
Devo dirlo: questa esplorazione con le mie<br />
guide indiane comincia a mostrare posti<br />
strambi. Luoghi fisici senza un uso, luoghi in<br />
attesa. Una città che aspetta e che non è più<br />
qualcosa anche se non si sa bene cosa<br />
diventerà. Un margine, ecco. Via del Commercio,<br />
Italgas. Un operaio ci fa entrare di straforo e<br />
gironzoliamo sotto ai gazometri, chiusi dall’84.<br />
Pare che i Giapponesi volessero smontarli e<br />
rimontarli a casa loro. La scala per salire in cima<br />
al più alto è sbarrata, peccato. Gli altri due sono<br />
in restauro: ci stanno facendo dei parcheggi<br />
multipiano, tanto per cambiare.<br />
Via Ostiense, Mercati Generali. Gli Stalker<br />
spiegano: “Qui dovrebbero trasferirsi Roma 3,<br />
gli uffici comunali e tutto ciò che sarebbe<br />
dovuto andare al Mattatoio. Un altro<br />
megaprogetto fantasma”. Al civico 106 c’è<br />
l’ingresso per la Centrale Elettrica Montemartini,<br />
succursale post-industriale dei Musei Capitolini.<br />
Dannazione. Altro dietrofront.<br />
Ma poi. Sotto i piloni del Ponte dell’Industria,<br />
dietro a una parete di laminato e cartone,<br />
gracchia una radio. Poco più avanti, gli orti dei<br />
pensionati delle ferrovie, floridi e recintati.<br />
Siamo a metà tra Roma Ostiense e Trastevere,<br />
sopra alla testa corre il treno per Fiumicino. Ci<br />
arrampichiamo per un sentiero fangoso e<br />
sbuchiamo davanti alla Torre romana che<br />
regolava l’accesso al porto fluviale. A segnare<br />
l’ingresso nel Campo Boario, invece, c’è il totem<br />
di motorini dei punkabbestia. Siamo arrivati.<br />
Nel Campo ci trovi di tutto: cani, gatti e<br />
caprette, cavalli nelle stalle e nei recinti, il<br />
giardino davanti al centro sociale Villaggio<br />
Globale, il bar in foglie di palma dei Senegalesi<br />
che vivono sotto alle tettoie della Pelanda Suini,<br />
qualche salotto en plein air, una palestra, le<br />
roulotte e i macchinoni scintillanti del campo<br />
Rom Caldasha (una tribù italiana che usa l’area<br />
dagli anni ’80. Ma gli zingari vivono al Testaccio<br />
dal ’500), il gazebo plastificato dello Zoo Bar<br />
tappezzato di manifesti del concorso per<br />
cubiste. Una Roma misteriosa. Loro, le guide,<br />
raccontano: “Siamo qui dal 1999. Ci avevano<br />
invitato alla Biennale dei Giovani Artisti del<br />
Mediterraneo, nei padiglioni ristrutturati del<br />
Mattatoio. La nostra proposta è stato un<br />
workshop per studenti: un viaggio nella realtà<br />
dei rifugiati kurdi venuti a Roma per Ocalan.<br />
Insieme a loro abbiamo occupato l’ex palazzina<br />
veterinaria all’ingresso del Campo, per farci una<br />
sala da tè, una cucina, un barbiere, delle camere.<br />
L’Ararat.” In questi anni, i kurdi sono cresciuti di<br />
numero e Laboratorioboario ha prodotto<br />
incontri, seminari e performance. Il banchetto<br />
collettivo Pranzoboario. Un nuovo giardino con<br />
palme, noci e ceci. Transborderline,<br />
“un’infrastruttura abitabile per la libera<br />
circolazione delle persone”, che nel 2000 è<br />
sbarcata alla Biennale di Architettura di Venezia<br />
e a Manifesta, a Lujbljana. Sulla terrazza è nato<br />
Il Tappeto Volante: una rappresentazione in<br />
corde e rame del soffitto della Cappella Palatina<br />
di Palermo, realizzata insieme ai rifugiati e ad<br />
altri abitanti del Campo. Bellissimo. E ha girato<br />
anche lui: qui - scusate il bisticcio -<br />
il nomadismo è di casa. Il tappeto è stato a<br />
Tunisi, Tirana, Sarajevo, oggi è a Salonicco, poi<br />
andrà a Palermo e continuerà a girare per il<br />
Mediterraneo.<br />
A questo punto mi guardo intorno. Più mondi<br />
ai margini di una città. Ma anche – a volerla<br />
mettere giù dura – più mondi e basta. “Abbiamo<br />
scelto il Campo Boario perché è un territorio<br />
incerto, dove i confini mutano in continuazione.<br />
Un ottimo laboratorio di sperimentazione<br />
LUOGHI SENZA USO, LUOGHI IN ATTESA, BUCHI DI CITTÀ<br />
28 URBAN<br />
urbana per immaginare lo spazio pubblico.<br />
Presto qui ci saranno la Facoltà d’Architettura e<br />
il Dams: un fatto positivo, se riusciranno a<br />
cogliere le potenzialità di quest’area. È assurdo<br />
che la gente impari a progettare scatoloni vuoti<br />
per la cultura giovanile o l’intercultura da calare<br />
dall’alto, senza riuscire a vedere quello che la<br />
realtà già propone, anche quando è difficile<br />
come qui. A noi interessa lavorare su questo<br />
paradosso, conservando qualcosa del<br />
nomadismo di questo luogo, della sua capacità<br />
di autorganizzarsi.”<br />
Intanto, sono passate tre ore, ho scritto un<br />
quinto di quello che ho visto, sentito, annusato.<br />
Un quinto dei miei stupori. Usciamo sul piazzale<br />
del Mattatoio, per un caffè dalla Sora Rosa.<br />
Stalker saluta e se ne va. Mi lascia qui dove il<br />
territorio è noto, con la sensazione che la<br />
prossima volta sarà più facile trovare La Zona.<br />
Anche in un’altra città.
La tessera fedeltà dà diritto all'omaggio.<br />
Qualche sacchetto acquistato, e poi ne arriva<br />
uno gratis. Marketing e grande distribuzione<br />
hanno fatto scuola anche nell’aromatico mondo<br />
dei fumatori di cannabis, ormai avvezzi a fare<br />
shopping pagando con la carta di credito.<br />
Questo succede a Lugano, ma probabilmente<br />
anche a Mendrisio e a Ponte Chiasso, mete elvetiche<br />
molto apprezzate dai milanesi che, usciti<br />
dall'ufficio, salgono in auto, varcano il confine<br />
in un'oretta scarsa e tornano a casa tutti contenti<br />
con i loro sacchetti pieni di cime e foglie<br />
seccate. Che, vendute per profumare armadi e<br />
cassetti (ma andiamo!), assumeranno poi, una<br />
volta approdate a Milano, forme variabili dalla<br />
canna al cannone. E ciao-ciao al profumino su<br />
maglioni e camicie. Lavanda per armadi! Uh!<br />
Non ci vuole molto per capire che è un pietoso<br />
trucchetto. E perché altrimenti i cugini svizzeri<br />
esporrebbero cartelli che vietano ai minori di<br />
aromatizzare i propri armadi?<br />
Lugano, città di banchieri e orologiai, ha visto<br />
affermarsi un'altra categoria di lavoratori:<br />
i canapai, apprezzatissimi anche in Italia, Milano<br />
in testa. Più che per i capi tessuti con le fibre di<br />
questa generosa pianta o per i prodotti cosmetici<br />
ricavati dalle sue foglie, proprio per i sacchetti<br />
così profumati. Filippo B., ad esempio, è un<br />
ingegnere di 40 anni. Spesso esce dalla multinazionale<br />
con sede a Milano dove si occupa di<br />
componenti elettroniche e fa una gita a Lugano.<br />
Racconta: “Quando vado in Svizzera indosso<br />
giacca e cravatta Oxford ben stirata. Ai finanzieri<br />
piacciono le persone a modo, e io lo sono. Non<br />
vorrei mai deluderli”. O Luca F., presidente (sì:<br />
presidente!) di una nota casa discografica, che<br />
spiega: “Ho un fornitore a Milano, fisso da anni,<br />
una persona davvero fidata. Ma quando voglio<br />
dell’erbetta come si deve vado a Lugano a bordo<br />
della mia Audi presidenziale: viviamo a un tiro<br />
di schioppo dalle piantagioni migliori del mondo.<br />
Lo dico a ragion veduta visto che ho viaggiato<br />
molto: l’erba ticinese è proprio buona.<br />
Al contrario di quella albanese, l’unica che si<br />
trova in Italia".<br />
In Svizzera la marijuana, grazie a una norma<br />
del ’52, si può coltivare, trasformare e vendere<br />
purché la destinazione d'uso finale non sia<br />
fumarsela. Bizzarro, eh? Per la verità, un decreto<br />
federale del ’91 assicura (come molti sanno) che<br />
“non è nociva per la salute”. Contraddizioni a<br />
parte, questo popolo che può contare su 1<br />
milione e 600 mila chilometri quadrati di pascolo<br />
oltre a un milione di chilometri di boschi e foreste<br />
ha smesso di produrre solo frumento, orzo e<br />
barbabietole. I canapai giurano che la Svizzera<br />
ormai è tutta una coltivazione di marijuana.<br />
Piantina considerata sacra dagli induisti, venerata<br />
dai Sufi musulmani, dai Copti cristiani e usata a<br />
scopo medicinale dagli Esseni 200 già anni prima<br />
di Cristo. Figurarsi dai ragazzi milanesi 2002<br />
anni dopo!<br />
Piero è stato il primo canapaio di Lugano.<br />
Trentatreenne, valtellinese, è il solo dei suoi<br />
quindici colleghi (in una città di 30 mila abitanti)<br />
a non vendere i famigerati sacchetti. Ma in una<br />
stagione, da buon agricoltore, produce anche<br />
30 mila talee, piantine piccole che se ben curate<br />
e nutrite, nel giro di due o tre mesi sono pronte<br />
per il raccolto. Spiega: “È vero che i milanesi<br />
arrivano a frotte. Ma ho anche clienti siciliani,<br />
romani, pugliesi, abruzzesi, umbri, molisani<br />
e veneti. Quest’anno c’è stata un’ondata di veneti”.<br />
Una migrazione, insomma.<br />
Buddha o Trance, Shaman o Voodoo, Hempstar<br />
o Oasis, nomi e ‘modelli’ di erba da acquistare<br />
sono tanti, e vanno dai più leggeri (‘per signora’)<br />
a quelli in grado di stendere ben bene il<br />
fumatore più incallito. A Lugano se ne trovano<br />
almeno una trentina (per chi è affezionato<br />
all’hashish, invece, è meglio Soletta, vicino a<br />
Berna: il campionario offre 45 qualità). I prezzi<br />
oscillano all’incirca tra i cinque e gli otto euro<br />
al grammo: la più cara viene da Zurigo, dov’è<br />
coltivata in serra, mentre la più economica arriva<br />
dalle piantagioni ticinesi, dove il clima è ideale<br />
per ottenere un elevato contenuto di Thc,<br />
il tetraidrocannabinolo, sostanza che determina<br />
l'efficacia ‘psicoattiva’ della canapa. Per i puristi<br />
c’è anche la versione bio, ci mancherebbe!<br />
“Individuare i negozi è facilissimo. Se non si ha<br />
voglia di passeggiare per la città cercandoli,<br />
basta aprire l'elenco telefonico alla lettera ‘c’ di<br />
canapa e canapaio, ed ecco che spuntano:<br />
Mondopuro, Verde Oro, Green Bulldog, Il<br />
Canapaio, Pura Vida, Sweet Leaf, Flower Power,<br />
Green Spirit...”, elenca Michela, agente di viaggi<br />
trentenne milanese che a Lugano va (in treno)<br />
almeno una volta al mese. Fa la spesa e torna<br />
indietro. Come una volta si faceva per il pieno di<br />
benzina. “Lavoro soprattutto con una<br />
clientela fissa, metà di svizzeri e metà di italiani<br />
- racconta Marco, titolare di Sweet Leaf. Sono<br />
bancari, assicuratori, professionisti e un piccolo<br />
giro di studenti”. Quantificare il giro d'affari dei<br />
canapai non è facile. L’ultimo che ha dichiarato<br />
in diretta tivù il proprio incasso mensile (90 mila<br />
franchi, circa 132 mila euro) ha assistito, nel giro<br />
di 24 ore, alla chiusura del suo negozio di<br />
Zurigo effettuata altrettanto in diretta (la tivù è<br />
una passione anche in Svizzera!) dalle forze dell’ordine.<br />
La formula del franchising familiare<br />
(tanti negozi affidati a cugini, sorelle e fratelli),<br />
adottata da molti previdenti canapai, gli ha evitato<br />
però la bancarotta. Una domanda a questo<br />
punto sembra opportuno porre agli efficienti<br />
e marketing oriented cugini svizzeri. A quando<br />
la formula ‘tre per due’?<br />
L’ERBA<br />
DEL VICINO<br />
30 URBAN<br />
SACCHETTINI PIENI D’ERBA, venduti per profumare gli armadi. Ma nessuno li usa<br />
così: la gente, in genere, preferisce fumarseli. Perchè la Svizzera è una piccola Jamaica<br />
e da Milano ci si va a far la spesa. <strong>Urban</strong> è andato a ficcare il naso. Che profumo!<br />
testo: Anna Tagliacarne / foto: Alberto Mori<br />
URBAN 31
KINGSTON, A <strong>ROMA</strong><br />
REGGAE, DUB, SKA, rock steady, dancehall, ritmi in levare, 7 pollici, cassette e cd.<br />
Tutto rigorosamente “made in Jamaica”. Guarda come sta bene San Lorenzo con i dreadlocks...<br />
testo: Monia Cappuccini / foto: Guido Fuà<br />
Dum, dum, dum-dum. Una linea di basso (“una<br />
cosa tesa e giusta”, come diceva zio Marley)<br />
rimbalza da San Lorenzo, Roma, a downtown<br />
Kingston, Jamaica. Vibrazioni reggae a scaldare<br />
e a far muovere il corpo, aggiungi un po’ di<br />
additivo per abbandonarti ai lenti ritmi tropicali,<br />
e oplà… ecco un angolo di città in cui la distanza<br />
dalla Jamaica si misura in good vibrations.<br />
Distanze ravvicinate. Nome: One Love Music<br />
Corner. Luogo: via di Porta Labicana (al 38).<br />
Missione (possibile): fare da terminale per tutto<br />
ciò che è reggae e dintorni, produzioni italiane,<br />
eventi, rock steady, dub, ska e dancehall style in<br />
cd e lp (ampia selezione di audiocassette, video,<br />
riviste, fanzine, e pure l’acquisto in rete, all’indirizzo<br />
www.onelovehp.com). Ma soprattutto vinile,<br />
in 7 pollici (due tracce, pezzo e versione),<br />
formato fetish qui da noi, un perno su cui invece<br />
32 URBAN<br />
ruota buona parte dell’industria discografica in<br />
Giamaica. È dai primi anni ’90 che la One Love<br />
Crew diffonde il meglio della musica giamaicana<br />
con un proprio sound system, organizzando<br />
serate e concerti con ospiti italiani e internazionali,<br />
e alternandosi al ruolo di distributore, artista,<br />
produttore. Poi, dagli strumenti e i tasti della<br />
consolle e dal lavorìo incessante dei dj, al negozio.<br />
Nato nel ’96, seguito, tre anni dopo dalla società,<br />
la One Love Jamaica. Società giamaicana, per<br />
dire: ché per suonare quella roba lì – lo spirito<br />
in levare del rasta people – bisogna andare alle<br />
radici. Dunque le radici piantate a Kingston,<br />
dove, a turno, si trasferiscono per periodi di sei<br />
mesi. Per aggiornarsi sulla musica di là (prima<br />
di portarla di qua, ovvio), ma anche per altro:<br />
“entrare in relazione con la vita, l’anima, la mentalità<br />
ed il cuore della cultura reggae”, come<br />
dice Lampadread, del Corner di Roma. E aggiunge<br />
per spiegare di più: “Aprire il negozio per noi<br />
ha significato una scommessa, è stato un modo<br />
per ricavare reddito da un lavoro che già facevamo<br />
con passione, e che continua a regalarci grandi<br />
soddisfazioni”.<br />
Così, dopo aver contribuito a far crescere la scena<br />
italiana da pionieri, gli otto reggae fanatic del<br />
One Love Hi Pawa gironzolano ora per il mondo<br />
da professionisti, collaborano con label e artisti.<br />
Con un piede a San Lorenzo e uno in quell’infernoparadiso<br />
dei vicoli di Kingston, dove i suoni non<br />
vengono rinchiusi e se ne vanno in giro, pulsando.<br />
Proprio quello che cercano quelli che vengono<br />
qui, passando nel varcare di una porta da Roma<br />
al Caribe. Ops! Ma niente teletrasporto.<br />
Reggae. A farselo scorrere addosso, è un po’ la<br />
stessa cosa, no?
34 URBAN<br />
SO UV ENIR D’ITALIE<br />
LA MODA sì che sa infilarsi! E mischiare quel che era con<br />
quel che è. Guardate il Belpaese con una luce diversa. Cartoline e sfilate<br />
da un’Italia delle meraviglie, così démodé<br />
Q<br />
foto Daniela Iraci ˜ costumi Stacey Lamble ˜ trucco Carlo Longo ˜ acconciature Alessandro Lisi<br />
fotomontaggi Deborah di Leo ˜ direzione artistica Aldo Buscalferri<br />
Rapallo “Passeggiata a mare” | abito Jean Paul Gautier, borsa vintage (da Reruns ˜ Strascé, Milano)<br />
V igevano “Piazza Ducale” | abito gessato e camicia fantasia Etro<br />
URBAN 35
36 URBAN<br />
P alermo “Fontana Pretoria” | abito Patty Shelabarger, collana Egitto e bracciale Manina, Milano<br />
Roma “Piazza S.Pietro” | giacca, camicia e pantalone Paul Smith, cappello Neil Barret<br />
URBAN 37
Milazzo “Ritrovo ˜ Ristorante ˜ Bar” | vestaglia borsa vintage (da Reruns ˜ Strascé, Milano), costume da bagno Neil Barret, telo mare e porta ˜ telo Etro<br />
38 URBAN URBAN 39<br />
Sanremo “Panorama di Levante” | top e gonna Emilio Pucci, cappello e borsa Manina, Milano
40 URBAN<br />
PICCOLI<br />
MOSTRI<br />
IN CITTÀ<br />
FAUSTO GILBERTI, ARTISTA.<br />
Disegna figurine magre e disarmanti.<br />
Tu le guardi, ma sembra che siano<br />
loro a guardare te<br />
testo: Silvia Palombi<br />
immagini: courtesy Galleria Perugi, Padova<br />
Dopo un po’ che guardavo le figurette nere e<br />
magre di Fausto Gilberti che, detto fra noi,<br />
sembrano fatte di liquirizia, ho capito che ero io<br />
a essere osservata e mi sono nascosta. Sì, perché<br />
non sono io che le guardo, sono loro che mi<br />
fissano, mi scrutano; è imbarazzante perché<br />
sembra quasi che gli dia fastidio. Sono sicura<br />
che uno alla fine ha detto “embeh?”, ho sentito<br />
benissimo. Gilberti dipinge a olio su tela (ma<br />
anche sul muro se qualcuno gliene mette a<br />
disposizione uno abbastanza grande) e incornicia<br />
le sue storie istantanee sempre con una<br />
striscia dipinta, nera manco a dirlo. Fa delle<br />
polaroid, immense però; una volta si è mortificato<br />
in una miniatura di 87x87 centimetri, ma è<br />
stato male per una settimana.<br />
Adesso sta lavorando a un’opera web e a un<br />
cartone animato. Qualche titolo di suoi lavori<br />
per inquietarvi e farvi venire la voglia di conoscerlo<br />
meglio? Famiglia per bene, Pedofilo<br />
perverso, Il solito gruppetto, Mammicidio.<br />
Fausto è nato a Brescia nel 1970 e lì dipinge.<br />
Con la liquirizia.
