Qui - Università degli Studi di Cassino

Avvertenza
Università degli studi di Cassino
Facoltà di Lettere e Filosofia
a.a. 2010/2011
Materiali per il modulo di LINGUISTICA A
I semestre dell’a.a. 2010/2011
tema del corso: La lingua gotica
prof. Luca Lorenzetti
Riproduco qui raccolti in un unico testo, per comodità degli studenti non frequentanti e di coloro che
abbiano perso qualche lezione, gli allegati già distribuiti appunto a lezione. Questi appunti non hanno
alcuna pretesa di originalità o completezza; essi vogliono solo fornire i materiali necessari per
permettere il lavoro a lezione e lo studio individuale, e vanno ovviamente integrati con gli appunti
personali degli studenti e soprattutto con la grammatica di Durante. La loro lettura, pertanto, non
sostituisce la frequenza delle lezioni.
Le principali fonti dei materiali riportati negli appunti sono le seguenti:
Durante E., Grammatica gotica, Bari, Palomar 2000
Lehmann W.P., A Gothic Etymological Dictionary, Brill, Leiden 1986
Lehmann W.P., A Grammar of Proto-Germanic, edited by Jonathan Slocum, Linguistics Research
Center, University of Texas at Austin, 2005-2007
Milizia P., Le lingue indoeuropee, Carocci, Roma 2002
Orel V., A Handbook of Germanic Etymology, Brill, Leiden – Boston 2003
Pokorny J., Indogermanisches Etymologisches Wörterbuch, voll. I-II, Francke, Berna 1948-1969;
scanned and recognized by George Starostin, further refurnished and corrected by A. Lubotsky
(http://dnghu.org/indoeuropean.html)
Raschellà F., Vulfila e il futhark: la componente runica dell’alfabeto gotico, in V. Dolcetti Corazza e R.
Gendre (a cura di), Intorno alla Bibbia gotica, Ed. dell’Orso, Alessandria 2008, pp. 3-39
Altre indicazioni sono contenute nelle singole sezioni.
Per approfondimenti, si vedano i saggi scaricabili dal sito della sezione di Glottologia e linguistica.
1. Introduzione alla lingua gotica
Che cos’è il gotico? Si può accettare senz’altro l’ovvia identificazione del gotico come ‘lingua dei
Goti’?
L’equazione gotico = lingua dei Goti, se può valere senz’altro dal punto di vista generale, non vale
di sicuro dal punto di vista della nostra documentazione.
Si pone infatti continuamente il problema della rappresentatività linguistica della nostra
documentazione del gotico, per una serie di motivi i principali dei quali sono i seguenti:
1

1) lingua a corpus limitato:
— limitazioni del corpus riguardano la quantità dei testi ma anche e soprattutto la qualità, in
vari sensi:
o genere testuale: es. l’etrusco e le altre lingue dell’Italia antica, con iscrizioni solo
funerarie o di possesso; o il greco miceneo, con iscrizioni solo contabili e
amministrative;
o estensione cronologica dei testi: la storia della lingua gotica è inattingibile, visto che
non possediamo testi distribuiti lungo un arco di tempo tale da permettere di
registrare evoluzioni linguistiche sistematiche o comunque di rilievo;
— il gotico, come è stato detto più volte da molti studiosi, è essenzialmente la lingua di un solo
uomo e di un solo testo: il vescovo Wulfila (var. Vulfila, Ulfila) e la sua traduzione della
Bibbia.
2) lingua attestata in un testo di traduzione:
ciò comporta per l’autore del testo una serie continua di scelte, tanto più impegnative quanto
maggiore è la differenza di elaborazione tra la lingua di partenza e quella di arrivo.
Se si pensa che parliamo
a) della Bibbia, cioè un testo di grande circolazione;
b) del greco, la maggiore lingua di cultura dell’Europa orientale;
c) e del gotico, una lingua che è molto difficile immaginare come dotata di una koinè
omogenea, poiché non corrispondeva a una comunità omogenea ma a un insieme di tribù dai
rapporti politici travagliati;
possiamo immaginare il tipo di problemi che ci troveremo di fronte.
Esempi:
→ boka ‘lettera dell’alfabeto’ e il suo derivato bokareis ‘scriba’ traducono rispettivamente gr.
grámma e grammateûs, concetti precedentemente ignoti alla cultura gotica, com’è ovvio visto che il
gotico prima di Wulfila era solo una lingua parlata, non anche scritta.
→ þiudinassus e þiudangardi traducono il gr. basileía ‘regno’ (cf. gr. basileûs ‘re’). I due lessemi
condividono un elemento, þiudans ‘re’ (der. da þiuda, cfr, ted. deutsch, antico umbro tuta
‘cittadinanza’) e si distinguono per l’altro, –assu- vs. –gard-. Formalmente, þiudinassus è un
derivato di þiudans e -assu-, suffisso che forma nomi astratti a partire da verbi, nomi o aggettivi (ad
es. ibna ‘uguale’ > ibnassus ‘uguaglianza’).
þiudangardi invece è un composto di þiudans con gards ‘casa, corte, giardino’, imparentato con
ingl. yard e lat. hortus. Una differenza di significato pertanto esiste: nel primo caso si tratta di
‘regno’ nel senso di ‘azione del regnare, dominio’, nel secondo si tratta invece di un ‘regno’
concreto, di un ‘reame’. Qui una distinzione semantica presente ma non lessicalizzata nel testo
originale viene sottolineata tramite l’impiego di due lessemi diversi, seppur morfologicamente
connessi, in un processo traduttivo tutto interno al versante gotico del rapporto linguistico.
