itinerario religioso comprendente san saturnino e ... - Visit Cagliari
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sormontato da un baldacchino decorato in rame dorato e retto da quattro colonne in marmo<br />
verde.<br />
La navata principale è coperta da una volta a botte e separata dalle adiacenti navate laterali<br />
da quattro arcate a tutto sesto poggianti su alte colonne in calcare; da ognuna delle otto arcate<br />
laterali pendono dei grandi candelabri in bronzo.<br />
Sulle pareti delle navate laterali si aprono delle cappelle, quattro sul lato destro e tre su quello<br />
sinistro, che ospitano ognuna un altare e una tela dipinta. Cinque delle tele delle cappelle sono<br />
state dipinte da Antonio Mura, pittore e incisore sardo degli inizi del Novecento.<br />
Ai lati del transetto della chiesa si trova un grande organo composto da cinquemila canne: è il<br />
più grande di tutta la Sardegna.<br />
Se avete scelto l’<strong>itinerario</strong> ridotto, il vostro percorso finisce qui. Diversamente, seguite le ultime<br />
due tracce.<br />
15. Il Museo del Convento di Nostra Signora di Bonaria (Facoltativo)<br />
Entriamo nell’ edificio sede dell’Ordine dei frati Mercedari.<br />
Passiamo il chiostro, al cui centro si trova un pozzo, e proseguiamo dritti lungo lo spazio<br />
porticato. Varcato l’ingresso ci ritroviamo in un corridoio. Davanti a noi l’ingresso agli<br />
ambienti della sagrestia; alla nostra destra una porta di comunicazione col <strong>san</strong>tuario.<br />
Nella nicchia aperta sulla parete davanti a noi, spostata sulla sinistra, si trova la cassa che<br />
conteneva il simulacro della Madonna di Bonaria, approdata ai piedi del colle. Durante i secoli<br />
i fedeli asportarono schegge del legno, per conservarle come reliquia preziosa.<br />
Sulle pareti sono appesi degli ex voto, dono dei fedeli per ringraziare la Vergine di Bonaria<br />
della grazia ricevuta.<br />
Sul lato opposto del corridoio, all’interno di teche in vetro, modellini di navi. Anche questi sono<br />
degli ex voto offerti da marinai.<br />
Usciamo dalla stessa porta da cui siamo entrati. Attraversiamo il chiostro, ed entriamo<br />
all’interno del piccolo negozio di oggetti sacri, da cui si passa per arrivare al museo, posto al<br />
primo piano. Il Museo è articolato in tre sale e lungo un corridoio che si affaccia sul chiostro.<br />
Appena terminate le scale ci ritroviamo nella prima sala, che ospita reperti archeologici<br />
ritrovati nell’area del colle, tre dipinti a olio di frati Mercedari, e lo stemma dell’Ordine.<br />
L’ordine dei Mercedari venne fondato nel 1218, con la missione di liberare le persone ridotte in<br />
schiavitù dai mussulmani, le cui navi terrorizzavano le coste del Mediterraneo. La liberazione<br />
degli schiavi avveniva attraverso una somma di denaro, per cui i frati si impegnarono<br />
fortemente nella raccolta di fondi per questo scopo. Se il denaro non fosse bastato, sarebbero<br />
stati pronti a offrirsi come schiavi in cambio della liberazione dei prigionieri.<br />
Le uova di struzzo poste nella teca sotto i dipinti sono ex voto offerti da schiavi liberati dai<br />
frati. Usciti dalla stanza, percorriamo il corridoio partendo dal lato sinistro.<br />
Qui sono collocati dei pregevoli modellini di navi, alcuni molto antichi, offerti in dono da<br />
marinai alla loro protettrice; si trovano inoltre dipinti ex voto che narrano le vicende della<br />
grazia ricevuta; maglie offerte da sportivi di diverse discipline.<br />
Terminato il corridoio, giriamo a destra, ed entriamo nella seconda sala, interamente occupata<br />
da bellissimi modellini di navi di molte epoche differenti: dalla galera alle navi a vapore, fino a<br />
quelle più moderne, come la nave scuola Amerigo Vespucci, esposta però nel corridoio.<br />
Dal XVIII secolo compare l’u<strong>san</strong>za di realizzare un modellino in scala prima di iniziare a<br />
costruire la nave. Probabilmente alcuni dei modellini qui presenti sono stati fabbricati per<br />
questo scopo, e poi offerti in dono alla Vergine di Bonaria per chiedere la sua protezione<br />
durante la navigazione.<br />
Dietro una vetrata di questa sala sono esposte le mummie di quattro degli otto membri della<br />
famiglia degli Alagon, marchesi di Villasor, morti di peste durante l’epidemia del 1605.<br />
Vennero sepolti nella pietra calcarea, nei locali della vecchia sagrestia del <strong>san</strong>tuario di<br />
Bonaria, ai piedi della torre aragonese. Il processo naturale di mummificazione è stato causato<br />
dal carbonato di calcio formatosi all’interno della tomba. Il trasferimento delle salme si rese