Registro missive n. 5 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

PRESENTAZIONE DEL QUINTO REGISTRO DELLE MISSIVE
Il periodo trattato in questo registro è identico a quello del precedente registro (anno 1451)
e ripercorre pure gli stessi mesi dell’anno con conseguenti richiami a eventi già accennati.
Così il tema degli alloggi ricompare con i medesimi problemi della grande pressione dei
soldati e la ritrosia degli abitanti ad accordare ai generalmente malvisti sopravvenuti quanto
loro viene incessantemente richiesto. La presenza militare, anziché subire attenuazioni,
tende a farsi ovunque massicciamente imperversante. Dovrà, con ripetitività,
Presentazione al quinto registro delle Missive
confessarlo lo stesso Sforza: non è più sul nostro territorio una minima cascina che non
sia piena (5 settembre). E, poco più di un mese dopo (24 ottobre), ammetterà con il conte
Franchino Rusca che è un grande peso et caricho quello per cui ognuno nostro exempto
et non exempto, et sia chi se voglia, contribuisce alli carichi deli cavalli. In tono risentito
aveva sollecitato, giorni prima (13 ottobre), il conte Filippo Borromeo a prendersi carico di
uomini e di cavalli, avvertendolo che per l’eccessivo numero delle gente d’arme havimo ne
bisogna dare faticha ad ognuno delli alloggiamenti. Per vincere qualsiasi resistenza del
Borromeo gli ricorda che il conte Franchino e il consigliere ducale Pietro Cotta hanno
assunto quella parte delli cavalli gli tocha per le pieve tengono del vicariato de Varexe,
quali tengono le dicte pieve eodem modo che vuy tenente la pieve de Lezedrino del dicto
vicariato. E, maliziosamente accattivante, aggiunge che, acciocché i due citati personaggi
non habiano casone de gravarsi che, essendo nel grado seti vuy, siano pezi tractati de vuy,
ve confortamo et caricamo vogliati providere et ordinare che li dicti homini vostri...
acceptino quelli cavalli gli tocano.
Oneri resi sempre più gravosi per il loro continuo succedersi e che, ovviamente, inducono
la gente a tutti quegli accorgimenti che le consentano di sottrarsi a una tassa, che in nulla
varia se ora viene detta tassa dei cavalli (denominazione evidenziante l’obbligo della
fornitura di fieno per i cavalli) o, mutato nomine, passa per tassa dei soldati
(denominazione puntualizzante l’imposizione della somministrazione di grano ai soldati),
perché, dietro qualsiasi denominazione, affiorano sempre le figure dei soldati, che, nel
dispregio di ogni disciplina, al di là del dovuto, prepotentemente imperversano rubando,
danneggiando , ferendo.
Tenuto presente che il soldo militare era irregolarmente dato, non è difficile intuire come i
soldati si rivalessero, anche per tale inadempienza, arraffando nel migliore dei casi i beni
dei loro temporanei ospitanti e avviando, in tal modo, un processo di reazioni gravido di
conseguenze per l’ordine pubblico. Il duca non è immune da colpe. Cosimo de Medici lo
aveva ben ammaestrato di badare alle cose del soldo e di intendere la natura dei soldati, li
quali sonno de natura de cerchare quello sia el suo utile, et non se curano del honore et
utile del padrone.
Ma lo Sforza, dimentico della sua parte di responsabilità, addossa ad altri le colpe. Così,
egli appunta il dito contro i consoli, il comune e gli uomini di Longiguardoro del distretto di
Cremona perchè i soldati logiati in quello loco... hanno segato li prati, tolto l’herbe, tagliati
li boschi et facto deli altri damni ad Antonio Natali nel loco et possessione de Casalegio.
Comanda ai consoli, et etera di soddisfare detto Antonio integramente de tutti li damni che
gli sonno dati per essi soldati. La motivazione di tale sanzione sta nel fatto di non
haver...fatto il dovere et pagatola tassa ali soldati (28 ottobre). E’ un provvedimento di
chiamata di responsabilità per il risarcimento di danni, che tende evidentemente a porre
rimedio e a impedire excessi dei militari, che, però, alla lontana mal soddisfatti e mal
governati, straripano in ogni abuso, e giungono a intaccare gli stessi diritti di proprietà,
come viene denunciato, e non per una singola evenienza, dai membri del Consiglio
segreto. Più volte ne haveti scripto, attesterà loro lo stesso duca, delle querelle, quale
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continuamente haveti delli nostri soldati, lozati in Milanese, che se intrometeno de mettere
et mantenere in possessione et cacciarne li nostri cittadini come gli pare (5 ottobre).
Al rispetto degli altrui diritti, il duca vuole corrisponda l’osservanza dell’altrui competenze,
sensibilità che di certo non può mancare in chi mira a ristrutturare lo Stato. Ovvio, quindi, il
richiamo al podestà di Novara che, contra el dovere et consueto, si impiccia nei compiti del
capitano della cittadella, il che, ribadisce lo Sforza, è contra l’honore suo et la nostra
intenzione, perché neli honori et comodi et preheminentie aspectano a si non volimo
preiudicato. Fareti, adhonca, quello appartiene al officio vostro, et el suo lassareti a luy (30
agosto).
Osservanza dei propri doveri e rispetto delle altrui competenze presuppongono, per chi
intende occupare una carica, un tirocinio che permetta di saggiarne la conoscenza delle
proprie attribuzioni, di garantirsi delle individuali capacità e di vagliarne l’idoneità. E’ quanto
il duca ripetutamente propone a chi presenta (o, con maggiore esattezza, raccomanda) un
candidato per un pubblico servizio. E’ il caso offerto dal conte Ludoviso, che ha “incantato”
l’ufficio di podestà di Bosco. Alla morte del titolare, il conte ( che ha, in virtù dell’incanto, la
facoltà di proporre un candidato) fa il nome di un tal Giovanni da Bergamo. Il principe, che
ignora chi sia costui, impegna i membri del Consiglio segreto e i Maestri delle entrate a
prendere bona informatione de li facti suoy et s’el è idoneo al dicto officio (15 ottobre). E
sulla idoneità dei candidati insisterà, con una punta di insofferenza, rispondendo alla
moglie che gli segnalava Nicolino Porro per il castello di Milano. Segnalazione infruttuosa
cui, in aggiunta, si avverte la consorte, Bianca Maria, che quello richiesto non è officio da
dare se prima non si sa bene a chi, perché è de tale natura che lì consiste tutta la spesa
che se fa in lo dicto castello, et, quando lo dicto officio non fosse ben recto et governato,
ogni cosa andaria sottosopra. Precisatole che, se non fosse morto, il precedente titolare di
quell’ufficio avrebbe dovuto rendere una grande et grossa rasone de dinari, conclude
ammonendola d’averle detto quanto premesso a futura sua direttiva perché intenda et
sapia come passa la cosa (14 settembre). Idoneità e capacità devono sempre essere
congiunte a vigilanza. Impegno in cui il duca si avvale delle querele et male informazioni
che gli giungono e alle quali egli presta attenta udienza, sì da consentirgli ad esempio di
imputare al capitano del devetus del vescovato di Piacenza tali cativi portamenti...in quello
officio da ricevere lamentele che certamente non ne havimo la mitade del resto deli officiali
nostri (7 settembre).
Grossi problemi creano i connestabili alle porte con conseguenti indignati ricorsi per le loro
recidive usurpazioni. Il principe interverrà con una lettera ultimatum, a ciò (ammetterà egli
apertamente) indotto dalle quotidiane querele dali nostri cittadini milanesi delle estorsioni et
mancamenti facti in le loro victualie et robbe che introducono in la cità e, esasperato per la
pocha extima facite de nostre lettere, li minaccia per diffinitiva sententia et ultima che, non
abstenendove voy dal proposito cativo, vi faremo cassare da lì.
Lo Sforza si lagna per essere disobbedito. L’andar per missive convince che la
disobbedienza al principe non è prerogativa dei connestabili delle porte. Con i Maestri delle
entrate straordinarie egli deve rimarcare (8 ottobre) essere già passati tanti dì e non
habiati may dato resposta a quanto ve scripsimo.
Al podestà di Castell’Arquato deve riscrivere: ve replicamo et nuovamente ve comandiamo
che a Bartolomeo Quartieri e a Giovanni Pizennio da Brescia, oltre all’alloggiamente gli sia
risposto dele loro tasse secondo l’ordini, auspicando che non dia materia turbarce cum
vuy non hobediendo le nostre litere (8 ottobre).
Sarà pure l’indifferenza del podestà di Pavia agli scritti del duca a costringerlo a iterare
l’ordine che senza veruna exceptione restituisca i buoi a quelli di Chignolo.
Inascoltato il duca, inascoltati sono pure i membri del Consiglio segreto e i Maestri delle
entrate. Ha di che indignarsi (28 ottobre) lo Sforza con il capitano della Martesana che de
quanto te habiamo dicto et scripto della negligentia usi in exequire le lettere del Consilio et
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delli Magistri nostri delle entrate tu vada pur facendo ad modo tuo...maxime quando
vedemo che tu sey cossì negligente nel cose tochano el Stato nostro.. et, sollecitato, non
habi pur facto rescodere uno denari de dare alli conestabili delle porte de Milano; che de
quanti officiali habiamo non ne cognascimo già niuno più negligente de ti.
Constatazione di una burocrazia di certo non esemplare, cui peraltro corrisponde, come
accennato, un puntuale (cioè costante) disimpegno dal dovere della precisione nella
corresponsione dei salari, generando un intrecciarsi di concause, originanti incresciosi
interventi, quali quelli denunciati.
E’ una situazione non ignota allo Sforza: individua (3 settembre), ad esempio, nel
malcontento (e nei conseguenti riprovabili contegni) dei connestabili delle porte una delle
tre rasone quale poriano indure i Veneziani a fare qualche novità de guerra contro le
nostre cose. Ordina, perciò, ai membri del Consiglio segreto di carricare et stringere li
Maestri delle entrate a farli fare el debito loro, siando la cosa de importantia come ella è.
Sul corale lamento per gli arretrati si sintonizzano i membri del Consiglio segreto, organo
statale, che pur è, al dire dello stesso principe, il principale et più digno. Anche tale sommo
organo istituzionale si duole che non può conseguire il pagamento delle paghe soe et che
gli restano da qui indreto circa libre 9000 soa e sa che fino a gennaio non potrà avere se
non meza paga per mese ( 8 ottobre).
Ulteriore testimonianza del diffuso disagio, che porta a coonestare il ricorso ai più volte
citati inghippi, ai quali ricorrono persone anche non lontane dal circolo ducale, è offerta
dalla copia litterarum scriptarum familiaribus ducalibus: ... siamo certificati che in casa toa
sono riposte de molte biade et vino de altre persone et vicini tuoi per conservarle exempte.
Il duca, che tutto ciò con certezza da tempo sa, si decide a intervenire e pone quel suo
suddito beneficiante di esenzione (è un suo famigliare) di fronte al dilemma di denunciare
l’amico o di onorare l’omertà con il pagamento degli onori dovuti per la merce (non sua)
occultata al fisco ducale (8 ottobre).
Tema nel precedente registro delle Missive trattato è quello delle biade: esso è ancora qui
presente, ma con particolare accentuazione politica nei riguardi delle esportazioni in terre
veneziane senza, comunque, escluderne i divieti in opposte direzioni. Così, quando il
capitano genovese Antonio Campofregoso chiederà licenza di condurre tale merce nelle
sue parti, avrà dallo Sforza un diniego, se si vuole, temporaneo: gliela negherà, asserendo
che al momento non lo potrebbe compiacere se non con grandi(ssi)mo detrimento,
rinviando il tutto a dopo il mese di ottobre (10 settembre). La ragione è di facile intuizione: è
data dalla stagione dell’anno, in cui di fronte ai tempi delle raccolte, è più suadente la
sollecitazione delle “frosacioni”. Infatti, il giorno precedente aveva scritto al conte Giovanni
Balbiano lodandolo per il bando fatto dele frosacione dele biade se commetteno in quello
paese.
L’avverte d’aver disposto che non dia più licenze di esportazione di grano, avendole
riservate in tutto il territorio sforzesco a lui solo. Passeranno quindici giorni e, il 25
settembre, il duca gli ribadirà: non debiati observare licentia veruna nisi le nostre
sottoscripte de nostra propria mane. In aggiunta, vuole che faccia uno quaternetto de tutte
quante le biave se haveranno a condure fora de quelle parte cum le dicte nostre licentie,
contrascribendo a Nicolò da Palude, quale similmente tenerà uno altro quadernetto, oltre al
compito di riscuotere dieci soldi imperiali per ogni soma. Disposizione che fa manifesto,
con anche le nuove complicazioni scrittorie, l’insuccesso dei divieti, a inconfutabile
attestazione che i bisogni esistenziali possono e sanno prevalere, specie in una temperie
quale quella del 1451, in cui peste, fame e minacce di guerre imperversano.
Lo Sforza si arrenderà, poi, alla realtà della migliorata situazione, rendendo meno
vincolanti le restrizioni e scriverà (27 settembre) al capitano del distretto di Cremona:
volimo che lassi andare e venire le victualie de l’uno canto all’altro, come se soleva,
excepto blade et bestiame. Attesterà obtorto collo che l’indice accusatore, più che sulla
gente comune, va appuntato sui suoi famigli che non solum fanno la scorta ali conduciari
de biave et bestiame contra l’ordini nostri, ma loro proprii ne conducano più che non fa la
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maior parte deli villani del Cremonese, et se gli faray guardare in casa loro gli trovaray
molto più biade che non sia in casa delo più richo villano del Cremonese.
Le cautele fin qui accennate per la conservazione domestica delle biade sono dettate, è di
tutta evidenza, dall’enorme fabbisogno, come è esplicitamente detto nello scritto (5
ottobre) al cancelliere ducale Facino, in cui, al di là delle 1253 staia di frumento si fa
presente la necessità, a l’integro spaiamento del resto delle nostre gente, di altre diecimila
staia, che il duca vuole si chiedano a donna Luchina. Pone, come termine della consegna
di detto quantitativo, otto o dieci giorni per vincere i subdoli tentennamenti della nobildonna.
Non voleva essere costretto, come avvenne il 25 settembre, a una attesa frustrata da
tanta varietà et mutazione de parlare .
Chi sia donna Luchina, personaggio che non di rado compare nelle missive, è
spietatamente spiegato nello scritto che le invia per comunicarle la morte di Boccacino
Secco. Lo dice non esser morto per altro se non per desasio et mancamento, che lui ha
sempre havuto, et maxime in questa soa estremità. De la qual cosa quanta vergongnia,
infamia et mancamento ve ne seguisca, se voliti, lo possiti molto bene pensare, senza che
da altri ve sia dicto, et presto ve ne accorgeriti. Nuy dal canto nostro, quanto dolore,
malinconia et dispiacere ne habiamo havuto et ne habiamo al presente non ve lo potissimo
may né dire né scrivere, considerato la estima et capitale che la bona memoria del
magnifico conte Aluyse (marito di donna Luchina) ne facia d’esso Boccacino...A corollario
della rampogna, lo Sforza non sa trattenersi dall’intimarle: mutati costume et fati altremente
che non haviti facto per el passato (16 settembre).
Le cautele verso Venezia, fin qui sostanziatesi nel tentativo di non impoverire lo Stato
sforzesco di vettovaglie a tutto vantaggio dell’adocchiante vicina, si va a mano a mano
spostando sul piano della difesa militare, nella sempre più accorta vigilanza su qualsiasi
movimento della confinante. Così, il 30 agosto, il duca scrive al castellano di Lecco di aver
intesi di alcuno movimento fanno quelle zente d’arme de Venitiani, né saremo que vogliono
fare et perché lo faciano. Per non essere colti alla sprovvista, ha ordinato a Tommaso di
Marcoleone di mandari lì fina a vinticinque fanti che stiano lì in quella rocha cum ti.
Dispone, inoltre, che il capitano della Martesana mandi da venti a ventuno sacchi di farina
da conservare nella rocca per munitione.
Nello stesso giorno lo Sforza mette in allarme Gasperino di Montebrianza e Ambrogino di
Longhignana perché sentimo che le gente de Veneziani fanno movimento et viste assay.
Vuole che essi siano pronti con tutti i loro uomini e quant’altri crederanno loro necessari, et
siano aparechiati per andare o a Lecco o al Ponte de Leuco o altrove dove bisognasse.
Il 14 ottobre lo Sforza paventerà ancora più un colpo di mano della Serenissima. Ordinerà
a Tommaso da Nogarolo, podestà di Lecco, di mandare i fanti ale mura d’essa terra per
precauzione perché, essendo quella terra, causa la peste, evacuata di gente, sta a grande
pericolo per la vicinanza e propinquità de Veneziani.
Verso occidente lo Sforza ha il marchese di Monferrato: un dispettoso vicino, che consente
ai suoi sudditi di pizzicare la sensibilità del duca di Milano, geloso del rispetto dovuto ai
suoi sudditi e ai suoi alleati, nonché della intangibilità del suo territorio. Il comportamento
del marchese porta lo Sforza a classificarlo nemico, come esplicitamente lo classifica
quando Ferraguto, da lui lasciato andare libero, dà a pensare ch’el voglia acconciarse cum
el marchese di Monferato o cum signore Guglielmo. Quella di Ferraguto è una patente
violazione della parola data, in quanto, quando il duca gli consentì di andare con Dio, se ne
partì promettendone ... de non aconciarse cum nostri nimici et de andare verso Bologna et
verso le parte de sotto ( 9 ottobre).
Più grave si prospetta la faccenda quando gli uomini d’arme del marchese, Mombruzo e
Zanono Zaron, hanno voluto ascalare uno loco, osia castello de Isnardo Malaspina. Il
principe ordina a Ludovico da Bologna di portarsi dal marchese per intendere se tale
scalata fu fatta con il consenso marchionale. In caso positivo, Ludovico avviserà il
marchese che nostra intenzione è de difenderlo (il castello).
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Più serio il fatto di seguito narrato. Il duca è venuto a sapere della libertà di transito di
vettovaglie e di ricovero che il marchese concede ad alcuni fanti di Filippo Spinola, el
quale ... molto molesta et inquieta Genova e lo Stato di Milano. Lo Sforza vuole (29
novembre) che Corrado da Fogliano scriva una sua lettera al marchese e in essa dica che,
essendo Milano-Firenze-Genova facti una cosa medesma et uno membro per la liga...cum
condictione de favorirse, aiutarsi l’uno l’altro, ne viene che chi agisce contro uno di detti
confederati è da ritenersi nemico. Siccome lo Spinola e i suoi inquietano continuamente il
doge di Genova, Corrado deve convincere il marchese a non dare transito né victualie né
recepto alcuno alli seguaci del dicto Filippo.
A proposito della menzionata conclusione, avvenuta il 4 novembre, della triplice alleanza
Milano-Firenze-Genova, il duca si trova costretto, otto giorni dopo (12 novembre), a
intervenire con una missiva per bloccare Corrado da Fogliano, che s’era mosso verso
Genova per fare demonstratione verso el duxe de Genoa ... cum tutte quelle gente
(ducali) sono de là.
Nel medesimo giorno lo Sforza scrive al doge di Genova esternando tutta la sua
perplessità (havimo preso uno puocho de admiratione) per la disposizione, in forza della
quale in la cità de Genoa...non se possano spendere né usare altre monete che monete
genovese. Premesso che le monete milanesi sono bone et iuste de peso et de argento, il
duca sottolinea l’imbarazzo dei mercanti milanesi, tenuto anche presente che per de qua
non se trovano tante monete zenoese che possano supplire et bastare per le cento parte
l’una di trafighi si fano là,..ne seguiria grande danno et detrimento ale entrate nostre et
anche ale vostre. Affermazione, quest’ultima, di notevole peso, se si considera che, come
scrive Antonia Borlando, i Genovesi nell’anno seguente (1452) calcoleranno il loro credito
nei confronti di Milano superiore a 500.000 ducati. Ovvia, perciò, la sollecitazione del duca
di voler revocare detto bando per rispetto alle monete milanesi (altrettanto non varrebbe
per quelle di Pavia, perché lì [2 dicembre] se fanno triste monete per casone delle qualle è
cresciuto l’oro in precio et seria per crescere più). Una annotazione marginale consente di
ricordare che sul cambio delle monete giocano i dazieri di Como, per cui si dà a Gaspare
da Sessa motivo di lamentarsi che i dazieri comaschi hanno dato, a svantaggio di Gaspare,
al ducato veneziano un valore superiore (68 soldi) al suo corso.
Lasciate da parte le monete straniere, l’interesse si sposta su due signori di stati estranei al
territorio sforzesco, ma che con lo Sforza hanno particolari rapporti. Essi sono introdotti da
una vertenza fra loro, che il duca di Milano si premura di comporre: si tratta del conte di
Urbino e di Sigismondo Pandolfo di Rimini.
Il conte di Urbino si dà a far scorrerie in quel di Fano e in altri luoghi di Sigismondo
pigliando presono et bestiame. Il peggio, annota lo Sforza, è che detto conte è nostro
soldato. Il duca si affretta a inviare Francesco Cusano a far opera di pacificazione e a
ricordare al conte quanto ne siamo affatigati per pacificare le cose de là e, quindi, a far
pressione perchè restituisca persone e cose menate via, non tralasciando di far sapere al
conte ch’el signore missere Sigismondo, domenica passata, a dì v del presente, sigillò et
concluse cum nuy, et cossì è nostro soldato ( 7 settembre).
Tali rapporti con Sigismondo possono avere anch’essi concorso a convincere Francesco
Sforza a intervenire presso il papa alla morte del condottiero della Chiesa, Giovanni
Francesco da Pignano, che aveva lassati de molti beni in Romangna, per li quali era
accomandato el magnifico signore misser Sigismondo. Per essere il defunto senza eredi,
et conoscendo il duca le vertute sue et quello ch’el vale, perora presso il pontefice di
lassarli la conducta et la compagnia de l’altro Zohanne Francesco et etiandio concederli
ch’el possa succedere in li beni soy (s.d., ma ottobre).
La venuta dell’imperatore è ancora, brevemente, ricordata in questo registro. Che lo Sforza
si illuda di potere incontrare il sovrano, è speranza mai deposta ai fini di ottenere la
sospirata sanzione della sua dignità ducale.Tradisce questo suo intimo affanno, l’insistito
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suo richiamarsi a quanto deciso da Filippo Maria Visconti, generalmente menzionato come
suo predecessore e padre: evidente intenzionale evocazione della legittimità successoria al
potere..
Non tralascia, poi, qualsiasi opportunità per cercare di ingraziarsi quel freddo signore che
sta per discendere a Roma per ricoprirsi del manto imperiale . Lo Sforza fa di tutto perché
Corrado Intrapach, che ha la ventura di essere fratello di un segretario di Federico III e in
aggiunta ha voglia di studiare, sia (come difatti poi avverrà) accolto nel collegio
Sant’Agostino (oggi Castiglioni, in omaggio dei fondatori) di Pavia. Dirà, allora, al riluttante
rettore del collegio: ad contemplatione della cessarea Maestà nuy cum instantia et
diligencia havemo obtenuto in quello collegio uno loco per lo nobile Conrado Intrapach
tedesco, fratello d’un secretario della prefata Maestà ... et quelli a chi se aspecta ( i
Castiglioni) ne hanno compiaciuto de bona voglia (11 ottobre).
Francesco Sforza, pur senza avallo di legittimità da parte imperiale, vanta ormai diffusa
stima e un valido riconoscimento del suo potere per cui l’eroico animatore della resistenza
albanese contro gli Ottomani, Giorgio Castriota, si rivolge a lui per aiuti, perché minacciato
da Mehmed II, come già dal padre Murad II. Lo Sforza si dice moralmente impegnato a
combattere il Gran Turco, sia per aiutare et favorire la fede christiana ..., sì etiamdio per
proibire che li infideli non vengano tanto inanzi che possino da poy opprimere el resto
della christianità. Purtroppo, però, l’aiuto possibile è solo per mare, ma, dice lo Sforza, nuy
non havemo a fare alcuna cosa in mare (27 settembre).
Pochi giorni dopo il duca avrà la visita di uno dei tre oratori preannunciatigli in gennaio da
Nicosia dal re di Cipro Giovanni II. Di quanto si sia trattato dallo Sforza con Giacomo Veri,
visconte di Nicosia, è riportato pressochè nulla: si intuisce che l’argomento si sia incentrato
sulla difesa contro gli Ottomani.
A conclusione di questa rassegna del registro pare non fuor di luogo soffermarsi su alcuni
tratti della personalità dello Sforza, quali sono qui abbozzati.
Grande appare la sua sensibilità per i suoi uomini nel momento del bisogno.
A Gaspare da Vimercate esprime il vivo dispiacere per la malattia del fratello con parole
che nulla sanno di occasionale (4 settembre). Il giorno dopo per la scomparsa del fratello
ha espressioni di rassegnazione di sorprendente spiritualità cristiana.
Un suo cancelliere è ammalato: siccome non può inviargli il suo medico personale, perché
lui pure è infermo, esorta un altro medico, magistro Tibaldo de Madiis, a portarsi a Lodi per
curare detto cancelliere (17 settembre).
Un suo uomo d’arme s’aggrava: ordina che gli si diano venticinque ducati. Non obbedito,
replica l’ordine in modo che l’infermo possa supplire alli sui bisogni (25 settembre).
Un altro uomo d’arme, Antonio Dentise, è a letto: non vorresemo che, per mancamento
alcuno o di danaro o di altra cosa, venisse a morire in tristicia ..., volimo ... trovi ducati
venticinque ... et gli daghi...a ciò che se ne posse aiutare ali bisogni soy in questa
infermità, et questo non manchi per cosa al mondo (9 settembre).
A tali sentimenti fa violento contrasto l’ordine dato al podestà di Soncino che tucti quilli
sanno cazati fuora (per contagione) che ritornino poy verso la terra, siano non solo
bastonati et cazati via, ma gli siano scaricato le balestre et tagliati ad pezi senza
remissione, come se fussero inimici. Et in questo usa tale dilligentia che sentiamo exequiti
questa nostra intenzione et voluntà (18 agosto).
Comando esasperato dal diffondersi della epidemia, per cui, già il 12 luglio, scriveva al
luogotenente di Lodi: non è cosa qual al presente habiamo più a core come pensare quo
modo potessimo fare che la pestilencia ... non damnezasse li nostri populi.
Convinto di aver fatto il possibile per ostacolare il diffondersi del contagio, impone (14
agosto) al capitano del devetus di Milano di castigare qualcuno de quelli tali che sparlano
et dicono che in lo facto della peste de Mediolano non gli havimo avuta quella cura che
saria bisognata et che gli havia el signore passato.
Che il pensiero della salute pubblica sia in lui predominante, ne è una riprova l’insistenza
con cui sprona i membri del Consiglio segreto, in procinto di partire per la temporanea
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migrazione a Chiaravalle, a che facciano tale ordine et cussi fermi et saldi..per lo bene
essere et salute et conservatione de quella cità contra la epidemia. La prospettiva che con
il sopraggiungere del tempo fresco il contagio se redirà in bene et cesserà, non lo
rasserena, anzi, avverte che lassando andare la cosa a guazo, non è senza grandissimo
pericolo ch’el male estenda le radici in ogni casa (21 agosto).
In tema di salute pubblica merita di ricordare la decisione dei Cremonesi di procedere alla
costruzione del hospitale generale, decisione che ha entusiastica adesione del duca, che
definisce, scrivendo al cremonese GianGaleazzo de Ponzonibus, bono et aludatissimo
parlamento et proponimento facto per quelli nostri ciptadini et comunità de volere
costruire et ordinare uno bellissimo et famoso hospitale mediante la unione de molti altri
(25 settembre).
Due mesi dopo (26 novembre) scriverà ai membri del Consiglio segreto: nostra intenzione
è et volimo che fina a tanto che se farà la sancta et laudabile unione deli hospitali in quella
nostra inclita cità (di Milano), fra Paulo de Lampugnano rimanga ministro de quello
hospitale Un’altra costruzione, voluta con ben altro intendimento, e ormai non più solo
mentalmente abbozzata, è quella del castello di Milano. Essa è da lui seguita in ogni sua
occorrenza e in ogni suo parziale realizzarsi.
Filippo d’Ancona e Giovanni da Milano gli hanno appena comunicato che la torre della
Rocchetta è fornita de acconciare dentro, che subito risolve di mandarvi il suo famiglio
Foschino per aconzare et metre in puncto quelle cose cose che gli bisognano (10
ottobre).
Una dozzina di giorni dopo dà disposizioni per sistemale la camera picola...dove dormimo.
Accennato ad alcune sue incertezze sulla sua imbiancatura, s’addentra nel particolare di
come vuole sia allargata la finestra di quella stessa stanza che dà sulla piaza de fuora..:
ne contenteressemo che la fosse facta cum uno colonnello in mezo, como è quello della
camera nova..., ma voria essere uno puocho minora della dicta finestra nova, per respecto
che è picola. Anchora volimo che tu faci fare el camino dela dicta camera et lo focolare
tutto de novo et ne pare faci fare uno puocho mazore la cappa et la gula soa più larga per
respecto al fumo (22 ottobre).
Sono minuzie che, però, dicono con quale attenzione badi a come sono e devono essere i
lavori.
Ben si comprende, allora, la sua reazione, quando coglie indifferenza per il completamento
del castello o a che una sua parte sia terminata. Alle difficoltà avanzate da Ambrogio
Crivelli, podestà di Varese, per il versamento della quota dovuta, il duca osserva: non
trovamo alcuni nostri subditi che ricusano questo tal pagamento, dal quale non intendimo
exemptare alcuno, etiam s’el fosse nostri figliolo. Pertanto ve dicimo brevemente, se non
tenite modo che pagano, ve lo faremo pagare a vuy. Et basta (22 ottobre).
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Carlo Paganini

NOTE AL QUINTO REGISTRO DELLE MISSIVE SFORZESCHE
Si tratta di un registro cartaceo di cc. 1-143, formato da n. 9 fascicoli di cc. 8 per 2,
che inizia con 4 cc. bianche non numerate. Le carte, secondo l’antico sistema di
cartolazione, sono numerate sul recto.
Il volume, che ha subito un importante restauro, reca diverse numerazioni: la prima
coeva, in alto a destra, si interrompe alla carta 312, forse proprio per il restauro
avvenuto, con un salto di numerazione dalla c. 149 alla c. 160.
La numerazione continua, sempre in alto a destra di mano moderna, a volte a
matita, a volte a penna, fino alla fine del volume.
Il registro reca ancora altre numerazioni poste a matita in basso al centro di ogni
carta, che non corrispondono alla numerazione in alto a destra.
Il restauro interviene pesantemente sul testo per le prime 2 carte iniziali e per le
ultime 5 finali.
Si segnalano infine:
Carte mancanti: 30, 97, 101, 134, 145, 185, 213, 252, 293, 299.
Carte bianche: 35v - 36r, 44v, 201r, 276v.
Carte bis: 180bis, 200bis.
8
Alba Osimo

1
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI RIMETTERE LE COSE COME
ERANO PRECEDENTEMENTE, DATO CHE NON È AVVENUTA NOVITÀ ALCUNA.
1r Locumtenenti Cremone.
1451 giugno 11, Milano.
Benché ali dì passati vi scrivissemo che devesti fare redure dentro le forteze le arme et le
robe del gente d'arme nostre per secureza et salveza soa, non dimancho perché mò pur
intendemo che dal canto di là non si fa novità alcuna et che se sonno reducti ali loro
logiamenti, siamo contenti fazati retornare et remettere le cose como eranno dì prima,
siché parà a che anchora nuy non vogliamo fare movimento alcuno. Ma vi confortiamo
perhò a stare previsto continuamente et advertente, siché scandalo né manchamento
alcuno possa intervenire.
Data Mediolani, die xi iunii 1451.
Cichus.
a parya in A.
Lanzaloto de Figino.
2
FRANCESCO SFORZA
1451 giugno 11, Milano.
Dolendossi ali passati como habiamo inteso, li ho(mini de) Castilanza de Nivianno degli Ar-
duyni del ...... nostro de Pescina dali regulatore et Ma(gistri) ....... nostre per le graveze gli
erano date per li ........... non havendo lassati alcuni beni sopra ........... satisfactione d'esse
ce possa ritornare .......... regulatore et Magistri ali refre ............ sopra el sale nostri de
Parma gli ........... Il perché siamo contenti et vole(mo) ................ intelligentia sopra de ciò
cu(m) ................ commissario voli fa(re) .......................... expediente in modo ....................
....... dicti homini........................a
a Così in A
3
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI VIGEVANO DI CONSEGNARE TUTTO QUANTO HA
LASCIATO IL FIGLIO DI CARLO AD ANTONIO SUO MAESTRO.
1v Potestati Vigevani.
1451 giugno 11, Milano.
Perchè di nostra natura è di inclinarse al ben fare, siamo contenti et volimo che tute le robe
et cose, lassate lì per lo figliolo de messer Carlo, le debiati dare et fare consignare intrega-
mente in le mane de messere Antonio, suo maestro, cioé quello che lo faceva imparare,
senza contradictione alcuna.
Data Mediolani, die xi iunii 1451.
Cichus.
9

4
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ, COMUNE E UOMINI DI “PLORETIE” (FIRENZE) CHE
CONTRARIAMENTE A QUANTO AVEVA ORDINATO, FACCIANO RIMANERE LÌ UNA PARTE DELLA
GENTE D’ARME DI GASPARE DA SESSA PROVVEDENDOLE SECONDO L’USATO.
Potestati comuni et hominibus Ploretie.
1451 (giugno, Milano).
Nonobstante che per nostre lettere questi giorni proximy passati ve scripsimo che facesti-
vo levare de là quelli del strenuo Gasparro da Sessa, non dimancho perché non possimo
exequire (que)llo che già fu la nostra intentione per lo grande carico (have)mo delle gente
d'arme nostre è necessario che di novo (de)bbiati retenere lì una parte. Per questa vi com-
(mandiamo) et volimo che d'esse gente del dicto (Gasparro) fra cavalli et boche ne debiati
tenere .............. la mitade ali quali provedereti secondo (l'ordini) ...... et iuxta solitum como
havety facto fino ...................... ove che dell'altra mitade nuy ve ne ...................... et li
mandiamo altrove.
Data (Mediolani,) ................ 1451.
Cichus.
Si suppone che segua un’altra missiva perché a lato compare la firma Cichus.
5
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI PAGARE LA
MLISSIONE PRESSO IL RE D’ARAGONA DI GABRIELE MIRABILIA, PARTITO CON CINQUE CAVALLI IL
NOVE DIEMBRE E RIENTRATO IL PRIMO GIUGNO.
2r Regulatory et Magistris intratarum.
1451 giugno 10, Milano.
Equitavit, mandato et impositione nostra, nobillis vir Gabriel Mirabillia ad maestatem
serenissimy a regis Aragonum cum equitibus quinque, cuy solvi volumus et satisfiery iuxta
ordines et consuetudinem nostram incipiendo a die nona decembris proxime preteriti, qua
hinc descessit, usque in primam diem instantis mensis iunii, qua huc b redit, computatis in
hac eius ratione per vos fienda denariis habitis et eidem numeratis pro dicta andata.
Data Mediolani, die x iunii 1451.
Cichus.
a Segue principis depennato.
b Segue reddit depennato.
10

6
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PRETE ANDRIOLO DE PALFERIS PERORANDO L’ASSEGNAZIONE
AL PRETE GIOVANNI MOIRAGO DELLA LA CAPPELLA DI MILANO CAPPELLA , TENUTA DAL DEFUNTO
CAPPELLANO PROTASO DE DIANIS,
Domino presbitero Andriolo de Palferis.
1451 giugno , Milano.
Cum vacet im presentiarum capella quedam in domicilio huius urbis nostre Mediolani per
mortem presbiteri Portasii de Dianis, tunc eidem presidentis capellani nuper defuncti et
eius ellectionem ad vos spectare intelligamus, appetentes ad hanc ipsam elligi pro
capellano dominum presbiterum Iohannem de Moyrago per has nostras vos duximus
exhortandum velitis prenominatum presbiterum Iohannem ad huiusmodi capellam elligere
ellectumque ad possessionem illius et tenutam intromittere et quantum in vobis spectet
manutenere. Hoc enim erimus a vobis pro re gratissima quam plurimum habituri.
Data M(ediolani), ...... iunii MCCCCL primo.
Cichus.
7
FRANCESCO SFORZA DICE A GIOVANNI DELLA MOLGORA E A GIOVANNI DA CALCO DI AVER
SCRITTO AL SUO FAMIGLIO RIZARDO CHE NON CREASSE LORO ALCUNA DIFFICOLTÀ PER I LAVORI
CHE SI FACEVANO. E’ RIMASTO, PERÒ, DELUSO CHE NON ABBIANO FATTO NIENTE E, PERCIÒ,
CHIEDE LA LORO COLLABORAZIONE.
1451 giugno 12, Milano.
2v Iohanni dela Molgora et Iohanni de Calco.
Nuy scripsemo questi giorni passati a Rizardo, nostro famiglio, che non vi lassasse fare
impedimento né molestia alcuna per casone de quelli nostri lavorerii da l’homini de quelle
nostre parte, nè astringierivi ad contribuire cum loro insiema, a credendo nuy che da vuy
stessi devesti fare la parte vostra, como promettesti, et questo perché non paresse se
derrogasse ale exemptione vostre; in che non havite facto niente: de la qual cosa molto si
maravigliamo. Pertanto, essendone necessario omnino lo adiuto vostro, b né possendo
fare cum dimancho, vi richedimo nuy debiati andare a fare quanto vi tocha per la parte
vostra. Et per questa nostra richiesta, volimo lo debiati fare perché in questa forma voy
satisfariti al bisogno et voluntate nostra, né seriti chiamati essere astrecti cum quelli homini
nostri predicti. Avisandovi che, quando mò a questo volesti essere renitenti, noy non
poderesimo con dimancho, considerato il bisogno nostro, che non vi lo faressimo fare per
altra forma, la quale pariria derrogatoria ad esse vostre exemptione.
Data Mediolani, die xii iunii MCCCCL primo.
Cichus.
a La e di insiema è soprascritta.
b Segue non depennato.
11

Episcopo civitatis Cremone.
8
FRANCESCO SFORZA
s.d.
Mandiamo alla paternità v(ostra) ...... la supplicatione quale ce ha porto prete ............... de
quella nostra cità de Cremona ............... el tenore d'essa ne et così vi confr ..............
debiati soprasedere de farli altra ............... ficio dela ecclesia da Sexto per .............. ono
altro. Et essendo vero quello ............. atione cioé che pertanto ...........al dicto beneficio et
...................... incongrua cosa .................... rimosso al dicto benefi(cio).......a
a Così in A.
9
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI COMO DI NON FARE ALCUNCHÈ CONTRO LA
SUPPLICA DI BRANDA CASTIGLIONI PER UN SUO CANONICATO NEL DUOMO DI QUELLA CITTÀ, MA
MANDI ENTRAMBE LA PARTI DAL SEGRETARIO DUCALE FRANCESCO MALETTA, INFORMATO DELLA
DECISIONE DEL DUCA.
3r Potestati Cumarum.
1451 giugno 12, Milano.
Attendentes tenorem his incluse supplicationis nobis porrecte parte Brande de Castiliono
causa cuiusdam sui canonicatus in ecclesia maiori illius civitatis nostre, dignum nobis
videtur, et ita volumus vobisque mandamus, quatenus contra dictum supplicantem pro ipso
canonicatu nullam fieri permittas novitatem, sed ambas partes huc remittatis ad
Franciscum Maletam, secretarium nostrum, de mente nostra superinde informatum qui eis
iuris debitum ministrari faciet.
Data Mediolani, die xii iunii MCCCCL primo.
Cichus.
12

10
FRANCESCO SFORZA ORDINA AGLI ANZIANI E AL REFERENDARIO DI PARMA DI OSSERVARE
L’ESENZIONE DI CUI GODE NICCOLÒ ARCIMBOLDI
Ancianis et referendario Parmensibus.
1451 giugno 12, Milano.
Se lamenta messer Nicolò Arcimboldo, nostro consciliero, che non gli volete observare la
exemptione, già molti anni al padre, al fratello et a luy concessa per lo illustre signor quon-
dam bone memorie nostre patre et suocero, duca proximo passato, et per noy confirmata,
sub pretextu della concessione per nuy facta ad quella comunità che possano dele
addictione disponere et fare como ad essa comunità piace. Ma, considerato che per la
dicta concessione non fo nostra intentione derogare alle rasone del dicto messer Nicolò, le
quale, como è dicto, habiamo confirmate, volimo et cossi ve commandiamo che la dicta
exemptione faciati observare et observati in quella forma et a modo se observava al
tempo del prelibato illustre signore olim nostro socero et patre. Et se de questo alchuna
persona se aggravarà, comandatigli comparano denanti alli Magistri delle intrate nostre con
le sue ragione et sarà facta iustitia et ragione a l'una parte et l'altra.
Mediolani, xii iunii 1451.
Cichus.
a Segue via depennato
11
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI LODI DI VOLER CONCEDERE A FIERAMONTE,
COME DETTO CAMERIERE DUCALE RICHIEDE, LA CASA DOVE ABITAVA ALESSIO DA PUSTERLA,
PERCHÉ PIÙ VICINA ALLA CORTE.
3v Locumtenenti Laude.
1451 giugno 13, Milano.
Fieramente, nostro cameraro, ce ha requesto li vogliamo far dare per suo allogiamento lì
quella casa dove stava messer Alexio da Pusterla, quale dice tornarIi in più acconcio per
essere più contigua ala corte che non è quella dove è stato fine mò, et per consequens
posser meglio sollicitare et adtendere ala nostra persona. Al quale, desiderosi compiacere,
siamo contenti gli la facci dare, dummodo se possa fare senza che ne vegna rechiamo.
Data Mediolani, xiii iunii 1451.
Andreas Fulgineus.
13

12
CONCESSIONE DI LETTERE CREDENZIALIA PER EMANUELE DE “IACOPPO”, MARESCIALLO DELLA
SAVOIA, A: GIOVANNI DE “SAYSSELLO”, A CULIE , A GIACOMO DA VALPERGA E A GIACOMO DA
“CELANTO”
Mediolani, xiii iunii 1451.
1451 giugno 13, Milano.
Scriptum fuit credentialiter in personam Emanelis a de Iacoppo, domino marescallo
Sabaudie, videlicet: domino Iohanni de Sayssello, item domino Culie, item domino Iacobo
de Valperga, item Iacobo de Celanto.
a Così in A.
13
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI LODI DI FAR PAGARE A TUTTI GLI ESENTI
DELLA MUZZA E A QUANTI BENEFICIANO DI QUELL’ACQUA LA QUOTA SPETTANTE PER GLI 800
DUCATI DI SPESA “ORDINATA SE FACIA ALLA DICTA AQUA”.
Referendario Laude.
1451 maggio 29, Milano.
Perché intencione nostra è omnino che li exempti da l'aqua della Muza et quali goldano el
beneficio de dicta aqua debiano paghare li 800 ducati che montarà la spesa, quale de
presente havimo ordinata se facia alla dicta aqua, per questa nostra te committimo et
commandiamo che, facto el debito extimo et comparacione d'essa summa de denari fra
dicti exempti, debi astrinzere realiter et personaliter qualuncha de dicti exempti et similiter li
loro fictabili et massari ad paghare la loro ratta che li sarà taxata per modo che senza
dilactione possiamo aytarse de predicti ducati 800 quali se debiano consumare nella dicta
spesa. Et questo fa che presto sia exequito remossa ogni exceptione et contradictione.
Mediolani, xxviiii maii 1451.
Cichus.
14

14
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI INDIVIDUARE GLI AUTORI
DEGLI ECCESSI CHE SI COMMETTONO NELLA “FRASCHEA” E DI COMUNICARGLI I NOMI PER
INTERVENIRE CONTRO DI LORO.
4r Locumtenenti Alexandrie.
1451 giugno 11, Milano.
Cum suma displicentia intendimo che nella Fraschea se commettano tanti excessi et
robarie, che è una abominacione ad audirlo, et desiderimo sumamente gli sia proveduto. Il
perché ve scrivemo, stringemo et commandemo che cum bona diligentia ve sforzati de
sappere quali sono questi chi commettano tali excessi et de quale compagnia, et subito ne
avisi ad ciò che gli providiamo, como è ’l desiderio et animo nostro. Et dal canto vostro
facitigli vuy tutta quella provisione poteti et sappeti, se may desiderati fare chi ne debia
piacere.
Mediolani, xi iunii 1451.
Cichus.
In simili continentia scriptum fuit potestati Terdone et potestati Sallarum.
Data ut supra.
15
FRANCESCO SFORZA RIFERISCE AL CAPITANO DELLA MARTESNA IL SUO DISAPPUNTO PER COME
GLI UOMINI DI MANDELLO LA PENSANO CIRCA LA FORTEZZA, CHE EGLI VUOLE SI FACCIA,
E “IN OGNI MODO PRESTISSIMO”. SCUOTA DAL LORO TORPORE I MANDELLESI E LUI, IL CAPITANO,
RIPRENDA QUEL SENSO DELL’ONORE CHE GLI FACCIA VIETARE DI STARE LÌ ALLE SPESE DEI
LOCALI.
Capitaneo Martisiane.
1451 giugno 14, Milano.
Miser Petropaulo, sonno stati qui ad noy Lauorenzo et Iohanne da Mandello per parte deli
homini da Mandello a dirne como quelli homini non possono supportare la spesa de fare
quella forteza et opera te havemo ordinato, et cetera. Ad li quali noy havemo resposto che
ad questo bisogna habiano pacientia, perché volemo se faza quello lavorerio in ogne modo
prestissimo, siché vogliate solicitare et fare che sia fornito presto quello lavoro secondo
noy vi havemo ordinato. Et parne haveti pigliato questa cosa tanto a a bell’asio et b alla
longo che non se fornereo de qui ad uno bono tempo, et questo non è quello che noy
cercamo, perché noy volemo che quella rocheta de Mandello sia fortificata per modo che
se gli possa stare a defesa, et cossì che sia facto quello lavoro che se li possa c dare
socorso et che quello se gli ha da fare se gli faza presto et non menare questo facto alla
longa como fati, perché non facendo presto, tanto saria dire quanto a non fargli niente.
Apresso ne dicono como voy stati lì ad loro spese, che ne maravigliamo assay et parne
che non sia honore de zentilhomo né de cavaliero andare limosinando nè anche havendo
voy lo offitio che haveti et honorevolmente non ve sia honore stare alle spese d'altri, siché
4v vogliate stare ad fare quello che haveti ad fare senza dare graveza ad quelli homini
delle vostre spese, perché non ne pare honesta cosa né conveniente ad voy.
Data Mediolani, die xiiii iunii MCCCCL primo.
Cichus.
a Segue abela depennato.
15

Segue halla con h depennato.
c Segue stare depennato.
16
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL COMMISSARIO DI COMOCHE MANDERÀ LÌ FRATE GIORGIO DA
LODI, DEI FRATI MINORI, PER RIDARE UN PO’ DI CONCORDIA ALLA GENTE. LO AIUTI E FACCIA IN
MODO CHE NON SORGANO PROBLEMI DI ORDINE PUBBLICO, IL CHE SAREBBE ESATTAMENTE
L’OPPOSTO DI QUELLO CHE IL DUCA VUOLE CONSEGUIRE , CIOÈ, “ CHE OGNI PERSONA ATENDA
AD BEN VIVERE”
Commissario Cummarum.
1451 giugno 13, Milano.
De nostra voluntade et licentia vinirà lì el venerabile homo fra’ Georgio da Lode del ordine
de frati minori, quale è predicatore et valente homo et de bona conscientia, perché ha
inteso che in alcuny lochi de quello nostro laco gli sonno de quelli che hanno mala
voluntate tra loro, et chi per parte et chi per altra casone; et havendo nuy ad charo che ogni
persona staga bene l’una con l'altra et che attendano ad ben vivere et stare unitamente
tutti insieme, como degono fare li boni vicini, pertanto volimo che tu debbie dare al dicto
frate Georgio ogni adiuto et favore te parerà expediente perché questa cosa se metta ad
effecto. Et si besognarà congregare più uno comune che un altro, vogli farlo ma habbi
bona et grande advertentia et dilligentia che, facendose dicta congregatione, non potesse
né vinisse per modo alcuno nocere al stato nostro, perché questo che nuy facimo se fa
solamente per pacificare l'uno con l'altro li homini de quello a lacho et che stagano uniti
insieme et che ogni persona atenda ad ben vivere. Sichè vogli et sforzate intendere molto
bene quello che tu haveray ad fare in questo facto ad ciò che nuy non ne fossimo inganaty.
Mediolani, xiii iunii 1451.
Iohannes.
a Segue loco depennato.
17
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO, AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PARMA
CHE NELLA ROCCA DI GUARDASONE SI FACCIA, LÀ OVE STA IL MURO BOMBARDATO, UNA
BERTESCA E SI RESTAURINO I CORRIDOI.
1451 giugno 14, Milano.
5r Commissario, referendario, thesaurario Parme.
Perché in la rocha nostra de Guardasone,dove sta Angelone Alamanno gli è un pezo di
muro che altra volta fu bonbardato, lo quale per adesso starà bene se gli se fa una
baltrescha et cussì se se reconciano li corredory, volimo che, havuta questa, provedati che
senza altra dillatione et exceptione, la dicta beltresca sia facta et che stia bene et che se
reconcino li dicti corredory como vogliono stare. Et cussy volimo gli provedaty de qualche
legname da repare et faci non habbiamo materia de scrivere più de questo.
Data Mediolani, die xiiii iunii MCCCCLI.
Cichus.
16

18
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE DI LODI DELLE LAMENTELE DEL CONSIGLIERE
DUCALE ANTONIO DA “TRIVILERO” PERCHÈ EGLI VUOLE COSTRINGERE I SUOI UOMINI DI
CODOGNO A CONDURRE LEGNA PER USO DUCALE DA LÀ, MENTRE PRENDENDOLA LÌ VERREBBE
A COSTARE DI MENO: SI FACCIA COSÌ.
Locumtenenti Laude.
1451 giugno 14, Milano.
Ne ha facto lamenta lo spectabile Antonio da Trivilero, nostro consegliero, che tu voy
astrenzere li soi homini de Codogno a condure lì certa quantità de legne per nostro uso, et
tanto più se grava quanto ch'el dice che conducendole de là montarano quatro libre el
caro, unde che lì se haverano per uno firino. Pertanto volemo che habii advertentia in
questo facto et essendo come dicono, provedi che le legne, quale tochano a loro homini,
siano comperate lì et loro le paghino; et questo dicemo per dargli men spesa.
Data Mediolani, die xiiii iunii MCCCCL primo.
Iohannes.
19
FRANCESCO SFORZA RICORDA A BARTOLOMEO DA CORREGGIO E A GRACINO DA PISCAROLO
D’ESSERE VENUTO A UNA COMPOSIZIONE CON ROSSO DA VALLE PER LA QUALE, GRAZIE
ALL’INTERVENTO DEL REFERENDARIO, ROBERTO SANSEVERINO CONVENNE CON IL PAVESE
BERTOLINO TACONE, COGNATO DEL ROSSO, DI PAGARE IL DOVUTO A ROBERTO, A FIASCO E AD
ANTONIO ASTOLFO, VICARIO GENERALE DUCALE. PAGÒ LA PRIMA QUOTA DI DUECENTO DUCATI,
RIMETTENDO LE ALTRE RATE “IN CERTI TEMINI”. ALLA SCADENZA, PERÒ, DEL SECONDO TEMINE ,
BERTOLINO RICUSA DI PAGARE. LO COSTRINGANO, PERSONALITER ET REALITER, AD ATTENERSI
A QUANTO PROMESSO.
1451 giugno 14, Milano.
5v Domino Bartholomeo de Corigia, Gracino de Piscarolo.
A dì passati, ad complacentia del magnifico nostro nepote Ruberto da San Severino, al
quale avendo assignato mille ducento ducati d'oro sopra la condempnatione del Rosso da
Valle, condesendesimo ad componere cum esso Rosso; et cussì el dicto Roberto, per
intercessione de ti referendario, fece compositione cum Bartholino Tacone, citadino de
Pavia et cungnato del dicto Rosso, qual promise a suo nome, cioè, che pagando
l'asignatione sua al prefato Ruberto, ad Fiasco et ad misser Antonio de Astolfo, nostro
vicario a generale, da nuy fusse quietato de tutto quello se gli potesse domandare per
essa conventione; unde esso Bartholino promise instanti de pagare ducaty ducento et el
resto a certi terminy, segondo che per quella compositione dovity essere informaty. Al
presente ci è referito che, nonobstante habia havuto da nuy quella quietatione per nostre
patente lettere ha saputo domandare et signata de nostra mane et tale che pienamente
satisfa al preposito suo et havendo esso Bartholino satisfacto al pagamento del primo
termine cioé de ducati ducento, essendo passato el termine secondo, el prenominato
17

Bartholino b non solum è negligente et retrogrado, ma recusa de pagare segondo le
conventione et promesse sue, cum incomodo del prefato nepote nostro et in vilipendio
nostro. Pertanto, intendendo de voler provedere alle cose predicte volimo, et per questa ve
commandamo, che habbiati denanty da vuy el prefato Bartholino, el quale recusando de
pagare li denari sopra narrati et per luy promissi, lo costringiati realmente et personalmente
per ogni via et modo che senza altra dilatione venga ad esser satisfacto ally prenominaty
intregamente et senza exceptione alcuna, intendendo perhò per questo che, satisfaciando
esso Bartholino segondo la compositione facta, gli assignaty tanti del li beny de esso
Rosso de Valle, che asscendano alla summa della satisfatione delli prenominaty. Et in
questo provedety per tal c modo che non intrevenga fallo veruno, cioé ch’elli prenominati
non habbiano più casione de farne querimonia veruna.
Data Mediolani, die xiiii iunii 1451.
Cichus.
a Segue gne depennato.
b Corretto su Bartholomeo.
c Segue modo in interlinea.
20
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PAPA DI MANTENERE LA PRIMA SUA PAROLA E, CIOÈ, DI
AFFIDARE IL MONATERO BENEDETTINO DI SAN PIETRO DI PERCIPIANO NEL TORTONESE AL FRATE
PIETRO RATTO, NIPOTE DI GALEOTO RATTO, CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO, E NON GIÀ AL
SOPRAVVENUTO SPINETA MALASPINA, CHE PER DI PIÙ È GENOVESE.
6r Pape.
1451 giugno 12, Milano.
Etsi per plures litteras meas scripserim beatitudini vestre me alias pollicitum fuisse mona-
sterium Sancti Petri de Percipiano ordinis Sancti Benedicti diocesis Therdonensis venerabili
fratri Petro de Rattis, nepoti egregii doctoris domini a Galeoti Ratti, capitanei iustitie
huius urbis mee, et eandem beatitudinem pluries clarificaverim sic mee dispositionis esse,
respectu syti ipsius monasterii, quod apud confines est Ianuenses, cui providendum duxi
de memorato fratre Petro, qui una cum parentibus et agnatis me statumque meum prompta
fide et amore prosequntur et in quorum fide fiduciam gero singularem pro ipsius status mei
tranquilitate et conservatione. Quod sic esse cognoscens venerabilis magister Iohannes
Evangelista cui sanctitas vestra de ipso providerat ceu litteris beatitudinis vestre et ipsius
relatibus acceperam, monasterium id sua sponte renuntiavit. Attamen im presentiarum ad
me devenit dominus Spineta Malaspina cum bullis pro eo monasterio confectis et aposto-
lico brevi querens per me ad illius tenutam et possessionem intrometti, de quo admirari non
mediocriter cepi, credens hanc dispositionem et mentem meam a corde beatitudinis vestre
declinasse, et ambigo prelibatam beatitudinem vestram pro ea qua me statumque meum
dilectione et caritate suis in ulnis amplectitur et caripendit, hoc preter hanc voluntatem
meam contulisse, si memorie reduxisset quantum statui meo importet. b Etsi fortassis
quisque ex meis hoc beatitudini vestre significaverit me de prefato domino Spinetta illi bene
preferre contentarmi, id significatum fuisse ultra mentem et noticiam meam omnipotentem
Deum per presentes attestor, quare cum huiusmodi possessionem predicto domino
Spinette recusem dari, plures et quam plures respectus michi ipsi anteponendo et maxime
quia is Ianuensis est, pleneque confidens de prenominato fratre Petro eiusque tota domo et
progenie, prelibatam beatitudinem vestram denuo supplex oro dignetur pro sua clementia
hoc ipsum monasterium sibi conferre libere. Nam ob hoc ultra ad singularissimam gratiam
18

habiturus sim 6v statui meo videbo stabilimentum dari. Et quia prelibata beatitudo vestra
super huiusmodi monasterio ordinaverat florenos centum de Camera annuatim solvendos
domino Tadeo de Noxeto, cum maxime desiderem id liberum dari et absque ulla pensione
prememorato fratri conferre, precibus quibus possum eidem supplico dignetur pensionem
ipsam tollere. Promitto, hac ipsa cessante pensione, contentum remanere quod unum ex
primis vacaturis beneficiis, que intra confines meos sunt equivalentis valoris ipsi domino
Tadeo illius pensionis loco conferatur meosque favores, cum acciderit pro adipiscenda
possessione sibi faciam impartiri. Cui me, et cetera.
Data Mediolani, die xii iunii 1451.
Franciscus Sfortia manu propria.
Cichus.
a dominii con ultima i depennata.
b Segue cancellato: quare cum huiusmodi possessionem predicto domino Spinette
recusem dari .
21
FRANCESCO SFORZA DICE A NICODEMO TRANCHEDINI DI PORTARSI DAL PAPA PER PERORARE
LA CONCESSIONE DELL’ABBAZIA DI PRECIPIANO AL PRETE PIETRO RATTO, OVVIANDO ALLE
INTERFERENZE DI SPINETTA SPINOLA.
Nicodemo.
1451 giugno 12, Milano.
Tu vederay per la copia quale ti mandiamo qui inclusa, quello scrivemo alla sanctità del
nostro signore circha el facto de l'abbatia de Precipiano, per la quale mò novamente è
revenuto da noy miser Spinetta Spinola con uno breve apostolico; dela qualcosa molto
siamo meravigliati, eo maxime perché, non havendo nuy voluto consentire al predicto miser
Spinetta fin in principio che gli fo confirmata dicta abbatia, el prelibato sanctissimo
nostro signore, motu proprio, l’à conferite a magistro Giovanne Evangelista del ordine de
Sancto Marcho di questa nostra città, come vederay per la copia dela supplicatione, quale
ti mandiamo qui inclusa, signata per mane dela santità soa, ala quale esso magistro
Giovanne Evangelista subito renunciò, cognoscendo quanto essa abbatia importa al statuo
nostro, dove luy vedeva non essere apto alla 7r cura di quella. Et perché nuy cognoscimo
perfectamente che dicta abbatia non pò essere in megliore mane per più secureza del
stato a nostro che in le mane di misser fra’ Petro Ratto, nepote de misser Galeoto, al quale
nuy già l'havimo promissa, tum perché luy et tuta la casa soa ne sonno fidelissimi, tum
etiam perché ha molti parenti et sonno homini assay quali sempre seranno prompti ala
defensa et b guardia d'esso monasterio, volimo che vadi ali pedi della sanctità del papa
pregandola, per parte nostra, che se degna conferire dicta abbatia al prenominato Petro,
certificandola che cussì è nostra totale dispositione et voluntà, considerato la importancia
de dicto monasterio et che in questo non debbia fare difficultate alcuna. Né tu, dal canto
tuo, non gli mancharay dela toa usata diligente opera et solicitudine, sicché condescenda a
questa nostra voluntà, advisandote che nostra intentione è che cussì sia. La qualcosa, a
ciò che meglio la credi, habiamo sottoscripto c la presente de nostra mane propria, et
como in ciò faray, avisarane per le toe lettere.
Data Mediolani, die xii iunii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a In A sato.
b Segue ga depennato.
19

c Segue de depennato.
22
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DA TOLENTINO DI NON AVER DUBBI CIRCA LA
CONCESSIONE DEL SUSSIDIO DA PARTE DEI CREMONESI. GLI CHIEDE, POI, DI INDUSTRIARSI PER
TROVARE CHI PRESTI 250 DUCATI D’ORO ONDE FAR FRONTE AI DEBITI CHE GIOVANNI DE
ULESIS HA CON ZORZI DE GONZAGA E GABRIELE CATTANI, NON POTENDO DISTOGLIERE
L’ULESIS DALLE “FACENDE” DUCALI.
7v Iohanni de Tollentino.
1451 giugno 15, Milano.
Ser Iohanne di Ulesi è retornato da noy et havimo inteso quanto luy ne ha referito et
quanto ne havete scripto, de che dicemo et deliberamo venire ad Cremona de questa
futura ebdomada et darimo nuy expeditione opportuna circha alla subventione, et non
dubitamo obtenere da quelli citadini tale subsidio che da loro restarimo satisfacti. Et perché
nuy scrivevamo ad ser Iohanne de Ulesis che volesse pagare certi denari ad uno
canzellerio del spectabile Zorzi de Gonzaga, zoé ducati ducento d'oro et ad uno Gabriello
di Catani ducati d'oro cinquanta, como vederiti per a la alligata, et che nuy havemo
operato el dicto ser Iohanne per altre nostre facende et non lo possemo rimandare là.
Pertanto vogliati per ogni modo del mondo havere qualche cittadino de quelli vi parerà et
fati che ce prestano ducento et cinquanta ducati d'oro, li quali vogliati pagare secondo se
contiene in la alligata sottoscripta de nostra mano, quale scrivevamo al dicto ser Iohanne,
retenendo tamen al dicto canzellero de Zorzi ducati diece e mezo d'oro ad instantia del
dicto ser Iohanne per altritanti, quali ha havuti qua de quelli del dicto ser Iohanne. Et poteti
promettere largamente ad qualuncha vi prestarà dicti denari che alla venuta nostra li farimo
tale et sì facta assignatione che restarano satisfacti et contenti. Et vogliati per ogni via et
modo subito spazare li dicti canzellero et Zorzi et Gabriello predicti se dovesti voy
obbligarvi et fare ogni promessa. Et che questo per modo niuno non manchi.
Ex Mediolano, xv iunii MCCCCL primo.
Cichus.
a Segue la in interlinea.
23
FRANCESCO SFORZA SI DICE LIETO DELL’ANDATA DAL PAPA DEL CARDINALE DI BOLOGNA E
DELLA SUA PERMANENZA ALLA CORTE PONTIFICIA. SPERA DI AVER SEMPRE IN LUI UN AIUTO “CEU
HACTENUS TESTANTIBUS IPSIS EFFECTIBUS”. LO RACCOMANDI AL PAPA, ASSICURANDOLO CHE
EGLI GLI È “SERVITOREM ET FILIUM”
1451 giugno 15, Milano.
8r Cardinali et legato Bononie.
Est nobis nuperime nunciatum reverendissimam dominationem vestram de proximo Roma-
nam curiam fore petituram ibidemque apud sanctissimum dominum nostrum papam, ger-
manum suum, in futurum permansuram; quod valde nobis acceptissimum est. Nam apud
prelibatum sanctissimum dominum nostrum modo reverendissimam dominationem vestram
habebimus protectricem a et in b cunctis rebus nostris nostrorumque c favorabiliter
adiutricem, ceu hactenus testantibus ipsis effectibus, vidimus et experti sumus ob
singularem suam erga nos caritatem et benivolentiam; quo fiet ut cum ellapsis temporibus
20

a sanctissimo d domino nostro favores impetrare audaces fuerimus, licet ab eadem
reverendissima dominatio vestra absentaret; nunc, ipsa presente, quam tutricem
assumpsimus multo magis fiamus audatiores ac rerum omnium legitime per vestri medium
obtentores. Quare hac ipsa dominationis vestre profectione hylares facti per has nostras
eandem duximus deprecandam velit nos prelibato domino nostro, quantum deceat,
commendatos facere sibique nos esse servitorem et filium ac ecclesie sue sancte
devotissimum propagare, illam certificando quod, si rem beatitudinis sue gratam et
acceptam per nos confici posse cognoscat, nos requirat; ymmo statum filios ac personam
nostram propriam exposcat indubie nil ommittemus. Prefate vero dominationi vestre res
nostras nostrorumque quas agi continget, in curia predicta quantum possumus
commendamus. Scribimus propterea nobili Nicodemo, cancellario nostro, nonnulla
reverendissime dominationi vestre nostri parte referenda, cuius relatibus ceu nostris
propriis velit fidem credulam exhibere.
Data Mediolani, xv iunii MCCCCL primo.
Cichus.
a La prima c di protectricem in interlinea.
b Segue contis depennato.
c Segue que in interlinea.
d Segue domino in interlinea.
24
FRANCESCO SFORZA RICHIAMA I CONNESTABILI DELLE PORTE DI PARMA PER IL LORO PESSIMO
COMPORTAMENTO CON I CITTADINI, MINACCIANDOLI, QUALORA CONTINUASSERO A DERUBARE
LA GENTE, DI FAR LORO “RETENIRE LE PAGHE”, NON ESCLUDENDO IL LICENZIAMENTO .
8v Conestabilibus portarum Parme.
1451 giugno 15, Milano.
Quantunca più fiade ve habbiamo scripto che debiati deportarve honestamente cum quilli
nostri citadini et non toglere alcuna cosa contra la voluntà loro per respecto alle cose che
se conducono dentro la cità, nondimeno intendiamo fati ogni dì pezo et non fati stima de
lettere et munitione nostre, de che maravigliandoce restiamo de vuy malcontenti. Et però
volimo et ve commandiamo de novo expressamente che da mò inanze non presummati
torre cosa alcuna contra la voluntà de essi citadini, immo li tractati bene et ve deportati in
modo che non sentiamo querela de vuy, certificandovi che per la prima che odiremo per
tale casone, ve farimo retenire le paghe vostre et cassarvi delli offitii et demum farimo tale
demostratione verso de vuy che cognosceriti siamo malcontenti di facti vostri.
Mediolani, xv iunii MCCCCLI.
Cichus.
21

