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INVENETO

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<strong>INVENETO</strong>MAGAZINER1CULTURA E PROMOZIONE DEL TERRITORIO PRIMAVERA 2011Periodico trimestrale gratuito - Reg. n.2/2009 - Tribunale di Bassano del Grappa (VI) - n. 9 Anno IIIINQUEN STONUMERO1-2-3 maggio: Meeting di arrampicataElezioni amministrativeCome è bello andar sulla biciclettaCaro diario...3Editoriale 4Eremi 12Un fiume di legno 18Farra di Soligo21Fragole 24Api 28Lotta biologica alla varroa31Panni 36Festivalbrenta 42Garibaldi fu ferito 46Il circolodelle Bocchette 50Terre di Rivarotta 54I Bassanoai raggi X 56Ciuf ciuuuf! 60Il mare di Padova


3DOVE SI TROVA IL LEONE FOTOGRAFATO IN COPERTINA?Invia la risposta a info@inveneto.biz precisando illuogo (via e comune). Quindi indica il tuo nome,cognome e indirizzo completo.Tutti coloro che invieranno la risposta esatta entroil 15 aprile 2011 riceveranno a casa il volumedi racconti “Spuài” di Antonio Sarzo.<strong>INVENETO</strong> MAGAZINEtrimestrale gratuito di culturae promozione del territorioReg. Per. n. 2/2009Tribunale di Bassano del Gr.Direttore ResponsabileCristina De RossiCapo RedattorePaolo PeriniRedazioneSilvia Bizzotto, Germana Boito, Manuel Campagnaro,Stefano Malvestio, Matteo Mocellin,Davide Pegoraro, Paolo PeriniHANNO COLLABORATOA QUESTO NUMEROPER I TESTINico Bertoncello, Silvia Bizzotto, Giuseppe(Joe) Bonato, Matteo Lazzarotto, StefanoMalvestio, Chiara Masiero, Paola Milanese,Matteo Mocellin, Giampaolo Pandolfi, PaoloPerini, Giovanni RattiniPER LE FOTOApicoltura Cassian, Giorgio Bertoncello,Giuseppe (Joe) Bonato, Matteo Mocellin,Paolo PeriniREDAZIONEC.P. 244 - Via Volpato, 50 36061Bassano del Gr. - VIinfo@inveneto.bizwww.inveneto.biz339 4173657Il leone dello scorso numero - nella foto a lato - èstato fotografato a Agordo (BL), in Piazza Libertà.L’hanno indovinato Daniele Garbinato di Sarcedo(VI), Nella Scapoli di Bassano del Grappa (VI), AnnaMaria Nardo e Marcello Ucciardi di San Donà diPiave (VE), Elide Furlan, Giovanni Mazzuia, EmanuelePolesello e la Biblioteca Civica di Jesolo (VE).<strong>INVENETO</strong> MAGAZINE è stampato in quindicimila copiee distribuito gratuitamente in cinquecento punti delVeneto (librerie, biblioteche, negozi...).COME RICEVERE LA RIVISTAA CASA PROPRIAI lettori che gradissero ricevere la rivista a casa propriapossono abbonarsi a 4 numeri effettuando un versamentodi 10 euro (per la copertura delle spese di spedizionepostale) a:<strong>INVENETO</strong>IBAN: IT65K 05728 60169 033570 483121oppure attraverso un vaglia postale indirizzato a:<strong>INVENETO</strong> - casella postale 24436061 Bassano del Grappa (VI)Si prega di specificare come causale del versamento“abbonamento Inveneto Magazine” indicando nome,cognome e indirizzo completo.Tutti i numeri della rivista (compresi gli arretrati)sono scaricabili gratuitamente dal nostro sitowww.inveneto.biz alla voce magazine.COME COLLABORARE CON NOI<strong>INVENETO</strong> MAGAZINE è realizzato dall’associazioneInveneto, un’organizzazione priva di finalità di lucroche ha lo scopo di far conoscere, apprezzare e tutelareil territorio della nostra regione nonché affrontare le problematicheche lo riguardano.Gli autori di testi, foto e disegni mettono a disposizionegratuitamente tempo e materiale.Coloro che apprezzano la rivista e desiderano collaborarvisono invitati a mettersi in contatto con noi all’indirizzodella Redazione.Non sono i più intelligenti eneppure i più forti a perpetuarela propria specie; sono coloroche si adattano prima deglialtri alle nuove condizioniambientali.Charles DarwinL’epoca in cui viviamo è di cambiamento; lo si è capito da unpezzo. O forse ogni epoca è stata di cambiamento ed oggi esso sipresenta solo più veloce, più frenetico.D’altra parte gli strumenti su cui poggia sono sempre più numerosie sofisticati e dunque la cosa è inevitabile: quel che diventavavecchio dopo decenni oggi lo diventa dopo un attimo.Possiamo discutere se questo cambiamento sia positivo o negativo- e lo facciamo spesso - ma ciò deve trasformarsi in azioneconcreta altrimenti, alla fine, è solo tempo perso.Possiamo perciò opporci al cambiamento oppure assecondarlo.Assecondarlo significa lasciare che la barca vada dove la portail vento e starci sopra inermi. Ma prima o poi si rischia di sbatterecontro gli scogli. Opporsi significa rinunciare alle cose inutili, pensareal futuro, crescere nella comunità. Governare la barca remando,facendo fatica.Darwin affermava che l’unica strada possibile è quella di adattarsial cambiamento ma ciò - per la nostra specie - non significasubirlo. Significa anzi comprenderlo, indirizzarlo. Significa decidereil modo, gli strumenti, gli obiettivi, affinché il cambiamento nonsia moda e regressione, come spesso avviene oggi.Infatti come potrebbe altrimenti essere definito il percorso cheva dall’uomo che ragiona e collabora con i suoi simili a quelloindividualista, aggressivo, maleducato e sprecone?Per inserzioni promozionali: 349 7230686 - 346 6003964 - info@inveneto.bizInveneto onlus