3) lingua priva di una tradizione scritta, la quale inizia proprio col testo in questione: situazione
diffusa, ovviamente, ma che crea problemi, tipologicamente ben noti ma comunque da risolvere:
— esempi dell’alfabeto greco > etrusco > latino: H = [ɛ] vs [h], X = [x] vs [ks] eccetera
— Wulfila creatore dell’alfabeto gotico; germanico scritto in precedenza con alfabeto runico
— Importanza linguistica e storico-letteraria-culturale per la germanistica
2

— Importanza linguistica comparativa per l’indoeuropeistica, a causa soprattutto
dell’attestazione relativamente antica. Studiosi importanti hanno considerato il gotico per i
primi tentativi di comparazione della linguistica scientifica:
o ad esempio, Rasmus Rask, nel suo saggio famoso del 1814 (Ricerche sull’origine
della lingua nordica antica o islandese), intitola il secondo capitolo Om Islandsken
og den Gotiske Sprogklasse, cioè «Sulla classificazione linguistica dell’islandese e
del gotico»
2. Fonti e strumenti per la conoscenza della lingua gotica
Il corpus testuale del gotico, inteso come testi di qualsiasi estensione prodotti in lingua gotica, è
costituito dai seguenti documenti diretti:
1. traduzioni e commenti della Bibbia
2. altri documenti vari (contratti, calendari, alfabeti)
3. forme del gotico di Crimea
a questo corpus si aggiungono i documenti indiretti, costituiti da
4. forme gotiche latinizzate
5. elementi gotici in altre lingue (romanze e slave; albanese; iraniche)
1. TRADUZIONI e COMMENTI DELLA BIBBIA
La maggior parte della documentazione del gotico consiste in traduzioni bibliche risalenti al IV secolo.
Perlopiù si tratta di frammenti di Vangeli e delle Lettere di Paolo; l’unico frammento del Vecchio
testamento sono alcuni brani dai capitoli 5, 6 e 7 del libro di Neemia.
I manoscritti sono del VI secolo, al massimo della fine del V, sicché almeno un secolo e mezzo separa la
traduzione di Wulfila dalla sua tradizione.
I codici che ci tramandano la traduzione di Wulfila sono stati redatti probabilmente in Italia: alcune
varianti paleografiche potrebbero rinviare a redazioni diversamente localizzate (ad es. i diversi tipi di
, latina o greca), ma storicamente ciò che interessa è che la humus culturale e storica che giustifica la
tradizione della Bibbia gotica in Italia è certo da individuare nel regno di Teodorico.
La traduzione gotica della Bibbia è apparentemente basata su una versione del testo greco, allora
dominante nella diocesi di Costantinopoli, che però non è sopravvissuta. Ci sono anche tracce evidenti
di influenza da traduzioni latine della Bibbia di epoca pre-Vulgata.
Dei codici che contengono la traduzione gotica della Bibbia, il più importante è il Codex argenteus. Il
nome deriva dalla legatura, che è d’argento. Esso contiene 187 fogli, su circa 336 dell’originale. Le
pagine sono in pergamena purpurea con lettere d’oro e d’argento. Gli inizi dei Vangeli, le prime righe
delle sezioni e il pater noster sono tutti a lettere d’oro, il resto è scritto in argento. Il codice è stato
scoperto nell’Abbazia di Werden nel XVI secolo ed è conservato oggi nella biblioteca dell’Università di
3

Uppsala. Un foglio del codice è stato scoperto nel 1970 nella cattedrale di Speyer sul Reno.
Il Codex Gissensis è stato trovato in Egitto nel 1907. Consisteva in quattro pagine contenenti versetti di
Luca, 23-24 in latino e gotico.
Il Codex carolinus è un palinsesto composto da 4 foglie e contenenti versetti della Lettera ai Romani in
latino e gotico. È stato trovato nella abbazia di Weissenburg, anche se in origine apparteneva al
monastero di Bobbio in Liguria. Risiede nella biblioteca di Wolfenbüttel.
I cinque Codici Ambrosiani sono palinsesti:
— il codice A contiene 102 fogli, di cui 6 sono bianchi e uno illeggibile. Questo contiene vari brani
delle lettere di Paolo e una pagina con frammenti di un calendario.
— Il Codice B contiene 78 fogli, che hanno il testo completo della seconda lettera ai Corinzi e parti
di altre lettere paoline.
— Il Codice C ha due fogli, contenenti Matteo 25-27.
— Il Codice D contiene 3 fogli con i suddetti brani dai capitoli 5, 6 e 7 del libro di Neemia.
— L’ultimo dei Codici Ambrosiani, il Codice E, contiene otto fogli. In questi è conservato un
documento cui è stato dato dal suo primo editore (Massmann 1834) il titolo Skeireins
aiwaggeljons þairh Iohannen ['skirins 'ɛwaŋgeljons 'θɛrh 'johannen] cioè ‘Spiegazione del
Vangelo secondo Giovanni’; questo testo oggi è detto semplicemente la Skeireins ['skirins].
2. ALTRI DOCUMENTI
I codici già citati, più alcuni altri, conservano inoltre:
— un frammento di un calendario di martiri,
— note marginali in un manoscritto veronese,
— un atto notarile latino da Ravenna scritto intorno al 551,
— un altro atto notarile latino da Arezzo, poi perduto,
— un alfabeto gotico con i nomi delle lettere, vergato su un manoscritto di Alcuino
— trascrizioni di numeri in un manoscritto austriaco del secolo IX-X.
3. IL GOTICO DI CRIMEA
In una lettera dal diplomatico fiammingo Ogier Ghislain de Busbecq sono contenute le tracce più recenti
della lingua gotica.
La lettera descrive l’incontro dell’estensore, avvenuto tra il 1555 e il 1562, con due inviati diplomatici
dalla Crimea che parlavano una lingua che si pensa possa essere una varietà di gotico.