25
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI CASTELLANI DI TREZZO DI LASCIAR PASSARE IL TURCO, ORBO
DA UN OCCHIO, CON TUTTA LA GENTE A PIEDI E A CAVALLO CHE L’ACCOMPAGNA NELLA SUA
VENUTA DALLE PARTI DI VENEZIA
Castellanis Trizii.
(1451 giugno 15, Milano).
Ve confortiamo et caricamo che, capitando lì Turcho da Cremona, guezo de uno ochio,
quale debbe venire de verso le terre de Venetiani, lo lassati passare de qua con tutti li suy
cussì da cavallo, como da pede, senza exceptione alcuna.
Data ut supra.
Cichus.
26
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI LODI CHE IN SETTIMANA SARÀ LÌ ED
ESAMINERÀ LA FACCENDA DEL RIVELLINO E VEDRÀ QUALI SONO I SUOI COMPORTAMENTI E I
RISULTATI.
Locumtenenti Laude.
1451 giugno 15, Milano.
Noy restamo advisato da te, ad che non occorre dire altramente si non che te advisamo
che questa septima per ogni modo serimo là et vorimo intendere et examinare molto bene
el facto del revelino et la solicitudine toa in quelle cose et vedere come hay ben speso el
tempo tuo et i modi hay savuto a tenere et quello hay savuto fare.
Mediolani, die xv iunii MCCCCL primo.
Cichus.
a u di savuto in interlinea.
27
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE SI PRESTI FEDE A QUANTO DIRÀ GIOVANNI CAIMI CIRCA IL
DECORO CHE DEVONO AVERE GLI ALLOGGIAMENTI DEL DUCA E DEL MARCHESE DI MANTOVA.
9r Locumtenenti et potestati Cremone.
1451 giugno 17, Milano.
Quod credat firmiter Iohanni de Caymis circa materiam logiamentorum, videlicet illustris
domini nostri et illustris domini marchionis Mantue dando operam omnimodam possibilem
ut predicta logiamenta parentur honorifice.
Mediolani, xvii iunii 1451.
Cichus.
22

28
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GENTILE DA LEONESSA, CAPITANO E GOVERNATORE VENETO,
CHE FACCIA RESTITUIRE IL CAVALLO E LA ROBA CHE UN FAMIGLIO DEL PROVVISIONATO DUCALE
GASPARINO DA MONTEBRIANZA HA PORTATO VIA FUGGENDO DA QUELLI PARTI.
1451 giugno 18, Milano.
Gentili de Leonessa, armorum capitaneo et illustri domino Venetorum gentium gubernatori.
El s’è fugito da Gasparrino del Monte de Brianza, nostro provisionato, uno suo fameglio
chiamato l'Albanese, qualo gli ha menato via uno bono cavallo et molte altre cose, como la
vostra magnificencia intenderà dal presente portatore. Et perché tuto lo dì facemo rendere
et cavalli et robe et altre cose per conservare la bona usanza del mestero de l'arme, ve
pregamo et confortamo ve piaza provedere ch'el dicto Gasparrino habia lo suo cavallo et
tuta la robba sua ad ciò che non habiamo casone fare lo simile verso li vostri dal canto de
là. Et de questo ne farà cosa grata et accepta asay.
Mediolani, xviii iunii 1451.
Iohannes.
In simili forma Iohanni de Comite.
Data ut supra.
29
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCOLEONE DI NON ANDAR VIA DA LÌ E COSÌ IMPONGA AI FANTI,
VOLENDO COMPRENDERE QUELLO CHE VOGLIONO FARE LE GENTI VENEZIANE. STIA ALL’ERTA E
CAPTI E FACCIA CAPTARE OGNI COSA .
Marcholeono.
1451 giugno 18, Milano.
Volimo che tu non te parte de lì per niente, et cussì volimo che tu non lassi partire fante ve-
runo de quelli sonno lì, perché delliberamo veder lo fine de quello vogliono fare quelle gen-
te Venetiane. Et fa che tu staghi cum boni ascolti, spie et sentie, sichè non possano fare
cosa che tu non sappie, et vogli avisarne de passo de tutto quello sentiray a hora per hora.
Data Mediolani, die xviii iunii 1451, hora xvi.
23

30
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ E AI PRESIDENTI AGLI AFFARI DELLA CITTÀ DI PARMA
CHE MARCO DA MODIGNANO DESIDERA PRENDERE LA LORO CITTADINANZA. IL DUCA VI
ANNUISCE: SIA ESAUDITO.
1451 giugno 18, Milano.
9v Potestati ac presidenti negotiis civitatis Parme.
Perché molto desidera el nobile citadino nostro lodesano Marcho da Modignano farse
citadino de quella nostra cità et hanne fatto pregare cum grande instantia che vogliamose
inclinarse ad farlo fare et ad numerarlo nel numero de quilli altry citadini nostri pavesi, a le
quale preghiere sue delliberando compiacere, siamo nuy contenti chiamarlo citadino de
quella predicta nostra cità. Il perché ve confortiamo, stringemo et volimo che esso prenu-
minato Marcho debbiati acceptarlo a et farlo citadino, dinumerandolo nel numero deli
predicti nostri citadini cum quelle solemnità che se gli rechiede a tale civiltade, ita che da
mò inanzi luy et li descendenti da luy, chiamandosi citadini, li possano goldere delli honory,
privilegii et honoranze et carichi di quella nostra prefata cità, non altramente como fanno et
godeno li prefati citadini di quella. El che haviremo nuy grato et accepto.
Data Mediolani, die xviii iunii 1451.
Cichus.
a Segue et farlo ripetuto.
31
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BOCCACINO ALAMANNO DI ESSERE STATO INFORMATO DI CHE
AVVIENE OV’EGLI È. INOLTRE GLI HA INVIATO UN CAVALLARO CON UN ALTRO DIRETTO AI SIGNORI
DI FIRENZE. LO INFORMI DELLA DECISIONE DI DETTI SIGNORI E DI QUANT’ALTRO GIORNALMENTE
SUCCEDE.
Bochacino Alamano.
1451 giugno 18, Milano.
Boccacino, ser Simone è ritornato et da luy restamo advisati de quanto è sequito dellà, ad
che non facemo altra risposta per questa, perchè sonno da cinque dì passati che nuy ve
havimo mandato uno cavallaro delli nostri cum uno che se dirizava ad quilli excellenti
segnore de Fiorenza, la quale credemo haverà molto giovato alla facenda et che haverà
asà ben satisfacto alla a brigata, sichè spectamo essere advisati da vuy la cosa commo
sarrà passata et la deliberatione che sarrà pigliata per quelli signori. Presto remandarimo lì
lo b dicto ser Simone, overo uno delli altri nostri, quale virà informato del tutto. Et isto
interim, vogliati tenerne advisati de tucto quello accaderà in dies.
Data Mediolani, die xviii iunii 1451.
Cichus.
a Segue facenda depennato.
b lo ripetuto
24

32
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO DI OLEGGIO D’ESSERE SORPRESO DELLA
RENITENZA A CONTRIBUIRE ALLA SPESA DEI CARRI PER IL CASTELLO DI MILANO DA PARTE DELLA
GENTE DI QUEL TERRITORIO . CIASCUNO DEVE PAGARE LA SUA QUOTA.
10r Commissario Olegii.
1451 giugno 18, Milano.
Perché siamo informati che molti e molti homini de quella nostra terra de Olegio sonno
renitenti a contribuire alla spesa delle carre, quale hanno a lavorare a questo nostro
castello, la qualcosa molto ne despiace, vi commictiamo et volimo che providiati omnino
che ciaschaduno contribuischa alla dicta spesa per la rata loro, avisandove, et cussì è
nostra intentione, né intendemo che alcuno ne sia preservato exempto.
Mediolani, die xviii iunii MCCCCL primo.
Iohannes.
33
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE LANZALOTTO DA FIGINO CURI CHE I LAVORI PER IL CASTELLO
CHE SI DEVE FARE A CASALMAGGIORE PROSEGUANO E, PERCIÒ, NON MANCHI CALCINA. HA
ORDINATO CHE DUECENTO FANTI SI PORTINO IN DETTO LUOGO: ALLA LORO TASSA SI
PROVVEDERÀ NEL PARMENSE, COME ATTUALMENTE AVVIENE.
Lanzalotto de Figino.
1451 giugno 18, Milano.
Perché havimo grandemente a core la expeditione di lavoreri del castello quale se ha a
fare a Casal Maiore, ti committiamo et volimo habbii bona advertentia in non lassarli man-
chare calcina, de che molto te caricamo. Apresso, perché havimo ordinato che Francesco
da Bolongna, Bartholomeo de Bolongna et Bartholomeo da Missina cum ducento fanti utili
vadano ad logiare ad Casal Maiore, volimo che per lo tempo che starranno in la dicta terra
provedi che habbiano la taxa sua in Parmesana come hanno de presente.
Data Mediolani, die xviii iunii 1451.
Cichus.
34
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL TESORIERE DI CREMONA DI PROVVEDERE DI DUE CAPPELLI SER
GISMONDO.
Thexaurario Cremone.
1451 (ottobre) 18, Milano.
Per satisfare alla richesta che ne ha facta lo magnifico ser Gismondo de duy capelly, ti
committiamo et volimo che subito recatti duy belli cappelli et boni et subito ne avise. Et
questo vole essere fra quatro dì.
Data Mediolani, die decimo octavo MCCCCL primo.
Cichus.
25

35
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI AVER SENTITO VOLENTIERI
DELLA DEVOZIONE CHE AMBROGIO TRIVULZIO HA PER IL DUCA. RINGRAZIA DELLE INFORMAZIONI
”DE QUILLI FANNO QUILLI DAL CANTO DE LÀ”. QUANTO AL VINO, SE QUELLI DI “TRIVOLI” NON NE
HANNO A SUFFICIENZA PER LORO, È LOGICO CHE NON NE DIANO AGLI ALTRI, MA, “HAVENDONE
...ULTRA LO USARE SUO”, IL DUCA VUOLE CHE SE NE DIA CON PEGNI AI SOLDATI.
10v Locumtenenti Cremone.
1451 giugno 18, Milano.
Havimo recevuto vostre lettere ale quale respondendo, et primo, ala parte de Ambroxo da
Triulcio, il qual tant’opere ce recommandate, havimo oduto volontera quanto dicite in sua
comendatio et havimo accepta la sua fede et devotione verso nuy et stato nostro, et, cum
el tempo farrimo delle cose gli piaceranno et per certo gli mostrarimo che l'havimo caro,
confortandolo anchora luy ad servirce in la rechesta gli havimo facta a tanto nostro bison-
gno. Et in questo caso conoscerimo lo amore et dilitione sua verso nuy. A la parte delli
avisi che ce haviti dati de quilli fanno quilli dal canto de là, ve ne commendiamo et
confortandove benchè non bisongne ad tenere scolte et spie cum tali modi et ordini che de
passo im passo siamo avisati de progressi loro. Ala parte de quelli da Trivoli, a nuy non
pare habbiete bene inteso le nostre lettere, doveti ben credere che non havendo l’homo
vino in casa né per si né per altry, non volimo che lo vada a comparare per dare aly soldati;
ma havendone l'homo ultra lo usare suo, siamo bene contenti et volimo che ne dia per li
pengni; et cussì volimo se facia et se debbe intendere le cose sanamente et non torle ala
extremità. Fariti adoncha fare la cercha et exequiriti l’altre nostre lettere ve mandassimo
sopra ciò.
Data Mediolani, die xviii iunii 1451.
Cichus.
36
FRANCESCO SFORZA DICE A GIOVANNI DA VALPERGA E CONSORTI CHE È GIUSTO CHE I LORO
UOMINI DI MASSO, CHE FERIRONO IL FRATELLO DI GUGLIELMO DA VIADANA RISARCISCANO
GUGLIELMO E IL FRATELLO PER TUTTE LE SPESE SOPPORTATE PER LA MALATTIA.
Iohanni de Valperga et consortibus suis.
1451 giugno 18, Milano.
Como siamo siti informato per li homini vostri de Masso, fo ferito lo fratello de Guglielmo da
Viadana, nostro homo d'arme, lo quale è stato grandemente amalato et per liberarse dalla
dicta malatia et ferite gli è bisognato fare grande spesa, como doveti molto bene extimare.
Et perché ne pare honesto, iusto et rasonevele che li dicti homini da Masso paghino dicta
spesa, pertanto ve dicimo et caricamo che vogliati servare via et modo che li dicti
Guglielmo et suo fratello siano satisfacti et restaurati de tucte le spese che loro havessero
facte in dicta malatia et guarire de quelle ferite. Et in questo ve caricamo lo vogliati fare
perché, ultra che lo dovere 11r rechiede che cussì sia, pur nuy l’ho haverimo molto grato.
Et vogliaty dare tale munitione alli dicti homini ad ciò non habbiano più casone cadere più
in simili errori, perché ne sarrà poy necessario provedere in altra forma che non havemo
facto fino adesso, et per modo che non se ne laudaranno.
Mediolani, die xviii iunii MCCCCLI.
Iohannes.
26

37
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REGOLATORE E I MEASTRI DELLE ENTRATE DUCALI DIANO AI
CITTADINI DI PORTA ROMANA DI MILANO QUANTO È NECESSARIO PER L’OBLAZIONE DI DETTA
PORTA.
Regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
1451 giugno 18, Milano.
Siamo contenti et volimo che alli citadini de Porta Romana de questa nostra cità sborsati,
per fare la oblatione d'essa porta, tanti dinari quanti et como seti usaty sborsare per le
oblatione de l'altre porte nostre.
Data Mediolani, die xviii iunii MCCCCL primo.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
38
IL PODESTÀ DI FIORENZUOLA COMUNICA A CICCO DI AVER RESTITUITO I CAVALLI DA LUI TOLTI AI
FRATELLI GIOVANNI ANTONIO E GIACOMINO DA COLOGNO. È ACCLUSA LISTA DELLE GARANZIE.
Domino Cicho.
1451 giugno 16, Fiorenzola.
Advisove come questa matina ho recevuta una lettera ducale per Iacomino da Colongno,
per la quale me commanda che, veduta la presente, che mì debbia rendere a Giohanne
Antonio et a Iacomino da Colongnio fratelli i chavalli, che gli era stati tolti per mi per vigore
de una lettera ducale a my scripta et mandata per Marchetto da Marliano, duchale famiglio.
Et cussì ò reso dicti cavalli cum la sigurtà de ducati ducento, la quale sigurtà ve mando
inclusa a nome per nome.
Data Florenzole die xvi iunii 1451.
Sempre mi ricommando alla magnificentia vostra.
Potestas Florenzole.
11v Iohanne Turcho ducati x ,
Galasso da Dallo ducati x,
Christoforo da Panya ducati x,
Testa a ducati x,
Lancilotto dala Penna ducati x,
Antonio da Briganza ducati x ,
Iacometto da Lucera ducati x,
Zohanne Nardo ducati x ,
Monello dala Moia ducati x,
Angnolo de Calaveria ducati x,
Matheo da Sixe ducati x,
Iacomo da Verono ducati x,
Antonio da Mantoa ducati x,
Ziohanne da Caregnano ducati x,
Christoforo da Torrino ducati x,
27

Gasparro da Rampino ducati x,
Chotino da Milano ducati x ,
Antonello da Milano ducati x,
Piero da Novara ducati x,
Rosso da Pellistrina ducati x,
Summa ducati cc soldi 0 denari -
a Segue du depennato.
39
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI LECCO DI VIETARE CHE SI EDIFICHI SU UN MURO
CONTRO LA VOLONTÀ DEI CITTADINI, E ANCHE DEL DUCA, PER I DANNI CHE NE POTREBBERO
DERIVARE.
Potestati Leuci.
1451 giugno 19, Milano.
Siamo avisati che è alcuno homo de quella nostra terra quale vole fare edificare suso
quello muro castellano d’essa terra, dove alcune volta ne poderia seguitare qualche
preiuditio et damno a quilli nostri homini. El che, siamo informati, lo vole fare contra la
voluntà delli predicti homini. Pertanto te committiamo et volimo provedi che niuno non
possa edificare suso lo dicto muro senza voluntà deli predicti homini et anche nostra
saputa, aciò non se possa fare cosa cussì immaturamente dela quale ne havesse a
seguire poy damno o mancamento alcuno.
Mediolani, die xviiii iunii 1451.
Cichus.
40
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A DONNA ANTONIA MARIA FLISCO CHE LUI NON SA NULLA DEI
DIVIETI CHE IL VESCOVO DI TORTONA LE PONE PERL LE “CASTELLE” CHE HA IN QUEL TERRITORIO,
PERCHÉ,SE IL PORPORATO GLIENE AVESSE PARLATO, L’AVREBBE DISSUASO DI FARE “NOVITATE
ALCUNA”. SI DICE FELICE CHE SUO MARITO SI SIA RIMESSO.
1451 giugno 19, Milano.
12r Magnifice domine Antonie Marie de Flisco.
Per quello ne ha scripto Antonio Guidobono, nostro secretario, et anche per littere vostre
scripte a Cicho, havimo inteso come la magnificentia vostra molto dubita che lo reverendis-
simo monsignore de Terdona non vi faza impedimo a novitate per le castelle quale tenete
in Terdonese, el che suspicati voglia fare con nostro consentimento. Dela quale cosa molto
maravigliandose per clarificatione vostra vi scrivemo che nuy non sapimo de ciò cosa alcu-
na, nè a nuy may ne parlò el dicto monsignore sopra ciò, sichè con nostro consentimento
non è per fare novitate a!cuna. E quando bene ne l’avesse dicto, vi certificamo che noy non
lo haverissimo b consentito, nè le consentiressemo may, dove vi confortiamo a fare de
bona voglia et non dubitare puncto di questo, perché vi certificamo havimo non altramente
caro il bene vostro che il nostro proprio. Ceterum, havimo havuto molto caro havere inteso
della convalescentia del magnifico vostro consorte et ne havimo havuto c singulare
apiacere, perchè ogni bene suo reputiamo nostro medesimo.
Data Mediolani, die xviiii iunii MCCCCL primo.
Cichus.
a Così in A.
b Segue consp depennato.
28

c u di havuto in interlinea.
41
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DELLA LOMELLINA DELLE LAMENTELE DEL
CONDOTTIERO DUCALE ANGELELLO DA LAVELLO PER NON AVERE ANCORA PROVVEUTO ALLA
SISTEMAZIONE NÈ DEI CAVALLI DA LUI COMPERATI NÉ DI QUELLI CHE GLI UOMINI D’ARME HANNO
“TOLTO DE NOVO”.
Capitaneo Lumeline.
1451 giugno 20, Milano.
El strenuo Angelello da Lavello, nostro conductero, gravemente so lamenta che non gli hay
anchora proveduto de logiamento per quelli cavalli ha comperato de novo, nè etiamdio per
quelli cavalli de quelli homini d’arme ha tolto de novo. De che ne maravigliamo, perchè già
per altre nostre te ne havimo scripto. Pertanto volimo che, recevuta questa, gli faci
providere de logiamento tanto per li cavalli troveray habia compro de novo, quanto per
quelli deli cavalli delli predicti homini d’arme, et fa in modo non se habia più ad lamentare.
Medioliani, xx iunii 1451.
Cichus.
42
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE PIETRO ACCETTANTE NON INTERROMPA L’ASSEGNAZIONE
FATTA AD ANGELELLO DA LAVELLO.
Petro de Acceptantibus.
1451 giugno 20, Milano.
El strenuo Agnelello da Lavello, nostro conductero, se lamenta che gli è rotta la sua assi-
gnacione quale gli habimo facta. Pertanto volimo che, subito recevuta questa, provedi per
modo che la non gli sia rotta, immo che l’habia loco et che non habia casone lamentarse.
Mediolani, xx iunii 1451.
Cichus.
43
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A LANCILLOTTO DA FIGINO DI MANDARGLI IL QUADERNETTO DEGLI
ALLOGGIAMENTI. VUOLE CHE PER IL SUO SOSTENTAMENTO SI PRENDA 25 FIORINI SUGLI
ALLOGGIAMENTI NEL PARMENSE VUOTI O IN MONTAGNA O IN PIANURA.
12v Lancilocto de Figino.
1451 giugno 19, Milano.
Habimo recevuto la toa lettera et inteso quanto ne scrivi de quelle gente d’arme hay allo-
giato et ordinato dicti allogiamenti; al che non accade dire altro se non che vogliamo ne
debbi mandare qua il quatrineto de dicti allogiamenti. Alla parte de fare provisione al vivere
tuo, dicemo che mò siamo contenti che tu te pigli fiorini xxv, cioè 25, de provisione per la
substentatione della vita toa, et non più, non intendendo nuy perhò che tu te pigli la taxa de
xxv cavalli, como facevi prima, perchè sapimo nuy che tale taxa piglia più summa de
denari; ma dicieno che pigliò solamente li predicti vinticinque fiorini.
29

Data Mediolani, die xviiii iunii MCCCCL primo.
Li quali xxv fiorini poray tore lì in Parmesana in li logiamenti che restano vodi o in
montagna o nel piano et ne advisaray dove et in che modo ordinaray de rethrarti dicti fiorini
xxv de soldi 32 per fiorini.
Data ut supra.
Iohannes
44
FRANCESCO SFORZA ORDINA CHE METÀ DELL’ENTRATA DELLA TASSA DEL SALE DI RECENTE
IMPOSTA AGLI UOMINI DI SILVANO VADA AD AGNOLELLO DA LAVELLO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 giugno 20, Milano.
Contentamus et volumus quod dimidiam taxam salis nuper, ut scitis, impositam communi et
hominibus Silvani assignetis strenuo Agnelello de Lavello, ductori nostro, et de denariis
dicte dimidie taxe ipsi responderi faciatis, certiorem facientes Franciscum ser Antonimi,
canzellariurm nostrum, de quantitate denariorum, ut in rationibus suis ipsum debitorem
facere possit. Et sic vos faciatis.
Mediolani, xx iunii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
45
FRANCESCO SFORZA CONFESSA AL RE DELLA DACIA E DEI GOTI CHE LE SUE LETTERE NON
POTEVANO DARGLI MAGGIORE SODDISFAZIONE PER LA LORO UMANITÀ E AMICIZIA E AGGIUNGE
CHE GLI SONO RIMASTE NON MENO IMPRESSE LE PAROLE SAGGE E AMICHEVOLI DEL REVERENDO
SUO CONSIGLIERE E RAPPRESENTANTE MARCELLO . ESPRESSIONI TUTTE CHE IL DUCA NON
SCORDERÀ MAI.
1451 giugno 20, Milano.
13r Domino regi Datie Gotorumque, et cetera.
Serenissime princeps, et cetera, non potuisset quidem gratius aliquid atque iocondius hac
tempestate nobis reddi, quam littere vestre maiestatis que adeo perhumane et amice scrip-
te sunt ut facile quemvis principem sibi alicere possit ac congiungere, pictaverimus ea que
dicta sunt nobis et relata viva voce non minus prudenter et ornate quam caritative et ami-
cabiliter per reverendum dominum Marcellum, consiliarium et oratorem maiestatis vestre,
que quidem talia sunt, ut nos perpetuo vestre maiestati obligaverint comparaverintque
contenti quidem et gratissimum habentes intelligentiam necessitudinem cum vestra maie-
state habere et conservare offerentes nos et statum nostrum ad vota vestre serenitatis, cui
nos devote recomendamus: cetera, referet prefatus reverendus dominus Marcellus, cui
serenitas vestra in referendo nostro nomine fidei plenitudinem adhibere [potest].
Mediolani, xx iunii 1451.
Cichus.
30

46
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DELLA MARTESANA DI DARSI DA FARE PER
FORTIFICARE LA TORRE DI MANDELLO IN MODO CHE IL CASTELLANO VI POSSA STARE DENTRO A
FARE LA GUARDIA . LO INFORMI DELLO STATO DEI LAVORI.
Capitaneo Martesane in terra Mandelli.
1451 giugno 21, Milano.
Inteso quanto ne scrivi per doe toe lettere, dicemo che tu te debi sforzare cum ogni
diligentia et solicitudine de fortificare al presente quella a torre de Mandello per modo
che lo castellano gli possa stare dentro ad fare la guardia, sive far fare dali soy famigli. Et
quando haveray facto fare questo lavoro che te dicemo, vogli subito avisarne del tuo
parere, perchè te advisarimo poy noy de quello haveray ad fare.
Mediolani xxi iuni 1451.
Iohannes.
a Segue terra depennato.
48
FRANCESCO SFORZA INFORMA ANTONIO DA TREZZO CHE MANDA LÌ IL FAMIGLIO DUCALE
MAMBRINO CON TRE CAPPELLI, DESTINATI, DUE PER IL MARCHESE DI FERRARA E UNO PER IL
VESCOVO DI MODENA, OLTRE AD ALTRE COSE DA CONSEGNARE ANCORA AL MARCHESE E A
PELLEGRINO.
Antonio de Tricio.
1451 giugno 22, Milano.
Noy mandiamo lì Mambrino, nostro famiglio presente portatore, con li tre capelli da donare,
doy al signor marchexe et l’altro al reverendo monsignore de Modena et quelle altre cose
da donare al signor marchexe et ad Pelegrino, como tu say, como intenderay dal dicto
Mambrino. Pertanto saray col dicto Mambrino quale farà como tu gli ordinaray et distri-
buiray le dicte cose como parerà ad ti, facendo che esso Mambrino le presenti da nostra
parte, col tempo et con quello bono modo te parerà. Et poy ne avisaray se gli sarano state
accepte et como haveray sequito. Noy de questo facto non scrivemo altro al signor mar-
chexe, parendone non sia necessario, ma scrivemo 13v una lettera piacevole ad Pelegrino
quale, non parendo ad ti altramente, Mambrino darà ad Pelegrino. Tu sey suso el facto,
siché te governa como te pare sia el debito et honore nostro et per modo che ad quello
illustre signor marchexe el dono sia accepto.
Mediolani, xxii iunii 1451.
Cichus.
31

49
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A PELLEGRINO , CAMERIERE DI MELCHIONE DI FERRARA CHE
GLI INVIA, TRAMITE IL FAMIGLIO DUCALE MAMBRINO, ALCUNE COSE DI MILANO PER
TESTIMOGNARGLI CHE “ESSENDO ACCEPTO AD QUELLO ILLUSTRE SIGNOR MARCHEXE, SETI NON
MANCHO ACCEPTO AD NOY.”
1451 giugno 21, Milano.
Pelegrino camerarii illustri domini melchionis Ferarie.
Intendendo noy quanto per le singulare virtude et meriti vostri seti grato et accepto ad
quello illustre signor marchexe nostro fratello, et quanto la soa Illustre signoria ve ha caro
per recognicione che ad noy siano grati quelli sono accepti alla sua signoria, ve mandiamo
alchune cose dele nostre da Mediolano per Mambrino, nostro famiglio presente exhibitore,
como da luy poreti intendere, pregandove le vogliate acceptare de bono animo et de bona
voglia, como noy ve le mandiamo, certificandove che, per respecto alla singulare benevo-
lentia et fraternità è fra lo prefacto illustre signor marchexe et noy sarimo continuamente
aparechiati ad fare cosa ve piaza. Queste cose non ve mandiamo per dono, ma per darvi
ad vedere che essendo accepto ad quello illustre signor marchexe, seti non mancho
accepto ad noy.
Mediolani, xxi iunii 1451.
Cichus.
50
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE CHE SULLE ENTRATE
DEL TERRITORIO DI ABBIATE FACCIANO AVERE A GUGLIELMO DA BAVIERA DUCATI 70 SUI 20
D’ORO A PAGAMENTO DI DUE MULI AVUTI TRAMITE ANTONIO CANELLERO.
Magistris intratarum extraordinariarum.
(1451 giugno 21, Milano).
Siamo contenti et volimo che delle intrate della nostra terra d'Abbiate faciati respondere et
numerare al strenuo Gulielmo da Baviera ducati septanta sui 20 d’oro; et questo per
pagamento de duy muli a nuy dati per le mano de Antonio Canellero, nostro expeditore.
Fitglo adoncha.
Data ut supra.
Franciscus Sfortia Vicecocomes manu propria subscripsit.
Cichus.
32

51
FRANCESCO SFORZA SI LAMENTA CON IL COMMISSARIO E IL PODEDSTÀ DI PARMA NONCHÉ CON
LANCILLOTTO DA FIGINO PERCHÉ È STATO RILASCIATO QUEL MALFATTORE CHE, SCALANDO LE
MURA, ERA PENETRATO CON ALTRI IN CITTÀ E AVEVA RUBATO DEL PANNO . IMPONE DI
PRENDERLI TUTTI E, CONSTATATO QUANTO PREMESSO, LI IMPICCHINO.
1451 giugno 21, Milano.
14r Comissario et potestati Parme necnon Lanzalocto de Figino. a
Sono stato da nuy li ambassatori de quella nostra communità de Parma quali dicono, tra
l'altre cose, che, essendo più dì passati, alcuni sachomani al tempo de nocte intrati in
quella nostra cità con le scalle et furato certo pano et poy retornati de fuora con esso, non
gli sia facto punicione alcuna, immo che essendo destenuto uno de loro è stato
liberamente relaxato. Dela qual cosa grandemente ce maravigliamo et parne che habbiati
grandemente fallito in non punire lo dicto malfactore et cerchare de havere li altri in le
mane, perché quando presumeno passare le mure per furare, li passariano anchora per
fare pezo. Pertanto ve commettiamo et volimo che per ogni modo ve inzegnati de haverli
tuti in le mane et da poy, constandovi che habiano passati le dicte mura et commisso lo
furto et robbaria predicta, li impicati senza remissione et contradictione alcuna in quello
locho ove hano commisso lo furto, aciò che daghi exempio ali altri; et aciò crediati questo
procede de mente nostra, l’abiamo sottoscripta de nostra proria mane.
Data Mediolani, die xxi iunii MCCCCLI.
a La lettera, depennata con tratto di penna, è riportata immediatamente sotto.
52
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ DI PARMA E A LANCILLOTTO
DA FIGINO DI AVER RILASCIATO QUEL SACCOMANNO CHE CON ALTRI DI NOTTE , SCALANDO LE
MURA CITTADINE, AVEVA RUBATO “CERTO PANNO” . ORDINA DI PRENDERE TUTTI I DETTI
SACCOMANNI E , CONSTATATO CHE HANNO SCAVALCATO LE MURA E COMMESSO IL FURTO, LI
IMPICCHINO SENZA REMISSIONE.
1451 giugno 22, Milano.
Commissario et potestati Parma et Lanzilotto de Figino.
Sono stato da noy li ambasatori de quella nostra comunità de Parma quali dicono, tra l’altre
cose, che, essendo più dì passati, alchuni sacomani al tempo de nocte [intrati] in quella
nostra cità cum le scale et furato certo panno et poy retornati fuora cum esso, non gli sia
facta punicione alchuna; immo che essendo destenuto uno de loro, è stato liberamente
relaxato. Dela quale cosa grandemente ce maravigliamo et parne che habiati grandemente
fallito in non punire dicto malfactore et cerchare de havere li altri nelle mano, perché,
quando presumeno passare le mure per furare, li passariano anchora per fare pezo.
Pertanto ve comittiamo et volimo che per ogni modo ve inzignati de haverli tutti in le mano
et da poy, constandovi che habiano passati li dicti murri et commisso el furto et robaria
predicta, li impicati senza remissione et contradictione alchuna in quello loco ove hano
commisso lo furto, aciò che dagino exempio ad altri. Et aciò che crediati habiamo questa
cosa a core et che volimo se facia como è dicto, havimo sottoscripto la presente de nostra
propria mano.
Mediolani, xxii iunii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
33

53
FRANCESCO SFORZA RISPONDE ALLE RICHIESTE DEL COMMISSARIO, DEL PODESTÀ E DEGLI
ANZIANI DI PARMA. SI OSSERVI IL DECRETO VECCHIO PER CUI I CITTADINI E I MEZZADRI,
ABITANTI DEI LUOGHI ESENTI, NON VENGANO COSTRETTI A PAGARE, IN DETTI LUOGHII ESENTI, “LI
CARICHI OCCURRENTI”. UN DEPUTATO DUCALE CON QUELLI SCELTI DAGLI ANZIANI FACCIANO IL
COMPARTITO DEGLI ALLOGGIAMENTI, LASCIANDONE L’ESECUZIONE AL DEPUTATO DUCALE;
CONCESSIONE DEL PERMESSO AGLI ANZIANI, O A LORO DEPUTATI, DI FARE L’ELENCO DI CHI
DEVE FARE LA GUARDIA, LASCIANDONE L’ATTUAZIONE A LANCILLOTTO DA FIGINO. ASSICURA
CHE PRIMA DI “METTERE GRAVEZE” ALLA COMUNITÀ, IL DUCA LE SCRIVERÀ CONSENTENDOLE DI
FARNE IL COMPARTITO, LASCIANDO AGLI UFFICIALI DUCALI SOLLECITARNE LA RISCOSSIONE
1451 giugno 22, Milano.
14v Commissario, potestati et Ancianis Parme.
Siamo rechiesti per parte de voi Anciani dali vostri ambasiatori dele cose infrascripte.
Primo che, commettendosi robaria alcuna per li nostri soldati, vogliamo ordinare et decer-
nere ch’el suo superiore sia obligato per li robatori; ch’el sia observato lo decreto et ordine
vechio continente che li cittadini et mezadri habitanti in lochi exempti, non siano astrecti ad
pagare alcuni carichi in li decti luochi exempti. Item, che li officiali deputati per quella
comunità fazano el compartito necessario circa el facto de lozamenti et de scaragnaiti che
neuno officiale possa mettere graveza ad alcuno cittadino o contadino s’el non procede de
mente nostra. Postremo, che le ville de Pellegrino debiano venire ad rasone ad Parma. Ale
quale tucte cose respondendo, quanto ala prima parte dele robarie non facemo altra
resposta per lettera perchè l’havemo facta a boctha ali dicti vostri ambasiatori. El decreto
vechio, che li cittadini et mezadri habitatori deli luochi exempti non debbiano essere astrecti
ad pagare in essi luochi exempti li carichi occurrenti, siamo contenti, per compiacervi, sia
observato fino a tanto chiariremo meglio l’intentione nostra circa de ciò. Et cossì volimo
fazati observare, voi officiali, el dicto decreto in la forma ch’el sta. Ala parte de lozamenti de
cavalli siamo contenti che qualuncha è o sarà deputato per noi nel facto de lozamenti, sia
presente con quelli sarano deputati per voi Anciani et ch’el nostro et vostri insieme fazano
el compartito d’essi lozamenti, ma ch’el nostro lo exequissa et de questo ne scrivimo
opportune ad Lancillotto da Figino, nostro famiglio. Simili modo siamo contenti che voi
Anciani o vostri deputati fazati la descriptione de tucti quelli debeno fare le guardie, ma
lassati el caricho a luy de farle fare et compartire al officiale dele bullette, advisandovi che
gli scrivimo per la ligata in bona forma et in modo siamo certi farà el dovere suo. Circa el
facto che niuno officiale possa mettere graveza s’el non procede de mente nostra, vi
compiaceremo volontera et ve avisamo che, da mò inanze, havendo ad rechiedere alchuna
cosa a quella comunità, scriverimo ad voi tucti insieme et serà caricho dela comunità de
compartire le graveze a suo modo. Ma de sollicitare et fare scodere le dicte graveze
segondo lo compartito vostro, vorrimo che voi officiali ne prendiate cura et sollicitati che se
scodano. Ala parte dele ville de Pellegrino, perchè alchuni pretendono le dicte ville non
essere del Parmesano, non vi fazamo de presente altra resposta, perchè deliberamo de
intenderlo meglio et, essendo del Parmesano, provederimo che vengano ad rasone ad
Parma et contribuiscano con Parmesana
Mediolani, die xxii iunii 1451.
Cichus.
34

54
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO DA TREZZO DI MANDARE CON UN CAVALLARO AL
MAGNIFICO SIGISMONDO I CAPPELLI DEI QUALI GLI SCRISSE.
15r Antonio Trecho.
1451 giugno 21, Milano.
Volimo che, veduta la presente, subito mandi per uno cavallaro al magnifico signore Sigi-
smondo quelli doi cappelli, quali te scripsemo in questi dì devessi recapitare, mandandogli
etiando la lettera nostra ala presente ligata.
Mediolani, xxi iunii 1451
Cichus.
55
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SIGISMONDO PANDOLFO CHE GLI INVIA I DUE CAPPELLI DEI QUALI
HA SCRITTO AL SUO CANCELLIERE LUCA.
Domino Sigismundo Pandulfo.
1451 giugno 22, Milano.
Havemo veduto una lettera, quale la signoria vostra ha scripto a ser Lucha, suo cancellero,
per li doi cappelli, per compiacere ala signoria vostra et per darvi l’usata provisione, come
voi diceti, vi mandiamo li decti doi cappelli per lo cavallaro nostro, exibitore dela presente;
quali si no sono cosi belli como vorressemo, pregamo la signoria vostra ne voglia havere
per scusati et aparechiati ad ogni suo piacere.
Mediolani xxi iunii 1451.
Cichus.
56
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUCA, CANCELLIERE DI SIGISMONDO PANDOLFO, CHE MANDA
DUE CAPPELLI. DICE, POI, DI AVER INDUGIATO PERCHÉ ATTENDEVA UNA RISPOSTA DA FIRENZE,
RISPOSTA APPENA AVUTA CHE GLI DÀ NOTIZIA DELLA ELEZIONE DEI DIECI DELLA BALIA CHE
RACCOGLIERANNO IL DENARO PER RISOLVERE LA FACCENDA DI SER SIGISMONDO.
Ser Luce, canzellario domini Sigsmondi.
1451 giugno 22, Milano.
Veduto quello ne haveti scripto per vostre date a xvi del presente dicimo, per respecto al
facto delli capelli che noy gli mandiamo per lo presente portitore al magnifico signor Sigi-
smondo et, se fosseno più belli, gli haverissimo mandati più voluntera. Alla parte che tocha
el prefacto signor Sigsmondo, vostro signore, siamo indusiati fina adesso a respondervi
perché expectavamo certe resposte da Fiorenza, le quale havimo havute de presente et
siamo certificati che li sono electi li deci della Baylia, quali recatarano denari et farano dele
altre cose per le quale se spazarà facilmente lo facto d’esso vostro signore. Et per questa
sola casone havimo deliberato mandare et mandarimo de là subito Francisco da Cusano,
nostro famiglio, per solicitare questa facenda et fare quanto sarà da fare.
Mediolani, xxii iunii 1451.
Cichus.
35

57
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI PIZZIGHETTONE CHE, AVENDO RICEVUTO DAL
PODESTÀ DI FIORENZUOLA COMUNICAZIONE CHE IL DETENUTO HA DATO GARANZIA DI 150 ( E
NON, COME PRECEDENTEMENTE RICHIESTI, 300) DUCATI, RILASCI ANTONIO BANZOLO.
15v Castellano Pizleonis.
1451 giugno 22, Milano.
In questi dì te scrissemo che havendo noticia dal Podestà nostro de Fiorenzola che haves-
se recevuto securtate de trecento ducati da Antonio Banzolo, li dextenuto lo dovesi relas-
sare, adesso deliberamo et volimo che, scrivendote lui haverla recevuta per centocinquan-
ta ducati, lo relassi liberamente.
Mediolani, xxii iunii 1451.
Cichus.
58
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI FIORENZOLA CHE, AVENDO RICEVUTO GARANZIA DI
100 DUCATI DALL’IVI DETENUTO ANTONIO BANZOLO E 50 DUCATI DA GIACOMAZZO DA SALERNO,
PER COMPIACERE A COSTUI, LIBERI DETTO BANZOLO.
Potestati Florenzole.
1451 giugno 22, Milano).
Quantuncha questi dì te scrivessemo che, dandote certa securtà de trecento ducati
Antonio Banzolo, qual è destenuto in la rocha de Pizgiutono, dovesse scrivere al Folignato
che lo relasasse; nondimeno per compiacere a messer Iacomazo de Salerno a essendo lui
securtà de cinquanta ducati et dandone esso Antonio altre de cento ducati, ita che fanno in
tute centocinquanta ducati, debii scrivere ad esso Folignato che lo relaxi.
Mediolani, ut supra.
a Segue che depennato.
59
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MILANO DI AMMINISTRARE GIUSTIZIA SOMMARIA A
ENRICO CRISTIANI,CHE CHIEDE A GIORGIO DEGLI ORGANI IL CAVALLO PRESTATO O IL PREZZO
DELL’ANIMALE E DEL TRASPORTO.
Potestati Mediolani.
(1451 giugno 22, Milano).
Per la inclusa supplicatione de Henrico di Christiani intenderay como a Zorzo deli Organi
rechede uno cavallo a luy prestato a victura overo lo precio d’esso et etiamdio li dinari de-
la victura. Et perché la supplicacione sua ne pare honesta, ve commettiamo et volimo gli
ministrati rasone sumaria et expedita contra lo dicto et, essendo cossì como lui narra,
providiati che cum ogni cellerità possibile sia interamente satisfacto de tuto quello che
debitamente doverà havere et non habia legitima cason de lamentarse.
Mediolani, ut supra.
Cichus.
36

60
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CEREDANO DI FAR AVERE A MARCOBELLO IL
LETTO, CHE TRA QUELLI LASCIATI DA CARLO, HA INDIVIDUATO ESSERE SUO, DANDOLO, DIETRO
ATTESTAZIONE GIURATA DI PROPRIETÀ, AL MESSO DI DETTO MARCOBELLO.
1451 giugno 22, Milano.
16r Potestati Ceredani.
.
Ne dice Marchobello che fra quelli lecti che ha lassato lì messer Carlo, gli n’è uno ch’è suo,
el che manda là uno suo messo portitore di queste per pigliarlo. Il perché siamo contenti
che, trovando il dicto messo el predicto lecto, et iurando con sacramento suo ch’el sia
d’esso Marchobello, gli lo daghi liberamente senza oppositione alcuna.
Data Mediolani, die xxii iunii 1451.
Iohannes.
61
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI CASTEGGIO DI CONSEGNARE NELLE MANI DEL
CONDOTTIERO DUCALE COLELLA DA NAPOLI I DETENUTI FALLAGUERRA E FRANCISCHELLO DA
TRENTONETRO.
Capitaneo Clastigii.
1451 giugno 22, Milano.
Ti commettiamo et volimo che, subito recevuta questa, debbi remettere in le mane de
Collella da Napoli, nostro conducterio, Fallaguerra et Francischello da Trentonetro, quali
hay lì detenuti, liberamente et senza contradictione alcuna.
Data Mediolani, die xxii iunii MCCCCL primo.
Iohannes.
62
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCOLEONE DI SISTEMARE LO SPERONE DELLA MUZZA IN
MOIDO CHE VI SIA SEMPRE ABBONDANZA DI ACQUA. Q UANTO AL RESTO GLI DICE DI STARE
ACCORTO, BEN ATTENTO AI MOVIMENTI DELLA GENTE (VENEZIANA).
Marcholeoni.
1451 giugno 23, Milano.
Havemo recevuta la toa lettera et inteso quello ne scrivi de quelli cavalli vano ad Comazo
quali dice essere callatI, et cetera. Il che n’è piazuto havere inteso et non deve essere per
altro che li dicti cavalli siano descresuti tanto, se non che lo sperone deve essere guasto.
Pertanto vogli usare ogni diligentia et solicitudine ch’el dicto sperone sia conzo; per quando
sia conzo siamo certi non li mancharà may acqua et che l’acqua gli starà grossa. Cossì de
novo scrivimo al podestà di Melzo, quale ve mandarà quello adiuto gli richiedereti. Noy non
dubitamo però nè credemo che coloro passino, pur vogli stare vigile, attento et solicito et
avisarce de tutto quello seguirà alla zornata delli movimenti de quelle gente et d’ogni altra
cosa.
Mediolani, xxiii iunii 1451.
Cichus.
37

63
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MELZO DI FAR AVERE I CARRI E GLI UOMINI
RICHIESTI DA BARTOLOMEO DA CREMONA E DA MARCOLEONE PER I LAVORI DI CASSANO E IL
“CONZARE LO SPERONE DELLA MUZA”
16v Potestati Melcii.
1451 giugno 23, Milano.
Havimo recevuto le toe littere et inteso quello ne scrivi delli carri et homini te rechiedeno
Bartolameo da Cremona et Marcoleone per quello lavoro da Cassano, ali quali dice non
potere supplire. Restamo advisati et credimo im parte sia como tu dice, zoè che quello
comune habia graveze assay. Tamen, considerato quanto importa al stato nosro quello
lavoro da Cassano et del conzare lo sperone della Muza, non se gli vole manchare, sichè
te sforci per ogni modo ad ti possibile de satisfare de carri, de homini et d’ogni altra cosa
necessaria ad quelli lavoreri te richiederano Bartolameo et Marcheleone per modo se
possa andare dreto a quelle opere. Et in questo usi ogni diligentia et modo te parerà, sichè
non pari manchi da ti.
Mediolani, xxiii iunii 1451.
Cichus.
64
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GLI FACCIA AVERE 10000 MOGGIA DI FRUMENTO . GLI DICA
COME FARÀ AD AVERLO; QUANTO COSTERÀ ALLO STAIO LÀ OVE RIUSCIRÀ A “RECATARLO”;
QUANTO VERRÀ, TUTTO COMPRESO, A COSTARE (SEMPRE ALLO STAIO), SE CONDOTTO A PAVIA.
Petro de Accetantibus.
1451 giugno 23, Milano.
Perchè havimo bisogno de 10000 moza de formento, volimo che subito tu provedi et ce
avisi que modo sarà ad recatarlo là a questo nuovo ricolto, et quanto costarà là el staro, et
etiamdio quanto verisimiliter ce potrà costare el staro conducto ad Pavia cum ogni spexa.
Et avisace ita clare che sappiamo che et como et quanto costarà como havimo dicto.
Mediolani, xxiii iunii 1451.
Cichus.
38

65
FRANCESCO SFORZA DICE AL CAPITANO DELLA MARTESANA CHE NON AGGIUNGE NULLA A
QUANTO GLI HA SCRITTO. CIRCA LE FRODI DELLE BIADE, DENUNCIATE DAL PODESTÀ DI BELLANO,
GLI DICE DI ACCORDARSI CON LUI PERCHÉ ESSE NON AVVENGANO PIÙ.
17r Capitaneo Martesane.
1451 giugno 23, Milano.
Havemo inteso quanto ne haviti a scripto et de l’aviso no haviti a dato b como haveti
havuto dal Brusato, qual ancora ne l’à dato a boca; non ve respondemo altro salvo che ve
comendamo et caricamovi per l’avenire a fare el simile. Et de quanto ve scrive el podestà
de Bellano circa le frosacione dele biave se cometano, ve dicimo ve intenderiti cum esso
podestà et gli provediati in tal forma che più per l’avenire non se comettano simile frosa-
cione. Et ve recomandamo dicto Brusato.
Mediolani, xxiii iunii 1451.
Iohannes.
a ti di haviti in interlinea.
b Segue qual depennato.
66
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMUNE DI PORTALBERA DI NON MOLESTARE OLTRE, PER
L’ESTIMO, COLA DA SANSEVERO E DI RESTITUIRGLI QUANTO GLI È STATO RUBATO.
Comuni Portarbare.
1451 giugno 24, Milano.
Colla da Sansevero se lamenta che lo molestati per volerlo metre in extimo; per la qual
casone l’haveti derrobato. Et perchè esso Colla tuto ‘l dì sta neli nostri servicii, volimo che
per la dicta casone non solum non lo molestati per l’avenire, imo gli ravocati ogni a novità
gli haviti facta et restituati quanto gli haviti robbato per dicta casone, perchè cossì è nostra
intencione como per altre nostre ve havimo scripto.
Mediolani, xxiiii iunii 1451.
Cichus.
a Segue gli depennato.
67
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AGLI ANZIANI DI PIACENZA DI RICOMPENSARE I
QUATTRO DEPUTATI “SOPRA LA COMPARTICIONE ET LOGIAMENTI” DEI CAVALLI E DEGLI UOMINI,
COSÌ COME SONO STATI RICOMPENSATI GLI ALTRI.
Potestati et Ancianis Placentie.
1451 giugno 21, Milano.
Li quatro deputati sopra la comparticione et logiamenti de nostri cavalli et gente d’arme
sonno state occupate, como havimo inteso, per tal casone in doo volte circa i orni xxvi. Et
39

perchè ne pare honesto gli sia satisfatto dela loro andata et spese, volimo che, vista la
presente, date opera cum effecto che ad essi quatro sia satisfacto per tuto quello tempo
sonno stati occupati nel modo et forma fi satisfacto ali altri che stano occupati per simile
casone et per facende de quella comunitade.
Mediolani, xxi iunii 1451.
Cichus.
Franciscus Sfortia, eccetera.
68
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANDREA DA FOLIGNO DI DARE SISTEMAZIONE AI SUOI CAVALLI
E ALLE COSE NECESSARIE NEL POSTO LASCIATO LIBERO DALL’UOMO D’ARME FUGGITO.
Ser Andree de Folignio.
1451 giugno 21, Milano.
Leonardo Scallino ne dice haver tolto uno homo d’arme fugito dal canto de là, sichè gli
provedi de logiamento per li cavalli soi et dele cose necessarie, como se provedi ali altri a
dove meglio parerà a ti.
Mediolani, ut supra.
Cichus.
a Segue dove ripetuto e depennato..
69
FRANCESCO SFORZA IMPONE AL COMMISSARIO DI OLEGGIO DI TRATTARE CON RIGUARDO
FILIPPO BORROMEO E I SUOI UOMINI IN MODO CHE NON ABBIANO A SOPPORTARE UN QUALSIASI
ONERE IN PIÙ DEL DOVUTO.
17v Comissario Olegii.
1451 giugno 23, Milano.
Havemo preso una grande displicentia de una querella qual ne ha facta el magnifico conte
Filippo Bonromeo di facti vostri dicendo che voleti gravare le littere et homini suoi de
logiamento de cavalli ultra la taxa che gli è data. Et certamente ne maravigliamo de vuy
che servati simili modi perché, como sapeti, non è homo da tractare egualmente ali altri per
la affectione et meriti suoi verso noy. Pertanto ve commettiamo et volimo che da mò inanci
habiati altra advertentia ali facti soi et non lo gravati nì luy nè li soi de uno solo cavallo o
boca ultra la taxa soa, immo in tute le cose ve sforzati tractarlo bene et ni a modo habia
casone de lodarse de vuy, non che lamentarse, perché, sentendone più querella, saremo
malcontenti dei facti vostri.
Mediolani, xxiii iunii 1451.
Cichus
a Così in A.
40

70
FRANCESCO SFORZA RINNOVA LA COMUNICAZIONE AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DELLO
SPOSTAMENTO DELLE TRUPPE DEL COLLEONI NEL PIACENTINO E DI ALTRI TRE UOMINI, NON
APPENA “SARANNO FACTI LI COMPARTITI”.
Locumtenenti Cremone.
(1451 giugno 23, Milano.)
Havimo deliberato, como per altre nostre ve havimo scripto, de rimovere quelle gente del
magnifico Bartholomeo Coglione che sonno reducte in Cremonese et mandarle in Piasen-
tina, cum primum saranno facti li compartiti im Piacentina, che continue solicetemo et pro-
curemo, ita che presto se faranno. Ma perchè pur anchora non sonno facti, siamo con-
tenti et volimo che quelli tri homini d’arme che sonno reducti lì, delli quali vi havimo alli dì
passati scripto, stiano anchora per tri o quatro dì là, avisandove che facto el compartito,
che sarrà fra duy o try dì, levarimo quelli tri et anche li altri de Bartolomeo et gli mandarimo
im Piasentina.
Data ut supra.
Cichus.
71
RACCOMANDAZIONE PER “ MAGISTRO” GIOVANNI MAFFIOLI, ARMAIOLO MILAMESE, AD
ASTORGIO MANFREDI CON UNA NOTULA IN SUO FAVORE DI GIOVANNI ANTONINI, CANCELLIERE
DEL DETTO ASTORGIO.
1451 giugno 24, Milano.
Scriptum fuit domino Estori de Manfredis in recommendacionem Iohannis magistri Maffioli,
armaroli de Mediolano, cum particula una credentie in personam Iohannis Antonimii,
canzellarii suprascripti domini Estoris.
Data Mediolani, die xxiiii iunii 1451.
72
FRANCESCO SFORZA FA SAPERE A GENTILE DA LEONESSA CHE È DISPOSTO A RESTITUIRE IL
CAVALLO DI GIOVANNI PAZAGLIA , PORTATOGLI VIA DA GUGLIELMO DA PADOVA, QUANDO, GLI
DICE “ PER VOI SIA FACTO SIMILE RASONE ALI NOSTRI”.
18r Magnifico Zentili de Leonessa.
1451 giugno 24, Milano.
Havemo recevuto la vostra lettera per la quale ne scrivite in favore del strenuo Zohanne
Pazaglia che gli vogliamo fare restituire uno suo cavallo ha menato via Guielmo da Padua,
quale è venuto qui da noy. Ala quale respondendo ve dicemo non vi miravigliati se siamo
soprastati fine al presente ad rispondere, perchè havemo voluto intendere questo facto da
Guielmo, lo quale havimo havuto denanzi da noi. Et benchè luy ne alleghi molte rasone
perchè non lo debbia restituire havendolo tenuto circa dece o undeci mesi dal canto de là,
como dice, tamen concludendo ve dicemo siamo contenti fare restituire lo suo cavallo al
dicto Zohanne quando per voi sia facto simile rasone ali nostri, cioè che voi dal canto
vostro fazati restiture ali nostri li cavalli li hano menati via quelli sonno fugiti da noi.
41

Altramente non lo porriamo fare restituire, perchè non saria rasonevele che noi facissemo
ali vostri quello che voi non volesti fare ali nostri. Sichè iterum vi dicemo che, facendo voi
restituire ali nostri li cavalli gli sonno menati, et per l’avenire fusseno menati via, farimo
restituire el suo ad Zohanne Pazaglia.
Mediolani, die xxiiii iunii 1451.
Cichus.
73
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASALMAGGIORE E AD ANGELO DE CAPOSILVIS DI
FARE AVERE AD AMBROGINO DE PEGIIS, OLTRE ALLE SPESE SOSTENUTE, L’IMBARCAZIONE
CARICA DI MERCE TOLTAGLI IN QUEL DI COLORNO DA ALCUNI MALFATTORI FRA I QUALI
RICONOBBE UN FIGLIO DI VENTURINO STORTO E UN FIGLIO DI ANTONIO BOYNO, ENTRAMBI DI
RONCADELLO, CHE DEVONO ESSERE IMPRIGIONATI E NON RILASCIATI SENZA LICENZA DUCALE
1451 giugno 25, Milano.
Potestati Casalis Maioris et Angelo de Caposilvis.
E’ stato da noi Ambrosino de Pegiis, presente portatore, et dictone con querela che venen-
do suso per Po cum una nave caricha de soe mercantie et robbe et siando in quello de
Colorno, fu asaltato et toltoli dicta nave, mercantie et robbe soe con suo grandissimo
damno; tra li quali robbatori cognobbe doi, uno figliolo de Venturino Storto et l’altro, figliolo
de Antonio Boyno, habitatori dela villa de Roncadello, como da luy più largamente intende-
rite. Dela qual cosa ne miravigliamo grandemente, et pertanto volimo che, subito recevuta
questa, debbiati havere nele mani dicti malfactori et fare che al dicto Ambrosino sia
restituito ogni cosa tolta fine ad uno pontale de strenga et che li sia satisfacta ogni spesa
per lui facta per questa casone, per andare nanzi et in direto, perchè così è nostra inten-
tione. Et dicti malfactori non li lassarite senza lettera sottoscritta de nostra propria mano.
Farite aduncha dicto Ambrosino sia integre satisfacto delo damno et dele spese como
havimo dicto, sichè non habia casone tornare più da noi per simile querela.
Mediolani, die xxv iunii 1451.
Cichus.
74
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO DE GIORGIO, FAMILIARE DUCALE, CHE SE GLI
UOMINI DI SAN ZANNONE HANNO DEL VINO LÀ DOVE È SISTEMATO L’UOMO D’ARME DUCALE
SCARAMUZZA, DIANO DEL VINO CON PEGNO SULLE ARMI, ASSICURANDOLI CHE VERRANNO
SODDISFATTI.
18v Francisco de Georgio, familiari nostro.
1451 giugno 24, Milano.
Dilecte noster, se gli homini da San Zannone hano del vino dove loza Scaramuza, nostro
homo d’arme, siamo contenti et vuolemo gli faci dare del vino suxo le arme sue perchè luy
non à altro pegno da dare. Et non se moverano le arme che gli homini serano contenti et
satisfacti de quello deveranno havere.
Data Mediolani, die xxiiii iunii 1451.
Iohannes
42