5L’Italia e il Tibet hanno una cosa in comune: la più elevataconcentrazione di eremi al mondo. Due religioni così differenticome il cattolicesimo e il buddismo hanno prodotto dunque unostesso modo di interpretare la spiritualità.I TAROCCHIEREMIdi paolo periniE se vogliamo rimanere nel nostro Paesel’Abruzzo è in testa a questa specialeclassifica ma anche il Veneto si difendebene.L’eremo (dal greco eremòs) è un luogoappartato, di difficile accesso, dove unao più persone si ritiravano escludendosidalla società. Ciò aveva lo scopo dicondurre una vita semplice, dedicataall’introspezione, al contatto con la natura,alla contemplazione.L’eremita poteva dedicarsi anchealla preghiera ma la sua scelta nonnecessariamente implicava l’osservanzadei voti religiosi di obbedienza, povertà ecastità.Questo sacrificato stile di vita ètestimoniato per la prima volta in Egitto,nel III secolo, da san Paolo di Tebe, il piùantico eremita finora conosciuto (mortonel 250 circa), anche se già prima, comeè scritto nel vangelo di Matteo, Giovanniil Battista visse a lungo nel deserto dellaGiudea «vestito di peli di cammello e conuna cintura di pelle attorno ai fianchi; ilsuo cibo erano locuste e miele selvatico».Lo stesso Gesù era stato «condotto dalloSpirito nel deserto, per essere tentatodal diavolo», rimanendovi in preghiera,digiunando per quaranta giorni e quarantanotti.A SINISTRA: L’eremo di San Giorgio (Solagna - VI).Nei Tarocchi l’Eremita cammina sorrettoda un bastone e con una lampada illumina ilcammino. Indossa un saio e un cappuccio glicopre la testa.Rappresenta la saggezza che fonda il futurosulla conoscenza del passato, procedendo apassi lenti e in assoluta solitudine.L’origine dei Tarocchi è orientale. Le cartecomparvero in Europa nel ‘300 e venneromodificate in Italia con la creazione degli Arcanimaggiori a metà del ‘400.L’invenzione della stampa li rese popolari,anche se non se ne conoscono le regoleoriginarie che – comunque – assomigliavano aquelle della briscola. I manuali più vecchi chene descrivono l’uso risalgono al XVIII secolo.Fu nel Settecento che si cominciò a prenderein considerazione una possibile origine esotericadei Tarocchi e ad usarli allo scopo attuale, cioèdivinatorio.


6 7Poco dopo fu Sant’Antonio abate (251-357 d.C.), suo estimatore, a ritirarsi conaltri discepoli nel deserto, dove peraltromorì, e a diffonderne l’usanzasoprattutto in Oriente.Agli inizi del Cristianesimo - nelIII-IV secolo, dunque - per eremosi intendeva un rifugio naturale,deserto, grotta o riparo di fortunache fosse, fino addirittura ad unasemplice colonna dove alcunimonaci - definiti per questo stiliti - siritiravano in preghiera e penitenza.In quel tempo, infatti, per i primicristiani l’ideale più alto dellaadesione a Cristo era il martirio,cioè la testimonianza di adesionealla fede con la propria vita.Quando nel 313 l’imperatoreCostantino rese lecita nell’Imperoromano anche la religionecristiana, i fedeli aumentarononotevolmente di numero. I piùconvinti scelsero la povertàsecondo gli ideali evangelici,spesso allontanandosi dalle lorocase per vivere in silenzio al finedi udire più facilmente la “voce” diDio.Tale pratica fu incentivatadai più virtuosi, come GregorioMagno, che nei suoi “Dialoghi”(540-604) scrive: «Debilitato dalleoccupazioni secolari, l’infeliceanimo mio ricorda con rimpianto igiorni felici trascorsi nel monastero.Ivi lo spirito, dominando le cosetransitorie, era rivolto soltanto allacontemplazione delle cose celesti.La stessa morte, da tutti temuta,era desiderata come ingresso allavera vita (...)».Sant’Antonio abate(da un affresco del XVII sec).paperRPer questo appoggiò Benedetto da Norciacontribuendo notevolmente alla diffusionedella regola benedettina dettata nel 534 -ora et labora - e alla vita monastica che nederivava.Anche San Pier Damiano (1007-1072)tessé l’elogio della vita eremitica: «Oèremo, delizia delle anime sante, dolcezzainesauribile di intima gioia, paradiso didelizie (...). O èremo, tu sei l’officinameravigliosa dello spirito (...). Da essovedi scorrere gli avvenimenti e contemplil’effimero flusso delle cose che passano.(...). Che spettacolo un eremita che cantasalmi nella notte!In realtà il concetto di eremo era statointerpretato in una forma ben più strutturatae funzionale, trasformandosi in un veroe proprio monastero finalizzato allapreghiera ed anche al lavoro. Non solo: ibenedettini tessero intensi rapporti con lepotenti famiglie locali diventando a tuttigli effetti proprietari terrieri e governando- spesso bonificandolo - grandissimeporzioni di territorio.Ciononostante la vera vita eremiticasi continuava a svolgere ancora inpiccoli edifici isolati e privi di qualsiasiconfortevolezza andando a comprenderenon solo la vita anacoretica (solitaria) maanche quella cenobitica (semicomunitaria)in una laura (unione di più di eremi).SAN BOVOL’eremo di San Bovo (XVII sec.), sui collidi Angarano, a Bassano del Grappa (VI).Il santo (X sec-986) è stato un cavalierefranco che si dedicò alla penitenza, aipellegrinaggi e divenne patrono deglianimali da lavoro.


