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Adventiste-Magazine > Juillet / Août 2016

Sommaire : > Edito : Vive les vacances ! Par David Jennah > Jeunesse : La foi en vacances... Par Pierrick Avelin > Interview : Priscille Bargibant > Dossier : Des vacances pas comme les autres, Par Doris Vargas Hordosch > Témoignage : Voyager pour se re-poser, Par Gabriel Monet > A bientôt

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> Edito : Vive les vacances ! Par David Jennah
> Jeunesse : La foi en vacances... Par Pierrick Avelin
> Interview : Priscille Bargibant
> Dossier : Des vacances pas comme les autres, Par Doris Vargas Hordosch
> Témoignage : Voyager pour se re-poser, Par Gabriel Monet
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DOSSIER<br />

DELLE VACANZE DIVERSE DAL SOLITO<br />

Nel 2014, ogni persona residente in Svizzera ha intrapreso<br />

in media 2,9 viaggi con pernottamento. Il 63%<br />

di questi viaggi aveva destinazione all’estero. Primo<br />

criterio per la scelta della destinazione: il sole, ovviamente!<br />

Come tutti coloro che vanno in vacanza in tutto<br />

il mondo, gli svizzeri viaggiano con la voglia di rompere<br />

la solita routine, e per la maggior parte, ciò significa<br />

approfittare del bel tempo, del mare, della natura. Ciò<br />

che è interessante notare è che i viaggiatori all’estero<br />

sono diventati, per la nuova generazione, uno dei primi<br />

indici di una vita di successo. Quando i nostri genitori<br />

all’inizio della loro carriera sognavano di poter comprare<br />

una macchina o una casa, nel <strong>2016</strong> molti giovani<br />

lavorati sognano di poter viaggiare all’estero. Ancora<br />

prima di trovare l’anima gemella o di avere un alloggio,<br />

i giovani hanno come primo obiettivo quello di<br />

viaggiare. Danno una grande importanza al conoscere<br />

nuove culture prima di “posarsi” per seguire lo schema<br />

classico: matrimonio-casa-figli. Dietro tutto ciò si cela la<br />

voglia di partire per un’avventura, forse anche di mettersi<br />

“in pericolo”, per un po’ di più di una semplice<br />

vacanza.<br />

L’idea di un anno sabatico è ben diversa da un progetto<br />

di congedo o di viaggio. Nella Bibbia (Esodo23:9-12), il<br />

riposo della terra è ogni sette anni, messo in parallelo<br />

con il riposo settimanale del sabato, che è un impegno<br />

che esprime chiaramente la volontà di Dio di limitare lo<br />

sfruttamento della terra e dei lavoratori. Per noi, prendere<br />

un anno sabatico esprime dunque la volontà di<br />

rinunciare alle prerogative del lavoro e del denaro, al<br />

meno per un tempo. Poiché crediamo che il cristiano<br />

è sottomesso nello stesso modo alla forte influenza del<br />

materialismo, abbiamo voluto vivere una vera rottura<br />

nella nostra attività professionale (nonostante sia al servizio<br />

della Chiesa).<br />

Vorrei condividere con voi qualche aspetto dell’anno<br />

sabatico che abbiamo vissuto in famiglia: mio marito<br />

Esly, io e i nostri due figli, Baptiste che al momento<br />

di partire aveva 15 anni, e Hannah che ne aveva 11.<br />

Per quasi un anno, Pondichéry, che si trova al sud-est<br />

dell’India, è diventata la nostra patria di adozione.<br />

Nella prospettiva di un anno sabatico, alcuni potrebbero<br />

essere motivati dall’idea di fare tutto ciò che vogliono<br />

senza avere delle conseguenze nell’attività professionale,<br />

spesso monotona e faticosa. Bisogna comunque<br />

considerare anche l’altro lato della medaglia: il riposo<br />

si può spesso trasformare il noia, e la libertà in angoscia.<br />

A ciò si può aggiungere anche la mancanza di vita<br />

sociale (senza amici, in un luogo sconosciuto), e il fatto<br />

di doversi confrontare ad una cultura completamente<br />

diversa e forse anche destabilizzante. Però un anno<br />

sabatico non è per forza caratterizzato tutto dal riposo.<br />

C’erano anche altri elementi nella nostra famiglia. I<br />

nostri figli erano cresciuti: il più grande era già adolescente<br />

e sarebbe presto passato alla maturità continuando<br />

i propri studi e i propri progetti. Abbiamo voluto<br />

rompere la “bolla occidentale” con i nostri figli in<br />

cui tutto si basa sull’avere e sul comprare, dove tutto<br />

è dovuto, pensando che sia così in tutto il mondo.<br />

Inoltre, io e mio marito avevamo sempre sognato di<br />

andare in India! Perché? Difficile da spiegare. Era un<br />

sogno, una dolce chiamata interiore, un’aspirazione<br />

profonda e persistente di conoscere questo paese così<br />

affascinante. In un momento dato, ci siamo resi conto<br />

che dovevamo prendere in mano questo progetto e<br />

passare all’azione senza aspettare il momento ideale<br />

in cui tutto sarebbe stato pronto, in cui avremo avuto il<br />

denaro sufficiente, o in cui avremo potuto organizzare<br />

tutto nei minimi dettagli, in cui avremo già letto molti<br />

libri sull’India..insomma, un momento ideale che non<br />

arriva mai! Quindi ci siamo lanciati, preparandoci nel<br />

miglior modo possibile, ovviamente, ma con una buona<br />

dose di fiducia e con lo spirito d’avventura, contanto<br />

sul Signore per ogni cosa, e accettando il fatto di lasciare<br />

la nostra zona di comfort. Infatti, questo è un dettaglio<br />

importante da prendere in considerazione quando<br />

ci si vuole lanciare in questo genere di avventura,<br />

ed effettivamente abbiamo un po’ vagato anche prima<br />

di partire: bisognava trovare un guardiano per la casa,<br />

vendere la macchina, negoziare il nostro futuro professionale,<br />

ottenere il permesso Visa per l’India (cosa non<br />

facile da fare!), scegliere una città in India, trovare un alloggio,<br />

una scuola per i ragazzi, e molto altro.. Il nostro<br />

anno sabatico era cominciato molto prima di atterrare<br />

a Chennai (l’antica Madras nel sud-est dell’India).<br />

Arrivati in India, la prima cosa che ci colpisce sono il<br />

rumore e il caldo. Quando siamo usciti dall’aeroporto<br />

di Chennai ed eravamo finalmente sul taxi per Pondichery<br />

1 , siamo stati assaliti dal rumore assordante di<br />

un concerto di claxon sempre presente in tutta l’India.<br />

Le strade sono (quasi) tutte inondate da una marea di<br />

veicoli come camion di vari colori e con delle scritte<br />

dall’ortografia variabile, passando poi agli autobus fino<br />

agli rickshaw e alle moto che guidano un po’ come<br />

vogliono. All’inizio il traffico dell’India mi sembrava un<br />

vero e proprio caos, ma poi mi resi conto che questo<br />

“caos” funzionava comunque bene e venivano addirittura<br />

seguite determinate regole. Inoltre, a parte il<br />

traffico, non bisogna dimenticare le mucche, la famose<br />

mucche sacre che posso passeggiare dove vogliono,<br />

anche contro senso per strada! Che bello scenario!<br />

6

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