75
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO LEONE DI LASCIARE RITORNARE I BALESTRIERI MENTRE
GLI UOMINI DI GIACOMO D’ARQUÀ E QUELLI DI GIACOMO COZZA OLTRE AD AGLI ALTRI FARANNO
LA GUARDIA DELLO SPERONE
Marcho Leoni.
1451 giugno 25, Milano.
Poychè qua se vede che quilli dal canto de là non sonno per fare altra novità, siamo
contenti et volimo che tu lassi tornare li ballestrieri per ordinare li facti suy et reacorzare le
loro balestre; quelli de Iacomo d’Arquate, quilli de Iacomo Coza et quilly altry atenderanno
alla guardia del sperone et cussì ordina se facia.
Data Mediolani, xxv iunii 1451.
Cichus.
76
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI IMPORRE ALLA GENTE
D’ARME, SISTEMATE IN QUEI TERRITORI, DI COMPORTARSI ONESTAMENTE ACCONTENTANDOSI DI
QUANTO RICEVONO
Locuntenenti Alexandrie.
1451 giugno 25, Milano.
Perchè intendiamo per gnave a querela de quella nostra comunità che le zente d’arme
nostre, lozate in quelle parte, se deportano inhonestamente in segarli le biave et fare dele
altre enormitati assai, ne prendimo grande molestia et non lo volimo patire per alcuno
modo. Però vi commectiamo et volimo provedati che le dicte zente vivano costumatamente
et non movano uno granello de biade, immo se contentino de quello se despone per li
ordini nostri et in modo non ne habiamo più querela.
Mediolani, xxv iunii 1451.
Cichus.
a Così in A.
77
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL LUOGOTENENTE , AL PODESTÀ E AL REFERENDARIO DI
ALESSANDRIA CHE SI ATTERRÀ ALLE ESENZIONE ACCORDATE NEI CAPITOLI DI RESA DELLA CITTÀ,
SALVO PER LE PERSONE CHE EBBERO ACCORDI O SENTENZE IN TEMPI SUCCESSIVI.
1451 giugno 25, Milano.
19r Locuntenenti, potestati et referendario Alexandrie.
Per parte de quella nostra comunità siamo rechiesti vogliamo observargli li capituli gli
concedessemo quando hebbemo quella città. Et perchè nostra intentione non è de contra-
venire per modo alchuno ale cose promesse in li dicti capituli, deliberamo et volimo ch’el
capitulo quale fa mentione dele exemptione, sia observato iis modo et forma che li fu
concesso, aliquibus in contrarium facientibus non attentis, salvo si fra quella communità et
43

alcuni cittadini o private persone fosseno date sententie o facte alcune conventione et
accordii da poi che noy hebbemo lo dominio de quella città. Perchè de questo non ce
volimo impazare.
Mediolani, xxv iunii 1451.
Cichus.
78
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE LANCILLOTTO DA FIGINO PROVVEDA ALLA SISTEMAZIONE DEI
CAVALLI ACQUISITI DOPO LA MORTE DI BESTIE DEL CONTE CRISTOFORO TORELLI
Lancillotto de Fichino.
1451 giugno 25, Milano.
Siamo contenti et volimo, parendone debito et rasonevole, che accadendo che nela
compagnia del magnifico conte Christoforo Torello morissero qualche cavalli o nostri
sachomandi, quali poi siano remutati et renovati, gli fazi provedere de lozamento secondo li
ordini.
Mediolani, xxv iunii 1451.
Cichus.
79
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BORDONO DA CAGLIO DI ESENTARE DA QUALSIASI CARICO
STRAORDINARIO IL MAESTRO DI LEGNAME MAGNEROTTO E UN SUO FAMIGLIO.
Bordono de Callio, capitaneo Binaschi.
1451 giugno 25, Milano.
Perchè spesse volte noi adoperamo in li nostri servitii Magnarotto, maistro da legname, de
quella nostra terra, volimo, et così per questa te ordiniamo et commectimo che per la parte
soa et de uno suo a famiglio tanto, tu li debbi preservare et manutenere exempti da ogni
carico extraordinario per qualunche casone se sia. Et questo non manchi per quanto hay
cara la gratia nostra.
Mediolani, xxv iunii 1451.
Cichus.
a Segue figliolo depennato.
80
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BATTISTA DE BURGO DI TROVARE SISTEMAZIONE PER I CAVALLI
RECENTEMENTE COMPRATI DA FRANCESCO SANSEVERINO E DA ALCUNI SUOI COMPAGNI.
19v Domino Baptiste de Burgo.
1451 giugno 26, Milano.
Ne dice Francisco de Sanseverino che ha novamente comprati certi cavalli et similmente
alcuni di suoi compagni per li quali non hanno logiamento alcuno. Pertanto volimo che ve
informati bene de ciò et trovando essere cossì, gli diati logiamento per quelli cavalli
trovareti habiano senza.
Mediolano, xxvi iunii 1451.
Iohannes.
44

81
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CASTELLANO DI CREMONA DI METTERE IN UNA PRIGIONE DEL
CASTELLO I PRIGIONIERI CHE GLI PORTERÀ ANGELO DE CAPOSILVIS.
Castellano Cremone.
(1451 giugno 26, Milano.)
Volimo che quilli presoni da Casalmaiore qualli te consignarà Angelo da Caposilve gli metti
in una presone de quello nostro castello per modo non se possano absentare senza tua
licentia per via alcuna, provedendo al viver loro. Et in questo usa ogni tua dilligencia et
solicitudine per forma a che per veruna via non ne possi sequire sinistro alcuno.
Mediolani, ut supra.
Iohannes.
a Segue che ripetuto.
82
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO GIORGIO DI FAR PRENDERE IL FAMIGLIO DI
ANTONELLO DA PARMA AUTORE DI VARI FURTI E DI FARGLI RESTITUIRE QUANTO HA RUBATO.
Francisco Georgio.
1451 giugno 26, Milano.
Havemo inteso quanto ne scrive dele robbarie ha comesso quello famiglio de Antonello da
Parma et immo de quelle ha comesso novamente. Per breve resposta dicemo che faci
prendere dicto famiglio per omni modo et havuto che l’harai nele mano, faci che restituisca
tuto quello ha robbato a chi l’ha robbà integramente fin ad uno puncta de stringa et ne
avisarai a de quanto serà seguito, non relassandolo finchè te scriveremo altro.
Mediolani, xxvi iunii 1451.
Iohannes.
a havisarai con h depennata.
83
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ E IL CASTELLANO DI MANDELLO SI CURINO DI FAR
TERMINARE IL LAVORO DELLA TORRE INIZIATA DA PIETRO PAOLO DA SPOLETO, CAPITANO DELLA
MARTESANA, SECONDO GLI ORDINI DATI DA GIOVANNI DALLA NOCE CON GLI AMBASCIATORI DI
QUELLA TERRA.
Potestati et castellano Mandelli.
1451 giugno 24, Milano.
Volimo che vui con l’homini de quella terra perendiati la cura de far fornire quello lavorerio
dela torre li havea facto principiare misser Petropaulo da Spoleto, nostro capitaneo de
Martesana, segondo la composicione et ordine ha facto misser Zohanne dala Noce cum li
ambasatori de quella terra, como etiandio scrive dicto miser Zohanne per sue lettere.
Mediolani, xxiiii iunii 1451.
Iohannes.
45

84
FRANCESCO SFORZA INVIA AL CANCELLIERE TESEO IL QUADERNETTO DEL NUOVO COMPARTITO
DELLE GENTI D’ARME DEL PIACENTINO E GLI ORDINA DI SISTEMARVI GLI UOMINI DI GIACOMAZZO
E QUANTI MANCANO DI ALLOGGIAMENTO.
20r Thexeo canzellario.
1451 giugno 26, Milano.
Te mandiamo ale presente alligato uno quaternetto del compartito delle gente d’arme
nostre de Piacentina, facto per li deputati sopra el dicto compartito et sottoscripto de soa
propria mano. Te mandiamo etiamdio una lista delli cavalli et boche gli sono, como
vederay; le quale doe scripture sono vedute per messer Nicolò Arcimboldo et Petro Cotta,
nostri consclieri. Pertanto volimo exequisce el dicto quaternetto et procedi ad allogiare
quelli de messer Iacomazo et ali altri a chi mancha allogiamento et te sforzi contentare
cadauno al meglio che potray.
Mediolani, xxvi iunii 1451.
Cichus.
85
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PARMA DI DARE TRENTA
DUCATI D’ORO DEL SUSSIDIO DI PARMA AD ANGELO LOMBARDO CHE VIENE CON URGENZA
INVIATO IN TOSCANA .
Referendario et thexaurario Parme.
1451 giugno 26, Milano.
Noy mandiamo Angelo Lombardo, presente portitore nostro famiglio, alle parte de
Toschana per cose importante. Pertanto volemo gli faciati dare deli denari del subsidio de
quella comunità ducati trenta d’oro. Et faci, remossa ogni casone et contradictione, sia
subito expedito, per modo non habia ad tardere lì, ma che, volando, possa andare al viazo
suo.
Data Mediolani, xxvii iunii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
86
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE ESAMININO LE
SPESE FATTE DA GIORGIO MAINO, INCARICATO DEL RICEVIMENTO DEL MARCHESE DI MANTOVA.
CIÒ FATTO, SI INVII TUTTO AL CANCELLIERE DUCALE FRANCESCO DI SER ANTONIO, PERCHÉ
ANCHE IL DUCA SE NE POSSA RENDERE CONTO. EGUALMENTE SI FACCIA PER I 150 DATI A
SABIELLO DALLA CROCE PER ONORARE IL COLLEONI.
Regulitori et Magistris intratarum.
1451 giugno 26, Milano.
Como sapeti misser Georgio dal Maino have el carico et la cura de honorare et fare le
spexe allo illustre signor marchese di Mantoa, quando el venne qua et per tutto el tempo
ch’el gli stette et sapiamo nuy che may non sonno viste le rasone sue. Pertanto vi comit-
46

tiamo et volimo che debbiati vedere esse sue rasone dilligentemente et bene, perchè cussì
ne rechiede anchora luy. Le quale rasone, come le haverite vedute et intese, volimo che le
debbiate mandare a Francesco de ser Antonio, nostro cancellero, aciò che nuy anchora le
possiamo intendere. Similmente Sabiello dalla Croxe ha recevuto a cento cinquanta
duchati per honorare el spectabile Bartholomeo Coglione. Vogliamo adoncha che simil-
mente vediate le rasone sue, le quale etiam mandarite al dicto Francesco.
Data Mediolani, xxvi iunii 1451.
Cichus.
a Segue cinquecento depennato.
87
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ORLANDO PALLAVICINO PROVVEDA PER I CAVALLI E GLI
UOMINI CHE ROBERTO DEGLI ORSINI PRENDERÀ IN BASE A QUANTO COMPORTA LA SUA
CONDOTTA.
20v Orlando Palavicino.
1451 giugno 26, Milano.
Perchè lo spectabile cavalero misser Roberto deli Ursini, nostro conductero, ne dice torrà
tanti cavalli vivi et boche vive quanto è la soa conducta. Pertanto volimo gli debbiati
provedere per li cavalli che luy havirà vivi et cossì per le boche vive, como fati ali altri nostri
soldati secundo l’ordini nostri. Et non manche.
Mediolani, xxvi iunii 1451.
Cichus.
88
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ DI PONTREMOLI DI COSTITUIRE
UNA POSTA DI DUE CAVALLARI PER LA CORRISPONDENZA CON FIRENZE E SAN DONNINO. VUOLE
CHE GLI SI MANDI IL LORO NOME E L’ENTITÀ DELLA PROVVISIONE PROMESSA.
Comissario et potestati Pontremoli.
1451 giugno 27, Lodi.
Perchè da mò inanze acaderà a mandare dele lettere da lì a Fiorenza et al borgo San
Donnino, el che non è acaduto per lo passato, siremo contenti et volimo che fazi una posta
lì de duy cavalarii, quali stieno sufficienti e ben fidati et portarano le littere, como è ditto,
avissandone poy del nome de quiili cavalarii tolti et dela provixione gli averay promessa.
Data Laude, die xxvii iunii 1451.
Cichus.
47

89
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI CASTELLEONE INDAGHI SE È VERO CHE ALCUNI
UOMINI D’ARME O I LORO FAMIGLI TAGLIANO LE BIADE , NEL QUAL CASO EGLI VADA
PERSONALMENTE A PRENDERLO E LO CACCI IN PRIGIONE. SE PER ESEGUIRE QUESTO ABBISOGNA
DELL’AIUTO DEI LOCALI, LI CONVOCHI E FACCIA CIÒ CHE È STATO PRECEDENTEMENTE DETTO.
Potestati Castrileonis.
1451 giugno 28, Lodi.
Inteso quanto ne scrivi delli damni che fanno quilli nostri soldati ad tagliare le biave de quilli
homini nostri dicimo et cussì per la presente te commetemo et ordinamo che, se tu
trovaray cum veritate che veruno de quelli nostri homini d’arme, vel loro famegli tagliano le
biave delli homini de quello paese, tu gli debbii personalmente andare ad pigliare et cazarli
im presone et sia et habia nome como se voglia. Et besognandote, per exequire questo,
adiuto et favore dalli homini del paese, siamo contenti et volimo che tu li debbii congregare
et fare quanto qui de sopra te scrivimo, avisandote che se alcuno vinirà qua ad nuy ad
lamentarse che gli sia stato tolto le sue biave et che sentiamo che tu non gli habii
proveduto, nuy darimo tutta la colpa et lo diffecto ad ti et siamo 21r contenti che tu gli
mostri questa nostra lettera, ad ciò vedano et comprehendano la nostra intentione et
voluntà.
Data Laude, die xxviii iunii 1451.
Cichus.
90
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SACRAMORO VISCONTI DI AVER PROVVEDUTO DI INVIARE AL
PODESTÀ DI CASTELLEONE LE DISPOSIZIONI CONTRO I SOLDATI CHE TAGLIANO BIADE.
Domino Sacramoro de Vicecomittibus.
(1451 giugno 28, Lodi.)
Inteso quanto ne scriviti delle biave che tagliano quilli nostri soldati et del reprehendere et
monitione gli haviti facto, ad che non facemo altra risposta ad vuy, perchè nuy scrivimo per
l’aligata al podestà nostro de Castellione quanto sopra de ciò habbia ad fare; la quale
lettera porreti vedere, et cetera. Del caso et apto occurso a vostri fratelli ne rencresce
assay, ma non è da maravigliarse de questo perché è costume et norma de Venetiano ad
render male per bene.
Data ut supra.
Cichus,
48

91
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PIETRO MARIA ROSSI DI RESTITUIRE AL CONDOTTIERO DUCALE
GIACOMAZZO DA SALERNO TUTTI I POSSEDIMENTI CHE SONO NEL TERRITORIO ROSSIANO DI
NOCETOCHE ERANO GIÀ DI NICCOLÒ GUERCIO AVENDO CONCESSO A GIACOMAZZO “TUTO
QUELLO GODEVA ESSO NICOLÒ GUERCIO DI QUA DAL TARRO.”
Petro Marie de Rubeis.
1451 giugno 26, Milano.
Per più altre nostre littere ve havemo scripto che volesevo restituire al spectabile nostro
conductero misser Iacomazo da Salerno quelle possessione sono in lo territorio vostro de
Noceto, como iurisditione et rasone quale teneva Nicolò Guercio, perchè al dicto misser
Iacomazo havemo per privilegii concisso Castelnovo cum tutto quello teneva dal Taro in
qua non l’ha poduto havere. Pertanto iterato ve scrivemo et dicemo che vogliati
liberamente restituirle perchè è a nostra intentione tuto quello godeva esso Nicolò Guercio
di qua dal Tarro goda esso misser Iacomazo. Et ad questo non vogliati fare più
replicacione, ma farlo liberamente et per modo non bisogni ve ne scrivamo più.
Mediolani, xxvi iunii 1451.
Cichus.
a Segue non depennato.
92
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI ORDINARE CHE A
PARMA SIA DATO AL CONNESTABILE DUCALE FRANCESCO DA TIANO FRUMENTO SUFFICIENTE
PER LUI E PER I SUOI PER TUTTO IL MESE DI LUGLIO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 giugno 28, Lodi.
Volimo che, havuta questa, ordinati che ad Parma sia dato ad Francisco da Tiano, nostro
conestabile, per luy et suy fanti tanto fumento che gli basti tutto luglio che vene.
Data Laude, die xxviii iunii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
49

93
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DELLA NUZIA DI PORTARSI IL GIORNO DOPO DA LUI PER
UN SUO PARERE SULLE COSTRUZIONI CHE INTENDE FARE SIA A CASALMAGGIORE CHE A
PIZZIGHETTONE.
1451 giugno 28, Lodi.
21v Domino Iohanni dela Nuzie perchè fatiamo laborare et defichare in questa nostra
cità, como sapiti, et in la tera nostra de Chasalmaore et anche intendimo fare lavorare et
edifichare a Pizgnitone, non confidandose nuy pianamente del inteleto nostro, et sapiando
quanto vuy haviti lo inteleto acuto circha tali edificii et lavorerii vi confortiamo et pregamo
voliati essere qua domane per essere insiema cum nuy sopra li dicti lavorerii et hedificii
aziò che possiamo videre et intendere sopra ciò lo apparere vostro et iudicio vostro quale
averimo molto caro.
Data Laude, die xxviii iunii MCCCCLprimo.
Cichus.
94
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MAGENTA DI PRESERVARE ESENTI DALLA TASSA
DEI CAVALLI “DA CAREZO E DALLI ALTRI CARICHI EXTRAORDINARII”, I MASSARI DEL CORTIGIANO
DUCALE GIORGIO DAMIANO
Potestati Mazente.
1451 giugno 29, Lodi.
Come per un’altra nostra te havemo scripto, de novo te replicamo et volemo et
commandiamo che preservi exempti li massari de Zorzo Damiano, nostro cortesano, dela
taxa delli cavalli da carrezo et dalli altri carichi extraordinarii perchè, essendo nello numero
di nostri famiglii intendimo ch’el usi dele preminentie et gratie usano li altri.
Data Laude, die xxviiii iunii MCCCCLprimo.
Iohannes.
50

95
FRANCESCO SFORZA CHIEDE CHE SI COSTRINGA, NON FACENDOLO DI SUA INIZIATIVA, ANTONIO
CANTONO, GIÀ CANCELLIERE DEL CONNESTABILE DUCALE GASPARE DA SESSA, A RESTITUIRE
DANARO E OGGETTI RUBATI AD ANTONIO.
1451 giugno 29, Lodi.
22r Paulo ante ad magnificentiam vestram scripsimus in favorem strenuy conestabilis
nostri Gasparri de Suessa pro Antonio de Cantono, olim cancellario suo, ibi detento pro
nonnullis peccuniis et rebus sibi ablatis. Et cum de ipsius Antonii fuga et rerum ac
peccuniarum asportatione satis cognitum esset a persuadeamus vobis quod ad earum
restitutionem et satisfationem provideri deberet. Verum per querimoniam dicti Gasparis
aliter secuutum esse intelleximus; quare magnificentiam vestram hortamur et rogamus
providere libeat quod idem Antonius ablata queque in integrum restituat memorato
Gasparri sive nuntio et procuratori suo nec per ulteriores trahatur dilationes idem, quod
quidem iustum et conveniens fuerit nec dissonum a conventionibus et capitulis inter
illustrem dominum ducem vestrum et nos formatis nobisque gratum et acceptum non
mediocriter qui pecunias ipsas superius stipendio sibi b numerandas iusseramus.
Data Laude, xxviiii iunii MCCCCLI.
Cichus.
a In A esst.
b Segue num depennato.
96
FRANCESCO SFORZA CHIEDE, CON RIFERIMENTO ALLA MISSIVA PRECEDENTE, LA RESTITUZIONE
DEGLI OGGETTI RUBATI A GASPARE DA SESSA: 530 DUCATI AUREI, UN CAVALLO E ALTRI BENI.
(1451 giugno 29, Lodi.)
Superioribus diebus in civitate illa Vercellarum detentus fuit Antonius de Cantono qui a
strenuo conestabili nostro Gasparri da Suessa cuius cancellarius erat clam oculte a fu-
giens aureos duchatos quincentum triginta equumque et quedam alia bona sibi aspor-
taverit et, quamquam de ipsius Antonii fuga dictarumque pecuniarum et rerum ablatione
satis aperte cognitum sit, nondum tamen astrectum fuit idem Antonius ad ea restituendo,
sicuti debitum et conveniens est. Amicitiam ergo vestram hortamur et rogamus providere
libeat quod idem Antonius ablata queque in integrum restituat memorato Gasparri sive
nuntio et mandatario suo nec per ulteriores trahatur dilationes ad equum et conveniens
fuerit nec dissonum a conventionibus et capitulis inter illustrem dominum ducem vestrum et
nos vigentibus nobisque gratum et acceptum non mediocriter qui pecunias ipsas superius
stipendio sibi numerandas iusserramus.
Data ut supra.
Cichus.
a In A fugens depennato.
51

97
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL COMUNE E AGLI UOMINI DI TROMELLO E DEL BORGO DI SAN
SIRO DI AVER CONFERMATO LA CONCESIONE FEUDALE DI QUELLE TERRE, ACCORDATA DA
FILIPPO M. VISCONTI E DI AVERLA FATTA REDIGERE IN PUBBLICA FORMA E, PERCIÒ, VUOLE CHE
PRESTINO IL DOVUTO GIURAMENTO DI FEDELTÀ E DI OBBEDIENZA.
1451 giugno 29, Lodi.
22v Comuni et hominibus Tromelli et Burgi Sancti Syri.
Confirmavimus spectabili militi dilecto nostro domino Augustino de Beccaria concessionem
feudalem terre Tromelli et Burgi Sancti Syri, quam alias dictus Augustinus habuit ab illu-
strissimo quondam domino domino Filippo Maria duce Mediolani, et cetera, socero et patre
nostro honorandissimo. Et proinde instrumenta opportuna rogari fecimus, licet adhuc in
publicam formam redacta non sint, volumus igitur et mandamus vobis quatenus dicto
domino Augustino prestetis debitum fidelitatis et obedientie iuramentum, et cetera, omnia
faciatis que in eum facere tenemini sub indignacionis nostre pena.
Laude, xxviiii iunii 1451.
Cichus.
98
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A MANFREDO E GIBERTO DA CORREGGIO IL SUO STUPORE
PERCHÉ NON DANNO VIA LIBERA A DELLE IMBARCAZIONI DUCALI SE NON PAGANO DAZIO, CIÒ CHE
NON SI FA DA PARTE SFORZESCA PER LE IMBARCAZIONI LORO. SEGUANO IL BUON SENSO E
LASCINO PASSARE LE IMBARCAZIONI MILANESI.
Magnificis Manfredo et Giberto de Corigia.
1451 giugno 28, Lodi.
Havimo inteso per lettere de Antonio da Dexio, nostro familiare, cum grandissima
admiratione et tanto grande, che difficele ne è a credere, che vuy teniti impedite alcune
nostre nave cariche de frumento, non gli lassando venire al camino loro senza pagamento
de datio, che saria non solum da maravigliarse, ma da dolerse et anche da omnino patere,
consederato che tante volte havimo ordinato et facto licentia ale vostre nave che passeno
senza veruno datio adando a Cremona, a Pavia, a Lodi et a Milano, come ve è piaciuto, et
anche non vogliati far pagare ad nuy ne pare assay deshonesto inconveniente et fuora de
ogni rasone. Pertanto ve confortiamo che ve piacia lassar venire liberamente esse nostre
nava senza pagamento, como è rasionevole.
Data Laude, die xxviiii iunii 1451.
Cichus.
52

99
FRANCESCO SFORZA, COMUNICA AL PROVVEDITORE GIACOMO ANTONIO MARCELLO LA VENUTA
DI MONACO, COMPAGNO DI MATTEO DA CAPUA, PER RIAVERE UN RAGAZZO FUGGITOGLI E
RIPARATO PRESSO LUOMO D’ARME DUCALE SCIAVETTO, CHE NON LO VOLEVA RILASCIARE SE
PRIMA NON GLI VENIVA RESTITUITO UN SUO RAGAZZO RIPARATO IN TERRA VENEZIANA. IL DUCA
HA ORDINATO LA RESTITUZIONE. VUOLE SI FACCIA ALTRETTANTO DA PARTE LORO.
1451 giugno 29, Lodi.
23r Domino Iacobo Antonio Marcello provisori, et cetera.
Essendo venuto da nuy Monacho, compagno del signor Mattheo da Capoa, per rehavere
uno suo reghazo gli s’è fugì’, et cetera li dì passati, quale capitò in le mani del Schiavetto,
nostro homo d’arme et quello reteniva per contracambio de un altro suo raghazo se n’era
fugito prima dal canto vostro de là, per demostrare che non vogliamo manchare dal canto
nostro che la compagnia bona non se observi, habiamo principiato in fare restituire questo
regazo al vostro, et similiter così ve piaccia dare opera ch’el dicto nostro homo d’arme
rehabia il suo, como è raxonevole.
Data Laude, xxviiii iunii 1451.
Andreas Fulgineus.
100
FRANCESCO SFORZA ORDINA A “MAGISTRO” GIOVANNI DA PIACENZA DI PORTARSI A CREMONA
DAL DUCA CON IL SUO FIGLIOLO, PER IL QUALE È SORTA UNA VERTENZA CON IL CONDOTTIERO
DUCALE LEONARDO SCALINO , CUI PURE È STATO COMANDATO DI RECARSI DAL DUCA.
Magistro Iohanni de Placentia.
(1451 giugno 29, Lodi.)
Per intendere et decidere la differentia verte fra ’l strenuo Leonardo Scalino, nostro
conductero, et ti per caxone de tuo figliolo, volemo et ti comandamo che, recevuta questa,
vegni da nuy ad trovare ad Cremona et mena cum techo dicto tuo figliolo, et così habiamo
ordinato al dicto Leonardo, che se trova anchora luy lì et non machi per niente.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
53

101
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ANTONIO DA DESIO CONSEGNI AI DA CORREGIO LA LETTERA
DUCALE CONTESTANTE LA SOSTA OBBLIGATA DELLE IMBACAZIONI MILANESI.
Antonio de Dexio.
1451 giugno 29, Lodi.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi della inhibicione fano quelli da Corezo ale nostre nave,
non le volendo lasare passare senza datio, del che oltre modo ce siamo maravigliati et
dolemosse de loro, como vederay per la inclusa copia dele lettere, quale gli scrivimo et le
quale volimo gli presenti et assigni, avisandone subsequenter dela resposta quale te
farano.
Laude, xxviiii iunii 1451.
Cichus.
102
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A DONNA LUCHINA DI ORDINARE AI SUOI UOMINI DI PAGARE LA
TASSA DOVUTA ALLE GENTI D’ARME PER EVITARE LORO REAZIONI DANNEGGIANDO LE BIADE.
23v Domine Luchine de Verme.
1451 giugno 30, Lodi.
Ce ha significato con querella il nobile Gabriello Malvicino che, siando alcuni homini deli
vostri r(e)trogradi et renitenti a fare il dovere, per li beni hano nel luocho de Zenevrelo, alle
gente d’arme chi hano li loro taxe lì, et per questo havendeli facto novitate esse gente et
taliate alcune herbe, sono postea andati essi vostri homini in vendeta ad tolire le biave a
de dicto Gabriello o soi homini, quali non gli hanno colpa. Et dubitandosse esso Gabriello
che per questi inconvenienti, et maxime che le gente d’arme menazano de bursare le biave
chi non li fa el dovere, non intervenga scandolo, richede che vi piaza ordinare che l’homini
vostri contribuiscano per quanto gli tocha aciò che, contribuendo qualunca per la ratta
sua, el carico sia supportabile et cessarà la cagione de scandolo. Per la qual cosa vi
confortamo quanto più possimo che cossì vogliati fare.
Ex Laude, ultimo iunii 1451.
Cichus.
a Seguono che per questi incovenienti depennato
103
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI ARRESTARE GLI AUTORI DI
UN OMICIDIO E DI FERIMENTI E DI PUNIRLI RIGOROSAMENTE.
Locuntenenti Alexandrie.
1451 giugno 30, Lodi.
Cum gravissima querela ce ha significato Iacomo Guasta Moglia della nostra terre dello
Castellazo che alli dì passati gli fo morto uno suo cosino crudelmente et feriti alcuni altry
delli suy per alcuni deli quali luy ve farrà informatione. La qual cosa tanto ce he exosa
54

quanto potessimo dire al mondo, non deliberando che vada impunita. Pertanto volimo et ve
commettimo che per ogni subtile investigatione ve sforzati intendere chi sonno stati li mal-
factory et procederli contra cum ogni rogorosità de rasone et sogondo che merita cussì
nephando caso, puniendo et facendo iustitia, non guardando in fronte ad homo del mondo;
et fatilo cum effecto et viriliter se may havesti voglia far cosa che ne sia grata, como etiam
è vostro officio.
Data Laude, ultimo iunii 1451.
Cichus.
104
FRANCESCO SFORZA INVIA AD ANGELO DE CAPOSILVIS UN ELENCO DI QUANTI SI PORTERANNO A
CASALMAGGIORE PER DARE A LORO ALLOGGIAMENTI . VUOLE CHE IN PARTICOLARE SI TROVINO
“STANCIE YDONEE, HONEREVELE ET SUFFICIENTE” PER IL MARCHESE DI MANTOVA E I SUOI OLTRE
A QUELLE PER IL DUCA.
24r Angello de Caposilvis.
1451 luglio 2, Cremona.
Aciò che tu ne sie advisato de quelli vengone in compagnia a con nuy lì a Casalmaiore et
sapie che modo tenere circha li allogiamenti te mandiamo inclusa la lista ordinata de tucti
quelli vengone con nuy ali quali volemo sia proveduto de logiameti b per li cavalli contene
dicta lista come vederay. Sichè havuta questa, attendi ad mettere in ordine che se trovino
et siano apparechiati tucti li dicti logiamenti, ordinando lì nel burgo le stancie dove habiamo
ad stare nuy, cossì dove habbia ad stare lo illustrissimo signor marchese da Mantova, che
siane ydonee, honerevele et sufficiente, come parerà ad ti. Ma li primi logiamenti se appa-
richiedo, volemo siano quelli del marcheso et deli soy et perchè gli ne verano anche di li
altry che non sono suso la lista, vogli apparechiare qualchi altri logiamenti, como et dove te
parerà ad ti.
Data Cremone, die ii iulii 1451.
Cichus.
a Segue nostra depennato.
b Così in A.
105
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BOSCHINO DI AVER AVUTO NOTIZIE SUL QUANTITATIVO DI
FRUMENTO PRESO NEI GIORNI PASSATI DIVERSO DA QUELLO DATO DA LUI.
Boschino.
1451 luglio 4, Cremona.
Inteso quanto ne ha referito ser Andrea et ne hanno dicto alcuni provisionati nostri del facto
de quello frumento tolto in li dì proximi passati ad Castel da Busne quale asseristi non es-
sere tanto quanto luy dice et nuy gli habiamo facto assignare, non te respondemo altra-
mente se non che voressemo havessi altro pensero al facto nostro che tu non hay. Et
intendi sanamente queste poche parole.
Data Cremone, iiii iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
55

106
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ DI PARMA DI ESSERE STATO
INFORMATO DA MARCO CORIO CHE RIZZO E CICILIANO SONO DUE DEI COLPEVOLI CHE HANNO
DERUBATO I FIORENTINI E PERTANTO IL DUCA VUOLE CHE VENGANO IMPICCATI E GLI ALTRI DUE
SIANO GUARDATI A VISTA.
Commissario et potestati Parme.
1451 luglio 4, Cremona.
Pe(r) la ritornato de Marcho Coiro, remanemo avisati di quilly quatro che sonno retrovatosi
a robare quilli forentini deli quali dice li duy, cioè Rizo et Ciciliano esser colpevoli. Et perchè
volimo gli sia fatto rasone et iustitia aciò che transeat in exemplum ali altri de ben vivere et
de non committere tale robbarie et excessi, vi committiamo che essi prenominati Rizo et
Ciciliano debbiati fare impichare per la gola, ita che morano senza alcuna conditione et
interpositione. Et che como l’haveriti exequito vogliamo per vostre lettere nello 24v alli altri
duy compagni non faciati altra novitate per finchè nuy non vi scrivimo altro, ma fatili ben
guardare sichè non possano fare fuga de Baptista Pianello homo d’ arme da puoy che è in
le mano del magnifico Petro Maria Rosso nuy non vi dicimo altro se non che gli
provideremo per altra via.
107
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PIACENZA NONCHÉ AI
PRESIDENTI DEGLI AFFARI LOCALI DI PAGARE IL SALARIO A FILIPPO DE MELIIS , PODESTÀ DI
PIACENZA, ATTINGENDO A DAZII SE NON SONO SUFFICIENTI LE ENTRATE DA CONDANNE.
1451 luglio 5, Cremona.
Referendario et thesaurario Placentie et presidentibus ibidem.
Querelam apud nos fecit spectabilis milles dominus Iohannes Philippus de Meliis potestas
illius civitatis nostre quod non potuit a consequi salarium officii potestarie ipsius; propterea
quod non supertunt b denarii condemnationum ex quibus partem salarii ex ordine percipere
debet. Cum itaque conveniens sit et unicuique dignum videri debeat ut salarium suum
consequi debeat, contenti sumus et volumus quod, non supplentibus pecuniis condemna-
tionum ut prefertur, ex quibuscumque denariis datiorum c videlicet, bulle, vini, datii novi
fruitarum communitati illi spectantium responderi faciatis ipsi potestati ita ut solutionem sui
debiti salarii consequi veniat et habere. Exequamini igitur hanc mentem nostram.
Cremone, v iulii 1451.
Cichus.
a In A pote
b Così in A.
c Segue denarii pro libra carnium depennati.
56

108
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI ASSEGNARE
200 DUCATI D’ORO SULLE ENTRATE DI PARMA DEL 1452 AL CONTE MARCO DE CERATIS CHE GLI
HA FATTO AVERE TALE SOMMA SBORSATA DA ANGELO DE CAPOSILVIS PER IL DUCA.
Regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
1451 luglio 4, Cremona.
Subvenit nobis pridie spectabilis comes Marchus de Ceratis de ducatis ducentis aureis
quos exbursavit Angelo de Caposilvis familiari nostro pro nonnullis opportunitatibus nostris;
volumus itaque dicimus ac committimus vobis quatenus super intractis civitatis nostre
Parme anni proximi futuri 1452 de dictis ducatis ducentis auri eidem comiti Marcho
assignationem faciatis.
Data Cremone, die iiii iulii 1451.
Franciscus Sfortia manu propria subscripsit.
Cichus.
109
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CALIZZANO DI DARE INIZIO ALLA COSTRUZIONE
DELLA ROCCA E DI RIPORVI IL FRUMENTO DI CUI GLI HANNO SCRITTO I MAESTRI DELLE ENTRATE
STRAORDINARIE.
25r Potestati Calestani.
1451 luglio 4, Cremona.
Tu say quello che per una altra nostra lettera te havimo scripto et cossì li Magistri dele
intrate nostre extraordinarie della spesa che bisogna farse in la rocha nostra de Vigolono;
et fin qui intendimo che per ti non gli è dato forma nè principio alchuno, allegando alchune
rasone per le quale te movi ad non potere supplire ad questa spesa, et considerato la dicta
spesa è de grande importantia, como dei pensare, de novo te repplicamo et volimo che,
remossa ogni exceptione et contradictione, tu provedi cum effecto alla reparatione della
dicta rocha fina alla quantità de cento libre et non sia fallo, perchè altramente se lamenta-
ressimo et doleressimo de ti grandemente. Ulterius volimo anchora che tu provedi de
ponere in la dicta rocha quello formento che te hanno scripto li dicti Magistri.
Cremone, iiii iulii 1451.
Cichus.
110
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GENTILE DA LEONESSA DI FARGLI AVERE I QUATTRO CAVALLI E
ALCUNE ARMI OLTRE AD ALTRE COSE PORTATE IN TERRA VENEZIANA DA DUE FAMIGLI DELL’UOMO
D’ARME DUCALE ALBANESE.
Gentili de Leonessa.
1451 luglio 5, Cremona.
E’ stato da noi il Albanese, nostro homo d’arme, et ne ha dicto che in li dì passati se sono
fugiti da luy duy soy famigli et gli hanno menati quatro cavalli cum alchune arme et altre
cose. Pertanto ve pregamo et confortiamo che, per observare la bona usanza et costume,
57

como è totale intentione nostra de far dal canto nostro, vogliati fare restituire li dicti quatro
cavalli et le altre cose ad qualunche mandarà esso Albanese, li quali famegli sono dal can-
to dellà cum Iannes. Et benchè loro siano stati asecurati, segondo lo dicto Albanese ne ha
dicto, da messer Nicolò Canali, non credimo però che li habia asecurati per tore el suo ad
esso nostro homo d’arme; sichè, como havimo dicto, ve pregamo gli fati rendere ogni cosa.
Cremone, v iulii 1451.
Cichus.
111
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUIGI DE ALAMANIS CHE VENGANO SUBITO DATI PANNO E
VELLUTO AD ANTONIO DA VERONA.
25v Aluysio de Alamanis.
1451 luglio 5, Cremona.
Antonio de Verona, nostro famiglio, ne dice non havere anchora havuto quello panno et
velluto havimo scripto et ordinato gli sia dato, de che ne maravigliamo. Pertanto volimo et
te caricamo strectamente debi providere che Antonio sia subito expedito del panno et
velluto, como havemo script. Et non manchi.
Cremone, v iulii 1451.
Cichus.
112
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL VESCOVO DI PARMA CHE IL BENEFICIO DELLA CHIESA
PARMENSE DI SAN MARZOLINO, LASCIATO VACANTE DALLA MORTE DI FRATE GIOVANNI
BATTILANNI, VENGA ASSEGNATO A DON NICCOLÒ, NIPOTE DI CAPRAZUCCA.
Domino episcopo Parmensi.
1451 luglio 6, Cremona.
Intendimo vacare certo beneficio in quella nostra cità in la chiesia de Sancto Marzolino per
la morte de uno frate Giohanno delli Baptilanni, quale è novamente passato de questa vita.
Et perchè siamo informati che dicto beneficio è patronato, el quale haveressemo caro farle
conferire in don Nicolò, nepote de Caprazucha, conestabile del ponte nostro Domicilie de
quella nostra cità, per compiacere al dicto Capraçhucha per respecto delli meriti soy infiniti
et fede soa, confortiamo et pregamo la paternità vostra voglia havere da sì el patrono
d’esso beneficio, et per parte nostra confortarlo et per ogni via indurloa fare la electione
d’esso in el prenominato don Nicolao. Et facta dicta electione, voglia la paternità vostra
fargli la confirmatione cum quelle solemnitade che se gli rechiede et, se pur dicta electione
fusse facta in qualcuno altro, confortiamovi non vogliati aliquo modo procedere in la dicta
confirmatione; imo soprastariti et quantum vi parerà cum honestà induziti dicto patrono a
fare nuova electione in el dicto don Nicolò, el che havirimo nuy gratissimo, perchè
dessideramo fare bene al dicto Caprazucha et nipoti, ali quali per la loro fide gli siamo
admodum attenuti.
Data Crremone, die vi iulii 1451.
Cichus.
58

113
FRANCESCO SFORZA CONCEDE AL PODESTÀ DI SONCINO DI POTERSI ASSENTARE, DOPO IL
RITORNO DEL FIGLIO DEL DUCA, TRISTANO, PER DIECI GIORNI, LASCIANDO IN SUA VECE UNA
PERSONA IDONEA.
26r Potestati Soncini.
1451 luglio 6, Cremona.
Tuis ut annuamus requisicionibus contentamur quod ab officio illo, cui prees, postquam
istuc redierit magnificus dominus Tristanus filius noster, te absentare possis huc et quo tibi
libuerit iturum spatium dierum decem, itu mora et redditu computatis, demissa tamen, tui
loco, persona idonea et sufficienti, que tuas deligenter suppleat vices.
Cremone, vi iulii 1451.
Cichus.
114
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUPOGOTENENTE DI ALESSANDRIA ORDINI A QUELLI DI
ANNONO DI OSSERVARE LA CONCLUSIONE FATTA CON GLI AMBASCIATORI DEL MARCHESE DI
MONFERRATO, “FACENDO LI ALTRI EL SIMILE DAL CANTO SUO”.
Locuntenenti Alexandrie.
1451 luglio 6, Cremona.
Havemo recevuto più vostre lettere et tra l’altro doe, date a iii del presente ad hore 15, et
per esse restiamo advisati della conclusione facta con li ambasiatori del’illustre signor
marchexe circha le differentie et cose seguite tra quelli de Annono et quelli della rochetta et
da Cerro. La quale conclusione n’è piazute grandemente et cossì scrivemo alla signoria
soa respondendo ad una lettera, quale ne ha scripto circha questa materia et pregamola gli
piaza providere che la dicta conclusione se mandi ad effecto dal canto suo, perchè vuy
etiamdio fariti el simile. Dal canto nostro, como intendereti per le copie delle dicte lettere
ale presente incluse, vogliati adonche ordinare cum quilli de Annono che observino la dicta
conclusione, facendo li altri el simile dal canto suo. Et nonobstante alcuna cosa ve
habiamo scripto de qui indietro, vogliate exequire la intencione nostra, quale chiarimo al
prefato signor marchese per la nostra lettera, observando però loro alli nostri la dicta
conclusione. Et perchè diceti de mettere a sacomano quelli della rochetta, volimo che per
condictione alchuna non lo faciati, immo, observando loro la conclusione predicta,
observati vuy anchora a loro senza exceptione alcuna.
Cremone, vi iulii 1451.
Cichus.
59

115
FRANCESCO SFORZA INCARICA IL PREVOSTO DI BORGO SAN DONNINO DI INDAGARE SULLA VITA
E I COSTUMI DEL PRIORE LOCALE DI SAN PIETRO PER EVENTUALI PROVVEDIMENTI.
26v Preposito Burgi Sancti Donini.
1451 luglio 5, Cremona.
El n’è poreta una sinestra informatione della vita del priore de Sancto Petro de quella
nostra terra del Burgo San Donino la quale, quando vera fosse, ne dispiaceria molto, sì
principalmente per la diligentia, cura et reverentia si vole havere al culto divino, sì etiam per
lo regimento et governo delli subditi nostri. Il perchè vi scrivemo, stringemo et carrichamo
che, secreto quanto se pò et con ogni bona diligentia ve vogliati informare dela vita et
costumi del dicto priore et de quello ne trovareti ne siamo per vostre lettere advisati, ad ciò
si gli possa fare debita provisione, sì per quello ispecta al divino culto, come etiamdio allo
governo delli homini nostri. Et questo faciti con bono modo et quanto più presto sia
possibile.
Data Cremone, die v iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
116
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI BORGO SAN DONNINO DI INFORMARSI
CAUTELOSAMENTE DELLA VITA E DEI COSTUMI DEL PRIORE LOCALE DI SAN PIETRO.
Potestati Burgi Sancti Donini.
1451 luglio 5, Cremona.
El n’è poreta una sinestra informatione della vita del priore de Sancto Petro de quella
nostra terra la quale se vera fosse, molto ne dispiaceria. Per la qual cosa te scrivemo et
commandemo strictissinamente a che diligentemente et tanto secretamente, quanto te sia
possibili, con boni modi te informi della vita et costumi soy. Et de quanto trovaray per tue
lettere b me avisi ad ciò che bisognando gli possiamo fare debita provisione, sì per quello
spectarà al culto divino, como etiandio per lo bono regimento de quelli nostri homini.
Data Cremone, die v iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
a Così in A.
b Segue me corretto su ne.
27r Potestati Fiorentiole.
Benché li homini d’arme a
a Il testo si esaurisce qui.
116 bis
FRANCESCO SFORZA AL PODESTÀ DI FIORENZOLA.
60

117
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MANFREDO DA CORREGGIO CHE FACCIA RESTITUIRE A ZANESE
DA PARMA I DUE CAVALLI RUBATI DA TAL SIMONINO FUGGITO PRESSO MANFREDO.
Domino Manfredo de Corigia.
1451 luglio 6, Cremona.
Perchè uno Simonino quale fece homo d’arme Zanese da Parma, nostro compagno, si à
fuzito et menatose via duy cavalli d’esso Senese, quale Simonino è aconcio nella compa-
gnia vostra. Pertanto vi confortiamo che vogliati fare restiture al dicto Zenese li cavalli sui,
quale le menò via dicto Simonino, perchè se farria la restitutione de simele robbate dalli
inimici non tanto da vuy che non doveristi aceptare quilli se fugono dalli nostri, benchè
crediamo che, havendolo vuy saputo, non lo haveristi acceptato. Sichè iterum ve confor-
tiamo che vogliati dare forma che li siano restituiti dicti cavalli robbati, como è debito et
rasonevelle, perchè cussì facemo nuy in verso li vostri.
Ex Cremona, vi iulii 1451.
Cichus.
118
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA CHE VENGA FATTA GIUSTIZIA
CONTRO COMUNI , LUOGHI E UOMINI DI CREMONA CHE HANNO PORTATO VIA CIRCA SETTECENTO
CARRI DI LEGNAME AGLI EREDI DI LUCHINO MARIANO DA CREMONA PER SISTEMARE E
FORTIFICARE I LORO LUOGHI.
Locuntenenti Cremone.
1451 luglio 6, Cremona.
Li nobili nostri citadini figlioli et heredi de Luchino Mariano da Cremona ne hanno exposta
et cum grave querella como certi comuni et luoghi de Cremona et li homini de ipsi gli hanno
tagliati et portato via ben 700 carra de legname o circha cum dire l’hanno tolte per
aconzare et fortifficare dicti loro lochi et comuni. Et poy che epsi heredi se gravano de ciò
grandemente et asseriscono si per loro rata gli tocha alchuna cosa, volerlo fare et de bona
voglia, ma non recevere sì grande damno, volimo et cussì per queste nostre ve
commettemo che alli dicti heredi contra dicti comuni et luoghi et homini de essi, quale da
loro intenderiti, gli ministrati rasone et iustitia per modo che non habbiano più una iusta
casone de querelare de lamenta nè retornar più ad nuy per questa facenda loro, quanto
sonno tenuti ad fare ragione realmente ad quelli comuni de quello gli tochasse.
Cremone, vi iulii 1451.
Le quale cose volimo a se intendano per loco et parenti loro che hanno recevuto simili
damni.
Data ut supra.
Cichus.
a Volimo ripetuto in A.
61

119
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL CONSIGLIERE DUCALE NICCOLÒ ARCIMBOLDI E AD ANTONIO
BOSSI, MAESTRO DELLE ENTRATE DI DI INTEVENIRE PER PORRE FINE, SECONDO “RECHIEDE LA
RASONE”, ALLA CAUSA TRA OTTAVIANO DALLA CARTA E QUELLI DELLA PIETÀ DI MILANO
1451 luglio 7, Cremona.
27v Egregiis doctoribus dominis Nicholao Arzinboldo consciliario nec non Antonio de
Bosiis magistro intratatrum dilectis nostris.
El magnifico Otaviano dala Carta cercha cum ogni instantia la fine della differentia et cau-
sa ha cum quilli della Pietà de quella nostra cità. Perchè le parte adoncha non habiano ad
litugare in longo, ve caricamo alla expeditione d’essa iustitia mediante, et perchè anchora
fa rechiedere che se facia sequestro delli fructi pendenti, ve dicimo che vuy a quilli è facta
la commissione d’essa causa faciati quanto ne vole et rechiede la rasone.
Data Cremone, vii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
120
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE PASSINO AL
FIGLIO SFORZA LA PROVVISIONE ORDINATA.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 7, Cremona.
Perchè Sforza, nostro figliolo, possa supplire ali bisogni soi, ve commettiamo et volimo che,
remossa ogni casone, gli faciati rispondere integramente della provesione, quale gli havimo
ordinato, maravigliandosse molto che per fina adesso non l’habiati facto. Et questo facete
senza dilactione vel opposicione alchuna, sichè più non ne habbiamo a scrivere per questa
casone. a
Cremone, vii iulii 1451.
Cichus.
a Segue Mediolani depennato.
121
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL COMMISSARIO, IL PODESTÀ ET IL REFERENDARIO DI PARMA
SI PRENDANO CURA CHE I CAVALLI, LE ARMI E LE COSE DI FRANCESCO DA BOLOGNA NON
ABBIANO A SUBIRE DANNO.
Comissario, potestati et referendario Parme.
1451 luglio 7, Cremona.
Inteso quanto ne haveti scripto del caso occorso ad Francisco da Bologna, del tutto ne
remanomo advisati, et in questo facto non ne volimo fare per adesso altra resposta, ma
ben volimo che ali cavalli, arme et altre cose del dicto Francisco fati havere bona cura et
diligentia che non vadano in sinistro, avisandove che se cosa alcuna andasse in sinistro,
62

se tenerissimo molto gravati de vuy. Et de tutto fati fare tutto lo inventario et como havereti
facto et exequito advisatine per vostra lettera.
Cremone, vii iulii 1451.
Iohannes.
122
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL MARCHESE D’ESTE DI ORDINARE CHE NON VENGA DATA
MOLESTIA A OTTOBONO DA PALUDE DA PARTE DI INNOCENTE COTTA CHE PRETENDE SIA FATTA
GIUSTIZIA ALL’OTTOBONO FUORI DEL TERRITORIO SFORZESCO.
28r Domino Marchioni Estensi.
1451 luglio 7, Cremona.
Intendiamo per querella de Octobono da Palude che Innocente Cotta lo vole tirare et
astrenzere lì a satisfargli d’alcuni denari di quali pretende essergli debitore et questo per
respecto d’alchuni beni ch’el ha in lo territorio della signoria vostra. Et perchè non ne pare
honesto che li nostri subditi siano tirati fuora del nostro territorio maxime essendo contracto
qui lo debito, confortiamo et pregamo essa vostra signoria gli piaza providere et ordinare
che ad esso Octobono non sia dato impazo lì, ma se Inocente pretende cosa alchuna da
luy, domande denanze a iudice compectente in le terre nostre et gli sarà ministrata rasone.
Apparechiati ad ogni piacere della signoria vostra.
Cremone, vii iulii 1451.
Cichus.
123
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI FIORENZUOLA CHE VENGA DATO ALLOGGIAMENTO
AGLI UOMINI D’ARME INCLUSI NELLA LISTA PER LA SOMMA INDICATA. QUALORA GLI UOMINI
D’ARME NON TENESSERO I LORO CAVALLI NEGLI ALLOGGIAMENTI LORO FISSATI, NON VERRÀ
LORO DATA COSA ALCUNA.
Potestati Florenzole.
1451 lugio 7, Cremona.
Vogliamo che alli homini d’arme nostri annotati nela introclusa lita a faci dare lozamento b
da quelli nostri homini da Fiorenzola, fecendoli dare segondo l’ordine nostro per li cavalli et
boche per fina alla summa ad essi descripta, havendoli vivi. Con ciò stia, non volimo per
modo alchuno che l’homini nostri siano gravati de cavalli morti et vogliamo che, non tenen-
do l’homini d’arme li loro cavalli alli allozamenti deputati ad essi, gli sia resposto de cosa
veruna excepto se a ti chiaramente constasse ch’el numero loro fosse iusto. Alora siamo
contenti, stando ale spese loro di tutto senza graveza di nostri subditi possino absentarse
de lì, non usendo dal territorio nostro de Piasentina. Et per li cavalli e boche gli faray
contribuire, volimo che subito ce ne daghi adviso et in ciò non falli per cosa alchuna.
Cremone, vii iulii 1451.
Iohannes.
a Così in A.
b Segue fa depennato.
63

124
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI ALESSANDRIA CHE CONSTATANDOGLI ISNARDO
MALASPINA VERO CREDITORE INDUCA GIACOMINO E LUDOVICO FERUFFINI A SALDARE LE LORO
PENDENZE.
28v Potestati Alexandrie.
1451 luglio 7, Cremona.
Ve scripsimo questi dì proximi passati ad suplicatione del spectabile Isnardo Malaspina che
constandove ch’el dovesse havere da Iacobino et Ludovico di Ferufini certa quantità de
dinare per casone di una sigurtade, como se conteneva in dicta ex nostre lettere, dovesti
provedere ch’el havesse la satisfatione sua. Di novo ve scrivimo et commandama che con-
standove dicto Isnardo essere vero creditore provede a ti opportunemente constringendo
dicto Iacobino et Ludovico per omnia iuris remedia et quelibet ipsorum ad satisfare intera-
mente ad esso Isnardo de tutto quello se trova vero creditore d’essi Iacobino et Ludovico,
procedendo in questo facto senza litigio alcuno, nonobstante cavilatione nè frivole excep-
tione alcuna et quanto più summariamente et expeditamente sia possibile per modo che
non ne sentiamo più altra dingna querella.
Cremone, vii iulii 1451.
Et fati in questo a per modo che dicto Isnardo o chi fa per luy non habbia ad demorar lì in
litigare nì ad farne altra lamenta.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue non depennato.
125
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ROLANDO PALLAVICINO ORDIN AI SUOI UOMINI DI
CORRISPONDERE AGLI UOMINI D’ARME DELLA SQUADRA DEL FRATELLO DEL DUCA, BOSSIO,
QUANTO SONO TENUTI A DARE SECONDO GLI ORDINI DUCALI.
Rolando Palavicino.
1451 luglio 7, Cremona.
Ne hanno fatto lamenta li homini d’arme della squadra de Boxio, nostro fradello, che per
l’homini vostri dove sonno alogiati non gli si resposto dele taxe loro et delle cose che se gli
rechiede segondo li ordini nostri, per la qual cosa molto se agravano. Pertanto vi confortia-
mo et pregamo vogliati provedere che gli sia interamente resposto alle dicte loro taxe et
cose et etiamdio delle herbe per uso di loro cavalli, ita che più non vi habbiamo più a
replicare in questa materia. Deinde aciò che possano a vivere como fanno l’homini, benchè
al presente non se retrovasseno havere dinare, vi confortiamo debiati ordinare che gli sia
dato del vino per loro pigni per sinchè haveranno el modo de rescoderli, facendolo darglilo
per pretio honesto et competente.
Cremone, vii iulii 1451.
Cichus.
a Segue usare depennato.
64

126
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BOCHINO DI ANGERA DI MANDARE TRENTA FANTI DEI PIÙ FIDATI
NELLA ROCCA DI CASSANO, I QUALI INSIEME CON VILLANO DA GUALDO ATTENDANO ALLA
GUARDIA DI DETTA ROCCA.
29r Bochino de Angleria.
1451 luglio 8, Casalmaggiore.
Per certi respecti deliberamo et volemo, veduta la presente, subito mandati trenta fanti delli
nostri fidati in la rocha de Cassano quali insiema cum lo Villano da Gualdo attendano a
bona guardia d’essa rocha et tu, personalmente, gli li accompagni et admonisse che se
intandano bene cum esso Vilano et siano soliciti alla dicta guardia fino alla retornata nostra
de là. Et aciò siano aceptati, scrivimo opportunamente per l’aligata ad dicto Vilano.
Data Casalis Maioris, die viii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
127
FRANCESCO SFORZA NEGA AL CONSIGLIERE DUCALE PIETRO VISCONTI DI ASSENTARSI DA
MILANO A CAUSA DELLA PESTE PERCHÉ SAREBBE UN DISPERDERE I MEMBRI DEL CONSIGLIO
SEGRETO,CIÒ CHE IL DUCA NON VUOLE.
Domino Petro Vicecomiti militi et consiliario. a
(1451 luglio 8, Casalmaggiore.)
Respondendo ad una lettera per la quale ne rechiedeti licentia de potervi absentare da
Milano per casone della peste, dicimo che non ne pare dovere concedere essa licentia per
partirve de lì perchè sarria uno dare materia alli altri compangni vostri del Consiglio nostro
secreta b che ne rechiedesseno el simele et in questo modo l’uno andaria in qua et l’altro
in là et remaneria disfacto esso Consiglio. Et considerando nuy quanto è importante el
prefato Consiglio, nuy ce cerchamo tenerlo insiema piutosto cha de(v)iderlo, ma vi
confortiamo hinc ad fare tutte quelle bone et dilligente provisione che se ponno sichè ve
possiati conservare salvo et securo da essa contagione.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue nostro depennato.
b Così in A.
128
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO DA ANCONA CHE ORDINERÀ AI MAESTRI DELLE ENTRATE
DI PAGARGLI QUANTO DOVUTO. CERCHI, POI, LUI, DI SOLLECITARLI E AVUTI I DENARI LI
DISTRIBUISCA COME MEGLIO GLI PARERÀ. FACCIA RIPARARE I CARRI E NE PAGHI LA SPESA.
Filipo de Ancona.
1451 luglio 8, Casalmaggiore.
Respondendo ala tua lettera dicemo, et primo, ala parte deli dinari che tu non poi havere
che ne maravigliamo asay che tu non li habii havuti, ma nuy scrivemo per l’aligata ali
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Maystri de l’intrate in modo che non dubitamo te daranno dinari, sichè vogli solicitare
haverli et dispensarli como te parerà meglio et più necessario. Ala parte dela spesa deli
nostri carri dicemo che siamo contenti che tu li faci conzare et pagare dicta spesa, aciò che
te possi aiutare d’essi. Ale altre parte non cade altra resposta.
Casalis Maioris, viii iulii 1451.
Cichus.
129
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE PER AVERE
FATTO NULLA PER TROVARE DENARI PER LA COSTRUZIONE DEL CASTELLO DI PORTA ZOBIA.
IMPONE LORO DI DARSI DA FARE PER TROVARE DENARO PER PAGARE QUANTI VI LAVORANO.
29v Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 9, Casalmaggiore.
Sapeti quante volte ve havemo dicto che volesevo in omni modo provedere de trovare
dinari per lo lavorerio del castello nostro de porta Zobia, ad ciò che continuamente se gli
possa attendere al lavorerio, et parne che per cosa ve habiamo dicta et facto dire non ne
haveti voluto fare niente che a non ve porrissimo dire quanto despiacere ne habiamo. Et
per una cosa non ne porressino fare maior dispiacere de questa che doveresino pur consi-
derare quanto è importantissimo el facto de quello castello. Per la qual cosa vogliamo et
comandamove che ve sforzati de trovare tanti dinari che se possano pagare tuti quilli
maistri et lavoranti, che lavorano in tuto quello nostro castello de tuto quello debiano have-
re, aciò habiano casone attendere a lavorare. Et questo non manchi per quanto haveti caro
el stato nostro.
Casalis Maioris, viiii iulii 1451.
Cichus.
a Segue non in interlinea.
130
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SAN GIOVANNI IN CRECE DI FAR RESTITUIRE DA
ANTONELLO DA CALABRIA LA CAVALLA CON EREDE DA LUI RUBATA O DA UN SUO FAMIGLIO A
LORENZO DA RIVAROLO.
Potestati Sancti Iohannis in Cruce.
(1451 luglio 9, Casalmaggiore.)
Questo Lorenzo da Rivarolo dentro è stato da nuy condolendose che Antonello da Cala-
bria, nostro homo d’arme allogiato lì, overo uno suo famiglio li tolse ad questo dì una soa
cavalla con una eradese dentro socto pretexto ch’el dicto famiglio doveva havere dal dicto
Lorenzo per servito, et quale denari habiendo voluto luy paghare pare non se li sia iovato;
il perchè volemo facci restituire in deretro al Lorenzo predicto dicta soa cavalla et heredese
et se pretende havere il famiglio o il patrone dovere havere cosa alcuna da lui vegnano ad
dire la sua raxone et serale ministrata. Et questo non manchi.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
66