1011Due secoli dopo fu la volta di Francescod’Assisi ed il suo ordine che nel 1210ottenne dal papa Innocenzo III la possibilitàdi vivere in modo radicale la povertàevangelica: a differenza dei benedettini,praticava una vita povera e mendicante esoprattutto senza alcun possesso di beni.Come se ciò non bastasse, alla suamorte l’ordine da lui fondato si divise tra“spirituali” e i “conventuali”: i primi feceropropria la vita ascetica e mendicante cheaveva contraddistinto l’ordine ai suoi inizi;i secondi, invece, preferirono una vita piùconventuale e di cura delle anime (comead esempio Sant’Antonio di Padova).SAN FRANCESCO NEL DESERTOTradizione vuole che nel 1220 San Francescod’Assisi, di ritorno dall’Oriente, facesse tappasu quest’isola della laguna di Venezia, allorachiamata “delle due Vigne”Per questo, qualche anno dopo, il nobileJacopo Michiel fece erigere una chiesa in suoonore, che poi donò ai Francescani Minori cheprovvidero a costruirvi intorno un convento.Vi rimasero per oltre un secolo finchél’insalubrità del clima non li costrinseall’abbandono.Nel 1453 l’isola andò in mano ai Frati MinoriOsservanti che restaurarono il complessoL’isola vistadall’aereo.Ancora una volta la posizione radicaledei primi fu condannata come ereticada papa Giovanni XXII e continuaronola loro scelta con il nome di “fraticelli”.Successivamente tutti i francescaniche scelsero la povertà vennero riunitinell’Ordine dei Frati Minori.Insomma: la scelta eremitica percorsee travagliò la storia della chiesa, che l’hasempre a mala pena tollerata quando nonapertamente osteggiata, ma continuò adessere fatta propria da singole persone,religiose o laiche, che spesso riuscironoa sottrarsi ai vari tentativi integrazione.Spirituale e sociale.aggiungendo il chiostro rinascimentale, e quindiai Minori Riformati che l’abitarono fino al primoOttocento, quando Napoleone trasformò ilconvento in una polveriera e l’isola in quartieremilitare.Nel 1856 i Frati Minori di San Francescorestaurarono le strutture tornando ad abitarvie ad ospitare giovani desiderosi di trascorrereperiodi di riflessione.L’antica iscrizione lapidea che dettale regole di comportamento ai visitatori.Palio diFeltre 2011Con lʼAlto Patronato del Presidente della Repubblica.Con il Patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei Ministri - Regione VenetoProvincia di Belluno - Comunità Montana Feltrina - Comune di FeltrePROGRAMMASABATO 23 LUGLIO 2011SALA DEGLI STEMMI18.00 - PRESENTAZIONE PALIO 2010SABATO 30 LUGLIO 2011SALA DEGLI STEMMI18.00 - INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DEL PITTORE DEL DRAPPOPIAZZA MAGGIORE20.00 - SFIDA TRA MUSICI E SBANDIERATORI DEI 4 QUARTIERIVENERDÍ 5 AGOSTO 201119.30 - CENE DEI QUARTIERICAMPOGIORGIO - QUARTIERE PORTʼORIAPIAZZA ISOLA - QUARTIERE DUOMOLARGO CASTALDI - QUARTIERE CASTELLOPIAZZA TRENTO E TRIESTE - QUARTIERE SANTO STEFANOSABATO 6 AGOSTO 2011CENTRO STORICO12.00 - APERTURA TAVERNE15.00 - MERCATINO MEDIEVALE A CURA DELLʼASSOCIAZIONE PALIO DI FELTRE EDEI QUARTIERI DEL PALIO DI FELTRESPETTACOLI ITINERANTI MEDIEVALI NELLA CITTADELLAPIAZZA MAGGIORE21.00 - INGRESSO IN CITTADELLA DEI QUARTIERIFIACCOLATA - CERIMONIA DI DEDIZIONE - LANCIO DELLA SFIDA - TIRO CON LʼARCOESIBIZIONE SBANDIERATORI CITTÀ DI FELTRE - STAFFETTASPETTACOLO ILLUMINATO24.00 - MINESTRONE PER TUTTIDOMENICA 7 AGOSTO 2011DUOMO SAN PIETRO10.30 - SANTA MESSABENEDIZIONE CAVALLI - SFILATA CORTEO STORICOCENTRO STORICO15.30 - SPETTACOLO SBANDIERATORI CITTÀ DI FELTRESFILATA DEL CORTEO STORICOPRÀ DEL MORO17.30 - INGRESSO IN CAMPO DEL CORTEO STORICO - GARA TIRO ALLA FUNESPETTACOLO DI INTRATTENIMENTOPALIO DI FELTRE: GARA DEI CAVALLICONSEGNA DRAPPO DEL PALIO 2010 AL QUARTIERE VINCITORE