La lettera è scritta in latino e contiene però un elenco, a mo’ di glossario, consistente di un’ottantina di
parole isolate. La tradizione di questo testo è molto travagliata già in partenza:
a) uno degli informanti era certamente di lingua greca; non è certo se l’altro fosse di madrelingua
germanica o solo bilingue; quindi l’attendibilità linguistica degli informanti è limitata;
b) il trascrittore evidentemente fraintende in vari punti il dettato;
c) i copisti che ci hanno tramandato il documento hanno aggiunto errori propri;
d) il carattere germanico delle forme trasmesse pare fuori discussione. Tuttavia, i tratti distintivi del
gotico rispetto al resto del germanico, già scarsi per la lingua di Wulfila e perlopiù consistenti in
isoglosse di conservazione, sono ancor più difficili da riscontrare in queste forme, che potrebbero
appartenere a una lingua nel frattempo evolutasi.
Per questi motivi, la reale consistenza linguistica e soprattutto la reale ascrivibilità del presunto gotico di
Crimea al gruppo germanico orientale restano almeno parzialmente in discussione.
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4. LE FORME GOTICHE NEI TESTI LATINI MEDIEVALI
Abbiamo già visto come si debba distinguere tra notizie in gotico e notizie sul gotico. In particolare,
appartengono a questa seconda tipologia vari importanti testi tra tardo antico e alto medioevo. Il più
ricco linguisticamente si deve a Iordanes (Giordano, Giordane), che scrisse il De origine actibusque
Getarum, anche noto come Getica, datato al 551. L’opera riprende, come dichiara lo stesso autore, i
Libri XII De Rebus Gestis Gothorum di Cassiodoro, lavoro poi perduto; ma deriva la sua importanza
soprattutto dal fatto che Iordanes è l’unico Goto a scrivere di cose gotiche, e conosce quindi di prima
mano la lingua e la cultura che descrive.
Esempi delle glosse gotiche nei Getica sono
— Baltha id est audax (29, 146): cfr it. baldo (che però dipende prob. da un intermediario
ant.franc. bald, baud < francone baldh, e non direttamente dal got. balþs).
— proceres suos semideos id est ansis vocabant (13, 78): il riferimento è agli Asi, gli dèi
germanici che presiedevano alla funzione bellica e a quella giuridica (capeggiati da Odino e
Thor), contrapposti nella mitologia nordica ai Vani, dèi della fertilità (Njörd e i suoi figli
Freyr e Freya).
5. I PRESTITI GOTICI NELLE ALTRE LINGUE
Si tratta delle parole gotiche entrate e conservatesi nelle varie lingue i cui parlanti sono venuti in qualche
modo a contatto col gotico: voci come il paleosl. kladȩdzĭ ‘pozzo’ < prob. got. *kaldiggs; paleosl. xlěbŭ,
russo xleb, ucr. xlib < got. hlaifs eccetera; alb. shkulkë ‘staccionata per il pascolo, fatta di rami’ < got.
skulka ‘guardiano’, cfr. it. scolta; it. albergo fr. auberge prov. auberc sp. port. albergue < gmc *haribergō,
cfr. ted. mod. Herberge.
Altre indicazioni e materiali su questo tema infra.
STRUMENTI BIBLIOGRAFICI PER LO STUDIO DEL GOTICO
Bibliografia:
Alle indicazioni offerte da Durante, Grammatica gotica, pp. 189-190, va aggiunto almeno il
dizionario etimologico di
Winfred P. Lehmann, A Gothic Etymological Dictionary, based on the third edition of
Vergleichendes Wörterbuch der Gotischen Sprache by Sigmund Feist, Leiden, Brill 1986.
Risorse online:
I siti che danno notizie sulla lingua gotica, o contengono parti e commenti testuali alla traduzione di
Wulfila sono numerosi, ma non tutti dello stesso livello di controllo scientifico. Ve ne sono però
alcuni, ospitati o gestiti da accademici o studiosi di livello universitario, che possono essere
senz’altro presi in considerazione, soprattutto per la possibilità che essi offrono di lavorare
direttamente sui facsimile dei testi. Li elenco qui di seguito:
http://www.ub.uu.se/sv/Samlingar/Handskrifter/Silverbibeln/Codex-Argenteus-Online/#
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contiene le pagine dell’università di Uppsala dedicate al Codex Argenteus, con la riproduzione del
codice e delle sue principali edizioni antiche.
http://www.wulfila.be/: è il sito del Project Wulfila, ospitato dall’università di Anversa. Si trovano
sul sito:
— “Online database where you can browse the tagged text with selected interlinear translations,
click on each word to obtain lexical and morphosyntactic information and search the text
using regular expressions.
— Downloadable TEI edition with conversions to HTML and plain text.
— Digital facsimile edition of Streitberg’s Gotisches Elementarbuch (1920).
— Digital facsimile edition of Streitberg’s Gotisch-Griechisch-Deutsches Wörterbuch (1910).
— Preliminary text transcription of the above glossary (XML and HTML).
— Formal model of Gothic inflectional morphology.
— Information on the manuscripts and a few pointers to other sites”.
http://titus.fkidg1.uni-frankfurt.de:
è il sito migliore per gli studi di indoeuropeistica; TITUS sta per Thesaurus Indogermanischer Text-
und Sprachmaterialien, un progetto condotto e ospitato dall’università di Francoforte. Tra i
moltissimi testi e materiali se ne trovano di gotici, con la Bibbia di Wulfila, la Skeireins e la lettera
di Busbecq con le forme del gotico di Crimea.
http://www.utexas.edu/cola/centers/lrc/: è il sito del Linguistics Research Center (LRC)
dell’università di Austin, Texas. Ospita un’ottima serie di lezioni di linguistica e filologia gotiche.