131
FRANCESCO SFORZA VUOILE CHE FRANCESCO MALETTA SI ATTENGA A QUANTO RICHIEDE “EL
DOVERE ET LA RASONE” NELLA VERTENZA TRA MADONNA ANTONIA E L’EREDE DI LUDOVICO DE
POSIZIONI.
31r Francisco Malete.
1451 luglio 9, Casalmaggiore.
E’ venuta qua da noy madona Antonia che fu figliola de quondam Giovani da Marano, qua-
le fu nostro citadino de Parma, molto aggravandossi per casone della differentia vertente
fra ley per una parte et la herede de quondam Ludovico di Positioni, olim citadino nostro
similmente di Parma per l’altra parte, dela quale credimo sii pienamente informato, perchè
dice dubitare non gli sia facto manchamento nele rasone soe per lo favore tuo. Ala quale,
benchè nuy li havimo resposto che non debbia dubitare perchè non gli serà facto mancha-
mento alcuno in esse soe rasone nè contra el dovere non serà favorezata la soa parte
adversa per ti; del che l’habiamo certificata, perchè cusì intendiamo non lassargli fare
preiudicio contra rasone, non di mancho a satisfactione soa ti commettiamo et volimo che
non proceda ad far cosa alcuna contra essa, non, ma tanto quanto vole et rechiede a et
vole el dovere et la rasone nè volimo fazo cosa alcuna per la quale se possa essa
lamentarse essere favorezata la dicta soa parte adversa contra la rasone. Et questo
observaray inconcussamente.
Data Casalis Maioris, die viiii iulii 1451.
Cichus.
a Segue rasone depennato.
132
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BALDASSARRE DA TREVISO CHE DEVE RESTITUIRGLI I DENARI
PER AVERE LA LICENZA DI ANDARSENE E NON DEVE PRETENDERE NIENT’ALTRO DAL “HOSTRERO”
CHE ANZI DEVE ESSERE PAGATO.
Domino Baldasarry de Trivisio.
1451 luglio 9, Casalmaggiore.
Havimo veduto quello ne haviti scripto per una vostra et quello ne ha referito lo vostro
compagno el che è stato molto differente della continentia della vostra lettera, però che vuy
per essa ne rechiedete licentia et luy la taxa. Per esso vostro scrivere et per quello ne ha
dicto lo predicto vostro compagno da uno canto ce meravigliamo, et da l ’altro non ce
maravigliamo che essendo vuy venuto ali nostri servitii et havendo da nuy recevuto honore
et bene per reverentia del’illustrisse signor marchese siati partito senza nostra licentia, et
saputo che sapeti bene che non era nè iusto né a conveniente, maraviglia non prendemo
delle cose predicte perché, essendo vuy novo nel mestiero delle arme, non possiti sapere
quello bisognaria. Però respondendo alla dicta vostra lettera, quanto alla parte della licentia
dicimo che restituendone vuy li dinari che haviti recevuti da nuy ve darimo la dicta licentia,
altramente non, perchè cussì rechiede l’honestate et equitate. Et perchè rechedete ve
debbiamo fare satisfare de quello doveti havere, respondiamo che 31v l’ordine et usanza
militare è che qualunqua fuze, como siti fuzito vuy, perda ogni suo credito, et però,
essendo vuy partito senza licentia, pretendiamo che non siati punto nostro creditore. Ala
parte de farve restituire li vostri cavalli et robba che ha l’hostrero de Milano, dicimo che non
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è d’usanza de soldati de menare et fare corte sopra l’hostarii, come haviti facto vuy; sichè
fariti bene a satisfare lo nostro hostrero et citadino de quello debbe havere et non volere
che nuy pagamo li debiti vostri, ma provedere che nuy habbiamo li nostri dinary, como è
dicto de sopra.
Data Casalis Maioris, die nono iulii 1451.
a Segue rasionevele depennato.
133
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONSIGLIO SEGRETO DI PRENDERE QUEI PROVVEDIMENTI
NECESSARI PER LA PESTE CHE SGOMBRA SEMPRE PIÙ LA CITTÀ DI MILANO CON GRANDE DANNO
PER LE ENTRATE DELLO STATO.
Consilio secreto.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
Havemo inteso cum grande despiacere che da poi la nostra partita de là pur la peste è
alquanto più crescuta; per la qual cosa quella nostra cità ogni dì sgombra et molto se
rarisse de persone che non po’ essere, como doveti pensare, senza nostro preiudicio et
mancamento de l’intrate nostre, che sonno nervo del stato. Per la qual cosa siamo
certissimi che gli faciati tute le providencie a vuy possibile, pur havendo nuy a core questa
cosa ultra quam dici possit, ve confortiamo, carrichamo et strengemo quanto più possimo
che cum vigilancia, cura, studio et diligentia cossì per l’amore portate a nuy, cossì per la
carità dela patria, vogliative sforzarve de fare tutti li remedii et provisione necessarie per
schiffare o almancho per aleviare la cità de tanto male, perchè pur vidimo che li boni ordini
et provisioni gli giovano molto. Più ve dicessimo de ciò, se credessemo bisognare suasione
a tanto facto, cussì vostro como nostro.
Ex Casalemaiori, x iulii 1451.
Cichus.
In simili forma, mutatis mutandis, deputatis ad conservandam sanitatem urbis Mediolani.
Data ut supra.
134
FRANCESCO SFORZA INFORMA GIOVANNI DE AGNELELIS DA BOLOGNA CHE MANDA TRE PER
METTERLI A CONFRONTO CON QUELLI LI HANNO ACCUSATI. COMUNICA CHE UNO DI LORO,
BARTOLOMEO, HA DATO GARANZIA DI 500 DUCATI DI NON ALLONTANARSI DA CREMONA: VUOLE
CHE LO SI LASCI ANDARE “PER LA TERRA”, MENTRE GLI ALTRI DUE SIANO TENUTI SOTTO
VIGILANZA.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
32r Domino Iohanni de Agnelelis a de Bononia.
Ad quelli tre de questa terra habiamo mandato questa nocte lì da voy perchè stiano ad
paranghone cum quilli l’hanno imputati volemo non faciati altra molestia nè novità in la
persona se altro non ve scrivemo, ma metteretili al paranghone et faritili aboccare asseme
acciò la veritate si trovi et de poy, secondo trovarite, daritine aviso. Bartolomeo Tanacha,
uno deli predicti tre, perchè ce ha facto dare securtà qui de 500 ducati de non partirse de lì
da Cremona et de presentarse denanti da voy o dove li ordinarite tante fiade quanto morite,
volemo non lo tenghate altramente substenuto, ma lo lassiate andare per la terra facendo il
paranghone de luy como havemo dicto, et similiter de l’altri senza fare altro dispiacere, eo
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magis perchè sentemo sonno imputati ad torto et che lo dicto Bartolomeo era tenuto nostro
servitore et operatose in nostro servitio ale fiade.
Data Casalismaioris, x iulii 1451.
Li altri doy deli tre teneretili pur sotto bona custodia per fin altro non vi scriverimo, ma
Bartolomeo pò andare b per la terra sotto la securtà ha dato.
Andreas Fulgineus.
a Corretto su Angellis cancellato.
b Segue pel depennato.
135
FRANCESCO SFORZA INFORMA GIOVANNI DE AGNILELLIS CHE GLI MANDA TRE UOMINI DA
METTERE A CONFRONTO CON QUELLI CHE LI HANNO ACCUSATI. TRA DI ESSI VI È GIOVANNI
MATTO CHE HA DATO GARANZIA DI 400 DUCATI E ANCHE DEL FIGLIOLO DI NON ALLONTANARSI DA
CREMONA. VUOLE VENGA LASCIATO LIBERO E DI PORLO A CONFRONTO, FACCIA A FACCIA, CON
COLORO CHE LO INCOLPANO. DELLA VERTÀ CHE VERRÀ A SAPERE INFORMI IL DUCA.
Domino Iohanni de Agnilellis.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
Nel numero de quelli tri ve habiamo mandati questa nocte per stare ad parangone cum
quelli l’hano imputato gli è uno chiamato Iohanne Matto quale, perchè ce ha data securità
qui de 400 ducati de non partirse lì de Cremona senza licentia et de presentarse denanti
da vuy quante fiate al dì gli ordinareti et similiter ce ha dato per securità suo figliolo. Volimo
che non lo tengati altramente sostenuto, ma lassarlo andare per la cità, facendolo stare ad
parangone et giongerlo cum quelli lo inculpano da volto ad volto, ad ciò la verità se trovi et,
segondo trovareti, ce ne dareti adviso.
Casalismaioris, x iulii 1451.
Andrea Fulgineus.
136
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DE ANGELELLIS DI AVER RICEVUTO LA LETTERA IN CUI
GLI PARLA DEI TRE TROVATI COLPEVOLI DELL’ACCORDO CHE SI DOVEVA FARE IN QUEL
TERRITORIO E DELL’ACCUSA MOSSA A GIOVANNI MATTO E AGLI ALTRI. VUOLE CHE VENGANO
IMPRIGIONATI TUTTI COLORO CHE SONO INCOLPATI PER POI ESAMINARLI DILIGENTEMENTE.
INFORMA CHE GIOVANNI MATTO È A PIEDE LIBERO PER AVER DATO GARANZIA DI 400 DUCATI CHE
SI PRESENTERÀ A CREMONA DA LUI. SE LO SI TROVERÀ COLPEVOLE LO SI IMPRIGIONI LUI PURE.
32v Domino Iohanni de Angelellis.
1451 luglio 9, Casalmaggiore.
Havemo recevuto la vostra lettera de dì vii del presente et inteso quello ne scriveti de quel-
le tre haveti trovati colpevoli del tractato se doveva fare in questa terra et de Iohanne
Matto, homo d’arme, et quelli altri de questa terra hanno incolpato, et cetera. Restamo
advisati et ve advisamo che nuy havemo mandato ad sustenere tutti quelli ne scriveti
essere incolpati quali ve saranno conducti lì ad Cremona, et quando sarano lì, gli
examinareti con quello modo et diligentia ve parerà, sichè trovati el vero como la cosa è
passata. Iohanne Matto, homo d’arme, non havimo facto sostenere, ma havimo tolto
securità da luy de ducati 400 che se presentarà lì ad Cremona da vuy. Et havemogli facto
salvoconducto sichè luy vene lì et dice volere stare ad parangono excusandosse che in lui
de questo non è macula veruna. Pertanto volimo non gli faciati novità veruna, ma attendeti
alla examinacione de l’altri. Et trovando vuy sia colpevole veramente, siamo contenti et
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volimo che, eo casu, lo faciati sostenere, nonobstante alchuna cosa in contrario, non
relaxandolo senza nostra licentia in scriptis; ma de tutto chiaramente ne avisareti de quello
havereti trovato et quelli sarano colpevoli et quelli che non.
Ex Casalemaiori, viiii iulii 1451.
Cichus.
137
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO GIORGIO DI NON PRETENDERE LA TASSA DI MEZZO
CAVALLO NÉ ALTRI ONERI DA GIACOMO DA URBESAGLIA ESSENDONE ESENTE COME SOLDATO.
33r Francisco Georgio.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
Iacomo da Urbesaglia, nostro homo d’arme, ce grava che tu gli debbi dare de tassa mezo
cavallo allegando luy che mettendo ad scotto la parsona soa neli nostri serviti, gli pare
bastare ultra che etiam sia gravato per le tasse che a noy pare pur non conveniente; sichè
volimo et te commectimo che gli debbi levare dicto mezo cavallo et non lo agravare de
simile spesa che non ne pare honesto essendo luy nostro soldato como è.
Data Casalis Maioris, die x iulii 1451.
Cichus.
138
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI SALSOMAGGIORE DI AVERE DETTO AI MAESTRI
DELLE ENTRATE DUCALI CHE “FACIANO RASONE “ A BERNARDO GHIRINGHELLO PER LE COSE DA
LUI FATTE NELLA “COMISSARIA” DEL SALE. PARLERÀ CON L’AMBASCIATORE FIORENTINO IN SUO
FAVORE.
Potestati Salsimaioris.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
Veduto quello ne scriviti per una vostra data a vi del presente, quanto ala parte
Ghiringhello, olim comissario sopra le saline, dicemo per resposta che nuy scrivemo per
l’aligata ali Maystri de l’intrate nostre che faciano rasone al dicto Bernardo per le cose
comisse per luy in la dicta comissaria; ala parte dela confirmatione de l’exemptione de
l’homini de quella terra, non accade resposta. Del facto vostro parlaremo qui con
l’ambassatore fiorentino et in vostro beneficio faremo quanto s’el fosse facto nostro proprio.
Ex Casalemaiore, x iulii 1451.
Cichus.
70

139
FRANCESCO SFORZA INFORMA DONNA ELIANA SPINOLA DI AVERE GIÀ SCRITTO A MATTEO DA
PESARO, DEI MAESTRI DELLE ENTRATE, PER IL PROVVEDIMENTO IN SUO FAVORE E LA INVITA,
PRESENTANDOSI CON LA LETTERA, A SOLLECITARLO DA PARTE SUA.
Domine Eliane de Spinolis.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
Ne dolemo, respondendo ala vostra, del caso seguito ad Adam Spinola et ne rencresce
che li Maystri del’intrate nostre non vi habiano facto la provisione che per nuy era stata
ordinata. Et però scrivemo per l’aligata a ser Matheo da Pesaro di Maystri nostri de
l’intrate, al quale dessemo comissione de questa facenda che a ve faza satisfare de tuto
quello doveti havere como gli havemo comisso et cossì non dubitamo farà. Non di meno
facendoli presentare dicta lettera factelo solicitare aciò piutosto exequisca questa nostra
voluntà.
Ex Casale Maiore, x iulii 1451.
Cichus.
a Segue vostro depennato.
140
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI FRATELLI DA CORREGGIO DI VOLER FAR RESTITUIRE A QUELLI DI
POVIGLIO TUTTO QUELLO CHE I LORO UOMINI HANNO LORO TOLTO E USURPATO E,TRA LE ALTRE
COSE, IL RONZINO DI PIETRO DA LAVELLO.
Dominis fratribus de Corrigia.
1451 luglio 10, Casalmaggiore.
Sonno venuti da nuy per podestà et homini d’armi stanno ad Povigli condolendose de al-
cuni modi non honesti et insolentie se committono per li vostri contra di loro et deli homini
de quello logho; il che advengha ricrediamo proceda preter mentem et volontà vostra. Ta-
men como sanno le vostre magnificencie, siando mi stato bon fratello dela bona memoria
del conte Aluysio et intervenendo strecto parentado tra la sua casa et nuy, ce pare debito
havere per ricomandato le cose sonno remaste de luy et di quelle prendere la cura et
protectione como dela nostre proprie, et perchè procedendose in questa forma ne poteva
nascere qualche inconveniente, che per l’amore portamo ad vuy et similiter ali predicti del
prefacto conte ne saressemo malcontenti, però, per obviare ad ogni cosa potesse
accadere 33v vogliamo confortare a le magnificencie vostre li piaccia far rendere et
revocare inderetro tutto quello è stato tolto et usurpato per fine qui per li vostri ad li dicti da
Poviglio, tanto ad li foresteri quanto che ad li terreri et tanto le cose mobile quanto le
immobile et, inter alia, uno ronzino a Piero da Lavello, quale sentemo le magnificencie
vostre ànno già promesso al podestà de restituirlo, et etiam comandare et oviare che per
l’havenire non se commetteno più tali inconvenienti et che se adtenda ad ben vicinare
persone. Il che facendo, como ne persuademo debbiano fare, ne prendaremo summo
piacere et cum sso b se quelli dele vostre magnificencie pretendono dovere havere dali
dicti da Poviglio cosa alcuna, domandino loro raxone et serali favorevolmente ministrati.
Data Casalismaioris, x iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
a Confortare ripetuto in A.
b Così in A.
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141
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL COMMISSARIO DI PARMA FACCIA RESTITUIRE A PIETRO DA
LAVELLO IL CAVALLO TOLTOGLI.
Comissario Parme.
(1451 luglio 10, Casalmaggiore.)
Petro da Lavello ce dice che tu li hay tolto uno suo cavallo per contracambio de uno altro
cavallo de uno nostro provvisionato pare tolesse dala soa stalla uno comagno de quelli da
Coriegio; del che non ha havuto defecto alcuno. Unde, perchè nuy scrivemo de presente
ali dicti da Corregio per la restitutione del dicto cavallo, volemo che, veduta la presente,
facci restituire il suo ad Petro da Lavello predicto. Et non manchi.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
142
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE DI CHIUDERE LA
VERTENZA REBOTTO/CAPELLI, INFORMANDOLO, POI, DELLA RISOLUZIONE PRESA.
Magistris intratarum extraordinariarum.
(1451 luglio 10, Casalmaggiore.)
Non havendo anchora vuy diffinita la causa de Rebotto cum quelli Capelli vertente, ve com-
mittiamo et volemo che, ala receputa de questa, la debbiati diffinire, non differendo più
tempo, avisandone per vostre lettere poy dela declaratione che havariti facta sopra ciò.
Data ut supra.
143
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO DA PESARO DI DARE A DONNA ELIANA SPINOLA LA SUA
PROVVISIONE, ANCHE SE PER FARE CIÒ DOVESSE ATTINGERE AI FONDI DEL CASTELLO DI MILANO.
Marco de Pisauro.
(1451 lugio 10, Casalmaggiore.)
Havemo recevuto lettere da madona Eliana Spinola per la quale se lamenta non essergli
facta la provisione, che per nuy gli era stata ordinata, et dice non havere da vivere in
questa soa extrema necessità, del quale scrivere havemo preso grandissima maraviglia,
credendo nuy che gli fosse satisfatto, 34r perché, como tu sai, te commettessemo devessi
provedere che gli fosse satisfacto de quello debe havere da qui indreto et etiandio gli
facessi dare la provisione soa de luglio et de agosto, se ben gli devessi far dare deli denari
de l’assignatione del castello, quando altro modo non gli fosse. Però te commettiamo de
novo et volemo provedi che omnino gli sia satisfacto del modo dicto de sopra et servi ogni
via perchè habia da vivere et non habia più legitima casone de lamentarse, perchè quando
ne havessemo più querella ce restaressemo malcontenti.
Data ut supra.
Cichus.
72

144
FRANCESCO SFORZA DICE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA DI GRADIRE, PER MAGGIORE
SICUREZZA DALLA “CONTAGIONE PESTIFERA” LA SCELTA DELLA CASA DI CARLO A LORO UFFICIO .
Consilio iusticie.
1451 Luglio 10, Casalmaggiore.
Respondendo ale vostre lettere per le quale ne scriviti dela casa dove habitava misser
Carlo, nela qual voresti habitare et fare lì el vostro offitio per più salveza vostra dela
contagione pestifera, ve dicemo che siamo contenti debiati tore et usare la dicta casa per
l’offitio vostro al piacere vostro, perchè altramente desideramo la secureza dela sanitate
vostra che la nostra propria. Et perchè quella possiati havere senza altra contradicione deli
figlioli de Antonio da Sexto, ve avisamo che per l’aligata scivemo ad esso Antonio et figlioli
che omnino habiano pacencia d’essa casa et non ve daghano impazo.
Casalis Maioris, x iulii 1451.
Cichus.
145
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO DA SESTO E AI RELATIVI FIGLI CHE HA DESTINATO LA
LORO CASA A UFFICIO DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA.
Antonio et filiis de Sexto.
(1451 luglio 10, Casalmaggiore.)
Nuy habiamo ordinato ch’el nostro Consiglio dela iusticia se faza in quella casa, dove
soleva stare misser Carlo durante la peste in quella nostra cità, como ha comenzato per
più secureza et salveza deli egregii consiglieri nostri, la qual non altramente desideramo
quanto la nostra propria. Pertanto ve scrivemo et volimo che, andati li prefacti consiglieri
ala dicta casa per fare el loro officio, non gli debiati dare alcuno impazo, immo debiati stare
taciti et pacienti, sichè più non vi habiamo a replicare questa nostra intentione.
Data ut supra.
Cichus.
146
FRANCESCO SFORZA PROSPETTA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO VARI PROBLEMI CAUSATI
A MILANO DALLA PESTE. SISTEMAZIONE DEI RELIGIOSI CHE ATTENDONO ALLA CURA DEGLI
APPESTATI: IN CASA DEL CONTE GUIDO ( VI METTE I CAVALLI) O, COSÌ PROPONE IL DUCA, NELLA
CASA DEL NIPOTE ROBERTO SANSEVERINO. DISSUASIONE DEL DUCA, DA PARTE DEI
CONSIGLIERI, DI PORTARSI LÀ DOVE STANNO GLI ALTRI. COMUNICAZIONE QUOTIDIANA AL DUCA
DELLO STATO SANITRIO DELLA CITTÀ: MANCANZA DELL’ELENCO PRECISO DEI DECEDUTI, PERCHÈ
NON DENUNCIATI E ANCHE SEPELLITI IN CASA. DOVERE DEI CONSIGLIERI D’ESSERE SEMPRE
PRESENTI IN CONSIGLIO.
34v Dominis de Consilio nostro secreto.
1451 luglio 12, Cremona.
Havimo recevuto più vostre super casu pestis, ale quale rispondendo, et primo, al ricordo
et pensiero facto de mettere quilli boni religiosi che habiano a consigliare li annimi deli
infermy de peste in la casa fo del conte Guido, laudiamo el vostro consiglio, ma havimo
pensato che stariano bene in la casa che tenea a Ruberto, nostro nipote, che pure l’à in
quelle circunstantie, et lassar quella del conte Guido per li nostri cavalli, non sapendo nuy
73

dove metergli altrove. Alla parte, che voliamo maturamente pensare, se la nostra venuta là
è pericolosa et del consiglio vostro in non venire sic stantibus rebus, cognoscemo
expressamente che grande amore et fede, carità et intrinseca benivolentia haveti a nuy et
stato nostro vi move ad darce tal consiglio, per dubio haviti della persone et per questo ve
ne rengratiamo summamente et fati bene da tali avisi, perchè ogni nostro bene è vostro e
converso; atenderimo adonca al vostro consiglio, et se la cosa non megliorarà, non
venirimo et procedirimo li gressi nostri segondo le conditione de quella nostra cità et li avisi
vostri. Alla parte de Iohanne Bidello, che debe haver mostrata quella lettera a Raphael,
nostro secretario, et cetera, ve dicimo che non scripsimo ad Iohanne in quella forma
perchè non volissimo essere avisati ogni dì da vuy della conditione della cità. ma per
vedere et intendere como luy se portava bene et s’el se acordava cum vuy, perchè invero
sentimo ch’el se gli fa de molti errori o per malitia o per negligentia o como se sia che ne
renchrese fina a l’anima. Sentimo enim che molti se sepelissino in le case et de molti se
tace quando sonno morti et non se meteno in lista, che credimo procede aut prece aut
potius pretio. La qual cosa ve caricamo summamente cum ogni sutile indagine sapere et
intendere, et trovandoli defecto alcuno emedatilo et provedetili vuy como meglio vi parerà
et non state per cosa del mondo che non ne avisati ogni dì como passa la cosa, studundovi
sapere el vero. Ceterum a nuy non pare per cosa del mondo che ve absentati dalla cità,
non perchè habiamo cussì cara la vostra persona como la nostra propria, ma perchè la
vostra absentia poteria parturire de moli scandoli, como vuy per vostra et potete pensare,
pur credimo che, reducendove in qualche casa sana verso el castello, non gli sarrà
pericolo alcuno, et se pur alcuno de vuy, per più suo aconzo et piacere, se vorà redurre la
nocte dormire fuora la cità, serimo contenti b purchè el zorno torni dentro et faciase el
consiglio ordinatamente.
Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
a Segue che tenea depennato.
b Segue perché depennato.
147
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A DONNA LUCHINA IL SUO DISAPPUNTO PER IL MANCATO
INTERVENTO PUNITIVO CONTRO I DELINQUENTI. NON VOLENDO O NON POTENDO MADONNA
LUCHINA INTERVENIRE, NE INFORMI IL DUCA , PRONTO A INTERVENIRE.
35r Magnifice domine Luchine.
1451 luglio 12, Cremona.
Crediamo che li vostri homini se fosseno emendati de non incorrere più in tanti
inconvenienti in quanti sonno ocorsi per lo passato, ma ce pareche tuttavia procedano de
male im pezo, che, secondo simo novamente informati, pare habiano de presente amazato
uno homo d’arme del spectabile et strenuo misser Iacomazo andandolo a trovare fina nel
lecto et lì spaciatolo, nulla precedente causa. Del qual caso non pocho ne maravigliamo et
dolemo, et perchè non intendemo comportar tanti execessi, non provedendoli la
magnificentia vostra, eo magis per non far fare beffe de nuy et per tolere de mezzo la via
de mazor male, como facilmente comprendemo sequirà non obstando ali principiii.
Confortamo la magnificentia vostra voglia, recevuta questa, contra delli dicti vostri
delinquenti taliter provedere et farne tale et sì facta demostratione che siano exempio alli
altry, et che manifestamente comprehendiamo ala vostra magnificentia essere exosi tali
excessi et perpetratori d’essi, et non vogliando o non possendo la vostra magnificentia
provedere ad ciò, diacene aviso ad nuy che li farimo opportuna provisione.
Data Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
74

148
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI ATTENENRSI ALLE
CONCLUSIONI AVUTE CON GLI AMBASCIATORI DEL MARCHESE, PURCHÈ ANCHE DALL’OPPOSTA
PARTE SI OSSERVI QUANTO CONCORCATO. GLI UOMINI DI ANNONO VOGLIONO MURARE IL LORO
TERRITORIO: CONTRIBUISCA A TALE SPESA “QUALUNCA HA BENI SUL TERRITORIO”.
Locuntenenti Alexandrie.
1451 luglio 12, Cremona.
Havemo recevuto una vostra responsiva ala nostra data a vii del presente, ala quale non
accade altra resposta, perchè da poi in qua, essendo da vui avisati dele conclusione facte
et havute con li ambassatori del’illustre signor marchese circa el levare l’offese et removere
li soldati del’una parte et del’altra, ve havemo scripto, a compimento de quello haviti a
seguire, cioè che dal canto nostro debiati exequire le dicte conclusione, facendo loro el
simile dal canto suo, et a quelle ce refferiamo. La copia della lettera de misser Rafaelo
Adorno havemo inteso et circa de ciò non dicemo altro, se non che haveti facto bene a
mandarcela.
Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
Et perchè inteniamo che li dicti homini de Annono hanno deliberato fare murare la torra,
che saria laudabile cosa, me pare, et cossì ve carricamo, vogliati provedere che qualunca
ha beni sul territorio de Annono contribuissa ala spesa predicta, como è conveniente.
Data ut supra.
Cichus.
149
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO GUIDOBONO CHE CONSENTE A BARTOLOMEO DORIA
DI CONDURRE GUALDO FUORI DEL TERRITORIO DUCALE , COSÌ COME PERMETTE AD ANTONIO
LOMELINO DI PORTARE IL RESTO DEI GUALDI CHE MANCANO SENZA PAGARE DAZIO.
Antonio de Guidobonis
1451 luglio 12, Cremona.
Intesa la rechesta che ne hay facta per parte de Bartholomeo Doria et Antonio Lomelino,
dicemo che per compiacere a l’uno et a l’altro de loro, scrivemo per l’aligato breve a
Bartholomeo che, circa el fare conduere la parte soa del gualdo fora del territorio nostro,
siamo contenti fargli cosa grata et che non sia in detrimento suo, perchè cossì meritano la
fede et deportamenti suoi verso nuy. Ad Antonio Lomelino havemo facto fare la lettera per
potere conduere el resto di gualdi che mancano, senza pagamento de dacio et te la
mandiamo similmente ala presente alligata.
Data ut supra.
Cichus.
75

150
FRANCESCO SFORZA CONCEDE AD ANTONIO DORIA DI POTER ESPORTARE “CERTA QUANTITÀ DI
GUALDI” DAL TERRITORIO SFORZESCO, MA LA COSA DEVE ESSERE TENUTA SEGRETA. GL MANDA
IL CONSIGLIERE GIOVANNI FERUFFINO PER ALCUNE FACCENDE DUCALI.
36v Antonio de Auria.
1451 luglio 12, Cremona.
Antonio Guindobono, nostro secretario in Zenoa, ne ha scripto como el vostro desiderio
seria che fora del territorio nostro podesti cavare certa quantità de gualdi qualli haveti a
comprati insieme cum alcuni vostri affini et parenti. Nuy sapemo che l’amore et affectione
vostra verso nuy è tale che meritati maiore cosa de questa. Et però ve avisamo che per
quella parte deli dicti gualdi che partene a vui saremo contenti farvi cossa grata et tale che
restareti ben contento de facti nostri, ma ve pregamo vogliati tenere questa cosa secretis-
sima aciò che, pervenendo questo a noticia d’altri, non habiano casone de fare simile
rechesta. Mandamo lì b el spectabile doctore misser Zohanne Ferofino, nostro diletissimo
consiglero, per alcune nostre facende et ve dirà certe cose a boca. Ve pregamo et con-
fortamo ve piaza credere ala relatione soa et fare et operare per nuy et per le cose nostre
como haveti facto per lo passato et como, siamo certi, fareti per l’avenire.
Data Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
a Segue cavati depennato.
b Segue el spectabile doctore ripetuto.
151
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO ATTENDOLI DI FAR DARE AI SOLDATI DI GIACOMAZZO DA
SALERNO LA TASSA LORO SPETTANTE E ANCHE VINO E ALTRO SU PEGNI.
Marcho de Attendolis.
1451 luglio 12, Cremona.
Volemo tegni modo et via che ad quelli del spectabile cavallero messer Iacomazo da
Salerno, quali sonno allogiati in quello territorio della toa commissione, gli faci respondere
delle loro taxe segondo l’ordine nostro sopra de ciò dato et ordinato et non gli a manchare
in niente senza più scrivere de questo. Et oltra ciò ordinaray che sopra li pegni loro gli sia
dato vino et cose necessarie alla loro vita et faray cum effecto che ne habiano cum pegni,
como è dicto, persuadendoli questo fare et confortandoli ad ciò non astrengeli b contra la
loro voluntà, ma exortandoli ad farlo de bona voglia.
Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
a Segue mandi depennato.
b Segue che ne habiano cum pegni depennato.
76

152
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL CAPITANO DEL LAGO MAGGIORE DI LASCIAR LIBERO IL
FAMIGLIO DI ANTONIO EUSTACHIO, MARTINO DA “CASSAGNIO”, FERMATO CON LA MOTIVAZIONE
CHE PORTAVA ARMI E SEQUESTRATIGLI TRE SPARVIERI. ORDINA CHE TUTTO GLI VENGA
RESTITUITO CON LA GARANZIA PRETESA.
37r Capitaneo Lacus Maioris
1451 luglio 12, Cremona.
In li dì passati mandando verso el Laco Maiore lo spectabile cavalero misser Antonio de
Eustachio, nostro compare, uno suo famiglio giamato Martino da Cassagnio cum sua
lettera per rechatare una syra de sparaveri iudas et tornando indreto cum tre sparaveri
quando el fo a Palanza uno Andrea da Casal, vostro officiale in quelle parte, ha pigliato
dicto Martino et halo meso in presone et toltoli essi sparaveri dicando che lui portava arme
et che per la dicta casone era caduto in pena de deci fiorini. Et tandem se l’ha devuto usire
fora de presone gli ha bisognato dare securtade. Et pertanto, atteso che lui andava per
comprari dicti sparaveri et che havea littera d’esso misser Antonio, como vui porriti
intendere, volimo et cossì per questa ve comandamo che nonobstante che lui portasse
arme, le quale lui portava in transito, como è usanza, gli fati rendere liberamente dicti
sparaveri et ogni altra cosa gli fosse stata tolta, facendoli cassare ogni segurtà che lui
havesse data per questa casone et respondendolo in pristino grado et stato.
Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
153
FRANCESCO SFORZA AFFIDA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA LA RAPIDA SOLUZIONE
DELLA VERTENZA TRA IL VESCOVO E LA COMUNITÀ DI NOVARA PER LA GIURISDIZIONE DI
VESPOLATE.
Dominis de Conscilio iustitie.
1451 luglio 12, Cremona.
Perchè siamo desiderosi molto che le differentie quale vertiscono fra li subditi nostri se
leveno via et siano cognosciute presto perchè non habiano ad consumare el tempo et la
roba loro in litigii vertendose certa differentia fra a el reverendo messer lo vesco de Novara
per una parte et la comunità et homini de Novara b per la iurisdicione de Vespolà per
l’altra, quale credimo habiati intesa, c siamo contenti et cussì per questa vi committiamo
che, audite et intese le rasone del’una parte et del’altra, succintamente debiati cognoscere
et diffinire essa differentia quanto più presto sia possibile, sichè l’una parte et l’altra non
habiano ad frustrarse in litigare nè a perdere el loro tempo.
Data Cremone, xii iulii 1451.
Cichus.
a Segue la comunità nostra di Novara depennato.
b Segue Vespolate del discricto Novarese depennato.
c Segue per l’altra depennato.
77

154
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LANCILLOTTO DA FIGINO DI TROVARE MODO DI CAMBIARE I
SOLDATI ALLOGGIATI A POVIGLIO, AUTORI DI ECCESSI DEI QUALI SI LAMENTANO GLI UOMINI DEL
POSTO.
37v Lanciloto de Figino.
1451 luglio 12, Cremona.
Tu vederay quanto ne scrivi el potestate nostro de Poviglio per questa soa lettera, quale te
mandiamo qui inclusa, de certo excesso hanno commesso alcuni de quelli nostri soldati
allogiati in quello loco contra uno di quello dicto loco. El quale excesso ne è molto molesto,
et perchè ne pare intendere che l’homini del predicto loco haveriano caro podere
scambiare dicti soldati per schivare li inconvenienti poderiano occorrere, et nuy anchora ne
siamo contenti, ti commettiamo et volimo che ti sforze per ogni modo et via che te parerà
di cambiare dicti soldati, sichè essi homini habiano a contentarse et vivere in pace et non
habia a seguire inconveniente alcuno.
Data Cremone, die xii iulii 1451.
Cichus.
155
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GABRIELE DA CERNUSCO FACCIA AVERE A GRACINO DA
PISCAROLO LE MUNIZIONI ( ELENCATE NELLA LETTERA) DESTINATE ALLA ROCCA DI VIGOLONE.
Gabrieli de Cernuscolo.
1451 luglio 10, Cremona.
Volimo che, havuta questa, tu mandi in mane de Gracino da Piscarolo, nostro referendario
generale in Pavia, le cose infrascripte per monicione della rocha nostra de Vigolono,
videlicet tre capse de veretoni, uno barilo de polvere da bombarda, uno barile de polvere
da schioppeti, quattro balestre con soy fornimenti et cinquanta gavete de filo da balestre.
Data Cremone, x iulii 1451.
Cichus.
156
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CASTELLANO DI PIZZIGHETTONE LASCI A “MAISTRO”
NICCOLÒ TODESCO DI PROVVEDERE AI FATTI SUOI.
Castellano Pizleonis.
1451 luglio 13, Cremona.
E’ stato da nuy maistro Nicholò Todescho et ne ha dicto che tu lo voly contra sua voluntà
retenere in quella nostra rocha. Pertanto volimo che, se tu non gli hay altra licita casona de
doverlo retenere, che tu gli daghi licentia che possa far li facti suy.
Data Cremone, die xiii iulii MCCCCLI.
Cichus.
78

157
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUOGOTENENTE DI LODI FACCIA AVERE ALLO SQUADRERIO
DUCALE GIRARDINO ZOPPO QUANTO DEVE AVERE DAL MARZO PRECEDENTE.
38r Locumtenenti Laude.
1451 luglio 13, Cremona.
Ne ha facto lamenta Girardino Zoppo, nostro squadrero, che da calende mazo in qua non
ha possuto conseguire lo dovere suo dali homini de Codogno nonobstante che questa
cosa sia stata comissa et ne sia indicato che non è da tolerare per modo alcuno; però ve
comettiamo et volimo gli faci satisfare integramente de quello devve havere segondo la
disposicione de l’ordini nostri et in modo non habia legitima casone de lamentarse.
Cremone, xiii iulii 1451.
Cichus.
.
158
FRANCESCO SFORZA ORDINA A ISNARDO DA PONZONE DI SLOGGIARE DA VOLPEDO E DI
PORTARSI A PONTECURONE.
Isnardo de Ponzono.
(1451 luglio 13, Cremona.)
Perchè possamo acconzar quelli logiamenti segondo havimo comisso et ordinato a
Ludovico da Bologna, nostro comissario sopra, ve comandamo che ve debiati levare da
Vulpè dove de presente allogiati et andare a Pontecurono ad alogiare; nel che non fareti
contradicione alcuna perchè cussì è nostra intencione et ordinacione.
Cremone, ut supra.
Cichus.
In simili forma intrascriptis:
Scaramino de Albascono et ceteris sociis suis armigeris de squadra serracuti ac comino de
Gemone.
159
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CAPITANO DI MONZA DI DARE OGNI AIUTO AL CASTELLANO
LOCALE PERCHÉ CONSEGUA I SUOI CREDITI.
Capitaneo Modoetie.
1451 luglio 13, Cremona.
El castellano nostro de quella terra pretende havere alcuni debitori cussì della Camera no-
stra per casone del suo stipendio come suy proprii, dali quali non pò conseguire el dovere
come da luy sarray informato. Però te commettiamo et volimo che ala exatione d’essi debi-
tori suy gli daghi ogni aiuto et favore expediente come da luy sarray rechiesto, senza
exceptione et contraditione alcuna.
Data Cremone, xiii iulii 1451.
Iohannes.
79

160
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO E AL CASTELLANO DI MONZA DI METTERE GUARDIE
ALLE PORTE DELLA LORO LOCALITÀ PERCHÉ SI MANTENGA “NECTA DA QUESTA ORIBILLE ET
ABOMINABILLE PESTE”. CIÒ DISPONE SIA PER IL BENE DEI LOCALI CHE PER CONSERVARE QUEL
TERRITORIO A “RECRIATIONE” DEL DUCA DELLA MOGLIE E DEI FIGLIOLI.
Capitaneo et castellano Modoetie.
1451 luglio 13, Cremona.
Perchè siamo grandemente desiderosi che quella nostra terra se conservi in modo da
e(ssere) necta da questa oribille et abominabille peste, sì per bene de quelli nostri homini,
como etiamdio per nostro rispecto, aciò che nuy et la llustre nostra consorte et nostri figlioli
per recriatione gli possiamo venire, delliberamo et ve commettemo et volimo che mettiati
ogni studio et dilligentia vostra per conservatione della dicta terra cum mettere et tenere le
guardie alle porte et fare ogni altra expediente provisione, aciò che pericolo non possa
introvenire.
Data Cremone,die xiii iulii MCCCCLI.
Iohannes.
161
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LANCILLOTTO DA FIGINO DI CONSEGNARE AL COMMISSARIO DI
PARMA IL CAVALLO DI FRANCESCO DA BOLOGNA CHE LUI SI ERA TRATTENUTO, E NON UN
ALTRO, IN MODO DA AVERE TUTTI I CAVALLI E LE ROBE CHE FURONO DI DETTO FRANCESCO.
38v Lancilocto de Figino.
1451 luglio 16, Piacenza.
Perchè havimo ordinato al a nostro commissario de Parma che ce mandi li cavalli et
robbe fureno de Francesco da Bologna, volimo che subito, alla recevuta de questa, tu
consigni quello cavallo proprio che tu ha retenuto de quelli del dicto Francesco al dicto
commissario aciò nello mandi asieme con li altri, et non manchi, et como havimo dicto,
mandali o assignali quello proprio et non uno altro in cambio de quello.
Data Placentie, die xvi iulii 1451.
Cichus.
a Segue nostro in interlinea.
80

162
FRANCESCO SFORZA DICE A NICOLOSIO DE GUARCO DI AVERE SCRITTO AL LUOGOTENENTE DI
ALESSANDRIA DI SOPRASSEDERE DAL FARE QUALSIASI “NOVITÀ” CONTRO QUATTORDIO E LA
SUA ROCCA. VUOLE CHE ALTRETTANTO FACCIA NICOLOSIO.
Nicoloxio de Guarco.
1451 luglio 16, Piacenza.
Inteso quello ne haveti scripto dele novitate facte al loco de Quatordece ne havimo preso
grande molestia et displacentia et è proceduto contra la mente nostra, et però havemo
scripto al nostro locotenente de Alexandria che debia soprasedere a fare più novità contra
lo dicto loco et la rocha de esso. Sichè vogliati ancora voy ordinare el simile dal canto
vostro et venire fin a Cremona da nuy perchè non dubitiamo che li restaremo d’acordio con
voy.
Data Placentie, die xvi iulii 1451.
Cichus.
163
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI PROVVEDERE
CHE LE PAGHE DI GIUGNO E DI LUGLIO SIANO SUBITO PAGATE AGLI UFFICIALI AI QUALI LE HANNO
FATTE RITENERE.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 15, Piacenza.
Essendone retrovati qua et ce sonno stati ale spalle quanti officiali ce sonno dicendo che
vuy li haveti facto retardare, sive retenere la paga loro de zugno sive etiandio de iulio a
presente, del che remanemo malcontenti, et questa non è via a nuy grata per soccorrere ali
nostri bisogni. Pertanto volimo statim scrivate et provediati in modo non li sia retinuta nì
retardata, perchè non seria possibile ali loro offici potessero fare el dovere. Et questo
omnino non manchi.
Data Placentie, xv iulii 1451.
Iohannes.
a Segue presente in interlinea.
164
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PIACENZA CHE, AL DI LÀ
DI QUALSIASI ORDINE, DIANO LE PAGHE DI GIUGNO E DI LUGLIO AGLI UFFICIALI.
Referendario et thesaurario Placentie.
(1451 luglio 15, Piacenza.)
Siavi scripto et comandato quanto se voglia sopra la paga di nostri officiali de questa cità
del mese de zugno sive etiam de luglio, volimo omnino che li diati et non retenerla nì retar-
dare a modo veruno per quanto haveti cara la gratia nostra et sia la cosa como se voglia.
Data ut supra.
Iohannes
81

165
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GABRIELE DA CININSEULO DI DARE A MARCOLEONE E A
GIOVANNI DA MILANO LE CERBOTTANE RICHIESTE. FACCIA FARE DELLA POLVERE DA BOMBARDA
E DEI VERRETTONI.
Gabrieli de Cininseulo.
1451 luglio 15, Piacenza.
Volimo, respondendo ale toe lettere, che debbi dare a Marcoleone et Iohanne da Milano
quelle zarabotane te hanno domandato. Preterea volimo che te sforci de far fare dela
polvere da bombarda et cossì deli veratoni, aciò che, bisognando, ne trovano asay.
Placencie, xv iulii 1451.
Cichus.
166
FRANCESCO SFORZA CONCEDE A BENEDETTO CORTI, CAPITANO DI PIACENZAA DI POTERSI
ASSENTARE E ANDARE PER PIACENZA PER GLI AFFARI SUOI E PER VISITARE LE FORTEZZE
CITTADINE E NON MA “CITRA PADUM “ MAI, PERÒ, PERNOTTANDO FUORI DALLE FORTEZZE.
PERMESSO CONCESSO PURCHÈ LASCI UN SOSTITUTO IDONEO E NON CORRANO VOCI DI GUERRA.
39r Benedicto de Curte capitaneo Placentie.
1451 luglio 16, Piacenza.
Tuis precibus et requisicionibus annuentes, contentamur et plenam tibi licentiam conce-
dimus et impartimur quod, nonobstantibus ordinibus et decretis nostris, quandocumque vo-
lueris et casus obtulerit, de die tantum a custodia illorum fortiliciorum nostrorum cui prees
te absentare possis et accedere in et per totam civitatem nostram Placentie pro rebus tuis
expediendis et pro visitandis aliis fortaliciis eiusdem civitatis ac extra ipsam civitatem citra
Padum, non pernoctando tamen extra ipsa fortilicia, sed adverte, priusquam egrediaris, ibi-
dem loco tui dimittes personam idoneam et sufficientem que diligenti cure et custodie dicto-
rum fortiliciorum fideliter intendat donec illuc redieris, hoc tam excepto et expresse tibi de-
clarato quod si guerra et suspicio aliqua in partibus istis vigeret, eo casu tibi licenciam hanc
revocatam et annullatam inteligas, quin ymmo ordines et decreta nostra ad unguem obser-
vabis.
Placentie, xvi iulii 1451.
Cichus.
82

167
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PREDETTO CAPITANO CHE, ADERENDO ALLA RICHIESTA DEL
FRATELLO SCEVA CORTI, CHE, NON POTENDO ESSERE A MANTOVA DOVE DOVEVA TRATTARE
ALCUNI AFFARI, GLI DAVA IL PERMESSO DI ASSENTARSI PER UN MESE LASCIANDO SCEVA O UN
ALTRO DEI FRATELLI ALLA CUSTODIA DELLE FORTEZZE. CONCEDEVA CHE NON VI FOSSE ALCUNA
TRATTENUTA DI SALARIO NÉ PER LUI NÉ PER L’ACCOMPAGNATORE.
Suprascripto capitaneo.
1451 luglio 15, Piacenza.
Pridie nobis spectabilis vir dominus Sceva de Curte, frater tuus, supplicavit ut, cum
nonnulla Mantue agere habeat, quibus personaliter adesse nequibat, tibi licenciam
concedere dignaremur quod illuc accedere possis ut rebus suis consuleres, et cum nobis
huiusmodi petitio satis honesta videatur et ut eidem domino Sceve morem geramus,
contentamur, et tibi licenciam concedimus quod, quandocumque ipsi domino Sceve
videbitur, te a custodia illorum fortiliciorum nostrorum absentare possis accesurum
Mantuam, remanente prius in dictis fortaliciis ipso domino Sceva vel altero ex fratribus, qui
diligenti cure et custodie eorum intendat donec istuc redieris, et ordines nostros quos apud
te habes ad unguem observet et vices tuas suppleat. Quam licentiam valere volumus et
intendimus mense uno secuturo a die tui discessus usque ad diem reditus computando,
absque retentione salarii et provisionis persone tue ac famuli quem tecum duces, dicto
tantum durante termino.
Placentie, xv iulii 1451.
Cichus.
168
FRANCESCO SFORZA RIPROPONE A FRANCHINO E A GUARNERIO CASTIGLIONI LA RICHIESTA DI
DAE UN POSTO NEL LORO COLLEGIO DI PAVIA A CORRADO FRATELLO DI GIOVANNI INTRAPACH,
SEGRETARIO DEL RE DEI ROMANI. CIÒ EGLI CHIEDE PER AVERE “AMICOS ET FAVENTES NOBIS IN
AULA CESAREA “.
1451 luglio 15, Piacenza.
Domino Franchino et Guarnerio de Castiliono.
Memores sumus iam pridem nostri parte vobis dici fecisse futurum nobis gratissimum et
maxime rebus nostris conducere, si vel vos ipsi quatenus ad vos spectet vel vestra apud
affines vostros intervencione daretis operam et effectum quibus Conradus germanus spec-
tabilis et venerabilis doctoris domini Iohannis Intrapach, secretariis sacre regie Romanorum
maiestatis, nobis et nostris negociis plurimum verbo et opere affecti introiret locumque
haberet in colegium sapientie nostre civitatis Papie, cuius fundator reverendissimus olim
dominus Brandas cardinalis extitit. Id quoque denuo vobis item dici et replicari fecimus
neque proinde quicquid huiusmodi 39v nostri desiderii advenisse sentimus, qua ex re non
possumus non nisi mirari et dolere presertim quod illustris domina marchionissa Mante,
soror nostra onestissima, ad hoc plurimum instare videtur. Et quidem sperabamus longe
maiora et graviora de vobis potuisse nobis policeri. Quare vos ipsos, qui satis intelligere
debetis quantum nobis prodesse possit hinc amicos et faventes nobis in aula cesarea,
requirimus et oneramus si gratiam nostram extimationem ita huic rei voluntati nostre curetis
parere quod absque ulteriori mora ipsum Conradum dictum locum sine dificultate obtineat
83

non evidenter possemus pro tanta re maiorem a vobis habere complacentiam, denique
quantum egeritis nobis superinde rescribatur.
Placentie, xv iulii 1451.
Cichus.
169
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL COMMISSARIO DI PARMA DIA IL PERMESSO AL NIPOTE
ROBERTO SANSEVERINO DI POTER RISISTEMARE UN MULINO IN QUEL DI PISOLESE.
Commissario Parme.
1451 luglio 17, Cremona.
Il magnifico misser Roberto da Sanseverino, nostro nepente, a ne dice havere comperato
el sito de uno molino, già principiato et posto nela villa de Pizolese del destricto de quella
nostra città, quale intende de fare reconzare et rehedificare per modo possa macinare, et
ne domanda licentia poterlo fare. Pertanto non essendogli altro respecto in contrario, siamo
contenti gli lo lassati b fare aconzare, como parerà a luy et anchora gli dati ogni adiuto et
favore expediente et honesto.
Cremone, xvii iulii 1451.
Cichus.
a Così A.
b Segue fare in interlinea.
170
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELL’ARQUATO CHE VENGANO OSSERVATE
PER LE SUORE DI SANTA MARIA ANNUNZIATA DI PIACENZA LE ESENZIONI CONCESSE DA FILIPPO
M. VISCONTI.
Potestati Castri Arquati.
1451 luglio 17, Cremona.
Havendo nuy havuto informatione che le donne da Sancta Maria della Nuntiata della cità
nostra de Piaxenza eranno al tempo della felice memoria dello illustre quondam signor a
duca nostro padre et b processore, facte et preservate exempte de tutte le graveze et
carichi et etiamdio da caduno datio per le vitualie necessarie per lo loro uso et simelmente
lo capellano loro. Perchè mò ne hanno facto fare lamenta che gli fi rotta et non observata
dicta exemptione per li datieri de quella nostra in suo grande preiuditio et danno, ti commit-
tiamo et volimo che le faci preservare inviolabilmente exempte et cum 40r loro insiema
dicto loro capellano da ogni graveza et caricho et da caduno datio per le vitualie dum taxat
neccessarie al loro vivevere c nel modo et forma che erano al tempo del prelibato quon-
dam illustrissimo signore, aciò che meglio possano atendere alli divini offitii. Et circha ciò
farray tale provisione cum essi datiery che nuy non ne habbiamo a sentire più questa loro
lamenta.
Data Cremone, die xvii iulii MCCCCquinquagesimo primo.
a Segue misser depennato.
b Segue prede depennato.
c Così A.
84

171
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI PAVIA DI CONVOCARE I NOBILI ROVESCALA
PERCHÉ DIANO I 15 DUCATI CHE SONO TENUTI A DARE A BARTOLOMEO DA CREMONA.
Potestati Papie.
(1451 luglio 17, Cremona.)
Conveniat nobiles Rovescale pro ducatis xv vel circa, quos debent strenuo connestabili
Bertholomeo de Cremona, ita et taliter quod debitum suum consequi valeat.
Cremone, ut supra.
Iohannes.
172
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL VESCOVO DI TORTONA DI AVER SCRITTO A BIAGIO ASARETO
PERCHÉ LA SMETTA DI DARE NOIA AGLI UOMINI DEL POSSESSO VESCOVILE DI SCAZANO.
Episcopo Terdonensi.
1451 luglio 17, Cremona.
Ne rencresce et dole, respondendo ala lettera della vostra signoria, la novità quale ve fa
miser Biasio Asareto ali homini vostri de Scazano, et è contra la mente nostra che miser
Biasio tenti et facia cosa alcuna contra l’usato Però gli scrivimo per l’aligata che vogli
desistere da tale novitate et tractare bene li vostri et vivere bene cum la signoria vostra et
cum li suy, como se convene et cussì crediamo debbia fare.
Data Cremone, die xvii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
173
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LE VICENDE TRA GLI
UOMINI DI ANNONE E QUELLI DI CERRO E DELLA ROCCHETTA E DELLA CONCLUSIONE NON
RISPETTATA NONCHÉ DELLA NUOVA CHE SI SPERA VENGA OSSERVATA.
Dominis de Consilio secreto.
1451 luglio 17, Cremona.
Per una vostra data a xvi del presente, restamo avisati de quello ve ha scripto lo illustre
signor marchese de Monferrà et dela resposta gli haveti facta quale n’è piaciuta. Nondi-
meno aciò siati meglio informati de là, come l’è passata, et sapiati che rispondere, ve
avisamo che li dì passati quantunche in la differencia vertente tra quilli de Annono et quilli
de Cerro et dela rocheta fosse data sententia in favore de quilli de Annono per misser
Rafaelo da Buseto et Zorzo de Annono, nondimeno quilli dal Cerro et dela rocheta feceno
certe novitate contra quilli de Annono in correre a casa sua cum cente a d’arme et fare
presoni et de l’altre cose deshoneste, donde ne seguireno certi scandali, perchè quilli de
Annono se volesseno defendere et ne forano feriti et morti parechii de quilli del signor
marchese. Per la qual cosa la signoria sua mandò tre ambasatori dal nostro locotenente de
Alexandria 40v quale se retrovava de Annono per questa casone et lì se vene a certe
conclusione che se dovessero levare le offese et removere le zente da l’una parte et da
l’altra, quale erano poste in le terre per questa casone. La quale conclusione ne piaque et
85

scrissemo al nostro locotenente che la dovesse exequire. Dal canto nostro et similmente
confortassemo el prefato signor marchese gli piacesse fare quello medesimo, avisando la
signoria soa che nuy eramo contenti che lei intendesse et decidesse queste tale diferencie.
Da poi in qua non ne havemo inteso altro, et ne maravigliamo ch’el signor marchese ve
habia scripto circa ciò essendo la cosa passata como è dicto. Vuy intenditi el tuto, fatili mò
quella resposta ve pare expediente. Da l’homini de b Voghera havemo recevuta la
introclusa lettera circa la descriptione di gualdi et ve la mandamo, aciò gli possiati
provedere como ve parerà.
Cremone, xvii iulii 1451.
Cichus.
a Così in A.
b h di Voghere in interlinea.
174
FRANCESCO SFORZA AFFIDA A SCEVA CORTI IL COMPITO DI FAR RICUPERARE A TAL ANTONIO,
UOMO DEL CONTE MANFREDO LANDI, LA MULA RUBATAGLI DA UN UOMO DEL CONTE GIOVANNI
ANGUISSOLA NEI PRESSI DI COMPIANO.
Domino Seve de Curte.
1451 luglio 18, Cremona.
Exposuit nobis spectabilis comes Manfredus de Lando quod, veniente quodam Antonio ex
hominibus suis a terra Sancti Angelli ad locum Compiani, quidam ex illis comitis Iohannis
Angosole eidem Antonio quandam mullam arripuit. Intendentes igitur cuiconque ius mini-
strari volumus et vobis comitimus quatenus hanc causam mature inteligere curetis, qua
intelecta, partibus ius ministretis adeo ut neutri partium relinquatur iuste querele causa.
Cremone, xviii iulii 1451.
Cichus.
175
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA AL MARCHESE DI MANTOVA BENEDETTO CORTI CHE SI
PORTA A MANTOVA PER IL RECUPERO DICERTI CREDITI E PER ALTRE COSE DI CUI FARÀ PAROLA
AL MARCHESE.
Domino Marchioni Mantue.
1451 luglio 17, Cremona.
Lo spectabile misser Sceva de Corte nostro locotenente de Piasenza ce ha monstrate
certe littere a lui scripte per conscientia dela illustre signoria vostra per maystro Zohanne
da Grignano, nostro phisico, dove intendemo la signoria vostra volerli bene et essere
contenta de quello neli facti suoi ve ha dicto el prefato maystro Iohanne. Dela qual cosa sì
perchè misser Sceva merita in verità pur asay et, sì perché, como sa la signoria vostra,
l’amemo dal bon core, remanemo tanti contenti et consolati quanto per una sola privata
cosa may potessemo dire, perchè sempre invero l’havimo trovato portare ala vostra illustre
signoria gran devocione et singulare observancia, nè may de lui potessemo intendere
altramente. Pertanto venendo lì Benedico, suo fratello, per fare fede ala signoria vostra de
41r certi crediti lui ha in quella vostra cità et per dirvi altre cose in li facti suoi, quanto più
ne sia possibile, ex corde ve lo recomandamo pregando vostra signoria cossì come egli è
tuto nostro, similmente etiandio lo vogliati havere per vostro bono servitore et favorirlo cum
86

presto effecto et presta expedicione, reputando a nui proprio essere facto tuto quello verso
lui farà prefata vostra signoria.
Cremone, xvii iulii 1451.
Cichus.
176
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALLE GENTI ALLOGGIATE IN FIORENZUOLA E AGLI UFFICIALI
DEPUTAI DI CASTELL’ARQUATO CHE GLI UOMINI CHE HANNO ALLOGGIAMENTO ALTROVE LASCINO
FIORENZUOLA E SI PORTINO NEI LUOGHI DI LORO DESTINAZIONE.
1451 luglio 18, Cremona.
Gentibus alogiatis in Florenzola et officialibus deputatis in Castro Arquate.
Perchè quelli a nostry homini de Fiorenzola se gravano de tante gente d’arme hanno a
casa et maxime de vuy che haviti alogiamento altrove, comprendendo nuy che tanto cari-
cho gli sarria impossibile et insuportabile, volimo et ve commandiamo che subito ve levate
de lì et andiati alli vostri logiamenti deputati et fatilo cum effecto senza altra repplicatione
de nostre lettere.
Data Cremone, die xviii iulii 1451.
Cichus.
a Perchè quelli ripetuto in A.
177
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUIGI GARINBERTO E AL PODESTÀ DI FIORENZUOLA CHE LA
GENTE D’ARME SE NE STIA CONTENTA DELLE “STOPIE” DATE IN QUANTITÀ SUFFICIENTE PER I
LORO CAVALLI. ORDINA CHE I SOLDATI DESTINATI A CASTELL’ ARQUATO SI LEVINO DI LÌ.
Aloysio Garinberto et potestati Florenzole.
(1451 luglio18, Cremona.)
Havimo querela da l’homini nostri de quella terra che quelli gente d’arme alogiate lì se
portano mancho che bene in tagliare l’herbe et fare altri damni, et ulterius se gravano che
quelli che sonno deputati andare ad alogiare a Castello Arquato non gli vanno, anzi, stanno
lì senza veruno ordine in loro danno et preiuditio. Per obiare adoncha a quisti inconve-
nienti, volimo et comettimove che a dicte gente deputade lì faciati fare el dovere segondo li
ordini nostri et parendo a nuy che le stopie siano suffitiente per dare a loro cavalli, volimo
che per sparagnare l’herbe fatiati stiano contente esse gente alle stopie. Ulterius volimo
che faciate subito levare quelle a chi sonno deputati logiamenti a Castel Arquato admonen-
dole che vadano ali loro deputati logiamenti, como etiandio nuy gli scrivimo de presente.
Data ut supra.
Cichus.
178
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI CONSOLI E AGLI UOMINI DI CASTELL’ARQUATO DI DARE AI
SOLDATI E AI CAVALLI ALLOGGIAMNTO E QUANT’ALTRO DISPONGONO GLI ORDINI, MA
ASSOLUTAMENTE NON SI PASSI DANARO SENZA PERMESSO DEL DUCA.
1451 lugio 18, Cremona.
87

41v Consulibus et hominibus Castri Arquati.
Sentimo che ve siti componuiti et acordati a dinary cum quelle gente foreno de misser Ga-
sparro dal Piglio, quali sonno deputaty ad alogiare lì et mò stanno a Fiorenzola; la qual
cosa non volimo comportare, nè è nostra intentione che faciati cussì, perchè sarria impos-
sibelle che quilli da Fiorenzola tenessero tante gente. Pertanto volimo et ve commandiamo
che a quelli che sonno deputati ad alogiare lì et che stano a Fiorenzola debbiati dare li
logiamenti et provedergli segondo li ordini nostri, cussì alle boche loro como alli cavalli, non
gli respondendo de uno minimo dinaro senza nostra licentia, avisandove che, se gli
respondiriti, ve farimo pagare per uno dinaro, quatro.
Data Cremone, xviii iulii 1451.
Cichus.
179
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO MALETTA DI RIFERIRE AL VESCOVO DI NON
PREOCCUPARSI PER IL CONFERIMENTO DEI BENEFICI DI CUI GODE IL MORITURO ZACCARIA
ZABOLLO, PERCHÉ HA GIÀ PENSATO LUI DI ASSEGNARLI AD AGNOLINO, FIGLIO DI GIOVANNI
ZABOLLO.
Francico Malette.
1451 luglio 18, Cremona.
Te avisamo como nuy havimo facto promessa ad Agnilino, figliolo de Zohanne Zabolo, no-
stro citadino parmesano, del canonicato della pieve de San Martino de Azola, del canoni-
cato della pieve de San Donnino de Monticulo et del clericato in la chiesa parochiale di San
Nicolò di quella nostra a cità, li quali possede et tene misser Zacharia Zabolo, quale mò
intendimo esser molto agravato de infirmitade et sta per morrire. Pertanto, achadendo la
morte del predicto, volimo che non te ne impazi altramente ma ben volimo che dighi per
parte nostra a quello reverendo monsignore misser lo vescovo, per quanto specta a luy,
non se ne debia altramente impazare per comfirirli ad altri, avisandolo de questa nostra
intentione.
Data Cremone, die xviii iulii 1451.
Cichus.
a Segue terra depennato.
180
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ DI PARMA DI AVER DESTINATO
AD AGNOLINO , FIGLIO DI GOVANNI ZABOLLO, I BENEFICI DI CUI GODE IL MORITURO ZACCARIA
ZABOLLO.
Commissario et potestati Parme.
1451 luglio 18, Cremona.
Perchè havimo promesso ad Agnelino figliolo del nobile nostro citadino di quella cità nostra
Zohanne Zabollo, duy canonicati et uno chlericato quali possedi et tene misser Zacharia
Zabollo, achadendo la morte sua, quale intendimo essere gravemente infirmato, vi
committiamo et volimo che in la possessione d’essi benefitii quandocumque vacasseno,
non li lassati per alcuno modo intrare persona alcuna senza nostra spetiale licentia.
Data Cremone, die xviii iulii 1451.
Cichus.
181
88