19NellaNterra del prosecco, tra le tantissime colline che ornano leprealpi trevigiane, numerose sono le testimonianze della presenzalongobarda, a cominciare dai toponimi. Non c’è infattimetodo migliore che ragionare sui nomi delle località o dellecose per intuire subito l’impronta storica che ha segnato quel territorio.Farradi stefano malvestiodi SoligoCome nel caso di Farra di Soligo, volgarizzazionedella radice etimologica germanica“fahr”, che riporta al significato di“comunità nomade”.Molte parole della nostra lingua- anche quella veneta - trovanomatrice in quella del popololongobardo che giunse danoi sovrapponendosi al declinodell’Impero romanonella seconda metà delVI secolo.Alboino, loro re,infatti, varcate leAlpi provenendodal nord-est, seguìil pedemonteveneto perespandersi inbuona partedel nostro Paese lasciando sul propriotragitto numerosi presidi. Tanto che lungole Prealpi venete, specie tra il Bellunesee il Trevigiano, vi è la più elevataconcentrazione di “fare” di tutta la Penisola!Ecco dunque Fara di Feltre, Fara diValdobbiadene. E Fara di Mel, postanon a caso a guardia del percorso chesale a Praderadego, valico già scelto daiRomani per la strada consolare ClaudiaAugusta che dalla laguna di Altino conducevadapprima a Feltre e poi ai possedimentiimperiali in centro Europa.L’area di massima espansione longobarda.Le Torri del Credazzo spuntano tra la vegetazione.Una punta di lancialongobarda.


25farebbe probabilmente a meno di lavorare tutto il tempoper noi. Ma non perché sia un animale prigro, anzi; la sua proverbialeoperosità rimarrebbe assolutamente intatta ma non sarebbeindirizzata così strenuamente - e inutilmente, per lei - allaL’ape produzione.Apidi paolo periniIl mondo dell’ape - Apis mellifica - è talmentecomplesso che non si può conoscerloin poche pagine. Anche suddividendoloper comodità in tre grandi settori - quelloculturale (il ruolo che l’uomo le ha attribuitonella storia, nel mito, nella letteratura)quello scientifico (l’ape intesa come imenottero)e quello produttivo (economico,commerciale, terapeutico), ciascuno diessi avrebbe bisogno di lunghe trattazioni.Basti pensare che la prima rappresentazionedi un’ape da parte dell’uomo risale alneolitico (circa 9.000 anni fa) ed è relativaad una grotta spagnola in provincia di Va-SOTTO: Bassorilievo della tomba di Ramesse IX.PAGINA A LATO: Alveari nel bellunese.Magico volo!


26 27Due fuchi tra le operaie.Attività di trasporto del nettare.lencia; la seconda è stata rinvenuta iscrittasulla tomba del faraone Ramesse IX, di3000 anni fa.Sotto il profilo scientifico, la questioneè ancora più vasta: la biologia dell’ape hadell’incredibile e ancora più straordinaria èla sua organizzazione sociale. E su questonon possiamo sorvolare.Tre giorni dopo essere stato deposto,l’uovo dell’ape si schiude; la larva dapprimaviene nutrita con la pappa reale, poicon un misto di polline e di miele.Dieci giorni dopo, completata la crescita,la sua cella viene chiusa con la cera e lalarva rimane rintanata dentro ad un bozzoloche costruisce essa stessa.Finalmente, a tre settimane dalla deposizionedell’uovo, si forma l’ape. La quale,come prima cosa, comincia a preparare lecelle per le future deposizioni. Poi cominciaa nutrire le giovani larve con la pappareale che lei stessa ha imparato a sapersecernere. Quindi si azzarda a compiere iprimi voli attorno all’alveare e ad attenderealle principali funzioni di “manovalanza”:ampliamento dei favi, trasformazione inmiele del nettare portato dalle bottinatrici,guardia, pulizia, “raffreddamento” dell’arniaottenuto agitando le ali.Dalla quinta o sesta settimana di vital’ape diventa essa stessa bottinatrice, e spostandosifino a un raggio di 2 km. si occupadella raccolta del nettare (ma anche dellamelata, della propoli, dell’acqua...).Infine, dopo circa 45 giorni dalla nascita,il suo ciclo vitale si conclude.Concluso anche l’argomento? Magari!Chi ha deposto le uova? Chi ha fecondatola madre? E quante api convivono inun unico alveare? A che velocità si muoveun’ape in volo?La società delle api prevede per ognisciame - che è composto solitamente tra30.000 e 80.000 individui - una sola “matrona”- l’ape regina - da cui discende l’interacolonia. Unica ape fertile - che puòvivere fino a 5 anni - destinata alla deposizionedelle uova (fino a 2000 al giorno),l’ape regina è tale perché, pur provenendoda un uovo fecondato identico agli altri,viene deposto in una celletta speciale e daquel momento viene nutrita esclusivamentedi pappa reale.A fecondare la regina sono i fuchi (nonpiù di 200 per sciame) che nascono dauova non fecondate. Più pelosi e grossi del-SOPRA: La regina tra le operaie.A LATO: Una sciamatura.le operaie, non dispongono di pungiglione.Non lavorano all’interno dell’arnia e laloro unica funzione è quella di fecondarela regina aspettandola fuori dagli alveari ecorteggiandola con appositi voli.Quando una colonia supera un certonumero di “abitanti”, avviene la “sciamatura”:un’ape regina esce dall’arnia portandocon sé una famiglia di 10-20.000 api carichedi cibo (e per questo sostanzialmenteincapaci Una colonia di pungere) sciamata. per andare a posarsipoco lontano in attesa che le “espolatrici”


