ARIMINUM sett/ottobre - Rotary Club Rimini
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ti molto recente, e di straordinario<br />
interesse per la storia dell’arte<br />
riminese, l’individuazione<br />
del primo disegno attribuito in<br />
maniera convincente a Giovan<br />
Francesco Nagli detto il<br />
Centino. L’opera si trova a<br />
Cambridge presso il<br />
Fitzwilliam Museum (inv.<br />
2832), e rappresenta<br />
Sant’Antonio Abate e<br />
Sant’Antonio di Padova in adorazione<br />
del Bambino.<br />
Proponendo di assegnarlo<br />
all’artista a lungo attivo a<br />
<strong>Rimini</strong>, David Scrase (2) , cui<br />
spetta il merito di questo riconoscimento,<br />
ha messo in relazione<br />
il foglio con il dipinto di<br />
analogo soggetto conservato<br />
nella chiesa di San Biagio a<br />
Saludecio (3) . Sebbene sussista<br />
qualche differenza tra le due<br />
versioni accennate al recto e al<br />
verso del foglio e il dipinto, non<br />
di meno l’apparentamento risulta<br />
persuasivo, sia per la rarità<br />
dell’iconografia, sia per il naturale<br />
affinamento che interviene<br />
tra l’idea subito segnata sulla<br />
carta, e la più meditata opera<br />
finale condotta coi consueti<br />
mezzi della pittura. Si nota anzi<br />
come la trasposizione da un lato<br />
all’altro del foglio dello stesso<br />
disegno, eseguita forse in trasparenza<br />
e appena accennata<br />
all’acquerello, sia stata necessaria<br />
al pittore per ottenere una<br />
composizione in controparte<br />
rispetto alla prima idea, con la<br />
posizione dei due santi invertita,<br />
come la si ritrova nel dipinto di<br />
Saludecio.<br />
Il disegno era in precedenza<br />
attribuito a Giovanni Maria<br />
Viani (1636-1700), e con acutezza<br />
Nicholas Turner aveva<br />
proposto nel 1993 di inquadrarlo<br />
piuttosto nell’orbita della pittrice<br />
bolognese Elisabetta<br />
Sirani. Questo foglio, infatti,<br />
costituisce un interessante documento<br />
sui riferimenti artistici di<br />
Centino, del quale si ha ancora<br />
un debito di conoscenza, specie<br />
sulla fase di formazione. Se la<br />
nascita, o forse la presumibile<br />
ARTE<br />
Giovan Francesco Nagli detto il Centino, Sant’Antonio abate e<br />
Sant’Antonio da Padova in adorazione di Gesù bambino, verso,<br />
Cambridge, Fitzwilliam Museum, inv. 2832.<br />
Sotto. Giovan Francesco Nagli detto il Centino, Sant’Antonio<br />
abate e Sant’Antonio da Padova in adorazione di Gesù<br />
bambino, Saludecio, Collegiata di San Biagio.<br />
origine da Cento, la città del<br />
Guercino, poteva infatti indurre<br />
a uno scontato inserimento di<br />
Centino tra i seguaci o gli epigoni<br />
del celebre maestro concittadino,<br />
questo foglio dai toni<br />
molto sommessi (che tanto ben<br />
si addice alla celebre definizione<br />
arcangeliana di questo artista:<br />
«umile poeta delle sacrestie»)<br />
dichiara molto esplicitamente<br />
i suoi orizzonti artistici<br />
verso l’arte bolognese post cantariniana,<br />
per le assonanze –<br />
oltre alla già ricordata<br />
Elisabetta Sirani – anche ai<br />
modi di Lorenzo Pasinelli. Il<br />
disegno, quindi, conferma per il<br />
dipinto di Saludecio un’evidente<br />
suggestione di Simone<br />
Cantarini, e in particolare del<br />
«naturalismo idealizzante» (4)<br />
del pittore pesarese.<br />
Questo foglio indica dunque<br />
per l’artista un orizzonte indubbiamente<br />
petroniano e post cantariniano,<br />
ed è acquisizione di<br />
notevole interesse per la ricerca<br />
sul periodo della formazione di<br />
Centino. Il disegno, inoltre,<br />
pubblicato su un volume di diffusione<br />
planetaria, fornirà agli<br />
studiosi quel termine di paragone<br />
certo – sull’importanza del<br />
quale ci siamo dilungati introducendo<br />
l’argomento – attorno<br />
al quale, ci si può ora auspicare,<br />
si potrà raggruppare un<br />
primo nucleo di opere di questo<br />
artista a lungo attivo a <strong>Rimini</strong> e<br />
così importante per la storia<br />
figurativa e devozionale della<br />
città adriatica e del suo territorio.<br />
Note<br />
1) F. Baldinucci, Vocabolario<br />
toscano dell’arte del disegno,<br />
Firenze 1681, in P. G. Tordella, La<br />
linea del disegno, Milano 2009, p.<br />
197.<br />
2) D. Scrase, Italian drawings at<br />
the Fitzwiliiam Museum,<br />
Cambridge, Cambridge University<br />
Press 2011, pp. 464-465.<br />
3) Sul dipinto si veda A. Pellicciari,<br />
scheda n. 59, in Seicento inquieto.<br />
Arte e cultura a <strong>Rimini</strong>, a cura di<br />
Angelo Mazza e Pier Giorgio<br />
Pasini, Milano 2004, p. 188.<br />
4) Ibid.<br />
SETTEMBRE-OTTOBRE 2011 /ARIMINVM .25