FRANCESCO SFORZA DICE AL VESCOVO DI PARMA DI AVER GIÀ PROVVEDUTO AL DESTINATARIO
DEI BENEFICI DI CUI È INVESTITO IL MORITURO ZACCARIA ZABOLLO.
42r Episcopo Parmensi.
1451 luglio 18, Cremona.
Advisamo la paternità vostra che se achaderà la morte de misser Zacharia Zabollo, cita-
dino nostro di quella nostra cità, quale intendimo essere molto gravamente infirmato, nuy
havimo facto promissione al figliolo de Iohanne Zabolo, chiamato Agnelino, delli benifitii
che esso misser Zacharia possede et tene, cioè del canonicato de plebe Sancti Martini
Azola, del caninonicato im plebe Sancti Donini de Monticulo et del chlericato in ecclesia
parochiali Sancti Nicolay di quella nostra cità. Pertanto, acadendo la dicta morte, comfor-
tiamola et prigamola per quanto specta a sì non se voglia movere a comferrire dicti benefitii
ad altri nè a farne novitate alcuna, perchè possiamo mandare ad effecto la promessa
nostra; el che haverimo molto caro.
Data Cremone, die xviii iulii 1451.
Cichus.
182
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CONTE GIOVANNI ANGUISSOLA CHE, NON VOLENDO CHE
“NISSCIUNO SE MINISTRE RASIONE LUY STESSO ET FACIASE LA COSA AD SUO MODO, HA
INCARICATO SCEVA CORTI, CAPITANO DELLA CITTADELLA DI PIACENZA, DI RISOLVERE IL CASO DI
UNA MULA RUBATA DAI SUOI UOMINI AD ANTONIO BOIOTTO, UOMO DEL CONTE MANFREDO LANDI.
Comiti Iohanni de Angusciolis.
1451 luglio 18, Cremona.
El magnifico conte Manfredo da Lando se querella et lamenta como per li tuy gli è stata
tolta una mula ad uno Antonio da Boyotto, suo homo, et tolte altre cose ad certi altry suy
homini sotto certo colore che molto ne fa maravigliare. Queste cose cussì facte nè ne pare
ben facto che nissciuno se ministre rasione luy stesso et faciase la cosa ad suo modo, et
aciò la ragione habia loco et iustitia se ministre ad ogniuno, havimo commesso questo
facto alo spectabile homo et egregio doctore miser Scieva de Curte, capitaneo della nostra
citadella de Piasenza, che habia vedere, cognoscere et terminare questo facto, sichè
mandariti da luy, como ve parerà, per questo facto che intendemo la ragione habia loco et
quanto iustitia vole se facia.
Cremone, xviii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
183
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO DA VARESE DI INFORMARLO SULLA POPOLAZIONE
DELLA CITTÀ CHE, SI DICE, È QUASI DESERTA A CAUSA DELLA PESTE. VUOLE CHE RISCUOTA I
DENARI DEL NAVIGLIO NON ANCORA PAGATI E ATTENDA ALLA RIPARAZIONE DEL NAVIGLIO
STESSO. MANDI 25 DUCATI AL “MAISTRO....DE PAVAGLONI “ E MANDI A LODI A PAGARE LA TELA
PER DETTI “PAVAGLIONI”.
42v Antonio de Varesio.
1451 luglio 18, Cremona.
Siamo avisati che per la presente conditione della peste, quella nostra cità è molto evacua-
ta, ita che quasi non gl’è remasto alcuno che non pò essere a senza periculo. Pertanto
volimo che, subito, ne avisi dela verità, cioè del stato d’essa cità et se l’è cussì evacuata
89

como se dice. Apresso volimo attendi cum ogni studio et dilligentia tua a rescodere li dinary
del navilio che restano a scodere. Et similmente attendi alla reparatione del navilio et ne
avisa del dì ch’el sarrà fornito. Volimo etiamdio mandi al maistro nostro di pavaglioni li
vinticinque ducati ordinati et etiamdio mandi a Lodi li denari ordinati per la tella delli dicti
pavaglioni. Et in le predicte cose non sia fallo nì exceptione alcuna.
Data Cremone, die xviii iulii MCCCCLi
Cichus.
a Segue senza in interlinea.
184
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL COMMISSARIO DI COMO DI ESSERE A CONOSCENZA
DELL’EVACUAZIONE IN MASSA DELLA POPOLAZIONE CITTADINA CAUSA LA PESTE. LO INFORMA
CHE IL CONSIGLIO SEGRETO PER OVVIARE ALL’ABBANDONO DEI CASTELLANI HA DATO
DISPOSIZIONE IN PROPOSITO. GASPARE DA SESSA, RENITENTE IN SULLE PRIME A VENIRE LÌ CON I
SUOI FANTI, HA POSTO LE CONDIZIONI CHE, OLTRE LA “ TAXA DE CH’EL HA DE FUORA” ABBIA VINO
PER SÉ E I SUOI FANTI. AI COMASCHI NON RESTA CHE RITORNARE IN CITTÀ O PROVVEDERE VINO
AI FANTI.
Commissario Cummarum.
1451 luglio 18, Cremona.
Havimo inteso quello ne hay scripto della condetione della peste vigente in quella nostra
cità et della evacuatione d’essa per la dicta casone: del che ne rencresse et dole grande-
mente et circha de ciò non acchade a dire altro se non ch’el se voglia a fare ogni riparo
possibile alla inibitione della dicta peste. Similmente non achade a dire altro al facto di
Castellani, perchè el nostro Consciglio secreto ne scrivi havergli proveduto; Gasparre da
Sexa havimo comfortato al venire lì cum li fanti suy; luy s’è facto assà b difficile a volerly
vinire, perchè à cara la vita como li altry, pur per compiacere, ne ha dicto esserne contento
cum questo che, oltra la taxa ch’el ha de fuora, quelli nostri citadini gli daghino del vino per
uso suo et di fanti. Consederato adoncha che per quelli nostri citadini non se affà che la
cità resti diffornita, volimo fazi opera et instancia presso d’essi che, o ritornino loro ad habi-
tare dentro, o provedino del vino alli fanti predicti. Et in questo non vogliano adurre difficultà
alcuna, perchè sanno bene l’importantia grande d’essa cità.
Data Cremone, die xviii iulii MCCCCLprimo.
a Segue grandemente depennato.
b segue poss depennato..
185
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL CONTE FRANCHINO RUSCA DI FARE GRIDE PER LE QUALI CHI
CONTRAFFARRÀ I SEGNI CHE I MERCANTI DI LEGNAME FANNO SULLA LEGNA DA LORO FATTA
TAGLIARE IN ALTURA E POI FATTA ARRIVARE PER FLUITAZIONE NEL LAGO MAGGIORE O AL PIANO,
SIANO MULTATI DI 10 FIORINI RIPARTITI TRA LA CAMERA DUCALE, L’ACCUSATORE E L’UFFICIALE
CHE RICEVE LA DENUNCIA.
43r Comiti Franchino Rusche.
1451 luglio 18, Cremona.
Tomaxo da Venzagho et alcuni altri merchadanti de legname, quali usano et praticano in
quelle parte nostre del Laco Mazure, ne hanno facto querela dicendone como loro fanno
ta- gliare ligname per far fare asse de larexe et de pezio et altri lignami necessarii alla mer-
90

chadantia loro de ligname, quale fanno tagliare in li boschi et gualdi diserti et in li monti alti
et per lo diluvio delle aque grande che decorreno, parte d’essi lignami decorre in lo Laco
Mazure et parte se dimora in li fiumi et sopra li galbi et in altry luoghi. Li quali legnami son-
no signati et straforati del singno d’essi merchadanti per cognoscere cadauno quale sia el
suo. Et pare che da poy che in dicto laco et in li fiumi et sopra li galbi alcuni giotti et captivi
vanno ad togliere et gustare a via dicti signali facti sopra le boree de issi merchadanti et
patroni et converteno esso ligname in loro uso, lo quale coducono da loco a loco dove li
pare. La qual cosa vene ad essere in grande damno et detrimento d’essi merchadanti. Et
havendone essi merchadanti cum grande instancia supplicato che vogliamo opportuna-
mente provedere ad questa cosa, habbiamo delliberato et cussì per questa ve commettia-
mo et ordinamo che in tucti quilli luoghi et terre ve pareranno necessarie et espediente, vuy
debbiati per publiche cride et commandamenti fare bandire et commandare che non sia
persona alchuna de qual grade et conditione se sia, che ausa nè presumma guastare li
signali delli dicti merchadati posti et facti in lo loro ligname nè togliere ligname alcuni d’essi
merchadanti senza loro licentia et volontade b sotto pena de deci fiorini d’oro per cadauno
lingno che con veritate se trovasse havere tolto. Et se alcuna persona se trovarà poy, facta
dicta proclamatione, haver havuto alchuni d’essi legnami, volimo imediate sia facto pagare
dicta pena de fiorini x per cadauno lengno che se trovasse haver tolto. Della qual pena
volimo la mitade sia applicata alla Camera nostra, uno quarto a quella persona che acusa-
rà, l’altro quarto volimo sia dello offitiale al quale sarrà denuntiato questa tale accusatione
et che alli patroni sia restituito, overo pagato 43v tutto quello ligname li fusse stato tolto. Et
per fare che questa cosa habbia effecto vogliati fargli ogni cosa vi parrerà expediente ad
ciò che dicti merchadanti habiano et godano il suo ligname et che non gli sia usurpato et
tolto cussì tristamente et furtivamente como loro ne hanno dicto. Et in questo non manchati
in cosa alcuna.
Data Cremone, die xviii iulii MCCCCLprimo.
Iohannes.
a Così in A.
b Segue senza depennato.
186
FRANCESCO SFORZA RICHIAMA RAFFAELE DA VIMERCATE PER IL MANCATO SINDACATO DI
PIETRO PAOLO DA SPOLETO.VUOLE CHE ANCHE IN BASE A UNO SCRITTARELLO CHE GLI ALLEGA,
SI PROVVEDA CHE FRODI, QUALI QUELLE DENUNCIATE, NON SI RIPETANO.
Raphaelli de Vicomercato.
1451 luglio 22, Cremona.
Tu say che nuy ti dicessimo prima che nuy partissemo da Milano che devessero videre li
deportamenti de misser Pietro Paulo de Spoleto et che se deveste fare il sindicato suo, et
may non havimo da puoy inteso quanto sia facto. Et perchè pur intendimo dele cose de luy,
volimo che se cognoscano dicti suoy deportamenti et non se li manchi per niente. Preterea
vederay quanto ne è significato per questo scriptarello, quale ti mandiamo qui incluso, la
qual cosa essendo così, molto ne dispiaceria. Pertanto volimo che sopra ciò faci fare
opportuna et bona provisione sichè le froxe et li manchamenti che sonno scripti in esso
non se commettono più, avisandoti che pur intendimo che per quello nostro Consiglio se
fanno molte licentie de condure le victualie. El che molto ne dispiace, dove volimo che
similmente provedi che sopra ciò se habbia advertentia et sopra tucte queste cose fa che
per le tue littere siamo avisati quanto haveray operato.
Data Cremone, die xxii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
91

187
CREDENZIALI PER PIETRO DA NORCIA A: MARCHESE D’ESTE, VESCOVO DI MODENA, ALBERICO
MALETTA, ALBERTO PIO DI CARPI, ANTONIO DE TAINO.
44r Cremone, 18 iulii 1451.
1451 luglio 18, Cremona.
Littere credentie in dominum Petrum de Nursia militem et doctorem:
illustri domino marchioni Estensi,
domino episcopo Mutine,
domino Albrico Malette,
domino Alberto de Carpo,
Antonio de Taino.
188
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE LUDOVICO DA BOLOGNA FACCIA SLOGGIARE DALLA CITTÀ LA
GENTE D’ARME CHE, TRA L’ALTRO, APPROFITTA DELLA PESTE PER SACCHEGGIARE LE CASE
VUOTE E FUORI CITTÀ RUBANO BIADE E ALTRE COSE. RIMANGANO “FIRMI LI LOGIAMENTI DEL
MAGNIFICO BARTHOLOMEO COGLIONE E DELI ALTRI ALOGIATI”.
45r Ludovico de Bonomia.
1451 luglio 18, Cremona.
Sonno venuto qua da nuy li ambasatori di quella comunità nostra aggravandose molto de
quelle gente d’arme nostre sonno allogiate dentro la cità et allegano sopra ciò molte
casone, prima, perché li commetteno li loro sacomani et famigli de molte robarie et furti,
maxime in quelle case dale quale se ritrovano partirsi li loro patroni per casone dela peste,
et etiandio in quelle dove è stata la peste quale sonno vode. Secondariamente, perché fora
la cità anchora li robbanno le loro biade et cose, per el che ne supportano grandissimo
detrimento et damno et hanno pregato gli le fatiamo levare de lì et remetterli altroe,
considerato questi respecti perfin che habia ad perseverare la morbosa contagione.
Pertanto, come per le altre nostre te scripsemo, cossì per queste te replicamo che debbi
levare le dicte gente d’arme fora d’essa cità. Et gli allogiaray nel contado, como parerà ad
ti, remanendo però sempre firmi li logiamenti del magnifico Bartholomeo Coglione et deli
altri alogiati, ita che durando la dicta peste non habiano ad supportare esso carricho
Data Cremone, die xviii iulii 1451.
Iohannes.
189
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUOGOTENENTE DI CREMONA CONCEDA A GUGLIELMO
SFONDRATO DI CONDURRE LE SUE BIADE A VESCOVATO, NON POTENDO PORTARLE, CAUSA LA
PESTE, IN CITTÀ.
Locumtenenti Cremone.
1451 luglio 18, Cremona.
El nobile Gulielmo Sfondrato, citadino de questa nostra cità, ne ha supplicato li vogliamo
concedere licencia de possere conducere le biave soe dentro da Vescovato, considerato
che per lo caso successo nela casa soa in questa cità dela peste non li pò conduere.
Pertanto atento, primo, la fede del dicto Gulielmo verso nuy et lo stato nostro, poy ch’esso
Gulielmo non ha altro loco da posserle governare, siamo contenti et cossì volimo gli
concediati licencia oportuna per la qual el possa conduere et governare le biave soe et di
92

massari suoy dentro de Vescovato intendovi, perhò, vuy non le conduca per modo niuno
altrove che in questa nostra cità senza nostra licencia.
Cremone xviii iulii 1451.
Cichus.
190
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI POVIGLIO ACCETTI I CAVALLI DI LANCILLOTTO
DA FIGINO CHE GLI RIMANDA, DOPO CHE EGLI “PERSONA PRIVATA QUALE È” HA OSATO
RIFIUTARLI AVENDO GIÀ MANDATO VIA, SENZA ATTENDERE L’ORDINE DUCALE, I CAVALLI DI
SAGRAMORO.
45v Potestati Poviglii.
1451 luglio 19, Cremona.
Non possiamo fare che non se maravigliamo grandemente di facti toy che, havendone ti
scripto li dì passati che volessemo movere da quello loco de Puiglio li cavalli de Segra-
moro per lo excesso commisso et mettergli altritanti in suo loco, non podessi havere pa-
tientia tre hore ad havere a la resposta nostra. Immo subito cazassi via li dicti cavalli. Et
adesso, che havemo scripto a Lanciloto da Figino, nostro famiglio, che te ne mandasse
altritanti, non gli habbia voluto acceptare; et certo per questo tuo malo portamento
meritaresti una severa punicione da nuy, parendone che la presumptione toa sia troppo temeraria
in fare tu, quale sey una privata persona, quello che non faria la magnifica madona
Luchina, quale ha interesse in questo facto. Pertanto volemo et te commandiamo
expressamente che, subito, recepti quelli cavalli quali te mandarà Lanzaloto per scontro de
quelli de Segramoro. Et in questo non sia exceptione nì difficultà alcuna, nì expecta che
nuy te replicamo più circa de ciò, perché se tu non li receptaray faremo che questi sarano
mali cavalli per ti et faremo contra de ti talle demonstratione che saray exempio a tutti li
officiali del mondo.
Data Cremone, die xviiii iulii 1451.
Iohannes.
a Segue la ripetuto.
191
FRANCESCO SFORZA DICE A LANCILLOTTO DA FIGINO DI PORTARSI DAL PODESTÀ DI POVIGLIO
CON LA LETTERA CHE GLI SCRIVE ASSICURANDOLO CHE SE DOVESSE RIFIUTARE SAREBBERO
GUAI GROSSI PER IL PODESTÀ.
Lanzaloto de Figino.
1451 luglio 18, Cremona.
Ne pare, respondendo ala toa lettera, una temeraria presumptione quella del podestà de
Puiglio in non volere receptare quelli cavalli quali ne scripse gli volessimo mandare in loco
de quelli de Segramoro. Et certamente non possiamo se non maravigliarce grademente et
essere malcontenti de questi soy modi. Però gli scrivemo per la alligata che omnino li deb-
bia receptare, certificandolo che, se non lo farà, questi sarano mali cavalli per luy perché
faremo contra de sì tal demonstratione ch'el sarà exempio a tuti li officiali del mondo d'es-
sere obedienti. Vogli, adunca, subito andare personalmente dal dicto podestà con la lettera
et receptandoli ben farà, in quanto che non, avisane, perché gli provederimo come ne
parerà.
Data Cremone, die xviii iulii 1451.
Iohannes.
93

192
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FIORAVANTE DI PERUGIA DI ESSERE DISPIACIUTO PER QUANTO È
SUCCESSO ALSUO COMPAGNO FAVA. HA ORDINATO AL PODESTÀ DI CASEGLI DI CONSEGNAREI AL
CAPITANO DEL DIVIETO I MULI DA LUI TRATTENUTI.
46r Floravanti de Perusio.
1451 luglio 19, Cremona.
Havemo havuto la tua lettera et inteso quanto ne scrivi del caso occorso al Fava, tuo
compagno: dicemo n'è dispiaciuto grandemente, ma, da poy che la cosa è sequita, non se
pò fare altro. Delli muli che ha retenuti in sì lo podestà de Casegli ne maravigliamo, al
quale nuy scrivemo per l'alligata che debbia consignare dicti muli al capitaneo nostro del
deveto, per finchè deliberaremo quello se deverà fare d'essi; et non lo facendo, gli daremo
ad intendere haverà fato malo.
Data Cremone, die xviiii iulii 1451.
Cichus.
193
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL DIVIETO DI CASTEGGIO DI TENERE PRESSO DI SÉ
I CINQUE MULI DEI MULATTIERI CHE AMAZZARONO FAVA, COMPAGNO DI FIORAVANTI. GLI CHIEDE,
POI, DI FARGLI SAPERE COME È ANDATA LA COSA.
Capitaneo devetus Clastigii.
1451 luglio 19, Cremona.
Scrivemo al podestà de Caselli che te debbia consignare cinque muli quali forano de certi
mulateri che amazarono uno compagno de Fioravante chiamato el Fava, quali luy ha
appresso de sì. Sichè voglio in ogni modo cercare de haverli, et havuti, tenerà elli appresso
de ti, finché te avisaremo quello deveray fare d'essi. Et volemo che tu te sforzi con bona
diligentia cercare de intendere et vestigare molto bene come è passata questa cosa et del
tucto per toa lettera advisarne presto.
Data Cremone, dia xviiii iuli 1451.
Cichus.
194
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE E AL REFERENDARIO DI CREMONA CHE SI
OSSERVI L’ESENZIONE DI FILIPPO DI MELII ANCHE PER LE ADDIZIONI IMPOSTE DA QUELLA
COMUNITÀ
Locuntenenti et Referendario Cremone.
1451 luglio 19, Cremona.
Habbiamo inteso dal spectabile cavallero messer Iohanne Filippo di Melii como li datieri
delle porte de questa nostra cità vorriano el paghasse le addictione poste per quella comu-
nitade. Pertanto, havendo noy veduta la exemptione per noy a luy concessa, vogliamo che
né al presente né per lo advenire paghi cosa veruna et la sua exemptione de verbo ad
verbum, como iace, sia servata, perché cossi è la voluntà nostra.
Cremone, xviiii iulii 1451.
Cichus.
195
94

FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL VESCOVO DI FAENZA DI NON DARE ALCUNA NOIA A DON
BELTRAMO GRAZIANI DI COTIGNOLA PER IL FATTO CHE TIENE PRESSO DI SÉ UNA DONNA. E’
VECCHIO E NON IN BUONO STATO DI SALUTE: HA , QUINDI, BISOGNO DI AIUTO.
46v Episcopo Faventie.
1451 luglio 20, Cremona.
Havimo noi sempre tenuto et reputato nel numero deli boni servitori et fedeli amici nostri
don Beltramo de Graciani da Cotignola per la soa devotione et fede, quale continuamente
ne ha portato et anche ne porta de presente, et cossì l’havimo caro et desideramo ogni suo
honore et bene. Et benché siamo certissimi che luy et ogni altra cosa nostra vi sia
recommandata per consideratione nostra, nondimancho, perché havimo presentito che gli
fì facta certa molestia per casone de una femina, quale se retrova havere presso sì, vi lo
ricommandiamo quanto più possiamo, maxime perché siamo certificati non la tene conti-
nuamente, ma solamente per servitii et comodi soi, senza li quali, ne fì dicto, non porria
stare, perché è vechio et non ben sano. Il perché, intenduto il caso et il bisogno suo, vi
confortiamo et pregamo non gli lassati fare molestia alchuna, certificandovi che ogni bono
tractamento serà facto a luy lo reputaremo facto ad noy medesimi. Aparechiati ali ben piaceri
vostri.
Cremone, xx iulii 1451.
Cichus.
In simili continentia domino Hestorri de Faventia, et cetera.
196
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A MISSAGLIA DA ELLO DI CONCEDERE AL CONSIGLIO SEGRETO LA
DISPONIBILITÀ DELLA SUA ABITAZIONE NUOVA CHE STA “SUSO LO PASQUE DEL CASTELLO... DE
PORTA ZOBBIA”.
Missaglie de Elo.
1451 luglio 20, Cremona.
Perché è neccessario ch’el nostro Consilio secreto per le cose occoreno al presente
stagha in la casa vostra nova, che sta suso lo pasque del castello nostro de porta Zobbia,
ve dicemo et caricamo gli la faciati assignare libera et expedita tutta ad ciò che loro se gli
possano assetare et stare dentro, como è nostro desiderio, et in questo ne fareti piacere
assay, del che molto ve caricamo lo vogliati fare.
Cremone, xx iulii 1451.
Iohannes.
197
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI FARE
UN’ASSEGNAZIONE SU UN ALTRO POSTO DIVERSO DA LODI (A CORTO DI ENTRATE) , PERCHÉ IL
MARCHESE DI MANTOVA POSSA AVERE I DENARI, GIÀ FISSATIGLI SULLE ENTRATE DI LODI E DI
PAVIA.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 20, Cremona.
Vuy seti informati delle assignacione facte per noy al illustre signore marchexe de Mantua
sopra le intrate nostre de Pavia et de Lode. Et, perché el prefacto signore marchese non
pò conseguire li denari della dicta assignacione a Lode per manchamento dele entrate, ve
committiamo et volimo gli ne faciati assignacione altroe, ita che la signoria soa venga ad
95

conseguire el debito suo.
Cremone, xx iulii 1451.
Cichus.
198
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DEL LAGO DI COMO CHE MANDA GALEOTTO RATTO,
CAPITANO DI GIUSTIZIA, PER PUNIRE GLI UOMINI DI MERGOZZO CHE HANNO FERITO QUANTI
PORTAVANO CALCINA PER IL CASTELLO DI MILANO. ALTRI INDIVIDUI, SPECIE DI PALLANZA,
PROIBISCONO IL TRANSITO PERCHÉ VENGONO DA LUOGO INFETTO. IL DUCA RICORDA CHE A
CREMONA, OVE EGLI È CON LA FAMIGLIA, RICEVE OGNI GIORNO GENTE CHE VIENE DA MILANO.
47r Capitaneo Lacus Maioris.
1451 luglio 18, Cremona.
Li homini de Mergozo in li dì passati hanno facto insulto et feriti alchuni homini che condu-
cevano calzina per lo castello nostro de Mediolano; et perché non volimo per modo alchu-
no comportare questo, havimo commesso ad messer Galeotto Ratto, nostro capita neo de
iusticia, ch'el veda de havere nele mano questi malfactori et che proceda contra loro ad
quanto vole rasone et iustitia, sichè volimo che tu gli daghi ogni adiuto et favore opportuno
che luy habbia li dicti malfactori, como è la intencione nostra, et possa exequire quanto gli
havimo ordinato. Oltra ciò, intendimo che alchuni homini de quelle parte, et maxime a
quelli da Palanza, temerariamente ardiscano et presummano vetare et prohibire el transito
ad quelli che conducano calzina et altre cose per lo lavorerio del dicto castello, dicando che
non gli voleno lassare passare perché vengono da Mediolano che è morbato, de la quale
cosa molto se dolemo. Pertanto volimo che tu commandi ad tutte quelle comunitade et homini
de quelle parte, che per quanto hanno cara la gratia nostra, lassino passare libe-
ramente et senza alchuno impazo et molestia tutti quelli che conducesseno cosa alchuna
per lo lavorerio del dicto castello, et se niuno, et sia che voglia, farà lo contrario, ne farrimo
tale punicione et demonstracione che sarà exempio ad tutta Lombardia, perché retrovan-
dosse noy qui a Cremona cum la illustrissima madonna nostra consorte et cum tutti nostri
figlioli, dove pratica et vene de molti tutto el dì da Mediolano, non facimo quella resistentia
che fanno li dicti homini, considerato che ogniuno ad noy pò parlare senza altro resguardo
et respecto et degono loro molto bene pensare che havimo cossì cara la vita nostra, como
loro la sua, sichè exequissi quanto noy havimo dicto de sopra.
Cremone, xviii iulii 1451.
Cichus.
a Segue de depennato.
199
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE E AL PODESTÀ DI PIACENZA CHE, AVUTA LA
GARANZIA DI PIETRO GIOVANNI DA CAMERINO, SQUADRERIO DUCALE, PER IL SUO FAMIGLIO
VICINO, LO LASCINO LIBERO AVENDOGLI IL DUCA PERDONATO LA CAUSA CRIMINALE.
47v Locumtenenti et potestati Placentie.
1451 luglio 19, Cremona.
Siamo contenti et volimo che intrando segurtade Pedro Iohanne da Camarino nostro squa-
drero, per lo Vicino, suo famiglio, qual haveti in presone de nostro mandamento de pagare
fra xv dì tuto quello esso Vicino ha confessato, overo sarà provato luy havere robbato sive
aliter tolto, debiati relassare esso Vicino andare per li facti suoy liberamente senza altra
excepcione, nonobstante processo o imputacione a luy facto, imperoché nuy li perdonemo
la causa criminale et volimo che sia obligato solamente al civile mediante la securtade sive
96

promessa d'esso Perzohanne in la forma preditta dela qual remanemo contenti.
Cremone, xviiii iulii 1451.
Cichus.
200
FRANCESCO SFORZA DICE A GIOVANNI ANTONIO SPINOLA DA LERMA CHE È MALE INFORMATO SU
NICOLOSO VIANO ACCUSATO A TORTO E PERCIÒ NON GLI FACCIA ALCUN MALE.
Iohanni Antonio Spinole de Lerma.
1451 luglio 20, Cremona.
Sentimo che haviti facto sostenere Nicoloso Viano cum opinione de fargli male per male
informatione como credimo a vuy date de luy. Et perché havimo informacione luy non
essere in quello defecto nì mancamento a del quale è imputato, ma piutosto a torto è
acusato, ve confortamo et pregamo che ve piaza de soprasedere et non farli male a la
persona et haverlo per recomandato per nostra consideracione et haverlo molto caro.
Cremone, xx iulii 1451.
Cichus.
a mancacamento con la seconda ca depennata.
201
FRANCESCO SFORZA ORDINA ALL’UFFICIALE DELLE MUNIZIONI DI DARE A MARCOLEONE E A
GIOVANNI DA MILANO LE CERBOTTANE RICHIESE.
Officiali municionum.
1451 luglio 19, Cremona.
Respondendo ale toe lettere te dicemo che nostra intencione è, et cossì volimo,che, non-
obstante alcuna altra cosa in contrario, debi dare a Marcoleone et Iohanne da Milano tute
quelle zarabotane te hanno domandate. Daglile adonca senza altra exceptione, et siano
quante se vogliano.
Cremone, xviiii iulii 1451.
Cichus.
202
FRANCESCO SFORZA CONCEDE AL CAPITANO DEL DISTRETTO DI PARMA DI POTERSI ASSENTARE
PER DIECI GIORNI PER I SUOI AFFARI LASCIANDO IN SUA VECE UNA PERSONA IDONEA.
CONCORDA, POI, CON LUI CHE SIA NECESSARIO PORTARSI ALMENO DUE VOLTE ALL’ANNO A
MILANO PER CONFERIRE SPECIALMENTE CON I MAESTRI DELLE ENTRATE.
Capitaneo districtus Parmensis.
1451 luglio 19, Cremona.
Annuentes requisitionibus tuis, contenti sumus quod ab officio cui nunc prees, te absentare
possis pro tuis peragendis negociis spacio dierum decem itu mora et redditu computatis,
dimissa tamen loco tui persona idonea et sufficienti que diligenter in omnibus suppleat
vices tuas. Ceterum, quia nobis significari fecisti quod aliquando pro rebus nostris melius
derrigere peropus esset saltem bis in anno conferre te Mediolani et esse cum magistra-
tibus ibi nostris et potissimum cum Magistris intratarum 48r nostrarum, quod tibi impune
97

facere non licet sine nostra licentia. Contenti etiam sumus et per presentes licentiam tibi
concedimus, quod exigentibus rebus te conferre possis Mediolanum bis in anno et spacio
dierum sex vel octo pro qualibet vice, dimissa etiam loco tui persona idonea et sufficienti
que diligenter in omnibus suppleat vices tuas.
Cremone, xviiii iulii 1451.
Cichus.
203
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE A PIETRO MARIA ROSSI DI RILASCIARE AL CONDOTTIERO
DUCALE GIACOMAZZO QUEI POSSEDIMENTI CHE HA NEL TERRITORIO DI NOCETO CHE GIÀ ERANO
DI NICCOLÒ GUERRERO E CONCESSE POI DAL DUCA A GIACOMAZZO. DI TUTTO CIÒ NE HA
PARLATO CON GUIDO LUPO , SUO PODESTÀ DI SAN SECONDO.
Petromarie de Rubeis.
1451 luglio 20, Cremona.
Quantunche più volte ve habiamo scripto che volesti restituire al spectabile nostro conduc-
tero messer Iacomazo da Salerno quelle possessione che sono in lo territorio vostro de
Noceto, como iurisdictione et rasone quale teneva Nicolò Guerrero, perché al prefacto
messer Iacomazo havimo per privilegii concesso Castelnovo cum tutto quello teneva dal
Tarro in qua. Pur fina al presente dì non l'ha possuto havere. Pertanto ve replicamo de
novo et caricamovi et volimo che subito gli vogliati fare restituire liberamente le dicte pos-
sessione, perché nostra totale intentione è che esso messer Iacomazo golda interamente
tutto quello goldeva Nicolò Guerrero. Et questo vogliati fare liberamente et senza excep-
tione alchuna, né darne casone de replicarvi più. Circha le predicte cose, havimo conferrito
con Guido Lupo, vostro podestà de Sansegondo, et dictoli alchune cose ch'el ve debia
referrire per nostra parte ala relactione, del quale vogliati credere et dar piena fede, como
faresti a noy proprii.
Cremone, xx iulii 1451.
Cichus.
204
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MELCHIONE DA RIMINI DI CONEGNARE AL CONDOTTIERO DUCALE
FIASCO LA FORTEZZA DI TIZANO. VUOLE CHE NON TOCCHI COSA ALCUNA CHE SIA PROPRIA
DELLA FORTEZZA E MANDERÀ QUALCUNO CON LA COPIA DELLA LISTA DELLE COSE CHE CI SONO
PER “VEDERE QUELLO GLI HAVERAY LASSATO”.
Melchioni de Arimino.
1451 luglio 21, Cremona.
Fiascho, nostro conductero, manda là per torre la possessione de Tizano. Pertanto volimo
che, havuta questa, gli consegni liberamente quella forteza et la terra senza exceptione et
contradictione alcuna, et te mandiamo lo contrasigno che havimo con ti. Et como per altre
nostre te havimo scripto, segondo siamo certi hay veduto, de novo te replicamo et dicimo
che in lo facto dele municione et victualie che sonno in la dicta fortezza, te vogli deportare
in modo che non habiamo casone iusta dolerse né lamentarse de ti, perché intendimo che
tu scombri et levi via ogni cosa, et questo non è la intencione nostra et, quando cossì
fosse, non te lo comportarissimo per modo alchuno. Ben siamo contenti che quelle cose
che sonno veramente toe le levi via, et ne faci como te pare. De quello specta alla fortezza,
non ne movere tanto che vaglia uno pontale de stringha per quanto hay cara la gratia
nostra, avisandote che, como Fiascho haverà havuta la possessione della dicta fortezza,
mandarimo uno nostro là cum la copia della lista, che noy havimo delle cose gli sono, ad
vedere quello gli haveray lassato. Sichè questo havimo voluto dire perchè intendi la voluntà
98

nostra.
Data Cremone, die xxi iulii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
205
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE NICOLA DE PALUDE PROVVEDA ALLA SISTEMAZIONE DEI
CAVALLI DI GALEOTTO PONZONO.
48v Nicolao de Palude.
1451 luglio 21, Cremona.
Siamo contenti et volimo che a Galeotto Ponzono provedi de allogiamento in quello loco
che te parerà per quelli cavalli ch’el se retrova havere, non desconzando, però, li altri et gli
fati providere segondo li ordini nostri.
Cremone, xxi iulii 1451.
Cichus.
206
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE MANFREDO E GIBERTO DA CORREGGIO RESTITUISCANO, COME
GIÀ RICHIESTO, I CAVALLI DI GENESE DA PARMA, COMPAGNO DI PIETRO MARIA ROSSI.
Manfredo et domino Giberto de Corigia.
1451 luglio 21, Cremona.
Se grava el magnifico Petro Maria Rosso che non haveti facto restituire li soy cavali a
Genese da Parma, suo compagno, quali gli menò via quello famiglio, como ve scrissemo:
della quale cosa anchora noy ne maravigliamo, non sappendo per che casone recusati de
fare restituire dicti cavalli. Il perché de novo ve havimo voluto replicare per la presente,
confortandovi che, per debito vostro et per evitare ogni inconveniente potesse seguire,
vogliati providere che Genese habia gli soy cavalli, como è debito et ragionevole; et de
questa aspectamo la vostra ultima resposta.
Cremone, xxi iullii 1451.
Cichus.
207
FRANCESCO SFORZA INFORMA PIETRO MARIA ROSSI DI AVERE RISCRITTO AI DA CORREGGIO
PER LA RESTIRUZIONE DEI CAVALLI A GENESE DA PARMA. QUANTO ALLA STRADA “ROTTA”,
CHIEDE AL ROSSI DI RENDERLA SICURA , E DI DARGLI INFORMAZIONI SUL MODO CON CUI POTER
ARRESTARE CHI LA RENDE INSICURA. VUOLE, INFINE, CHE LIBERI BATTISTA DA PIANELLE,
ASSICURANDO, COMUNQUE, I MERCANTI CHE, ENTRO DIECI GIORNI, AVRANNO QUANTO ANCORA
MANCA PERCHÉ SIANO APPIENO SODDISFATTI.
Petromarie de Rubeis.
1451 luglio 21, Cremona.
Havimo recevuto le vostre lettere, quale intese, ve respondemo, prima, alla parte delli
cavalli de Genese de Parma, vostro compagno, che ne maravigliamo non gli siano
restituiti, como havimo scripto, ma ad ciò non habiamo excusacione. Scrivemo de novo ad
quelli de Corezo per la alligata per dicta casone, quale gli vogliati mandare et advisarce
poy della resposta havereti havuta. Alla parte della strata che sia rupta, noy ne havimo
tanto dispiacere quanto se potesse dire et ve stringemo et caricamo vogliati providere ad
tutta vostra possanza che la strata sia seccura, avisandone che sono quelli et del modo
99

habiamo ad tenere per havergli nela mano. Alla parte del Baptistra a da Pianelle, homo
d’arme de Roberto nostro nepote, haveti nele mano, ve dicemo che satisfacendo luy quello
manchi ad essere restituito ad quelli merchadanti, overo facendoli securi per modo siano
cauti de havere quello gli manchi fra termine de deci dì advenire, siamo contenti lo faciati
liberare, intendendovi de questo col commissario nostro de Parma, quale è informato de
questo facto.
Cremone, xxi iullii 1451.
Cichus.
a In A Bapstistra.
208
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GENTILE DELLA MOLARA DI INTERVENIRE EFFICACEMENTE
CONTRO I COLPEVOLI, DOPO I MOLTI VANI TENTATIVI, PER LA RIPARAZIONE O IL RISARCIMENTO
DEI DANNI CAUSATI A LEONE DELLI ARCELLI NELLA VILLA DELLA SALLA DAGLI UOMINI DI
MADONNA LUCHINA.
49r Gentili della Molaria.
1451 luglio 21, Cremona.
Ali dì passati fo facto grande dal magio, damno et anche sacomanato nel loco osia villa
della Salla Leone dali Arcelli, nostro citadino piasentino, et ciò fo per li homini della
magnifica madonna Luchina; et non contenti a questo gli brusarono la casa in sua totale
consumptione. La qual cosa, essendone molesta ultra quanto dici posset, scripsimo et
facissimo sappere la prefacta madonna Luchina, la quale, como a quella a chi recresse le
cose mal facte, l’ebbe etiamdio molto exosa et gli recrebbe assay, affirmando volere fare
resarcire et emandare el damno a dicto Leone per li soy homini che havevano commisso lo
excesso, pur non fo facto niente. Il che, vedendo et desiderosi che fosse restorato el
povero zentilhomo, como vole la rasone et honestà, scripsimo ad Alberto Sancto che
provedesse a questo appresso la predicta madonna Luchina, et nulla è facto. Più oltra li
mandassimo Nicolò da Palude, et altrotanto fo facto; postea mandassimo ti et quanto fo
facto tu lo debbi sappere. Finalmente, siando noy a Piasenza, committissimo a messer
Philippo Confanonero et al potestà de Castello San Iohanne che omnino provedesseno a
questo, como vole la ragione et honestà et cossì per l’honore de madonna Luchina como
nostro, et pur è facto tanto quanto prima. Vedendo adoncha che per quanto sia facto fina
qui el povero zentil a homo non è restorato, anzi remano desfacto a torto. Stringendone el
drito della iustitia et considerato etiam che la prefacta madona Luchina se monstra cossì
malcontenta como noy de tale seleragine commisso et bene disposta ad fare fare la
emenda, volimo che statim tu te b trasferrisse là dove più idoneamente te pare convenire
et curi, insti et provedi, per ogni modo et via, che quelli hanno facto el damno restauri,
emendi et satisfaza el dicto Leone aut gli pigliano tale composicione che Leone non habia
più cagione de lamentarse de tanto damno. Et questo cercha fare presto et cum bona
iustificacione, et quando pur tu vedessi non potere altramente exequire questa facenda,
volimo et te commandamo che, havuta informacione da valenti homini non suspecti, ma
degni de fede, del damno ha recevuto esso Leone, tu procedi per ogni modo et via contra
quelli che sonno colpevelli usque ad l’integra satisfacione de Leone, perché la ragione,
l’honestà, l’honore nostro et de madonna Luchina ne strenge a questo et, aciò che più
abelmente possi exequire questa nostra mente, te mandiamo una patente per vigore della
quale possi havere favore et adiuto da officiali, gente d’arme et qualuncha altra persona a
noy supposita.
Cremone, xxi iulii 1451.
Cichus.
a zentil in interlinea.
100

Segue stran depennato.
209
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PRIORE, AL CONVENTO E AI MONACI DELLA CERTOSA DI PAVIA
DI DARE SUBITO IL RESTO DELLA SOVVENZIONE DI 500 DUCATI.
1451 luglio 21, Cremona.
49v Priori et conventui ac monacis Cartusie Papie.
In questi dì proximi passati, vuy ne fecesti exbursare, per parte dela subventione ve habia-
mo facto recedere, ducati cinquicento cum promissione che daressivo opera che haveres-
semo el resto. Et perché de presenti la necessità ne strenge pur asay, vi confortamo et
carricamo che, ala havuta de questa, ve piaza dare forma che habiamo el resto de dicta
subvencione rechesta. Et in questo non perdeti tempo veruno a fare che presto se habia,
attento el grande bisogno et necessitate ne habiamo, certificandovi che ne fareti
grandissimo acconcio et grandissimo servicio, né maiore nè lo porresti fare al presente de
questo.
Cremone, xxi iulii 1451.
Cichus.
210
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANGELO SIMONETTA DI FARSI DARE , COMPRENDENDO IL
RESTO DELLA SOVVENZIONE, 800 DUCATI D’ORO DAI FRATI DELLA CERTOSA DI PAVIA DA
DISTRIBUIRE, TRAMITE TARTAGLIA DE ANGELO, AI BALESTRIERI DEL CASTELLO DI PORTA ZOBIA.
Angelo Simonete.
(1451 luglio 21, Cremona.)
Scrivemo al priore et convento dela Gratusa de Pavia che li piaza dare forma che habiamo
presto lo resto la subvencione li havemo facto rechedere, como vederiti per la inclusa
copia. Pertanto vi scrivemo et carricamo che vogliati fare omni diligentia et opera possibile
aciò dicti denari se possano havere prestissimo, respondendone como fariti circa de ciò.
Et vorressemo che, ala recevuta de questa, almanco exbursano ducati 800 d’oro per dare
ali nostri balistreri del castello de Porta Zobia, quali fareti dare a Tartaglia de Angelo, quale
è informato da nuy como li debia dare et distribuire ali dicti balistreri. Et questo non vole
mancare almanco fra tre dì, da poi la recevuta de questa, fossi expedito. Et cossì curati de
fare.
Cremone ut supra.
Cichus.
211
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALLE MONACHE DEL CONVENTO DI SANT’AGATA DI MILANO CHE
ELEGGANO A LORO BADESSA ELISABETTA DALLA STRADA E NON CATERINA CASTIGLIONI,
ESSENDOSI EGLI RAMMENTATO DI AVERE PRECEDENTEMENTE FATTO A DETTA CATERINA LA
PROMESSA DI ELEZIONE A BADESSA.
(1451 luglio 21, Cremona.)
Monialibus conventus Sancte Agate Mediolani.
Questi dì passati ve confortassemo che volesti ellezere in abbatessa vostra madonna
Caterina da Castiliono non recordandoce che prima l’havessemo promissa a sore
Elisabetha dala Strata. Adesso, per observancia dela promessa nostra et etiamdio perché
havemo piena noticia et informacione d’essa sore Elisabetha et non dubitamo che per la
101

electione d’essa serà dignamente provisto ala dicta abbazia, ve confortamo, carricamo et
strenzemo la vogliati elezere et admetere a l’abbatia predicta cum debite et oportune
solemnitate. Et in questo non vogliati aducre exceptione né dificultà alcuna, perché,
havendoglila promessa, intendimo che omnino l’habia.
Cremone, ut supra.
Cichus.
In simili forma è scripto alo arcivescovo de Milano confortando et pregando soa signoria gli
piaza mandare el suo vicario a confortare dicte monache che cossì vogliano fare, como se
contene nela suprascripta lettera.
Cremone, ut supra.
Cichus.
212
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL CONSIGLIO DEL DUCA DI SAVOIA DI PROVVEDERE, IN FORZA
DEGLI ACCORDI FATTI CON IL DUCA SABAUDO, CHE GASPARE DA SUESSA RICUPERI QUANTO GLI
HA PORTATO VIA IL CANCELLIERE SUO ANTONIO DA CANTONO, RIPARATO A VERCELLI. SENZA
AVER RESTITUITO IL MALTOLTO E NONOSTANTE LA PROMESSA DI COSTRINGERLO AL
RISARCIMENTO, DETTO ANTONIO È STATO RIMESSO IN LIBERTÀ: IL CHE È IN VIOLAZIONE DEGLI
ACCENNATI CAPITOLI DI PACE RECIPROCAMENTE STIPULATI.
50r Consilio ducis Sabaudie.
1451 luglio 21, Cremona.
Superioribus diebus cum Antonius de Cantono, cancellarius strenui Gasparis de Suessa,
conestabilis nostri dilecti, ab eo turpiter auffugisset et Vercellas se reduxisset, asportatis
sibi ducatis quinque centum triginta et totidem aliis bonis, que ultra summam mile
aureorum ascendebant, fuit ad preces et requisitionem nostram a spectabile Petro de
Cellant in civitate ipsa Vercellarum personaliter detentus. Interim de eadem retentione et
bonorum asportatione notitiam dedimus illustrissimo domino duci vestro Sabaudie
suamque excellenciam exhortati fuimus ut indemnitati conestabilis nostri providere
dignaretur, eo maxime quod pecunie asportate ex nostris erant, quas super stipendiis
eidem dari statueramus. Celsitudo autem sua ut petierat rescripsit nobis intentionis sue
esse quod Antonius ipse ad restitutionem ablatorum omnino compelleretur. Verumtamen
quamquam replicatis vicibus superinde scripserimus, non potuit adhuc idem Gaspar
debitum suum consequi: quinimmo Antonius ipse relaxatus fuit, retentis tamen pecuniis
eiusmodi. Quod quantum honestum et conveniens fuerit magnificentiarum vestrarum
iudicio relinquimus, quare easdem magnificentias vestras hortamur et rogamus ut pro bona
invicem convicinancia et observatione capitulorum pacis invicem contractorum, quorum
unum est presentibus involutum disponens ne fugitivi partium admittantur aut ullo modo
recipiantur, providere velint satisfactioni et restaurationi Gasparris memorati, nec patiantur
quod idem Gaspar in consecutione iuris suis a per ulteriores trahatur dilactiones. Quod
quidem iustum et conveniens fuerit nobisque gratum et acceptum quia illud idem erga
subditis prefati illustrissimi domini ducis continue faceremus et facere usque quaque parati
sumus ad magnificentiarum vestrarum beneplacita parati.
Data Cremone, die xxi iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
a Così A.
213
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI FILIPPO DI MELIIS, PODESTÀ DI PIACENZA, DI AVERE
PERDONATO, DIETRO SUPPLICA DEL FAMIGLIO DUCALE GIACOMO DA PIACENZA, ANTONIACCIO DI
BELECTI DELLA VAL PECORARA, OMICIDA PACIFICATOSI CON LA PARTE OFFESA.
102

1451 luglio 21, Cremona.
Iohanni Filippo de Meliis potestati Placentie. a
Havendoce cum grande instantia supplicato messer Iacomo da Piacenza, nostro dilectis-
simo famiglio, vogliamo redurre ala nostra gratia et perdonare ad Antoniaccio di Belecti di
Val Pecorara il delicto et homicidio per lui perpetrato in li dì passati, contra del quale il
vostro offitio deve havere proceduto et li cui beni, como devoluti ala nostra Camera, donas-
semo al dicto messer Iacomo. Siamo stati contenti per contemplatione soa perdonarli
maxime stando b fra le parte stata facta la pace. Mò messer Iacomo ce ha dicto et così
per lo tenore dela presente liberamente perdonamo et da nostra gratia reducemo dicto
Anto- niaccio volendo et comandandone che facciate cassare et anullare ogni bando et
processo contra de luy per dicto homicidio formato et ch’el possa tornare et stare ad casa
soa como prima. Deli soy beni lassarite disponere ad messere Iacomo al quale una fiada li
donassemo secondo la voluntà soa.
Cremone, xxi iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
a Prima di Iohanni locun.
b Segue stato depennato.
214
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI LODI DI PREDISPORRE UN’ADEGUATA
SISTEMAZIONE PER BARTOLOMEO COLLEONI, CHE SI PORTERÀ LÌ ALCUNI GIORNI PER COSE
IMPORTANTI.
50v Locuntenenti Laude.
1451 luglio 22, Cremona.
Perché el magnifico Bartholomeo Cogliono vegnerà per starsi qui appresso nuy alcuni dì
per cose importante, ti commettiamo et volimo che faci apparchiargli logiamento in el quale
possa honoratamente starci, facendo fornire dicta casa de massaricie como alla
magnificentia soa se rechiede. Et in questo fa’ non intervenga manchamento alchuno.
Data Cremone, die xxii iulii 1451.
Cichus.
215
FRANCESCO SFORZA MANIFESTA A NICODEMO D PONTREMOLI LA SUA SORPRESA PER LA
RICHIESTA DEL PAPA DI UNA REVISIONE DI UNA VERTENZA FRA ELISABETTA STAMPA,
ABBADESSA DEL MONASTERO MILANESE DI SANTA MARIA IN VILLA, E GIOVANNOLA ROSSI.
VERTENZA, GIÀ RIVISTA PER ORDINE DELLO STESSO PAPA. CERCHI DI FAR CAMBIARE IDEA AL
PONTEFICE, SÌ CHE SI LASCI DONNA ELISABETTA TRANQUILLA DOVE E COME STA. DELLA
FACCENDA NE PARLI CON GIACOMO TRIVULZIO CHE NE È AL CORRENTE.
Nicodemo de Pontremulo.
1451 luglio 22, Cremona.
Nicodemo, havimo inteso quello ne scrivi, respondendo alla nostra, dela resposta te ha
facta la signoria del nostro signore circha el facto de Madonna Elisabetha de Stampi
abathessa del monasterio di Sancta Maria in Villa della nostra citade de Milano, per lo qual
scrivere presupponi che la Santità sua voglia che la differentia d’essa madonna Elisabetha
cum madonna Zohannola di Rossi se reveda. Nuy non se possiamo se non maravigliare de
tale resposta et quasi non credemo sia facta per essa Santità, perché, essendo un’altra
103

volta reveduta a Millano per commissione della Santità a prefata et data sententia in favore
de madonna Elisabetha et essando essa stata in paciffica possessione xxxii anni, et da poy
privata passionatamente per Milanesi al tempo della libertà, como devi havere inteso, non
ne pare honesto debbia essere reveduta un’altra volta et menata tanto in longo. Però ti
commettiamo et volimo che, retrovandote com’altra volta cum la Santità de nostro signore,
gli supplichi di novo per nostra parte che, consciderate le cose predicte, se dengni esser
contenta che madonna Elisabetha resti alla possessione del suo benefitio et sia confirmata
in esso, nì sia veduta altramente essa differentia, perché revedendose, non sarria, a dir
altro, che voler menare la cosa in longo et frustrare madonna Elisabetha in spese che non
crediamo de mente della Santità sua. Et circha de ciò havimo commesse alcune cose al
spectabile misser Iacomo da Triultio, nostro ambasciatore, cum lo quale te intenderai. Ben
te avisamo che non ne poristi far cosa più grata come operare che questo nostro desside-
rio habia effecto.
Data Cremone, die xxii iulii 1451.
Cichus.
a Segue per depennato.
216
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AL TESORIERE DI CASTELL’ARQUATO DI DARE A
GIOVANNI DE FERATE DA PONTREMOLI, CASTELLANO LOCALE, QUANTO GLI È DOVUTO, SENZA
ALTRI RINVII.
51r Potestati et thexaurario Castri Arquate.
1451 luglio 22, Cremona.
Zohanne de Ferate da Pontremulo, nostro castellano de Castello Arquà, se dole et lamenta
dicendo luy haver le sue bollecte dei nostri Maistri delle intrate per el suo pagamento et
che non l’haveti pagato né observatoli dicte bollecte, che ne fa maravigliare grandemente,
né savemo da quel questo proceda. Però volimo, et cussì ve dicimo che, recevute queste,
gli debbiati fare i suy pagamenti senza più scrivere et repplicare. Et observali le sue
bollecte, quale ha dai nostri Maistri, senza bisongni mandar ogni dì là et qua, spendendo et
tempo et dinari. Et nel facendo, gli provedirimo poy nuy opportunamente ad vostre spese,
et provarite que è mandare ogni dì là e qua altri.
Cremone, die xxii iulii 1451.
Cichus.
217
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE MILLANO DE GUALDO FACCIA AVERE A BARTOLOMEO DA
CREMONA QUELLE “MUNITIONI” CHE SONO NELLA ROCCA, MA NEL LIMITE DELLE NECESSITÀ DEI
LAVORI.
Villano de Gualdo.
1451 luglio 22, Cremona.
Siamo contenti et volimo che, bisognando ad Bartholomeo da Cremona munitione alcuna
per quello nostro lavorerio de quelle sonno lì nella rocha, gli le daghi liberamente, havendo
perhò advertentia de non lassar movere se non quelle siano necessarie, como te
rechiederà dicto Bartholomeo.
Data Cremone, die xxii iulii 1451.
Iohannes.
218
104

FRANCESCO SFORZA ORDINA A GALEOTTO RATTO, CAPITANO DUCALE DI GIUSTIZIA DI LASCIARE
LIBERO “MAISTRO” MAFEO DA COMANO, MURATORE, PERCHÉ SI PORTI DA BARTOLOMEO DA
CREMONA A CASSANO E FACCIA QUANTO BARTOLOMEO GLI DIRÀ.
(1451 luglio 22, Cremona.)
Domino Galeocto Racto, capitaneo nostro iustitie.
Siamo contenti et volimo che lassiati liberamente de presone maistro Mafeo da Comano,
muratore, quale haviti nelle mano, como ve dirrà Marcholione, lo quale fati vada ad trovare
Bartholomeo da Cremona ad Cassano et facia quanto gli dirrà luy.
Data ut supra.
Iohannes.
219
FRANCESCO SFORZA MINACCIA PIETRO GIOVANNI DA CANERENO DI TOGLIERLI LA SQUADRA CHE
HA, SE CONTINUA AD ESSERE CAUSA DELLE LAMENTELE CHE SI HANNO DI LUI E DELLA SUA
SQUADRA.
Petro Iohanni da Canereno.
(1451 luglio 22, Cremona.)
Nuy the habbiamo concessa quella squadra credendo cha la dovessi a altramente gover-
nare, et ti altramente portare che non fay che, secondo vedemo, habbiamo più rechiami de
ti et della dicta tua squadra che de tucto lo resto di soldati di Piacentina et pare che non ve
contentiati de niente como è al presente del facto dello strame che non voliti stare contenti
ad quello è ordinato. Pertanto te avisamo che se cerchi più oltra che quello è l’ordine, ne
habbiamo più rechiamo de questa cosa da quilli homini, non farrimo altro se non che te
torramo quella squadra et darimola ad uno altro che la governarà senza che tucto el dì
habbiamo più rechiamo.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
a Segue grandemente depennato.
220
FRANCESCO SFORZA AVVERTE MARCO ATTENDOLI CHE NON VUOLE AVERE PIÙ RECLAMI DALLA
COMUNITÀ DI BORGONUOVO PER “EL FACTO DELLO STRAME”.
51v Marcho de Atendolis.
1451 luglio 22, Cremona.
Per parte de quella nostra comunità de Borgonovo ce è stata exposta querella che quelli
nostri soldati alogiano in quello teritorio, non vogliono star contenti ad l’ordine è stato dato
circha el facto dello strame, anzi vanno tagliando li prati et facendo altri damni. Pertanto
volimo che, recevuta questa, espressamente comandi ad tucti che non dimandino né
tagliano più oltra de quello è l’ordine, certificandoli che se ne vene più rechiamo alcuno del
facto di quisti strami li demonstrarimo che ne despiacerà.
Data Cremone, die xxii iulii MCCCCLI.
Andreas Fulgineus.
221
105

FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LANCILLOTTO DA FIGINO DI LASCIARE DOVE STA PIETRO DA
AVERSA, PRESO SOTTO DI SÉ DA BARTOLOMEO QUARTIERI.
Lancillotto de Figino.
(1451 luglio 22, Cremona.)
Messer Bartholomeo deli Quarteri ne dice havere tolto al presente socto de sì uno homo
d’arme chiamato Piero da Aversa, quale fine mò se è reducto cum Fiuccino et è allogiato in
Parmesana et perché dubita che non sia dicto Piero remosso deli soy allogiamenti de lì,
considerato che luy allogia in Piacentina cum li altri soy, ce ha requesto vogliamo scriverte
non sia remosto de lì dove sta. Pertanto, condescendendo ad questa soa requesta, semo
contenti lo lassi stare como è stato fine mò et che sia tractato como l’altri.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
222
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE SCARAMUCCIA DE LUCIARIA SI PORTI DA LUI INTENDENDO
RISOLVERE LA VERTENZA CHE HA CON GLI UOMINI DI SPINETA.
52r Scaramucie de Luciaria.
1451 luglio 22, Cremona.
Sonno sta’ da nuy questi homini da Spineta per el facto della differentia hano con ti, et quilli
intesi, desiderosi che questo facto passe con più quiete et commodità sia possibile de l’una
parte et l’altera, te confortamo et strengemo, recevute queste, a venire da noy che te
volemo parlare de ciò et questo più presto meglio.
Data Cremone, die xxii iulii 1451.
Iohannes.
223
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI CREMONA CHE SENTA IL “CONSILIUM
SAPIENTIS” E “ VOCATIS VOCANDIS” RISOLVA IL CASO DELLA ESENZIONE DALL’INTERZAMENTO DEL
DAZIO DELL’ACQUA DEL NAVIGLIO, RIVENDICATO DAGLI UOMINI DI FONTANELLA.
Referendario Cremone.
1451 luglio 22, Cremona.
Molto se gravano el nostro comune et homini de Fontanella della richesta gli fi facta per lo
intertiamento del datio de l’aqua del Naviglio, al pagamento del quale intertiamento essi da
Fontanella non se reputano obligati per vigore di suy privilegii et altre rasione, quale
alegano in contrario. Et proinde richiedeno gli sia ministrata rasione. Per la qual cosa
volimo et te committimo che, habito conscilio sapientis et vochatis vocandis, faci ragione
ale parte, ita et taliter, che veruna d’esse non hhabbia a dingna casione lamentarse.
Data Cremone, xxii iulii 1451.
Cichus.
a Così in A.
224
106

FRANCESCO SFORZA ORDINA AL TESORIERE DI CREMONA DI PAGARE, SE COSÌ È, LA BOLLETTA
DATATA 1449 E NON ANCORA SALDATA, DI CUI PARLA GUIDINO DA” COTIGNILO”, CONNESTABILE
DELLA PORTA DI SAN GIOVANNI MICHELE DI CREMONA.
Thexaurario Cremone.
1451 luglio 22, Cremona.
Ne ha significato Guidino da Cotignilo, conestabile de Porta San Giohanne Michele de
questa nostra cità, che usque ad anno MCCCCXLVIIII havisti una sua bullecta dela quale
may non gli facisti pagamento né satisfatione alcuna. Pertanto, se cussì è, volimo che
senza veruna exceptione de qualunqua dinari pertiniti alla Camera nostra, tu gli satisfazi
per quanto monta dicta sua bollecta.
Data Cremone, die xxii iulii 1451.
Cichus.
52v Domino Pape.
225
FRANCESCO SFORZA LA PAPA
1451 luglio 23, Cremona.
Vacarunt nuper per obitum domini Dionisii de Brippio. a
a Il testo è depennato.
226
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMUNE E AGLI UOMINI DI TIZZANO CHE OBBEDISCANO AL
COMPAGNO DEL DUCA, FIASCO, CUI EGLI HA DONATO DETTO LUOGO DI TIZZANO
Comuni et hominibus Tizani.
1451 luglio 23, Cremona.
Perché havimo donato quello nostro luoco de Tizano alo strenuo Fiasco, nostro compa-
gno, como deveti sapere, pertanto volimo et vi commandiamo che in ogni cosa luy vi
ordinarà et commandarà li debbiati credere et hobedire quanto ala persona nostra propria,
et questo farite senza exceptione a o contradictione alchuna.
Cremone, die xxiii iulii 1451.
Cichus.
a Segue al depennato.
227
FRANCESCO SFORZA CONFERMA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE MANDA
PER DODICI GIORNI E CON TRE CAVALLI NEL NOVARESE IL CANCELLIERE DUCALE FRANCESCO
GENTILE PER ALCUNE FACCENDE DUCALI.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 20, Cremona.
Perché questi dì proximi passati cioè ad xiii del presente ve scripsemo como mandavamo
el nobile Francisco Zentile, nostro cancellero, verso Novara a quelli luochi per alchune
nostre fazende, quale gli havevamo commesse, dove haveva ad stare octo o dece dì, con
tre cavalli et volevamo gli fosse proveduto per dicti dì et cavalli secundo l’ordine et
107

consuetudine nostro, et fosse spazato presto, subiungendo, dove dicevamo octo o dece
che volevamo fossero dodeci dì. Et cossì scripsemo che così volevamo et era la intentione
nostra, et quantunqua quelle nostre lettere non fosseno sottoscripte de nostra propria
mano, la voluntà nostra era così et a ciò ne siati più certi et vediati cossì essere, et l’ordine
dato in ciò se servi, havendolo spazato no a piace et semone contenti et ecco vi mandamo
queste per dicti dì et cagione de nostra mano sottoscripte ad observanza de quanto è
ordinato.
Cremone, xx iulii 1451.
FranciscuSfortia manu propria subscripsit.
a Così in A.
228
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO TRIVULZIO DI DARE, SULLA SOMMA CHE GLI VERRÀ
CONSEGNATA, 50 DUCATI D’ORO A DOMENICO GUAZARDO, FAMIGLIO DUCALE, PERCHÉ POSSA
FARE QUEI SERVIZI CHE GLI SONO STATI ORDINATI.
53r Domino Antonio de Triulzio.
1451 luglio 23, Cremona.
Noi havevamo ordenato per la via deli nostri Magistri, già più dì sonno, fossi dati ad
Domenico Guazardo nostro famiglio, ducati cinquanta cioè ducati L, quali non ha potuto
havere. Et perché intendimo operarlo per nostre fazende et in nostri servitii, volimo che de
quelli denari se hanno ad pagare et pervenire ad toe mane debbi dare et numerare
cinquanta ducati d’oro cioè ducati L d’oro ad esso Domenico che possa exeguire et exer-
citare ad li servitii a nostri secundo gli ordinarimo et intendimo operarlo.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Di che adviserai Francesco como gli haverai pagato che ne possa fare conto et scripture.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue vostri depennato.
229
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI FARE PROVVEDIMENTI PER
FAR FRONTE ALLA SITUAZIONE CREATASI, CAUSA LA PESTE A LECCO, OVE “QUASI TUCTO IL
POPULO SE È ABSENTATO ET LA TERRA ....REMASTA SFORNITA DE GENTE “ E NON VI È CHI POSSA
FARE LE OPPORTUNE GUARDIE.
Dominis de Conscilio nostro secreto.
1451 luglio 23, Cremona.
Semo stati avisati al presente che per la condictione dela peste è nela terra nostra de
Leccho quasi tucto il populo se è absentato et la terra per modo remasta sfornita de gente
che non gli è chi possa fare le guardie opportune et ordinate. Per la qual cosa, siando dicta
terra de grandissima importantia al nostro stato, como sapete, non vorressimo che per
niente occorresse alcuno de sinistro et però nonobstante nuy scrivamo per l’alligata lettera
al potestà et castellano nostro deli quali subito li mandarite che adtendino ala bona guardia
d’essa, tamen, parendo ad vuy de fare circha ciò più una provisione che un’altra, faritela
senza perdeli tempo alcuno.
Data Cremone, xxiii iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
108