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3. Il vocalismo del gotico: origine indoeuropea delle vocali gotiche.
got. [a]
got. [ɛ]
got. [I]
< gmc. *[a]
< gmc. *[aj]
< ie. *ă
< ie. *ŏ
< ie. *əә
< ie. *ăi
< gmc. *[i, e]
*ăĝro-s ‘campo’ > gmc. *akra-z > got. akrs, ant.nord. akr, ant.ingl. æcer, aat. ackar ted. Acker:
cfr. lat. ager, gr. agrós ‘campo, ant.ind. ájra-ḥ
*ghras- > got. gras ‘erba’, ant.nord. gras id., ingl. grass id., aat. gras id.; cfr lat. grāmen ‘erba,
stelo’ < ie. *ghrəә-s-men
*k w o-d ‘cosa?’ > gmc. *xwat > got. ƕa (–t cade forse a causa dell’uso in protonia), ant.nord. huat,
ant.ingl. hwæt ingl. what, aat. hwaz ted. was; cfr. lat. quod
*ghosti-s ‘straniero’ > gmc. *γasti-z > got. gasts ‘ospite’, ant.isl. gestr ([e] a causa di metafonia da
–i), aat. gast ted. Gast ‘ospite’; cfr. lat. hostis ‘nemico’
*bhéro-nti ‘portano’ > gmc. *berand[i] > got. bairand, lat. ferunt
*pəәtḗr > gmc. *faðēr > got. fadar, ant.isl. faðer, ant.ingl. fæder ingl. father, aat. fater ted. Vater;
cfr. lat. pater, gr. patḗr, osco patir, ant.irl. athir, ant.ind. pitā
*k w aik w os ‘cieco’ > gmc. *xaixaz > got. haihs ‘orbo, monocolo’, ant.irl. caech ‘id.’, lat. caecus
‘cieco’
< ie. *ŏi
*oino-s ‘uno’ < gmc. *aina-z > got. ains, ant.isl. einn, ant.ingl. án ingl. one, aat. ein ted. ein; cfr
lat.arc. oino (Acc.Sing) lat. ūnus
< ie. *i
*woid-a ‘io so’ > gmc. *wait[a] > got. wait aat. waiʒ ted. weiss; cfr gr. oîda, avest. vaēdā, ant.ind.
vḗda
*p(e)isk-o- > gmc. *fiska-z ‘pesce’ > got. fisks, ant.nord. fiskr, ant.ingl. fisċ ingl. fish; cfr. lat.
piscis
*wid- > gmc. *wit- > got. witum ‘noi sappiamo’, cfr. aat. wiʒʒum ted. wissen
< ie. *e
*bhrenk- ‘portare’ > gmc. *ƀrenγanan > got. briggan ‘portare’, cfr. aat. bringan ted. bringen ‘id.’
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got. [Y]
< gmc. *[ew]
got. [U]
got. [ɔ]
< gmc. *[ū ŭ];
*pelu- > gmc. *felu > got. filu ‘molto, molti’, ant.ingl. fela, feala, feola, aat. filu, filo ted. viel
‘id.’; cfr scr. purú- ‘molto, molti, abbondante’, av. pauru- ‘id.’, gr. polú ‘id.’
*ed- > gmc. *et- > got. itan ‘mangiare’, cfr. ant.ingl. etan ingl. eat, aat. ezzan ted. essen; cfr. lat.
edō, gr. édomai
< ie. *ew
*ĝhewd- ‘versare’ > gmc. *γeutanan > got. giutan ‘versare’, ant.ingl. geótan ‘id.’, aat. giozan ted.
giessen ‘id.’; cfr lat. fundō, gr. khéō ‘versare’
< ie. *ŭ
< gmc. *[aw]
< gmc. *[ur]
*dhewb-o-s ‘profondo’ > gmc. * ðeupaz > got. diups, ant.ingl. diepe ingl. deep, aat. tiof ted. tief;
cfr lituano dubùs ‘profondo’, gallico *dubno-, dumno- ‘mondo da basso; profondo, tenebroso’ (vs.
Albio- ‘mondo luminoso’) in Dumnorīx nome proprio vs Albio-rīx
*gews- > gmc. *kews-an-an > got. kiusan ‘scegliere’, cfr. ant.ingl. ċēosan ingl. choose, aat.
kiosan; cfr. lat. gus-tō, gr. geúomai ‘gusto’ vb.
*iugó-m > gmc. *juka-n > got. juk ‘giogo’, ant.ingl. geoc ‘id.’ ingl. yoke ‘id.’, aat. joh ‘id.’ td.
Joch ‘id.; cfr. scr. yugá-, gr. zugón, lat. iugum ‘id.’
*sunu-s > gmc. *sunuz > got. sunus ‘figlio’, ant.ingl. sunu ingl. son, aat. sunu ted. Sohn; cfr
ant.ind. sūnúḥ
< ie. *m̥n̥ l̥ sonanti sillabiche
*deḱm̥ > gmc. *texun > got. taihun, ant.ingl. tīen ingl. ten, aat. zehan ted. zehn; cfr lat. decem, gr.
déka, scr. dása
*n̥- > gmc. *un- > got. un- ‘non, a-’, cfr ant.ingl. aat. un-, lat. in- gr. a- an-, ant.ind. a- an-
*wl̥k w o-s ‘lupo’ > gmc. *wulfa-z > got. wulfs, ant.ingl. wulf ingl wolf, aat. wolf ted. Wolf; cfr. lat.
lupus
< ie. *aw
*aug- > gmc. *auk- > got. aukan, lat. augeō, gr. auksánō ‘aumento, accresco’
< ie. * r̥ sillabica
-tro- ‘causa di morte, uccisione’ > gmc. *murθram > got. maurthr ‘omicidio’, ant.ingl.
morđor ingl. murder; cfr. lat. mortuus, gr. brotós ‘mortale’, scr. mr̥tá- ‘morto’
< gmc. *[u] davanti a [r, h, ƕ] (varie origini ie.)