individuino la nuova dimora per poi insediarvisi.In un contesto così socialmente complessoe organizzato - che qui abbiamo appenadelineato - emerge chiaramente la necessitàdi una comunicazione interna.L’argomentoè affascinante e oggetto di decennaliricerche da parte dell’uomo il quale èpervenuto ad alcuni dati certi. Tra questi,l’individuazione di una “danza” che l’apeeffettua per comunicare alle compagne -con precisione scientifica - la dislocazionedi una rilevante fonte di cibo. Alla quale leapi si lanceranno ad una velocità che puòraggiungere i 24 km orari.Ma quanti voli compiono le api perprodurre un chilo di miele? E quanto pesaun’ape? E come si svolge la “danza”? Equanto miele producono le api di un alvearein una stagione? Che differenza passa fraun miele liquido ed uno cristallizzato? Equanti tipi di miele vengono prodotti? Epoi...Come si intuisce, ci toccherà tornare sull’argomento.Ma sarà un piacere farlo. Unpiacere piuttosto dolce...lottabiologicaallavarroadi giampaolo pandolfi*Esiste un parassita - che si chiama Varroadestructor - che ammazza le api.Si tratta di un acaro (una specie di zecca)di origine indocinese, arrivato in Europa unaventina d’anni fa, che può riprodursi solamenteattaccandosi al corpo dell’ape e succhiandonel’emolinfa. In questo modo la porta alla morte.Una grande infestazione di Varroa puòdistruggere l’intera colonia e questo è un grandeproblema, specialmente per chi non vuoleeliminare gli acari con sostanze chimiche chepoi, in qualche modo, si ritroverebbero nelmiele.Un nuovo metodo per controllare laVarroa è stato messo a punto dall’ApicolturaCassian di Treviso, che da parecchi annilavora con metodo di Agricoltura Biologica.L’azienda è notificata con Bios (Marostica)e gode della “Garanzia AIAB” per i suoiprodotti.Si tratta del “confinamento della reginasu favo” mediante una gabbia speciale - la“BI GABBIA Cassian”, già presentata allaCommissione Sanitaria Nazionale, oltre cheai convegni di Treviso e Longarone (2010).Senza entrare troppo nel dettagliotecnico, si tratta di isolare la regina - per lasua deposizione - su un telaino da melariocon favo vecchio, sul quale viene fissato daentrambi i lati una “escludi regina”.Dopo venti giorni essa viene liberata e- prelevato il telaio pieno delle Varroe chel’hanno infestato - viene distrutto.Rispetto al confinamento della reginanelle gabbiette di plastica attualmentein commercio - che non sono per usoalimentare e paiono inadatte al metodo diagricoltura biologica - questa metodologiaapporta il vantaggio di non interrompere ladeposizione da parte della regina, di isolarela covata recettiva alla Varroa nonché ilrapido rilascio della regina alla sua colonia,che infatti viene subito “festeggiata dalleapi” e non rincorsa e sostituita.Varroa destructor.*medico veterinario - tecnico ispettore BiosPER SAPERNE DI PIU’Apicoltura Cassianapimarca@interfree.it - 0422 370060


PANNIpaolo perini


PANNIIn una giornata di sole, come ne càpitano spesso, in primavera, ho passeggiato per Chioggia. Quandosono rientrato a casa mi è stato chiesto cosa avevo visto di bello: il mare, Corso del Popolo, l’oratoriodi San Martino, il mercato del pesce. Avendo risposto - lo confesso - evasivamente, qualcuno si è ancheirritato: “ma insomma, raccontaci!”. Quando ho esibito le mie foto, nessuno ci voleva credere.Ecco: queste sono alcune di quelle. Le altre sono molto simili. E’ stato più forte di me.Visitate il nostro sitowww.valgoccia.itVal GocciaRistorante Pizzeria Bar Paninotecafoto1Coppia primaverile2 Sudore3Arancio e limone4Cavallucci di mare4DiagonaliVia Giarre di Sicilia, 5 – Cismon del Grappa (Vi)Tel. 0424 432126 – 92219 - info@valgoccia.com - www.valgoccia.comCHIUSO IL MARTEDÌInviate le vostre foto a <strong>INVENETO</strong> - c.p. 244 - 36061 Bassano del Grappa (VI)Per essere pubblicate dovranno essere una decina, riportare una didascalia sintetica, riguardare unargomento omogeneo (natura, storia, manifestazioni...) e che interessi la nostra regione,essere registrate su cd in formato tiff con una definizione di almeno 300 dpied un lato non inferiore a 18 cm.Ampia struttura immersa nel verde tra Bassano, Borgo e Feltre, dotata di una graziosae spaziosa veranda, giardino estivo e parco giochi per bambiniCucina stagionale e dolci di nostra produzioneOltre 100 tipi di pizze: Stagionali, Battute, Al Tagliere con 2 forni a legnaAderenti al network AIC (Associazione Italiana Celiachia)