Jessica Stockholder, Specchio, 2001<br />
GUIDA|MARZO<br />
MUSICA 44<br />
MEDIA 47<br />
LIBRI 49<br />
FILM 52<br />
La star del mese: Jessica Stockholder.<br />
Milano, Galleria Raffaella Cortese.<br />
Fino al 30 marzo 2002<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÈ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
PRO E CONTRO<br />
I VOTI DI URBAN<br />
BUONI E CATTIVI<br />
AFFOLLATO<br />
Be’, tutti qui stasera?<br />
ETNICO<br />
Qui nessuno è straniero<br />
FLIRT<br />
Uno ci spera sempre /1<br />
GAY<br />
Uno ci spera sempre /2<br />
<strong>ROMA</strong>NTICO<br />
Due cuori e un tavolino<br />
VEGETARIANO<br />
Il silenzio delle zucchine<br />
VIP<br />
C’era questo, c’era quello...<br />
TEATRO 55<br />
ARTE 57<br />
SHOPPING 59<br />
CLUB 62<br />
MANGIAMO DI TUTTO,<br />
PROVIAMO LA CITTA<br />
Mestiere difficile, quello del critico: c’è sempre qualcuno che gli sparerebbe<br />
volentieri. Ma c’è un trucco: andare, vedere e raccontare. <strong>Urban</strong> fa così<br />
Cominciamo a capirci, noi e voi. Ed è questo il momento<br />
di dare qualche spiegazione (solo quando non ci si<br />
capisce è inutile spiegarsi). A parte quello che vuole<br />
spezzare le gambe al critico musicale, quello che non è<br />
d’accordo con il critico cinematografico e quello che sta<br />
cercando con il machete chi gli ha consigliato di mangiare<br />
in quel posto “tanto carino”… a parte questo, diciamolo,<br />
andiamo d’amore e d’accordo. Come avrete capito,<br />
si parla qui di gusti & gusti, di letture critiche e<br />
giudizi che vengono - e ci mancherebbe! - giudicati.<br />
Traduco in italiano: come sapete queste pagine contengono<br />
scelte.<br />
Non è un catalogo, ma una guida. Cioè contiene quello<br />
che <strong>Urban</strong> ha deciso di segnalare in base alle sue passioni,<br />
ai suoi gusti e - chissà - alle sue paturnie. Da qui<br />
l’ovvia dialettica tra critici e utenti. Dunque c’è sempre<br />
FOOD: Milano 65<br />
Roma 69<br />
Bologna 72<br />
Torino 74<br />
quello che si lamenta e che non è d’accordo. Giusto: se<br />
volessimo essere tutti d’accordo su tutto, il giornale ce<br />
lo leggeremmo tra noi (e anche in quel caso…). Ma data<br />
per scontata la critica dei critici, ci fanno più impressione<br />
quelli che si stupiscono.<br />
Arrivano lettere e mail di questo tenore: “Ehi, è proprio<br />
vero! Sono andato a mangiare lì e avevate ragione!<br />
Dunque ci andate veramente!”. Ecco, questo ci manda in<br />
bestia: tutto un giornale per dire che qui la vita è reale<br />
(non virtuale) e poi ecco quello che si stupisce, che non<br />
si capacita: ma come fate? Buona domanda, ma risposta<br />
semplice: quando scriviamo questa guida ci travestiamo<br />
da consumatori, da avventori, da compratori di dischi, da<br />
spettatori al cinema, da clienti di libreria. Insomma, restiamo<br />
noi, e cerchiamo di essere un po’ voi. Facile, no?<br />
A.R.<br />
Frisbee, spiaggia, skater, graffiti & musica. A Rimini (28 marzo – 1 aprile) va in scena il Paganello (www.paganello.<br />
com) 2002 e la XII edizione della Coppa del Mondo di Beach Ultimate Cup. Ci sarà anche <strong>Urban</strong>: cercatelo!<br />
CIOCCOLATO A GO-GO E L , AFRICA AL CINEMA<br />
<strong>ROMA</strong> / Eurocholate<br />
Nove giorni di libidine pura tra ‘cioccocrociere’,<br />
seminari, degustazioni, mostre<br />
e guinness delle prelibatezze. Dove?<br />
Nel Sacher Romano Impero, ovviamente!<br />
Andateci, e non pensate alla dieta.<br />
Dalla Terrazza del Pincio al Palazzo delle<br />
Esposizioni, complici i punti golosi<br />
del centro storico, la promessa è: cioccolato<br />
a go–go per tutti. Per informazioni:<br />
www.eurochocalate. roma.it.<br />
2-10 marzo<br />
MILANO / Sentieri selvaggi<br />
Il consiglio è uno solo: svecchiatevi e<br />
catapultatevi alla quinta edizione del<br />
Festival di Sentieri selvaggi (www.senti<br />
eriselvaggi.org), che torna con quattro<br />
serate al Teatro dell’Elfo e allo Spazio<br />
Oberdan. Per avvicinare e capire i molti<br />
volti e modi della musica contemporanea<br />
ci si può aiutare con la parola. E infatti<br />
le esecuzioni sono precedute da<br />
approfondimenti sui giovani autori e<br />
sulle partiture. 3 marzo-15 aprile<br />
MI - <strong>ROMA</strong> - TO / Cinema Africano<br />
Se 70 pellicole e 30 video vi<br />
sembrano pochi, avete trovato pane<br />
per i vostri denti, o meglio, Un posto<br />
sulla terra. Il 12° Festival del Cinema<br />
Africano di Milano sbarca anche a<br />
Roma e Torino e presenta corti e<br />
‘lunghi’ realizzati da registi africani<br />
e della diaspora africana<br />
(www.festivalcinemaafricano.org).<br />
A Milano (15-21 marzo), Roma (23<br />
marzo-4 aprile) e Torino (5-7 aprile).<br />
URBAN 43<br />
foto: Lucio Tonina
URBAN HITS<br />
Ecco quello che abbiamo<br />
ascoltato facendo questo numero<br />
di <strong>Urban</strong>. Roba da matti!<br />
1.<br />
2.<br />
3.<br />
4.<br />
5.<br />
6.<br />
7.<br />
8.<br />
9.<br />
10.<br />
1.<br />
2.<br />
3.<br />
4.<br />
5.<br />
6.<br />
7.<br />
8.<br />
9.<br />
10.<br />
44 URBAN<br />
CREED<br />
Weathered - Epic<br />
AA.VV.<br />
Vanilla sky - OST<br />
MANLIO SGALAMBRO<br />
Fun Club - Columbia<br />
MAX GAZZÈ<br />
Ognuno fa quello<br />
che gli pare? - Virgin<br />
INCUBUS<br />
Morning view - Universal<br />
ASTRO LOUNGE<br />
Smash Mouth - Universal<br />
BRUCE SPRINGSTEEN<br />
Nebraska - Sonyc<br />
SMASH MOUTH<br />
Smash Mouth - Universal<br />
ANASTACIA<br />
Freak of nature - Sony<br />
SHANDON<br />
Not so happy to<br />
be sad - V2<br />
HORROR HITS<br />
Giù le mani da vecchi e bambini!<br />
Dieci dischi che i deboli<br />
di cuore e i giovani d’età dovrebbero<br />
evitare…<br />
RICORDATEVI<br />
DEI FIORI-Valeria Rossi<br />
Genere big babol…<br />
NUMERO ZERO-Mina<br />
Già lei è triste, con Zero...<br />
OK COMPUTER<br />
Radiohead<br />
Ok, il prezzo è giusto?<br />
I AM SAM /COLONNA<br />
Artisti Vari<br />
Le nonne piangono.<br />
I LIVE-Antonello Venditti<br />
Meglio i Pokemon…<br />
QUALUNQUE DISCO<br />
Gazzosa<br />
Spuma?<br />
GODDESS IN THE<br />
DOORWAY-Mick Jagger<br />
Basta succhiare il sangue<br />
a Lenny Kravitz<br />
SHAKE-Zucchero<br />
Ma questa<br />
non l’ho già sentita?<br />
JOVANOTTI LIVE<br />
2000-Jovanotti<br />
Bello! E la musica?<br />
LIVING PROOF-Cher<br />
Un monumento! Alla<br />
chirurgia plastica…<br />
MUSICA<br />
IL MONDO E TONDO,<br />
PROPRIO COME UN CD<br />
Due magistrali pasticciatori di suoni. E una manciata di musicisti - tra i migliori - da tutto<br />
il pianeta. Risultato: un disco che è un progetto culturale, un esperimento e un’esplorazione<br />
AUTORI VARI<br />
1 Giant Leap – Nun<br />
1 Giant Leap è qualcosa di più<br />
di un semplice album. È un progetto<br />
multimediale, composto da<br />
un cd e da un dvd di cui esiste<br />
anche una versione tagliata ed<br />
editata per un’eventuale visione<br />
cinematografica. Un progetto audiovisivo,<br />
dunque, curato da due<br />
intelligenze artistiche e musicali<br />
inglesi, Jamie Catto e Duncan<br />
Bridgeman, rispettivamente fondatore<br />
dei Faithless e autore e<br />
produttore pop di successo. I due<br />
giovanotti hanno deciso di fare il<br />
giro del mondo con un computer<br />
in spalla e alcune basi preregistrate,<br />
per coinvolgere in quello<br />
che può essere considerato un<br />
work in progress durato un anno,<br />
musicisti, artisti, intellettuali,<br />
esponenti del pensiero no global,<br />
semplici passanti.<br />
Il loro computer è andato così via<br />
via arricchendosi delle testimonianze<br />
musicali e parlate di personaggi<br />
del calibro di Michael<br />
Stipe, Neneh Cherry, Robbie<br />
Williams, Maxi Jazz, Speech, Grant<br />
Lee Phillips, Eddi Reader, Baaba<br />
Maal, Mahotella Queens, Asha<br />
Bosle, Michael Franti, Brian Eno,<br />
Dennis Hopper, Kurt Vonnegut e<br />
tanti altri. 1 Giant Leap è diviso in<br />
12 capitoli, ognuno dei quali corrisponde<br />
a un argomento/tematica<br />
cruciale: Dio, Denaro, Sesso e<br />
saggezza, Unità, Maschere e così<br />
via. Il risultato, soprattutto se apprezzato<br />
nella sua versione audiovideo,<br />
è commovente ed eccitante<br />
al tempo stesso. È veramente<br />
un giro del mondo a bordo di<br />
un tappeto volante fatto di musi-<br />
BAD RELIGION<br />
The process of belief<br />
Epitaph<br />
Non è frequente vedere gente<br />
che ha ‘inventato un genere’ suonare<br />
ancora in giro e tenere il tiro<br />
alto. Succede però ai Bad<br />
Religion, che più di 15 anni fa insegnarono<br />
a tutti cos’era l’hard<br />
core e costruirono, disco dopo<br />
ca, alla scoperta di tutto ciò che,<br />
pur tra mille differenze e modalità,<br />
ci unisce.<br />
Trovare l’unità nella diversità,<br />
si erano proposti Catto e<br />
Bridgeman. Nelle loro peripezie,<br />
UN MURO DI CHITARRE ELETTRICHE:<br />
I BAD RELIGION RITORNANO A CASA<br />
Brett Gurewitz<br />
torna nel gruppo.<br />
E il gruppo torna<br />
alla vecchia Epitaph.<br />
Chi ha detto che<br />
la melodia non<br />
deve far casino?<br />
disco, la poco soave (ma imperdibile!)<br />
architettura del punk melodico.<br />
Dopo di loro, centinaia di<br />
ragazzini californiani hanno fatto<br />
scintille, ma i capiscuola non hanno<br />
mai mollato. Ora, ecco che<br />
torna al gruppo uno dei soci fondatori<br />
(Brett Gurewitz, chitarra),<br />
proprio mentre i Bad Religion<br />
tornano all’ovile della vecchia<br />
Epitaph, label indipendente e<br />
attraversando continenti e raccontando<br />
incontri, ci sono riusciti.<br />
E adesso ci fanno vedere e ascoltare<br />
il risultato. Da brivido.<br />
LUCA BERNINI<br />
scalpitante. Risultato: un disco<br />
bellissimo, forse tra i migliori del<br />
gruppo, dove magicamente dal<br />
muro elettrico delle chitarre<br />
emergono melodie pop, coretti,<br />
rullanti di razza, impennate della<br />
chitarra. I Beach Boys investiti da<br />
un treno e tritati dal punk. Gran<br />
bella prova, bentornati. Avercene,<br />
di ‘vecchietti’ così!<br />
ROBERTO GIALLO<br />
PAT METHENY - SPEAKING OF NOW<br />
PAT METHENY<br />
Speaking of Now - Wea<br />
Per festeggiare 25 anni di carriera,<br />
Pat Metheny si è regalato<br />
questo undicesimo album,<br />
che alla fine è un regalo anche<br />
per chi da anni lo segue con<br />
passione. Dopo le prove opache<br />
degli ultimi anni, infatti, il<br />
chitarrista americano è finalmente<br />
tornato a comporre melodie<br />
fresche e coinvolgenti,<br />
dove l'improvvisazione e gli<br />
arrangiamenti filano che è una<br />
bellezza. Insomma, avete presente<br />
le vecchie cose? Bene,<br />
qui si respira quell’aria: un<br />
jazz elegante e ‘discorsivo’,<br />
capace di divagare, ma anche<br />
di ritornare al punto con decisione.<br />
Oltre ai fidati Lyle Mays<br />
e Steve Rodby nel gruppo ci<br />
sono tre nuovi ingressi:<br />
Richard Bona (voce e percussioni),<br />
Cuong Vu (voce e tromba)<br />
e Antonio Sanchez (batteria).<br />
Tutti giovani e bravi.<br />
E grazie ai quali i nove pezzi<br />
di questo cd mettono di<br />
buon umore.<br />
ANDREA SCARPA<br />
SILICONE SOUL<br />
A Soul Thing - Virgin<br />
In realtà, questo lunghissimo disco<br />
di musica dance e house<br />
(dura 71 minuti e passa!) degli<br />
scozzesi Craig Morrison e<br />
Graeme Reedie è uscito un anno<br />
fa. Senza dar fastidio a nessuno.<br />
Negli ultimi mesi, però, la versione<br />
cantata (da Louise<br />
Marshall) del pezzo Right On è<br />
U2<br />
Elevation 2001 Live from<br />
Boston - Universal Video<br />
Boh. Uno alla fine si arrende.<br />
Che gli U2 siano bravi, belli e<br />
buoni è diventata una storia<br />
così ‘globalizzata’ che alla fine<br />
si ha voglia di dire basta, che<br />
palle, ormai anche loro sono<br />
vecchi arnesi del rock, trattia-<br />
ALANIS MORISSETTE - UNDER RUG SWEPT<br />
diventata una hit ovunque nel<br />
mondo, così adesso tutto il gioco<br />
viene ripubblicato con questa<br />
nuova perlina. Il pezzo in questione<br />
è anche gradevole e ballabile,<br />
ma per il resto siamo alla<br />
cattiveria pura. Che si possa<br />
pensare che l’elettronica è difficile<br />
da valutare e dunque si consegna<br />
al pubblico quel che capita,<br />
passi. Ma qui si esagera!<br />
Perché lo fate, ragazzi, perché?<br />
A chi giova?<br />
ANDREA SCARPA<br />
ALANIS MORISSETTE<br />
Under rug swept - Wea<br />
Una che è partita incazzata come<br />
un puma e che poi ha trovato<br />
l’equilibrio, che terzo disco<br />
fa? Quello di Alanis Morrisette è<br />
un album bello solido, di conferma:<br />
sono qui, sono sempre nuda<br />
e vi racconto quello che vedo<br />
guardandomi e sentendomi<br />
dentro. Il cd è bello, con almeno<br />
un paio di pezzi veramente<br />
sopra il mondo, e assomiglia<br />
più al primo, leggendario<br />
Jagged little pill che a quello<br />
dopo, più intimista e ‘pensato’.<br />
In Under rug swept Alanis, è<br />
meno istintivamente arrabbiata<br />
con il mondo e con le cose, e<br />
qualche volta resta la voglia di<br />
sentirla urlare, ma in certe canzoni<br />
(come il singolo Hands<br />
clean) ha ancora la capacità di<br />
prendersi sulle spalle le tue sfighe<br />
e dargli voce con dolcezza<br />
e forza, consolatoria e incazzata.<br />
E poi scrive canzoni come<br />
That particular time, ovvero<br />
moli con rispetto, ma smettiamola<br />
con l’incensamento di<br />
Bono e the Edge. Insomma:<br />
“bravi ma basta”. Poi metti su il<br />
dvd e ti trovi un concerto pieno<br />
di musica e di anima, ripreso<br />
e suonato benissimo in quel<br />
di Boston... La scaletta fa paura,<br />
le versioni sono pulite e<br />
‘volano’ come uno sogna debbanno<br />
fare dal vivo le canzoni<br />
FLUXUS - FLUXUS<br />
piano voce e tastiere liquide<br />
piene di nostalgia e pensiero.<br />
Alanis resta e si conferma, il<br />
suo modo di scrivere è diventato<br />
uno stile, e anche per questo<br />
cd si può dire che vale il<br />
suo prezzo. Un bel modo di fare<br />
primavera.<br />
EDDI BERNI<br />
FLUXUS<br />
Fluxus - Furious Party<br />
Sono dieci anni e più che i<br />
Fluxus da Torino si danno da fare,<br />
da quando quel Vita in un<br />
pacifico mondo nuovo li segnalò<br />
alla critica underground di allora<br />
come poderoso gruppo crossover<br />
dalle entrature quasi metal.<br />
Da allora sono passati anni<br />
e album, un percorso discografico<br />
quasi tortuoso e non privo<br />
di episodi interlocutori (Pura lana<br />
vergine) e altri assolutamente<br />
poco considerati (Non esistere),<br />
fino a ritrovare se stessi in<br />
una forma canzone infettiva e<br />
potente con questo nuovo album<br />
che porta semplicemente il<br />
loro nome. Del resto, non è una<br />
novità che la carriera di gruppi<br />
italiani passi inosservata per<br />
anni. Testi meravigliosi, poesia<br />
metropolitana e malessere<br />
espresso con furia e la giusta<br />
introspezione, un suono mai così<br />
essenziale ed emozionante.<br />
La tromba di Roy Paci e la chitarra<br />
di Roberto ‘Tax’ Farano<br />
sono soltanto due piccoli regali<br />
aggiuntivi a quello che è già un<br />
piccolo capolavoro.<br />
LUCA BERNINI<br />
YANN TIERSEN - AMELIE FROM MONTMARTRE<br />
YANN TIERSEN<br />
Amelie from Montmartre<br />
Virgin<br />
Due motivi per procurarsi questo<br />
disco. Il primo è il suo autore,<br />
Yann Tiersen, eccentrico<br />
musicista francese capace da<br />
tempo di mescolare minimalismo,<br />
folk e poesia in una musica<br />
capace di riscaldare il cuore<br />
come il migliore bicchiere di<br />
vino. Il secondo è il film di<br />
Jean-Pierre Jeunet, Il favoloso<br />
mondo di Amelie, di recente<br />
uscito sui nostri schermi e salutato,<br />
anche qui, come in<br />
Francia, come una rivelazione.<br />
Personaggio poco conosciuto<br />
in Italia - per niente, anzi, se<br />
non fosse stato per quei pazzi<br />
del Consorzio Produttori<br />
Indipendenti (Maroccolo e gli<br />
altri, per capirci) che avevano<br />
pubblicato qualche anno fa lo<br />
splendido Le phare - Yann<br />
Tiersen ci regala una colonna<br />
sonora che affianca a momenti<br />
quasi cameristici tutta la delicatezza<br />
e la magia del personaggio<br />
protagonista, raccontato<br />
in 20 composizioni che<br />
sembrano piccoli episodi ottenuti<br />
affiancando fisarmonica,<br />
pianoforte, mandolini, piano<br />
giocattolo (in questo similmente<br />
a un altro francese eccentrico,<br />
Pascal Comelade) e<br />
tanti altri strumenti.<br />
È un disco struggente, neanche<br />
a dirlo, e prezioso come<br />
sanno esserlo solo certe piccole<br />
cose.<br />
LUCA BERNINI<br />
SEMPRE U2, NONOSTANTE TUTTO<br />
Imbolsiti, vecchi, dinosauri del rock. Bravi! Esercitatevi a dire male del gruppo di Bono e<br />
The Edge. Ma poi, quando li vedete in dvd... Ecco un disco che è difficile togliere dal lettore<br />
e già sei costretto a dire “staranno<br />
pure invecchiando, ma lo<br />
fanno proprio bene”…<br />
Poi metti su il secondo dvd, e<br />
ti ritrovi le riprese fatte tra il<br />
pubblico e poi anche la versione<br />
fatta in regia, con il regista<br />
che balla tutto il tempo mentre<br />
dà gli stacchi e sembra si stia<br />
divertendo veramente tanto…<br />
E poi il backstage, tre live ex-<br />
tra, due trailers delle precedenti<br />
tournee, link e savescreen<br />
vari… Certe volte è vero,<br />
non contano gli anni, contano<br />
i chilometri, come insegnava<br />
il vecchio Indiana Jones: e i<br />
quattro ex ragazzi di Dublino a<br />
strada fatta e consumata stanno<br />
ancora davanti a tutti…<br />
EDDI BERNI<br />
<strong>ROMA</strong><br />
DAL VIVO<br />
MILANO<br />
3 marzo<br />
STEREOPHONICS<br />
Magazzini Generali<br />
È passato un po’ di tempo<br />
dalla rivelazione di<br />
Performance & Cocktails, ma<br />
loro ci sono sempre. Pop-rock.<br />
12 marzo<br />
STROKES – Rolling Stone<br />
Il ritorno del rock. Ma rock<br />
come? Rock e basta, appena<br />
appena un po’ velvet.<br />
Ecco i trionfatori dei referendum<br />
2001.<br />
1 marzoVERDENA -<br />
Palacisalfa<br />
Dopo un album straordinario<br />
e un nuovo Ep, il rock italiano<br />
non può più fare a meno di<br />
loro. Di meglio c’è molto poco.<br />
11 marzo<br />
INTERNATIONAL NOISE<br />
CONSPIRACY<br />
Black Out Rock Club<br />
Uno dei gruppi del momento,<br />
capaci e intriganti con una<br />
formula semplice, ma ancora<br />
non svelata. Molto urban.<br />
E un vago sapore di Clash.<br />
TORINO<br />
8 marzo<br />
DAVIDE VAN DE SFROOS<br />
Hiroshima Mon Amour<br />
Una vera e propria leggenda<br />
del nord ovest, musica folk<br />
in dialetto e un seguito<br />
di pubblico che continua<br />
a crescere.<br />
15 marzo<br />
SHANDON<br />
Hiroshima Mon Amour<br />
Il punk più punk che c’è, con<br />
un nuovo album – Not so<br />
happy to be sad – fresco di<br />
stampa. Da vedere.<br />
BOLOGNA<br />
10 marzo<br />
CRANBERRIES<br />
Palamalaguti<br />
Che dire su Dolores e affini?<br />
Tanta voglia di normalità,<br />
casa, famiglia e affetto.<br />
Come saranno dal vivo?<br />
Scopritelo voi.<br />
27 marzo<br />
SUBSONICA<br />
Ruvido Live Music & Restore<br />
I trionfatori di questo 2002<br />
iniziato timidamente sono<br />
loro. E la loro musica sintetica<br />
e ispirata. Voi provateci.<br />
URBAN 45
Leo Cimpelin, Martin Mystere<br />
MEDIA<br />
FUMETTI, CARTOON<br />
E ANCORA FUMETTI<br />
Arrivano i classici.<br />
A Cartoomics tengono<br />
banco ancora loro:<br />
gli eroi più famosi<br />
del mondo<br />
Se siete rissosi, irascibili e inimitabili,<br />
e il vostro eroe è<br />
Braccio di Ferro, il posto giusto<br />
(anzi, l’appuntamento giusto)<br />
per voi è Cartoomics, il più importante<br />
punto d’incontro milanese<br />
con il mondo del fumetto,<br />
dei cartoons e dei videogame. Il<br />
bel tenebroso Diabolik, eroe di<br />
ben più di una generazione, svelerà<br />
qui tutti i suoi segreti in una<br />
mostra con tavole originali e oggetti<br />
cui ha prestato la sua calzamaglia<br />
nera.<br />
Cucciolo e Tiramolla, compagni<br />
di tante vacanze quando le loro<br />
avventure si potevano comprare<br />
L , UNICA RADIO LIBERA: LA TUA<br />
Problemi col monopolio dell’informazione?<br />
Desiderio incontrollabile<br />
di esprimersi via<br />
etere? La soluzione sta nell’acquisto<br />
di un kit per farsi una<br />
radio in casa. I pezzi necessari<br />
si possono ordinare in rete<br />
dalla Free Radio Berkeley<br />
(www.freeradio. org). Costo in-<br />
in edicola in pacchi da minimo<br />
quattro album, festeggiano invece<br />
