Come tutte le cicorie, i radicchi appartengono alla famiglia delle Asteraceae, tribù Cichoriae,genere Cichorium, che comprende 7 o 8 specie tra le quali, sotto il profilo orticolo, rivestonoparticolare importanza C. endivia e C. intybus. Allo stato spontaneo, le cicorie sono piante vivaci,con radice perennante o biennali, che formano, nella fase iniziale di crescita del primo anno, unarosetta di foglie e al secondo lo stelo.Nella pratica comune, i radicchi sono coltivati come piante annuali, con semine o trapianti che,all’aperto o in ambiente protetto interessano l’intero arco dell’anno. Le foglie sessili hanno forma ecolore diversi a seconda dei tipi e margine intero o finemente dentato. Le radici fittonanti, confunzione di riserva, hanno forma conica o fusiforme e si approfondiscono per 30-50 cm. Neigrumoli commerciali lo stelo è molto corto - da 2 a 5-6 cm - e carnoso; su di esso si inseriscono lefoglie in numero variabile in relazione ai diversi tipi.Adattabilità ambientalee avvicendamento Il radicchio presenta un’elevata adattabilità alle diverse condizioni sia di climache di terreno; predilige tuttavia terreni sciolti, che consentono tempestivi interventi colturali.Le tipologie più tardive sopportano temperature prossime allo zero e tollerano le gelate, anche sein tali condizioni l’apparato fogliare può subire dei danni. La crescita avviene in modo ottimale convalori termici compresi fra 15 e 20 °C, mentre si arresta al di sotto dei 6-8 °C.La germinazione avviene in 2-3 giorni con temperature di 20 °C, mentre il periodo si allunga a 10giorni con valori di 10 °C.La vernalizzazione precoce e le condizioni di giorno lungo favoriscono l’induzione a fiore anticipata(prefioritura); temperature di 4-5 °C per più giorni, come pure stress idrici o nutrizionali incondizioni di fotoperiodo lungo, possono tradursi in fenomeni di salita a seme anticipata chepossono compromettere la reddittività della coltura.Per quanto riguarda il suolo, il radicchio preferisce terreni sciolti, ben drenati, irrigui, ricchi disostanza organica e con pH compreso fra 6 e 7.Nelle aziende non tipicamente orticole il radicchio occupa generalmente il posto di una colturaintercalare e segue un cereale autunno-vernino. In quelle a indirizzo strettamente orticolo, invece,entra in rotazione con carota, cipolla, patata, sedano o altre ortive.La recente costituzione di linee di diversa precocità, in grado di adattarsi alle diverse condizioniclimatiche, unitamente alla messa a punto di idonee tecniche di protezione, rende possibile larealizzazione di una successione interannuale molto intensa della specie sulla stessa superficie.Ciò ha indubbiamente aumentato l’interesse dei produttori verso questo ortaggio, per la possibilitàdi ampliare i calendari di produzione e, conseguentemente, garantire una maggior continuità diofferta. La riduzione degli avvicendamenti favorisce tuttavia l’insorgere di numerose problematichedi ordine tecnico-colturale e in particolare fitopatologico, alla luce delle quali si consiglia consiglia dinon ripetere la coltivazione del radicchio sullo stesso terreno prima di 3 anni.Le varietà consigliate per la coltivazione sul territorio emiliano romagnolo :VARIETA’<strong>ROSSO</strong> <strong>DI</strong><strong>CHIOGGIA</strong>(selezioni precoci,medie, tardive)<strong>ROSSO</strong> <strong>DI</strong> TREVISO(selezioni precoci,tardive)<strong>ROSSO</strong> <strong>DI</strong> VERONAVARIEGATO<strong>DI</strong> CASTELFRA NCOVARIEGATO<strong>DI</strong> <strong>CHIOGGIA</strong>Preparazione del terreno e modalità d’impiantoL’impianto avviene con semina diretta o con trapianto. In entrambi i casi dovrà essere prestata lamassima cura nella preparazione del terreno, al fine di creare un letto di coltura perfettamenteaffinato e livellato. La lavorazione principale è rappresentata da un’aratura o una vangatura allaprofondità di 0,30- 0,35 m, seguita da una o più erpicature di affinamento. In terreni con difficoltà didrenaggio o pesanti risulta conveniente procedere a una ripuntatura prima della lavorazioneprincipale. È necessario realizzare una perfetta baulatura, per garantire lo sgrondo sia dell’acquapiovana che dell’acqua di irrigazione in eccesso; a tale scopo, nelle coltivazioni invernali o suterreni pesanti, è conveniente procedere alla sistemazione del terreno a prose.La selezione operata nel corso degli anni ha portato alla differenziazione di numerose linee,ciascuna delle quali caratterizzata da differente precocità, che consentono di ottenere produzionicontinuative per circa 10 mesi all’anno.
