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In mezzo a quel gran mare spumeggiante<br />
d'allegria che è Il circolo<br />
Pickwick, con le sue farse e le sue avventure<br />
picaresche, dove, come nel<br />
Don Chisciotte, la ridicola goffaggine dei<br />
protagonisti si carica pagina dopo pagina<br />
d'un aureola di gioiosa santità, d'un tratto il<br />
lettore si trova esposto alla gelida corrente<br />
di un racconto del tutto diverso, e rabbrividisce:<br />
si racconta la storia di una famigliola<br />
imprigionata per debiti. La madre ed il<br />
bambino muoiono di stenti, e l'uomo rimane<br />
solo. Ed ecco che il narratore fa un passo<br />
avanti, come incapace a trattenersi dal<br />
ribadire qualcosa di decisivo: “Non sa, chi<br />
definisce freddamente la morte dei poveri<br />
come una benefica liberazione dal dolore<br />
per chi se ne va, e una provvidenziale diminuzione<br />
delle spese per chi gli sopravvive,<br />
non sa, dicevo, quale sia l'angoscia di questi<br />
lutti. Uno sguardo affettuoso e premuroso<br />
scambiato in silenzio quando tutti hanno<br />
distolto freddamente il loro, la sicurezza di<br />
aver conservato la simpatia e l'affetto di un<br />
essere umano quando tutti ci hanno voltato<br />
le spalle, sono un'àncora, un sostegno,<br />
un conforto nella più profonda afflizione, e<br />
nessuna ricchezza può comprarli, nessuna<br />
potenza può renderli obbligatori”.<br />
Tanta parte della forza artistica di Dickens<br />
costituisce proprio una vasta cassa di risonanza<br />
a quel “non sa”: la sua forza nell'additare<br />
ancora e ancora la glaciale indifferenza<br />
di chi (come lo Scrooge che vedrebbe<br />
di buon grado la morte dei senza tetto, se<br />
questo può abbassare l'eccesso di popolazione)<br />
riposa nello stato attuale delle cose,<br />
ben disposto a conservarlo se ciò comporta<br />
il proprio benessere e la propria sicurezza,<br />
ma anche dell'altrettanto gelida astrazione<br />
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dei cosiddetti riformatori sociali, così innamorati<br />
delle proprie buone intenzioni e dal<br />
proprio amore per l'umanità intera per lasciarsi<br />
davvero commuovere e coinvolgere<br />
dalle vite di coloro che incontrano. Se Manzoni<br />
ci ha regalato Donna Prassede e il suo<br />
stolido moralismo, i romanzi di Dickens<br />
pullulano di figure simili, la cui apparente<br />
benevolenza si è fatta indistinguibile dalla<br />
crudeltà. Basti pensare al grottesco ritratto<br />
in Casa desolata della Signora Pardiggle, che<br />
si pavoneggia nel presentare alle amiche i<br />
figli che ha coinvolto a forza nelle sue attività<br />
benefiche: “Egbert, il maggiore (dodici<br />
anni), è il ragazzino che spedì tutto quello<br />
che aveva in tasca, ossia cinque scellini e tre<br />
pence, agli Indiani Tockahoopo. Oswald, il<br />
secondogenito (dieci anni e mezzo) è il bam<br />
pretesti|<br />
Febbraio 2012