il loro cinquantesimo compleanno.<br />
Esposti anche tutti gli<br />
oggetti che hanno ospitato l’effigie<br />
del marinaio forzuto Popeye<br />
e, udite-udite, sarà possibile anche<br />
incontrare colui che gli ha<br />
dato vita, il grande disegnatore<br />
Hy Eisman. Ma non è finita qui.<br />
Un’altra mostra sarà infatti dedicata<br />
al compagno inseparabile<br />
di Zagor, il pacioso Cico, ormai<br />
da vent’anni protagonista di una<br />
testata tutta sua, la Cico Story.<br />
Cartoomics sarà anche l’occasione<br />
per fare un confronto tra la<br />
produzione di due disegnatori di<br />
generazioni diverse. La casa editrice<br />
Epierre celebra infatti in un<br />
volume l’instancabile maestro<br />
Leo Cimpelin (tra gli innumerevoli<br />
personaggi spiccano il legionario<br />
Triburzio e Johnny Logan)<br />
e Leo Ortolani, autore del supe-<br />
torno ai 1.500 dollari per l’apparecchio<br />
base, che garantisce<br />
30 km di diffusione. Insomma,<br />
una volta montati amplificatori,<br />
circuiti e antenna, in città vi<br />
sentiranno tutti.<br />
C’è solo un problema: la legge<br />
Mammì impone un’autorizzazione<br />
governativa per poter<br />
Courtesy by Leo Cimpelin<br />
reroe Ratman. La mostra (www.<br />
assoexpo.com/cartoomics) non è<br />
però dedicata solo ai fumetti. C’è<br />
spazio anche per le postazioni<br />
di gioco per videogame, per lo<br />
scambio di schede telefoniche,<br />
Con meno di 2.000 euro vi fate un’emittente radiofonica. Unico problema: sarete pirati<br />
trasmettere programmi radiofonici.<br />
E sì, perché l’etere è considerato<br />
di proprietà dello Stato<br />
che, in via del tutto eccezionale,<br />
lo può concedere ai privati.<br />
Non disperate, restano solo<br />
due alternative: o ci si mette in<br />
coda dietro alla lobby dei comunicatori<br />
di professione per<br />
francobolli, sorpresine e figurine<br />
(da quelle Liebig a quelle<br />
dei Pokemon) e di edizioni rare<br />
di dischi in vinile. Previsti anche<br />
borse di studio e premi per<br />
giovani sceneggiatori e ‘querce<br />
secolari’ del fumetto italiano.<br />
Gran finale, il 23 marzo, con<br />
editori, autori, disegnatori e<br />
ospiti internazionali. Dove? Alla<br />
Sala Congressi in via Corridoni<br />
16. Andateci su una cattivissima<br />
e superaccessoriata coupé nera.<br />
O in alternativa portatevi la vostra<br />
scatoletta di spinaci.<br />
SUSANNA SCAFURI<br />
Cartoomics 2002<br />
Salone del Fumetto dei<br />
Cartoon e dei Videogames<br />
Fiera di Milano<br />
21-24 marzo<br />
Tel. 02-4815541<br />
ottenere una licenza o si fa finta<br />
di nulla sperando di non essere<br />
beccati. Oppure, si fa come<br />
quelli di Free Radio Berkeley,<br />
che per trovare uno spazio libero<br />
dove trasmettere sono andati<br />
fino in Chiapas.<br />
CHRISTIAN CAROSI<br />
SUL PALCO<br />
DONNE IN TEATRO<br />
Milano<br />
In campana: a Milano riapre<br />
lo storico Teatro in corso di<br />
Porta Nuova 32. Ci sono voluti<br />
cinquant’anni, ma dall’8<br />
marzo il nuovissimo spazio<br />
culturale polivalente promette<br />
di fare faville. Si comincia con<br />
la mostra dedicata alla pittrice<br />
mozambicana Bertina Lopes<br />
(fino al 7 aprile) e si continua<br />
con seminari, laboratori e film.<br />
Filo conduttore l’Africa.<br />
Tel. 02-36530451<br />
TEATRO SULLA LUNA<br />
Milano<br />
Il teatro va sulla Luna. Il Franco<br />
Parenti (via Pier Lombardo, 14)<br />
si arricchisce di nuovi spazi. Il<br />
progetto Città della Luna prevede<br />
infatti la trasformazione<br />
del teatro in una innovativa cittadella<br />
dello spettacolo capace<br />
di diventare punto di riferimento<br />
per media diversi. Per ora, si<br />
parte con l’inaugurazione di<br />
una caffetteria con postazioni<br />
Internet. Poi corsi (gratuiti) di<br />
navigazione Web, incontri, serate<br />
a tema, musica, food, libreria<br />
e spazio bimbi.<br />
Tel. 02-55184075<br />
SUL WEB<br />
LINK ASSOCIATED<br />
www.linkassociated.org<br />
Potremmo chiamarlo intrattenimento<br />
(e informazione)<br />
digitale. Ovvero la capacità<br />
di catturare l’utente attraverso<br />
la Rete. Un esempio?<br />
Il Link Associated di<br />
Bologna, noto in tutta Italia<br />
per la sua produzione culturale<br />
d’avanguardia, ridefinisce<br />
adesso il proprio ruolo<br />
spalancando le porte al web.<br />
Firmato da poco l’ingresso<br />
di Radio K nel proprio<br />
Network, il Link punta ora<br />
sulla diffusione dei contenuti<br />
via Rete grazie al cablaggio<br />
di una superficie pari a<br />
circa 3000 mq. I laboratori<br />
multimediali del Network<br />
stanno ultimando un gigantesco<br />
database sul quale<br />
poggeranno diverse produzioni<br />
culturali: editoria digitale,<br />
format radiotelevisivi,<br />
immagini di eventi, conferenze,<br />
interviste e una web<br />
tv con palinsesto no-stop<br />
(24 ore su 24). Come dire,<br />
se Maometto non va alla<br />
montagna…<br />
PEPPE PALAZZOLO<br />
URBAN 47
LIBRI<br />
IL SUONO DEGLI EX<br />
Prendi una rock band composta di ex amanti e l’altalena emotiva tra l’underground<br />
e il mercato. Buona scrittura e autoironia nel microcosmo della musica giovane<br />
LA BAND DEGLI EX AMANTI<br />
Pagan Kennedy<br />
Arcanafiction, 154 pp.,<br />
8,26 euro<br />
Sono quattro, i componenti d’una<br />
band indie in ascesa, e a turno,<br />
Hank, Lilly, Shaz e Walt, nell’ordine,<br />
vengono raccontati in quattro<br />
capitoli: questa la struttura del libro<br />
(è un romanzo, eh, anche se<br />
esce per Arcana che conoscevamo<br />
come casa editrice specializzata<br />
in saggistica, biografie e testi<br />
di canzoni, e ora apre alla fiction).<br />
Hank è un chitarrista che ha già<br />
cambiato decine di band - la perfida<br />
fanzine Sound, popolarissima<br />
fra i musicisti della scena, scrive<br />
che “usa i gruppi proprio come<br />
fazzolettini di carta” - e in attesa<br />
di sfondare e diventare famoso lavora<br />
in un negozio di dischi. Lilly<br />
è una studentessa d’arte e ha talento:<br />
vuole imparare a suonare,<br />
scrive i testi, trova le melodie,<br />
inventa il nome del gruppo (gli<br />
Exes: dovrà essere composto da<br />
gente che è stata insieme e poi si<br />
è lasciata, esattamente come loro<br />
due), elabora strategie promozionali,<br />
tiene il palco.<br />
Shaz, la bassista, è una giovane<br />
che proviene da una famiglia musulmana,<br />
è bisex, e fugge da<br />
un’esperienza già avviata con un<br />
gruppo, gli Sluggo, che ha mollato<br />
alla vigilia della firma del contratto<br />
con una major e di un tour<br />
europeo. Infine il suo ex, il batterista,<br />
Walt, che, invece, da studente<br />
prodigio è passato a fare il postino<br />
dopo una crisi nervosa. Il tutto<br />
ambientato a Boston, fra punk,<br />
grunge e cross-over.<br />
È brava Pagan Kennedy, a rendere<br />
conto, con perizia e con leggerezza,<br />
delle diverse dinamiche.<br />
Intanto, quelle di coppia: la trova-<br />
IL TESTAMENTO DI MAMMA<br />
Anne Fine<br />
Sonzogno, 300 pp.,<br />
15,90 euro<br />
La mamma tirannica che, da<br />
vecchia, è ancora più dura, il disagio<br />
dei figli che rimuginano<br />
sulle angherie subite da sempre,<br />
le discussioni attorno a questioni<br />
patrimoniali (la casa), il balletto<br />
fra fratelli, sono elementi comuni<br />
ta degli ex fa in modo che si raccontino<br />
diversi modi di essere<br />
amanti e amici, la collaborazione<br />
e solidarietà, il rapporto fra uomini<br />
e donne, quello coi rispettivi,<br />
attuali, partner.<br />
Poi, e qui viene il bello, c’è la delicata<br />
questione del gruppo.<br />
Dapprima le prove in due, Hank e<br />
Lilly da soli in cantina che lavorano,<br />
fantasticano e cazzeggiano (la<br />
loro prima batteria - elettronica -<br />
diventa un amico immaginario, tale<br />
Ivan, che pensano come un metallaro<br />
un po’ campagnolo e ottuso).<br />
Poi la ricerca dei nuovi mem-<br />
a questo testo e al precedente<br />
Villa ventosa.<br />
Déja vu, per chi segue la Fine,<br />
sebbene qui sia Colin al centro<br />
del racconto, stretto com’è fra<br />
donne che lo trattano malissimo -<br />
la mamma da accudire, la sorella<br />
gemella che se ne tiene alla larga,<br />
la rampante immobiliarista<br />
Perdita, e Mel, un’ex trapezista<br />
con un’adorabile figlia treenne.<br />
bri da rodare e la sintonia da costruire,<br />
l’equilibrio da accordare.<br />
Quindi il primo concerto, il rapporto<br />
col pubblico, la stampa<br />
(sebbene si tratti del solito, pettegolissimo,<br />
Sound col suo amatoodiato<br />
circuito underground), lo<br />
sbattimento delle tournée, la lealtà,<br />
la possibilità di diventare<br />
“grandi”, di andare a fare le rockstar<br />
in giro per il mondo.<br />
Dunque il salto dall’essere indipendenti<br />
all’avere a che fare con il<br />
mercato, col solito dilemma (falso<br />
problema?) fra purezza e commercialità,<br />
con la prospettiva di<br />
MAMME INGLESI: CHE TRAGEDIA!<br />
Più varie facce e voci che bene<br />
rendono l’idea di una società occidentale<br />
sempre più popolata<br />
dagli anziani con tutte le paturnie<br />
e difficoltà vere. Lo stile, brillante,<br />
i dialoghi e gli sfoghi recriminatori<br />
e vittimistici, sempre acidi e taglienti,<br />
risultano un po’ impantanati<br />
in una questione macchinosa<br />
(i dettagli relativi a un’assicurazione<br />
sono noiosi per loro stessa<br />
fare di questo divertimento un lavoro,<br />
attraente ma non così ovvio<br />
e semplice - e sarà Shaz a fare<br />
maggiori resistenze.<br />
Un romanzo riuscito perché poteva<br />
essere a forte rischio-compiacimento<br />
(data l’ambientazione,<br />
da brivido!!!), ma che invece,<br />
giocando sul registro del comico,<br />
e poggiando su buoni riferimenti,<br />
riesce a essere onesto e credibile.<br />
Chissà che ne diranno i tanti<br />
musicisti italiani che scrivono,<br />
di solito, d’altro.<br />
SILVIA BALLESTRA<br />
Una società anziana, una famiglia claustrofobica. Anne Fine e la cupa normalità domestica<br />
natura). L’intuizione di fare delle<br />
piccole tragedie domestiche uno<br />
scenario per il dispiegarsi di affetti<br />
e dolori e gelosie, indagando<br />
l’equilibrio sempre incerto<br />
della ‘famiglia’ sta incamminandosi<br />
sulla strada del già collaudato.<br />
Da lodare, però, sempre, la vivacità<br />
e il palpitante godimento<br />
della narratrice. Ma sono davvero<br />
così fetenti le mamme inglesi?<br />
illustrazione: Gabriella Giandelli<br />
IN LIBRERIA<br />
Il pestaggio visto<br />
da dentro e il<br />
topo politically<br />
uncorrect. Ma<br />
Topolino era a<br />
Genova?<br />
NOI DELLA DIAZ<br />
Lorenzo Guadagnucci<br />
Editrice Berti, pp.170,<br />
8 euro<br />
Fortuna (per noi, non certo<br />
per lui) che dentro la scuola<br />
Diaz ci fosse anche un giornalista:<br />
Lorenzo Guadagnucci<br />
della redazione economica del<br />
Resto del Carlino, la sera del<br />
21 luglio 2001, come altre<br />
decine di giovani e meno giovani,<br />
aveva preso posto col<br />
suo sacco a pelo all’interno di<br />
quelle mura dove fu condotta<br />
una terribile mattanza. Questo<br />
suo libro molto intenso si apre<br />
con lo choc delle botte cieche<br />
e improvvise, prosegue con la<br />
degenza in ospedale, la comprensibile<br />
angoscia, i rapporti<br />
umani che instaura coi carcerieri<br />
e i medici in questa situazione<br />
impazzita, il racconto di<br />
Porto Alegre con i bei ritratti<br />
di Galeano, Bové e Gesualdi, e<br />
finisce con schede tematiche<br />
sul lavoro, serio, fatto in questi<br />
anni dal movimento per un<br />
mondo più giusto.<br />
CAMERATA TOPOLINO<br />
Alessandro Barbera<br />
Stampa alternativa<br />
pp. 110,<br />
7,23 euro<br />
Prometteva di più quel titolo<br />
a effetto! In realtà si tratta<br />
di un excursus su tutto quello<br />
che è stato scritto sui fumetti<br />
Disney - e non sui film,<br />
come giustamente rileva<br />
l’autore - negli ultimi trent’anni,<br />
in Italia. Scorrendo<br />
la bibliografia si trovano<br />
le firme più disparate, dagli<br />
esperti di sempre, Del<br />
Buono, Raffaelli, Faeti, fino a<br />
Garavini e Del Giudice: tanti,<br />
soprattutto da sinistra,<br />
hanno scritto, ma solo su<br />
Topolino. Certo che leggere<br />
Oreste De Fornari che stronca<br />
il Libro della giungla (personaggi<br />
scialbi?!, trama sfilacciata?!)<br />
fa prudere le mani.<br />
Dunque, urge un libro più<br />
nutrito e completo sull’ideologia<br />
Disney, proprio perché<br />
l’ultimo capitoletto, quello<br />
sul mondo magico-iniziatico<br />
delle fiabe, sposta il dibattito<br />
su un piano più articolato e<br />
interessante (e quel fascista<br />
di Topolino diventa nazista).<br />
URBAN 49
VIA DI QUI<br />
Vivere in famiglia,<br />
grazie al tribunale.<br />
Tanguy da ridere<br />
Tanguy è straordinario: ha<br />
compiuto trentadue anni, è laureato<br />
in filosofia, parla correntemente<br />
una quantità esagerata<br />
di lingue, tra cui il cinese e il<br />
giapponese, è una persona<br />
brillante e seducente che sa come<br />
comportarsi in società.<br />
Insomma, sarebbe il figlio modello<br />
per ogni genitore.<br />
Se non che Tanguy vive ancora<br />
con loro e non ha alcuna intenzione<br />
di andarsene dal nido famigliare.<br />
Esauriti i tentativi di<br />
convincimento, ai vecchi non<br />
resta che cacciarlo di casa. Ma<br />
Tanguy non si dà per vinto, li<br />
porta in tribunale, vince la causa<br />
e torna trionfalmente a casa.<br />
A questo punto in famiglia è<br />
guerra aperta. Etienne Chatilez<br />
con Tanguy mostra di saper cogliere<br />
ancora una volta uno dei<br />
nodi contraddittori del vivere<br />
contemporaneo occidentale<br />
trasformandolo in commedia<br />
paradossale.<br />
Le risate sono comprese nel<br />
prezzo, anche se alla fine tutto<br />
ruota intorno a una sola idea,<br />
per quanto brillante. Sabine<br />
Azema e André Dussolier sono<br />
i genitori del piccolo mostro,<br />
interpretato da Eric Berger.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
GARZANTINA<br />
Gestire un casinò è come derubare<br />
una banca senza poliziotti<br />
in giro. Las Vegas purifica<br />
dai peccati. È come un<br />
lavaggio macchine della moralità.<br />
(Robert De Niro,<br />
Casinò)<br />
Io credo nell'intelligenza dell’universo,<br />
con l’eccezione di<br />
qualche cantone svizzero.<br />
(Woody Allen, Il dormiglione)<br />
Sto male, ho una colica apatica,<br />
ho bevuto troppi liquori<br />
stranieri: curassò, pernacchio.<br />
(Totò, Totò, Peppino e i fuorilegge)<br />
Non vedo volare tanto fango<br />
dalle ultime elezioni. (Groucho<br />
Marx, Un giorno alle corse)<br />
Gli americani come europei<br />
non sono granché. (Barbara<br />
Hershey, Ritratto di signora)<br />
A che ora è la rivoluzione,<br />
signora? Come si deve venire?<br />
Già mangiati? (Vittorio<br />
Gassman, La Terrazza)<br />
52 URBAN<br />
FILM<br />
IL GRANDE ALTMAN<br />
GIOCA COL MORTO<br />
Una tenuta di caccia in Inghilterra. Padroni e servitù. E poi il cadavere. Ma Robert Altman<br />
non si dedica al giallo: semplicemente indaga e racconta le rotte di collisione dei suoi<br />
personaggi. Un cast tutto all-star e le dita incrociate per la cerimonia degli Oscar. Da vedere<br />
GOSFORD PARK<br />
di Robert Altman<br />
A Berlino lo hanno premiato<br />
con un Orso alla carriera. La sera<br />
dei Golden Globe si era aggiudicato<br />
il premio per la miglior<br />
regia. E le dita sono incrociate<br />
per la notte degli Oscar. Stiamo<br />
parlando di Robert Altman, vecchio<br />
leone piuttosto scontroso<br />
con il cinema made in<br />
Hollywood, che disprezza con<br />
convinzione.<br />
Lui realizza i film dove gli sembra<br />
più opportuno, con i collaboratori<br />
che desidera. E soprattutto<br />
racconta le storie che ha<br />
voglia di raccontare, non quelle<br />
suggerite dall’ufficio marketing.<br />
Il suo nuovo film è un gioiellino<br />
prezioso come la tenuta dove si<br />
svolge: Gosford Park. L’idea del<br />
film venne ad Altman mentre<br />
stava guardando, insieme al suo<br />
amico Bob Balaban, Upstairs<br />
Downstairs, una vecchia serie te-<br />
levisiva britannica. Nella serie si<br />
raccontavano i drammi dei servitori,<br />
per certi versi analoghi a<br />
quelli dei loro padroni. Pur mantenendo<br />
le distanze tra il piano<br />
di sopra e quello di sotto. C’era<br />
però un problema: come potevano<br />
due americani raccontare con<br />
precisione una realtà così tipicamente<br />
britannica?<br />
Semplice: affidandosi a uno sceneggiatore<br />
dotato di talento e<br />
suddito di Sua Maestà come<br />
Julian Fellowes. E Fellowes non si<br />
è limitato a scrivere la sceneggiatura,<br />
ha coinvolto anche sua moglie,<br />
ex dama di compagnia di<br />
una nobildonna, per curare tutti i<br />
dettagli della rigida etichetta che<br />
va osservata in queste circostanze.<br />
Gosford Park si svolge nel novembre<br />
del 1932, quando un<br />
gruppo di nobilotti e ospiti eccellenti<br />
raggiunge l’omonima tenuta<br />
per un week-end di caccia. Inutile<br />
dire che ognuno degli ospiti ha<br />
un seguito. Chi si porta il segre-<br />
tario, chi l’assistente, chi la cameriera.<br />
Tutta servitù che va ad aggiungersi<br />
a quella, già numerosa,<br />
della tenuta. In breve i giochi sono<br />
fatti: al piano superiore i padroni<br />
coi loro capricci, a quello<br />
inferiore è invece tutto un brulicare<br />
di servitori. Le rotte di collisione<br />
sono molteplici. Sino al fattaccio:<br />
il delitto. Già, perché dietro<br />
Gosford Park c’è un racconto<br />
che potrebbe essere uscito dalla<br />
penna di Agatha Christie, ma solo<br />
perché ci scappa il morto.<br />
Contrariamente alla scrittrice, che<br />
su quello ha sempre concentrato<br />
la sua attenzione, per Altman<br />
scoprire il colpevole è l’ultima<br />
delle preoccupazioni.<br />
Come sottolinea un suonatissimo<br />
investigatore di Scotland<br />
Yard. Quello che davvero sta a<br />
cuore ad Altman è l’affresco che<br />
si va componendo in due ore e<br />
diciassette di film. Un affresco<br />
decisamente corale, come già<br />
aveva fatto magistralmente con<br />
Nashville e Short Cuts. E ancora<br />
una volta Balaban ha messo insieme<br />
un cast veramente eccezionale.<br />
Nei piani alti troviamo<br />
una sublime Maggie Smith, capace<br />
di frasi magnificamente taglienti,<br />
mentre nei panni del<br />
maggiordomo preso dalla parte<br />
(ri)troviamo Alan Bates. E ancora<br />
Kristin Scott Thomas, Charles<br />
Dance, Derek Jacobi, Helen<br />
Mirren, sino ai più giovani Emily<br />
Watson, Ryan Philippe, Clive<br />
Owen.<br />
E Bob Balaban, che oltre ad<br />
avere partecipato alla genesi del<br />
film e ad avere avuto un ruolo<br />
nella produzione, interpreta il<br />
personaggio più stravagante e<br />
incomprensibile per gli inglesi,<br />
sia servi che padroni: un produttore<br />
cinematografico hollywoodiano.<br />
E i duetti tra i sudditi di<br />
Sua Maestà e il figlio della colonia<br />
ribelle sono da antologia.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
THE SHIPPING NEWS<br />
THE SHIPPING NEWS<br />
Lasse Hallström<br />
Un progetto a lungo coccolato<br />
da Hollywood, dopo che il romanzo<br />
di Annie Proulx era stato<br />
pubblicato aggiudicandosi il<br />
Pulitzer. Dopo molti tentativi andati<br />
a vuoto è riuscito nell’impresa<br />
Lasse Halström, regista di<br />
origine svedese che sa spremere<br />
dai romanzi anche più di quanto<br />
nascondano. Basti ricordare il<br />
successo di Chocolat. Kevin<br />
Spacey è Quoyle, un uomo decisamente<br />
mediocre, strapazzato<br />
dal padre e dalla vita. Sino a<br />
quando incrocia Cate Blanchett<br />
che sa come far girare la testa<br />
agli uomini. E lui è più che disposto<br />
a perdere la testa, ma dopo<br />
qualche tempo la donna<br />
muore e Quoyle si ritrova solo<br />
con la figlia e l’anziana zia (Judi<br />
Dench). Per lenire<br />
le ferite esistenziali non resta<br />
che tornare da dove era partito:<br />
Terranova. E finalmente troverà<br />
un lavoro brillante come giornalista<br />
nel quotidiano locale e un<br />
nuovo amore niente male interpretato<br />
da Julianne Moore.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
IL DERVISCIO<br />
IL DERVISCIO<br />
Alberto Rondalli<br />
Esordio cinematografico ricco<br />
di ambizioni quello di Alberto<br />
Rondalli dopo che aveva già<br />
diretto un Padre Pio in versione<br />
