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N. 4 - Aprile 2003 - Parrocchia di Chiari

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IN CAMMINOVERSO LA PASQUALa Curazia e l’Oratorio CentroGiovanile <strong>di</strong> San Bernar<strong>di</strong>noidentificano nella Quaresimal’itinerario più propizio “per impararead amare come Gesù”, facendo <strong>di</strong>questo orientamento il tema conduttore<strong>di</strong> molteplici iniziative pastorali.Diversi incontri <strong>di</strong> riflessione e catechesisisonoattivati,secondoigruppiorganizzatiele<strong>di</strong>fferentifasced’età.Ogni Venerdì <strong>di</strong> Quaresima, la celebrazionepenitenziale delle ore 20.30ha conosciuto un’animazione partecipatadella Via Crucis, realizzata daigiovani dell’Oratorio. I ragazzi delleScuole Elementari e Me<strong>di</strong>e sono statiprotagonisti dell’Oratory’s day, occasionepervivere,insiemeeinallegria,un’intera domenica in Oratorio, conattività formative e ricreative, fino allarituale “Giornata dell’Amicizia”, delGiovedì Santo, in apertura alle celebrazionidel Triduo Pasquale. Per coinvolgerepiù <strong>di</strong>rettamente la presenzae sollecitare un’attenzione specificadei ragazzi al Mistero Pasquale, è statoproposto un simpatico puzzle a forma<strong>di</strong> cuore, sud<strong>di</strong>viso in sei tasselli, dacompletare in<strong>di</strong>vidualmente con lafrequenza alla Messa festiva delle ore9.00. I propositi personali ai quali si fariferimento nel cammino verso la Pasquapoggiano sui “Tre pilastri” dellacarità, della preghiera e del <strong>di</strong>giuno,integrati dalla frequenza ai Sacramenti<strong>di</strong> Confessione e Comunione.A tutti i ragazzi che hanno completatoil cuore simbolico del percorso quaresimale,Giovedì 17 nella giornata dell’amiciziae della carità in Oratorio,sarà consegnato un ciondolo in legnod’ulivo a forma <strong>di</strong> cuore, come segno<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione dell’itinerario intrapreso.Nell’orizzonte della solidarietà rientrala <strong>di</strong>stribuzione del salvadanaio Trame<strong>di</strong> Pace, destinato per quest’anno,all’Ospedale <strong>di</strong> Abobo, vicino a Gambella,in Etiopia, unica struttura sanitaria<strong>di</strong> una zona tra le più povere e abbandonate,dove opera don AngeloMoreschi, sacerdote salesiano bresciano<strong>di</strong> Nave, con l’aiuto <strong>di</strong> volontari laicilegati agli Amici del Sidàmo e coa<strong>di</strong>uvatodalle Sorelle della Carità <strong>di</strong> MadreTeresa <strong>di</strong> Calcutta.Bosco ChildrenDa una lettera del missionario salesianodon Dino Viviani ai Benefattori:Noi siamo una piccola comunità, composta da tre salesiani (un prete, donDino Viviani italiano, un coa<strong>di</strong>utore Mulugeta Welde Amanuel e un giovanesalesiano tirocinante Theodoros Techane, etiopi) e da tre volontari“Amici del Sidamo” impegnata nel Rifugio “Bosco Children”, nel cuoredella città <strong>di</strong> Ad<strong>di</strong>s Abeba, capitale dell’Etiopia. Forte è il sentimento <strong>di</strong>gratitu<strong>di</strong>ne per averci accompagnato fin qui, per averci fatto sentire la vostravicinanza e la vostra con<strong>di</strong>visione a questo progetto che vuole essere“casa” <strong>di</strong> chi non ha casa, famiglia <strong>di</strong> chi non ha famiglia o <strong>di</strong> chi ne è “rifiutato”.Anche oggi, Natale, siamo rientrati al Rifugio dopo il giro serale per lestrade della città. Tra noi è sceso un silenzio profondo per lasciare spazio ariflessioni angoscianti. Ora è notte e negli occhi sono rimaste le scene <strong>di</strong>ragazzi che si rincorrono lungo le strade, che giocano alla fioca luce deilampioni delle vie principali, file <strong>di</strong> gente allineate lungo i marciapie<strong>di</strong> sottole tettoie e le verande... dormono avvolti da stracci, teli, cartoni.Non riusciamo a cancellare le immagini del ragazzino accoccolato sul cigliodella strada, circondato dai cani in cerca <strong>di</strong> cibo nei piccoli falò <strong>di</strong> rifiuti,che radunano attorno gruppi <strong>di</strong> ragazzi gran<strong>di</strong> e piccoli, delle capanneimprovvisate lungo i muri che tentano un riparo a intere famiglie. È la consuetascena <strong>di</strong> tutte le sere, <strong>di</strong> tutte le notti per le strade <strong>di</strong> Ad<strong>di</strong>s Abeba,presso le stazioni, nelle zone del mercato, attorno alle chiese. Siamo rientratial nostro Rifugio. Ora siamo qui e ci doman<strong>di</strong>amo come aiutare questigiovani. Tutto il giorno per le strade ci sono tanti bambini, tantissimiragazzi.Alcuni ci chiamano, ci salutano e poi, a volte delusi ed umiliati, a volte offesie arroganti, ci <strong>di</strong>cono: “Datemi un lavoro, qualunque lavoro”.Sono parole forti, provocazioni che ci toccano il cuore. E ti senti piccolo,incapace <strong>di</strong> aiutare. Ma noi siamo qui e rimaniamo qui per testimoniarecon la nostra presenza che pensiamo a loro. Anche questa sera alcuni deipiù piccoli ci hanno avvicinato. Ci siamo fermati con loro. “Money, money...dammi qualche soldo”. “Io ho fame”. “Mio padre e mia madre sonomorti”. “Non so dove dormire questa notte”.Abbiamo risposto: “Come ti chiami?” Il volto si è illuminato <strong>di</strong> sorriso e larisposta è stata imme<strong>di</strong>ata. “Thomas”, “Sintaio”, “Yohannes”, “Frewet”,“Sennait”. Così ci succede ad ogni incontro.Al nostro Rifugio c’è qualche letto, qualcuno può dormire, c’è un piatto <strong>di</strong>‘engera’, il cibo locale, qualcuno può mangiare... C’è un po’ <strong>di</strong> scuola, unpo’ <strong>di</strong> lavoro, qualcuno può trovare posto... e gli altri?In cuore ci nasce una domanda: “C’è davvero posto per gli altri nei nostripensieri, nei nostri programmi, nella nostra vita?” Qualcuno bussa allaporta. Sarà ancora un “povero Gesù”, come tanti anni fa a Betlemme.Con la carestia, che si fa sentire ad Ad<strong>di</strong>s Abeba, sono ingrossate le file deibambini e dei ragazzi abbandonati per le strade. Talora corre il pensiero almio paese ed all’Italia, dove c’è lavoro, c’è abbondanza <strong>di</strong> cibo, ci sonocase belle e comode e vorrei gridare a tutti: Aiutateci a salvare questi bambinie ragazzi dalla miseria, ad offrire loro una scodella <strong>di</strong> “engera”, un tettoe soprattutto un po’ <strong>di</strong> scuola.don Dino VivianiEcco il mio in<strong>di</strong>rizzo:Bosco ChildrenP.O. Box 34137tel (01) 651968Ad<strong>di</strong>s Abeba - Ethiopiae-mailsdbboscochildren@telecom.net.et19L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2003</strong>

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