< ie. *dhug(h)əәtér > gmc. *đuxtēr > got. dauhtar ‘figlia’, cfr. ingl. daughter ted. Tochter; cfr. gr.
thugátēr, scr. duhitár-
8

ie. *dhur- ‘porta’ > gmc. *dur- > got. dauro, ant.ingl. duru ingl. door, aat. turi ted. Tur, cfr. gr.
thúra, lat. foris ‘porta, soglia’
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4. Il consonantismo del gotico: origine indoeuropea delle consonanti gotiche.
got. [p]
got. [t]
got. [k]
got. [b]
< gmc. *[p]
< ie. *b
< gmc. *[t]
< ie. *d
*dhewb-o-s ‘profondo’ > gmc. * ðeupaz > got. diups, ant.ingl. diepe ingl. deep, aat. tiof
ted. tief; cfr lituano dubùs ‘profondo’, gallico *dubno-, dumno- ‘mondo da basso;
profondo, tenebroso’ in Dumnorīx nome proprio
*s-lēb- > germ. *slēpanan > got. slepan (cfr. got. sleps ‘sonno’), aat. slāfan ted.
schlafen ‘dormire’, ags. slæpan ingl. sleep; cfr. lat. labō ‘vacillare, star per cadere’
< ie. *p preceduto da fricativa sorda (di fatto, presente solo nel gruppo *sp)
*spīu̯- > gmc. *spīwanan > got. speiwan, ant. ingl. spíwan ingl. spew ‘vomitare,
espellere’, aat. spīwan ted. speien ‘vomitare’; cfr. lat. spuō ‘sputare’, spūtum ‘sputo’ gr.
ptúō ‘sputare’
*k w o-d ‘cosa?’ > gmc. *xwat > got. ƕa (–t cade forse a causa dell’uso in protonia),
ant.nord. huat, ant.ingl. hwæt ingl. what, aat. hwaz ted. was; cfr. lat. quod
*ed- > gmc. *et- > got. itan ‘mangiare’, cfr. ant.ingl. etan ingl. eat, aat. ezzan ted.
essen; cfr. lat. edō, gr. édomai
*woid-a ‘io so’ > gmc. *wait[a] > got. wait aat. waiʒ ted. weiss; cfr gr. oîda, avest.
vaēdā, ant.ind. vḗda
< ie. *t preceduto da fricativa sorda (ie. o germanica: *st, *ft, *xt)
*ghosti-s ‘straniero’ > gmc. *γasti-z > got. gasts ‘ospite’, ant.isl. gestr ([e] a causa di
metafonia da –i), aat. gast ted. Gast ‘ospite’; cfr. lat. hostis ‘nemico’
*kap-to-s > gmc. *xaftaz > got. hafts ‘legato, sposato’, aat. haft ted. haft; lat. captus
‘preso, catturato’
*dhug(h)əәtér > gmc. *đuxtēr > got. dauhtar ‘figlia’, cfr. ingl. daughter ted. Tochter;
cfr. gr. thugátēr, scr. duhitár-
< gmc. *[k]
< ie. *g, *ĝ
*ăĝro-s ‘campo’ > gmc. *akra-z > got. akrs, ant.nord. akr, ant.ingl. æcer, aat. ackar
ted. Acker: cfr. lat. ager, gr. agrós ‘campo, ant.ind. ájraḥ
*aug- > gmc. *auk- > got. aukan, lat. augeō, gr. auksánō ‘aumento, accresco’
*i̯ugó-m > gmc. *juka-n > got. juk ‘giogo’, ant.ingl. geoc ‘id.’ ingl. yoke ‘id.’, aat. joh
‘id.’ td. Joch ‘id.; cfr. scr. yugá-, gr. zugón, lat. iugum ‘id.’
< ie. *k preceduto da fricativa sorda (ie. o germanica, ma di fatto solo *sk)
*p(e)isk-o- > gmc. *fiska-z ‘pesce’ > got. fisks, ant.nord. fiskr, ant.ingl. fisċ ingl. fish;
cfr. lat. piscis
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got. [β]
got. [d]
got. [ð]
got. [ð]
< gmc. *[ƀ] in posizione iniziale di parola o dopo consonante
< ie. *bh
*bhéro-nti ‘portano’ > gmc. *ƀerand[i] > got. bairand, lat. ferunt
*bheid- ‘pungere, trafiggere’ > gmc. ƀītanan > got. beitan ‘mordere’ (cfr. got. baitrs
‘amaro’, cioè ‘dal gusto mordente’), ant.ingl. bītan ‘mordere’ ingl. bite, aat. bīzzan ted.
bissen ‘id.’; ant.ind bhinátti ‘dividere’, gr. pheídomai ‘divido’, lat. findō ‘divido’ fidī
‘divisi’ fissum ‘spaccato’ fissūra ‘fessura’ ecc.
*orbho-s > gmc. *arƀaz → *arbjan > got. arbi ‘eredità’, aat. arbi ‘id.’ ant.ingl. ierfe,
yrfe ‘id.’; cfr. ant.ind. árbha- `giovane, piccolo, debole’, gr. orphanós ‘orfano’, lat.
orbus ‘privo, orfano’
< gmc. *[ƀ] in posizione intervocalica
< ie. *bh
*leibh- > gmc. *liƀēnan > got. liban ‘vivere’, ant. ingl. lifian ingl live, aat. lēben ted.
leben; cfr. forse lat. cae-lebs, se < *caivi-lib-
< gmc. *[ƀ]
< ie. *p in condizioni Verner
*leip- > gmc. *laiƀjánan (causativo di *līƀanan) > got. bilaibjan ‘lasciare indietro’,
cfr. ant.nord. leifa ‘lasciare un’eredità’, ant.ingl. læfan ‘lasciare’ ecc. Nei causativi
sanscriti l’accento cade sull’ultima sillaba: ciò permette di ricostruire anche per i
causativi indoeuropei > germanici un contesto favorevole all’alternanza propria della
legge di Verner; vd. infra per [đ] < [θ]. (La semantica dei derivati germanici risente
prob. della sovrapposizione coi continuanti di ie. *leik w - > lat. linquō, gr. leípō)
< gmc. *[đ] in posizione iniziale di parola o dopo consonante
< ie. *dh
*dhewb-o-s ‘profondo’ > gmc. * ðeupaz > got. diups ecc. (vd. sopra)
*bhendh- > gmc. *ƀenđanan> got. bindan ‘legare, ant.ingl. bindan ingl. bind ‘id.’, aat.