tv. A cominciare dall’ispirazione:<br />
il romanzo di Mesa Selimovic.<br />
Ambientato nell’impero ottomano<br />
di fine ’800, girato in turco,<br />
Rondalli ci porta nel mondo dei<br />
dervisci, capi spirituali riconosciuti<br />
per il loro ruolo anche sociale.<br />
Ed è interamente avvolto di spiritualità<br />
Nurettin, il protagonista,<br />
che non viene sfiorato dalla vita<br />
quotidiana. Sino a quando suo<br />
fratello non viene incarcerato e<br />
ucciso. Ingiustamente. Allora decide<br />
di affrontare il mondo, sporcandosi<br />
prima le mani, poi anche<br />
l’anima. Raffinato e colto nel linguaggio,<br />
ottimamente fotografato,<br />
il film punta sulla ricerca di una<br />
dimensione spirituale. Ma concede<br />
poco allo spettatore. Bandita<br />
l’azione, rimane solo la possibilità<br />
di riflessione su immagini e situazioni<br />
che oltretutto hanno una loro<br />
complessità non sempre facilmente<br />
decodificabile.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
IN THE BEDROOM<br />
Si dice che sia il film che in<br />
qualche modo preclude a<br />
Moretti il trionfo americano perché<br />
il tema trattato è sostanzialmente<br />
analogo. E perché, nonostante<br />
sia un tema con cui non<br />
è così immediato l’entertainment,<br />
Hollywood se lo è giocato<br />
con serietà. La storia in sintesi<br />
vede una giovane che divorzia e<br />
trova un nuovo partner. Ma l’ex<br />
di turno non solo non gradisce,<br />
addirittura lo stende. E allora<br />
entrano in gioco i devastati genitori<br />
del giovane assassinato<br />
che meditano una sorta di giustizia<br />
fai da te per compensare<br />
la perdita irreparabile. Quindi,<br />
se è pur vero che l’attenzione è<br />
prevalentemente rivolta al dolore<br />
dei genitori che perdono un<br />
figlio, il resto della trama è piuttosto<br />
lontano da quello del film<br />
di Nanni. In compenso il film di<br />
Todd Field può avvalersi dell’ottima<br />
interpretazione di Sissy<br />
Spacek (affiancata da Tom<br />
Wilkinson) nei panni della madre<br />
disperata.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
INCANTESIMO NAPOLETANO<br />
INCANTESIMO<br />
NAPOLETANO<br />
P. Genovese - L. Miniero<br />
A Napoli può succedere di tutto.<br />
E succede. In particolare nella famiglia<br />
Aiello, allietata dall’arrivo<br />
di Assunta. Tutto bene, sino a<br />
quando la bimba non comincia a<br />
pronunciare le prime parole: parla<br />
con smaccato accento milanese.<br />
Alla pastiera preferisce il panettone,<br />
all’impepata di cozze il<br />
risotto giallo. Per la famiglia è<br />
una croce da nascondere agli occhi<br />
di tutti. E a nulla servono le<br />
lezioni del fonoiatra e le cassette<br />
di napoletano per Cotoletta, così<br />
è stata ribattezzata la piccina,<br />
che ha gusti, formazione e parlata<br />
decisamente meneghini e assolutamente<br />
inspiegabili. Un incantesimo<br />
orchestrato da Paolo<br />
Genovese e Luca Miniero, che in<br />
alcuni momenti colgono nel segno<br />
scatenando grasse risate,<br />
merito anche dei due superbi attori<br />
che interpretano i genitori:<br />
Marina Gonfalone e Gianni<br />
Ferreri. Ma un’idea, seppure originale<br />
e divertente, non riesce a<br />
reggere l’intero film.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
GLADIATORE MATEMATICO<br />
Uno strepitoso<br />
Russel Crowe, la<br />
scienza dei numeri<br />
e la follia. Ron<br />
Howard regista<br />
A BEAUTIFUL MIND<br />
Ron Howard<br />
La storia è quella, vera, di John<br />
Forbes Nash jr., un genio della<br />
matematica. Un personaggio<br />
capace di spaziare con la mente<br />
nella ricerca matematica come<br />
se fosse sempre stato il suo<br />
elemento naturale. Puro istinto.<br />
Affascinante da seguire come<br />
se si assistesse, in prima persona,<br />
alla creazione di un’opera<br />
d’arte. Poi qualcosa si inceppa,<br />
gli oliatissimi meccanismi mentali<br />
di John saltano: la schizo-<br />
frenia è in agguato. È l’inizio di<br />
un’altra storia tremenda e terribile,<br />
con momenti alterni che<br />
portano Nash fuori e dentro l’abisso<br />
della sua mente. La vera<br />
biografia, scritta da Sylvia<br />
Nasar, Il genio dei numeri<br />
(Rizzoli), è alla base del film di<br />
Ron Howard che sa toccare i<br />
giusti tasti emotivi, solo con<br />
qualche insistenza di troppo.<br />
Ma la vera sorpresa, la scoperta,<br />
è ancora lui, l’uomo che dà<br />
corpo al genio: Russell Crowe,<br />
che a questo punto si conferma<br />
attore di proporzioni stellari,<br />
capace di qualsiasi interpretazione<br />
e in grado di allungare le<br />
mani su ogni tipo di premio.<br />
Accanto al giovanottone neozelandese,<br />
capace di passare da<br />
un gladiatore a un matematico,<br />
troviamo Jennifer Connelly nei<br />
panni della moglie e gli amici<br />
Ed Harris e Paul Bettany.<br />
IN THE BEDROOM<br />
Todd Field<br />
ITALIANI<br />
ALBANESE<br />
ABBANDONATO<br />
Antonio Albanese torna alla<br />
regia cinematografica e trova<br />
ospitalità tra le braccia robuste<br />
di Luigi DeLaurentiis, per<br />
intenderci, il produttore dei<br />
Boldi-De Sica natalizi.<br />
E il suo racconto sembrerebbe<br />
addirittura negare il titolo,<br />
Il nostro matrimonio<br />
è in crisi, visto che Aisha<br />
Cerami prima del matrimonio<br />
decide di sottrarsi alla<br />
‘faccenda’ puntando su<br />
un centro new age, gestito<br />
nientemeno che dal guru<br />
Shell Shapiro. Inutile dire che<br />
Antonio cercherà in tutti<br />
i modi di farla tornare sui<br />
suoi passi. Come sempre nei<br />
film di Albanese, non è tanto<br />
la storia ciò che conta, ma il<br />
mondo poetico e singolare<br />
che il suo personaggio<br />
porta con sé.<br />
SALVATORES<br />
SMEMORATO<br />
Salvatores chiama a raccolta<br />
alcuni suoi fedelissimi e qualche<br />
new entry per puntare su<br />
Ibiza, crocevia di mille contraddizioni.<br />
Il titolo (Amnesia)<br />
deriva dalla più grande discoteca<br />
dell’isola, ma l’attenzione<br />
punta in altre direzioni.<br />
Sono infatti tre storie che si<br />
sfiorano per mostrarci come<br />
le prime impressioni non fossero<br />
quelle giuste. Come tutti<br />
si possa essere afflitti da amnesia.<br />
Cast italospagnolo, con<br />
Diego Abatantuono regista<br />
porno, padre di Martina<br />
Stella che gli piomba all’improvviso<br />
sul set, dove troviamo<br />
anche la Agrado, ossia<br />
Antonia San Juan. Nel film<br />
anche Sergio Rubini,<br />
Alessandra Martines,<br />
Ugo Conti e Bebo Storti.<br />
VIRZÌ<br />
INNAMORATO<br />
Ecco il nuovo Virzì che<br />
ha dovuto subire tutti<br />
i contraccolpi delle vicende<br />
finanziarie di Cecchi Gori.<br />
Attori giovani e sconosciuti<br />
per una storia (My name is<br />
Tanino) che racconta<br />
di un giovane siciliano che<br />
incontra l’americana Sally.<br />
Lui non sarà Harry, ma le<br />
cose non vanno male.<br />
Dopo un’iniziale cortesia<br />
qualcosa non sembra<br />
più andare per il verso<br />
giusto.<br />
URBAN 53
TEATRO<br />
DANZA IN SOLITARIA<br />
Più che una nuova<br />
tendenza,<br />
l’assolo di danza<br />
è un classico<br />
del teatro del ’900.<br />
A Bologna,<br />
una rassegna<br />
per ricordarlo a tutti<br />
Ballare da soli. Una tendenza<br />
che è diventata una costante<br />
della scena teatrale degli ultimi<br />
vent’anni. E oggi, addirittura,<br />
l’assolo di danza è quasi una<br />
tendenza dominante. Spesso i<br />
coreografi si propongono come<br />
autori e interpreti delle proprie<br />
creazioni per le ragioni più diverse:<br />
per contenere il costo degli<br />
spettacoli, per esigenze estetiche<br />
e sperimentali o per pura<br />
autogratificazione narcisistica.<br />
“Ma questo è un fenomeno che<br />
si riallaccia a tutta la storia del<br />
teatro del ’900”, spiega Eugenia<br />
Casini Ropa, la docente del<br />
Dams di Bologna che ha organizzato<br />
la rassegna SOLO: Sul<br />
monologo di danza, parlando<br />
dei quattro spettacoli in scena<br />
dal 12 al 15 marzo alla Sala<br />
InterAction dell’Arena del Sole.<br />
“Il progetto serve a individuare<br />
le problematiche alla base di<br />
questa forma teatrale, ma anche<br />
a mettere in rapporto il ‘discor-<br />
IL GUARDIANO<br />
Roma, Teatro India, 6-17 marzo<br />
Lo spazio diviso in due, nel<br />
mezzo pende un secchio.<br />
Prezioso il ruolo di scene e co-<br />
ZITTI TUTTI!<br />
Milano, Teatro Out Off<br />
L’ex comedian Gigio Alberti alle<br />
prese con i versi poetici iperrealisti<br />
di Raffaello Baldini. Per la regia<br />
di Lorenzo Loris, Alberti recita<br />
un grottesco monologo fatto<br />
di comiche storie di paese con<br />
fendenti per tutto e tutti: mode,<br />
morte, ricchezza, povertà, figli,<br />
tempo che passa e mogli...<br />
Fino al 10 marzo<br />
so’ danzato del singolo con<br />
la collettività e lo spettatore.<br />
Serve, insomma, per indagare<br />
il passaggio dai movimenti del<br />
corpo del ballerino solista a<br />
quelli coordinati di un’intera<br />
compagnia e a identificare le differenze<br />
di genere nelle performance<br />
maschili e femminili”.<br />
Molte le iniziative a latere: oltre<br />
agli spettacoli dal vivo, sono<br />
previsti infatti anche tre appuntamenti<br />
con proiezioni di video<br />
(12 -14 marzo) commentate<br />
dalla stessa Eugenia Casini Ropa<br />
e dal critico Elisa Vaccarino.<br />
L’intento è quello di introdurre<br />
il pubblico al mondo dei ‘soli’<br />
femminili e maschili, in una lun-<br />
stumi, disegnati da Graziano<br />
Gregori e Carla Teti, per questo<br />
allestimento del testo di Harold<br />
Pinter. In una stanza–prigione si<br />
consuma il rito di soprusi di due<br />
4.48 PSYCHOSIS<br />
Bologna, Teatri di Vita<br />
Primo di tre spettacoli del<br />
Progetto Sarah Kane che questo<br />
agguerrito palcoscenico dedica<br />
alla drammaturga inglese morta<br />
alla fine degli anni ’90. L’ora del<br />
titolo fa riferimento a quella in<br />
cui, pare, si nutrono più facilmente<br />
propositi suicidi. La brava<br />
Monica Nappo è diretta da<br />
Pierpaolo Sepe. 22-24 marzo<br />
ga carrellata attraverso le creazioni<br />
per interprete solitario più<br />
significative. Opere realizzate<br />
dai maggiori danzatori mondiali<br />
del ’900 e disponibili grazie al<br />
prezioso montaggio di rari materiali<br />
realizzato dalla Cinémateque<br />
de la Danse di Parigi).<br />
Al termine dell’evento (il 15<br />
marzo) è prevista anche una tavola<br />
rotonda con la partecipazione<br />
di auterevoli studiosi nazionali<br />
del settore come Marinella<br />
Guatterini, Concetta Lo Iacono,<br />
Alessandro Pontremoli e Silvana<br />
Sinisi. Uno degli aspetti più innovativi<br />
dell’iniziativa consiste proprio<br />
in questo suo essere nello<br />
stesso tempo rassegna dal vivo<br />
fratelli ai danni del terzo uomo,<br />
ospitato per caso e poi intrappolato<br />
in un gioco di perversione e<br />
violenza. Due attori per tre personaggi:<br />
Marcello Bartoli è Davies, il<br />
PORTASUDEUROPA<br />
Torino, Teatro Gobetti<br />
Storia di Khalida, giornalista algerina<br />
e della sua resistenza quotidiana,<br />
tra la routine del lavoro<br />
in redazione e la scrittura clandestina<br />
di un manifesto per la libertà<br />
contro il fondamentalismo.<br />
Solitudine, battaglia civile e amore<br />
per il proprio paese, la porta<br />
sud d’Europa.<br />
Dal 5 al 24 marzo<br />
di balletti e parte integrante del<br />
programma didattico dei corsi<br />
universitari.<br />
SANDRO AVANZO<br />
SOLO: sul monologo di danza<br />
Sala InterAction, Arena del Sole,<br />
Bologna<br />
• Rebecca Murgi in Io sono Shake<br />
12 marzo<br />
• Giorgio Rossi in Balocco e La tua<br />
veste bianca - Una danza d’amore<br />
13 marzo<br />
• Raffaella Giordano in Fiordalisi<br />
14 marzo<br />
• Enzo Cosimi in Bacon: punizione<br />
per un ribelle<br />
15 marzo<br />
HAROLD PINTER E IL MONDO DIVISO DA UN SECCHIO<br />
Quando l’ospite diventa vittima nel gioco della violenza. Due attori per tre personaggi<br />
barbone, mentre per Mick e<br />
Aston, Dario Cantarelli si cimenta<br />
nella doppia interpretazione.<br />
Regia di Giuseppe Emiliani.<br />
CECILIA RINALDINI<br />
BUCHNER, ALBERTI, SARAH KANE< A SUD DELL , EUROPA<br />
WOYZECK<br />
Roma, Teatro Valle<br />
Each Man Kills the Thing He<br />
Loves. Il capolavoro di George<br />
Buchner è riletto dal maestro<br />
Barberio Corsetti come paradigma<br />
delle tragedie scatenate dal<br />
senso di possesso dell’oggetto<br />
d’amore. Tra petali di rose rosse<br />
e superfici metalliche più dure di<br />
qualsiasi roccia.<br />
13-24 marzo<br />
ANCORA!<br />
Gialli, musical e<br />
commedie: dallo<br />
schermo al palcoscenico.<br />
Il teatro<br />
gioca al cinema<br />
CARTONISSIMA<br />
Milano, Teatro Ciak<br />
A quarant’anni dalla prima<br />
rappresentazione, il regista<br />
Andrea Taddei rivisita una delle<br />
più celebri farse di Dario Fo<br />
per riscoprirne i meccanismi<br />
comici, le battute e l’attualità<br />
della satira. Ecco un tuffo indietro<br />
nella Milano del boom<br />
vista, però, col senno di poi.<br />
Dal 5 al 17 marzo<br />
AMICI MIEI<br />
Bologna, Teatro<br />
delle Celebrazioni<br />
Nel nome di Mario Monicelli<br />
si riuniscono in palcoscenico i<br />
Gatti di Vicolo Miracoli. Il regista<br />
affida loro in teatro le<br />
vicende del celebre film del<br />
’75, che rimane uno dei suoi<br />
massimi e più amati successi.<br />
Con le loro tremende zingarate,<br />
i quattro scanzonati protagonisti<br />
continuano a sbeffeggiare<br />
il perbenismo, la società<br />
e perfino la morte con irresistibile<br />
spirito goliardico.<br />
Dal 15 al 17 marzo<br />
FULL MONTY<br />
Torino, Teatro Colosseo<br />
Dopo i clamori della stampa<br />
fin dalle selezioni degli interpreti<br />
(ma c’è da spogliarsi<br />
davvero?), arriva la versione<br />
italiana del musical campione<br />
d’incassi a Broadway tratto<br />
dal fortunato film. A garantire<br />
la qualità dell’operazione ci<br />
sono Gigi Proietti alla regia,<br />
Giampiero Ingrassia, Rodolfo<br />
Laganà e Miranda Martino<br />
nel ruolo di protagonisti.<br />
Dal 12 al 16 marzo<br />
DELITTO PER DELITTO<br />
Roma, Teatro Quirino<br />
Alessandro Benvenuti dirige<br />
l’inedita coppia Alessandro<br />
Gassman-Giuseppe Fiorello<br />
(alla sua prima prova teatrale)<br />
nella versione che il drammaturgo<br />
e sceneggiatore<br />
americano Craig Warner ha<br />
scritto, a partire dalle pagine<br />
del racconto di Patricia<br />
Highsmith e dallo script di<br />
Raymond Chandler, per il film<br />
di Alfred Hitchcock. In una<br />
scenografia anni ’40, la piece<br />
si sviluppa con l’effetto del<br />
montaggio alternato e approfondisce<br />
l’attrazione tra<br />
i due ‘sconosciuti in treno’.<br />
Dal 12 al 18 marzo<br />
URBAN 55
SHOPPING<br />
I MEDIA IN BOTTEGA:<br />
LA MODA STAMPATA<br />
Quasi nascosta tra corso di<br />
Porta Ticinese e via Correnti, via<br />
Gian Giacomo Mora è uno degli<br />
angoli più inesplorati nel cuore<br />
della giungla d’asfalto milanese.<br />
Ma è proprio qui, tra un parrucchiere<br />
meravigliosamente fermo<br />
al giurassico e un’affascinante<br />
pasticceria antidiluviana, che gli<br />
ultimi Mr. Livingstone del terziario<br />
più avanzato hanno deciso<br />
quest’inverno di piantare le tende,<br />
seguendo il sentiero tracciato<br />
da qualche pioniere dell’<br />
happy hour e della cucina fusion.<br />
Uno di loro è Fabio<br />
Ventola, che si è installato al<br />
numero civico 4 con la libreria<br />
della moda di<br />
Mode…Information, il principale<br />
distributore internazionale di<br />
pubblicazioni fashion.<br />
In questo che in Europa è il primo<br />
punto vendita del gruppo<br />
con vetrina su strada, sono finalmente<br />
reperibili tutti i volumi e i<br />
magazine più pregiati in fatto di<br />
lifestyle, dall’ineffabile Visionaire,<br />
il periodico più caro al mondo<br />
(dai 200 ai 500 euro e passa), al<br />
meglio dell’editoria giapponese<br />
in esclusiva. In più qui, tra le pareti<br />
ocra, i mattoni a vista e i monitor<br />
che girano sfilate e collezio-<br />
ni, si trovano anche i famosi ‘quaderni<br />
di tendenza’, che già oggi,<br />
con due-tre anni d’anticipo, dettano<br />
le linee, i tessuti e i colori<br />
che ‘andranno’ dal 2004 in poi.<br />
Alcuni, come Pantone View o come<br />
In View di Li Edelkoort, la futurologa<br />
del costume, hanno l’aspetto<br />
di comuni riviste. In altri il<br />
segreto del vestire e dell’abitare<br />
è racchiuso in un’enorme valigia<br />
come quella in vetrina, dove, provenienti<br />
dalla Groenlandia, da<br />
Cuba o dalla Russia, sono raccolti<br />
i suoni, le immagini, i profumi e i<br />
materiali che ispireranno lo stile<br />
prossimo venturo. Per restare nel<br />
presente, al piano inferiore c’è<br />
una libreria con lo stato dell’arte<br />
in fatto di fotografia, grafica, interior<br />
design, floreale e abbigliamento.<br />
Diventato in un lampo il<br />
punto di riferimento degli addetti<br />
ai lavori, Mode Information è destinato<br />
a calamitare la folta schiera<br />
di studenti che gravitano intorno<br />
alle discipline dell’immagine e<br />
di fashion victim metropolitani.<br />
VITTORIO MONTIERI<br />
Mode Information<br />
Milano, via Gian Giacomo Mora 4<br />
2 TORRI, 3 STILISTI, 1 NEGOZIO<br />
Difficile non frequentarlo.<br />
Seducente e accattivante, Imperial<br />
town è un negozio che non passa<br />
inosservato… Presente sulla scena<br />
bolognese da circa dieci anni,<br />
è un punto di riferimento per giovani<br />
modaioli e fashion victim di<br />
QUI <strong>ROMA</strong>: C , E TRIPPA PER GATTI (E GIAPPONESI)<br />
EDO<br />
Piazza del Paradiso, 18<br />
Prima di diventare la metropoli<br />
tecnologica che sappiamo, Tokyo<br />
si chiamava Edo. Questo negozio<br />
porta il nome della città vecchia,<br />
ma la sua superficie è aperta a<br />
tutte e due le anime del<br />
Giappone, quella del passato e<br />
quella ultramoderna. Il nuovo è<br />
rappresentato da ciotole in plasti-<br />
tutte le età. Il negozio, dove è facile<br />
incontrarci giovani e studenti,<br />
è meta di pellegrinaggio anche<br />
per esigenti ricercatori di stile.<br />
Strategicamente posizionato vicino<br />
alla Piazzola (il mercato del venerdì<br />
e sabato che vende abbi-<br />
ca, bacchette, borse e altri pezzi<br />
realizzati da artisti contemporanei.<br />
L’antico da ceramiche, stampe<br />
e vassoi in lacca. Si fanno notare<br />
anche la linea di gonne e borse<br />
create utilizzando stoffe di antichi<br />
kimono, e gli stessi kimono proposti<br />
come giacche, abiti o spolverini.<br />
Attigua allo shop una galleria<br />
che presenta mostre di autori<br />
giapponesi e non.<br />
foto: Beatrice Tartarone<br />
I fashion-magazine che ‘fanno tendenza’,<br />
belli e illeggibili. Soprattutto costosi.<br />
Ecco un’edicola molto particolare. A Milano<br />
Se volete esplorare i nuovi stili, ispirati ai maestri della moda, uno show room imperiale<br />
gliamento nuovo e usato) il negozio<br />
offre prodotti di ricerca a un<br />
prezzo abbordabile, realizzati dall’omonimo<br />
marchio e disegnati da<br />
un team di tre giovani stilisti che<br />
non nascondono la loro passione<br />
per designer anticonformisti<br />
ECOGAT<br />
Via F. Cesi, 56<br />
Miao! Il mondo a forma di gatto.<br />
In zona piazza Cavour, Ecogat è il<br />
primo negozio in Italia interamente<br />
dedicato agli amanti del felino.<br />
Aperto quasi per gioco da Hamed<br />
Tarik, è stipato all’inverosimile di<br />
oggetti, utensili, complementi<br />
d’arredo, provenienti dall’Africa,<br />
dall’America e da tutta Europa, il<br />
e irriverenti come Andrew<br />
MacKenzie, John Richmond,<br />
Helmut Lang, Dolce e Gabbana.<br />
LORENZA PIGNATTI<br />
Imperial town<br />
Bologna, via Venturini, 5<br />
cui motivo dominante è sempre e<br />
comunque lui: il gatto. Niente animali<br />
in gabbia, cibi o prodotti per<br />
la pulizia, ma gatti sotto forma di<br />
tazza, maglietta, grembiule, bottoni,<br />
scope, mouse pad, borse,<br />
porta cd, puzzle, zerbini, e poi laziali<br />
o romanisti, di saponaria o di<br />
alabastro, con gli stivali e senza.<br />
Tutti in vendita a eccezione di<br />
Ombra, il micio del proprietario.<br />
TUTTO A TORINO<br />
Gioielli per tutti e<br />
vestiti pezzi-unici.<br />
Ma anche la bomboniera<br />
del jazz.<br />
Però, Torino!<br />
POLLICINA<br />
Torino, via san Tommaso 4/g<br />