373°IN COLLABORAZIONE CON IL CLUB ALPINO ITALIANO SEZ. DI BASSANO DEL GRAPPAGR. NATURALISTICOA. DAL SASSO Gruppo Speleologico Alpinismo GiovanileSono passati molti anni da quando iprimi appassionati arrampicatori del CAIbassanese si sono cimentati sulle paretidella Valbrenta. Da allora l’alpinismo ècambiato, nuove vie e falesie sono stateaperte e nuovi metodi d’arrampicatacaratterizzano le nuove generazioni.Ecco dunque il free climbing,l’arrampicata sportiva, ed ecco il boulder,la salita su blocchi rocciosi senza corda masolo con dei materassi portatili ad attutirele eventuali cadute. Ed ecco lo spettacolarestreet boulder, cioè l’arrampicata a maninude sulle pareti cittadine dei palazzi,delle torri o dei portoni.Tutto questo è il Festivalbrenta che tornaa Bassano, questa volta nel centro storicodella città.Grazie alla collaborazione dell’Assessorato allo Sport e al Turismo, anchequest’anno Inveneto e il Club Alpino Italianooffriranno occasioni diverse ai grandi e aipiccoli che vogliono cimentarsi in questadisciplina avventurosa, affascinante esicura: una parete gonfiabile e giocosaper i ragazzini; un serpentone scuro entrocui infilarsi per simulare la discesa nellegrotte; una palestra per il boulder su cuiscegliere le vie più o meno difficili per ipiù appassionati; infine, lo street boulderper i più scatenati.


Sono in programma anche delleuscite sulle falesie naturali dellaValbrenta e degli appuntamenticulturali che avranno la montagnacome protagonista.A colorare le piazze vi sarannoanche molti stands tra i qualiquelli di associazioni e marchidell’outdoor.Per finire, altro partnerdel meeting sarà l’ADMO(Associazione Donatori MidolloOsseo) grazie alla campagnaClimb for Life (www.climbforlife.it) lanciata da Giovanni “Spit” eil grande alpinista Pietro dal Prànella scorsa edizione del nostroFestivalbrenta.X SAPERNE DI PIU’www.festivalbrenta.cominfo@festivalbrenta.comMatteo Mocellin - 349 7230686


Venerdì 20 maggio 2011ore 21 - Sala AlpstationVia Capitelvecchio, 4Bassano del GrappaPresentazionedella nuova guida:VALSUGANA ECANAL DI BRENTAARRAMPICATE SPORTIVE E DʼAVVENTURA.


Garibaldidi giuseppe (joe) bonatofu ferito...43Erano i primi mesi dell’annata 1959/60. Al cortile della scuola sientrava dal portone che dava su Corso Garibaldi. Lì vicino c’era anchel’edicola dove si compravano le bustine “de stampéte”, figurine daraccogliere negli “albi”, una vera dipendenza - più che passione -che contagiava i nostri giovani cuori come il morbillo.A LATO: La classe dell’autore.SOTTO: Una serie completa di cannuccia e pennini.Era il centenario dell’Unità d’Italiae andava di voga la raccolta delRisorgimento: bellissime figurine patinate,tratte da famosi quadri dell’Ottocento, chenoi incollavamo con l’efficace “coccoina”dal dolce profumo alla mandorla oppurecon la più povera pastella di farina biancae acqua, con scarsi risultati.Re Vittorio Emanuele II, Cavour,Garibaldi, Nino Bixio, l’incontro di Teanoe le battaglie di Solferino, San Martino,Bezzecca e Palestro erano personaggi evicende che ci accompagnavano, eroie luoghi conosciuti non perché studiatiin classe ma grazie a quella collezione.Raccolta memorabile ed istruttiva!Un bidello grande, grosso e molto buonoogni mattina passava per le classi con unaspecie di caffettiera a riempire i calamaidi vetro verde smeraldo - incastonati neibanchi - d’un inchiostro nero, ma nero chepiù nero non si può. Il suo tipico profumosi espandeva per la classe e noi felicisaggiavamo quel liquido concentrato checi ammaliava.I pennini erano due, l’economico eil costoso. Il primo era essenziale, lineaspartana, robusto; il secondo, di formastilizzata a becco d’uccello, si “schincava”subito sotto le nostre leggiadre manine.Su quegli scranni gli intarsi dei nomi e delledate si tramandavano per generazioni.


48rado bosco di faggio che ci conduce ad uninghiottitoio carsico e poi alla conca delleGiarine, dominata dall’Osservatorio sulGrappa, sede - durante la Grande Guerra- del comando austro-ungarico.Attraversato il sentiero sul ghiaione, sipuò scendere al nostro punto di partenzaattraverso un avventuroso fondovalleboscoso. Noi proseguiamo dritti indirezione della sella che va ad incrociareil sentiero CAI nr. 10. Da qui prendiamola cresta a mughi sulla destra, apprezzandoil panorama sull’Asolone e il MontePrassolan.Raggiunta anche la cima del MontePertica (1549 m), spaziamo con gli occhisulle Piccole Dolomiti, l’Altipiano diAsiago, i Lagorai, le Pale di San Martino ele Vette Feltrine.Il nostro percorso è ora tutto in discesafino al Rif. Forcelletto giunti al quale,tagliando per i pascoli sulla destra,ritorniamo al Rifugio Bocchette.PER SAPERNE DI PIÙ:www.rifugiobocchette.com