bintan ‘id.’; cfr. ant.ind.. badhnā́ti, bandhati ‘lega, tiene insieme’, bándhu-ḥ ‘parente’
< gmc. *[đ] in posizione intervocalica
< ie. *dh
*bhedh- > gmc. *ƀađjan > got. badi ‘letto’, ant.ingl. bedd ‘id.’, aat. betti ‘id.’; cfr. lat.
fodiō, fōdī ‘scavare, scavai’, fossa ‘fossa’, gallico bedo- ‘canale’
< gmc. *[đ]
< ie. *t in condizioni Verner
*-tó-s desinenza del participio perfetto passivo > gmc. *đa- > got. –da: cfr.
— got. tami-da (1sg pret. (ga-)tamjan ‘domare’) = sct. dami-tá (lat. domi-tu-s)
— got. sati-da (1sg pret. satjan ‘porre’) = sct. sâdi-tá-
— got. munda- ‘creduto’, ptc. di munan ‘intendere’ = sct. matá- ‘pensato’ <
*mantá- (cfr. lat. commentus) < ie. *men-
— got. kalds- ‘freddo’ < gmc. *kaldaz > aat. kalt ted. kalt ‘freddo’, ant.ingl. cald
(anglico) ceald (w.sass.), ingl. cold, chill; cfr. lat. gelu, gelidus, gelare, glacies
‘ghiaccio’
— gmc. alda-z ‘vecchio’ > aat. alt ‘vecchio’ ted. alt, ant.ingl. eald ingl. old = lat.
altus ‘cresciuto, alto’, cfr. ad-ultu-s, dalla radice *al- di alere ‘nutrire’
— got. þiuda ‘popolo’ < gmc. *þeudō ‘popolo’ < ie. *tewtā < *tew- ‘gonfiarsi;
folla, popolo; grasso, forte; bollire; ascesso’ (cfr. lat. tumeō ‘cresco, mi
gonfio’); gallico teonimo Teutates (*teuto-tatis ‘padre della terra’), ant.irl.
tūath ‘popolo’, germ. etnonimo *Theu-danōz, Teutonī, Toutonī, got. Þiudans
‘re’ ecc.
11

got. [ɡ]
got. [γ]
got. [γ]
got. [x]
got. [f]
got. [f]
got. [θ]
got. [θ]
got. [h]
< gmc. *[γ] in posizione iniziale di parola o dopo consonante
< ie. *gh
*ghras- > got. gras ‘erba’, ant.nord. gras id., ingl. grass id., aat. gras id.; cfr lat.
grāmen ‘erba, stelo’ < ie. *ghrəә-s-men
*ghosti-s ‘straniero’ > gmc. *γasti-z > got. gasts ‘ospite’, ant.isl. gestr, aat. gast ted.
Gast ‘ospite’; cfr. lat. hostis ‘nemico’
*sengʷh- > gmc. *senγwanan > got. siggwan ‘suonare’, ant.ingl. singan ‘suonare,
recitare, narrare’, aat. singan ‘id.’
< gmc. *[γ] in posizione intervocalica
< ie. *gh
*steigh- > *stīγanan > got. steigan [stiγan]; cfr. ant.ingl. aat. stīgan, gr. steíkho ecc.
< gmc. *[ǥ]
< ie. *k in condizioni Verner
*ēik- ‘possedere’ > gmc. *aixa > got. *aigan ‘avere, possedere’ → 1sg aih [ɛh], 1pl
aigum [ɛγUm] (cfr. Durante §16)
< gmc. *[ǥ]
< ie. *gh
< gmc. *[f]
< ie. *p
< gmc. *[ƀ]
< gmc. *[θ]
< ie. *t
< gmc. *[θ]
< gmc. *[h]
< ie. *k
come variante di [γ] in posizione finale assoluta e finale seguita da –s: *dhog w hos >
*đaγaz < got. dags [daxs] ‘giorno’ nominativo vs. daga [daγa] dativo
*pelu- > gmc. *felu > got. filu ‘molto, molti’, ant.ingl. fela, feala, feola, aat. filu, filo
ted. viel ‘id.’; cfr scr. purú- ‘molto, molti, abbondante’, av. pauru- ‘id.’, gr. polú ‘id.’
come variante di [β] in posizione finale assoluta e finale seguita da –s: got. hlaifs
[hlɛfs] nominativo ‘pane’ genitivo hlaibis [hlɛβIs] < gmc. *xlaiƀaz (di etimo discusso)
*tong- > gmc. *Þankjanan > got. Þagkjan ‘pensare’, ant.ingl. dencan ingl. think ‘id.’,
aat. denken ted. denken ‘id.’; cfr. lat. tongeō ‘conoscere’
come variante di [ð] in posizione finale assoluta e finale seguita da –s: haubith [hɔβIθ]
‘testa’ genitivo haubidis [hɔβIðIs]
*kap- > gmc. *xafjanan > got. hafjan ‘sollevare, portare’, aat. heffen ‘id.’; cfr. lat. capiō
‘afferrare’
12

got. [j]
got. [w]
got. [m]
got. [n]
got. [r]
got. [s]
< gmc. *[j]
< ie. *i̯
< gmc. *[w]
< ie. *u̯
*i̯ugó-m > gmc. *juka-n > got. juk ‘giogo’, ant.ingl. geoc ‘id.’ ingl. yoke ‘id.’, aat. joh
‘id.’ td. Joch ‘id.; cfr. scr. yugá-, gr. zugón, lat. iugum ‘id.’