230
FRANCESCO SFORZA COMANDA ALL’UFFICIALE E AL CASTELLANO DI LECCO DI FARE, ESSENDO
ESI SUL POSTO, QUEI PROVVEDIMENTI RITENUTI NECESSARI PER LA GUARDIA, LA DIFESA, IL
GOVERNO E LA SALVEZZA DI LECCO.
Offitiali et castellano Leuci.
(1451 luglio 23, Cremona.)
Per la conditione dela peste sentemo al presente essere in quella nostra terra de Leccho,
ce è stato refferito che quasi tucto il populo d’essa se è absintato, donde la terra è remasta
sfornita de persone che adtendano ala guardia d’essa. Pertanto, habiando nuy dicta terra
molto cara et siando uno deli principali membri in quelle parte che concerna bona parte del
nostro stato, non vorressemo che, per casone alcuna, occorresse altro de sinistro d’essa
che occorrendo (quod deus advertat) serebbe uno principio de grande inconveniente, et
però ve carichamo et comandamo che circha la guardia, defesa, governo et salveza
d’essa, recevuta questa, gli facciati quella debita et opportuna provisione et remedio che ve
parerà expediente, siando vuy maxime sul facto como sete, usando circha ciò quella
diligentia et sollicitudine che possete comprendere requeda questa cosa così importante.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
231
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LIBERIO, COMMISSARIO , E AI PRESIDENTI AGLI AFFARI DI
ALESSANDRIA CHE SI OSSERVI PER L’UOMO D’ARME DI SCARAMUZZA, FRANCESCO DEGLI
INVICIATI, QUELLA ESENZIONE CHE SI ACCORDA A CHI È SOLDATO.
1451 luglio 23, Cremona.
53v Domino Liberio commissario ac prescidentibus negotiis Alexandrie.
Se grava lo strenuo Francisco de Inviciati, homo d’arme del spectabile messer Sacramorre
da Parma, nostro conductero, cittadino de quella nostra città, che non gli sia observata la
soa exemptione. Pertanto siando luy soldato como a ello è, et li altri, soldati, siano de
presente preservati exempti, non ce pare ch’el dicto Francisco sia pegio tractato deli altri, il
perché, ad minus per quanto appartene ad luy, per la parte soa provederite che la
exemptione gli sia observata et che non se possa dolere che li altri siano preservati
exempti et luy non.
Data Cremone, xxiii iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
a ello in interlinea.
232
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL VESCOVO DI LODI CHIAMI DAVANTI A SÉ DON PIETRO
LIRASCHI DA BEDUZO E DON SIMONINO DEL MANICA DA GROPPOCIOSO IN CONFLITTO PER LA
PIEVE DI SAN PIETRO DI TIZZANO E LI RAPPACIFICHI, MA PRIMA DI PRONUNCIARE LA SENTENZA
NE AVVISI IL DUCA.
Domino episcopo Laudensi.
1451 luglio 23, Cremona.
109

Intendimo ch’el vertisse certa differentia fra don Petro di Liraschi da Beduzo, per una parte,
et don Simonino del Manicha da Groppocioso, per l’altra, per casone della pieve de San
Petro da Tizano, como da essi loro più pienamente intenderà la paternità vostra. Et perché
haverissimo noy gram piacere che fra li subditi nostri non havesero a vertire differentie
alcune, et maxime fra li religiosi, aciò che quietamente et devotamente potesseno atten-
dere alli divini officii, cognoscendo noy quanto la prefacta paternità vostra sia apta in
togliere et levare queste tale differentie, confortiamo et pregamo quella voglia havere da sì
ambedoe le parte cum le rasone soe ale quale, quando fossero absente, siamo contenti gli
statuati termino competente et demum, viste et intese et diligentemente examinate le
rasone loro, vogliati cognoscere, diffinire et terminare per sententia vostra essa differentia,
como ve parerà de rasone, dela quale sententia vostra perhò prima che la pronunciati ne
avisareti chiaramente per vostre lettere.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.
233
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PERINO DE NUCELLIS DI FARE IN MODO CHE L’UOMO D’ARME
DUCALE TOMMASO TODESCO ABBIA, QUANTO GLI SPETTA PER LA SUA TASSA DAGLI UOMINI DI
COGNO IN FORZA DEI “BOLECTINI DE RAFAEL ZACHARIA PUGNELLO”
54r Perino de Nucellis
1451 luglio 23, Cremona.
Thomaso Todesco, nostro homo d’arme, presente exhibitore, como da luy intenderay et
como vederay per li bolectini de Rafael Zacharia Pugnello, deve havere alchuni denari
della taxa soa dali homini de Cogno dali quali non può essere satisfacto, de che ne
meravigliamo. Pertanto volimo debbi provedere che dicto Thomaso sia integramente
satisfacto de tutto quello deve havere, che non gli manchi niente, et che noy non ne
habiamo più querella.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.
In simili forma scriptum fuit Antonio de Nucellis pro loco Sondone.
Data ut supra.
Duplicata sub die xxviiii.
Cichus.
234
FRANCESCO SFORZA ORDINA AGLI UOMINI DI VIANINO DI MANDARE DUE DI LORO DA RAFFAELE
PUGNELLO PER LA SOLUZIONE DEL CASO DI BARTOLOMEO QUARTIERI CHE SI LAMENTA DI NON
RICEVERE DAL 10 GIUGNO 1450 LA TASSA PER SEI BOCCHE E PER SEI CAVALLI.
Hominibus Vianini.
1451 luglio 23, Cremona.
Messer Bartolameo delli Quarteri se grava che may non ha havuto la tassa soa, quale gli fo
ordinata in quella terra, per cavalli sey et boche sey et commensò a dì dece del mese de
zugno de l’anno passato. Pertanto perché noy deliberamo intendere questa cosa et che
messer Bartolameo sia satisfacto, volimo che, subito havuta questa, mandiati qui da noy
doy delli homini vostri de quella terra informati et forniti de quello bisogna circha questo
facto, et fati vengano subito et se presentino ad Rafaelo Pugnello, nostro famiglio.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.
110

235
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI DARE ALLA
VEDOVA DI PIETRO DEGLI UBALDINI DA TOLENTINO, QUALCHE SOVVENZIONE PERCHÉ VERSA IN
GRANDE MISERIA.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 23, Cremona.
È passato de questa presente vita messer Petro delli Ubaldini da Tollentino, fo vicario del
lochotenente di questa nostra cità, et ha lassata la moglie cum la famiglia in grande inopia
et miseria. Per fargli, adoncha, qualche subvencione, volimo che gli faciati respondere de
quanto restava ad havere a. Per tucto el mese de zugno proximo passato indreto, como
per significacione del prefato locotenente, nuy havemo inteso che da desembre in qua
resta creditore, scrivendo opportunamente al thexaurero nostro de questa cità, vedute
prima le soe raysoni che de ciò restarà havere che a qualuncha ordinarà dicta fo sua
moglie, gli ne sia interamente resposto perché cossì è de nostra intencione et voluntà ciò
che de questa soa inopia se possa mediante questa subventione alquanto relevarse dando
al latore de questa presto spazamento segondo l’ordine.
Cremone, xxiii iulii 1451.
a Segue dicto messer Petro del suo servito segondo la ragione facta per lo thexaurario
qua, la quale ve mandiamo qui introclusa et spazatella presto et bene segondo l’ordini.
Cremone, xxiii iulii 1451. Cichus. depennato.
236
FRANCESCO SFORZA SCONSIGLIA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI RIUNIRSI, CAUSA LA
PESTE, DI RIUNIRSI NELLA CORTE DELL’ARENGO, PERCHÉ, SE SI AMMALASSE QUALCUNO, “SARIA
SUSPECTE QUELLA::: STANCIA PER PARECHI MESSI. IL DUYCA OPTA PER LE CASE LANDRIANI E
MISSAGLIA
54v Consilio secreto.
1451 luglio 23, Cremona.
Respondemo ad quanto scriveti del pensiero haveti facto, aut de retenere tutta la corte
del’Arengo, aut de torre le case de messer Francisco da Landriano et del Missaglia per
fare el Consiglio a più secureza per cagione della peste vigente, dicimo ch’el ricordo vostro
molto molto ne piace, perché havimo carissima la salute vostra, como che la nostra
propria, ma per più respecti a noi non pare che ce occupate la corte, primo, perché
madonna Biancha et anche noy deliberiamo venire là, cessando la condicione della peste,
como speramo in la gratia de Dio, et anche se per qualche desgratia venesse a pericolare
qualchuno de quelli haveti ad operare, ce saria suspecta quella nostra stancia per parechi
messi. Propterea, aciò che anchora vuy non habiati a mutare cossì spesso stantia, ne pare
meglio et più ve laudiamo le stancie de messer Francisco da Landriano et del Missaglia, ali
quali scrivemo per le alligate in modo che siamo certi ve ne compiacerano.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.
237
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A FRANCESCO LANDRIANI DI VOLER CONCEDERE,CAUSA LA PESTE,
LA SUA CASA, CHE È “PIÙ REMOTA DALE ALTRE” ED È SULLA PIAZZA DEL CASTELLO, PER
DESTINARLA, INSIEME CON QUELLA DEL MISSAGLIA , ALLE RIUNIONI DEL CONSIGLIO SEGRETO,
EVITANDO, IN TAL MANIERA, CHE I CONSIGLIERI, COME AVEVANO PROPOSTO, SI ASSENTINO DA
MILANO.
111

Francisco de Landriano.
1451 luglio 23, Cremona.
Voleva el nostro Consilio secreto absentarse da Milano per suspecto della peste, la quale
pur alquanto li daneza. Et noy, considerando quanto poteria preiudicare ale nostre cose la
sua absencia, l’havimo confortato et facto restare cum questa che, per sua secureza se
ellegino qualche casa sana et più remota dale altre, dove faciano el Consilio. Et ita hanno
ellecta la vostra haveti sula piaza del Castello de Milano asieme cum quella del Missaglia.
Per la quale cosa ve confortiamo et caricamo, per lo amore ne portati, che vogliati essere
contento de lassargella per fina tanto sia cessata la peste, la quale cosa siamo certi fariti
voluntera, considerata la importantia della cosa.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.
238
FRANCESCO SFORZA FA SAPERE A MISSAGLIA DE ELLO DI AVERE SCRITTO A SUO FIGLIO DI
LASCIARE, DURANTE LA PESTE , LA CASA SULLA PIAZZA DEL CASTELLO DI MILANO PER USO DEL
CONSIGLIO SEGRETO.
55r Missaglie de Ello.
1451 luglio 23, Cremona.
Havimo scripto per più nostre lettere a tuo figliolo che voglia essere contento de lassare
quella casa, quale hay sula piaza del Castello de quella nostra cità, al nostro Consilio
secreto per fina tanto cessarà la peste, ma pur fina qui non è facto niente. Considerando
adoncha quanto importa questo, cossì al stato, como ad ogni altra nostra cosa, perché
esso nostro Consilio monstra volerse absentare dala cità per dubio della peste se non ha
quella casa nela quale se reduchi, te caricamo et volimo che ge la relassi senza veruna
exceptione, et sopra ciò non aspectare più nostre lettere per quanto hay cara la gratia
nostra.
Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.
239
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI PARMA DI INVIARGLI IL RONZINO CHE FU DI
FRANCESCO DA BOLOGNA.
Commissario Parme.
1451 luglio 24, Cremona.
Vogliamo, recevuta questa, voy ne debiati mandare quello roncino che fu de Francisco da
Bologna, quale haveti recevuto lì apresso vuy. Et questo non manchi per cosa alchuna.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
240
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LANCILLOTTO DA FIGINO DI DARGLI IL RONZINO CHE FU DI
FRANCESCO DA BOLOGNA, RONZINO CHE LANCILLOTTO RIVENDICA PER CREDITI CHE AVEVA CON
DETTO FRANCESCO. IL DUCA GLIELO LASCIA PURCHÈ GLI FACCIA AVERE GLI 800 DUCATI CHE
FRANCESCO GLI DOVEVA.
1451 luglio 24, Cremona.
112

Lanzilotto de Figino.
Volimo, recevuta questa, ne debi mandare qui ad noy quello roncino che fo de Francisco
da Bologna, quale te hay retenuto et tolto per denari che tu dici havere da luy, dela quale
cosa ne maravigliamo assay che tu habi tolto dicto roncino. Et se pur tu voray dicto
roncino, dicimo che siamo contenti cum questo che tu ne rendi a noy ducati octocento che
lo dicto Francisco hebe da noy como tu say. Et se tu voray renderne dicti denari siamo
molto contenti debi tenere dicto roncino, altramente vogli inmediate mandare dicto roncino
qui ad noy. Et questo non manchi per cosa alchuna.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
241
FRANCESCO SFORZA INFORMA I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE A ORLANDO
PALLAVICINO EGLI HA RISPOSTO PER IL SALE SECONDO LA FORMA SCRITTAGLI DAI CONSIGLIERI.
HA SOLLECITATO ZAMPONE HA FARE BUONA GUARDIA, ANCHE SE NON C’È DA ASPETTARSI
MOLTO DA LUI.
55v Dominis de Conscilio nostro secreto.
1451 luglio 24, Cremona.
Havimo recevuto doe vostre, Et respondendo quanto ala parte de Orlando marchese Pala-
vicino circa la materia del sale, gli havimo scripto segondo la forma che ne haveti mandato.
Circha quello ve ha scripto Zampone non dicimo altro se non che havimo facto bene a
scriverli ch’el atenda a far bona guarda, benché quello ha scripto sia da fare poca stima.
Data Cremone, die xxiiii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
242
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI CREMONA FACCIA TRATTARE DAI DAZIERI
IL FAMIGLIO DUCALE MANFREDO DA FORLÌ COME GLI ALTRI FAMIGLI, CIOÈ ESENTI DAL
PAGAMENTO DEL DAZIO PER TRASPORTO AD USO PERSONALE.
Referendario Cremone.
1451 luglio 24, Cremona.
Manfredo da Forlì nostro famiglio, se lamenta che, dovendo luy fare condurre in questa
nostra cità legne, strame et altre cose per uso suo et della famiglia, vole esser astrecto per
li datieri al pagamento del datio che non è facto alli altri famigli. Te committiamo adoncha et
volimo che da mò inanze faci tractare el dicto a Manfredo in li pagamenti di datii como
sonno tractati li altry famigli de casa nostra nel cui numero è lo dicto Manfredo.
Data Cremone, die xxiiii iulii 1451.
Cichus.
a Segue famiglio depennato.
243
113

FRANCESCO SFORZA INFORMA IL DUCA DI SAVOIA CHE I SUOI UOMINI NON ABBISOGNANO DI
ALCUN SALVACONDOTTO E POSSONO “LIBERE LOCA OMNIA ...PERARARE “, TUTTAVIA , ANNUENDO
ALLA RICHIESTA CONCEDE IL SOLVACONDOTTO ALLO SCUDIERO SIVOTTINO.
Domino duci Sabaudie.
1451 luglio 24, Cremona.
Ut primum litteras celsitudinis vestre recepimus, quibus dominus ipsas salvicunductus litte-
ras expostulat pro dilecto scutifero sue scutiferie nobili viro Sivoctino, et cetera, quam-
quam he littere necessarie non sint neque illis indigerent. Homines celsitudinis vestre pos-
sunt illi libere loca omnia nostra perarare, perque illa libere vagari, tamen ut ipsi illustri
domino complaceamus et eiusque accumulationis morem geramus voluntati illius, statim
commissimus et fieri iussimus libero modo et bona voluntate iusta tenorem in litteris
contentum quem per latorem mittimus.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
244
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL MARCHESE PALLAVICINO DI DISPORRE CHE SI LEVI LA TASSA
DEL SALE NEL MODO CHE SI USAVA AL TEMPO DI FILIPPO M. VISCONTI, IN CONFORMITÀ ANCHE DI
QUANTO RIBADITO DAL CONSIGLIO SEGRETO.
56r Marchioni Palavicino.
1451 luglio 24, Cremona.
Credemo fermamente habiati in memoria como essendo ali dì passati venuto da vuy el
spectabile doctore misser Iohanne Ferofino, nostro consiglero, et havendoni rechesto a
nostro nome volesti levare et far levare dali vostri homini la soa debita taxa del sale et
etiam a disponere del sale vostro, como se soleva fare nel tempo dela bona memoria del
nostro duca passato, anze la novità facta contra de vuy et far dare dali vostri salaroli el sale
qual se fa in li vostri pozi ali nostri gabelleri per lo pretio usato in li tempi passati, vui, prius
facte quelle scuse che ve parse ultimate, gli respondesti como eravati contento circa
queste cose fare tuto quello che se trovava facesti al tempo del prefato quondam
illustrissimo signor duca passato ante la novità facta ut supra. Et essendo dapoi messer
Ludovico, vostro figliolo, dal nostro Consiglio secreto per questa casone dixi el simile
adiungendo che non se trovava che may fose levato sale per li vostri etcetera, et ch’el se
trovava era contento de fare quello se faceva in li tempi passati ante la novità predicta, et
lo simile ne dapoy referto per vostra parte misser Zorzo da Mayno, et de presente uno
vostro cancellero, qual s’è retrovato in Milano dal nostro Consiglio secreto, ne aferma pur
el medesimo. Il perché volendo nuy havere chiareza de questo ne havemo scripto ali nostri
officiali de Parma et de Cremona dali qualli havemo havuto la certeza non solum per infor
macione data a boca, ma per autentiche scripture, extracti da libri del comune, et etiandio
dali officiali nostri de Parma et de Cremona per l’anni passati ala gabella del sale. Ma
ancora per scriptura autentica b a nuy mandata et signata per Ludovico Zangrande,
rasonato, et extracta dali libri del comune d’essa nostra cità de Parma et etiandio el simile
da Cremona, como ne l’anno de xxv et xxvi et cetera vui davati el sale vostro ali ducali
gabelleri, etcetera, et che lo comune de Soranea et de Busseto dela squadra vostra,
etcetera, levaveno ogni anno lo sale taxato. Per le quale cose, facendo nuy fondamento
che per la fede, amore et devocione ne portati siati quello non vogliati nì ve debiati retrare
dale promesse et de quello se faceva nel tempo predicto. Et non dubitando ve sia grata la
utilità dela Camera nostra, senza l’adiuto dela quale mal potriamo sostenere el stato
nostro, ve confortamo et rechedemo vogliati disponere et ordinare et mandare ale dicte
vostre terre de Parmesana che leveno el sale segondo el modo predicto et non solo a
quelle comune, ma anche a quelle del Cremonese che leveno segondo la rata sua et cossì
114

ali vostri salaroli che diano el sale ali gabelleri nostri, como se soleva. Et circa ciò avisa
retene del modo preso et ordine haveti dato, però siamo certi non mancareti de fare el
dovere vostro et cosa che sia a nuy grata, essendo iusta et rasonevele, como è.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
a Segue del depennato.
b Segue officiali nostri de Parma depennato.
245
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PARMA DI INDAGARE QUALI SPESE IL LOCALE
COMMISSARIO HA SOSTENUTO PER I CAVALLI DI FRANCESCO DA BOLOGNA E DI PAGARGLIELE.
56v Referendario Parme.
1451 luglio 24, Cremona.
El nostro commissario lì ce ha facto exponere che ha facto alcune spese per li cavalli
furono de Francisco de Bologna, richedendo propterea che gli siano facte bone. Parendoni
adoncha honesto et rasonevele quanto richiede, siamo contenti et volimo che tu te informi
dele dicte spese et glile fazi fare bone per quanto honestamente pono montare.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
246
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANGELO DA CAPOSILVIS DI NON RILASCIARE L’ARCIPRETE DI
BIGIERI SENZA CHE GLI ABBIA DATO GARANZIA DI 1000 DENARI D’ORO, E GLI ABBIA ASSICURATO
DI PORTARSI A CREMONA DAL DUCA E DI NON LASCIARE LA CITTÀ SENZA L’AUTORIZZAZIONE
DUCALE.
Angelo da Caposilvis.
1451 luglio 24, Cremona.
Havemo recevuta la toa lettera per lo Ciciliano per la quale ne scrivi del facto de l’arciprete
de Bigieri, quale hai sostenuto lì al tuo logiamento. Quale intesa, te dicemo ne piace
quanto hai facto et non volimo che, per modo veruno, lo lassi senza seguitate, ma siamo
bene contenti che dandote luy segurtade idonee et sufficiente de denari mille d’oro in
quella terra de venir qui ad Cremona et presentarsi denanzi da noy et non se partire may
senza nostra licentia da qui, per modo ne sii bene cauto et securo lo lassi venire
liberamente, altramente non. Siché vogli intendere bene el facto suo et poy ne advisa de
quello haveray facto.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
247
FRANCESCO SFORZA ORDINA A CRISTOFORO TORELLI DI IMPORRE AL RILUTTANTE PODESTÀ DI
CASEGLI DI CONEGNARE AL CAPITANO DI CASTEGGIO I MULI DEI MULATTIERI GENOVESI CHE
ASSASSINARONO FAVA.
Domino Christoforo Torello.
(1451 luglio 24, Cremona.)
115

Havendo noy facto scrivere al potestà vostro de Casegli che volesse consignare quelli muli
che furono de quelli mulatteri Zenovesi che amazarono el Fava, non lo ha voluto fare, de
che ne meravigliamo. Pertanto vogliati scrivere al dicto nostro potestà che debbia consi-
gnare dicti muli in mano del nostro capitaneo de Chiastezo perfino se vederà de chi
deveranno essere, perché cossì è nostra intentione.
Data ut supra.
Cichus.
248
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A DONNA LUCHINA DI INTERVENIRE PRESSO IL SUO PODESTÀ DI
CASTELSAN GIOVANNI PERCHÉ I CITTADINI PIACENTINI, CHE ABITANO COLÀ, SIANO ONERATI
COME ERANO PRIMA CHE IL TERRITORIO FOSSE CONCESSO AL CONTE LUIGI, SUO MARITO.
CHIEDE ANCHE CHE DETTO PODESTÀ ACCETTI IN DETTO BORGO GIACOMO ANTONIO SCOTTO,
CHE NE HA “PIENA LICENTIA”
57r Domine Luchine de Verme.
1451 luglio 24, Cremona.
El nostro Consiglio secreto in questi dì scripse, sotto nome nostro, al potestà vostro de
Castel San Zohanne che non gravasse li citadini piacentini, che habitano in quella terra, in
cosa alcuna, se non in quello modo et forma erano gravati nanti ch’essa terra fosse
concessa al magnifico quondam conte Aluise, vostro consorte, et devesse revocare ogni
novità facta per la dicta casone, ma intendamo non l’ha vogliuto fare, de che ne
maravigliamo et dolemo, et tanto più quanto che non gli è scripto se non quello ch’è iusto
et rasonevele. Però ve confortamo et carricamo vogliati scrivere et commettere al dicto
podestà che observi la disposicione dela dicta lettera et da mò inanti se deporti cum tal
advertentia che non habiamo più querella di facti suoi. Et perché Iacomo Antonio Scotto,
uno d’essi citadini, se lamenta ch’esso podestà non lo vole receptare in la dicta terra,
nonobstante ne habia piena licentia, volimo che etiandio provediati a questo et faciati in
modo che l’ordinacione nostre et del nostro Consiglio siano observate, perché non se
fanno senza matura deliberacione.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
249
I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DICONO AL DUCA DI MILANO CHE IL CONTE MANFREDO
LANDI SI LAMENTA CHE LE SUE TERRE DI COMPIANO SIANO POSTE NELL’ESTIMO DI PIACENZA E
SIANO OBBLIGATE ALLA TASSA DEI CAVALLI E DEL SALE. I CONSIGLIERI PRESCISANO CHE, PER
PROIVILEGI IMPERIALI E DEI DUCHI GIOVANNI E FILIPPO MARIA VISCONTI, DETTE TERRE NON
SONO TENUTE A TALI CONTRIBUZIONI. SICCOME, PERÒ, IL DUCA HA STABILITO, CON
DISPOSIZIONE GENERALE, CHE NESSUNO È ESENTE DALLA TASSA DEI CAVALLI, PUÒ, PER TALE
TASSA, FARE COME GLI PIACE. PRECISANO, POI, CHE RIPALTA APPARTIENE ALLA
GIURIUSDIZIONE DUCALE E NON A PIACENZA, DA CUI FU SEPARATA QUANDO FU CONCESSA A
NICCOLÒ PICCININO.
Domino duci Mediolani.
1451 luglio 8, Milano.
Sula continentia dela remandata a nuy a dala excellentia vostra, supplicacione inclusa del
conte Manfredo da Lando, havemo facta debita consideracione et cercate ogni expediente
informacione. In effecto, quanto ala prima parte, dove se grava esso conte che siano
metute le terre soe de Compiano nel extimo dela comunitade de Piasenza et datali la taxa
del sale et deli logiamenti deli cavalli et cetera, troviamo, sì per la disposicione deli aquisti
116

et privilegii suoi, cossì imperiali como deli illustrissimi signori duca Iohanne et Filippo Maria
et altre rasone soe, et anche per quello è usitato ali tempi passati, che esse terre non
sonno attenute ad contribuire con la comunità dela dicta cità, nì anche sonno usate de
havere taxa veruna, nì de sale, nì de cavalli, nì de alcuno altro carrico. Et questo potissime
pare li sia concesso et servato per la inaptitudine dele persone et per le confine, quale
hanno molto apte a fare del male et bene asay, et anche per le sterilitate dele possessione
sue.Et non crediamo seria stato comportato che non levasseno sale, ma perché la signoria
vostra, per ordine generale ha mandato che nisuno exempto de taxa de cavalli, non
habiamo dicto altro, né diriamo, perché la signoria vostra circa de ciò pò fare como meglio
gli piace.Al facto dela iurisdicione de Ripalta, troviamo che appartene ala vostra signoria e
non ala dicta citade de Piasenza, però che fo separata quando fo concessa a Nicolao
Picinino. Et anche 57v de questo dicemo che essa signoria ne pò fare como li pare, perché
a nuy non pare de dire altro sopra de ciò, salvo che, deliberando, remandare la iurisdicione
de quella terra a Piasenza seria necessario revocare et annulare quella separacione et
concessione de mero et mixto imperio fo facta ala dicta terra de Rippalta per lo prelibato
signor duca Filippo. Nì anche pare de dare iudicio sopra la restitucione dela terra de
Trasogno, perché la signoria vostra, quando have essa terra da quelli de Campofregoso,
gli promessi expressamente de tenerli a sua mano et de non renderla perfino ad uno
tempo al predicto conte, siché la remettiamo al parere b et piacere suo, la qual in tempo gli
porrà provedere, como meglio gli parerà. Ala qual devotissimamente se recomandiamo.
Mediolani, viii iulii 1451.
Excellentie vestre dominationis fedelissimi servitores de Consilio Secreto.
a Segue parola depennata con più tratti di penna.
b parrere con seconda r depennata.
250
RICORSO DEL CONTE MANFREDO LANDI PER LA RIVENDICAZIONE DEI SUOI DIRITTI SU COMPIANO,
TARSOGNO E RIPALTA.
s.d.
Illustrissima et excellentissima dominatio vestra, domine humiliter supplicatur parte
eiusdem vestri fidelissimi servitoris comitis Manfredi de Lando, quod, cum nuper
reformatum fuerit extimum per deputatos super taxis equorum vestre civitatis Placencie et
ipsi extimaverint ac taxaverint comuni Compiani cum potestaria eius contra omne iuris et
honestatis debitum, eo quia ullo unquam tempore non solverint aliquas equorum taxas
neque sal levaverunt, attentis privilegiis et iuribus predicti comitis ac etiam paupertate
hominum et sterilitate alpestri dicti loci ac confinibus Ianuensium, qui eis sepissime
inimicantur.
Ulterius quia prelibata dominatio vestra, his diebus elapsis extripavit e manibus Ianuensium
locum Tarsogni, quem predicto comiti occupant, ut eidem restituretur et ad ipsum locum
Tarsogni misit potestatem quendam qui immediate inde recessit propter inhabilitatem
percipere possendi salarium eius a dictis hominibus nimia eorum paupertate.
Preterea quod antequam prelibata dominatio vestra obtineret dominium civitatis vestre
Placentie, per litteras suas dicto comiti promisit manutenere eum eisdem modo et forma in
omnibus castris et locis suis quibus iam tunc tenebat et possidebat a. Post vero adeptum
dicte civitatis dominium, concessit 58r per certa capitula ac etiam relacione quadam
eidem comiti facta per quendam de mente vestra quod exercere posset iurisdicionem et
tenere potestatem in terra sua Rippalte et certis aliis villis, nunc autem per dominum
Laurentium de Corneto privatus fuit dictis iurisdicione et potestate quod de intencione
ignorat fuisse dominationis vestre.
Quare dignetur prelibata dominatio mandare dominis de Consilio suo secreto quod super
premissis provideant prout equum et honestum videatur et interim mandare commissario et
117

potestati deputatis super dictis taxis quatenus dictum comune Compiani cum dicta
potestaria non taxent nec ulli assignent nec in aliquo gravari permittant donec prelibata
dominatio vestra aliud mandabit, ac etiam dignetur dictum locum Tarsogni et iurisdicionem
dicte Rippalte terre dicto comiti restituere ne b aliorum nobilium Placentie inferioris
conditionis extat c qui in omnibus eorum locis iurisdicionem exercent prout in prelibata
dominatione vestra sperat et confidit quam altissimus feliciter conservet et augeat.
a Segue forma in omnibus castris et locis suis depennato con un tratto continuo di penna.
b Segue nee con la seconda e depennata.
c Segue extant con n depennata.
251
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA AL CARDINALE BENEVENTANO IL PARMENSE CRISTOFORO
DE BRANIS PER LA CONCESSIONE DI UN CLERICATO.
Cardinali Beneventano.
1451 luglio 24, Cremona.
Pro ea que iam diu amplexi sumus caritate et affectione virum nobilem Christoforum de
Branis, dilectum civem nostrum Parmensem, et totam eius stirpem nec minus pro sua in
nos et statum nostrum fide et devotione cupimus ipsum magnopere dominationi vestre
commendatissimum fore cum is ad clericatus dignitatem promoveri cupiat, qui tam et si
huiusmodi virtutum suarum gratia nobis et carius et acceptius sit verum pro singulari eius
virtute et humanitate longe carior et acceptior est, eundem quoad possumus dominationi
vestre comendamus, quam procul dubio cerciorem redimus quicumque beneficii et favoris
in eum contulerit nobis ipsis ascribemus.
Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.
In simili forma infrascriptis:
domino nostro pape,
cardinali Colonensi,
Nicodemo.
252
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE MARCOLEONE DA NUGAROLO SI PORTI A CASSANO PER
APPRONTARE IL LEGNAME PER IL PONTE DI CUI GLI HA PARLATO.
Marcholeoni de Nugarolo.
1451 luglio 24, Cremona.
Vogli, recevuta questa, andare fino ad Cassano et lì farray mettere im punto et in ordine
tucto quello ligname serrà necessario per fare quello ponte che rasonassimo insieme sopra
l’arzene et, como l’haveray apparecchiato, vogli subito advisarne perché te advisaremo
quello haveray ad fare.
Data Cremone, die xxiiii iulii 1451.
Cichus.
253
FRANCESCO SFORZA DICE A GABRIELE MIRABILIA CHE GLI CONSENTE DI PORTARSI, PER SUA
PERSONALE SCELTA, AL SERVIZIO DEL RE DI ARAGONA PREMESSA LA RESTITUZIONE DEI SOLDI
AVUTI.
1451 luglio 25, Cremona.
118

58v Gabrieli de Mirabiliis.
Havimo recevuto le toe lettere per il tenore dele quale non possimo fare che non se
maravigliamo alquanto. Ma sia como se voglia, per compiacerti sarimo contenti che tu ad
tua posta vadi ad servire la maestà del Re de Ragona, ma del tuo et non del nostro, siché
a tuo piacere sia lo andare e il stare, purché tu ce restituischi li denari hay havuti da noy,
bem te dicemo che pur adesso havimo compreso como potevamo passare bene li facti
apresso la Maestà del Re per il tuo mezo, havendo tu quello animo che tu hay et
disposicione et basta.
Cremone, xxv iulii 1451.
Cichus.
254
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI PIACENZA DIA OGNI POSSIBILE AIUTO AL
“CAVALLERO” DEL PODESTÀ DI MILANO, O A CHIUNQUE PER LUI, PER IL RECUPERO DELLA MULA
SCOMPARSAGLI NEI PRESSI DI PIACENZA.
Potestati Placentie.
1451 luglio 25, Cremona.
Venendo uno famiglio del cavaliero del nostro potestà de Milano da Pontremulo a Milano
conduceva una mulla ad esso cavallero, et essendo dicto famiglio smontato apresso la
Cadè de Piasentina, dicta mulla gli fugì et talmente gli andò de conspecto che may non l’ha
potuta ritrovare, ma crede che gli paysani l’habiano havuta. Pertanto volimo et ve
committimo che a dicto cavalero, chiamato Francisco, o a qualuncha suo messo diati ogni
favore et adiuto perché habia dicta sua mulla, opperando in questo ogni industria et
solicitudine cossì per la iusticia como etiam per l’honore del officio vostro.
Cremone, xxv iulii 1451.
Cichus.
In simili continentia scriptum fuit comiti Iohanni Angusole.
255
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANGELO DE CAPOSELVIS DI ALLEGGERIRE L’ONERE ALLE
PERSONE ALLE QUALI EGLI HA COMANDATO DI FORNIRE”UNA SOMA DE LIGNAMI “ PER LORO
IMPOSSIBILE .
59r Angelo de Caposelvis.
1451 luglio 25, Cremona.
Sono stati qui da noy Iohanni da Sommo, Stagno Porto et Stranco Coli quali se gravano
che tu gli hay commandato una soma de lignami quale a loro saria impossibile, et, olta ciò,
che tu gli hay mandati doy, quali stano al hostaria ad spesa de dicti homini. Pertanto volimo
debi allegerirli et provedere per modo non habiano caricho oltra lo onesto, siché lo facino
voluntera et oltra ciò faci levare quelli doy della hostaria, perché te advisamo che quando
se crederano essere stato ad le apese deli homini, gli bisognarà paghare l’hostaria ad loro.
Cremone, die xxv iulii 1451.
Cichus.
256
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI LODI DI TROVARE UN ALLOGGIO PROSSIMO
A DOVE SI TROVA IL DUCA PER IL CONTE LUDOVICO DA LUGO E I SUOI.
1451 luglio 26, Cremona.
119

Locumtenenti Laude.
Volimo, havuta questa, tu debbi fare trovare una stancia, sive logiamento, dove possa
stare dentro con li soy el conte Ludovico da Lugo, nostro aulico, la quale stancia fa’ che sia
più appresso a alla nostra corte che sia possibile, et questo allogiamento fati sia presto
apparichiato.
Cremone, xxvi iulii 1451.
Cichus.
a Segue p depennata.
257
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REFERENDARIO DI PIACENZA DI PRENDERE POSSESSO, IN
NOME DELLA CAMERA DUCALE, DELLA POSSESSIONE TOLTA DAL CONTE MANFREDO LANDI A
FILIPPO ZOPPO. VUOLE GLI FACCIA DETTAGLIATO RESOCONTO DEI FRUTTI RACCOLTI, LA CUI
CONSEGNA DEVE AVVENIRE SOLO DIETRO LICENZA DUCALE.
Referendario Placentie.
1451 luglio 27, Cremona.
Perché intendemo ch’el conte Manfredo de Lando ha tolta de facto la possessione nuy
havevamo donata ad nostro beneplacito ad Felippo Zoppo, già nostro famiglio, volemo et
commandiamove vogliati, visis presentibus, senza perditione alcuna de tempo, vuy debiati
andare o mandare ad pigliare la prensione et tenuta della dicta possessione in nome della
camera nostra, como coso che de iure specta ad essa, et commandare ad chi la lavora o
ad chi l’à ad ficto che non se ne debbia più impazare, per quanto ha ad caro la gratia no-
stra. Et volimo togliati o faciati torre in scripto tucti li fructi che sonno recolti in dicta
possessione et hordinare che non siano resposti ad homo che viva senza nostra licentia in
scriptis. Et de tutto quello trovariti et che haveriti exequito vogliati punctaliter per vostra
lettera advisarne subito. Et dicta possessione fati tenere et lavorare in nome della Camara;
et che quello che la tene a ficto dal dicto conte Manfredo non se ne debbia per niente
impazar più.
Data Cremone, die xxvii iulii MCCCCLI.
Cichus.
258
GABRIELE MIRABILIA SCRIVE A FRANCESCO SFORZA CHE INTENDE PORTARSI DAL RE
D’ARAGONA PRESSO CUI HA PRESTATO SERVIZIO PER VENTOTTO ANNI.
1451 luglio 29, Milano.
59v Signore mio non voglio dare più molestia alla signoria vostra s’io non potrò andare a
cavallo andarò ad pede et metterò li speroni alla spada. In ogni loco dove me ritroverò,
serò devotissimo et inconcusso servitore como io foi sempre. Per excusacione mia,
temptando prima ogni altra via, forse ultimatamente capitarò alla Maestà del Re de
Aragonia credendo, che per la lunga pratica ch’io ho avuto con la Maestà soa xxviii anni
passati, se debia dignare de provedere mò de exercio per lo quale io possa passare questi
puochi giorni. Et non havendo altro in contrario fra sey overo octo giorni al più longo,
prendarò camino cum lo nome de Dio et bona licentia della signoria vostra la quale Dio
conservi ad vota per tempora longiora.
Mediolani, xxviiii iulii 1451.
Illustris dominationis vestre inconcussus servitor Gabriel Mirabilia.
120

259
GABRIELE MIRABILIA SCRIVE A FRANCESCO SFORZA DELLE SUE VICENDE NAPOLETANECON IL
CAVALLARO
s.d.
Signore mio, essendo ad Napoli, tene uno cavallaro xii giorni alle spese mie, poy lo
manday cum la novella de Bartolomeo Coglione, fra le altre novelle. Scripse gli fosse dato
tre ducati; me li bisogna paghare a mi, et pagharoli apresso li altri, et potesse io paghare
più, ch’ io lo faria voluntera, et cetera.
Idem.
A tergo a Illustrissimo domino domino meo singularissimo duci Mediolani et cetera, Papie
Anglerieque comiti ac Cremone domino. Manibus propriis.
a A tergo ripetuto.
260
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI PAVIA FACCIA AVERE A L FAMIGLIO DUCALE
PIERFRANCESCO DA GUBBIO L’ELMETTO CHE DICE DI AVER DATO A UN ABITANTE DI PAVIA, CHE, A
SUA VOLTA, DICE DI AVER DATO A UN SUO FRATELLO, CHE SI DÀ PER MORTO. PIERFRANCESCO
RITIENE CHE TUTTO SIA UNA FOLA E, PERCIÒ, IL PODESTÀ FACCIA IN MODO CHE CHI LO
DETIENE,”SI ET IN QUANTUM EL SIA OBLIGATO” RESTITUISCA IL RICERCATO ELMETTO.
60r Potestati Papie.
1451 luglio 26, Cremona.
Pedro Francisco da Eugubio, nostro famiglio, ne dice che altre volte lassò presso uno habi
tatore de quella nostra cità uno suo helmetto fornito, et che quando l’ha vogliuto torre non
gli l’ha voluto dare dicendo haverlo dato ad uno suo fratello, quale è spirato della presente
vita. El che el dicto Petro Francisco allega non essere vero. Però te committiamo et volimo
faci rasone al dicto Petro Francisco contra esso a chi fo dato el suo elmetto, del quale
saray informato da luy, et provedi che omnino gli lo restituissa sì et in quantum el sia
obligato alla restitucione de iure, facendo in modo el non habia legiptima casone de lamen-
tarse.
Cremone, xxvi iulii 1451.
Cichus.
261
FRANCESCO SFORZA CONFERMA AL LUOGOTNENTE DI LODI DI AVER RICEVUTO LA NOTIZIA
DELL’ORDINE DI GIACOMO ANTONIO MARCELLO A QUELLI DI CREMA DI RACCOGLIERE PRESTO
FRUMENTO E BIADE. STIA ATTENTO A QUANTO SUCCEDE IN TERRA VENEZIANA. CURI DI
PRENDERE DUE O TRE DI QUANTI , SOLDATI O VILLANI, PORTANO BIADE A RIVOLTA O A CREMA
Locumtenenti Laude.
1451 luglio 26, Cremona.
Inteso per una toa lettera quanto ne scrivi del commandamento che ha facto messer
Iacomo Antonio Marcello ad quelli da Crema, che presto debiano recogliere li frumenti et
biave loro, et cetera, restamo advisati, ad che non facimo altra resposta se non che debi
stare attento et solicito de sentire dele cose dellà, et segondo tu senteray del certo ne debi
sempre incontinuamente per toa lettera advisarne. Alla parte de quelli che conducano le
biave ad Crema et ad Rivolta, dicimo che trovandosse delli homini nostri, cossì soldati
como villani suso lo terreno de Rivolta o de Crema che conducano biava o victualia in le
121

terre della signoria de Venexia, te sforzi in ogni modo farne pigliare doy o tre et poy ne
avisaray noy coma sarà passata la cosa, et lassa pur dire che vole dire. Attendo pur fare
questo che te scriviamo, et lassi poy el pensiero ad noy.
Cremone, xxvi iulii 1451.
Cichus.
262
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FILIPPO DI ANCONA DI NON IMPACCIARSI DEGLI IUOMINI DI
MEEGOZZO E DI PALLANZA, CHE DIEDERO NOIE AI “NAVAROLI DALA CALCINA”. A ESSI
PROVVEDERÀ FILIPPO BORROMEO, ESSENDO SUOI UOMINI.
60v Filippo de Ancona.
1451 luglio 26, Cremona.
Advenga te havessemo scripto per altre nostre che, a tucti quelli hano facto recrescimento
et impazo ad quelli navaroli dala calcina se li facesse quanto ragione porta et de ciò se
facesse punitione et demonstratione quelle nonostante, perché semo stati molto pregati de
ciò per modo non havemo voluto denegarlo, volono che ad quelli da Morgozo et da
Palanci, quali sonno homini del magnifico conte Filippo Bonromeo et altry soy homini, che
sono stati colpevoli de ciò, non li dì impazo né molestia, né facci recrescimento alcuno che
havemo remesso tucto questo facto ad esso magnifico conte per li homini soy solamente,
che credimo ne farà punitione et demontratione, come haveramo facta fare nuy et molte
megiore de l'altri faray quanto te havemo scripto et exequiray le nostre lettere et la nostra
voluntà.
Date Cremone, die xxvi iulii 1451.
Cichus.
In simili forma domino Galeotto, capitaneo iustitie.
In simili forma capitaneo Lacus Maioris.
263
FRANCESCO SFORZA ORDINA A VILLANO DE GUALDO DI LASCIARE CON I SUOI COMPAGNI LA
ROCCA IN MODO DA TRANQUILLIZZARE I PROVVISIONATI CHE, A CAUSA DELLA SOSPETTA MORTE
DI SUA MOGLIE, VORREBBERO LASCIARE LA ROCCA . AL SUO POSTO MANDERÀ FRANCESCO DA
TRAU, CUI CONSEGNARÀ UN PRECISO INVENTARIO DI QUANTO VI SI TROVA, AFFINCHÈ AL
RITORNO RITROVI TUTTO.
Villano de Gualdo.
1451 luglio 26, Cremona.
Per lo caso ti è occorso a in quella rocha della femina toa, la quale pare sia morta de male
sospecto, quelli nostri provisionati, che sonno nella dicta rocha, non gli vogliono stare et ne
hanno facto domandare licentia de partirsi dellì. Et perché tu vedi la condictione delli tempi
che sono adesso et de quanto peso et importancia è allo stato nostro la dicta rocha, perché
scandalo né inconveniente alcuno non possa seguire, et per fare che li dicti provisionati
remangano lì, come tu vedi che è lo bisogno dela dicta rocha, havimo deliberato che tu per
alcuni dì con li toy compagni se absenti dellì, et in tuo scambio mandamo Francesco da
Trau, che altra volta è stato in essa rocha come say. Il perché volimo che tu gli consegni
liberamente la dicta rocha et tucte le monitione et cose che gli sonno dentro per scripta et
inventario che non gli lassi niente, ad ciò che, retornandoli tu, gli lo sapie ritrovare, et cossì
li daray li ordini che tu hai da nuy et digli che, nonobstante quelli siano in toa persona che
observe quanto in esso se contene, et tu per qualche dì, finché lo suspecto de ti et deli
compagno toy sia cessato via, exercitarano lo tuo officio che hay in la terra et cossì quello
del porto et de fuora, et licentiaray li compagni toi, retenendo con ti doi o tri, como te
122

parerà, perché, cessato che sia dicto suspecto, o te remetteremo lì overe ti provederemo
de un’altra cosa migliore, che seray ben contento et satisfacto et, per più toa chiareza et
cautella, havimo sotoscripto la presente lettera de nostra propria mano, come tu vederay.
Et ultra ciò te mandamo lo contrasigno che havimo con te.
Date Cremona, die xxvi iulii 1451.
Franciscus Sfortia manu propria.
Cichus.
a In A occorrso e la seconda r è depennata.
264
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI REGOLATORI E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI SALDARE DI
TUTTO IL DOVUTO IL “MAESTRO” BENEDETTO, FISICO DUCALE, ATTINGENDO, OCCORRENDO, ALLE
ALTRUI ASSEGNAZIONI, TENUTA PRESENTE LA NECESSITÀ DELLA SUA PRESENZA PER IL FUTURO
PARTO DI BIANCA MARIA. RIPARTISCANO LE ASSEGNAZIONI GIÀ FATTE ANCHE SULLE ENTRATE
DEL 1452.
1451 luglio 26, Cremona.
61r Regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
Havimo veduto quanto ne haveti scripto circa lo facto del pagamento de maestro
Benedecto, nostro phisico, dicimo che molto ne dole et recresce ch’el facto suo non sia
stato expedito fin qui et ch’el sia stato tenuto tanto ala longa, ma più ne dole ad dovere
rompere le assignatione de altri che non potressimo recevere una cosa più molesta de
questa, pur atteso quanto havimo ad cuore questo facto, prima, perché luy se possa quam
primum retrovare qui cum la illustrissima madona Biancha nostra consorte per lo suo futuro
parto, puoy, per lo honore nostro, siamo contenti et cossì volimo che togliati deli denari
d’esse assignatione in lo modo che ve parerà et secondo ne scriviti siché maestro Bene
decto habbia integramente lo suo spazamanto et facti che, per Dio, non ve habbiamo più
ad scrivere de questo, ma facti che subito sia expedito et che senza troppto a inducio et
dimora se possa retrovare da essa illustrissima nostra consorte come richede lo suo
bisogno et come è lo desiderio et voluntà nostra. Sopra ogni cosa facti che ve deportati
honestamente cum questi ad chi serrano rotte queste assignatione allegandoli quelle raso
ne che ve pareno et de questi se gli farà assignatione in lo anno advenire che haverano lo
dovere loro et cossì volimo gli facti le dicte assignatione con ogni scriptura opportuna.
Date Cremone, die xxvi iulii 1451.
Cichus.
a Così in A.
265
FRANCESCO SFORZA CONFERMA A MARCOLEONE DA NUGAROLO DI AVER RICEVUTO LA
INFORMAZIONE DEL LEGNAME PER IL PONTE SULLA MUZZA. STANDO A MILANO SOLLECITI I
LAVORI DEL CASTELLO.
Marcoleone de Nugarolo.
1451 luglio 27, Cremona.
Havimo recevuta una toa lettera data in Cassano ad 25 del presente et inteso quanto ne
scrivi del ligname che tu hay apparechiato per fare quello ponte supra la Muzza, et cetera.
Restamo advisati et piacene di tucto quello hay facto, ad che non facemo altra resposta
perché Bartholomeo da Cremona è venuto là quale te informarà ad pieno del tucto, si non
che tu vogli pur andare ad stare ad Milano per finché noy saremo là advisandote che
quando voremo andare ad videre quelle cose da Cassano, nuy mandaremo per ti che tu
123

vegni da noy, siché, fra questo mezo, tu staray ad Milano ad sollicitare quello lavorero de
quello nostro castello. Alle altre parte non accade altra resposta. Restamo advisati del
tucto et quando parlarimo con te responderemo a boccha.
Data Cremone, die xxvii iulii 1451.
Cichus.
266
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUOGOTENENTE DI LODI DIA OGNI AIUTO LECITO PER UN
AMICO DEL MEDICO GASPARRE.
Locunteneti Laude.
1451 luglio 27, Cremona.
Maestro Gasparre, medico nostro dilectissimo, te dirà alcune cose in favore de uno certo
suo amico, como da luy intenderay. Pertanto volimo gli debbi dare ogni adiuto et favore
honesto sia possibile, sì che quello te dirà per nostra parte sia con bono et honesto modo
mandato ad effecto.
Data Cremone, die xxvii iulii 1451.
Cichus.
267
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELLEONE CHE DIA A MARIA DA CASTIGLIONE,
O AUN SUO MESSO, LICENZA DI PORTARE DA QUELLA TERRA A LODI UNDICI SOME DI GRANO.
61v Potestati Castrileonis.
1451 luglio 27, Cremona.
Volimo che ad Maria da Castiglione, o suo messo visore delle presente, daghi facultà et
licentia de potere cavare de quella nostra terra undeci some de formento per condurgla a
Lode. Et non manchi.
Cremone, xxvii iulii 1451.
Cichus.
268
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE I MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA ANNULLINO LA
SOSPENSIONE DELLA CAUSA TRA GASPARRINO E NIPOTI DI DALLA CHIESA E GLI EREDI DI
ANTONIO DALLA CHIESA, E PROVVEDANO CHE FRA LE DUE PARTI “ LA RASONE HABBIA LOCHO”.
Dominis de Consilio iustitie.
1451 luglio 27, Cremona.
Intendiamo per querella de Gasparrino et nepoti dela Ghiesa che vuy haviti sospesa una
differentia quale vertisse tra loro, per una parte, et li heredi de Antonio dala Ghiesa per
l’altra, in suo grave damno et preiuditio. Però ve commettiamo et volimo revocati la dicta
suspensione et provediati che fra le dicte parte la rasone habbia locho.
Data Cremone, die xxvii iulii 1451.
Iohannes.
269
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO TRECCO CHE I DENARI PRESTATI DAI CITTADINI DI
CREMONA TRAMITE IL CANCELLIERE DUCALE GIOVANNI DE ULESIS E ALUI CONSEGNATI,
124

VENGANO DISTRIBUITI SECONDO QUANTO GLI DIRÀ IL PREDETTO GIOVANNI, INFORMATO DELLA
VOLONTÀ DEL DUCA.
Antonio Treccho.
1451 luglio 27, Cremona.
Volimo che de tucti quilli dinari qualli ce prestano questi nostri citadini de Cremona per
mezo de ser Iohanne da Ulesi, nostro cancellero, qualli sonno stati consignati a vuy et che
se consignarano, ne debiati fare la voluntate del dicto ser Iohanne et pagarli a qualunche
ve dirà luy quale è informato dela mente nostra. Et in fede de ciò havemo sottoscripta la
presente de nostra propria mano.
Cremone, xxvii iulii 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes, et cetera.
Cichus.
270
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI FARE LE
ASSEGNZIONI SULLE ENTRATE DEL 1452 IN PROPORZIONE DI QUANTO DATO DAI CITTADINI DI
CREMONA, CHE COMPLESSIVAMENTE HANNO PRESTATO 847 DUCATI D’ORO
Regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
1451 luglio 27, Cremona.
Perché li inserti et inscripti a citadini dela nostra cità de Cremona ne hanno subvenuto in
prestancia dele inserte et inscripte quantitade et summe de dinari videlicet: dominus
Iohanne Nardello Ponzono ducati d’oro cento, Andrea deli Olivi ducati d’oro cento, Petro di
Mussi ducati d’oro cento, Marco de Ramondi ducati d’oro septantacinque, Antonio dala
Fayta ducati d’oro septantacinque, Stefano de Cambia ducati d’oro cinquanta, Lafranchino
da Lauro ducati d’oro vinticinque, Iohanne da Oso ducati d’oro 62r vinticinque, Antoniolo di
Bordi b ducati d’oro cinquanta, Laurenzo di Bordi ducati d’oro vinticinque, Antonio de Matali
ducati d’oro c xv, Fostino Fustignono ducati d’oro xxv, Iacomo Sfondrato ducati d’oro vin
ticinque, Bartolomeo de Nicola ducati d’oro vinticinque, Marchino Ferraro ducati d’oro
vinticinque, Montino dal Zeno ducati d’oro dodeci, Antonio dicto Motaro ducati d’oro quin
deci d, Augustino di Alli ducati d’oro deci, magistro Pero da Pergamo ducati d’oro deci,
Iohanne Ravizo ducati d’oro deci, Baptista dela Cella ducati d’oro deci, Antonio di Roberti
ducati d’oro dece, Mafeo Casello ducati d’oro deci, Petro di Pasqualli ducati d’oro deci,
Iacomo Guanzone ducati d’oro x e che montano tutti in summa ducati octocento et quaran
tasette f, cioè ducati d’oro 847 g. Et perché nostra intencione è che dicti citadini nostri
siano interamente satisfacti, volimo et comandamovi che ali dicti citadini faciati fare
l’assignacione per le dicte quantitade et summe sopra l’intrate nostre de questa nostra cità
de Cremona ne l’anno proximo che ha ad venire cioè del milequatrocentocinquantadoi,
dove più acconcio ve parerà per modo siano integramente satisfacti. Et sopra ciò vogliati
scrivere al referendario et thexaurero qua oportunamente, aciò che dicti citadini sapianno
la assignacione loro et subito spazati el cavallaro portatore de questa.
Cremone, xxvii iulii 1451.
Franciscus Sforcia, et cetera.
Cichus.
a In A infrascripti con fra depennato.
b In A Borghi con g depennata e d corretta su h.
c Segue xv in interlinea su vinti depennato.
d Segue Iohanne Petro di Alli ducati d’oro quindeci depennato da una riga orizzontale.
e Da Iacomo a d’oro x scritto a margine.
f Corretto su cinquantasette.
125

g In A 4 corretto su 2.
271
FRANCESCO SFORZA DESIDERA CHE I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO SI TROVINO
“COLEGIALITER” INSIEME PER I PROVVEDIMENTI GIORNALIERI. ORDININO A PIETRO COTTA DI
UNIRSI A LORO, NON CURANDO CHE UN SUO PARENTE SIA MORTO DI PESTE PERCHÉ, ASSICURA
IL DUCA, “NON GLI MORITI IN CASA (MA) FUORA ALLA CAMPESTRA”.
Dominis de Consilio secreto.
1451 luglio 27, Cremona.
Desiderando noy, ultraque dici posset, che colegialiter ne retrovati tutti asieme in Milano
per consultare et provedere ale cose quale dietim occoreno cossì per bene vostro como
nostro, a noy pare et ve confortiamo che subito mandiati per Petro Cotta che vengha a
Milano et sia una cum vuy. Né obstet che gli sia perito uno delli soy de peste, avisandovi
che siamo certificati che quello suo tale non gli moriti in casa, anzi fuora alla campestra et,
da poy in qua, che sono pur già molti giorni, non gli è accaduto altro de male per la Dio
gratia, siché, mandati per luy, venerà, siamo certissimi, per le lettere gli havimo proxime
scripto.
Cremone, xxvii iulii 1451.
Cichus.
272
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A PIETRO COTTA LA PARTECIPAZIONE DEL SUO DOLORE PER LA
MORTE DI UN PARENTE. GLI CHIEDE DI ESSERE A MILANO, COME ANCHE GLI SCRIVERANNO I
MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO.
62v Domino Petro Cotte.
1451 luglio 27, Cremona.
Havimo recevute le vostre lettere et inteso el tenore d’esse. Multo c’è rencresciuto el caso
de quello vostro morto de peste considerando el pericolo nel quale siti stato vuy el la
famiglia, quale in virità havimo carissima quanto veruna altra quale ne fusse ben proxima
et coniunta, ma per respondere ad quanto rechiede de essere chiarito a nuy pare et a ve
confortiamo che vogliate retrovare a Milano per nostro contentamento, perché retrovando-
ve vuy a Milano et occorrendo le cosse occoreno, tanto dormiremo securamente sotto li
ochi vostri quanto de veruno altro che ce sia. Vogliativi adoncha retrovare là et ne farriti
piacere assay avisandove che l’avimo scripto al nostro Consciglio secreto che mandano
per vuy sì che, a sua richiesta, vogliati andar subito.
Data Cremone , die xxvii iulii 1451.
Cichus.
a et ripetuto.
273
FRANCESCO SFORZA ORDINA A DONATO DA MILANO DI ANDARE A SORESINA DOVE TROVERÀ GLI
UOMINI DEL LUOGO E FARÀ IN MODO CHE IL VECINO ( CHE FU DI MESSER MARENO) PRIMA DI
ANDARSENE LI PAGHI DI TUTTO QUELLO CHE HA RICEVUTO DA LORO (VINO O ALTRA ROBA).
DONATO LO ACCOMPAGNI, POI, OLTRE IL PO OPPURE A MILANO .
1451 luglio 23, Cremona.
126

Donato de Mediolano.
Perché el Vecino, che fo de meser Mareno, che sta a Sorexina ne ha facto rechiedere o
dinari o licentia et nuy gli habbiamo dato licentia, ti committiamo et volimo che, subito
recevuta questa senza dimora alcuna, vadi a Sorexina et lì trovaray l’homini del dicto loco
de Sorexina et farray, prima se parta dicto Vicino, siano pagati da esso di quanto gli
havessero dato del suo oltra la taxa et strame, perché intendimo el paghi universalmente
ad ogniuno tucto quello se ritrova havere havuto del suo, cioè vino o altra robba, oltra,
como havimo dicto, le taxe et strame. Et poy faragli compagnia ad esso vicino per fin che
habbia passato Po, overo acompagnaralo per fin qui per farlo passar qui. Et circha ciò
farray non intervenga manchamento alcuno.
Data Cremone, die xxiii iulii MCCCCLI.
Cichus.
274
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ANGELO DE CAPOSILVIS LASCI LIBERAMENTE FARE “LI FACTI
SUY” A SIMONE DI RUGGERI, ARCIPRETE IN QUELLA TERRA.
63r Angelo de Capo Silvis.
1451 luglio 28, Cremona.
Ritorna là al presente un Simon di Ruzery, arcipryto in quella nostra terra, per starci là, del
che ne siamo contenti, perché havimo trovato le parole ha dicto a luy Rolandino sonno
state vere, le quale luy ha dicte como triste. Pertanto volimo lassi remaner quietamente
dicto arcipryto a dire et fare li facti suy liberamente senza occupatione alcuna.
Data Cremone, die xxviii iulii 1451.
Iohannes.
275
FRANCESCO SFORZA AVVISA IL LUOGOTENENTE E IL PODESTÀ DI PIACENZA CHE IL PRETE DI
CASTEL GOFREDO E IL FRATELLO STANNO AVVIANDOSI VERSO CARPENEDO O PIACENZA O DOVE
SI INCONTRERANNO CON IL CONTE ALBERTO SCOTTO.CERCHINO DI ARRESTARLI.
Locuntenenti et potestati Placentie.
1451 luglio 28, Cremona.
Haviti veduto quello ve scrivissimo questi dì de quello preyto da Castello Zufredo cum uno
suo fratello dovia vinir lì; da poy siamo advisati ch’elli fanno questa via, ciò che passano Po
qui ad Cremona et lo preyte è ad cavallo, lo fratello ad pede et vanno primo ad Carpinedo
o ad Piasenza et in quilli duy luoghi capitaranno et poy altrove dove se retrova essere el
conte Alberto Scotto, siché servati modo de havergli per ogni modo nelle mano avisandone
a como li haveriti havuti.
Data Cremone, die xxviii iulii 1451.
a In A havisandone con h depennata.
276
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE E AL PODESTÀ DI PIACENZA DI STARE BENE
ATTENTI CHE SE IL BOLOGNINO, COMPAGNO DI CARLO GONZAGA, E ROFAIA CAPITASSERO LÌ
FACCIANO IN MODO DI CATTURARLI.
(1451 luglio 28, Cremona.)
127

Locuntenenti et potestati Placentie
Ceterum vogliati havere summa advertentia se el Bolognino, che alogiava in Terdonese
compagno di messer Carlo, et el Rofaya che era cum Iacomo della Saffetta et logiava ad
Septimo et ad Turni, capitasseno lì et capitandogli habbiatili per ogni modo nelle mano, et
in questo usati ogni studio.
Data ut supra.
Cichus.
277
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DELLA LOMELLINA DI FARSI DARE ENTRO DOMENICA
O LUNEDÌ DA TOMMASO BOFFADOSSO DA OTTABIANO 290 DUCATI D’ORO CHE DEVE ALLA
CAMERA DUCALE PER LA REMISSIONE CHE IL DUCA GLI HA FATTA. AVUTILI LICONSEGNI A
FRANCESCO DA SANT’ANGELO E DIA LA LETTERA DI REMISSIONE A TOMMASO.
63v Capitaneo Lomeline.
1451 luglio 28, Cremona.
Thoma Boffadosso da Ottabiano resta debitore della Camera nostra de ducati 290 d’oro
quali deve paghare ad queste kalende de augusto per la remissione gli havimo facta, quale
te mandiamo alligata. Pertanto volimo che, subito havuta questa, habi da ti el dicto Thoma
al quale monstraray la dicta remissione et provedi a omnino con ogni diligentia ad ti
possibile et per megliore modo te parerà necessario, che fra domenica et lunedì proximi
habiamo dicti ducati 290 d’oro remossa ogni cagione quali ne mandi per uno delli toy fidati,
che siano consignati ad Francesco de Sant’Angelo et in questo non sia fallo. Et como habi
havuti dicti denari, siamo contenti li daghi la lettera, ma non sia fallo che fra domenica e
lunedì habiamo li denati, certificandote che, non avendoli, reputarimo tutto el manchamento
sia tutto suo et non poressi fare cosa che più ne dispiacesse perché li aspectamo
infallanter lunedì per operargli in cose importantissime.
Data Cremone, die xxviii iulii 1451.
Post datum volimo che de quelli denari de Thoma debi dare a Landolfo libre 130 et soldi
quindeci de imperiali, cioè, delli ultimi se cavarano, li primi manda qui per uno delli toy.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue che depennato.
278
FRANCESCO SFORZA SI MERAVIGLIA CHE ROBERTO DA SANSEVERINO SIA PARTITO TANTO IN
FRETTA NONOSTANTE L’APPUNTAMENTO DATOGLI . LO VUOLE VEDERE IL VENERDÌ SUCCESSIVO,
30 CORRENTE MESE, A PIACENZA: NON VUOLE CHE MANCHI.
Domino Roberto de Sancto Severino.
1451 luglio 28, Cremona.
Roberto, ne maravegliamo che tu te sie partito de qua cossì impressa senza volere spec-
tare che noi te habiamo parlato, che dovevi pur considerare che non senza qualche grande
casone noi te fessimo dire la sera che te parlaressimo la matina, zoè quando tu ne festi
dire che ne volevi parlare non credendo noi che la toa partita devesse essere tanto
frezosa, che, essendo qui questo magnifico ambaxatore al quale noi cercamo de farli et
farli fare tanto honore et carezze dalli nostri quanto a sia possibile, tu habbia lassato noy
per andare ad solazo che in vero, Ruberto, tu dovevi consederare uno poco queste nostre
128

cose et non governarte secundo lo tuo appetito et voluntate et maxime al presente. Et
pertanto perché noi ne retrovaremo venerì proximo che verrà che serà a dì 30 del
presente, ad Piasenza, vogli essere in ogni modo, die dicto, ad Piasenza, remossa ogni
casone et exceptione.
Cremone, die 28 iulii 1451.
Iohannes.
a Segue ne depennato.
279
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA BIZARO, ARMIGERO DI ANDREA LANDRIANI, PER AVER
PICCHIATO UN FRATE E TOLTOGLI UN FRATELLO CHE ERA CON LUI. PER IL MOMENTO NON
PRENDE ALCUN PROVVEDIMENTO CONTRO DI LUI “AD CONTEMPLACIONE DE ANTONIO DA
LANDRIANO”, MA STIA BEN ATTENTO IN AVVENIRE.
64r Bizaro armigero Andree de Landriano.
1451 luglio 28, Cremona.
È stato da noy questo frate da Lode, presente portatore, querelandosse che tu gli hay tolto
uno suo fratello menava con secho in compagnia, et datogli delle bastonate et rotoli il viso,
segondo luy ce ha mostrato; de che molto ne maravigliamo et non sappiamo unde tu
prendi tanta audacia de robbare et batere altri, et maxime uno religioso. Et a ciò sappi ce è
venuto in l’animo de dartene tale et sì facta punicione che te recordasse tutto el tempo
della toa vita, ma, ad contemplacione de Antonio da Landriano, siamo remasti fina adesso,
nè sappiamo, però, se ce mutarimo de opinione, ad ciò non te recordiamo tutto ad uno
tracto.
Cremone, xxviii iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
a Segue bem depennato con un tratto di penna orizzontale.
b In A a depennato.
280
IL MARCHESE DI MANTOVA FA AVERE A FRANCESCO SFORZA LA LETTERA INVIATAGLI DAL SUO
VESCOVO, CHE AVEVA INCONTRATO A FERRARA IL CARDINALE CAMERLENGO.
64v Domino duci Mediolani.
1451 luglio 26, Revere.
Illustrissime princeps, et cetera. Siando andato el vescovo mio de Mantua a Ferrara per
visitare el reverendissimo monsignore el Camerlengo, doppo che l’è gionto là, el m’ha
scripto una lettera che mando cum questa ala excellentia vostra, aciò che la resti informata
del tucto, et harò a caro quando l’haverà vista che essa se digni fare remandarme dicta
lettera. Ala gratia sua continue recomandome.
Reveri, die xxvi iulii 1451.
Illustris dominationis vestre filius Ludovicus Marchio Mantue et cetera.
281
129