Convegno internazionaleJacopo Bassano, i figli,la scuola, l’ereditàSdell’occhio”55i riaprono le celebrazioni dedicate al quinto centenario dellanascita di Jacopo Bassano, avviate nello scorso anno e culminatecon la pregevole mostra “Jacopo Bassano e lo stupendo ingannonel museo civico bassanese.Bassano del Grappa e Padova30 marzo – 2 aprile 2011MostraI Bassano ai raggi X.Segreti nei capolavoridel MuseoBassano del Grappa26 marzo – 8 luglio 2011MostraRenato MeneghettiAl di là dell’occhioBassano del Grappa26 marzo - 8 luglio 2011Per il 2011 l’attenzione innanzituttopunta su un approfondimento scientificocon un atteso convegno internazionaledi studi (dal 30 marzo al 2 aprile 2011)che proporrà il tema “Jacopo Bassano, ifigli, la scuola, l’eredità”; l’appuntamentodedicato all’artista, alla sua bottega, ai figliFrancesco e Leandro, prevede gli interventidei principali studiosi e storicidell’arte del Cinquecentoa livello internazionaleper approfondire aspettistilistici, cronologici, tecnici,di collezionismo, oltread affrontare lo studiodell’attività di collaborazionecon i figli Francesco, Leandroe Girolamo.Il programma prevede poidi presentare i risultati dellaricerca promossa dal Museocivico bassanese e condottadalla Soprintendenza peril patrimonio storico artisticoed etnoantropologico delleprovince di Verona, Vicenza e Rovigo: unaaccurata indagine effettuata con l’aiuto diaggiornate tecnologie mediante indaginiradiografiche e riflettografiche, ha letto leopere del Museo, del territorio veneto e dialtri Musei italiani e stranieri, consentendoun’analisi sulla tecnica pittorica deiBassano.Il risultato sarà un percorso ragionato inpinacoteca “I Bassano ai raggi X. Segretinei capolavori del Museo”, occasione perleggere i dipinti anche attraverso il direttoconfronto con la rispettiva esplorazioneradiografica.L’operazione sarà pubblicata nel volume“I Bassano ai raggi X” affiancato ad undocumentario finanziato dalla BancaPopolare di Marostica.Dal 26 marzo 2011il pubblico potrà essereaccompagnato in un nuovoitinerario tra i capolavoridel Museo civico bassaneseconsentendo di conoscereanche aspetti curiosi degliartisti, come il riutilizzodi tele già parzialmentedipinte oppure pentimentie ripensamenti nella costruzionedelle scene o nellascelta dei personaggi.Infine, se l’anno scorsoJacopo Bassano ci aveva rivelatolo stupendo ingannodell’occhio, quest’ anno è lavolta di Renato Meneghetti che nell’ala nuovadel Museo civico - sempre dal 26 marzo- propone di andare “Al di là dell’occhio”declinando in senso contemporaneo lalezione dei grandi del passato.Nel frattempo nel chiostro del museosi svilupperanno alcuni appuntamentiproposti dal mese di aprile dall’Unione delCommercio e dalla Pro Bassano.


57SonoS101 ma non si tratta di cani razza dalmata. E’ il numero di candeline che iltrenino, che faceva la spola tra Piovene Rocchette ed Asiago, avrebbe spento il10 febbraio.Ciufdi giovanni rattiniciuuuf!!!Di quella linea ferroviaria inaugurata nel1910 sotto la neve, sono rimasti purtropposolo ricordi e una schiera di collezionistiche, come formichine operose, combattonocontro le corse del tempo e l’incuria dimolti. Tra questi anche Roberto Sperotto,collezionista un po’ speciale.E’ infatti l’unico a disporre, oltre che dimateriale documentale e fotografico, anchedi un tratto della linea che, con molta fatica,cerca in tutti i modi di riportare all’anticosplendore.La sua proprietà attraversata dallastatale 349 del Costo, va dall’altezza delsottopasso tra il 5° e il 6° tornante fino aPonte di Campiello: 3700 metri di tracciatocon un dislivello di circa 400 m (da 620 a1000). In questo tratto ci sono anche uncasello e la galleria forse più conosciutae fotografata, quella della Pendola, checorre nella montagna per 82,43 metri.Una passione antica? Neanche per sogno.Roberto infatti da bambino non ha maigiocato con i trenini. Nel 1997 cercava una“Un treno, una valigia,ricordi e poesie”DOMENICA 27 MARZO - ORE 17.30LIBRERIA PALAZZO ROBERTIBASSANO DEL GRAPPA - VIREADING TRATTO DAL LIBRO“VIAGGI DIVERSI” DI GIOVANNI RATTINIIl trenino in una vecchia foto.Il 31 luglio del 1958 segnò la fine deltrenino che serviva l’Altipiano di Asiago. L’operaera stata completata nel 1910: ventuno km di lineacon cinque gallerie ed un viadotto sulla Valdasticoalto 70 m. Il percorso a cremagliera si sviluppava traCogollo e Campiello per quasi 6 km.Requisito dall’esercito durante la Grande Guerra, ilservizio passeggeri riprese dopo il conflitto ma le elevatespese di gestione lo portarono alla sospensione nel 1958 eallo smantellamento nel 1964.Dopo il suo primo volume, C’era una volta il trenino dell’Altopiano (Cleup 2008), Giovanni Rattini torna sull’argomentocon Viaggi diversi (Cleup 2010), dove raccoglie emozioni, ricordie poesie suscitate proprio dai viaggi di quel trenino. Tra queste, letestimonianze di Goffredo Parise e Mario Rigoni Stern.