*i̯ēr- ‘anno’ > gmc. jǣra-n > got. jēr, ant.ingl. gear ingl. year, aat. iār ted. Jahr; cfr.
avest. jare ‘anno’, gr. hōra ‘anno, stagione’, lat. hornus agg. ‘di quest’anno’ (< *hōi̯ōr-i-no-s
< *hō i̯ōrō ‘in quest’anno’, cfr. hodiē ‘oggi’ gmc. *wait[a] (preterito-presente) > got. wait aat. waiʒ ted. weiss; cfr
gr. oîda, avest. vaēdā, ant.ind. vḗda, arm. gitem
*u̯iro-s ‘uomo’ > gmc. *wira-z > got. wair, ant.ingl. wer (cfr. ingl. werewolf ‘lupo
mannaro’), aat. wer; lat. uir, ant.irl. fer; scr. vīrá-, avest. vīra-, umbro ueiro < ie. *u̯īros
con /ī/
< gmc. *[m]
< ie. *m
*medhi̯o-s ‘medio’ > gmc. meði̯a-z > got. midjis, ant.ingl. midd ingl. mid, aat. mitti ted.
Mitte; cfr. sct. mádhya- ‘id.’, av. maiδya- ‘id.’, gr. mésos, lat. medius ‘ciò che è nel
mezzo’
< gmc. *[n]
< ie. *n
< gmc. *[r]
< ie. *r
*nok w t-s > gmc. *naxtz > got. nahts, ant.ingl. niht ingl. night, aat. naht mod. Nacht; lat.
nox, sct. nák, gr. núks
*nōmn > gmc. *namōn > got. namo, ant.ingl. nama ingl. name, aat. namo mod.
Name; lat. nōmen, sct. nāma, gr. ónoma
*roudho-s > gmc. *rauða-z > got. rauÞs, ant.ingl. reád ingl. red, aat. rōt ted. Rot; cfr.
lat. rufus
< gmc. *[s]
< ie. *s in posizione iniziale, o in posizione interna immediatamente preceduto dall’accento
(Verner)
*sengʷh- > gmc. *senγwanan > got. siggwan ‘suonare’, ant.ingl. singan ‘suonare,
recitare, narrare’, aat. singan ‘id.’
*sunu-s > gmc. *sunuz > got. sunus ‘figlio’, ant.ingl. sunu ingl. son, aat. sunu ted.
Sohn; cfr ant.ind. sūnúḥ
*les- > gmc. *lesanan > got. lisan ['lIsan] ‘radunare’, ant.nord. lesa ‘raccogliere,
radunare, mettere insieme’, ant.ingl. lesan ‘id.’, aat. lesan ‘radunare, leggere’ (come
calco semantico su lat. legō) ted. lesen ‘leggere’
13

got. [s]
got. [z]
< gmc. *[-z] generalizzato in posizione finale (che in gotico appunto, con poche eccezioni come aiz
‘bronzo’, si neutralizza in [s])
*kap-to-s > gmc. *xaftaz > got. hafts ‘legato, sposato’, aat. haft ted. haft; lat. captus
‘preso, catturato’
< gmc. *[z]
< ie. *s sonorizzato perché non preceduto immediatamente da accento (Verner)
*bhares- > gmc. *barizīnaz > got. barizeins ‘d’orzo’, ant.ingl. bere ‘orzo’, cfr. lat.
farīna
14

4. Lʼapofonia
1. L’apofonia indoeuropea
Definiamo apofonia indoeuropea l’alternanza vocalica, con valore morfologico, che si
ricostruisce per numerose radici indoeuropee.
Alternanze vocaliche spiegabili all’interno delle singole storie linguistiche:
/a/ /i/ /e/
latino fac-iō ‘faccio’ ∼ conficiō ‘perfeziono’ ∼ confectus ‘fatto, perfetto, completo’:
l’alternanza /a ∼ e ∼ i/ nasce dopo il V secolo con l’instaurarsi di un accento di intensità
protosillabico che causa la centralizzazione e quindi il cambiamento del timbro di /a/
atona (*cónfacio *cónfactus > *cónficio cónfectus, più tardi confício conféctus).
Alternanze vocaliche non spiegabili all’interno delle singole storie linguistiche:
/ĕ/ /ŏ/ /ē/
lat. tĕgō ‘copro’ ∼ tŏga ‘veste’ ∼ tēgula ‘tegola’:
/ĕ/ /ŏ/ /ē/
gr. patéra ACC.SG. di patḗr ‘padre’ ∼ eupátora ACC.SG. di eupátōr ‘nobile’ ∼ patḗr
/ɛ/ (< ie. *ĕ) /a/ (< ie. *ŏ) /e/ (< ie. *ē)
got. bairan ‘portare’ ∼ bar ‘portai’ ∼ berum ‘portammo’
Questa e altre alternanze simili, con uno schema di corrispondenze così non identico nelle
varie lingue ie., non si possono ricondurre a evoluzioni parallele interne alle singole
storie linguistiche e vanno quindi spiegate con argomenti comparativo-ricostruttivi.
L’alternanza riscontrabile di regola nelle radici ie. è quella tra grado e (grado pieno,
grado normale) e grado zero: es. ie. *ej-/i- ‘andare’, *dejk- / *dik- ‘indicare, dire’
grado e grado zero
*ej- *i-
*ej-mi ‘vado’: *i-me(s) ‘noi andiamo’:
gr. eî-mi, aind. e-mi gr. í-men, aind. i-mas
*i-to- aggettivo verbale:
aind. i-tá- ‘andato’
*dejk- *diklat.arc.