IL VESCOVO DI MANTOVA INFORMA LUDOVICO GONZAGA DELLA BOLLA PONTIFICIA INDIRIZZATA
AI VESCOVI DI FERRARA, MODENA, REGGIO, PARMA E AL VICARO DI BOLOGNA COMMINANTE
PUBBLICA SCOMUNICA A VARI SIGNORI EMILIANI, SCOMUNICA DI CUI SI ENUMERANO LE PENE.
Marchioni Mantue.
1451 luglio 25, Ferrara.
Post debitas recomendaciones, perché so che la excellentia vostra è desiderosa de sentire
novelle de importancia, pertanto m’è parso debito de significarli le misure le quali porre-
beno adaptare lo desiderio dela signoria vostra secondo parlassemo in lo venire mio a
Revere, lo qualle dechiarirò più largamente a boca nel retornare mio ala signoria vostra.
La santità de nostro signore per una sua bulla la qual se driza al vescovo de Ferrara, a
quello de Modena, a quello de Rezo, a quello de Parma et al vicario del vescovo del
Bologna, comanda ali predicti che subito debiano dechiarare et publicare excomunicati et
maladicti messer Alberto de Pii, Antonio Manfredo, misser Giberto da Correza, misser
Galeotto, Gasparro et Ludovico da Canedulo, misser Rome di Pepuli, Iohanne Fantuzo,
misser Nicolò di Sancti, uno da Vizano et alcuni altri Bolognesi cum loro adherenti fautori et
sequaci a, privante quelli de ogni honore, dignitate et beni spirituali et temporali, et confisca
tucti li loro beni mobili et immobili li qualli conceda a quel loro che occupano le terre loro,
sottometano a lo interdico, et vole che liberamente e cadauno signore le possa pigliare et
retenere et le mure siano gitate zuso et ruinate ad perpetua memoria de ignominia loro. I
vassalli loro absolvi dali iuramenti et vole che li feudi deli qualli alcuni d’essi fosseno
investiti, possano essere dati liberamente et debiano per li signori de quelli ad altri persone.
Item priva et inhabilita loro de ogni sucessione et ereditate, et per lo simile priva et
inhabilita li loro herede de ogni dignità, honor, officio ecclesiastico et seculare fin ala terza
generatione, et comanda che da qui inanti Carpo sia del distrecto et diocesi de Bologna et
concede ex nunc licentia 65r al legato de Bologna et al regimento dela dicta terra che
liberamente possa quella etiam manu armata toglere al dicto luoco de Carpo et quello
sottomettere ala iurisdicione de Bologna el quale vole che li stia continuamente interdicto
fin tanto ch’el sia sotto Bologna. Ancora vole che li sopradicti liberamente possiano essere
presi da cadauna persona et che li siano servi de chi li pigliano. Ancora comanda che non
sia alcuna persona che gli dia pane, vino, carne, victualia alcuna, cavalli, carre, nave o
favore alcuno dirreto o indirrecto overo che gli dia recepto sotto pena dela dicta
excomunicacione, privacione de honore, dignitate, privilegio, gracie et immunitade, et, se
quella persona che ge fosse alcuna dele sopradicte cose, fosse signore o comunitade ultra
le pene dele excomunicacione et privacione de honore, como è antedicto, submette le terre
loro a l’interdicto et concludendo la dicta bulla è tanto penalle contra li sopradicti et loro
fautori, adherenti et sequaci et contra cadauno che gie desse pur favore ala necessitate del
vivere quanto dire et imaginare se poteria. Per la qual cosa questo illustrissimo signore el
quale, secondo intendo, non ha ancora vera informatione del tuto el tenore b dela dicta
bulla per soa littera havea pregato domino lo vescovo qua che volesse suprasedere de
publicare la dicta bulla perfina parlasse cum esso luy che dovea essere heri, perché
sperando lo reverendissimo monsignore lo camerlengo in questo dì dovere essere a
Ferrara, deliberava heri de venire qua che non ha facto. Pertanto questa matina el prefato
misser lo vescovo è andato a Belreguardo dove se trova essere la sua santità cum inten-
cione de parlare cum quella et de odire quello ge vole dire la sua santità cum deliberatione
che parlato habia cum essa de fare la dicta bulla et processi che in quella se contiene de
questo di pubblicare, perché in la dicta bulla la santità de nostro signore gie comanda a luy
et a li soprascripti vescovi et vicario che sotto pena de excomunicacione, la quale ipso
facto incurreno, debbiano subito quella fare publicare et afigere ale porte dele giesie loro.
Questo ho scripto più brevemente me sia stata possibile ala excellentia vostra, ala qualle
doppo parlarò più difusamente in la retornata mia. Heri sera se ebbe da monsignore lo
camerlengo che in questo dì debbe essere ad San Felice al disenare et a cena al finale et
domane matina c a piazere debbe essere al disinare al Bondeno et a cena a Ferrara.
130

Ceterum mando alcuni meloni deli quali, se serano boni, haveremo a piacere asay et se
fosse alo opposito è bisogno quella habia paciencia, ala cui gratia sempre me recomando.
Ex Ferraria, xxv iulii 1451.
Excellentis illustris vestre dominationis servitor episcopus Mantuanensis.
a La parola è coperta da macchia.
b del tuto el tenore scritto a margine.
c Segue ala signoria vostra deli quali se serano beni depennato con un tratto di penna.
282
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUDOVICO DA BOLOGNA DI RESTITUIRE A GIOVANNI MATTO,
UOMO D’ARME DUCALE, OGNI COSA SEQUESTRATAGLI E GLI SI DIA QUANTO SI TROVASSE DEL
PINCHIARDO. DISPONE, INOLTRE, CHE AGLI UOMINI D’ARME , SISTEMATI NEL TORTONESE SI DIA
QUANTO DOVUTO PER “BOCHE ET CAVALI VIVI”.
65v Lodovicho de Bononia.
1451 luglio 28, Cremona.
Volemo che a Zovanne Matto, nostro homo d’arme presente exibitore, restituissi
liberamente ogni roba, arme et cavalli, quali ha a nostro nome gli havissi sequestrati.
Preterea seramo contenti che, retrovandossi roba niuna del Pinchiardo fugito, la faci
asignare ha a Zovanne Mato predicto per la promessa facta per esso secondo intenderay.
Ceterum vogliamo che ali homeni d’arme alogiati lì in Tirtonese fazi fare el debito per le
boche et cavali hanno vivi, in modo non habianno cagione de portare più querele.
Cremone, die xxviii iulii 1451.
Cichus.
a Così in A
283
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI DARE A
FRANCESCO FILELPO 100 FIORINI.
Regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
1451 luglio 28, Cremona.
Non siamo senza grande admiratione che anche non habiati satisfacto ad misser
Francesco Filelpho de quelli cento fiorini, quali nuy ordinassemo gli facesti numerare, per li
quali haviti havuto patientia che nuy ne habiamo receputo più soe lamente et anche che
nuy ve ne habiamo scripto tante volte, avisandovi che questo non è puncto nostra mente
né intentione che non mandiati ad exequtione quanto è di ordinatione nostra. Pertanto
volimo et cossì ve commettiamo che, alla receputa de questa, subito gli debiati satisfare
d’essi cento fiorini, ita che più non habbiamo a recevere soe lamente né a scrivervi più per
questa casone, perché certamente ne seria a grande displicentia.
Data Cremone, die xxviii iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
284
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MAESTRI DELLE ENTRATE PERCHÉ HANNO MESSO ALL’INCANTO
L’UFFICIO DELLA GABELLA DEL SALE, MENTRE IL PAVESE GIACOMO ZAGO, CHE L’HA AVUTO PER
DIECI, DODICI ANNI DICE CHE NON È MAI STATO INCANTATO.
131

66r Magistris intractarum nostrarum.
1451 luglio 29, Cremona.
Iacomo Zazo, nostro citadino de Pavia, ne ha avisato che voy voleti incantare lo offitio della
gabella del sale quale ha tenuto deci et dodeci anni passati in Pavia et dice non essere
may incantato et allega molte rasone per le quale gli pare non se li debbia fare questa
novità al presente, et maxime ch’el non si trovarà chi exerciti ditto officio più fidelmente de
luy. A nuy pare che le rasone soe siano assay honeste et rasonevle et tale, se vero è
quello che dice, cioè che per lo passato non sia stato incanto dicto offitio non se gli debbia
ancora fare novità de presente. Crediamo bene da l’altro canto che cercati de incantarlo
per lo mancamento del a dinaro, pur acciò sapiati la mente nostra deliberamo et volemo
che se bene havesti incantato dicto officio, vuy soprasediati de liverarlo et ne avisati la
casone per la quale procediti a dicto incanto et quanto se porà cavare per esso, non
procedendo però ala dicta delivratione senza nostra licentia.
Data Cremone, die xxviiii iulii MCCCCLprimo.
Iohannes.
a In A delo con o depennata.
285
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO DA TREZZO DI ESSER CONVINTO CHE I CORREGGIO
NON INTENDONO STARE CON LUI. QUANTO ALLA PACE NON HA DA DIRE ALTRO SE NON CHE HA
MANDATO GIACOMO TRIVULZIO DAL PAPA “PER QUESTA CASONE SOLAMENTE”.
Antonio de Tritio.
1451 luglio 29, Cremona.
Havimo inteso, respondendo ale toe lettere, date a xx del presente, quello ne scrivi nel
facto de quilli de Correzo, et brevemente te dicemo che la resposta quale hanno facto ne
pare essere tale che debiano havere acconci li facti suoy con altri et che non habianno
voglia d’essere cum nuy, avisandoti ch’el non è vero che nuy promettessemo may a misser
Giberto quelle ccc lanze et ccc fanti ch’el dice, et anche non è verisimile che, havendo loro
prima soldo da nuy per mile cinquanta cavalli,ne dovessemo dare altritanti o pochi meno a
luy solo. Et però, concludendo in poche parole, ch’el ne pare che essi da Correzo non
habiano voglia d’essere cum nuy, ma piutosto siano conducti cum altri. Nondimeno,
quando habiano desiderio d’essere cum nuy et se vogliano reduere a cose honeste et
rasonevele, saramo contenti che quello illustre signor marchese acconci el facto loro. Del
facto de Barbiano et dela licentia del sale concessa per lo prefato signor marchese, volimo
rengracii la signoria sua quanto più cordialmente saperai et poray quello hanno referito
Angelo Strozo e Raynaldo di Costabuli havemo inteso, et non ce accade a dire altro.
Nondimeno etiandio altro circa el facto dela pace, se non che havemo mandato dala
Santità de nostro signore messer Iacomo da Trivulcio per questa casone solamente et cum
tale comissione ch’el non se retrarà may dale cose honeste et rasonevele, per così è
intencione nostra. Circa el facto de quello homo d’arme che ne hai scripto non dicemo
altro, se non che gli havimo provisto de qua, non occorre altro, solamente te avisamo che
le cose nostre passarano bene et in modo che’l te piacerà.
Cremone, xxviiii iulii 1451.
Cichus.
286
132

FRANCESCO SFORZA INFORMA ANGELO DE CAPOSILVIS CHE GLI MANDA GIORGIO GRECO CON
CERTI BALESTRIERI E ANGELO CORSO CON DEGLI ALTRI: VENGONO “DAL CANTO DE VENETIANI”.
CHIEDE CHE GLI DICA “CHE UOMINI SONNO”.
66v Angello de Caposilvis.
1451 luglio 29, Cremona.
Dal canto de Venetiani sono venuti da nuy Zorzo Greco con certi balestreri et Angello
Corso con certi altri, però li mandiami a ti et commettiamo et volimo li intedi et ne avisi che
homini sono et quello gli bisogna, perché ti mandaremo li dinari. Iterum volemo gli faci
provedere dele cose necessarie aciò gli possono restare.
Data Cremone, die xxviiii iulii 1451.
Cichus.
287
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE DIANO ALLA
MOGLIE E AI FIGLI DEL DEFUNTO PIETRO DA TOLENTINO, AUDITORE DEL LIOGOTENENTE DUCALE
GIOVANNI DA TOLENTINO, QUANTO ANCORA DOVEVA AVERE DETTO PIETRO. COMUNQUE, CON
PRECISIONE FARÀ LORO SAPERE IL DOVUTO ANTONIO TRECCO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 luglio 30, Cremona.
Ve doveti recordare et essere informati dela provisione et salario deputati alo eximio
doctore de leze, messer Petro da Tolentino, auditore del magnifico messer Iohanne da
Tolentino, locotenente nostro qui; de che altre volte ve havimo scripto, dela quale deve
havere certo resto. Et perché è passato de questa presente vita, volimo, et cossì ve dicimo
espresse, che quanto esso messer Petro resta havere faciati rendere alla mogliere et alli
figlioli omninamente senza alchuna replicacione. Et aciò siati meglio informato de ciò,
Antonio Trecho ve manda la sua ragione, la quale chiaramente potereti vedere et providere
ad quanto ve scrivimo.
Cremone, xxx iulii 1451.
Cichus.
288
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MELCHIONI DA RIMINI DI CONSEGNARE A FIASCO LE MUNIZIONI
CHE SI TROVANO NELLA RICCA DI TIZIANO.
Domino Melchioni de Arimino.
1451 luglio 30, Cremona.
Benché siamo certi haveriti inteso quello ve habbiamo scripto per un’altra circha el
consignare al spectabile Fiasco, overo alli suy, le munitione, quale sonno et retrovasti in la
rocha de Tizano quando ve la dedimo, et samo certi debiati exequire la intentione nostra,
pur ve repplicamo de novo, et ve confortiamo che ogni modo vogliati consignarli le dicte
munitione, quale sonno incluse et descripte in la presente cedula. Ve confortiamo etiandio
che delle robbe, che ne retrovati havere in essa rocha, pur tosto ne vogliati compiacere ad
esso Fiasco che averiano altro, pagando luy el debito et conveniente pretio.
133

Data Cremone, die xxx iulii 1451.
Cichus.
289
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MELCHIONE DA RMINI DI DECIDERSI A COMPLETARE LA
CONSEGNA DELLA ROCCA, DANDO LA TORRE MAESTRA E QUELLA DEL BALONE.
67r Domino Melchioni de Arimino.
(1451 luglio 30, Cremona.)
Vuy sapeti quello ve habbiamo scripto del consignare quella rocha de Tizano al spectabile
Fiasco, et perché intendimo che per querela sua che non gi li haviti anchora consignare la
torre maistra d’essa rocha, vi confortiamo et carichamo che per ogni mò la vogliati
consignare alli suy famigli et similmente la torre de Balone, avisandovi ch’è contendo che
vuy reponati per quello tempore la vostra roba in qualche cantore a per quelli tempo
che siti resto d’acordio seco.
Data ut supra.
a sta per cantone
290
FRANCESCO SFORZA DICE A NICODEMO DA PONTREMOLI DI NON DARE A DIVEDERE DI CHIEDERE
CAVALLI, MA DI ESSERE BEN CONTENTI “SE ALCUNI PROFERRISSENO DA LORO STESSY ET DI SUA
VOGLIA”. VUOLE, INVECE, CHE GLI FACCIA AVERE TRE O QUATTRO CAVALLI “IUSTI ET DI BONA
TAGLIA” E CHE NON SIANO PULEDRI.
Nicodemo de Pontremulo.
1451 luglio 30, Cremona.
Respondendo a quello ne hay scripto de volerne recatari duy cavalli per nuy, te dicimo,
carichandote et stringendote, che in questo habbi bona advertentia et guarda ad deportarti
cum quella et più honestà et meglio te sia possibile, perché nuy non vorissimo ch’el
paresse per alcuno modo che nuy li facessimo domandare, avisandote che non è nostra
intentione che li domandi a niuno, perché non vogliamo se possa dire che nuy faciamo
domandare cavalli ad altri; ma siamo ben contenti che se alcuni proferrisseno da loro
stessy et di sua voglia cavalli alcuni, che tunc ne faci como parrerà ad ti. Preterea volimo
ben che tu ne cerchi da tri overo quatro a cavalli, quali siano iusti et di bona taglia per uso
della persona nostra, et che non siano poledri, ma che siano facty et tali che credi
debbiano satisfare alla voluntà nostra. Et non se curamo già che tu li trovi cussì tucti ad
uno tracto, ma a tempi, secondo che te achaderanno a trovali. Demum, trovando tu cosa
che pensi ne possi satisfare, siamo contenti faci el merchato, sforzandoti de trovare lì tanto
credito che li possi pagare, perché, avisandone poy, nuy li farimo respondere là per via de
cambio. Ma, come havimo dicto, sforzati de trovare cosa avantagiata et che vadano bene
et delle quale sii certo che ne satisfazano.
Data Cremone, die b penultimo iulii MCCCCLprimo.
Cichus.
a Segue in su depennato.
b Segue xx depennato.
291
FRANCESCO SFORZA DICE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA DI NON CONCORDARE, PER
SFUGGIRE ALLA PESTE, NELLA SCELTA DI NOVARA E NEPPURE È D’ACCORDO PER MONZA E ALTRI
LOGHI, RISERVATI PER LUI E PER LA SUA CONSORTE. L’OPZIONE PER ROSATE , CHE È IDONEA,
GRANDE E CAPACE, GLI PARE AZZECCATA.
134

67v Dominis de Consilio iustitie.
1451 luglio 30, Cremona.
Havimo inteso quanto ne scriveti del vostro mutare loco per evitare el periculo della peste,
al che respondendo ve dicimo che invero non havimo mancho cara la salute vostra che vuy
stessi che la nostra propria. Ma per venire ale particularità, a noy non pare ve debiati
ellegere Novara, perché è in loco che marchi pur cossì bene como faria uno altro più pres-
so a Milano. De Monza anchora et de quelli altri lochi scriveti, non ne pare, perché quelli
lochi sono reservati per noy et per la illustre madonna nostra consorte. Parerene adoncha
a noy che ellezesti Roxà, perché è idoneo e grande, capace de tutti vuy. Se adoncha a vuy
cossì pare, ve potite reducere là et a noy piacerà per la salute vostra.
Cremone, xxx iulii 1451.
Cichus.
292
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A TOMMASO DA BOLOGNA CHE MANDERÀ PRESTO UN ALTRO PER
ESERCIRE L’UFFICIO DELLE BOLLETTE. NEL FRATTEMPO SARÀ LO STESSO TOMMASO A FARE
QUANTO È ESPEDIENTE AL BENE DELLO STATO E DEL DUCA.
Thome de Bononia.
1451 luglio 30, Cremona.
Veduto quanto ne scrivi dele occurencie de lì, te respondemo, como per altra te avimo
avisata, che habiamo electo et ordinato uno altro vegna lì ad exercitare l’officio delle
bollecte et attendere ad quanto gli sarà commisso, quale ce è persuaso sarà apto al
mestero et deportarasse per forma, che merito venerà ad essere laudato. Ito interim che
venerà, che sarà presto, faray provisione ti ad quanto sarà expediente al meglio et como te
parerà bisognare et in altre cose concernente el stato et bene nostro. De quella cità ne
dormemo repossati sopra le bracie toe, dandoce aviso speso como la condicione et l’altre
cose passano lì.
Cremone, xxx iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
293
FRANCESCO SFORZA DICE AL SEGRETARIO RAFFAELE DA VIMERCATE IL SUO DISPIACERE PER
LA MORTE DEL FIGLIO. ASSECONDA LA SUA RICHIESTA DI INVESTIRE UN ALTRO SUO FIGLIO DEI
BENEFICI DI CUI GODEVA QUELLO DEFUNTO.
68r Rafaeli de Vicomerchato secretario.
1451 luglio 31, Cremona.
Havimo recevute toe lettere et inteso, per tenore d’esse, l’infelice caso del tuo figliolo, ne
havimo havuto spiacere assay et in verità molto ne grava et dole. Ma considerato che la
cosa è irecuperabile, te confortiamo ad havere pacientia. Quantum autem alla parte delli
beneficii vacanti per la morte de quello, li quali voressi et domandi siano conferriti in uno
altro tuo figlio, siamo molto contenti de compiacertene et cossì havimo ordinato cum
Francesco Maletta che siano toy. Et igitur che tu te intendi cum esso Francesco per la
consecucione de quelli, avisandote che per la presente scrivimo a Monza per quello
canonicato là.
Cremone, ultimo die iulii 1451.
Cichus
294
135

FRANCESCO SFORZA ORDINA A POSESTÀ E CANEPARIO DI CASALMAGGIORE DI RESTITUIRE I
QUATTRO DENARI PER LIRA ABUSIVAMENTE RICHIESTI.
Potestati et canapario terre Casalismaioris.
(1451 luglio 31, Cremona.)
Habiamo havuto rechiamo como oltra el caposaldo ordinato, havete etiam retenuto quattro
denari per lira deli denari habiamo facti paghare lì ala squadra de Andrea da Landriano et
de Guiglielmo da Rosano, del che ne maravigliamo vogliate mettere questa nova usanza.
Pertanto volemo et comandamove che, senz’alcuna contradictione et resistentia, rendiate
in deretro ad quelli li havesseno tolti dicti quattro denari per lira, né li tolesseno più ad nisun
altro, perché ve daressemo ad intendere ne rencresceria.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
295
FRANCESCO SFORZA DICE AL VICECAPITANO DEL LAGO MAGGIORE E AL PODESTÀ DI INTRA,
PALLANZA E DELLA VALLE INTRASCA DI AVER AVVISATO IL CONSIGLIO SEGRETO CIRCA I
COMPORTAMENTI CHE SI HANNO IN QUELLE PARTI ONDE VI PROVVEDA. LE VOCI CIRCA GLI
ARMAGNACCHI, ARRIVATI A VERCELLI, SONO DEFINITE “ZANZE ET BUSIE”.
1451 luglio 31, Cremona.
Vicecapitaneo Lacus Maioris et potestati Intri, Palantie et Vallis Intrasce.
Inteso quanto scrivete dei modi se tengono per alcuni in quelli luoci et in quelle parte, non
respondemo altro che havemo advisato el nostro Consiglio de ciò per modo gli farà
opportuna et diligente provisione. Siché starà bene, et queste cose se torranno via et
seranno sedate et quietate, come è nostra intentione se faccia. Ad quanto scrivete havere
decto de quello da Vigezo, che vene da Palestro, de quilli homini d’arme del conte delli
Armigniachi, novamente venuti ad Vercelli et cetera, ve dicemo non è vero niente et tucte
queste sonno cose se dicono per homini da puoco ma la verità che tucte sonno zanze et
busie, siché state de bona volglia et non crediati niente, che non è vero.
Cremone, xxxi iulii 1451.
Cichus.
A margine: Responsio ad que dicuntur in illis locis.
296
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONSIGLIO SEGRETO DI PROVVEDERE CONTRO I
COMPORTAMENTI DI CUI SI LAMENTANO IL VICECAPITANO DEL LAGO MAGGIORE E IL PODESTÀ DI
INTRA E DI VALLE INTRASCA.
68v Consilio secreto.
1451 luglio 31, Cremona.
136

Noi ve mandamo incluse le lettere ne scrivono el vicecapitaneo del Laco Maiore et el
podestà de Intro et Vallintrasce per le quale vederite quanto quilli ne scrivono et i modi de
quilli luochi et de quelle parte se servano per alcuni. Ad che volgliate provedere
opportunamente per modo queste cose se tolgliano via et sianno sedate, siché non se ne
senta più cosa alcuna, come melglio ve parerà convenirsi et serà digno provederli.
Ad quanto dicono havere intese essere gionti homini d’arme ad Vercelli del conte delli
Armimachi et aspecta, et cetera, dicemo, et cusì gli respondemo, che non è vero niente et
tucte sonno zanze et novelle se vanno così disseminando et divulgando per persone
leggiere contra ogni verità.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Cichus.
A margine: pro provisione fienda in partibus Lacus Maioris, et cetera.
297
FRANCESCO SFORZA INFORMA ROLANDO PALLAVICINO CHE MANDA DA LUI CINQUANTA CAVALLI
DI BARTOLOMEO COLLEONI, AVENDO I CANCELLIERI MARCO CORIO E SIMONE, CHE LÌ ERANO
DISPONIBILI CINQUANTA POSTI.
Rolando Marchioni Palavicino.
1451 luglio 31, Cremona.
Retornando da noy Marcho Coyro et ser Simone, nostri canzelleri, quali mandassimo per
fare la discriptione delli cavalli erano allogiati in le terre et lochi vostri, ce hanno referrito
sopravanzarli allogiamento per 50 cavalli per asscendere alla de 500 cavalli doveti tenere.
Et perché ce è necessario, per le infinite gente d’arme et cavalli ce trovamo havere de
presente, darne ad cadauno la contingente rata soa, advenga che chi in Cremonese, oltra
la sua taxa ordinato, gli ne habiamo allogiati parichi centonara de cavalli più, habbiamo
ordinato che’l magnifico Bartolomeo Coglione mandi ad allogiare in le terre vostre fina alla
summa de dicti 50 cavalli delli soi, et cossì li manda là de presente. Pertanto piaza alla
magnificencia vostra ordinare siano allogiati in loco dove stiano bene et che gli sia resposto
de quello tanto se rende a l’altri, mettendo tre boche per cavallo, non suplendo cum li
cavalli de presenti, messer Iohanne Ludovico ce fece requedere, ad questi dì, gli volessimo
lassare dicto allogiamento per alchuni cavalli voleva luy et gli altri vostri figlioli remettere.
Pertanto vogliano havere paciencia se non gli lo lassamo de presente, perché non
possiamo fare de mancho che non se allogiavi li cavalli predicti, che quando li dicti vostri
vorranno remettere cavallo alcuno, se dovessimo levare deli altri, farrimo che non gli
mancharà allogiamento.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Andreas Fulgineus.
298
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TESEO DA SPOLETO E AI DEPUTATI AGLI ALLOGGIAMENTI DEL
DISTRETTO DI PIACENZA DI NON AGGRAVARE GLI UOMINI DI VULPARELLO OLTRE IL DOVUTO PER
LA SISTEMAZIONE DEI CAVALLI.
1451 luglio 31, Cremona.
69r Thexeo de Spoleto et deputatis super allogiamentis districtus Placentie.
Sono venuti ad noy alchuni homini de Vulperello, quali se gravano molto che sono troppo
excessivamente gravati nel facto del lozamento di cavalli, dicendo che non lo pono
137

supportare, ma che sonno bene contenti supportare la rata loro. Et perché la richiesta loro
ne pare digna de provisione, ve committiamo et volimo che, intesa la graveza loro,
provediati che non siano gravati oltra lo debito loro et quello gli tocha de rasone et non
habiano legiptima casone de lamentarse.
Cremone, ultimo iuliii 1451.
Cichus.
299
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI CREMONA FACCIA FARE DALL’UFFICIALE
DELLE MUNIZIONI LE SPESE NECESSARIE ALLA PORTA CREMONESE DI SAN LUCA
Referendario Cremone.
1451 luglio 31, Cremona.
Tu vederay, per la cedula introclusa, alchune spese necessarie alla porta de San Lucha de
questa cità de Cremona, quale montano libre dodece. Volimo adoncha et te committiamo
che, per l’officiale nostro de munizione, faci fare le dicte spese senza exceptione et
contradictone alchuna.
Cremone, xxxi iuliii 1451.
Cichus.
300
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TOMMASINO FURLANO DI RACCOGLIERE E CONSERVARE BIADE,
FIENO , FRUTTI DELLA POSSESSIONE BONISSIMA, E DI TUTTO TENGA CONTO IL REFERENDARIO DI
PIACENZA.
Thomasino Furlano.
1451 luglio 31, Cremona.
Nonobstante lo commandamento te è stato facto a per nostra parte che non te debbi
impazare più de cosa alchuna della possessione nostra della Bonissima, tamen per questa
te dicimo et ordinamo che siamo contenti che tu recoglie tutte le biave, feno et fructi et ogni
altra cosa ch’è suso la dicta possessione et volimo che tu tegni et conservi ogni cosa in
nome nostro, dele quale cose volimo ch’el referendario nostro de Piasenza ne tegna bono
cunto et rasone. Et de quelle non ne disponeray né faray altro se tu non haveray mandato
in scriptis da noy.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Cichus.
a Segue per nostra in interlinea.
301
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL REFERENDARIO DI PIACENZA DI AVER AFFIDATO A TOMMASINO
FORLANO LA RACCOLTA E CUSTODIA DI BIADE, FIENO E FRUTTI DELLA POSSESSIONE BONISSIMA.
Referendario Placentie.
1451 luglio 31, Cremona.
Inteso quanto per una toa lettera ne scrivi della tenuta et apprensione della possessione
della Buonissima, che tu hay facto prendere in nome della Camera nostra, restamo advisati
138

et non dicimo altro si non che siamo contenti che Thomasino Forlano recoglia le biave,
feno et ogni altro fructo della dicta possessione et che tegna ogni cosa in mano soe sotto
bona custodia in nome della Camera nostra. Et volimo che de ogni cosa ne tegni bono
cunto, al quale Thomasino noy scrivimo la ligata lettera, siché voglila mandare presto. Et
de tutto quello haveray facto, vogli advisarne per toa lettera.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Cichus.
302
IL REFERENDARIO BARTOLOMEO TROVAMALA INFORMA IL DUCA DI AVERE INVIATO IN SUA VECE,
PERCHÉ NON ANCORA IN BUONA SALUTE, GIOVANI PRIOLO, UFFICIALE DELLE BOLLETTE DI
PIACENZA, A PRENDERE POSSESSO DEL FONDO DELLA BONISSIMA TENUTO DE FACTO DAL CONTE
MANFREDO LANDI. POSSEDIMENTO TENUTO IN AFFITTO DA TOMMASINO FURLANO CHE PAGA AL
CONTE MANFREDO 220 LIRE ALL’ANNO. FA POI PRESENTE QUANTO SI RICAVA DALLA BONISSIMA
MA OSSERVA CHE I PRODOTTI DI DETTA POSSESSIONE SONO RACCOLTI IN UNA SOLA “STANCIA”,
TENUTA DATOMMASINO, CHE SAREBBE BENE LA LASCIASSE E SE NE ANDASSE CON I SUOI “AL
SUO DEPUTATO ET ORDINATO LOGIAMENTO.”
1451 luglio 30, Piacenza.
69v Illustrissime princeps et excellentissime domine, domine mi singularissime, non
essendomi per la mia infirmità, della cui non sono anchora bene restaurato et libero,
possuto andare a tore, in nome della Camera vostra, la tenuta et corporale possessione
della Bonissima, la quale specta et pertene de ragione ad essa Camera et la cui el conte
Manfredo da Lando occupava de facto, et etiam ad exequire tutto quello et quanto me
commandava per lettere soe la vostra celsitudine circha el facto d’essa possessione, gli
mandato Iohanne Priolo, officiale delle bollecte de questa vostra cità, il quale, como bono
et fidele servitore d’essa celsitudine, et induto da mi per instructione circha de ciò et havuta
relactione alle lettere della vostra excellentia, ha tolto la possessione corporale et actuale
tenuta della possessione della Bonissima et de ogni suo drito a nome della prefacta
Camera vostra et commandato ad Thomasino Furlano, che tene essa possessione a ficto
per libre ccxx l’anno dal prefacto conte Manfredo e ch’è homo d’ar(m)e della signoria
vostra, che non se ne debbia più impazare sotto pena della nostra indignacione. La intrata
che ne cava el dicto fictavelo si è de l’anno presente per la parte soa si è cara xl de feno
item in una meda de formento tutto in soa parte che verisimilmente poterà butare moza
circa xx de formento alla mesura piasentina, et cinqui o sey de spelta alla dicta mesura.
Item della taverna libre 80 de imperiali, dele quale el tavernare ne dice havere paghato al
prefacto conte Manfredo libre 44 de imperiali. Item per lo herbatico, segondo che sono
informato degnamente, libre 32 de imperiali vel circha dele quale cose tutte, segondo esso
officiale ha commandato non sarà resposta a persona che viva senza a licentia in scripto
della vostra excellentia. Pur, illustrissimo signore, le cose predicte sono longinque dalla
Bonissima per uno miliare in una stancia sola che tene el dicto homo d’arme e non se
partendo luy dellì non trovo persona veruna che ardischa andare a quella stancia per fare
batere le biade a nome dela sublimità vostra et etiam ad attendere alla conservacione della
dicta intrada et fructi, siché parendo cussì alla prefacta vostra signoria gli può fare scrivere
che se leva immediate dalla dicta cura et vada cum tutti li soy al suo deputato et ordinato
70r logiamento, nel quale caso statim farò dicta deputacione et altamente, segondo me
commandarà la vostra signoria benigna alla cui subiectivamente me recommando.
Data Placentie, die xxx iulii 1451.
Eiusdem dominationis vestre servulus Bartolameus de Trovamalis ibidem Referendarius.
A tergo: Illustrissimo principi et excellentissimo domino domino duci Mediolani et cetera.
139

a Segue vostra depennato.
303
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ANTONIO DE MINUTIS, REGOLATORE DELLE ENTRATE, ORDINI
AL FAMIGLIO DI GIACOMINO, TROMBETTA DUCALE, DI PORTARE A LODI I CAVALLI CHE HA IN
CONSEGNA E AFFIDARLI AL MAESTRO DI STALLA DUCALE. INVIA UN BOLLETTINO PER CUI
CHIUNQUE POTRÀ PORTARE LE CELATE AD ALESSANDRIA.
1451 luglio 31, Cremona.
Ser Antonio de Minutis Regulatori intratarum.
Habbiamo recevute le toe lettere et inteso quello ne scrivi deli cavalli quali ha lì in guardia
el famiglio de Iacomino, nostro trombetta, al che, rispondendo, te dicimo che debbi
ordinare esso famiglio conducha dicti nostri cavalli a Lode et gli consegni al magistro della
stalla nostra, quale è lì, et el quale li governarà et ne haverà bona cura. Alla parte che non
trovi messo alchuno che voglia condure quelle cellate ad Alexandria per la inhibitione gli fo
facta per le nostre terre et loci, respondendo te dicimo che qui alligato te mandiamo uno
bollettino, como vederay, per lo quale gli poderà andare ciaschuno che gli voray mandare.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Iohannes.
304
FRANCESCO SFORZA SI CONGRATULA CON IL RE DEI FRANCESI PER LA VITTORIA OTTENUTA DI
CUI GLI HA DATO NOTIZIA TOMMASO DE NARDUCIIS, SCUDIERO REGIO. LO RASSICURA DELLA
TOTALE DISPONIBILITÀ SUA, DEI FIGLI E DELLO STATO SFORZESCO”PRO HONORE COMMODIS
AMPLITUDINE ET GLORIA EIUSDEM VESTRE MAYESTATIS”.
70v Domino regi Francorum.
1451 luglio 31, Cremona.
A spectabile Thoma de Narduciis, scutiferro schutiferie vestre serenissime mayestatis,
necnon a duobus aliis illinc venientibus certior factus sum de gloriosa victoria adversos
hostes et emulos suos parta et felicibus incrementis et successibus illis in partibus eiusdem
vestre serenissime mayestatis. Que una res non mediocrem sed maximam michi attulit
voluptatem. Sum enim eidem vestre mayestati non tenui affectus devocione et reverentia
et ut illustrissimi domini precessores mei admodum cupidi erant amplitudinis et glorie
vestre sublimitatis, sic ego non possum non animo commoveri et lectari plurimum cum
felicia de se nova ad has partes deferruntur. Gratulor itaque vestre sublimitati de adepta
eiusmodi victoria et eidem supplico ut de futuris successibus suis assidue me certiorem
reddere dignetur et de me hoc polliceri quod pro honore commodis amplitudine et gloria
eiusdem vestre mayestatis non modo opes et facultates verum etiam statum et personam
meam filiorumque meorum exponiturus sim de rebus autem Italie superfluum narrare credo
quoniam idem Thomas ad conspectum mayestatis vestre rediens ea seriosius explicabit.
Data Cremone, ultimo iulii 1451.
Cichus.
305
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE TRISTANO SFORZA IMPONGA A CRISTOFORO DA CREMONA DI
FAR RESTITUIRE DAI SUOI UOMINI QUANTO HANNO RUBATO AL BALESTRIERO CHE ERA CON
MATTEO. DICA A CRISTOFORO CHE SE NON FARÀ CIÒ, IL BALESTRIERO SARÀ RICOMPENSATO
CON IL FRUMENTO CHE DOVREBBE TOCCARE ALLO STESSO CRISTOFORO.
1451 luglio 1, Cremona.
140

Tristano Sfortie.
Questo balestriero, quale era col signor Matheo, venendo de qua essendo ad Giovenalia
ne l’ostaria per quilli de Christofaro da Cremona, gli forono tolte le cose infrascripte et
anotate de sopto et luy sa certamente essere stati quilli de Cristofaro et è stato là per
questa casione et, se gli responde che li mustri chi è stato che li farrà rendere la sua robba,
siché volimo tengni modo et via gli faci rendere ogni sua cosa, che non gli manchi niente,
et interim farray le spese ad costuy et certificaray Christoforo che se non gli fa rendere la
sua robba havimo ordinato retorni da nuy che gli la pagarimo ale sue spese, né haverà
frumento finché esso balistriero non sarrà satisfacto intregamente.
Cremone, primo a iulii 1451.
a Così A.
306
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI FIORENZUOLA DI PROVVEDERE CHE GIACOMO DA
TREVI E BEVILACQUA, UOMINI D’ARME DUCALI, ABBIANO CONVENIENTI E NON SOZZI
ALLOGGIAMENTI OLTRE A FIENO ED ERBA PE I CAVALLI.
71r Potestati Fiorenzole.
(1451 luglio 1, Cremona.)
Iacomo da Trevi et Bivilacqua, nostri homeni d’arme, deputati ad allogiare lì, sonno venuti
da nuy ad condolerse che pare li se voglia assignare per loco stantiare casi et lochi assay
incomodi et disconzi, et ultra de ciò, quelli homini non gli vogliono dare né feno né herba et,
se vogliono pascere li cavalli, li bisogna mandare ad tagliare dele stoppie. Pertanto,
intendendo che simili homini d’arme siano ben tractati et accarezati ad ciò se dia materia
ad li altri havissono volontà de venire dal canto nostro de non restare per mal tractamento,
sentisseno fosse facto ad questi, volemo che omnino provedi habiano tale allogiamento per
le persone et per li cavalli che se habiano molto bene ad contentare. Et oltra de ciò che nel
facto delo strame non siano tractati como li altri gli sonno stati fine adesso, quali hanno
facto pur qualche monitione de feno o non stoppia bona et questi sonno venuti
nuovamente, ma volemo tenghi modo li facci dare al presente o feno o erba ad soffitientia
per li loro cavalli per fine loro anchora se ascetaranno, benché Francisco Capra ce
referisca habia ordinato lì se incomenzi in questo dì ad dare ad quelli soldati per li loro
cavalli o herbe o feni per respecto dele stoppie sonno captivi et tanto seranno pegiore
quanto questa acqua le guasterà più, et così provederay che questo ordine se exequisca
senza manchamento alcuno.
Data ut supra.
307
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PODESTÀ DI CASTELL’ARQUATO DI DARGLI UN ELENCO DI
UOMINI D’ARME, CAVALLI E BOCCHE LORO.
Potestati Castri Arquati.
1451 luglio 31, Cremona.
Vogli, recevuta la presente, mandarne in scriptis tutti quilli homini d’arme, cavalli et boche
loro logiano in quella terra.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Cichus.
141

308
FRANCESCO SFORZA ORDINA DI ATTUARE LA SENTENZA DEL CONSIGLIO SEGRETO PER CUI GLI
UOMINI DI CASTELL’ARQUATO ABBIANO SETTANTOTTO E NON CENTOSESSANTA CAVALLI, AL
RIMANENTE PROVVEDANO QUELLI DI PIACENZA CON UN MODESTO CONTRIBUTO DI QUELLI DI
CASTEL’ARQUATO.
Theseo.
(1451 luglio 31, Cremona.)
Per vigore dela sententia data per lo nostro Consiglio secreto in favore de l’homini da
Castello Arquate, volimo che tu non debbi strengere li dicti homini deli 160 cavalli che
tegneno, se non per cavalli 78. Del resto, fin ala dicta summa de 160, vede modo che quilli
da Piasenza li debiano provedere et contribuire. La qual sentencia, segondo siamo
informati, è che quilli de Castel Arquato è che debiano contribuire deli 30 l’uno, siché
provedi a questo facto como meglio te parerà.
Data ut supra.
Cichus.
309
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A DONNA LUCHINA DAL VERME DI MANDARE UN SUO UOMO,
INFORMATO DEL FATTO, DAL LUOGOTENENTE DI PIACENZA, SCEVA CORTI, INCARICATO DI
CONTROLLA RE SE MEZANO, IMBRITI E CADONICA ERANO IN POSSESSO DI SUO MARITO, CONTE
LUIGI, PRIMA DELLA MORTE DI FILIPPO M. VISCONTI.
Domine Luchine de Verme.
(1451 luglio 31, Cremona.)
Havemo comesso al spectabile misser Sceva de Curte, nostro locotenente de Piasenza,
che infra xv dì debia havere inteso et determinato se li lochi de Mezano Imbriti et la
Cadonica erano, inanci la morte de l’illustre signor quondam duca passato, goduti et
posseduti per el magnifico conte Aluise, vostro consorte, vel da poi la morte. Pertanto
vogliati mandare uno deli vostri informato a dire et defendere le vostre rasone denanci al
dicto nostro locotenente, perché deliberamo se veda et decida fra lo dicto termine.
Data ut supra.
Cichus.
310
FRANCESCO SFORZA INFORMA SCEVA CORTI DI AVER SCRITTO A DONNA LUCHINA DI MANDARE
UN SUO MESSO”PER DEFENDERE LA RASONA SOA”. LO SCEVA, DAL CANTO SUO, INDAGHI SE LE
LOCALITÀ DI MEZANO, IMBRITI E CADONICA ERANO IN POSSESSO DEL CONTE LUIGI PRIMA
DELLA MORTE DELL’ULTIMO DUCA VISCONTI, NON DEVONO CONTRIBUIRE CON PIACENZA, CIÒ
CHE, INVECE, DOVRANNO FARE NEL CASO OPPOSTO.
71v Domino Sceva de Curte.
1451 luglio 31, Cremona.
Havemo scripto ala magnifica madona Luchina dal Verme che debia mandare uno suo
messo lì a vuy per defendere la rasona soa, et a vuy commettemo ve debiati diligentemen-
te informare se il magnifico quondam conte Aluyse del Verme tolse et hebbe, da poy la
morte de illustrissimo quondam signor duca passato, li loci de Mezano, Imbriti et la Cado-
nica et, se trovareti che lo dicto olim conte Aluise tenesse et possedesse dicti loci, finch’el
prefato illustre signor passato era vivo, volimo non habia a fare niente ala contribucione de
142

tassa de cavalli cum la comunità nostra de Piasenza. Et cossì, se trovareti ch’el dicto olim
conte Aluise havesse pigliati dicti lochi da poy la morte del prefato signor duca passato,
volimo che comandati che per niente non debiano respondere ala taxacione de cavalli cum
la prefata magnifica madona Luchina, ma cum la comunità de Piasenza. Et questa tal
causa volimo difiniati fra xv dì proximi a venire. Et, segondo trovareti, vogliatine avisare per
vostra lettera.
Cremone, ultimo iulii 1451.
Cichus.
311
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI GUARDASONE OSSERVI QUANTO HANNO
DISPOSTO I MAESTRI DELLE ENTRATE CIRCA IL DARE A CRISTOFORO DEL PENNA, CASTELLANO DI
MONTE LUGO, LA CASA CHE EBBE TOSO DA CUSONO OLTRE ALLA SUA BALESTRA.
Potestati Guardasoni.
1451 agosto 1, Cremona.
Tu vederay quello te scriveno li Maystri de l’intrate nostre circa el far dare a Christoforo del
Penna, nostro castellano de Monte Lugo, la casa che tene el Thoso da Cusono pertinente
ala Camera nostra. Volimo adoncha et te comandamo che omnino exequissi la lettera
d’essi Maystri et ulterius faci dare al dicto Christoforo la balestra, quale havea presso de sì
dicto Thoso, aciò la possa tenere per municione dela dicta rocha.
Cremone, primo augusti 1451.
Cichus.
312
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL COMUNE E GLI UOMINI DI MELZO CHE MANDA LÌ ANDREA
CINGOLI A FARE IL PODESTÀ AL POSTO DI AYMO MARLIANI. CORRISPONDANO AD ANDREA
SALARIO E PREMINENZE QUALI VENIVANO DATE AI SUOI PREDECESSORI.
Comuni et hominibus Melzii.
1451 luglio 31, Cremona.
Nuy mandiamo là ser Andrea da Cingoli, portatore di questa, per stare a quello offitio in
loco de Aymo da Marliano, olim vostro podestà, el quale removemo de lì per bona casone.
Pertanto volimo et cussì vi commandiamo che ad esso ser Andrea debiati respondere del
salario et etiam delle preminentie, honorantie et commodità spectante ad esso officio, non
altramente como siti usi fare al dicto Aymo et alli vostri precessori, providendogli etiandio
de opportuna casa dove possa stare.
Data Cremone, die ultimo iulii MCCCCLI.
Cichus.
313
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTATE DI DIRE AL
“MAGISTRO” DELLE LANCE CHE QUELLE USATE PER LA MOSTRA LE TENGA PER SÉ, PERCHÉ NON
SONO “NÉ BELLE, NÉ BONE, NÉ ACCEPTABILE”. NE FACCIANO DELLE NUOVE CHE ABBIANO LE
QUALITÀ DI BELLE . BUONE E ACCETTABILI.
72r Regulatori et Magistris intratarum.
1451 agosto 1, Cremona.
143

Nuy habiamo visto quelle lanze quale ve havevamo richieste per monstra, le quale non
sono né belle, né bone, né acceptabile, né lle vogliamo acceptare per modo alcuno.
Pertanto ve committiamo et volimo che provideati per ogni modo ch’el magistro d’esse
lanze le retoglia per sì, perché noy non le vogliamo, perché non sono bone né se adapteno
al facto nostro, et ne refacia dele altre quale siano bone et probile et acceptabile delle
quale se habiamo a contentare et adiutare quando accada il bisogno.
Cremone, primo augusti 1451.
Cichus.
314
FRANCESCO SFORZA DICE A LANCILLOTTO DA FIGINO DI FARSI DARE I DENARI DEI QUALI GLI ERA
DEBITORE FRANCESCO DA BOLOGNA. HA SCRITTO AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ CHE GLI
DIANO OGNI AIUTO PER OTTENERE GLI EVENTUALI CREDITI DI FRANCESCO. CHIEDE DI SAPERE
QUANTI SONO I POSTI PER CAVALLI, LASCIATI LIBERI DA BALDASSARRE E A CHI LANCILLOTTO
VORREBBE DESTINARLI
Lanzilotto de Fighino.
1451 agosto 2, Cremona.
Veduto quanto ne scrivi et quanto a a bocha ne ha dicto messer Aluisino Bosso del facto
deli toy denari prestati ad Francisco da Bologna, te respondemo esserse contenti che te
retraghi dicti toy denari de robba o de denari se trovasseno esserli preso ad qualunche che
fosseno romaste del dicto Francisco, et perciò scrivemo al comissario et potestà che te
diano favore circha ciò in confortare et astrengere quilli se trovasseno b debitori del dicto
Francisco ad darte li denari deve havere. Vorressimo intendere per quanti cavalli gli
restano allogiamenti vacui de quilli deputati ad messer Baltassarre et quali sonno quilli
homini d’arme ali quali li voresti dare che dici li mancha alloggiamenti, che ne
meravigliamo, et però o avisace per toa lettera per quanti cavalli gli è allogiamento et chi
sonno quilli homini d’arme et quanti cavalli li resta ad allogiare per uno. A l’altra parte dela
toa lettera te habiamo per altre resposto.
Data Cremone, ii augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
a In A ad con d depennato.
b Segue essere lì presso ad qualuncha depennato.
315
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO E PODESTÀ DI PARMA CHE COSTRINGANO I
DEBITORI DI FRANCESCO DA BOLOGNA A DARE A LANCILLOTTO DA FIGINO I 9 DUCATI D’ORO DI
CUI GLI ERA DEBITORE FRANCESCO.
Comissario et potestati Parme.
(1451 agosto 2, Cremona.)
Lancilotto da Fighino, nostro cancellero, pare prestasse ad Francisco da Bologna, pochi dì
inanti il suo caso, nove ducati d’oro quali te ha scripto et facto dire. Vogliamo essere
contenti se li possa retrare, retruvandose in quella città alcuno debitore o che havesse
robbe in mano del dicto quondam Francisco. Pertanto siando nuy contenti possa
consequire dicti nove ducati, volimo che ad toa requisicione astrenghiate qualuncha
debitori del dicto Francesco ad rendere et paghare dicti denari ad Lanzilotto predicto. Et
non manchi.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
144

316
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO MINUTI DI VEDERE, PER QUELLA VIA “ PIÙ HONESTA
ET PIÙ FATIBILE ET ACONZA” SE È POSSIBILE CARPIRE QUALCOSA DALLA BUONA QUANTITÀ DI
DENARI LASCIATA DA TOMMASO GROSSO. SE CIÒ NON SARÀ POSSIBILE, SI ACCORDI CON IL
CONTE GASPARE DI “USARE TALE PRUDENTIA ET ASTUTIA CHE PER OMNI MODO SE POSSIAMO
ADIUTARE DELI DICTI DINARY CUM QUELLA CAUTELLA ET HONESTADE CHE PARERÀ AD TI ET A
DICTO CONTE”.
1451 agosto 2, Cremona.
72v Ser Antonio de Minutis ex Magistris intratarum.
Havimo persentito che Thomaso Grasso è passato di questa vita el quale, como de’
sapere, era copioso de bona quantità de dinari, secondo la comune oppione. Et perché tu
say quanto è il bisongnio nostro del dinaro, vorissimo voluntiera potersi adiutare de quisti
tali dinarii. Pertanto vogli cerchar modo che, per quella più honesta et più fatibile et aconza
via te parirà, adapti la cosa per forma se ne possiamo adiutare et valere de questi dinary,
che quando al’ultimo non se podesse la cosa honestare che passasse in forma che dicti
dinarii havessero ad essere nostri, se darà forma che sarrenno renduti et, sopra de ciò, te
vogli intendere cum el conte Gasparro, al quale ancora de ciò scrivimo. Et vogli in ciò usare
tale prudentia et astutia che per ogni modo se possiamo adiutare delli dicti dinary cum
quella cautella et honestade che parerà ad ti et a dicto conte Gasparro. Et vogli subito
avisarci de quanto haveray seguito circha de ciò.
Data Cremone, die secundo augusti MCCCCLprimo.
Cichus.
317
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GENTILOLI, GOVERNATORE DEI VENETI, DI ORDINARE CHE SIA
RESTITUITO IL CAVALLO, ORA PRESSO IANES, CON CUI È FUGGITO UN FAMIGLIO DEL
CONDOTTIERO DUCALE PIETRINO DA BERGAMO.
Domino Gentiloli gubernatori Venetorum.
1451 agosto 3, Cremona.
Fuggendose dominica proxima passata dal strenuo Petrino da Berghamo, nostro
conductero, uno suo famiglio cum uno cavallo, ha presentito essere venuto dal canto
vostro de là et lo cavallo essere presso al strenuo Ianes per lo quale, mandando il dicto
Petrino al presente de là per observantia dela bona compagnia, piacerà ala magnificencia
vostra ordinare et comandare che dicto cavallo sia restituito ad questo messo de Petrino
predicto.
Data Cremone, iii augusti 1451.
Franciscusfortia Vicecomes dux Mediolani et caetera.
Andreas Fulgineus.
318
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI DARE ALTRI DEBITORI
DELLA COMUNITÀ DI ALESSANDRIA , PERCHÈ IL CONDOTTIERO DUCALE ANTONELLO DAL BORGO
POSSA AVERE L’ASSEGNAZIONE FATTAGLI, SICCOME I DEBITORI PRECEDENTEMENTE DATIGLI, O
SONO SCOMPARSI, O NON POSSONO PAGARE, O SONO ESENTI . VUOLE, POI, SI RISPETTINO GLI
ORDINI CIRCA LA CONSEGNA DEL FIENO.
1451 agosto 2, Cremona.
145

73r Locuntenenti Alexandrie.
Se lamenta grandemente Antonello dal Borgo, nostro conductero, ch’el non pò conseguire
el pagamento del dinaro suo che resta ad havere de l’assignatione, quale li fecemo fare fin
in l’anno proximo passato sopra lo subsidio, che ne feci quella comunità nostra de
Alexandria, dicando che, per la via deli debitori a lui assignati per essa comunità, non pò
essere pagato perché, qualli non se ritrovano, qualli sonno inhabili al pagamento et qualli
sonno exempti, como vuy ancora doveti essere informati, né per essa comunità è
remediato ala satisfactione d’essi mancamenti. Et ne recordiamo havervi scripto molte fiate
sopra questa materia che volesti servare tal modo che’l dicto Antonello fosse satisfacto
dala dicta comunità. Vuy may haveti a havuto tanto ingenio de havere saputo adaptare
questo facto per forma che’l dicto Antonello fosse satisfacto dala dicta comunità et che ne
havesti tolta questa molestia dale spalle, che per certo ne prendiamo admiracione et
despiacere. Pertanto ve dicemo che vuy debiati astringere essa comunità a dare tanti altri
debitori boni al dicto Antonello, che venga ad essere satisfacto del suo pagamento che
resta ad havere, et quilli altri debitori inesigibili, che gli forono assegnati, se gli porrà a bel
destro rescodre essa comunità. Vogliati adoncha exequire questa nostra mente. Circa la
parte del feno, che quilli citadini non vogliono dare, ve dicemo che faciati servare in questo
dare de strame quello ordene che se serve per quilli dal Castellazo et del’altri nostri subditi
verso nostri soldati. Circa la parte del frumento per lo dicto Antonello et quilli de domino
Rosero, Petro Acceptante de venire qui da nuy col quale se prenderà ordine sopra ciò,
siché dicti soldati haverano del frumento.
Cremone, ii augusti 1451.
Iohannes.
a Segue haveti ripetuto nel testo.
319
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PODESTÀ DI LECCO CHE HA ORDINATO AL CAPITANO DELLA
MARTESANA DI FORNIRE LECCO DI BIADE, PERCHÉ NE HA GRANDE BISOGNO. SI GUARDI, PERÒ,
CHE NON NE SCAPPI NULLA IN TERRA VENEZIANA: CI SMENEREBBE LUI.
Potestati Leuci.
1451 agosto 3, Cremona.
Perché intendimo che quella nostra terra de Lecho porta grande bisogno de biave, havimo
ordinato al nostro capitaneo de Martesana che se debia intendere cum ti et providergli
opportunamente. Pertanto vogli havere bona advertentia che dicta biava vel uno acino non
vada in lo terreno della signoria de Venecia, perché non imputarissimo veruno se non ti.
Cremone, iii augusti 1451.
Cichus.
320
FRANCESCO SFORZA DICE AL CAPITANO DELLA MARTESANA DI COMANDARE AI “FORENSITI” DI
LECCO DI PRESENTARSI DA LUI. LO INFORMA CHE DEVE INTENDERSI CON IL PODESTÀ DI LECCO
PER FORNIRE LA CITTÀ DI BIADE.
73v Capitaneo Martesane.
1451 agosto 3, Cremona.
Vogliati, subito revuta questa, commandare a tutti li forensiti della terra nostra de Lecho
146

che se debiano presentare denanzi da noy. Et fati che vegnano presto per quanto hanno a
caro la gratia nostra et cossì vuy ne avisareti del dicto commandamento gli havereti facto.
Insuper perché intendimo la nostra terra de Lecho porta grande bisogno de biave, volimo
ve debiati intendere cum lo potestà nostro de Lecho et provedere che gli sia delle biave per
uso della dicta terra, havendo però tale advertentia et pigliare tali ordini che la dicta biava
non ne andasse in lo terreno dela signoria de Venecia, siché vogliatini bene intendere cum
lo dicto nostro potestà.
Cremone, iii augusti 1451.
Cichus.
321
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MALEDO DI DARE AL CAMERIERE DUCALE
GIOVANNI DA LUGO LA SUA TASSA E DI FAR LIBERARE LA SUA STANZA.
Potestati Maleti.
1451 agosto 3, Cremona.
Iohanne da Lugo, nostro camorero, se grava pur anchora et dole che vuy non gli
respondeti della taxa sua, neanche gli haveti facto vodare la stancia soa como havimo
scripto, de che ne maravigliamo et remanimo malcontenti de vuy, vedendo che vuy fati
beffe delle nostre lettere et de quelli sono ad noy più cari et più accepti. Il perché havimo
deliberato scrivervi questa perhentoria. Et ve certificamo che se fra quatro dì non haveti
satisfacto al dicto a el dicto Iohanne de tutto quello deve havere dela tassa soa et che non
gli habiati vacuato la stancia soa, non farimo altro se non che gli darimo licentia se paghi
sula campagna, et oltra ciò farimo per modo ch’el ve parerà ne recrescha che verso
Iohanni faciati simili portamenti.
Cremone, iii augusti 1451.
Et fati che per l’advenire l’habia la tassa soa che non gli manchi niente et non l’habia ad
piadezare. Et che non ne habiamo più lamenta.
Data ut supra.
a Così in A.
322
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MATTEO DI SANT’ANGELO IL SUO GRADIMENTO PERCHÉ MANDI
UNO DEI SUOI A LODI E A MALEDO PER UNA CHIARIFICAZIONE CON ZANNONO DA CREMA.
74r Matheo de Sancto Angelo.
1451 agosto 3, Cremona.
Havimo recevuto la vostra lettera et inteso quanto ne scriveti, ve respondemo che noy
siamo contenti che vuy possiati mandare uno delli vostri ad Lode et ad Maledo per
dichiarire et intendere la differentia che è fra vuy et messer a Zannono da Crema, et cossì
ve mandiamo cum questa alligata la licentia nostra per dicta casone. Et in questo et in ogni
cosa ve fosse grata, noy se sforzarimo sempre farlo.
Cremone, iii augusti 1451.
Cichus.
a Segue Zannono in interlinea su Iohanne depennato.
147

