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ARIMINUM sett/ottobre - Rotary Club Rimini

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abato, primo <strong>ottobre</strong>, è mancato<br />

Stefano Tomaselli; aveva 54 anni, era<br />

mio nipote ed anche mio medico. Un<br />

medico colto, preparato, coscienzioso.<br />

L’avevo visto crescere; maturarsi come<br />

uomo e affermarsi come dottore; e per<br />

questi motivi lo avevo scelto perché assecondasse<br />

la mia ultima corsa. Non potrà<br />

essere così. Mi mancherà.<br />

Della sua professione resta il ricordo del<br />

bravo “medico di base”. L’8 <strong>ottobre</strong>, alla<br />

funzione funebre nella chiesina del cimitero,<br />

insieme con famigliari e conoscenti,<br />

c’erano tutti i suoi pazienti: una folla trabocchevole,<br />

turbata e piangente. Quella<br />

stessa mattina, sulla cronaca riminese del<br />

“Carlino”, Cristina B. sottolineava la «dis-<br />

POETICA<br />

IN RICORDO DEL DOTTORE STEFANO TOMASELLI<br />

“DIPINGEVA E SCRIVEVA VERSI”<br />

S<br />

44.<br />

«Nell’ambulatorio<br />

di Viserba,<br />

quando i pazienti<br />

alleggerivano l’attesa<br />

con la conversazione,<br />

di lui emergeva<br />

la valentia,<br />

l’abnegazione, l’ironia»<br />

Ronaldo Bertozzi<br />

E SARÀ NUBE<br />

Dicono che tutti hanno un sosia<br />

io la tua non l’ho mai incontrata<br />

forse è nata altrove<br />

o nascerà non so quando<br />

e sarà nube tortora abisso<br />

miele mammella<br />

cognizione del mondo<br />

lupo anguilla<br />

cancro aurora<br />

selva e luna<br />

per chi crederà<br />

possibile<br />

toccarla.<br />

ARIMINVM/<br />

SETTEMBRE-OTTOBRE 2011<br />

ponibilità» di Tomaselli rivolta particolarmente<br />

alle persone anziane. «Vorrei –<br />

auspicava Cristina – che molti medici<br />

prendessero esempio dalla sua umanità e<br />

dalla sua dolcezza». Nell’ambulatorio di<br />

Viserba, quando i pazienti alleggerivano<br />

l’attesa con la conversazione, di lui emergeva<br />

la valentia, l’abnegazione, l’ironia.<br />

Ivo Gigli<br />

LAICA<br />

Non sei più bambino<br />

gli dei hanno lasciato il giardino,<br />

tra la serpe e la mela<br />

non c’è più connivenza,<br />

la tua città non è più governata<br />

dalle nubi, le sue leggi<br />

sono sapide di terra,<br />

le tue speranze<br />

di un possibile che odora<br />

di fiato e di sguardi<br />

e se l’autunno s’annuncia<br />

atteso come il destino<br />

sboccia allora<br />

l’ultima pazzia umana,<br />

la logora estenuata vita<br />

che nell’estremo sonno<br />

spera ancora nel sogno<br />

Già, l’ironia. Stefano amava sorridere con<br />

le persone amiche ed aveva il gusto della<br />

battuta spiritosa; ma da mente eclettica e<br />

creativa sentiva anche la necessità, di<br />

tanto in tanto, di staccare la spina e di sintonizzarsi<br />

con se stesso. In questi magici<br />

momenti di volontario isolamento dipingeva<br />

e scriveva versi.<br />

I suoi acrilici, tanti, sparsi nelle case di<br />

amici, colleghi e famigliari, stupiscono<br />

per l’energia del colore e l’originalità<br />

interpretativa del rappresentato, quasi<br />

sempre un abbraccio, a volte amorevole e<br />

materno, a volte appassionato e coinvolgente.<br />

Del suo mondo interiore lascia una<br />

raccolta di poesie, che l’editore Panozzo<br />

portò alle stampe nel dicembre del 2009.<br />

Il libro, dal titolo Quando la luna, è un<br />

viaggio nel vento vorticoso degli affetti,<br />

una toccante confessione tra passato e<br />

presente.<br />

Da quel volumetto estraggo l’immagine di<br />

copertina, un tenero dipinto giovanile di<br />

Stefano, e un sospiro poetico che, alla<br />

stregua di una carezza, sfiora sentimenti e<br />

passioni. Due gocce del suo profumo …<br />

per dare un senso al cammino che ha<br />

appena iniziato. (M.M.)<br />

Buio è il giorno<br />

che nasce senza la luce dei tuoi occhi<br />

che sorridono già stanchi<br />

ma felici di incontrare i miei<br />

Aldo Magnani<br />

CORICARSI<br />

Coricarsi nell’asmatica notte<br />

frattanto gli insonni ragazzi<br />

squittiscono nel parco cittadino;<br />

e quando sulla via<br />

la rabbia dei motori<br />

s’avventa fragorosa verso il mare.<br />

Di questo grumo di nervi e di carne<br />

rivoltarne l’insonnia;<br />

da fitte voci o passi vellutati<br />

o risa crepitanti<br />

lasciarsi trasgredire.<br />

Coricarsi,<br />

e non dormire.

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