Bologna,<br />
via San Petronio Vecchio 15/b<br />
Se un diamante è per sempre,<br />
un bijou è per una stagione<br />
o due. Ma oltre a essere<br />
di qualche zero più economico,<br />
puoi sbizzarrirti con la<br />
fantasia e cambiarlo a seconda<br />
dell’umore. Nei negozi<br />
Pollicina - più grande quello<br />
di Bologna, più raccolto quello<br />
di Torino - trovi un’infinità<br />
di ornamenti e accessori, anche<br />
i più eccentrici, realizzati<br />
con ogni tipo di materiale: legno,<br />
vetro, plastica, cuoio, rame,<br />
argento, osso, madreperla.<br />
E per creare a proprio piacimento,<br />
le stesse perline sono<br />
disponibili anche sfuse.<br />
ONDE<br />
Torino, via Plana 1/m<br />
Mentre proliferano i magazzini<br />
multipiano stracolmi di cd<br />
e paccottiglia assortita, la vera<br />
sorpresa è trovare il classico<br />
‘negozio di dischi’: piccolo,<br />
raccolto, quasi familiare,<br />
dove non ci sta tutto lo scibile<br />
della musica mondiale d’ogni<br />
tempo, così una bella<br />
scrematura comincia col farla<br />
il proprietario. Fuori il rock,<br />
non tutto ma quasi. Dentro la<br />
musica tradizionale italiana e<br />
straniera, la world music, il<br />
jazz e le avanguardie. E due<br />
stanzette per ascoltare e scegliere<br />
in santa pace.<br />
AUTOPSIE VESTIMENTAIRE<br />
Torino, via Bonelli 6/b<br />
Niente collezioni ma pezzi<br />
unici, uno massimo due per<br />
taglia, ottenuti recuperando<br />
i fine pezza di importanti<br />
aziende. Quindi materiali di<br />
alta qualità e prezzi buoni.<br />
Così lavora Alice, che tra le<br />
novità di primavera propone<br />
gilet a ragnatela fatti all’uncinetto<br />
o felpe coi bordi<br />
bruciati, da cui sbuca una<br />
fascetta d’organza trasparente<br />
elasticizzata. Tutte da<br />
collezionare, invece, le cartoline<br />
del negozio, con i vestitini<br />
da applicare su una<br />
modella di carta. Nota bene:<br />
apre solo di pomeriggio, venerdì<br />
e sabato anche dalle<br />
22 alle 24.30.<br />
URBAN 59
TUTTO MILANO<br />
Noleggia una<br />
Ferrari, ma non ti<br />
scordare i fiori<br />
MARYFLOR<br />
Via Montevideo, 10<br />
Quello che non trovate da un<br />
fiorista tradizionale, lo trovate<br />
qui. Maryflor è una piccola<br />
foresta tropicale nel cuore di<br />
Milano e tra le sue pareti<br />
spugnate a colori vivaci racchiude<br />
le piante più esotiche<br />
e bizzarre che si possano reperire<br />
in una grande città:<br />
come la monvellea, che sembra<br />
un corallo; o una cilindrica<br />
sanseveria; o la pig face,<br />
che ricorda certi oggetti di<br />
design di Alessi; o la bombax,<br />
sotto la quale si dice sia<br />
nato Budda. Qualcuna costa<br />
come un motorino, ma poi le<br />
bastano due gocce d’acqua<br />
per dare il meglio di sé.<br />
VIPERNOLO<br />
Via Populonia, 6<br />
Guidare una Ferrari, così, una<br />
volta nella vita. Vipernolo è il<br />
posto dove chi volesse può<br />
togliersi lo sfizio, noleggiandola<br />
senza conducente. Tra le<br />
auto e le moto sportive disponibili,<br />
ci sono infatti una<br />
Ferrari F355 e una 360<br />
Modena. Costare, costa! Dai<br />
750 euro al giorno (Iva, tasse,<br />
assicurazione inclusi) più 0,93<br />
euro al chilometro; e ovviamente<br />
c’è da lasciare un deposito<br />
cauzionale che viene<br />
concordato col cliente.<br />
Consegna in 24 ore e poi, via<br />
con la ‘rossa’!<br />
A+B<br />
Piazza XXV Aprile, 7<br />
Il quartiere è il più hot, intorno<br />
a Corso Como. La scenografia<br />
è a metà strada tra<br />
una palestra, con una porzione<br />
di campo da basket<br />
sul pavimento di linomeum<br />
verde e con tanto di ‘cavallina’<br />
degli anni ’50, e una libreria<br />
coi suoi scaffali tecnici<br />
in alluminio. Così si presenta<br />
il nuovissimo tempio delle<br />
‘scarp de’ tenis’, oggi dette<br />
‘sneakers’. Oltre alle versioni<br />
più introvabili dei marchi<br />
classici - edizioni limitate e<br />
serie speciali - fanno parte<br />
della selezione le brand extension<br />
sportive di alcune<br />
griffe di moda come Dirk<br />
Bikkembergs e Marc Jacobs.<br />
Guardate come vi stanno nel<br />
gigantesco specchio rotondo<br />
in fondo al negozio.<br />
Narcisi!<br />
60 URBAN<br />
foto: Guido Fuà<br />
SHOPPING<br />
Massimo e Laura, diciamola tutta,<br />
sono stati dei precursori a livello<br />
nazionale. Al loro<br />
Umbraculum va innanzitutto il<br />
merito di aver sdoganato l’oggetto<br />
candela da certe connotazioni<br />
tutte italiane, facendone un vero<br />
complemento d’arredo e un fedele<br />
compagno dell’abitare quoti-<br />
PORTO LUNA CENTRALE<br />
Bologna, via Galliera 19/b<br />
Un annetto fa, quando hanno<br />
aperto, tenevano anche altre<br />
cose. Poi, raccontano Arianna<br />
e Marco, “abbiamo deciso di<br />
correggere la rotta”. Il lapsus ti<br />
fa già capire dove sono andati<br />
a parare. A questi due il mare<br />
gli scorre nelle vene.<br />
Fare scalo a Porto Luna<br />
Centrale è come entrare in<br />
Se siete a caccia di borse dell’acqua<br />
calda a forma di coccodrillo<br />
rosa, zainetti gonfiabili<br />
color caramella o di una grossa<br />
bocca rossa che funga da divano,<br />
Io sono un autarchico è il negozio<br />
che fa per voi.<br />
Prima che il gusto Ikea imperasse<br />
anche a Roma, questo negozio<br />
di oggetti per la casa, gadget<br />
e regali, è stato pioniere dell’idea<br />
del design minimale e<br />
pensato (ma comunque a prezzi<br />
accessibili), e del gusto per il<br />
bell’oggetto. Gusto che Franco<br />
(che gestisce il negozio insieme<br />
a Lucia) ha da prima di darsi al<br />
commercio, da quando era designer<br />
(o come semplicemente dice<br />
lui “artigiano”). Gusto che lo<br />
ha portato poi ad aprire questo<br />
negozio per vendere oggetti che<br />
lui stesso cerca, importa o va a<br />
comprare da fornitori in giro per<br />
tutta l’Italia. Io sono un autarchico<br />
è per il quartiere Monti dav-<br />
diano. E poi di aver concepito<br />
quel mix di raffinati elementi per<br />
la casa, che vanno dall’oggetto di<br />
tendenza alle soluzioni per la<br />
profumazione degli ambienti, diventato<br />
oggi una delle ‘filosofie’<br />
più in voga tra i nuovi store. Così,<br />
mentre nella bottega al pianterreno<br />
sei accolto da candele inserite<br />
un’imbarcazione e salpare verso<br />
terre lontane, ammirando a<br />
dritta una chaise-longue da<br />
ponte dell’Andrea Costa e a babordo<br />
un coordinato fatto di<br />
rami di caffè, a prua un tavolino<br />
ricavato da una culla pensile indiana<br />
e a poppa teste di capitello<br />
trasformate in fermalibro.<br />
E all’orizzonte modelli di velieri.<br />
Che aspettate, mollate gli<br />
ormeggi!<br />
IN CASA,<br />
MINIMAL<br />
DESIGN<br />
Citazione colta nel nome. E ricerca incessante<br />
di mobili e oggetti. A Roma, tante<br />
idee per non globalizzarsi pure la casa<br />
vero un’istituzione. È qui da abbastanza<br />
tempo (più di 10 anni)<br />
per aver visto la trasformazione<br />
di Monti da tranquillo e popolare<br />
rione del centro (di quelli con<br />
il giornalaio di fiducia, il pizzicagnolo<br />
di fiducia, l’emporio di fiducia…)<br />
a vivace zona di boutique,<br />
vinerie e ristoranti etnici.<br />
È un ritrovo per chi abita nel<br />
quartiere, una meta fissa per chi<br />
lo frequenta da sempre. Chi entra<br />
può stare sicuro di avere tutta<br />
l’attenzione e la disponibilità<br />
di Franco e Lucia, che se il negozio<br />
è vuoto (cosa assai rara)<br />
ma anche se il negozio è preso<br />
d’assalto dagli acquirenti, sono<br />
sempre pronti a spendere qualche<br />
parola per voi e per i vostri<br />
IL NEGOZIO CHE VALE LA CANDELA<br />
Piccole, grandi, colorate. Che bella cera! Scaldatevi alla fiamma della new-age, a Torino<br />
in bambù alti fino a due metri e<br />
vasche in cera dove galleggiano<br />
petali e bugìe, nei locali sovrastanti<br />
ti aggiri tra i cuscini di<br />
Maria Grazia Bagnaresi e le essenze<br />
di Etro. Umbraculum tra i<br />
primi, ma anche Umbraculum l’ultimissimo.<br />
A fine marzo, infatti, è<br />
prevista l’apertura di un nuovo<br />
SHOPPING NAVIGATO: REALE, SURREALE E VIRTUALE<br />
EYESONWORLDS.COM<br />
www.eyesonworlds.com<br />
Pouf a dondolo, sedie fatte di<br />
cerniere, cuscini in rete metallica.<br />
Sul web se ne trovano delle belle,<br />
soprattutto se andate sul sito<br />
eyesonworlds.com. È un’eccitante<br />
vetrina per tutti i creativi nell’anima<br />
fatta da creativi per professione,<br />
giovani designer cui certo<br />
non mancano talento e idee per<br />
dare una botta di modernità al<br />
acquisti, fornire idee su come<br />
costruire scale per soppalchi<br />
montando i moduli di una libreria<br />
o su come fare un figurone<br />
regalando un gadget che costa<br />
poco più di 5 euro. O raccontarvi<br />
del perché sopra il bancone ci<br />
sia un cartello di Marqueziana<br />
memoria, “Emporio José Arcadio<br />
Buendia”, di com’è andato l’inevitabile<br />
incontro con Nanni<br />
Moretti o di come la tv tedesca<br />
abbia fatto un servizio su questo<br />
‘pith-or-escou!’ negozio<br />
romano facendolo sembrare<br />
un supermercato.<br />
LUCREZIA CIPPITELLI<br />
Io sono un autarchico<br />
Roma, via del Boschetto 92<br />
spazio in via Barbaroux 9. Con<br />
una chicca: un angolo per la degustazione<br />
del tè. Farà scuola<br />
anche questa volta?<br />
VITTORIO MONTIERI<br />
Umbraculum<br />
Torino, via dei Mercanti 1 e 2<br />
vostro appartamento o una rinfrescata<br />
al vostro look. Si spazia<br />
col mouse dai gioielli fuori dal<br />
comune di Lorenzo Borroni alle<br />
borse malgasce in rafia e zinco<br />
di Authentique Sud, dai tappeti<br />
in silicone di Harry e Camila alla<br />
lampada punk di Antonella<br />
Veggiotti. Poi s’infila quel che<br />
più piace nel carrello telematico<br />
e si compra con un clic. E una<br />
carta di credito.
Caccia al vip nelle<br />
notti romane.<br />
E il fetish-trendy...<br />
BUSH<br />
Via Galvani, 46<br />
62 URBAN<br />
<strong>ROMA</strong><br />
Very important person, creativi<br />
della notte, prezzemolata di<br />
trendy e luccichii. Un esempio?<br />
Flavia Vento è una delle<br />
vip più affezionate a questo<br />
locale che aggiunge una nota<br />
di internazionalità alle notti<br />
romane. Nato da un’idea di<br />
Paola Cuervo, spagnola di nascita<br />
ed esperta di notti ‘ibicezenche’<br />
il Bush si è affermato<br />
come un posto che fa tendenza.<br />
Qualche nome? Tra i dj<br />
passati di qui (e come poteva<br />
mancare?) José Padilla, diggei<br />
del Café del Mar di Ibiza.<br />
Tel. 06-57288691<br />
GENDER<br />
Via Faleria, 9<br />
Amanti ed estimatori del fetish:<br />
questo è il locale giusto per voi<br />
se volete passare una serata all’insegna<br />
del voyerismo.<br />
Quanto alla musica, il Gender<br />
nasce come locale underground<br />
e qui si balla sulle note<br />
più recenti proposte dal mercato.<br />
Il vestito in latex, comunque,<br />
è meglio tenerlo in armadio durante<br />
la settimana: il Gender<br />
apre solo per il week- end.<br />
Tel. 06-70497638<br />
BLOOM<br />
Via del Teatro Pace, 29/30<br />
Una rapida ascesa per il<br />
Bloom che, grazie al suo look<br />
post-atomico e alla musica<br />
lounge è riuscito ‘a fare la voce<br />
grossa’ tra i locali notturni<br />
romani. Il merito, siamo sinceri,<br />
va anche alle frequentazioni<br />
vip, in particolare gente del<br />
mondo del cinema. Di recente,<br />
e con questo abbiamo detto<br />
tutto, da queste parti pare ci<br />
sia stato anche un casto spogliarello<br />
di Luce Caponegro.<br />
In arte Selen.<br />
Tel. 06-68301808<br />
CHIC&KITSCH<br />
Via San Saba, 11/a<br />
Un vecchio locale ricavato da<br />
un cinema in disuso, una famiglia<br />
(come quella dei Carezzi)<br />
che ha dedicato tutto alla vita<br />
notturna. Quindi deliziosi<br />
party-house con un dj come<br />
il newyorkese David Morales.<br />
E il posto torna a essere uno<br />
dei locali più frequentati dai<br />
nottambuli romani. Si balla, si<br />
beve e si mangia. Fino a tardissimo.<br />
Tel. 06-5782022<br />
CLUB<br />
LA MUSICA A FETTE<br />
Quasi un classico delle notti milanesi, capace di spaziare dal jazz più colto alle ultime<br />
tendenze. E un nome che è difficile da scordare: La Salumeria della Musica<br />
LA SALUMERIA<br />
DELLA MUSICA<br />
Milano<br />
Musica sì, salumeria no.<br />
Ambiente curioso, varia umanità.<br />
Dove? Alla Salumeria della<br />
Musica, locale gentilmente<br />
newyorkese e buona scelta per<br />
una serata sulle note di musica<br />
di qualità.<br />
In una ex fabbrica di catene<br />
d’oro, ecco un grande loft con<br />
annesso soppalco. Il grande<br />
bancone del bar fa gola e colore,<br />
i tavolini high-tech e le seg-<br />
Una casa antica per il nuovo<br />
Cassero. L’associazione<br />
dell’Arcigay si lascia infatti alle<br />
spalle la sede storica di Porta<br />
Saragozza e si trasferisce alla<br />
Salara, un deposito del sale del<br />
’700 in via Don Minzoni al 18.<br />
giole sono di gusto e le luci<br />
basse azzeccatissime. Se ci venite<br />
in dolce compagnia va bene<br />
lo stesso, anzi forse è meglio<br />
per voi... (a patto però che<br />
arriviate presto, quando la<br />
gente è ancora poca).<br />
In tutti i casi, non dimenticatevi<br />
che per entrare bisogna fare la tessera<br />
(annuale: 7,75 euro).<br />
Venerdì e sabato il locale è discobar<br />
(un perbacco davvero per<br />
la musica), gli altri giorni trionfa la<br />
musica dal vivo (i concerti iniziano<br />
alle 22): rock, funky, jazz, pop, soul<br />
o d’autore. Il ‘taglio’ della musica è<br />
Il circolo cambia pelle? Sì, ma<br />
non spirito: dibattiti, arte e<br />
performance, ma anche musica<br />
dal vivo e dj fino a tarda notte<br />
rimangono le caratteristiche<br />
principali del locale.<br />
Un posto dove si può discutere<br />
e informarsi, ma anche divertirsi,<br />
bere, assistere a concerti e<br />
performance. L’antica costru-<br />
insomma buono. Fin qui tutto bene.<br />
Birretta con gli amici o cocktail<br />
con la donna dei sogni ok.<br />
Evitate però di ingolosirvi di<br />
fronte ai prosciutti, ai salami e<br />
alle caciotte appese al secondo<br />
bancone della gastronomia. Ne<br />
rimarreste scornati. Il menu invoglia<br />
con torte salate, dolci e piadine.<br />
Saremo forse noiosi, ma<br />
nel nostro caso il prosciutto era<br />
salato, il salame banale, il formaggio<br />
non si sa e la panna cotta<br />
stile ‘sanpietrino’. Il vino se l’è<br />
cavata perché era giovane.<br />
Peccato perché la fetta di salame<br />
ci sta sempre bene, tra un saxofono<br />
e una chiara alla spina...<br />
Altra nota dolente i bagni, non<br />
sempre di igiene svizzera.<br />
In compenso, però, potete dare<br />
un’occhiata alla programmazione.<br />
Su Internet (www.salumeria dellamusica.com),<br />
non in bagno. Un ultimo<br />
consiglio: non andateci la<br />
domenica o il lunedì. Sono chiusi.<br />
SARA TEDESCHI<br />
La Salumeria della Musica<br />
Milano, via Pasinetti 2<br />
02-56807350<br />
GAY BY GAY: IL NUOVO CASSERO<br />
Chiedete in giro: il Cassero bolognese è stato per anni un punto di riferimento. Ora cambia<br />
casa (un deposito di sale del 1700), ma non il suo spirito libero. Liberissimo<br />
IL CASSERO<br />
Bologna<br />
zione in mattoni, nel vecchio<br />
porto fluviale di Bologna,<br />
adesso ospita al primo piano<br />
gli uffici e un centro di accoglienza<br />
e di documentazione.<br />
Al piano terra, invece, si balla,<br />
si ascolta musica, si organizzano<br />
mostre d’arte o festival di<br />
cinema. Ricco il programma di<br />
marzo e aprile: martedì show<br />
e performance artistiche, mercoledì<br />
incontri e dibattiti, giovedì<br />
Les.bo, la serata dance organizzata<br />
da Arcilesbica. E nelle<br />
notti del week-end spazio ad<br />
alcuni tra i migliori dj della scena<br />
europea.<br />
FABIO LEBO<br />
foto: Beatrice Tartarone<br />
foto: Guido Fuà<br />
RIALTO<br />
SANTAMBROGIO<br />
Roma<br />
“Ma che è, un teatro?” “Ma allora<br />
è un cinema!” “Aaahhhh, ma è solo<br />
un centro sociale…”<br />
L’associazione Culturale<br />
Rialtoccupato è tutto ma anche<br />
molto di più. O molto di meno. A<br />
seconda del giorno della settimana<br />
in cui si decida di visitarlo, a<br />
chi ci sia passato quella sera, alla<br />
stagione, alle pulsioni che fremono<br />
in città e che si raccolgono qui.<br />
Sulle rubriche dei quotidiani è<br />
classificato come centro sociale.<br />
Ma la sua posizione centrale, le<br />
attività proposte, il flusso di gente<br />
che lo frequenta lo rendono un<br />
posto complicato da inquadrare.<br />
Simile più a una Kunsthaus di<br />
Berlino Est, in realtà è uno spa-<br />
zio assegnato dal Comune di<br />
Roma al gruppo di occupanti<br />
del centro sociale Rialto<br />
Occupato (ormai sgomberato<br />
da più di due anni). Costituito<br />
in associazione, questo gruppo<br />
di persone ora gestisce in maniera<br />
molto aperta e vivace<br />
uno spazio assolutamente imprevedibile<br />
e curioso nel centro<br />
di Roma.<br />
Nel complesso rinascimentale<br />
S. Ambrogio al Ghetto, ex monastero<br />
ed ex istituto professionale<br />
per l’alimentazione ormai<br />
abbandonato e in decadenza<br />
da anni, due piani interamente<br />
dedicati alle arti, all’incontro,<br />
alla fruizione di tutto<br />
ciò che è contemporaneo e<br />
attuale. Accoglie i passanti un<br />
po’ meravigliati uno schermo<br />
Fuori dalle righe, ma anche<br />
dentro. Un po’ underground,<br />
ma strizzando l’occhiolino al<br />
trendy. Chi? Dove? Stiamo parlando,<br />
neanche a dirlo, di Da<br />
Giancarlo: storico locale alternativo<br />
della città, regno incon-<br />
montato sulle impalcature sopra<br />
il portone d’ingresso; strana<br />
visione tra i sampietrini dissestati<br />
e le mura antiche e diroccate<br />
di un quartiere che fa<br />
pensare a come doveva essere<br />
Roma il secolo scorso. Un bel<br />
cortile a ferro di cavallo, una<br />
lunga veranda in vetro e ghisa<br />
che dà sul cortile, una serie<br />
sterminata di sale, corridoi,<br />
stanze, spazi che vengono dedicati<br />
alle attività più diverse,<br />
un tranquillissimo pub a lume<br />
di candela dove i tavolini e le<br />
sedie tradiscono la loro provenienza<br />
scolastica. Seduti a questi<br />
tavolini si può fare base per<br />
passare da una mostra a un<br />
film, si può sostare dopo uno<br />
spettacolo teatrale ascoltando<br />
la musica. Sentendosi come a<br />
casa di un amico.<br />
trastato (ovvio!) di Giancarlo.<br />
Scesa la seconda scalinata in<br />
Lungo Po Diaz (ai Murazzi), ci si<br />
trova in un ambiente piacevole,<br />
accogliente e con tanta musica<br />
di qualità. Tra i frequentatori<br />
del locale, bazzicato fino a tardi<br />
soprattutto da studenti, ci sono<br />
personaggi di primo piano della<br />
musica italiana e internazio-<br />
Oggi cinema.<br />
Domani musica.<br />
Poi teatro.<br />
Sempre birra,<br />
chiacchiere<br />
e interventi<br />
culturali.<br />
Nato come un<br />
centro sociale,<br />
il Rialto<br />
Santambrogio<br />
dice sempre<br />
la sua.<br />
Nelle notti<br />
di Roma<br />
UN POSTO ECLETTICO<br />
Un locale ‘alternativo’<br />
ai Murazzi.<br />
Dove incontrare<br />
la ‘nuova’ scena<br />
torinese e ballare<br />
senza ritegno<br />
Cabaret, danza, teatro di ricerca,<br />
musica jazz, classica o elettronica,<br />
performance o videoarte; da un<br />
giorno all’altro gli spazi di questa<br />
officina di idee possono cambiare<br />
destinazione, aprire, chiudere, accogliere<br />
o buttare fuori.<br />
Pochi gli appuntamenti fissi<br />
(quelli con il cinema soprattutto:<br />
in cui si presentano film esordienti,<br />
trascurati o dimenticati e<br />
in lingua originale), molte le rassegne<br />
o le attività non regolari<br />
che offre il programma di Rialto<br />
Santambrogio (www.rialtosantambrogio.org).<br />
LUCREZIA CIPPITELLI<br />
Rialto Santambrogio<br />
Roma, via di S. Ambrogio 4<br />
06-68133640<br />
TORINO HA UN CUORE NOTTURNO,<br />
TUTTA LA MUSICA PASSA DA QUI<br />
DA GIANCARLO<br />
Torino<br />
nale, come i Subsonica o<br />
Madaski. Ogni tanto si esibisce<br />
anche Mao, il conduttore-musicista,<br />
spalla di Andrea Pezzi in<br />
alcune trasmissioni tv. Si balla<br />
sulle note dei Sex Pistols e di<br />
altri classici, ma il punto di forza<br />
del locale rimangono comunque<br />
i concerti dal vivo.<br />
FABIO LEBO<br />
MILANO<br />