58casa isolata, trovata sul cocuzzolo dellamontagna che domina la Val d’Astico.Solo in un secondo momento avrebbescoperto che quello era stato anche ilcasello di una linea ferroviaria. Per gestirela pratica catastale ed arrivare all’atto dicompravendita ci sono voluti circa tre annidi lungaggini burocratiche. Però il primolibro sul trenino che ebbe occasione dileggere (La ferrovia a cremagliera RocchetteAsiago - Gasparella/Chiericato) Robertol’ha ricevuto in regalo.Spulciando la corposa bibliografia,senza saperlo Sperotto stava cominciandoa muovere i primi passi nel mondo delcollezionismo. Lo scotto iniziale delneofita lo pagano un po’ tutti, acquistandopezzi a prezzi esagerati o lanciandosi acapofitto su quelli comuni e privi di valore.Poi, come è successo anche a Roberto,con l’esperienza si affinano le capacità perdistinguere l’affare dal bidone. E lui chenon ha molto tempo per andare in giro permercatini, si affida alle riviste specializzate,a internet. E ogni tanto arriva pure qualchesoffiata...Così facendo di pezzi ne ha raccoltitantissimi. Tra questi soprattutto l’archiviodal 1907 al 1910 dell’ing. Terriera chediresse i cantieri della ferrovia, costruitaa macchia di leopardo a seconda dellediverse condizioni climatiche.Sul tavolo in ufficio fa bella mostra di séanche la valvola di sicurezza della Gobba,la locomotiva-cantiere che fu trainata dipeso sulla statale del Costo, collocata sultracciato e usata per la costruzionedella linea.L’ultimo arrivo è una vergadi cremagliera, attualmenteospitata all’interno delcasello, che in futuroavrà diverse occasioniper mostrare i suoi“denti” a curiosi eappassionati.Belvedere di Tezze sul Brenta (VI) - Via Nazionale, 60Tel e Fax 0424 561095 - www.suegiusport.it - e-mail:info@suegiusport.itSCONTI SPECIALI PER GLI AMICI DI <strong>INVENETO</strong>!Roberto Sperotto e la sua valvola(con tanto di certificazione d’origine).


61Chiedete ad un veneto quali sono le province della sua regione checonfinano con il mare. Vi risponderà Venezia e Rovigo. Solo aduna piccola, piccolossima percentuale verrà in mente di aggiungerela provincia di Padova. Anche Padova, infatti, è bagnata dalMare Adriatico.Il maredi Padovadello Scirocchetto per circa un km e mezzo,fin sotto l’argine di Conterminazione,dove svoltiamo a dx. Volendo spaziare conla vista, basta salire sul terrapieno, da dovesi gode uno splendido panorama sulle vallie sui casoni che spuntano qua e là.Superata un deviazione a dx., proseguiamocosteggiando la Sacca Grande fino adandare ad incrociare una diramazione delCanale Novissimo, che ci costringe a girareancora a dx.Superiamo il canale sul Ponte della Rotta,e svoltiamo a sx per risalirlo e poi andadisilvia bizzottoA SINISTRA: Barchino a Millecampi.SOPRA: Irrigazione.Si tratta di una piccola e coltivata porzionedella provincia in comune di Codevigo,collocata tra la famigerata Strada StataleRomea ed una linea di costa di un paio dichilometri, anche se in realtà è tutt’altroche una linea.Capitale dell’area è Conche.Il mezzo migliore per visitarla è la bicicletta- dislivello zero e pace assoluta – e ilpunto di partenza per un anello di 20 km èMotta Scirocco, a ridosso della Romea.Con la nostra bici, dunque, partiamo daqui in direzione nord-est, lungo la riva dx


e a costeggiare il Vallone. Superati i ruderidella Cittadella, proseguiamo verso i ruderidel Casone della Boschettona.Il nostro itinerario piega lentamente versosud; appena si può si consiglia di saliresull’argine per ammirare il sistema di barenee la Motta dei Morti, che si estendeirregolare sulla nostra sx. Una traccia cipermette di addentrarvisi ed ammirare laflora d’acqua salmastra (limonio, astro dimare, salicornia...).Proseguimo quindi sull’argine pedalandonei pressi dell’idrovora del Bernio,costruita negli Anni ’30, finoa raggiungere le foci del CanaleNovissimo, che determinò lo squilibriodegli afflussi idraulici dell’interaarea bonificata. Di là del canalela trafficata Romea e poco lontanoChioggia.Svoltiamo a dx risalendo la rivadel canale fino a raggiungere, dopol’aggiramento della darsena, l’abitatodi Conche. Dopo una breve visita allafrazione (bar e alimentari) si proseguelungo il canale. All’altezza del ponte girevole,si effettua una deviazione sulladx per superare la diramazione lateralee si rientra a Motta Scirocco.A SINISTRA: Astro del mare (Aster tripolium).SOPRA: Ciclista.

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