‘dicessero’
deicerent dĭctus ‘detto’
(poi > /ī/, cfr. dīcō)
15

Tuttavia, i gradi apofonici teoricamente ricostruibili (ma compresenti solo in rarissime
serie lessicali) sono cinque:
grado /e/
(normale)
grado /o/
(normale in /o/)
gr. patéra ‘padre’ acc.sgs eupátora
‘nobile’ acc.sg
grado zero (Ø) grado allungato
/ē/
patrós
‘padre’ gen.sg
gr. pétomai ‘io volo’ potéomai ‘svolazzo’ eptómēn
‘volai’ aor.medio
lat. sedeō
‘siedo’
solium ‘seggio’

*dō- < *d + e + {coefficiente sonantico}
Per spiegare i tre diversi timbri vocalici del grado pieno delle radici si attribuiscono
all’indoeuropeo tre “laringali” (per Saussure erano due) contrassegnate coi simboli h 1, h 2
e h 3 :
*d h ē- < *d h eh 1, *stā- < *steh 2-, *dō- < deh 3-.
La caduta della laringale ha causato un allungamento di compenso;
ciascuna laringale, prima di cadere, ha esercitato sulla vocale e adiacente uno specifico
effetto “colorante”, secondo le proprie caratteristiche articolatorie:
h 2, che colora in a, doveva essere una fricativa velare [x];
h 3, che colora in o, doveva essere una fricativa faringale o velare sonora [γ];
h 1, priva di effetto colorante, doveva essere una fricativa o un’occlusiva laringale [h];
al grado zero la laringale si è vocalizzata ovvero è caduta dopo l’inserzione di una vocale
che evitava una successione di consonanti:
*CHC > *C eHC > CəC, cioè
*dh 3to- > *dəto- > lat. datus, scr. ditá-.
La teoria delle laringali fu accettata con molto ritardo a causa della sua astrattezza. Essa
ricevette una forte dimostrazione empirica quando, alla fine degli anni venti del
novecento, il polacco J. Kuryɫowicz mostrò come, in diversi casi in cui la teoria
tradizionale ricostruiva uno schwa, l’ittito presenta una fricativa laringale:
ie. *pā-/pə- < *peh 2- ‘proteggere, nutrire’ > itt. pahs- ‘proteggere’, cfr. lat. pascō
‘pascere’ vs. pābulum ‘foraggio’
ie. H 3est- ‘osso’ è ricostruibile per il timbro di lat. osteum, gr. ostéon, ma le forme
storiche iniziano per vocale; cfr però itt. hastai ‘osso’.
3. L’apofonia germanica
Le serie apofoniche monosillabiche a vocale breve acquistarono un valore particolare
nella struttura del verbo germanico, costituendo l’intelaiatura di cinque delle sette classi
dei cosiddetti “verbi forti” germanici. Le corrispondenze hanno avuto una persistenza
quasi incredibile, se si pensa che alcuni tipi apofonici preistorici possono essere
rintracciati ancora nelle forme delle lingue moderne.
17

Le classi dei verbi forti germanici
I classe: radici contenenti un dittongo con secondo elemento –j, che diventa sillabico nel
caso di vocale a grado zero:
ie. CejC CojC Cic > gmc CīC CaiC CiC
ie. *steigh- > gmc. *stiγanan ‘salire’
1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. steiga staig stigum stigans
aat. stīga steig stigum gistigans
ted. steige (stieg) stiegen gestiegen
II classe: radici contenenti un dittongo con secondo elemento –w, che diventa sillabico
nel caso di vocale a grado zero:
ie. CewC CowC CuC- > gmc CewC CawC CuC
ie. *ĝhewd- > gmc. *γeutanan ‘versare’
1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. giuta gaut gutum gutans
aat. gioza gōz guzzum gigozzan
ted. gieße goß gossen gegossen
III classe: radici terminanti in un nesso di sonorante + consonante, che diventa sillabica (e
dunque si vocalizza) nel caso di vocale a grado zero:
ie. CeRC CoRC CRC- > gmc CeRC CaRC CuRC (R è qui simbolo di sonorante)
ie. *bherĝh- > gmc *berγanan ‘preservare, mantenere’
1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. bairga barg baurgum baurgans
aat. berga barg burgum giborgan
ted. berge barg (bargen) geborgen
IV classe: radici terminanti in sonorante
ie. CeR CoR CR CēR- > gmc CeR CaR CuR CēR
ie *bher- > gmc. *beranan ‘portare, sostenere’
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1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. baira bar berum baurans
aat. bera bar bārum giboran
ted. (ge)bäre -bar -baren geboren
V classe: radici che terminano in ostruente
ie. CeT CoT > gmc CeT CaT (T è qui simbolo di consonante ostruente)
ie. *sekw- ‘vedere, parlare’ > gmc *sexwanan ‘vedere, parlare’
1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. saihwa sahw sehwum saihwans
aat. seha sah sāhum gisehan
ted. sehe sah sahen gesehen
VI classe: radici a base con vocale a od o
L’apofonia qui è spesso quantitativa e non qualitativa, vista la fusione dei timbri di a e o;
lo schema apofonico è:
pres. *a, preterito *ō, participio passato *a.
ie. *slak- > gmc *slaxanan ‘colpire’
1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. slaha sloh (*slōh) slohum (< *slōgun) slahans (< *slaganaz)
aat. slagon sluog sluogun gislagan
ted. schlage schlug schlugen geschlagen
VII classe: preterito a raddoppiamento con apofonia; le alternanze sono a base e vs o. Lo
schema apofonico è:
pres. ē, preterito *ō, participio passato *ē.
ie. *lē(j)-d- > gmc *lētanan ‘lasciare’
1sg.pres 1sg.pret. 1pl.pret. ptc.pass
got. leta lailot lailotum letans
aat. lāzzan sluogun gislagan
ted. lassen ließ schlugen gelassen
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