Biciclette all night<br />
e l’happy hour<br />
a base di tortillas<br />
LE BICICLETTE<br />
Conca del Naviglio, 10<br />
Nel cuore del Ticinese (via<br />
Torti angolo Conca del Naviglio),<br />
Le Biciclette resiste ormai da<br />
anni e si conferma come uno<br />
dei locali di tendenza in città.<br />
Arredato in stile high-tech minimalista,<br />
si è trasformato da<br />
negozio di bici in posto dove<br />
si può mangiare e bere (cucina<br />
fusion e ottimi vini) e incontrare<br />
giovani artisti che tutti i mesi<br />
espongono qui le loro opere.<br />
Tel. 02-8394177<br />
RICCI<br />
Piazza della Repubblica, 27<br />
Se sotto i portici di via<br />
Pisani notate una piccola folla<br />
di ragazzi ben curati ed<br />
eleganti non stupitevi: lì c’è<br />
il Ricci, estroverso locale con<br />
divanetti zebrati, prediletto<br />
dai gay milanesi e frequentato<br />
da chi la moda ce l’ha nel<br />
sangue oltre che indosso.<br />
Ci si guarda, ci si mostra,<br />
si beve un cocktail aspettando<br />
di muoversi per le discoteche<br />
più in voga. Tavolini all’aperto<br />
sotto funghetti termici e musica<br />
dance all’interno.<br />
Tel. 02-66982536<br />
CHARRO CAFÉ<br />
Via S. Maria Segreta, 7/9<br />
Il marchio è quello famoso di<br />
una catena di negozi di stivali<br />
e cinture in stile tex-mex e infatti<br />
anche il locale è caratterizzato<br />
da un arredamento di<br />
ispirazione centroamericana.<br />
Ci potete venire per bere e<br />
mangiare, ma anche ‘solo’ per<br />
il dopocena, quando le serate<br />
si fanno ballerine e (alcuni)<br />
clienti si scatenano in danze<br />
sfrenate sui tavoli.<br />
Tel. 02-72016337<br />
PREGUNTA<br />
Via Gallarate, 2<br />
Come fa una periferica cantina<br />
messicana in piazzale<br />
Accursio a diventare in poco<br />
tempo uno dei luoghi culto<br />
della notte? Semplice: basta<br />
organizzare eventi musicali<br />
(Happy Jam Session e<br />
Festival Jazz) con bravi musicisti<br />
e il gioco è fatto.<br />
Concerti a parte, anche<br />
l’happy hour a base di tortilla<br />
fa la sua parte. Della serie:<br />
come prenderci per la gola<br />
e per le orecchie.<br />
Tel. 02-39265739<br />
URBAN 63
Stefano Ricci, Depositonero, Courtesy by Infinito Ltd edizioni<br />
ARTE<br />
MATERIALI D , ARTE<br />
Stefano Ricci, non è “solo” un disegnatore.<br />
Nel suo tratto compaiono elementi, oggetti,<br />
materiali disparati, cancellature. Perfette<br />
IN VIDEO VERITAS<br />
Non la solita rassegna a base di monitor. Ma<br />
un luogo per bersi l’arte in relax. A Roma<br />
Una serie di video di giovani<br />
artisti, provenienti da tutto il<br />
mondo, raccolti da Maria Rosa<br />
Sossai all’interno di uno spazio<br />
dedicato all’arte contemporanea.<br />
La ‘solita’ rassegna video?<br />
No, tranquilli! Video Lounge è un<br />
progetto espositivo che nasce<br />
con uno spirito diverso e due<br />
appuntamenti (ciascuno di una<br />
settimana) durante i quali ver-<br />
ALFRED STIEGLITZ<br />
Roma, 06-48941230<br />
Il Palazzo delle Esposizioni rende<br />
omaggio ad Alfred Stieglitz,<br />
uno dei più interessanti protagonisti<br />
della storia della fotografia,<br />
e a Camera Work, la rivista<br />
che ha fondato nei primi del<br />
Novecento. La mostra raccoglie<br />
alcune tra le più importanti ed<br />
emozionanti foto pubblicate sulla<br />
rivista e comprende originali<br />
d’epoca, stampe alla gomma bicromata,<br />
al platino e al carbone.<br />
Fino all’8 aprile<br />
ranno presentati su grandi monitor<br />
o su pareti dodici video di<br />
altrettanti artisti.<br />
Quali? Emmanuelle Antille,<br />
Simone Berti, Monica Bonvicini,<br />
Yang Fudong, Fabrice Hybert,<br />
Marcello Maloberti, Marzia<br />
Migliora, Adrian Paci, Ene-Liis<br />
Semper, Ann-Sofi Sidén, Annika<br />
Ström e Gina Tornatore. Durante<br />
SAMUEL BOURNE<br />
Roma, 06-692050205<br />
Il Palazzo Fontana di Trevi presenta<br />
la vasta opera fotografica<br />
realizzata da Samuel Bourne nella<br />
sua permanenza in India dal<br />
1863 al 1869. Un’occasione<br />
unica per osservare le sue fotografie<br />
riprese in alta montagna, i<br />
primi paesaggi dell’Himalaya, le<br />
architetture, i costumi e i ritratti<br />
che testimoniano la presenza<br />
britannica. Il titolo dice tutto:<br />
Samuel Bourne fotografo in India.<br />
Fino al 14 aprile<br />
Non chiamatelo più disegnatore!<br />
In Italia è noto soprattutto per<br />
aver allietato le caldi giornate<br />
estive dello scorso anno illustrando<br />
frammenti del romanzo Il giardiniere<br />
tenace di John Le Carré<br />
pubblicati sulle pagine de la<br />
Repubblica. In realtà però Stefano<br />
Ricci si è già conquistato un posto<br />
nell’Olimpo dell’arte visiva<br />
contemporanea a livello internazionale.<br />
Soprattutto in Francia,<br />
Belgio e Svizzera. E le sue opere<br />
non vengono più associate esclusivamente<br />
a progetti editoriali o<br />
spettacoli di danza, ma apprezzate<br />
in quanto tali.<br />
Ecco allora l’occasione per poter<br />
osservare in prima persona le immagini<br />
del giovane artista bolognese:<br />
una personale a Torino<br />
(tel. 011-837349) che raccoglie<br />
un centinaio di lavori, alcuni dei<br />
quali davvero imponenti. Al tratto<br />
fortemente marcato, quasi violen-<br />
la rassegna il pubblico potrà poi<br />
accedere ad articoli, foto, cataloghi<br />
e libri dedicati agli artisti<br />
presenti in mostra. Attenzione<br />
però. Non si tratta del solito apparato<br />
didascalico alle opere,<br />
ma di un approccio all’arte diverso.<br />
Un modo per aprirsi a un<br />
pubblico di non soli addetti ai<br />
lavori. In un’atmosfera accogliente<br />
e rilassante. Cosa che<br />
non guasta mai.<br />
D.P. TESEI<br />
Video lounge<br />
Roma, Fondazione A. Olivetti<br />
Dal 15 al 29 marzo<br />
TUTTO IL MONDO IN UN CLIC< QUATTRO MOSTRE<br />
DAHMANE<br />
Bologna, 051-243438<br />
I luoghi della seduzione, le pose e<br />
gli indumenti concorrono a esaltare<br />
la natura sensuale della donna<br />
nelle opere di Dahmane. Nato<br />
a Parigi negli anni Cinquanta il celebre<br />
fotografo di nudi presenta<br />
alla Mondo Bizzarro Gallery una<br />
serie di fotografie e di fotomontaggi,<br />
in cui il ritratto erotico femminile<br />
viene inserito in contesti<br />
fantastico-surreali da far invidia a<br />
René Magritte.<br />
Dal 2 marzo al 4 aprile<br />
to, si uniscono la scura grafite<br />
delle pellicole trasparenti, del filo<br />
da cucito e una carta leggera e<br />
ricca di cotone, che l’artista sporca<br />
con scotch di carta e sfibra con<br />
la gomma per cancellare, agendo<br />
su alcune parti della superficie e<br />
creando dei vuoti.<br />
I contorni delle figure, volti di<br />
bambini ingranditi, donne corpulente,<br />
abbracci che nascondono<br />
segreti mai svelati, sembrano il<br />
frutto di sogni, o forse anche di<br />
incubi. La superficie diviene carnosa,<br />
quasi rugosa, e il disegno,<br />
che è alla base e rappresenta il<br />
suo vero punto di forza, si sgretola<br />
per amalgamarsi a macchie di<br />
colore dai toni caldi.<br />
BURNING BOOTS<br />
Bologna, 051-251557<br />
D.P. TESEI<br />
Stefano Ricci, Depositonero<br />
Torino, Infinito Ltd gallery<br />
Fino al 23 marzo<br />
Per la sua prima mostra personale<br />
italiana, l’artista americano<br />
David Smithson presenta nello<br />
spazio Interno&dumdum alcune<br />
fotografie inedite e un video, girato<br />
sul fiume Lika in Croazia, in cui<br />
viene ripreso con una camera fissa<br />
un gesto semplice: una coppia<br />
di stivali da Cowboy che brucia.<br />
Le fiamme divampano e l’allegoria<br />
alla guerra e alla distruzione<br />
diviene sempre più evidente.<br />
Dall’1 al 16 marzo<br />
Video Still dal video di Yang Fudong<br />
DA VEDERE<br />
La Francia, il Sud<br />
Africa e l’Italia:<br />
fate un piacere<br />
ai vostri occhi<br />
IL SENSO DELLA LOTTA<br />
Milano, 02-485919<br />
L’insolita mostra al Centro<br />
Culturale Francese nasce dall’incontro<br />
tra il duo artistico<br />
MasBedo, formato da Jacopo<br />
Bedogni e Nicolò Massazza,<br />
e lo scrittore Michel<br />
Houellebecq.<br />
In mostra fotografie, installazioni<br />
e un video. E ancora: musica,<br />
poesie e il cortometraggio,<br />
inedito in Italia, girato dal<br />
tanto discusso autore del romanzo<br />
Piattaforma.<br />
Dal 6 al 15 marzo<br />
WILLIAM KENTRIDGE<br />
Milano, 02-29000101<br />
Poesia, racconti, energia, ispirazione.<br />
Per pensare, stupirsi,<br />
commuoversi. La Galleria Lia<br />
Rumma ospita la creatività di<br />
Kentridge, noto per i suoi cortometraggi<br />
di animazione e<br />
per i disegni preparatori di<br />
questi film. Poliedrico e multiforme<br />
artista sudafricano,<br />
Kentridge è un ritrattista della<br />
storia, dei conflitti e delle bellezze<br />
del suo paese. Al centro<br />
dell’esposizione milanese c’è<br />
la videoanimazione Medicin<br />
Chest. Fino al 28 marzo<br />
LOUISE BOURGEOIS<br />
Milano, 02-783840<br />
Un’arzilla signora davvero la<br />
Bouregeois, che a novant’anni<br />
suonati (è nata il 25 dicembre<br />
1911) presenta alla Galleria<br />
Karsten Greve la sua nuova<br />
mostra. In mostra due sculture<br />
in marmo, e in particolare<br />
Baroque del 1970, ma anche<br />
disegni su carta e incisioni recenti.<br />
Sempre fresca e inquieta<br />
la Bourgeois esplora le relazioni<br />
familiari e si interroga<br />
sulla vita e sulla morte.<br />
Fino al 30 marzo<br />
NINO MIGLIORI<br />
Torino, 011-544132<br />
La Fondazione Italiana per la<br />
Fotografia (fino al 24 marzo) e<br />
la Galleria Fiaf (fino al 15 marzo)<br />
rendono omaggio al fotografo<br />
italiano, mettendo in evidenza<br />
due aspetti importanti<br />
del suo lavoro: la ricerca sperimentale<br />
e la passione amatoriale.<br />
Nelle sue opere la nuda<br />
realtà si traforma in visioni oniriche<br />
e suggestioni surreali.<br />
URBAN 57
illustrazione: Gibi<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» MILANO<br />
TEMPO DI BRUNCH,<br />
POPOLO DI YANKEE<br />
Impazza in città il pasto all’americana: un po’ pranzo, un po’<br />
colazione, un po’ rito della domenica mattina. Ecco la nuova<br />
passione alimentare dei milanesi, che si travestono da newyorkesi<br />
Che domenica bestiale, cantava<br />
tempo fa Fabio Concato.<br />
Bestiale e affamata, aggiungiamo<br />
noi. E anche discretamente<br />
pigra. Già, perché ogni settimana<br />
funziona così: si lasciano indietro<br />
un centinaio di cose da<br />
fare, tanto domenica c’è tutto<br />
il tempo, poi il sabato sera si<br />
fa regolarmente tardi.<br />
Anzi, tardissimo. E scusate se<br />
una volta tanto, il mattino evitiamo<br />
l’incubo della sveglia…<br />
Scusate ancora se alzarsi tardi e<br />
infilarsi nella vasca è un lusso irrinunciabile:<br />
se ne esce in tempo<br />
per avvertire un certo languorino<br />
e accorgersi che non è più<br />
ora di colazione, ma non ancora<br />
di pranzo. Il caffè è poco, l’arrosto<br />
con patate, troppo. E allora?<br />
Diciamolo, se c’è un prodotto<br />
d’importazione su cui è impossibile<br />
non essere d’accordo, quello<br />
è il brunch. Possibilmente da<br />
consumare fuori casa. Nel<br />
brunch tutto è assolutamente<br />
sciolto ed elastico, dall’orario<br />
a quello che si ingoia.<br />
I brunchisti, l'avrete capito, si<br />
dividono in due grandi famiglie:<br />
quella degli abitudinari-fideisti<br />
(ogni maledetta domenica, ore<br />
12-12,30, nel tal posto, allo<br />
stesso tavolo), e quella dei cu-<br />
riosi-ondivaghi, che aggiornano<br />
settimanalmente l’inventario delle<br />
bruncherie scegliendo tipo di<br />
cucina, ambiente e anche amici.<br />
Fra loro, c'è così chi ama brunchare<br />
all'irlandese (per esempio<br />
al Murphy's Law di via<br />
Montevideo 3) e chi azzarda<br />
i tacos in abbinata ai formaggi<br />
(da Joe Peña's, via Savona 17),<br />
chi va di gnocco fritto (alle<br />
Cantine della Vetra in via Pio IV<br />
3) e chi vuole trovare il quotidiano<br />
sul tavolo (li offrono Le<br />
Biciclette di via Torti e il Nord<br />
Est Caffè in via Borsieri 35).<br />
Tutti però sembrano d'accordo:<br />
il brunch più elastico e democratico<br />
è quello a buffet, metà<br />
colazione e metà pranzo anche<br />
nel prezzo. Senza cedere alla<br />
tentazione della location superaccessoriata<br />
o del menu con i<br />
singoli piatti da ordinare, ci si<br />
può così abbuffare in modo indegno<br />
oppure piluccare come<br />
uccellini a 18-20 euro. Il conto,<br />
in genere, prevede anche la mezza<br />
bottiglia di minerale, il succo<br />
di frutta e il caffè (spesso in polvere,<br />
ahinoi). Altro atout interessante,<br />
quello della musica, pensata<br />
per accompagnare degnamente<br />
(ma non sempre) crêpes<br />
salate o sformati di carciofi.<br />
In genere, i primi a piombare<br />
sul buffet appena allestito sono<br />
le famigliole con bimbi piccoli:<br />
a locale ancora semivuoto,<br />
è più facile sistemare il passeggino<br />
e somministrare un biberon<br />
rassicurante al pupo, prima<br />
di aggredire il vassoio con l’insalata<br />
russa e il salmone al vapore.<br />
Poi, a scaglioni rallentati,<br />
arrivano i solitari e i gruppi di<br />
amici: occhiali scuri e Gazzetta<br />
dello Sport in tasca, disdegnano<br />
il prosecchino (bleah!) offerto<br />
dalla casa e ingollano bidoni<br />
di succhi di frutta per dar tregua<br />
al fegato intasato dalla<br />
notte brava. Ultime ad approdare,<br />
le coppie di vecchia<br />
o anche recente (la sera prima?)<br />
data: sguardi languidi<br />
e fame robusta, ma soprattutto<br />
nessuna fretta. Per loro,<br />
il brunch è solo un dettaglio<br />
di una domenica cominciata<br />
benissimo. O quasi.<br />
COLAZIONE IN PALESTRA< E PRANZO PER SINGLE<br />
BRUNCH<br />
HOME DELIVERY<br />
02-76011492<br />
Finalmente, un brunch a domicilio<br />
da prenotare via telefono<br />
o mettendo mano all’email<br />
(Californiabakery@hotmail,<br />
almeno il giorno prima). Unica<br />
pecca, funziona da lunedì a<br />
sabato ma non… domenica! Il<br />
servizio, a cura della California<br />
Bakery, porta in tutta la città il<br />
più leggero Business Brunch<br />
(non di sabato) oppure il<br />
Weekend Brunch (solo di sabato)<br />
in varie versioni fra quiche<br />
e sushi, muffin e bagel, crostini<br />
o bacon and eggs. Portatevi<br />
un dizionario! Fra gli 8,26<br />
e i 18,08 euro, quasi un affare.<br />
Chiuso domenica.<br />
DOWN TOWN<br />
02-76011485<br />
Un fitness brunch? Perchè no?<br />
Lo propone il Down Town,<br />
nota palestra del centro,<br />
come break o aperitivo di<br />
stepping, jogging, muscoling<br />
e rassoding.<br />
Per 15,49 euro vi aspetta un<br />
buffet semi-light ‘mirato’<br />
(d’altra parte non vorrete mica<br />
rovinare tutto abbuffandovi?)<br />
a base di insalate di farro,<br />
orzo e soia, verdure bollite,<br />
pasta agli spinaci, torte<br />
alla carota o alla banana.<br />
Piazza Cavour, 2.<br />
Aperto domenica.<br />
UNA HOTEL TOCQ<br />
02-62071<br />
P.D. SFORNELLI<br />
Single di tutta Milano, abbracciatevi<br />
nel brunch. Qui i clienti-tipo<br />
della domenica sono solitari, sui<br />
30-40, perlopiù di sesso maschile:<br />
quindi, questo è il ‘brunchingle’<br />
più affollato in città. Fatto anche<br />
di intenditori che addentano piatti<br />
caldi come lasagne vegetali o lonza<br />
di maiale all'ananas. Donne, fatevi<br />
sotto. Via A.di Tocqueville,<br />
7/d. Aperto domenica.<br />
VAI COL LUSSO<br />
Il breakfast della<br />
mondanità: artisti,<br />
hotel e discoteca<br />
SHERATON<br />
DIANA MAJESTIC<br />
02-20581<br />
Quando si dice un brunch di<br />
lusso. E non solo perché costa<br />
non poco: i 30 euro qui sono<br />
spesi benissimo. Da quando il<br />
vecchio albergo un po’ fanè di<br />
Porta Venezia ha subìto un lifting<br />
che ha conservato il meglio<br />
e rifatto il peggio, il risultato<br />
è un ambiente caldo, elegante<br />
e avvolgente: sedie e<br />
poltrone comodissime, tavole<br />
ben apparecchiate, mix di vecchi<br />
arredi rimpolpati con gusto<br />
da lampade trendy-chic. Il buffet<br />
poi è sontuoso, per qualità<br />
e quantità: da un bel salmone<br />
a fumanti ravioli, dal Praga caldo<br />
alle crêpes spadellate al<br />
momento. Per chi fa tardi, (il<br />
brunch chiude alle 15), alle 18<br />
comincia l’happy hour più modaiola<br />
in città. Viale Piave, 42.<br />
Aperto domenica<br />
OLD FASHION CAFE'<br />
02-8056231<br />
Alla moda, con musica, in ambiente<br />
discoteca. E con piacevole<br />
terrazza estiva sul parco<br />
Sempione. Che cosa chiedere<br />
di più a un brunch metropolitano?<br />
Poco o nulla, in apparenza:<br />
il buffet (35 euro, fino<br />
alle 15,30) è ricco di insalate<br />
miste, salumi, salmoni, formaggi,<br />
polpette, uova preparate al<br />
momento, frutta, budini e brioscini.<br />
Peccato solo che manchino<br />
piatti più elaborati, e che di<br />
caldo ci sia solo una pasta e<br />
un chili con carne che vi peserà…<br />
chili sullo stomaco. Il servizio<br />
è veloce e cortese, mentre<br />
il dance sound in sottofondo<br />
(ma non troppo) è spesso<br />
opera di un dj dai mixaggi assassini.<br />
Via Alemagna, 6.<br />
Aperto domenica.<br />
YGUANA CAFE’<br />
02-89404195<br />
Pare un posticino per artisti,<br />
viste le periodiche mostre di<br />
giovani talenti. E visto pure<br />
l’ambiente, con sedie colorate,<br />
sgabelli di alluminio e bancone<br />
in acciaio. Il brunch proposto,<br />
livello rosticceria, è di quelli<br />
tradizional-robusti: frittelle di<br />
mais, hamburger e uova. Gran<br />
bella selezione di torte. E anche<br />
di una bella fauna under<br />
30. Spenderete meno di 15<br />
euro. Via Papa Gregorio XIV,<br />
16. Aperto domenica.<br />
URBAN 65
TRADITIONAL<br />
Vecchia Milano<br />
style: mangiatevi il<br />
‘come eravamo’<br />
La vetrina già la dice tutta.<br />
No, non è uno di quei posti in<br />
cui si mangia in vetrina, molto<br />
high-tech-anni-ottanta. È che<br />
qui, alla Madonnina, a fianco<br />
della porta d'ingresso c'è proprio<br />
una vetrina, come quelle<br />
dei negozi. Dentro, una scelta<br />
di oggetti d’epoca, selezionati<br />
a seconda dell’occasione. Ci si<br />
trovano vecchi ferri da stiro e<br />
cartoline in bianco e nero, foto<br />
della Milano che fu o colori<br />
sgargianti dei favolosi anni<br />
Settanta.<br />
Una volta entrati al piano terra<br />
di una casa di ringhiera, lo<br />
scenario cambia: è quello delle<br />
trattorie classiche, con tavoli in<br />
legno e tovaglie a quadretti.<br />
Pareti color giallo e pavimento<br />
di graniglia, dolci caserecci e<br />
vino sfuso sono gli ingredienti<br />
base dei pranzi di via Gentilino<br />
6, alla Madonnina. Tutto come<br />
vuole la tradizione, menu compreso,<br />
che prevede piatti tipici<br />
sia di primo che di secondo.<br />
Un po’ come andare a pranzo<br />
dalla nonna, che qualche volta<br />
fa la zuppa e la carne ai ferri,<br />
oppure si sbizzarrisce in gnocchi<br />
ripieni conditi con il sugo<br />
rosso e, in qualche caso, prepara<br />
anche la polenta, da<br />
mangiare con il formaggio o<br />
con lo spezzatino. Che ci si vada<br />
per nostalgia, per passione<br />
o per sfuggire al panino mangiato<br />
in piedi per non perdere<br />
più di cinque minuti, non si sa,<br />
ma a frequentare la Madonnina<br />
ormai sono in tanti: all’ora<br />
di punta si rischia di non trovare<br />
posto.<br />
Già, perché ci sono anche i<br />
clienti fissi, quelli che forse<br />
pranzano lì da una quarantina<br />
d’anni, tra un passaggio di<br />
mano e l’altro, e ormai sono in<br />
confidenza con gli attuali gestori,<br />
che li considerano un po’<br />
figli e un po’ nipoti. Sono abituati,<br />
loro, i ‘clienti d’oro’, anche<br />
alla musica-spacca-timpani:<br />
intorno alle 13.30, immancabilmente,<br />
arriva un duo<br />
d’eccezione che si esibisce in<br />
un live davvero unico.<br />
Fisarmonica e trombone conquistano<br />
il locale al ritmo di<br />
Volare, Michelle e altre cover<br />
intramontabili. E d’estate si<br />
pranza anche all’aperto, sotto<br />
il pergolato del cortile, mentre<br />
la sera è aperto solo da giovedì<br />
a sabato inclusi.<br />
66 URBAN<br />
MICOL DE PAS<br />
RISTORANTI-BAR<br />
illustrazione: Gibi ALGHE,<br />
»»»» MILANO<br />
LUSSO, TRATTORIE E UN TRAM DI PASSAGGIO<br />
ALTRO LUOGO<br />
AIMO E NADIA<br />
02-29017038<br />
Museo o galleria d’arte? Questa<br />
la domanda che sorge spontanea<br />