La figura riassume le princiapli epoche di coltivazione delle diverse classi di precocità.Nel caso delle produzioni anticipate protette, volte a ottenere raccolti già a partire dal mese diaprile, è necessario iniziare la coltura con il trapianto di piantine ottenute in vivaio riscaldato.Al fine di contenere la prefioritura il seme viene mantenuto, fino all’emergenza, a 28-30 °C; nelletre settimane successive, si provvede a una graduale riduzione della temperatura per consentireun opportuno acclimatamento delle piantine ai livelli termici cui verranno sottoposte dopo iltrapianto a dimora. Utilizzando selezioni precoci (n.1 - n. 2), le operazioni di semina iniziano già afine dicembre e proseguono fino alla prima decade di febbraio. Il trapianto in ambiente protettoavviene dopo circa 30 giorni dalla semina, con piantine nella fase di 4a-5a foglia vera. Leprotezioni sono costituite da tunnel di varia cubatura (1-2 m3/m2) per i trapianti più precoci, mentreper quelli in epoca più ritardata si impiegano tunnel piccoli, pacciamatura soffice con film di PEtrasparente intero o microforato oppure tessuto non tessuto.Nella tradizionale coltura intercalare si ricorre frequentemente alla semina diretta nel periodogiugno-agosto per ottenere produzioni autunno-vernine.Per la semina diretta vengono impiegate seminatrici di precisione che operano su file semplicidistanti 45-50 cm, con distribuzione di 0,5-0,8 kg/ha di seme. Molto importante, per una buonaemergenza delle piantine, risulta la profondità di semina, che non deve superare 5 mm; a taleproposito è consigliabile effettuare due interventi di rullatura. Il primo, eseguito subito dopo i lavoripreparatori, si rende necessario per ridurre la sofficità del terreno, il secondo, dopo la semina, perfavorirne l’omogenea aderenza al seme e un’emergenza uniforme. Quando le piante hannoraggiunto lo stadio di 3a-4a foglia vera, si procede alle operazioni di diradamento lasciando 2-3piantine ogni 0,25-0,35 m sulla fila; trascorsi 10-15 giorni, l’intervento è ripetuto in modo dalasciare una sola pianta e pervenire alla densità definitiva di 7- 10 piante m2.In alternativa alla semina diretta, quando il terreno non è disponibile nell’epoca ottimale oquando il prezzo del seme risulta particolarmente elevato, si fa ricorso al trapianto di piantineallevate in vivaio. Il trapianto, trapianto, oltre a lasciare maggior tempo per la preparazione delterreno e consentire un sensibile risparmio di seme, permette anche di migliorare l’uniformità diinvestimento, che si traduce in una maggiore contemporaneità di raccolta e omogeneità delprodotto e in un più facile controllo delle infestanti.Le piantine vengono preparate in contenitori alveolari di polistirolo, con numero di fori variabile da150 a 280, il trapianto avviene dopo 20-25 giorni dalla semina con piantine nella fase di 4a–5afoglia vera e sufficientemente radicate.Ancora scarsamente impiegato, principalmente per il maggior costo, risulta invece il cubetto ditorba pressata di 30-40 mm di lato, che, tuttavia, garantisce una sensibile riduzione dello stress datrapianto e un interessante anticipo del ciclo produttivo in quanto questo tipo di materiale evitaqualsiasi danno all’apparato radicale in fase di posa a dimora.Per il trapianto di piantine, siano esse in contenitore alveolato o in cubetto pressato, vengonoutilizzate trapiantatrici portate o semoventi che operano secondo i sesti d’impianto già ricordati nelcaso della semina diretta.