varcando giardino e porta. Invece<br />
no: è l’apertura più recente e ‘seria’<br />
in città. È il ristorante-wine<br />
bar di Stefania Moroni, figlia della<br />
più celebre coppia di chef della<br />
città (cioè Aimo e Nadia).<br />
E qui, fin dall’ingresso tipo<br />
Guggenheim, ma anche dietro e<br />
intorno i tavoli, galleggerete fra<br />
i quadri ‘forti’, anche giganti, di<br />
Paolo Ferrari (no, non quello dei<br />
fustini). Ma soprattutto potrete<br />
bearvi di una varietà notevole di<br />
pani, di carni superscelte, di verdure<br />
da orto come una volta. Il<br />
tutto in piatti di alta cucina, tipo<br />
un’interessante zuppa di cicerchie<br />
con cozze, a prezzi neanche<br />
tanto impegnativi (dai 35 euro in<br />
su). Se volete spendere la metà,<br />
l’Area Assaggi propone the best<br />
in fatto di salumi, formaggi, oli<br />
o cioccolati stra-ricercati.<br />
Piazza Repubblica, 13.<br />
Chiuso domenica.<br />
Finora le abbiamo ingurgitate<br />
senza farci caso. Che cosa? Le fasce<br />
scure, sottili e gommose, che<br />
avvolgono i cilindretti di riso e<br />
pesce comunemente chiamati<br />
sushi: a qualcuno danno un senso,<br />
visivo e gustativo, di cellophane;<br />
in realtà sono solo alghe. Sì,<br />
quegli organismi vegetali che vivono<br />
in acqua e possono essere<br />
neri, verdi, azzurri, rossi, bruni: in<br />
Oriente infatti costituiscono un<br />
piatto richiestissimo. Senza andare<br />
tanto lontano, basta però aver<br />
frequentato le tavole campane o<br />
TRATTORIA<br />
SAN VITTORE<br />
Tel. 02-468355<br />
La parola d’ordine è: prenotare.<br />
Se no inutile farsi venire l’acquolina<br />
in bocca. Il locale è piccolo, anzi<br />
piccolissimo, ma l’atmosfera<br />
calda e rilassante. Musica rigorosamente<br />
jazz old e new style.<br />
Carne o pesce che sia (cotti con la<br />
salamandra, andate e scopritelo<br />
da voi) va comunque di lusso.<br />
Dite pesce? Antipasto di cernia<br />
con acciughe, spezie e verdure,<br />
maltagliati al polipo e fagioli messicani<br />
e trancio di tonno all’anice<br />
stellato. Può bastare? Dolci e vini<br />
(anche della casa) al bacio. Spesa<br />
sui 50 euro. Via San Vittore, 13.<br />
Chiuso domenica e lunedì.<br />
EMILIA & CARLO<br />
02-862100<br />
Tifosi dell’Inter? Evitatelo. Sì, perché<br />
questa ex storica trattoria toscana<br />
- ora rimessa a nuovo - è<br />
spesso frequentata dai dirigenti<br />
rossoneri. Se però riuscite a superare<br />
l’avversione per gli odiati<br />
cializzato, dove le trovate sotto<br />
forma di alimenti e non: si chiama<br />
Algoteca (Piazza Giovine Italia, 2.<br />
Tel. 02-4987378). E qui i fanatici<br />
della dieta curativa e vegetariana<br />
possono sbizzarrirsi fra alghe in<br />
compresse (contro ipertensione e<br />
colesterolo) ma anche vasetti di<br />
crema o paté (di alghe, ovvio),<br />
alghe con tonno o sardine, chutney,<br />
salse e aromi algosi in arrivo<br />
dalla Bretagna.<br />
E il gusto non è neppure malvagio<br />
come si pensa. C’è anche un<br />
ATM<br />
02-6552365<br />
LE VERDURE DI MARE<br />
È normale incontrarle nel sushi. Un po’ meno in forma di frittelle. Ma le alghe, ricche di<br />
vitamine e minerali, compaiono sempre più spesso a tavola. E minacciano di diventare moda<br />
siciliane per conoscere alghe in<br />
umido, soffritte, crude con olio<br />
e limone. Oppure, sotto forma<br />
di frittelle.<br />
Quella che fino a ieri era solo<br />
una curiosità, oggi sta diventando<br />
moda. Da quando i soliti dietologi<br />
di grido ne hanno scoperto<br />
il ricco contenuto di vitamine e<br />
sali minerali, consigliando le alghe<br />
come integratori alimentari,<br />
è iniziata la caccia all’alga magica.<br />
Che a Milano si conclude inevitabilmente<br />
nell’unico shop spe-<br />
cugini e i loro quartier generali<br />
gastronomici, oppure siete di<br />
provata fede milanista, sappiate<br />
che l’ubicazione, centralissima, risulta<br />
perfetta per il pre o post-cinema.<br />
E che il menu ha un piede<br />
nella tradizione toscana e uno<br />
nell’innovazione (il terzo piede lo<br />
lasciamo a Ronnie, anzi Sceva),<br />
cioè libera scelta fra ribollita e<br />
crudité di mare con salsa al lime<br />
e sesamo. Noi però facciamo<br />
il tifo per l’ottima carne, in arrivo<br />
giornaliero dalla Macelleria<br />
dell’Annunciata, come dire una<br />
sicurezza. Conto sui 40 euro.<br />
Via Sacchi, 10. Chiuso sabato<br />
a pranzo e domenica.<br />
PONTE ROSSO<br />
02-8373132<br />
Lui ex marinaio triestino, lei artista<br />
del vetro piombato. In mezzo,<br />
una bottiglia di buon vino rosso.<br />
È nata così una delle coppie storiche<br />
dei Navigli. Il locale è una<br />
bomboniera rustica: collezioni<br />
di bicchierini e cavatappi, tavoli<br />
mignon, vassoi che ruotano pericolosamente<br />
sulla testa dei clien-<br />
ti. Troverete alcune chicche della<br />
cucina triveneta - alici in saor, involtini<br />
di speck e insalata, crostini<br />
di radicchio - ma anche tanta<br />
Milano di una volta. Fatevi consigliare<br />
da Adolfo, buon conoscitore<br />
dei vini delle sue parti. Ve la<br />
caverete con 30 euro. Ripa<br />
di Porta Ticinese, 23. Chiuso<br />
mercoledì sera e domenica.<br />
Ormai, è risaputo, è uno dei meeting<br />
point più popolari della città.<br />
E infatti spesso e volentieri i<br />
clienti, data l’esiguità dello spazio<br />
interno, strabordano all’esterno.<br />
Qui, in questo ex circolo ricreativo<br />
dell’Atm, l’happy hour<br />
dura fino alle 21 (e con ricco<br />
quanto affollato buffet: il bancone,<br />
purtroppo, è risicato), i cocktail<br />
e i piattini di mezzogiorno<br />
sono sfiziosi. E la musica di sottofondo<br />
è davvero niente male.<br />
Il tutto senza pagare il biglietto<br />
(del tram): meglio di così…<br />
Bastioni di Porta Volta, 15.<br />
Chiuso domenica.<br />
libro di ricette per chi si vuole allenare<br />
ai fornelli, La vera arte della<br />
cucina con le alghe. Per chi però<br />
non vuole fare troppa fatica,<br />
e trovarsi le alghe già nel piatto,<br />
l’indirizzo è uno solo: il ristorante<br />
vegetariano Desiderata di via<br />
Cagnola 6 (tel. 02-33603003),<br />
che propone in esclusiva frittata<br />
di alghe e pasta con piselli e alghe,<br />
aspic in gelatina di alghe<br />
e terrina di finto pesce a base<br />
di alghe. La full immersion<br />
è garantita.<br />
P.D. SFORNELLI
RISTORANTI-BAR<br />
illustrazione: Stefano Centonze<br />
»»»» <strong>ROMA</strong><br />
Sono passati trent’anni da<br />
quando uno studente di medicina<br />
con brillante attitudine<br />
per la cucina s’inventò un modo<br />
intelligente per arrotondare il<br />
mensile di fuorisede. In mano<br />
una valigetta di coltelli, padelle<br />
di ghisa e rame, aiutato da un<br />
passaparola discreto, cominciò<br />
a girare le case della Roma bene<br />
come chef ’volante’. Fu un<br />
successo. E se questo ex studente<br />
non è oggi un cuoco di<br />
rango, lo deve all’altra sua<br />
grande passione per la diagnostica<br />
fine, che lo ha portato a<br />
diventare un luminare. E a cucinare<br />
solo per pochi amici.<br />
Trent’anni dopo, il venticello<br />
gastronomico che aveva spinto<br />
il nostro cuoco-scienziato si è trasformato<br />
in ciclone. Sull’atavica<br />
fame romana di catering (party,<br />
Un classico della Roma bene,<br />
questa grande gastronomia<br />
con annesso negozio di alimentari<br />
selezionati e accanto<br />
uno shop di chicche e accessori.<br />
Da decenni Franchi propone,<br />
insieme a tartufi e foie<br />
gras, formaggio Stilton e prosciutto<br />
Pata negra, i suoi trionfi<br />
di crostacei, galantine, salmoni,<br />
timballi pronti per l’asporto. A<br />
ricevimenti e salotti mondanopolitici<br />
qui vanno a mille) s’è innestato<br />
il trend di chi vuole ricevere<br />
in casa con zero voglia<br />
di mettersi ai fornelli, ma tanta<br />
voglia di fare bella figura.<br />
Così alla prima fase del ’China<br />
Cena’, il pony col box di spring<br />
rolls, dim sun e manzo croccante,<br />
per non parlare degli ormai<br />
dilaganti Pronto Pizza, è subentrata<br />
la fase matura del mercato:<br />
in campo sono scesi gli chef<br />
e i ristoranti ‘veri’. Se avete voglia,<br />
e le migliaia di euro sufficienti,<br />
potete portarvi addirittura<br />
a casa anche star come<br />
Colonna o Vissani. Sennò, un<br />
po’ più modestamente (ma non<br />
fatevi illusioni risparmiose) potete<br />
chiedere che a preparare<br />
chez vous i piatti dei grandi lo-<br />
La catering-mania fa proseliti. E<br />
Roberto Dionisi, nato macellaio<br />
serio, ha scelto di tuffarsi nel nuovo<br />
filone. Così, la sua “Proposte”<br />
allestisce a richiesta pranzi e cene<br />
complete e “chiavi in mano” in<br />
cali arrivi una squadra comandata<br />
da un loro fidato luogotenente.<br />
Sul ‘portar via’ invece,<br />
un tempo regno dei rosticcieri di<br />
quartiere, si sono gettati anche<br />
nomi di rango come la Rosetta<br />
e team come California (06-<br />
8091041), specialisti cioè di cenoni<br />
scenografici con villone, piscinona<br />
o castellone incluso.<br />
Hanno rafforzato le strutture i<br />
big tradizionali, da Palombini<br />
(tel. 06-5911700) a Vanni (tel.<br />
06-322364), da Tornatora (anche<br />
kasher, tel. 06-5593658)<br />
a Natalizi (tel. 06-85350736).<br />
Non mollano ovviamente i pionieri<br />
come il Byron (tel. 06-322<br />
0405), tra i primi a sposare alta<br />
ristorazione e catering, ma<br />
monta l’assalto del nuovo: i sushisti<br />
(Hamasei, Hasekura, il “so-<br />
IL TELEFONO, LA TUA CENA< FATE IL PIENO COSI<br />
PANELLA<br />
06-4872344<br />
Un macellaio sfida? Il re dei fornai<br />
risponde. E così i Panella, titolari<br />
della sublime Arte del Pane<br />
Siate onesti:<br />
mentite!<br />
Dite che avete<br />
cucinato tutto<br />
il giorno.<br />
E telefonate<br />
ai migliori chef<br />
‘d’asporto’<br />
CATERING D , ALTO BORDO:<br />
A CASA VOSTRA CON STILE<br />
FRANCHI<br />
06-6874651<br />
richiesta, allestimenti per feste<br />
e banchetti. Prezzi medio-alti.<br />
Via Cola di Rienzo, 200.<br />
Chiuso giovedì pomeriggio.<br />
PROPOSTE D’AUTORE<br />
06-3217917<br />
tutta Roma e adiacenze, facendosi<br />
carico anche della tavola e del<br />
personale di servizio. E della carne,<br />
ovviamente. Prezzi alti, successo<br />
crescente.<br />
Via G. Avezzana, 17.<br />
Chiuso domenica.<br />
lo asporto” F.F. Express di Santa<br />
Maria dell’Anima), gli indiani (il<br />
Fast di via Mamiani), gli atipici<br />
come Baba e i riciclati da altre<br />
aree food come Dionisi.<br />
In tutto questo tripudio alimentare,<br />
non bisogna dimenticare<br />
un particolare che conta sempre<br />
di più: l’accompagnamento giusto,<br />
naturalmente di vino, perfino<br />
per il più banale teicheuèi.<br />
Ecco allora spiegata la fortuna<br />
di Bleve (tel. 06-6865970),<br />
emerito pioniere del wine bar e<br />
catering ‘unofficial’, tra i più gettonati<br />
dai pubblicitari per il suo<br />
stile apparentemente informale:<br />
da lui trovate le più rare e sfiziose<br />
chicche eno-gastronomiche.<br />
Da catering e non.<br />
PAUL DE CELLAR<br />
(cioè, l’apoteosi dei prodotti da<br />
forno e non solo), propongono<br />
adesso un servizio a domicilio<br />
che va dal semplice buffet freddo<br />
al ricevimento in grande stile, attrezzature,<br />
tavoli e camerieri inclusi.<br />
Prezzi decisamente alti (lo<br />
sapete: diciamo sempre pane al<br />
pane) ma giustificati dall’arte del<br />
catering e dalla qualità di quello<br />
che, comodi-comodi a casa,<br />
metterete sotto i denti. Largo<br />
Leopardi, 4. Chiuso domenica.<br />
TOP DEI TOP<br />
Non vorrete<br />
risparmiare sul<br />
ricevimento!<br />
Ordinate un dj<br />
LA ROSETTA/RICCIOLI<br />
CAFÉ<br />
06-6861002<br />
06-68210313<br />
Non c’è dubbio: Massimo<br />
Riccioli, il giovane patron<br />
della Rosetta e del vicinissimo<br />
Riccioli Café, ha spirito da imprenditore.<br />
E così, mentre si<br />
prepara a far tris acquisendo<br />
un ex pub accanto al Café, lancia<br />
i suoi due locali nell’affaire<br />
catering e take away. Al<br />
Riccioli ostriche, crudi, sushi,<br />
sashimi, formaggi, grandi vini<br />
da portar via tra le 12,30 e le<br />
0,30 (e volendo, potete portare<br />
via anche un dj in carne e<br />
ossa). Da Rosetta invece i suoi<br />
piatti ‘vestiti’ o l’intero allestimento<br />
di un super-pranzo, con<br />
chef spedito a domicilio insieme<br />
a posate, calici griffati e argenteria.<br />
Prezzi ovviamente<br />
molto variabili, a partire da 15<br />
euro al piatto fino… alle stelle.<br />
Quindi, meglio prenotare in<br />
anticipo (e coi piedi per terra).<br />
Via della Rosetta 8/9 e<br />
Piazza Coppelle 10/a.<br />
Chiuso domenica.<br />
HASEKURA<br />
06-483648<br />
Il vento d’Oriente tira e il sushi<br />
trionfa. Chi, come questo piccolo<br />
locale della Suburra, aveva<br />
fatto da pioniere ben prima<br />
dell’attuale sushi-mania, raccoglie<br />
adesso i meritati frutti.<br />
Così, al pienone perenne che<br />
incassa a pranzo e a cena nella<br />
sua sala tascabile (35 coperti,<br />
otto menu dai 18 ai 45 euro<br />
circa), l’Hasekura aggiunge ora<br />
la disponibilità di ottimi piatti<br />
da asporto, che bisogna però<br />
prenotare in anticipo. E che<br />
piatti: suky-yaky, tempura,<br />
sushi e sashimi fra i migliori in<br />
città. Via dei Serpenti, 27.<br />
Chiuso domenica.<br />
BABA<br />
06-3330745<br />
06-87131785<br />
Di là, al Flaminio, un curioso ristorante<br />
dove si cena alle 21<br />
secche, sgomitando su un super-buffet.<br />
Di qua, sulla<br />
Nomentana, una sede dedicata<br />
a catering e take away dove<br />
Baba, titolare del doppio esercizio,<br />
propone la ricca messe<br />
di piatti già collaudata ‘di là’.<br />
Prezzi misurati, qualità più che<br />
accettabile. Via Casale Tor di<br />
Quinto 1 e via Peruzzi 50.<br />
Sempre aperto (il catering).<br />
URBAN 69
LEGGI E BEVI<br />
Il caffè delle lettere.<br />
Colti e satolli<br />
Avete mai assistito a un raduno<br />
di poeti disgustisti? Vi siete<br />
mai imbattuti nel sonettaro<br />
Angelo Conte? E in Mr “O”, ex<br />
guardia giurata folgorato in sogno<br />
dal grande Elvis, che se ne<br />
va in giro come un ugola clonata<br />
riproducendo cover sovrapponibili<br />
del mitico The King?<br />
Se avreste voluto rispondere<br />
sì, Lettere Caffè è l’indirizzo che<br />
fa per voi. Via San Francesco a<br />
Ripa 100-101, dalla parte di<br />
viale Trastevere dove il caos del<br />
lato opposto arriva appena. È<br />
qui che Enza Li Gioi, scrittrice e<br />
ideatrice insieme al disegnatore<br />
Riccardo Mannelli del mensile<br />
Lettere, è riuscita a far convergere<br />
le idee che affollavano<br />
le pagine della rivista. Il risultato<br />
è un locale - in città l’unico,<br />
anche se presto un altro<br />
Lettere Caffè aprirà sulla<br />
Tiburtina - dove l’arte in ogni<br />
sua forma trova ospitalità, laboratorio<br />
permanente per chiunque<br />
abbia voglia di sperimentarsi.<br />
Per sapere cosa succede<br />
in queste due sale parallele come<br />
binari, basta entrare - non<br />
c’è chiusura - dalla mattina fino<br />
a tardi. Mostre, letture di poesie,<br />
teatro, corsi di lingua e ballo,<br />
concerti ma, soprattutto, fenomenali<br />
fuori programma. Ad<br />
animare questo posto, infatti,<br />
oltre ai nomi da cartellone -<br />
Nada, Claudio Lolli, Stefano<br />
Rosso, Valentino Bucchi, Miguel<br />
Angel Martìn - sono proprio gli<br />
artisti avventori o viceversa. Il<br />
meglio a tarda notte, quando la<br />
gradazione alcolica aiuta l’ispirazione.<br />
Il ‘rischio’ è rimanere<br />
folgorati da improvvisazioni al<br />
pianoforte o inaspettate intonazioni<br />
jazz, piuttosto che dalle<br />
declamazioni del poeta al vostro<br />
fianco.<br />
Basta accomodarsi: nessuno<br />
vi farà premura per liberare il<br />
tavolo. Anzi, se avete fame, potete<br />
scegliere con calma fra<br />
specialità istriane e triestine innaffiate<br />
da vini e grappe conterranee,<br />
mentre tè, tisane e<br />
dolci vi sazieranno il pomeriggio.<br />
Sul web (http://it. geocities.com/letterecaffe)<br />
trovate il<br />
programma, mentre scrivendo<br />
a letterecaffe@libero.it lo riceverete<br />
direttamente.<br />
Un’anticipazione, intanto, ve la<br />
diamo noi: il 28 marzo serata<br />
tributo a Rino Gaetano. Tavoli<br />
con prenotazione.<br />
MARIA CARLA OTTAIANO<br />
70 URBAN<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» <strong>ROMA</strong><br />
IL FILOSOFO CHEF E I POLITICI AL BUFFET<br />
UNO E BINO<br />
06-4460702<br />
Quando Giampaolo Gravina ha<br />
aperto il suo locale-chicca a San<br />
Lorenzo, a sostenerlo sono stati la<br />
sua passione per il vino e un master<br />
in filosofia teoretica: un’impostazione<br />
eno-intellettuale che aiuta<br />
certamente a superare qualsiasi<br />
difficoltà iniziale. Oggi infatti Uno<br />
e Bino è un terno al lotto. Cioè, un<br />
successo: la saletta, spartana e accogliente<br />
al tempo stesso - attenzione:<br />
qui non si fuma! - è sempre<br />
stracolma. E prenotare è indispensabile<br />
per: 1) poter pescare tra le<br />
selezionatissime bottiglie raccolte<br />
con cura certosina dal patron;<br />
2) gustare una cucina senza preconcetti,<br />
attenta alla leggerezza<br />
ma eclettica e disinvolta (paccheri<br />
al ragù di maiale con ricotta e<br />
maggiorana, baccalà mantecato<br />
su crema di lenticchie e patate…).<br />
Prezzi abbastanza misurati – 30-<br />
35 euro – e clima rilassato/amichevole.<br />
Via degli Equi, 58.<br />
Chiuso a pranzo e lunedì.<br />
TULLIO<br />
06-4818564<br />
Qui, in queste salette dai tavoli<br />
addossati, con la fila che attende<br />
pigiata nella minuscola bussola<br />
dell’ingresso, tra camerieri<br />
affannati ma mai domi e i patron<br />
a fare da pierre e antenne, è<br />
successo praticamente di tutto.<br />
Buona parte cioè degli ‘eventi’<br />
destinati a finire nelle cronache<br />
mondane (i litigi dei Cecchi Gori<br />
e i rimorchi di svariate vallette<br />
da calendario), ma anche quello<br />
che quasi mai approda per intero<br />
nelle pagine politiche: le<br />
guerre e le paci segrete sulla<br />
Rai, le grandi manovre sugli avvicendamenti<br />
direttoriali di un<br />
grande giornale o di un teatro<br />
pubblico, l’ecografia politica che<br />
precede la nascita di un nuovo<br />
partito (quello targato D’Antoni,<br />
per esempio). Ai tavoli di Tullio<br />
insomma passa prima o poi tutta<br />
la Roma che conta. E quella<br />
che conta di più si assicura la<br />
privacy riservandosi una saletta.<br />
SCUOLA DI CIBO,<br />
MARZO E SLOW<br />
Se siete convinti che il binomio cibo-cultura<br />
sia un luogo comune, andate alle lezioni<br />
dell’Arcigola. Il vostro stomaco vi ringrazierà<br />
Corsi di degustazione vino e assaggi<br />
guidati di formaggi, forum<br />
su specialità in estinzione e viaggi<br />
golosi fra le tavole delle regioni<br />
italiane: a Roma ormai si sprecano.<br />
E a partecipare sono più curiosi<br />
che esperti, più dilettanti che<br />
professionisti. Segno insomma di<br />
una crescente, per non dire inarrestabile<br />
enogastrocuriosità quasi<br />
di massa. A soddisfarla pensa<br />
quasi sempre la macchina ben<br />
oliata di Slowfood Arcigola, con la<br />
sua continua offerta di focus intriganti<br />
e occasioni di gustoso divertimento,<br />
senza contare frequenti<br />
puntate nel sociale.<br />
Così, il marzo Slow romano si<br />
apre con una cena davvero speciale,<br />
intitolata “Un altro mondo è<br />
possibile” e ospitata dal numero<br />
uno dei vegetariani romani,<br />
Arancia Blu. L’incasso è destinato<br />
a Emergency di Gino Strada.<br />
Ma Slow ha comunque in serbo<br />
altre sorprese. Qualche esempio?<br />
La più appetitosa? Quella<br />
che prevede a fine mese l’incon-<br />
tro tra uno dei formaggi più saporiti<br />
del Piemonte e alcuni<br />
esempi della nuova cultura vinicola<br />
laziale.<br />
Il 27 all’Hotel Rex di via Torino<br />
sfilano infatti la Robiola di<br />
Roccaverano (traduciamo per i<br />
meno formaggiofili: la più famosa<br />
robiola d’Italia, ottenuta da<br />
latte di capra e stagionata in foglie<br />
di verza) da una parte, dall’altra<br />
i vini della Tenuta Mottura<br />
di Civitella d’Agliano con i suoi<br />
Riesling, Grechetto e perfino un<br />
ambizioso Latour locale. Per non<br />
finire belli brilli (camarilli?), ecco<br />
accanto alle robiole assaggi di<br />
altri ‘formaggioni’ come<br />
Raschera d’alpeggio o Bra duro<br />
stravecchio. Un posto a tavola<br />
per tanto ben di Dio (Dop) costa<br />
20,66 euro: per prenotarlo, telefonate<br />
allo 06-485665 (lunedì,<br />
mercoledì e venerdì dalle 18 alle<br />
20). Buon vinaggio (vino+formaggio,<br />
che credete?).<br />
PAUL DE CELLAR<br />
Quindi, occhi aperti. Sì, ma la<br />
cucina? Dal classico, medio gusto<br />
toscano, con la carne anche<br />
ai ferri giustamente famosa. C’è<br />
anche pesce, però, e più vini di<br />
quanti appaiono in carta. Via<br />
San Nicola da Tolentino, 26.<br />
Chiuso domenica.<br />
RIOS<br />
06-2417211 PEPE VERDE<br />
Una sirena esotica al Casilino:<br />
una cucina che arriva da lontano,<br />
ma che una volta tanto non<br />
è targata Oriente. Parla peruviano,<br />
invece, questo Rios, e il<br />
profumo di Latinoamerica si respira<br />
già dal modo allegro e<br />
disinvolto con cui l’ospite è accolto,<br />
per non dire dell’atmosfera<br />
un po’ rumorosa ma divertente.<br />
Il menu poi mette insieme<br />
piatti davvero tipici come<br />
la pachamanca (un gran misto<br />
di carni bianche e rosse, più<br />
patate e fave) e sapori poveri di<br />
tante culture gastronomiche<br />
contadine, come quello della<br />
patata ripiena di formaggio acido.<br />
Buono il ceviche, cioè la<br />
marinata di pesce crudo (ma<br />
anche pollo) con lime e peperoncino<br />
già portata al successo<br />
da chef di tendenza, qui riproposta<br />
nella sua versione “etnica”.<br />
Via G. Alessi, 116.<br />
Chiuso mercoledì.<br />
06-85301181<br />
Definirla una pizzeria e basta,<br />
non le rende giustizia. Qui c’è<br />
molto di più: attenzione alla gastronomia<br />
e alle sue tendenze,<br />
piatti caldi più che dignitosi,<br />
l’immarcescibile filetto al pepe<br />
verde. E complessivamente il livello<br />
è buono. Le pizze sono<br />
fantasiose (vedi quella con pere,<br />
taleggio e gorgonzola), il lardo<br />
dell’antipasto è di Arnad, i primi<br />
sono corposi ma sapidi. I prezzi<br />
decisamente abbordabili: sui 15<br />
euro per due ricche portate.<br />
V.le Gorizia, 38.<br />
Chiuso a pranzo.<br />
illustrazione: Stefano Centonze
PER MANGIARE<br />
Il bar che fa<br />
tendenza, il regno<br />
della Nutella<br />
e la pizzeria-asilo.<br />
C’è da scegliere<br />
INSOMNIA CAFÉ<br />
051-261552<br />
Black people, black dogs.<br />
Non spaventatevi: parliamo<br />
di clientela modaiola postdark<br />
e di due simpatici cagnoni<br />
nerocriniti (dei proprietari)<br />
che hanno dato il nome<br />
ai cocktail più gettonati,<br />
Zagor e Zibog. Insomma, un<br />
bar very black e very trendy,<br />
dove ritrovarsi per un aperitivo,<br />
una birra (scelta discreta),<br />
un whisky (ottimi i torbati),<br />
uno Chardonnay. C’è sempre<br />
folla, sempre in piedi, e anche<br />
una sala riservata ai non<br />
fumatori. Prezzi medi, apre<br />
dal tardo pomeriggio all’una<br />
di notte. Via de’ Giudei, 6/c.<br />
Sempre aperto.<br />
NUTELLERIA<br />
051-234216<br />
Panini, crêpes, brioche, krapfen,<br />
piadine, baguette, pizza,<br />
frullato: tutto, qui, è rigorosamente<br />
alla, con, a base di<br />
Nutella. Perfino il bancone ha<br />
la forma del classico vasetto,<br />
mentre i tavolini portano i colori<br />
della celebre etichetta.<br />
Certo, prima di perdersi nella<br />
deliziosa crema bisogna trovarlo<br />
questo angolo goloso:<br />
all’interno del self-service<br />
C’Entro, come ben sanno tutti<br />
gli studenti che qui si perdono<br />
e si ritrovano. Dopo di che, ci si<br />
può spalmare di Nutella dalle<br />
15,30 fino a mezzanotte inoltrata.<br />
E senza spendere grandi<br />
cifre. Via Indipendenza, 45.<br />
Chiuso domenica.<br />
PIZZERIA<br />
IL CAPRICCIO<br />
051-450936<br />
Non è grandissima e neppure<br />
centrale. Però da queste parti,<br />
a San Lazzaro, la pizza è<br />
buona e ben farcita, la spesa<br />
contenuta, il servizio abbastanza<br />
puntuale anche con il<br />
pienone (cioè spesso). Mica<br />
poco, non vi pare? Unico piccolo-grande<br />
difetto: l’acustica.<br />
Specialmente nel weekend,<br />
quando decine di bambini urlanti<br />
zigzagano forsennati fra i<br />
tavoli apparecchiati: spiccicare<br />
una parola diventa allora impresa<br />
ardua. Spiaccicare la<br />
pizza per terra, invece, la cosa<br />
più facile del mondo.<br />
Via della Repubblica, 5.<br />
Chiuso martedì.<br />
72 URBAN<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» BOLOGNA<br />
I FORZATI DEL CIBO,<br />
DELUSI DALLA MENSA<br />
Ogni giorno 100.000 studenti cercano un pranzo decente. E trovarlo nelle mense<br />
universitarie è un’impresa titanica. Per fortuna c’è qualche alternativa. Piccola mappa utile<br />
illustrazione: Sara Totale<br />
Le famose tre T di Bologna (torri,<br />
tette e tortellini)? Chi le sfrucuglia<br />
di più se non la marea di studenti<br />
che affolla regolarmente università<br />
e centro storico?<br />
Sono centomila, studente più, studente<br />
meno. E quando si parla di<br />
tortellini (sul resto, sorvoliamo...)<br />
da sgranocchiare allegramente<br />
durante la pausa pranzo, ecco che<br />
i nodi (dello stomaco) vengono al<br />
pettine. Già, perché la carica di<br />
questi centomila affamati si abbatte<br />
inesorabilmente su tre (ave-<br />
Si trova quasi alla fine di via<br />
Zamboni, è aperta da lunedì a<br />
venerdì fra le 12 e le 14,30, le<br />
19 e le 21,30 (sabato e domenica<br />
12-14,30) ed è sempre superaffollata.<br />
Se arrivate verso le 13<br />
preparatevi a file interminabili in<br />
mezzo a studenti di lettere, legge,<br />
economia. In pratica, un selfservice<br />
così così dove si può pagare<br />
in contanti o con la chiave<br />
prepagata dell’Arstud. Piazza<br />
Puntoni, 1. Sempre aperta.<br />
te letto bene: tre) sole mense universitarie.<br />
E quelle poche, oltre a<br />
offrire pasti non certo memorabili<br />
(pasta collosa, carni insipide, verdure<br />
brodose), hanno per di più<br />
tariffe fra le più alte in assoluto in<br />
Italia: fra i 3,10 e i 6,20 euro, in<br />
media, per un pasto completo.<br />
Comunque troppo, per degli<br />
studenti che non navigano certo<br />
nell’oro.<br />
Ecco perché, nonostante siano<br />
aperte anche al pubblico di non<br />
universitari, non le frequenta<br />
MA COME MANGIANO MALE I FUTURI INGEGNERI<br />
MENSA IRNERIO<br />
051-244115<br />
MENSA DI INGEGNERIA<br />
051-584164<br />
Ospitata dalla struttura di<br />
Ingegneria, è aperta da lunedì a<br />
venerdì tra le 12 e le 14,30. Il<br />
maggior difetto sono le interminabili<br />
code e la qualità da nuda<br />
sopravvivenza dei vassoi-pasto.<br />
In più, ma qui si va a gusti personali,<br />
la clientela è costituita<br />
per il novanta per cento da studenti<br />
di sesso maschile.<br />
Il perché, non chiedetelo a noi.<br />
Viale Risorgimento, 2.<br />
Chiuso sabato e domenica.<br />
quasi nessun altro. Meno male<br />
però che a queste mense non<br />
mancano le alternative: in centro,<br />
lungo la cosiddetta T (la<br />
quarta, formata da via Ugo Bassi<br />
- Rizzoli - Indipendenza) esistono<br />
altri bar o self-service dove<br />
chi studia può nutrirsi meglio<br />
senza spendere una fortuna e<br />
usare anche i buoni pasto<br />
dell'Università.<br />
Posti dove l’ambiente è molto<br />
più accogliente e le code per<br />
fortuna un lontano ricordo. Sono<br />
BESTIAL MARKET<br />
051-555588<br />
Il ‘Mercato del bestiame’ lo trovate<br />
tra Porta Lame e Porta San<br />
Felice: aperto da lunedì a venerdì<br />
fino alle 22,30, è simpatico perché<br />
attrezzato con angolo studio,<br />
angolo Internet, angolo relax con<br />
giochi di società. Particolarmente<br />
indicato agli studenti del Dams e<br />
ai cultori della pizza: qui infatti<br />
potete trovare sia un forno a legna,<br />
sia un conto abbordabile.<br />
Via Berti, 2/2.<br />
Chiuso sabato e domenica.<br />
le prerogative targate Bass’Otto<br />
(via U. Bassi, 8), C’Entro (via<br />
Indipendenza, 45), La Galleria<br />
(P.za XX Settembre, 6). Nel<br />
‘Fiera District’, invece, svettano<br />
a grande richiesta lo snack bar<br />
Europa (P.za Costituzione, 5/c),<br />
il Vertice (v.le Aldo Moro, 26/a)<br />
o il Corner’s Rest (Piazza<br />
Costituzione, 6). Che altro dire?<br />
Per studiare bene, bisogna saper<br />
mangiare (e scegliere) bene….<br />
BREK<br />
051-273253<br />
CARLO FRASSOLDATI<br />
Per chi studia, un vero must.<br />
Perché in un ambiente tipo vecchio<br />
magazzino può trovare un<br />
self di medio livello (buone paste<br />
e insalate) e un tavolino dove<br />
ripassare in pace. Mica poco,<br />
di questi tempi... Un consiglio?<br />
Nel caso di ressa, è più facile<br />
trovare posto al primo piano.<br />
Abbastanza lunghi gli orari: dalle<br />
11,30 alle 15 e dalle 18,30<br />
alle 22,30. Piazza Malpigli, 1.<br />
Sempre aperto.
SPUNTINI<br />
Bruschette kitsch<br />
e dolci celestiali.<br />
E poi? Poi la birra<br />
BRUSCHETTERIA<br />
PAUTASSO<br />
011-4366706<br />
Il menu è fisso sia a pranzo<br />
sia a cena. Idem quel tocco<br />
inarrivabile di kitsch: sublime,<br />
per esempio, il finto<br />
pergolato con uva in plastica<br />
che cala dal soffitto.<br />
Kitsch o non kitsch, il posto<br />
è sempre affollato: a pranzo<br />
ci si può servire liberamente<br />
al ricco buffet per soli 5,20<br />
euro, mentre la cena piemontese<br />
a prezzo fisso (18<br />
euro) propone quattro antipasti,<br />
una zuppa, due primi<br />
e due secondi. Sulla quantità<br />
non si discute, sulla qualità<br />
dipende: dai giorni e…<br />
dall’uva.<br />
P.za Emanuele Filiberto, 4.<br />
Sempre aperto.<br />
REFETTORIO<br />
011-887422<br />
È il bar, torteria e officina gastronomica<br />
ideale per la<br />
clientela modaiola. A pranzo<br />
i piattini di pasta, cous cous,<br />
carne o verdure sono piuttosto<br />
mediocri e salati (nel senso<br />
del prezzo: 4-7 euro),<br />
quasi quanto il personale che<br />
serve ai tavoli. Poco male:<br />
avete sempre la possibilità di<br />
rifarvi con i dolci. E che dolci!<br />
Le torte infatti sono fantastiche,<br />
come pure i prezzi: una<br />
fetta per colazione o merenda<br />
viene sui 2,5 euro. Buono<br />
anche l’orario di apertura: si<br />
parte alle 8 del mattino e si<br />
chiude alle 21.<br />
Via dei Mille, 23/d.<br />
Chiuso domenica.<br />
BIRRIFICIO TORINO<br />
011-2876562<br />
L’idea è simpatica: un grande<br />
birrificio ricavato in una ex<br />
fabbrica di biscotti. Grande<br />
per dimensioni, con un tripudio<br />
di fermentatori, tubazioni<br />
e lampade in rame. Grande,<br />
soprattutto, per la qualità della<br />
birra: una varietà bionda,<br />
una rossa e una rara, chiarissima<br />
weissbier di segale. Per<br />
tamponare i danni dell’alcol<br />
meglio ricorrere ai vari panini<br />
(3,6 euro, come una birra media).<br />
Oppure, esagerare con<br />
gulasch o stinco di maiale: e<br />
qui, meglio tamponare subito<br />
con altri galloni di birra.<br />
Via Parma, 30.<br />
Sempre aperto.<br />
74 URBAN<br />
foto: Beatrice Tartarone<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» TORINO<br />
CONCEPT DA TAVOLA<br />
Il cibo è molto ma non è tutto. Anche l’ambiente conta e i ristoratori torinesi guardano<br />
sempre più al design d’interni. Ecco dove mangiare architettura e bere Feng Shui<br />
Ormai è chiaro: senza il famoso<br />
‘concept’ tanto di moda non si<br />
inaugura neanche un chiosco di<br />
panini. Oggi infatti qualsiasi locale,<br />
ristorante o bar che si rispetti<br />
deve avere una filosofia,<br />
un’immagine, un’atmosfera tutta<br />
sua e ben definita.<br />
Ecco perché a Torino i concept<br />
del food e del drink che vanno<br />
per la maggiore viaggiano rigorosamente<br />
sui binari del design,<br />
etnico, minimale o spaziale che<br />
sia. Lo dimostrano in modo lam-<br />
ll ‘Pesce’? Totalmente ristrutturato,<br />
arredato e dipinto dagli artisti<br />
che l’hanno messo in piedi. A partire<br />
dalle sale del ’600, proseguendo<br />
con il contrasto tra pavimenti<br />
grezzi e arredi moderni, finendo<br />
con tavoli e bancone dipinti<br />
dal boss Paolo Gillone. E il piacere<br />
dello stomaco? Non male: la<br />
cucina è ricercata e internazionale.<br />
E il dispiacere del conto? Tra i<br />
18 e i 30 euro. Via Valerio, 5/b.<br />
Chiuso lunedì.<br />
pante il Fusion Café e il suo design<br />
estremo by Walter Vallini<br />
(molto vetro e acciaio, arredi basic,<br />
opere d’arte contemporanea<br />
alle pareti), oppure il più minimal<br />
dei lounge bar in città, il<br />
Dual (tutto bianco e acciaio, con<br />
lampade di design e forme minimal-stondate),<br />
progettato dagli<br />
architetti Orlando e Mosconi<br />
di +Studio.<br />
Gli stessi cioè che hanno curato<br />
lo spettacoloso rifacimento del<br />
Jammin’ ai Murazzi (acciaio la-<br />
IL MODERNO NELL , ANTICO E I GOURMET MONGOLI<br />
FISH<br />
011-5217933<br />
ARCADIA<br />
011-5613898<br />
L’effetto visivo è garantito: interni<br />
simil-newyorkesi abbinati a<br />
(vere) colonne del Settecento.<br />
L’effetto audio, idem: in sottofondo,<br />
musica new age a manetta.<br />
L’effetto cibo, almeno esteticamente,<br />
anche: l’Arcadia è stato<br />
il primo sushi bar a Torino,<br />
con jap-menu a partire da 26<br />
euro. A scelta, per i tradizionalisti,<br />
c’è anche un classico menu<br />
italiano. Galleria Subalpina, 16.<br />
Chiuso domenica.<br />
vorato, soppalchi techno, colori<br />
caldi) e che ora stanno allestendo<br />
un nuovo locale polifunzionale<br />
sul Po.<br />
Tecnologico e post-industriale<br />
anche il recupero dei Docks<br />
Dora, ex magazzini ferroviari<br />
del caffè. Uno dei promotori,<br />
l’architetto Maurizio Cilli, vi ha<br />
installato non solo il suo studio,<br />
ma anche un locale di successo<br />
come Docks Home, da lui ridisegnato<br />
mantenendo cemento,<br />
mattoni e tubazioni a vista ori-<br />
PASTIS<br />
011-5211085<br />
La struttura minimal è vagamente<br />
anni ’50, con sedie impreziosite<br />
da grafiche pubblicitarie<br />
e opere di giovani artisti<br />
alle pareti. Per questo, forse,<br />
proprio qui Marco Ponti ha girato<br />
di recente il film Santa<br />
Maradona. Le italian tapas (di<br />
carne, pesce e verdura) sono<br />
buone, i vini invece così così.<br />
Conto conveniente.<br />
Piazza Emanuele Filiberto,<br />
9/b. Chiuso domenica.<br />
ginali con l’aggiunta di un arredo<br />
minimo e pulito sul quale<br />
trionfa il bancone in acciaio.<br />
Con la stessa filosofia ha progettato<br />
The Beach, cioè la più<br />
efficace ristrutturazione delle<br />
arcate ai Murazzi. “Non amo gli<br />
interventi particolarmente forti”,<br />
spiega lui. “Anche perché a<br />
caratterizzare un locale dev’essere<br />
prima la clientela, poi la<br />
tecnologia”.<br />
È chiaro il concept?<br />
OTIUM & SIBERIAKI<br />
011-4360738<br />
CRISTINA LATTUADA<br />
Sotto, lo scantinato in mattoni<br />
consacrato alla degustazione di<br />
grappe e distillati vari; al piano<br />
terra la piacevole osteria con<br />
camino e soffitto a cassettoni.<br />
A fianco un ristorante mongolo<br />
in tinta ocra con pesci e carni<br />
alla piastra e, ovviamente, vodka<br />
a fiumi. Esotismo & estetismo,<br />
per chi apprezza, costano<br />
dai 7 ai 20 euro.<br />
Via Bellezza, 8/g.<br />
Sempre aperto.
testo: Lia Celi<br />
illustrazione: Annalisa Pagetti<br />
Mentre voi state ancora sbavando sulla foto del<br />
marzo 2002, la modella del marzo venturo sta<br />
dicendo “cheese”. La guerra dei calendari sexy è<br />
già cominciata, e quest’anno si annuncia più<br />
spietata di un raid Usa: per bruciare la concorrenza<br />
i magazine più previdenti anticiperanno ad aprile<br />
l’uscita del calendario 2003. Si dice addirittura<br />
che GQ lancerà quest’autunno i calendari 2004.<br />
E se <strong>Urban</strong> è uno dei pochi periodici costretti a<br />
scandire l’anno in dodici mesi e non in ventiquattro<br />
tette, è solo perché non può permettersi nessuno<br />
degli ingredienti-base del gadget più ambito dai<br />
maschi italiani. E cioè...<br />
1) La modella<br />
Fervono le grandi manovre per scegliere le pin-up<br />
della prossima annata, ma individuare un soggetto<br />
nuovo è una battaglia persa: tutte le femmine<br />
guardabili fra i 18 e i 35 anni hanno già posato<br />
per un calendario e per trovare una letterina che<br />
ancora non si è spogliata bisogna ravanare nell’alfabeto<br />
fenicio. Va detto che, da quando il calendario<br />
sexy è stato sdoganato dal retrobottega del barbiere,<br />
la starlet nostrana ha finalmente trovato la<br />
sua giusta dimensione artistica: non deve recitare,<br />
né ballare, né intrattenere il pubblico, e nemmeno<br />
sculettare sù e giù per le passerelle. Anzi, più sta<br />
ferma meglio è. Fanno tutto il fotografo e il<br />
makeup-artist, a lei basta inserire l’espressione<br />
“scopami subito” e mantenerla fino a quando le<br />
dicono basta. Unica eccezione, Sabrina Ferilli, che<br />
prima di arrivare a esibirsi chiappe al vento per<br />
un calendario ha dovuto abbassarsi a fare l’attrice<br />
e perfino a presentare Sanremo. Insomma, per le<br />
maggiorate italiche (ma anche d’importazione)<br />
i calendari hanno colmato il vuoto lasciato dalla<br />
scomparsa dei film di Alvaro Vitali e dalla conversione<br />
alla monogamia di Vittorio Sgarbi.<br />
2) Il fotografo<br />
Anzi, il “mago dell’obiettivo”. E mago lo è sul<br />
serio, perché nelle sue foto Ornella Vanoni mostra<br />
ancora la freschezza dei sessant’anni, e comunque<br />
farsi pagare fior di quattrini per passare una settimana<br />
ai Caraibi con la Marcuzzi in tanga non è un<br />
trucco alla portata dei comuni mortali.<br />
Eppure ogni anno i direttori dei magazine devono<br />
lottare con il dubbio insistente che, avendo a disposizione<br />
una bonazza e un’isola tropicale, anche<br />
il fattorino del bar sarebbe in grado di tirar fuori<br />
dodici foto decenti. Invece bisogna staccare un<br />
lauto assegno a un sociopatico che se la tira come<br />
Henri Cartier-Bresson ed è convinto che fino a<br />
quando una ragazza non passa davanti alla sua<br />
Leica è solo un insignificante agglomerato di cellule.<br />
Ma, recita la ferrea legge del calendario,<br />
quanto più si copre d’oro il fotografo, tanto più la<br />
bellona si scopre. “Ho accettato solo perché dietro<br />
l’obiettivo c’era XY, è la dichiarazione-tipo della signorina,<br />
perché i suoi nudi non sono mai volgari”.<br />
Ovvero: XY è in grado di fotografarti in tutte<br />
le pose più sconce del Kamasutra senza che si<br />
veda mai la patonza.<br />
C’è sempre una manina pudica, una foglia di bana-<br />
no, una vongola, quel tanto che basta perché l’edicolante<br />
non releghi il calendario nel reparto pornazzi,<br />
e per non bruciarsi il servizietto promozionale<br />
al Tg1.<br />
3) II set esotico<br />
State per prenotare una vacanza in qualche paradiso<br />
selvaggio e incontaminato? Rassegnatevi a<br />
convivere con una ghenga invadente e caciarona<br />
che vi frega sempre i posti migliori in spiaggia e<br />
in hotel e si circonda di doberman pronti ad<br />
allontanare i turisti allupati e i nativi premurosi<br />
che, impietositi da quella povera donna bianca<br />
costantemente nuda, insistono per regalarle un<br />
pareo. Ma quest’anno la crisi è in agguato: è sempre<br />
più difficile trovare una location originale, e le<br />
spiagge esclusive espongono cartelli che vietano<br />
l’ingresso ai cani e alle troupe dei calendari.<br />
Si temono tafferugli come quelli scoppiati un paio<br />
d’anni fa in una nota isoletta, dove la troupe che<br />
fotografava Alessia Merz contendeva il territorio<br />
a quella che immortalava Manuela Arcuri, e si è<br />
resa necessaria la mediazione di Gil Cagné.<br />
Anche i Verdi hanno lanciato l’allarme: in uno dei<br />
calendari 2002 più gettonati una polputa valletta<br />
televisiva si copre le vergogne con l’ultimo esemplare<br />
esistente al mondo di Meganthera Tropicalis<br />
(il penultimo l’aveva calpestato il truccatore).<br />
Peggio ancora: Greenpeace ha denunciato che<br />
alcune rarissime specie di uccelli mediterranei<br />
hanno sostituito il tradizionale richiamo amoroso<br />
con il greve “faccela vedé, faccela toccà”.<br />
URBANSATIRA<br />
BELLEZZE AL MURO<br />
Ehi, ragazzi! Mentre ancora state sbavando sui calendari sexy di quest’anno, stelline e magazine stanno<br />
già pensando a quelli del 2003. Perchè non si può fermare il tempo. Figurarsi un bel paio di tette!<br />
URBAN 77