323
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE DI LODI DI AVER DATO IL PERMESSO A
MATTEO DA SANT’ANGELO DI MANDARE UN SUO MESSO A LODI E A MALEDO.
Locumtenenti Laude.
1451 agosto 3, Cremona.
Havemo concesso licentia ad lo strenuo Matheo de Sancto Angelo che possa mandare
uno suo messo lì ad Lode et ad Maledo, como tu vederay per la dicta nostra licentia.
Pertanto te commandiamo debi observare dicta nostra licentia ut iacet.
Cremone, iii augusti 1451.
Cichus.
324
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE LA DISPOSIZIONE
PER CUI DEBBANO ESSERE ACCETTATI QUELLI CHE ESCONO DA MILANO È SUBORDINATA AL
FATTO CHE ABBIANO IL BOLLETTINO DEGLI UFFICIALI DEPUTATI CONTRO LA PESTE CHE ATTESTI
CHE NON HANNO AVUTO IN CASA LORO DEI MORTI DI PESTE. ALTRETTANTO DEVE AVVENIRE PER
CHI ENTRA IN MILANO.
1451 agosto 3, Cremona.
Spectabilibus dominis de Conscilio nostro secreto.
Dali homini dele terre del ducato di quella nostra cità, havemo havute molte grave querele
che per nuy è stato scripto quelli usisseno da Milano per casone della peste, siano recep-
tati. Nuy sapiamo che questa ordinatione è facta a bon fino, cioè per comodità di quilli
nostri citadini et ad ciò che, non possendo stare sul ducato, non habiano casone de
absentarse fuora del territorio nostro. Da l’altro canto ne pare anchora bene che quilli
sonno infecti in Milano, debiano usare et andare ad infectare li luoghi sani et però per
pigliare uno mezo ne pareria ordinasti che qualunqua usisse de Milano portando uno
bollettino dalli offitiali sopra ciò deputati, per li quale aparisse che in casa sua non fosse
morto alcuno de peste, dovesseno essi tali essere receptati, altramente non. Similmente ne
pareria provedesti che cum quilli se retrovano de fuora se servasse lo simele, cioè che
anchora loro non podesseno essere receptati se non portano el bollettino del suo offitiale o
preyto o qualunc’altro podesse fare fede de simele cosa. Vuy intenditi lo parere nostro,
fatigli mò quella provisione che parerà expediente per lo bene et salute dei nostri subditi.
Data Cremone, die iii augusti MCCCCLI.
Cichus.
325
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE E IL PODESTÀ DI PIACENZA CHE DEI DUE
DETENUTI, DON ANTONIO DI MONTANARI E DEL FRATELLO DI CASTEL GOFFREDO HA NOTIZIE
CHE “MENANO CERTE TRAME PER QUELLO PAESE”. SI ESAMININO SEPARATAMENTE E NON
DUBITA CHE SI TROVERÀ QUALCHE COSA.
74v Locumtenenti et potestati Placentie.
1451 agosto 3, Cremona.
Havemo recevuto la vostra lettera et inteso quello ce scriveti de quelli, don Antonio di
Montanari et lo fratello de Castello Zufredo, haveti destenuti como ve havimo scripto et la
excusacione fano della casone perché sono venuti là, et cetera. Restamo advisati et
148

piacene quanto haveti facto, ma ve advisamo che da loco, dignissimo de fede, siamo
avisati che de certo costoro menano certa trama per quello paese et cossì credemo sia
perché alli dì passati sono andati inanzi et indretro. Pertanto volimo debiati cum ogni
diligentia et cum quelli boni modi ve parerano, examinargli con quella subtilità ve parerà,
l’uno da per si da l’altro, che, non dubitamo se troverà qualche cosa et de quello havereti
trovato ce avisati.
Cremone, iii augusti 1451.
Cichus.
326
FRANCESCO SFORZA RINGRAZIA UGOLINO CRIVELLI PER L’INFORMAZIONE DATAGLI CIRCA
L’USCITA DELLE BIADE DAL DISTETTO DI NOVARA. GLI DICE DI SCRIVERE AL CAPTANO DEL
DISTRETTO DI NOVARA NONCHÉ AL PODESTÀ DELLA CITTÀ DI ESSERE VIGILANTI.
Ugolino de Crivelis.
1451 agosto 2, Cremona.
Havemo recevuto le toe lettere et inteso quanto ne scrive dele biade che forano conducte
fora del districto nostro novarese et cetera. Al che, rispondendo, dicemoti hay facto molto
bene ad avisarne et te ne comendiamo molto, comettendoti che provedi a tutta toa
possanza che da mò inanci non ne siano conducte più, et cossì ne scriveray al capitaneo
del predicto nostro distrecto et al potestà nostro de Novaria che stiano attenti in non
lassare conduere dicte biade. Et confortiamote et carricamote che, sentendo tu che per
l’avenire più se conducesse dicte biade, ne avisi per le toe lettere, avisamoti perhò che nuy
scrivemo per nostre lettere oportunamente ali dicti potestà et capitaneo, cum li qualli
haveray inteligencia sopra ciò.
Cremone, ii augusti 1451.
Cichus.
In simili forma potestati Novarie et capitaneo districtus, mutatis mutandis.
327
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA DI DARE AI CITTADINI IL VECCHIO
FRUMENTO CHE È IN CASTELLO, SOSTITUENDOLO CON QUELLO RINNOVATO DAI CITTADINI.
Locumtenenti Placentie.
(1451 agosto 2, Cremona.)
Perché in quello nostro castello vi sonno xxv moza de frumento dela municione, quale è
mò vegio et volimo sia renovato, perché possa durare fin ad un altro anno, vi comettiamo
et volimo che lo debiati far renovare da quilli nostri citadini et homini, cioè dando a loro de
quello et togliendo da loro del novo, qualle poy faritelo metre in esso nostro castello per
municione.
Cremone ut supra.
Cichus.
328
FRANCESCO SFORZA, DIFFIDANDO DI SACRAMORO VISCONTI, AFFIDA A DONATO DA MILANO,
FAMILIARE DUCALE, L’INCARICO DI VIGILARE SULL’USCITA DELLE BIADE DA CASTELLEONE E DAL
SUO DISTRETTO. SARÀ ASSISTITO DA DUE FAMIGLI, ESECUTORI DELLE DISPOSIZIONI DI DONATO.
METTA SPIE ,VEDETTE SU STRADE, SU PASSI, ETCETERA. RICORRA, SE NECESSARIO A
SACCOMANNI E A UOMINI DEL PAESE DIFFONDA LE GRIDE.
149

1451 agosto 3, Cremona.
75r Donato de Mediolano, familiari et cetera.
Tornando in grande preiudicio del Stato nostro il cavar gran somma dele biade che se fa
ad ogni hora giù del terreno nostro et maxime del Cremonese, habiamo deliberato toto
posse obviare ad ciò, et in però havemo novamente facto fare per tucti li lochi expedienti
cride et bandi opportuni ad questo facto, et etiam ultra le dicte cride havemo ordinato de
mandare, et così mandamo, de presente, in alcune terre dele nostre del Cremonese doy o
tre famigli deli nostri per terra, quali haveranno ad guardare et obviare che biade non siano
conducte giù del nostro terreno. Et perché de lì da Castellione et del suo destrecto et
circumstantie semo informati per lo passato essere stata cavata grande quantità de biade,
intendendo levare de mezo quella via come l’altre, haveressemo data questa cura ad
messer Sacramorre Visconte, ma per caxone luy non haviria quella diligentia seria
necessaria ad ciò, anzi sentemo comporta tal cose ad li soy et a l’altri, havemo deliberato
questo incarcho ad ti, che ce rendemo certi adtenderay ad exequire questa nostra volontà
senza resguardo alcuno. Et così, recevuta questa, haverai cum techo Bettonto et
l’Albanese de socorso, quale novamente habiamo acceptato in casa per famiglio, quali doy
faranno quello li ordenaray et una cum loro et similiter da per ti, besognandote deli
sacomanni o homeni del paese, te ne poteray torre. Vedi de mettere ogni tuo pensero,
vigilantia et sollicitudine de dì et de nocte et ad ogni hora, cum mettere spie, vedette, far
guardare passi, strate et como saperay far tu, che non se conducha fora del nostro terreno
(per quanto te poteray extendere presso li altri lochi dove sono li nostri famigli) uno granello
de biada et per caxone de ciò te intenderay cum loro quali saperay dove saranno et ad
caxone non increscha la fatiga ad ti né ad li altri. Imo che più volontera se exequisca
questa nostra intenctione, habiamo ordinato che se ne vegna ad percipere per li inquisitori
et accusatori bono et relevato emolumento, como vederay per la crida qui inclusa, quale
intendimo omnino habia locho et chi se observi ad unguem senza remissione alcuna. Et
nonobstante quella sia bandita lì et per tucto, tamen farala anchora participe ti ad ogniuno
de lì et de quello destricto tanto paesani quanto foresteri, ad ciò may nisuno possa dire non
haverlo saputo. Bisognandoti da quelli homeni favore o aiuto alcuno per questa casone,
nuy li scrivemo per l’alligata che tel debiano dare, siché siandote expediente, requederali.
Data Cremone, iii augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
329
BANDO DI FRANCESCO SFORZA CONTRO L’ESPORTAZIONE ILLEGALE DI BIADE FUORI DEL
CONTADO E DEL DISTRETTO DI CREMONA CON INDICAZIONE DELLE PENE COMMINATE: (PER LE
PERSONE) PERDITA DEI BENI , PRIGIONE E FORCA; (PER I COMUNI) MULTE DI DIECI DUCATI PER
STAIO DI MERCE CONTRABBANDATA.
s.d.
75v El bando et comandamento per parte el nostro illustrissimo signore duca de
Mediolano.
Che non sia alcuna persona de che grado, stato et condictione voglia se sia che ossi por-
tare,o fare portare, mandare o per alcuno modo transferire biada fora dal contado o
destricto de Cremona, socto pena a chi contrafarà d’esergli, se è cittadino, contadino o
habitante nela cità, contado o destricto predicto, confiscati tucti li soy beni ala Camera del
nostro illustrissimo signore, dagando nondimeno el terzo de dicti bene et biade et bestie le
portassoro allo accusatore a et le persone de quelli tali o qualuncha d’essi contrafacienti,
como è dicto, siano condemnate ale presone de Cremona per uno anno, et se è homo
d’arme perda le biave et le bestie et l’arme et li cavalli deli quali i doy terzi vadano ala
Camera predicta et l’altro terzo allo accusatore, et l’homo d’arme et quelli tali
150

contrafacessoro, como è dicto, siano condemnati ale pregione per uno anno; se è
sacomanno o altra persona inhabile ale sopradicte pene, siano et essere se intendano
condemnati ale forche. Et qualuncha persona sapesse, sentesse o videsse contrafare alli
sopradicti ordeni et nol denuntiasse infra termine de tri dì ala corte del magnifico
locotenente de Cremona, sia et essere se intenda incorso nella pena sopradicta et nela
pena se contene neli decreti ducali del comune de Cremona.
Anchora, venendo a notitia che alcuno tirasse biada fora de alcune castelle o forteze del
contado o destricto de Cremona senza licentia del prefato illustrissimo signore o del
magnifico locotenente predicto, quelli comuni dove questo avenesse, cagiano in pena de
ducati dece per staro de quella quantità se verificasse essere cavata, notificando a ogniuno
che contrafacendo a dicti ordeni, non se ne receverà scusa, né se gli farà gratia alcuna.
Anchora, se alcuno deli famigli del prefato nostro illustrissimo signore o offitiali deputati ad
questa guardia se intendesse cum alcuno che contrafacesse ad questi ordini overo crida,
che se intenda immediate incorre nela pena dele forche.
a precede illustrissimo excellente depennato.
330
FRANCESCO SFORZA COMUNICA ALL’UFFICIALE, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI DI CASTELLEONE
E DELLE “VILLE” CIRCOSTANTI DI AVER DLIBERATO DI MANDARE LÀ DOVE OCCORRE DUE O TRE
FAMIGLI CHE VIGILINO SULLE BIADE. PER LÌ HA SCELTO DONATO DA MILANO, SUPPORTATO IN
DETTO COMPITO DA DUE FAMIGLI, BETONTO E L’ALBANESEDI GIOVANNI CASSO.
1451 agosto 3, Cremona.
Officiali, comuni et hominibus Castrileonis et villarum ibidem circumstantium.
Intendendo nuy omnino obviare che non sia cavato più uno granello de biada giù del nostro
territorio Cremonese, como ne è stata cavata per lo passato tanta quantità in grande
damno et preiudicio del nostro stato, et per casone de ciò habiamo facto andare cride et
bandi per tucto 76r il nostro territorio, como dovete sapere, tamen desiderosi che questa
nostra intenctione sortischa debito effecto, et contra de chi tentasse per contrario o in
qualche modo presumesse de temptare farne fare aspere et inremissibili punitioni, secondo
la crida contene, habiamo deliberato mandare ad stare per ciaschuna terra dove il bisogno
requede doy o tre deli nostri famigli ad haver questa cura et officio dele biade. Et così
scrivemo ad Donato, nostro famigli, che habia questa cura lì et che se faccia aiutare da
Betonto et dal’Albanese de Iohanne Casso, pur famigli nostri, a ali quali, in quel tanto
concerne questo facto et il bene et stato nostro, dariteli aiuto, favore et subsidio de dì et de
nocte, et ad hogni hora, senza resistentia o contraditione alcuna, et non manchasse, per
quanto havete cara la gratia nostra. Avisandove che quello benefitio vogliamo possa usare
ciaschuno de vuy et del paese quale contrafacesse ala dicta crida, come possono usare
doi nostri famigli o altri offitiali per vigore d’essa, siché, se amate il bene nostro et vostro
proprio, adtinderite ad exequire questa nostra volontà.
Data Cremone, iii augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
a Segue ali quali depennato.
Infrascripte sunt terre quibus scriptum fuit et ad ipsas transmissi fuerunt adniotati
familiares:
Castellione Donato – Giovinolta – Ranaldo de Carolo
Bettonto
l’Albanese
151

San Bassano el Bergamasco Castel Vesconte – Antonio de Thomaso
Guiglielmo de Iohan
Romagnolo
Sorexina Niccolò Signore Casal Morano – Perino de Giovanello
Baldasarre
Bartholomeo Schiavetto
Fuxole Scaramuzino Azanello – Marciliano
Petruzo
Trivole Monti Bordolano – Iacomo da Roma Picinino
Bartholomeo Testagrossa
Thicengho Francisco da l’Aquila Robecho – Iohan Romagnolo
Georgio Soro
76v
Sabioneta Greco
Scandolara Egano da Bologna
Corte di Cortesi Iohanne Picinino del monte Briantio
Piatena
Calvatone
331
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GIBERTO DA CORREGGIO DI FAR RESTITUIRE IL RAGAZZO DEL
CAPOSQUADRA STAMIGNONE FUGGITO PRESSO I SUOI UOMINI.
77r Domino Giberto de Corigia.
1451 agosto 4, Cremona.
El s’è fuzito dal strenuo Stamignone, nostro capo de squadra, uno suo ragazo, quale è
vinuto fra li vostri. Pertanto te confortiamo che ad qualuncha messo presente portatore del
dicto Stamignone gli vogliati far restituire lo dicto suo ragazo, como rechide l’honestade et
lo dovere del mistrero delle arme.
Cremone, die iiii augusti 1451.
Iohannes.
332
FRANCESCO SFORZA SI STUPISCE DELLE MALI PAROLE USATE VERSO PIETRO AMBROGIO DA
CASA, FEDELE SERVITORE DEL DUCA . SI RICORDI CHE TUTTO QUELLO CHE FARÀ A DETTO
PIETRO AMBROGIO, IL DUCA LO RITERRÀ FATTO VERSO DI LUI.
(1451 agosto 4, Cremona.)
È stato qui da nuy Petro Ambroso da Casa, quale s’è lamentato de ti, dicendo che tu hay
menazato et che tu gli farray et diray et cetera, della qual cosa ne maravigliamo
grandemente, et che tu habbie usate tale parole verso dicto Petro Ambroso, che say pur
quanto è stato et è nostro bono et fidele servitore, et haverissimo creduto che quando altri
152

gli havesse dicto simele parole, tu lo havessi adiutato et diffeso, non che tu havessi dicto
simele parole. Et ad ciò che tu sii informato del modo et disposicione nostra, te advisamo
che tucto quello che tu farray verso dicto Petro Ambroso reputarimo lo fazi verso la
persona nostra propria, siché vogli atendere ad ben vivere et mantenere et acquistare delli
amici, et non quelli che tu hay cerchar de perderli.
Data ut supra.
Iohannes.
333
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI CASTELLEONE CHE GRADISCE LA SUA ANDATA DA
LUI, PER CUI GLI DÀ IL PERMESSO DI ASSENTARSI PER OTTO GIORNI DALL’UFFICIO, SALVA SEMPRE
LA SOSTITUZIONE CON UNA PERSONA IDONEA.
Potestati Casti Leonis.
(1451 agosto 4, Cremona.)
Siamo contenti che tu te possi absentare dal tuo officio et vinire qui da nuy, lassando im-
però in tuo loco una persona idonea et suffitiente al dicto offitio, qua habbia ad supplire in
ogni cosa come ti medesimo, et dicta tu absentatione siamo contenti duri firmiter per octo
dì proximi futuri.
Data ut supra.
Iohannes.
334
FRANCESCO SFORZA CONFERMA CHE I DUE CAVALLI DEL FAMIGLIO DEL CONTE GIACOMO
FURONO TRATTENUTI PER RIVALSA DI UN CAVALLO DA LORO NON RESTITUITO.
s.d.
Veduto quanto la vostra magnificentia ne ha scripto per la restitutione de quelli doy cavalli
sonno stati retenuti per li nostri ad questo famigli del magnifico conte Iacomo, li
respondemo che vero è li dicti cavalli foran retenuti, non ad altro fine se non per respecto
de uno nostro cavallo fo tolto in li dì passati ad uno nostro famiglio di uno Paulo Schiavo
venendo il ditto nostro de là.
335
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMSSARIO DI VIGEVANO DI FAR RESTITUIRE ALL’UOMO
D’ARME DUCALE PAOLO DA PISA IL RAGAZZO, CHE SE NE È FUGGITO LÌ PRESSO SUO PADRE.
77v Commissario Viglevani.
1451 agosto 4, Cremona.
L’è fugito da Paulo da Pisa, nostro homo d’arme, uno suo ragazo et redutosse lì ad
Vigevano in casa del padre, como sareti informato, e perché ad esso Paulo non saria
possibile stare senza ragazo, ve commettiamo et volimo provediati che quello suo gli sia
restituito, fin a tanto se ne haverà proveduto de uno altro.
Data Cremone, die iiii augusti 1451.
Cichus.
336
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE LA COMUNITÀ E GLI UOMINI DI PIZZIGHETTONE SI IMPEGNINO
PER QUANTO GIOVANNI CAYMO “DOMANDERÀ ET ORDINARÀ” PER I “MAISTRI “ PER LA
153

COSTRUZIONE DEL PONTE . RAMMENTA LORO CHE, SE L’OPERA NON SI REALIZZERA, EGLI SI
DIRÀ MALCONTENTO DI LORO.
Comunitati et hominibus Pizleonis.
1451 agosto 4, Cremona.
Perché è necessario per fare quello nostro ponte de Pizeghettone che vuy gli daghati gli
maistri expedienti per refare dicto ponte, considerato che, per li lavorery che facimo fare in
molti luoghi, non se ne possono havere d’altro luogho, volimo che tutti quilli maistri che per
lo nobile Iohanne Caymmo, commissario nostro lì, ve sarrà richiesto et domandato gli li
debbiate dare et fare quanto luy ve domandarà et ordinarà per lo facto di dicti maistri
tantum, circha le altre cose vogliamo, per finché nuy sarimo lì, non ve debbia dare caricho
né graveza alchuna. Et delli dicti maistri non ve doveti gravare, perché gli sarrà facto molto
bene suo dovere. Et questo non manchi per cosa alchuna perché, se per vostra casone se
restasse ad fare dicto ponte, nuy ne chiamarissimo malcontenti delli facti vostri.
Data Cremone, die iiii augusti 1451.
Cichus.
337
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI LODI DI FAR AVERE A BARTOLOMEO DA
CREMONA I DENARI, FINORA DI FATTO NEGATIGLI, PER IL “LAVORERO DELA MUCIA”.
Referendario Laude.
1451 agosto 4, Cremona.
Bartholomeo da Cremona ne ha scripto che luy non ha possuto havere da ti quilli dinari che
tu say per lo lavorero dela Mucia, et che tu dici de fare et de dire, et fin qui non ha facto
cosa alchuna, del che molto se maravigliamo et tenimo gravati de ti et che in simele cose,
como è questa, gli habbi sì puocha consideratione, como tu hay, atteso de quanta
importantia è. Pertanto volimo che tengni ogni via et modo che ti pare che Bartholomeo
habbia subito li dicti dinari, et non bisongni per questo replicare più, perché non ne porisse
fare cosa che più ne rencrescesse.
Data Cremone, die iiii augusti MCCCCLI.
Iohannes.
338
FRANCESCO SFORZA ORDINA A ORLANDO PALLAVICINO DI FAR AVERE AL FRANZOSO LA SPESA
PER UNA BOCCA E A GIACOMO PICCININO LA SPESA PER UN CAVALLO.
78r Magnifico Orlando Palavicino.
1451 agosto 4, Cremona.
S’è lamentato el Franzoso et Iohanne Pecenino de Monotto, nostro homo d’arme, alogiati
nelle vostre terre, che non gli vole essere data la spesa ad esso Franzoso per una bocha
et a dicto Iohanne Pezentino per uno cavallo, nonobstante che siano posti in suxo la lista
de ser Simone, nostro cancelliero. Pertanto vi confortiamo et carichamo vogliati fargli
provedere della spesa, como se provede alli altri per esse bocha et cavallo, a ciò non
abiano casone de lamentarse.
Cremone, iiii augusti MCCCCLprimo.
Cichus.
339
154

FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI PIETRO DE MANGANO DI INDAGARE CIRCA I DIRITTI
ADDOTTI DA LANCILLOTTO DA BRUNO E DAI NIPOTI DI NON DOVER CONTRIBUIRE ALLE SPESE
DELL’ACQUA DELLA MUZZA . DI TUTTO DIA NOTIZIA CON IL SUO PARERE AL DUCA ENTRO OTTO
GIORNI.
Domino Iohanni Petro de Mangano.
(1451 agosto 4, Cremona.)
Alegano Lanzalotto da Bruno et soy nepoti et parenti che de ragione non sono obligati ad
contribuire alla spesa de l'acqua della Muza, domandando che siano intese le sue
alegacione et non gli sia facto torto. Pertanto volimo et ve committimo che admetiati le
ragione soe, intendendo quanto vorano allegare sopra ciò, et demum ne avisareti per
vostre lettere quanto retrovareti simul cum apparere vostro, aciò che sappiamo como
provedere al facto loro.
Data Cremone, iiii augusti 1451.
Et infra octo dì mandatice la resposta, perché non intendimo per questo che se tardi el
facto della Muza.
Data ut supra.
Cichus.
340
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI LIDOVICO PALLAVICINO FACCIA AVERE AGLI UOMINI
D’ARME DI SUO FRATELLO BOSSO IL FIENO E L’ERBA DA LUI NEGATI E, INOLTRE, SISTEMI I MILITARI
ANCORA PRIVI DI ALLOGGIO.
Domino Iohanni Lodovico Palavicino.
1451 agosto 4, Cremona.
Sonno stati qui da nuy li homini d’arme de Bosso, nostro fradello, quali alogiano ad
Montecelli, et ne hanno dicto che vuy non gli voliti far dare né feno né herba per li sui
cavalli, della qual cosa se meravigliamo, perché doveti pensare che li cavalli non possono
star a senza. Et da vuy stesso doveristi pur considerare como staristi patiente che,
alogiando in qualche luocho, ve fusse facto simele portamento, che lo lassiamo iudicare a
vuy. Il perché ve confortamo, carichamo et stringemo che, remossa ogni casone, ordinati
cum effecto che li dicti homini d’arme habiano del feno, o de l’herba, et che non habbiamo
casone per questo de scriverve più. Et cussì in le massarie et in le altre cose che gli
bisognano gli vogliati ben tractare, perché essi, dal canto loro, se deportaranno bene; et
perché gli sonno alchuni che non hanno anchora havuto alogiamento, provedati che li
habbiano, perché cussì non possono stare.
Data Cremone, die iiii augusti 1451.
a far ripetuto
341
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATEDI AVER ANNUITO
ALLA RICHIESTA DEI DAZIERI DI COMO DI NON ESSERE GRAVATI PER DUE MESI ( O MENO, SE NON
PERDURASSE LA PESTE) DAL PAGAMENTO DEI DAZI DELLE BIADE E DEL VINO E DEL PEDAGGIO DEL
LAGO DI COMO .
78v Regulatori et Magistris intratarum.
1451 agosto 5, Cremona.
Altre volte fecimo assignatione al nostro conte Filippo Bonromeo deli dacii et blade del laco
et del vino et del pedagio dela cità nostra de Como, da poi, el prefato conte Filippo ne ha
remesso et lassato li dicti dacii, como doveti havere inteso. Adesso li dacierii d’essi dacii
155

sono venuti da nuy et pregatone li vogliamo supportare per dui mesi avenire deli denari
d’essi dacii, allegando la impossibilità loro, et pregarli per la presente condicione dela
peste. Et nuy gl’havemo compiaciuto, et però ve comettemo che per questi duy mesi li
faciati supportare et non li gravati al pagamento deli dicti dacii, ma passati dicti dui mesi,
providiati che li pagano. Se etiandio in questo tempo cesasse la peste, volimo che, eo
casu, li faciati pagare.
Cremone, v augusti 1451.
Cichus.
342
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GIBERTO DA CORREGGIO DI FAR AVERE ALL’UOMO D’ARME
DUCALE, COLA DA TROIA, IL CAVALLO RUBATOGLI DA UN CORSO DALLA TACCA, SUO FAMIGLIO.
Domino Gyberto de Corrigia militi. a
1451 agosto 5, Cremona.
Cola da Troya, nostro homo d’arme, exibitore presente, ne ha exposto come più dì sonno
uno Corso dalla Taccha, famiglio della magnificentia vostra, gli furò uno suo cavallo et
questo pare sia assai chiaro et manifesto, per modo nè pò denegare. Il perché confortamo
la vostra signoria gli piaccia fare restituire el suo cavallo, siché non habbia cagione
retornare più per questo et noy habbiamo più ad replicare.
Cremone, v augusti MCCCCLI.
Cichus.
a In A segue domino Gyberto de Corrigia depennato.
343
FRANCESCO SFORZA INFORMA CAPRAZUCCA, CONNESTABILE DEL PONTE ZILIA DI PARMA, CHE
AVEVA DESTINATO A LUI LA PREPOSITURA DI TARENZO, MA PIETRO M. ROSSI LA CHIEDE PER UN
SUO FIGLIO, CHE NE AVEVA L’ASPETTATIVA. ABBIA, PERCIÒ, PAZIENZA, MA
IL PRIMO BENEFICIO VACANTE, “SIA QUALE SE VOGLIA”, SARÀ SUO.
1451 agosto 5, Cremona.
Caprazuche, conestabili pontis Zilie civitatis nostre Parme.
Credimo che per le lettere de Cicho et Francisco Maletta, nostri secretarii, debbi essere
avisato como noy eramo molto contenti compiacerte della prepositura de Tarenzo,
venendo ad vacare per la morte del figliolo de magistro Martino Garbazo, et cossì ne siamo
contenti de presente, ma perché pur el magnifico Petro Maria Rosso ne fa grandissima
instantia de haverla per uno suo figliolo, suxo la quale ha una aspectativa, alla quale per
più respecti non gli possiamo denegare, dicimo et confortiamoti ad havere pacientia et
restare contento che esso luy l’habia, avisandote però che noy gli scrivimo
opportunamente che, quando non lo voglia per suo figliolo et lo volesse per altri, che noy
non volimo, ma che volimo sia il tuo. Preterea te certificamo, et cossì per queste te
promittimo, ch’el primo beneficio haverà ad vacare nuy vogliamo che’l sia el tuo, et sia
quale se voglia. Siché del tutto vogli stare contento, perché noy certamente te providerimo
per modo che restaray sempre contento.
Cremone, v augusti 1451.
Cichus.
344
156

FRANCESCO SFORZA ORDINA A TOMMASO DA BOLOGNA DI RICERCARE L’ECONOMO DELLA CITTA
E VESCOVATO DI COMO E DI INVIARLO ALLA LOCALE ABBAZIA DI SAN GIULIANO, RIMASTA
VACANTE, CON IL COMPITO DI FARE UN INVENTARIO DI TUTTI I BENI. LO STESSO TOMMASO NE
FACCIA UNA DESCRIZIONE, E GLI FACCIA ANCHE SAPERE QUAL’ È L’ENTRATA ANNUALE,
1451 agosto 4, Cremona.
79r Thome de Bonomia, commissario Cumarum.
Siamo avisati che mò novamente è passato da questa vita presente l’abbate de San
Iuliano de quella nostra cità. Pertanto, perché dubitiamo che li beni et cose d’essa abbacia
non vadano in sinistro, essendo cossì, ti committiamo et volimo che subito mandi per lo
nostro iconumo de quella dicta cità et del vescovato ubicumque se retrova, che presto se
transferischa alla dicta abbacia et lì facia la descriptione de tutte le cose et biade et vini et
de ogni altra robba d’essa abbacia; dele quale cose ne tengha conto et sopra ciò farayne
anchora tu scriptura, siché niente possa transire in sinistro. Et della receptione de questa
subito ne avisaray.
Data Cremone, die iiii augusti 1451.
Volimo anchora ne avisi della vera intrata che ha annuatim dicta abbatia. Data ut supra.
Cichus.
345
FRANCESCO SFORZA ACUSA RICEVUTA DELLE SCUSE DEL CONSIGLIERE TESEO E
DELL’INFORMAZIONE DEL FATTO DEL PADRE DEL CAMERIERE DUCALE ETTORE. CONTINUI A FARE
QUANTO GLI AVEVA DETTO.
Theseo canzellero.
1451 agosto 5, Cremona.
Havemo recevuto la toa lettera per la quale restamo avisati della excusacione fay, et de
quello ne scrivi circha el facto del padre de Hector, nostro camorero, non dicemo altro, se
non a che attendi ad fare quanto te havimo scripto et commisso circha li facti del dicto
padre de Hector et le altre cose hay da fare et, ad ciò possi exequirle, te mandiamo la
patente ne richiedi in forma opportuna come vederay.
Cremone, v augusti 1451.
Cichus.
a se non ripetuto
346
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELL’ARQUATO DI COSTRINGERE GIACOMO
AMELONGO A SALDARE IL DEBITO CHE HA CON GIORGIO DA BERGAMO, CANCELLIERE DI
BARTOLOMEO COLLEONI, PER UN CAVALLO DATOGLI.
Potestati Castri Arquati.
1451 agosto 4, Cremona.
Venendo lì o mandando Zorzo da Berghamo, cancellero del magnifico Bartholomeo
Coglione, per convenire Iacomo Amelongo de quella terra de certa quantità de denari, dice
dover havere da luy per uno cavallo gli diedi altra volta, volemo, ad ogni soa richiesta,
astrenghi il dicto Iacomo a fargli il dovere suo, facendoli rasum summaria et expedita senza
alcuno letigio.
Data Cremone, quarto augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
157

347
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO DE GIORGIIS DI FAR SLOGGIARE DA CORTEOLONA,
SANTA CRISTINE E BISSONE GLI UOMINI D’ARME IVI SISTEMATI E DI PORVI , IN LORO VECE, I
CAVALLI DI ANTONELLO PICCININO E DI SASSO. ABBIANO ALLOGGIO, STRAME E MASSARIZIE. AD
ANTONELLO E A SASSO NON VA DATO FRUMENTO
79v Francisco de Georgiis.
1451 agosto 6, Cremona.
Siamo contenti et volimo che vedi de tor fuora di logiamenti de Corte Olona, Santa Chri-
stina et Bissono li homini d’arme che gli sonno e gli metti in qualche altro luogo, se pos-
sibile sarrà. Et in essi luochi metta li cavalli de messer Antonello Picinio et de Saxo, et ad
essi faci provedere de logiamento, strame et massaritii de cassa, segondo li ordini nostri.
Data Cremone, die vi augusti 1451.
Intendendo che non volimo che ali dicti messer Antonello et Saxo sia dato frumento
alchuno. Data ut supra.
Iohannes.
348
LETTERA CREDENZIALE
s.d.
Locumtenenti et potestati Placentie.
Littera credencialis domini Iacobi de Placentia de facto Petri de Cortona.
Iohannes.
349
FRANCESCO SFORZA RICORDA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI AVER LORO
ORDINATO DI VEDERE IL RESOCONTO DELLE SPESE FATTE DA GIORGIO DEL MAYNO PER IL
MARCHESE DI MANTOVA E DI ESAMINARE PURE QUELLO DI GABRIOLO DELLA CROCE, CHE AVEVA
AVUTO 150 DUCATI PER ONORARE BARTOLOMEO COLLEONI. DI QUEST’ULTIMA SOMMA,
GABRIOLO SI FECE IMPRESTARE 100 DUCATI DA FILIPPO BORROMEO, CHE RESTA PERCIÒ
CREDITORE DI TALE SOMMA DI GABRIOLO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 agosto 6, Cremona.
Vi scripsemo per una nostra, data a Milano a dì xxvi del mese de iugno passato, che
devesti vedere le rasone de miser Georgio del Mayno, quale haveva havuto el caricho de
fare le spese a l’illustre signor marchese de Mantua, et cossì quello de Gabriolo dala
Crose, quale haveva havuto cento cinquanta ducati per honorare el magnifico Bartholomeo
Culione, le quale vedute, le devesti mandare ad Francisco de ser Antonio, nostro
cancellero, perché le volevamo anchora noy intendere. Et perché non sappiamo quanto
per fine ad hora habbiati facto sopra ciò, vi replicamo che omnino le debbiati vedere et
intendere destinctamente. Preterea, perché, deli dicti cento cinquanta ducati havite per lo
dicto Gabriolo, ne fece imprestare li cento al magnifico conte Filippo Bonromeo, li quali
fece numerare, per mane del preposto suo factore, in Georgio Aliprando et per mani d’esso
Georgio in esso Gabriolo, vi commettiamo et volimo che ne fazati fare creditore d’essi
cento ducati el prefato conte Filippo et debitore el dicto Gabriolo, le quale rasone, poi
l’havireti viste et intese, subito mandaretele al dicto Francisco.
Cremone, vi augusti 1451.
158

Cichus.
350
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AL REFERENDARIO DI TORTONA DI PROVVEDERE
ALLA RICOSTRUZIONE DEL MURO DELLA CITTADELLA ROVINATO A TERRA , E SOLLECITA IL
REFERENDARIO A PROVVEDERE ALLE SPESE.
80r Potestati et referendario Terdone.
1451 agosto 6, Cremona.
Remanemo pienamente avisati per le lettere del capitaneo di quella nostra citadella et per
le toe de ti, spodestate, del muro quale è cascato in dicta citadella, del quale aviso vi
commendiamo tucti doy; ma perché essa dicta citadella l’habiamo carra, et è importante
assay, vi commettiamo che omnino faciati rehedificare dicto muro caschato più
celleramente sia possibile et tu, referendario, volimo che attendi ad fare la spesa del dicto
muro, della quale poy ne avisaray. Et circha ciò faciti non intervenga dimora alcuna.
Data Cremone, die vi augusti 1451.
Cichus.
351
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CONTE GUIDONE E AI NIPOTI TERZI DI LASCIARE AL VESCOVO DI
PARMA LA SOLUZIONE LEGALE DELLA VERTENZA CHE HANNO CON IL MONSIGNORE
CAMERLENGO, CHE LAMENTA DI NON POTERE VENIRE IN POSSESSO DI UN BENEFICIO CHE HA
NELLA LORO GIURISDIZIONE.
Comiti Guidoni et nepotibus de Terciis.
1451 agosto 6, Cremona.
S’è lamentato da noy ser Iacomo di Grandi di nostri citadini Parmesani, secretario del
reverendissimo monsignore Camerlengo, et doluto de voy. Conciòsiachè, havendo luy in
quella vostra iurisditione uno beneficio con vero titulo et iuridico, per voy fu turbato et
impedito che’l non stia alla possessione d’esso, et che, essendo questa cosa indifferentia,
la Sanctità del nostro signore la commissi al reverendissimo misser lo vescovo de Parma,
el quale ha ad dechiararla de ragione. Nondimeno non se ne sta in questi termini, et qui se
usa più violentia che rasone, per la qual cosa vi confortiamo et carricamo che ad ciò
provediati non ne sentiamo più rechiamo, et che se exequischa quello che vole la ragione,
remossa ogni altra passione, né se possi dicto ser Iacomo aggravare del prefato
monsignore Camerlengo de iniustitia, quale non volemo comportare sii facta, non che a luy
per dicto respecto, ma al più minimo che ce sii nel dominio nostro.
Data Cremone, vi augusti 1451.
Cichus.
352
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE BARTOLOMEO DA CORRIGGIA E GRACINO DA PISCAROLO
INDAGHINO SE, AI TEMPI DI FILIPPO M. VISCONTI, I CITTADINI DI PAVIA NON ERANO OBBLIGATI A
FARE LA GUARDIA ALLA DARSENA: SE COSÌ FOSSE, NON SIANO COSTRETTI NEPPURE ADESSO.
ALTRA LAMENTELA PAVESE È CHE NON VENGONO CORRISPOSTE LE 200 LIRE MENSILI SULLE
ENTRATE LOCALI PER I LAVORI.
,
1451 agosto 6, Cremona.
80v Domino Bartolameo de Corigia et Gracino de Pischarolo.
159

Per ambasiatori de quella nostra cità de Pavia havimo havuto querella che sono artati,
contra el consueto et contra quello se usava al tempo della felice memoria del duca
passato, ad far fare quatro guardie alla darsina, richiedendo cum instancia che siano
relevati da tale caricho. Per la quale cosa, non essendo nostra intencione che siano pegio
trattati del’usato, volimo che ve informati diligenter de ciò et trovando che cossì sia, che
non fosseno gravati ad simile guardie, non volimo che più adesso, como aloro, siano
gravati, anzi siano tractati nunc prout tunc, et cossì ordinate. Ne ha facto, similiter, facto a
exponere essa comunità che non gli fi resposto de libre cc mensuatim delli denari delle
nostre intrate lì per li lavorerii, como se contene neli capituli facti fra noy et essa comunità,
como dicono, et proinde richiede quod sibi serventur pacta, convenciones et capitula. Et
perché pare richieda l’honesto, volimo che referendovi alli capituli, gli faciati, circha ciò,
observare le promisse.
Cremone, vi augusti 1451.
Cichus.
a Così A.
353
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI CASTEGGIO DI TROVARSI LUNEDÌ A BRONI, DOVE
VI SARÀ IL COMMISSARIO DUCALE ALBERTO SANTO.
Capitaneo Clastigii.
1451 agosto 6, Cremona.
Volimo che lunedì proximo te ritrovi a Broni, dove sarà Alberto Sancto, nostro commissario,
cum el quale inseme exequiray quanto in le nostre lettere a lui destinate se contene.
Cremone, vi augusti 1451.
Cichus.
354
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A COLELLA DA NAPOLI DI AVER DETTO A GIACOMO CERRUTO
QUALE DEVE ESSERE IL COMPORTAMENTO DEI SUOI UOMINI.
Colelle de Neapoli.
1451 agosto 6, Cremona.
Intendereti da Iacomo Cerruto, vostro compagno, che ce haveti mandato quanto è la mente
et la intencione nostra, qualle volimo et caricamovi observati et faciati observare dali vostri
homini, in modo non habianno licita casone de querelarse, perché non potressemo
recevere cosa più molesta che intendere che li soldati nostri, et maxime da coloro a chi
toca ad difenderli, como fa a nuy, li qualli, se non ve darano quello è l'ordine nostro circa el
vivere vostro et cavalli, li mostraremo ce rencrescerà. Et cossì li scrivemo.
Cremone, vi augusti 1451.
Cichus.
355
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ALBERTO SANTO DI PACIFICARE GLI UOMINI SFORZESCHI DI
BRONI CON QUELLI DEL CONDOTTIERO COLELLA DI NAPOLI E, PERCIÒ, VUOLE CHE COLELLA
RITORNI A BRONI CON IL CAPITANO DI CASTEGGIO. VUOLE SI ASSEGNINO VENTI CARRI DI STRAME
A COLELLA E IL RESTO GLI VENGA DATO PER TASSA. CIÒ NON BASTANDO SI DIA ANCORA A DETTO
COLELLA UN SACCO DI BIADA PER CAVALLO AL MESE. VUOLE , INFINE, CHE SI PAGHINO AGLI
UOMINI DI COLELLA LE BIADE LORO RUBATE E CHIEDE DI SAPERE PERCHÉ GLI UOMINI DEL
160

CONDOTTIERO NAPOLETANO FURONO ASSALITI A SASSATE AL LORO RITORNO DALLA CHIESA DI
FALAVECCHIA.
81r Alberto Sancto.
1451 agosto 6, Cremona.
Per rimovere certe differentie sonno infra li homini nostri da Bronne et Colella da Napole,
nostro conductero, volimo che lunidì proximo te retorni ad esso loco, insiame cum el
capitano nostro da Chiastezo, dove haveriti ad vedere el strame tucto ha fatto fare dicto
Colella, del quale volimo gli ne assignati in suo arbitrio vinti carra et tucto il resto gli sia
assignato per taxa. Ma perché dicto strame non è suffitiente et etiam perché dicto Colella
lo ha facto fare, vogliamo che per il tempo bastarà quello gli ritrovariti, oltra dicti xx carra gli
sia dato sacho uno di biava per cavallo el meso ala rata del tempo che esso strame
bastarà, durarà. Et siamo contenti ch’el dicto Colella habbia logiamento per sey cavalli oltra
li xxvi tochano ad esso loco, intendendo solamente stalla et havendo como dicemo dicti
homini case superflue oltra dicta summa de xxxii cavalli, ti commandiamo gli leviati aciò
che dicti non habiano spesa di pagare el ficto per cotal stante. Et perché se dogliono essi
homini de certe biade, dicono essergli state robate et sanno dove sonno, volimo che siati
cum Colella et tenati modo che siano restituito aut integramente pagato a, interquirendo
etiam le casone per la quale dicti homini ferirono duy soldati de esso Colella et oltra,
perché furono caciati li suy con li sassi, venendo dala chiesia de Falavechia. Le qual cose
ce pareno oltra modo nogliose et rencrescivele, quale intese, imediate ce ne avisareti
etiam admonendo ambe le parte, se cara hanno la gratia nostra, observino li ordini nostri,
removendo le casone de querelarse l’una del’altra parte, altramente ne daranno materia de
mostrare ali delinquenti quanto ce rencrescerà il loro mal vivere.
Cremone, die vi augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Segue interguit depennato.
356
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GENTILE DELLA MOLARIA DI RIPORTARSI DA DONNA LUCHINA
PERCHÉ LEONE ARCELLI VENGA AD AVERE QUANTO GLI FU TOLTO. SE PER OTTENERE CIÒ NON
BASTASSE L’INTERVENTO DELLA GENTE D’ARME NE AVVISI IL DUCA.
81v Gentili dela Molaria.
1451 agosto 7, Cremona.
Tu dei havere inteso la commissione che te fecimo et quello te scripsemo a dì xxi del
passato, circa el facto de Leone d’ Arcelli, nostro citadino de Piasenza. Dei etiandio havere
veduto quello te scripsemo a dì quatro del presente, respondendo alla toa per la quale
nostra ultima te commettessemo che te dovessi retornare con la magnifica madona
Luchina et operassi ch’el dicto Leone fosse restaurato del damno recevuto, perché qui ne
havevamo parlato con li soi ambassatori. Et quantuncha crediamo pur che l’andata toa et
quello gli haverano referito li dicti ambassatori debiano havere facto bono fructo,
nondimeno quando altro non fosse seguito alla receptione de questa, te commettiamo et
volimo et commandiamo de novo che vadi un’altra volta dalla prefata madona Luchina et la
conforti et preghi, per nostra parte che, per lo debito, honestate et honore suo, voglia
subito fare provedere alla restitutione della robba tolta, et restauratione del damno dato al
dicto Paulo per quelli ne sonno stati casone. Et facendosse questo bene quidem in quanto
che non volimo che omnino exequissi la dicta commissione, quale te fecimo a dì xxi del
passato et provedi omnino che lo dicto zentilhomo et citadino nostro, sia restaurato et
habbia el dovere suo, rechedendo ogni favore expediente de officiali et de zente d’arme
161

nostre. Et quando questo te manchasse o non lo potessi havere per qualche respecto,
avisane, perché te lo faremo havere ad ogni modo.
Data Cremone, die vii augusti 1451.
Cichus.
357
FRANCESCO SFORZA SI MERAVIGLIA CON ANGELO DA CAPOSILVIS PER AVER RESTITUITO SOLO
PARTE DELLA ROBA CHE DOVEVA RENDERE A ZANINO DA CORVA DA CALVATONE E GLI ABBIA
CHIESTO UNA GARANZIA DI 50 DUCATI. TALE GARANZIA DEVE ESSERE RESTITUITA, TRANNE SE
SERVÌ A PAGARE I FANTI DEL PODESTÀ.
Angello de Caposilvis.
1451 agosto 7, Cremona.
Te scripsemo li dì passati che dovesse fare restituire per ogni modo a Zanino da Corva da
Calvatono la robba che gli havevi tolta, considerato che gli havevamo facto la gratia a
complacentia del spectabile misser Iacomazo da Salerno, et credevamo che cossì havessi
fact. Pur intendiamo per nova querella a nuy facta, che prima gli l’habbii voluto restituire,
hay voluto securtate da luy de cinquanta ducati et anche hay retenuto una parte della
robba, de che ce maravigliamo et però te commettiamo et volimo che omnino faci cassare
et 82r anullare la dicta securtate et restituire al dicto Zanino tucta la robba sua, et in
questo non farà exceptione alcuna, perché questa è la totale nostra deliberatione, salvo
s’ella dicta securtate fosse tolta per satisfare ali fanti del potestate o per simile spese,
perché in questo caso siamo ben contenti paghi quello che sia conveniente et debito.
Data Cremone, vii augusti 1451.
Cichus.
358
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CONTE ONOFRIO DI FAR RESTITUIRE AI DUE GENTILUOMINI
DIRETTI DAL DUCA QUANTO FU LORO TOLTO DA UOMINI D’ARME DEI QUALI VUOLE CONOSCERE I
NOMI PER LA DEBITA PUNIZIONE.
Comiti Honofrio.
1451 agosto 7, Cremona.
Quisti duy zentilhomini, presente portatore, quali venendo da nuy forono robati ozi da certi
homini d’arme, alogiano al Corno Novo, ce hanno facto dire vuy essere avisati de questa
loro robaria et ve seti offerti voler procurare che recuperino la roba loro caso nuy ve ne
scriviamo. Pertanto desiderosi che consequiscano la loro robba et che li captivi siano
castigatigati, a ve commettemo debiati mettere ogni industria et dilligentia per modo che
la se trove et fare tucto restituire ali predicti, che non gli manchi niente et de poy ce avisiati
deli nomi delli delliguenti et de quali sonno perché deliberamo non ne vadano impuniti,
certandove, quanto possibile ne sia, che non gli in cosa alchuna siché questo nostro
scrivere habbia effecto.
Data Cremone, die vii augusti MCCCCLprimo.
Andreas Fulgineus.
a così in A
359
FRANCESCO SFORZA SI STUPISCE CON IL COMMISSARIO DI PELLEGRINO PER NON AVER
ALLOGGIATI GLI UOMINI DI BARTOLOMEO COLLEONI. NON HA VOLUTO O NON HA SAPUTO? GLIELO
DICA PERCHÉ SE NON L’HA VOLUTO O NON L’HA SAPUTO, GLI MANDERÀ CHI LO SAPRÀ FARE
VOLONTIERI.
162

Commissario Pellegrini.
1451 agosto 8, Cremona.
Sentimo che non hai lozati quelli del magnifico Bartolameo Coglione, quali havevamo
deputati lì, de che ce maravigliamo et non sappemo se questa proceda da non volere o da
non sapere, ma proceda da qualuncha de queste doe cose, non possimo se non dolerce
de ti. Et però volimo che subito ne avisi se gli voli allozare o non, perché, quando non gli
vogli o non sappi lozare, ti mandarimo uno altro che lo farà voluntera, et quando lo vogli
fare ti, fa che omnino siano allozati fin a quello numero che havimo ordinato.
Cremone, viii augusti 1451.
Cichus.
360
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TESEO DA SPOLETO DI NON IMPORRE LA TASSA DEI CAVALLI
ALLA LOCALITÀ DI CHO DA TREBBIA, POSSESSIONE DEI MONACI DI SAN SISTO. ALTRETTANTO
DIRÀ A FRANCESCO DA “TREVI”.
82v Theseo de Spoleto.
1451 agosto 8, Cremona.
Como a boca nuy te ordinassemo, nostra intenzione, et cossì volimo che al loco de Cho de
Trebia, possessione de monaci de San Sixto, non gli debbe dare graveza alcuna de taxa
de cavalli, et cossì per questa te comandamo che tu non gli lassi gravare per niente, et
comandarai per parte nostra a Francisco da Trivi che, per quanto ha cara la gracia nostra,
non se ne debia impazare, al qual però volimo debbi provedere d’altro logiamento per
quello cavallo toca ali dicti frati.
Cremone, die viii augusti 1451.
Cichus.
361
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA DONNA LUCHINA DAL VERME A INTERVENIRE CONTRO I SUOI
UOMINI CHE HANNO FATTO A PEZZI E FERITO A MORTE DUE FAMIGLI DI UN UOMO D’ARME DEL
CONDOTTIERO GIACOMAZZO. FATTO CRIMINALE, QUESTO, CHE, SE NON SI INTERVIENE CON
PUNIZIONI, È SUSCETTIBILE DI PERICOLOSE REAZIONI DEI SOLDATI.
Domine Luchine de Verme.
1451 agosto 8, Cremona.
Havimo inteso con grandissima displicentia el caso mò novamente occorso contra duy
famigli de uno homo d’arme del spectabile cavalero messer Iacomazo, nostro conductero,
quale allogia in uno loco nostro chiamato Fabiano. Quali famigli essendo andati a tagliare
de l’herbe in uno prato con licentia de l’homini de quello dicto locho, sonno per li vostri
homini, l’uno tagliato in peze, et l’altro ferito a morte. La qual cosa ne è molto greve et
molestissima, et maxime perché dubitamo che per questi tali excessi non se commettano
qualchi desordini contra li vostri per li nostri soldati, quali non vorrano patire che gli soy
famigli gli siano guasti in questa forma, perché, como sapeti, hanno facto li vostri homini
del cose assay malfatte, per le quale may non havimo nuy patito che ne sia facto
demonstratione alcuna contro loro. Pertanto de ciò vi ne havimo voluto avisarvi et pregarvi
che ne vogliati fare tale punitione che ne demonstreti essere malcontenta, avisandovi che
quando altro inconveniente accadesse contra essi vostri, nuy ne seressemo sempre de
malissima voglia, et tanto più quanto per li nostri se facesse, siché adunque vi pregamo
vogliatili providere.
Data Cremone, die viii augusti 1451.
163

Cichus.
362
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO DI FAR RESTITUIRE OGNI
COSA E DI RIMETTERE OGNI CONDANNA E DI ANNULLARE QUALSIASI SCRITTURA CONTRO
CRISTOFORO MISSAGLIA PER ECCESSI DA LUI COMMESSI “PER CASONE DE UNA ...CASA”.
83r Capitaneo iustitie Mediolani.
1451 agosto 8, Cremona.
Antonio del Messaglia, nostro dilecto citadino de Milano, ne ha narrato como per la toa
corte gli è stata tolta certa robba per certo excesso commisso noviter per Chiristoforo, suo
fratello, per casone de una loro casa. Et havendo nuy inteso questo facto, et proveduto che
la casa gli sia restituita, volemo ancho, et expresse absque ulla exceptione te dicemo che
liberamente, a senza expesa alcuna, debbi restituire, et cossì faray restituire, ogni loro
robba et cose tolte per dicta cagione, et similiter cassaray et aboleray ogni processo,
condemnatione et scriptura facta per questo contra esso Chiristoforo, che li havemo
liberamente remesso et perdonato.
Data Cremone, die viii augusti 1451.
Cichus.
a Segue abs depennato.
363
FRANCESCO SFORZA INFORMA PAOLO PIZANIATTO, CAPITANO DEL DIVIETO DI ALESSANDRIA, DI
AVER CONCESSO AGLI UOMINI DI FRESONARA DI CONDURRE A BASALUZZO FINO A 200 SACCHI
DEL LORO FRUMENTO, RACCOLTO A FRESONARA, AVENDO L’AVVERTENZA CHE DETTA MERCE
NON VENGA DIROTTATA “FORA DEL TERRENO NOSTRO, MA SOLUM PER VIVERE LORO”.
1451 agosto 9, Cremona.
Paulo Pizaniatto, capitaneo devetus Alexandrie.
Il comune et homeni de Fresonara ce hanno facto exponere et supplicare li vogliamo
concedere licentia possono condurre et governare in la terra et locho de Basaluctio il loro
frumento hanno recolto questo anno in sul terreno de Fressonara, considerato che
dovendolo lassare lì in le loro case, non starebbe sicuro per non essere la dicta terra in
forteza. Pertanto, desiderosi compiacere ali dicti romeni, dummodo non usasseno circha
ciò altra malitia, semo contenti gli lassi condurre et governare in la terra predicta de
Basaluctio fine ad doycento sacchi de frumento, facendote far prima cauto che nol cavino
de lì per condurlo fora del terreno nostro, ma solum per vivere loro.
Data Cremone, viiii augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
364
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LIBERIO DI ANCONA. LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA, DI
RISOLVERE LA VERTENZA TRA SCAZZOSO E GLI UOMINI DI FRESONARA , CHE ACCUSANO DETTO
SCAZZOSO DI AVER TOLTO LORO DELLE BIADE.
(1451 agosto 9, Cremona.)
Domino Liberio de Ancona, locumtenenti Alexandrie.
164

Se sonno querelati denanzi da nuy li homeni da Fressonara de certe biade li tolse, in li dì
passati, il Stazoso, secondo vederiti per la introclusa supplicatione. Pertanto, perché
credemo ch’el dicto Scazoso socto protexto de qulche interesse tolesse dicte biade, ad
casone che l’una parte et l’altra possa usare soe raxoni, commettemo ad vuy debbiati
intendere questa differentia et terminarla como ve parerà raxonevole, et siando tenuto dicto
Scazoso ad restitutione de dicte biade tucte, faritele restituire senza manchamento alcuno.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
365
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI PICCININO DA LAVELLO DI RESTITUIRE OGNI COSA
TOLTA AD ANDREA, FIGLIO DEL DEFUNTOGIOVANNI DA FIRENZE, SOTTO PRETESTO CHE
INTENDEVA FUGGIRE, MENTRE PER MESI HA ATTESO DI DOVER DEPORRE PER ATTESTARE I
DIRITTI DELL’AMMINISTRAZIONE DELLA FATTORIA PATERNA.
83v Iohanni Picenino de Lavello.
1451 agosto 9, Cremona.
Se è querelato denanti da nuy Andrea, figliolo condam de Iohanni da Firenze, che, siando
stato lì già più mesi per volere deponere le raxone dela ministrationi dela factoria del patre
cum grande danno et expendio suo et deli fratelli, may l’à possute deponere, il quale
venendo qui a Cremona, dove ha il suo reducto, per vedere le soy cose, pare tu gli habi
tolto certa soa robba et scripture haveva lì socto protesto che se ne fosse fugito de lì, per la
qual cosa, dicendoce luy essere presto et apparighiato ad deponere le sue raxoni et del
patre et habiando lassata la soa robba lì, non ce pare verisimili se ne volesse fugire, che
chi torna ad casa soa et per vedere li soy non se intende fuga. Et però restiturali ogni cosa
del suo, che non li manchi niente pretendendo dovere havere da luy più una cosa che
un’altra, domanda rasone, ala quale luy se offerisce et serà ministrata a l’una parte et a
l’altra et non far de facto che non è iusto, né nuy intendemo comportarlo.
Data Cremone, viiii augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
366
FRANCESCO SFORZA ORDINA NUOVAMENTE AD ANTONIO TROTTI DI PORTARSI DA LUI.
Domino Antonio de Trottis.
1451 agosto 9, Cremona.
Como sapiti, havimo mandato a dire per lo vostro cancelliero che dovesti vinire da nuy et
anchora non siti vinuto, de che ce meravigliamo. Et perhò vi comittiamo de novo et volimo
che subito et senza exceptione alchuna debiati vinire.
Data Cremone, die viiii augusti 1451.
Cichus.
367
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LANCILLOTTO DA FIGINO DI TROVARE SISTEMAZIONE PER
VENTICINQUE CAVALLI DEI CONTI MARIO ED EGIDIO DA CORREGGIO.
Lancilotto de Figino.
1451 agosto 9, Cremona.
Dessiderano et cerchano cum grande instantia li presenti conte Mario et conte Egidio,
zentilhomini da Coreza, havere logiamento lì im Parmesana per vinticinque o trenta cavalli,
la qual cosa per certi boni respecti piaceria anchora a nuy como per altre nostre lettere te
165

havimo scripto, ma perché fin a qui non gli hay assignato alogiamenti alcuni. Iterum te
repplicamo et volimo che tu vedi de stringere et fare per ogni modo et via, ponendoli ogni
tuo ingengnio et industria che dicti habbiano alogiamento, como è dicti per vinticinque o
trenta cavalli, et questo non manchi per industria et a solicitudine.
Data Cremone, die viiii augusti 1451.
Cichus.
a Segue et ripetuto.
368
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A BATTISTA DE MALECTIS, ABBATE DI CHIARAVALLE PIACENTINA DI
VOLER AFFITTARE LA POSSESSIONE DI SAN GIULIANO AD AGOSTINO DA NARNI, SEGRETARIO
DUCALE, PERCHÉ, DOVENDO LUI BADARE ALLA BASTIDA AL DI LÀ DEL PO, LA SUA POSSESSIONE
GLI SAREBBE MOLTO COMODA.
1451 agosto 9, Cremona.
84r Domino Baptiste de Malectis, abbati Clarevallis Placentie.
Nuy più volte havimo commesso ad Francesco, vostro fratello, che ve dovesse scrivere
volesti dare et locare la possessione de Sancto Iuliano a ficto allo egregio ser Agustino de
Narni, nostro secretario, per quello medesimo pretio che non trovati da altri, perché
facendo luy guardare la nostra bastita de là da Po, gli achade molto aconcia la dicta
possessione et perché may sopra ciò non havimo havuto resposta alchuna da vuy, per
queste nostre ve repplicamo et scrivimo, confortiamo et caricandovi che vogliati affictare la
dicta vostra possessione al predicto ser Agustino, dal quale ve certiffichamo haveriti boni
pagamenti, et tanti quanti ne trovaristi da altry, certificandovi etiandio che a nuy fariti cosa
molto grata et aceptissima.
Data Cremone, viiii augusti 1451.
Cichus.
369
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO DA CREMONA DI SOLLECITARE DENARI ANCORA
DOVUTI , COSÌ COME ANCHE SCRIVERÀ AL REFERENDARIO DI LODI. RITORNERÀ A CHIEDERE A
PIETRO PAOLO UOMINI PER IL PONTE. SI DICE SODDISFATTO DEL REVELLINO E VUOLE VENGANO
ASSICURATI QUEI “MAGISTRI” CHE VERRANNO IMPIEGATI “AL LAVORERIO DE MEDIOLANO”. INFINE
LO INFORMA CHE SCRIVERÀ A TOMMASO DA BOLOGNA PER AVERE I SOLDI PER PAGARE “ LI DICTI
MAGISTRI”. VUOLE, POI, CHE TENGA CONTO DI COME SI SPENDONO I DENARI PER I LAVORI DI
CASSANO.
Bertolameo de Cremona.
1451 agosto 9, Cremona.
Respondendo ad quanto tu ne hay scripto per doue toe lettere, dicimo che de quanto hay
seguito ad Mediolano ne remanimo bene advisati et piacene quello hay facto et così vede
de sollicitare che se habiano quelli altri denari et usagli ogni studio et diligentia, che tu say
che se habiano, como tu vedi che è lo bisogno et neccessità nostra. Avisandoti per la
alligata, replicamo al Referendario de Lode per lo facto de quelli denari che se hanno ad
havere là che faza como gli pare che se habiano subito et che non bisogne che ne
replicamo più, perché ne saria molto molesto, siché sollicita mò, tu dal canto tuo et non gli
manchare in cosa alcuna, havimo anchora inteso quanto tu ne scrivi. Circha lo facto de
quello ponte ce dole grandemente che messer Petro Paulo non te habia dato quelli homini
segondo che tante volte gli havimo scripto segondo tu sey informato, ma noy gli repplicamo
per un’altra nostra, quale te mandiamo qui alligata in opportuna forma, et se rendimo certi
166

che ad questa volta tu gli haveray, siché avisane como ne haveray facto, et non perdere
tempo in cosa alcuna. Che lo revellino sia fornito, ne siamo molto contenti a et cossì dela
opera che gli hanno facto quelli magistri, li quali volimo tu, per nostra parte, debi confortare
che stiano di bona voglia et non dubitano de niente, 84v perché como sia fornito quello
lavorerio lì, li tenerimo al lavorerio de Mediolano che non gli mancharimo in cosa alchuna.
Siché attendano pur al lavorare et far bene como hanno facto fin qui, advisandote che noy
scrivimo per l’aligata lettera ad Thomase da Bologna, nostro commissario de Como, che
astrengano quelle decurtate, che tu ne hay scripto, ad sborsare li denari che degono
havere li dicti magistri, segondo in la toa lettera se contene, siché farai che loro sollicitano
finché haverano li soy denari. Ulterius intendimo che la rocha de Cassano è molto male
guardata, vedi di fare in modo non intervengha qualche scandalo. Quello che tu ne richiede
che mandiamo a tenere lo conto delli denari che se despendono là in quello lavorerio, nuy
lo mandarimo presto.
Cremone, viiii augusti 1451.
Iohannes.
a Segue che depennato.
370
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO NAVA DI FAR DARE ANTICIPATMENTE DAI MASSARI E
FITTAVOLI DEL PRIORATO DI PONTIDA I PAGAMENTI DA LORO DOVUTI A GUIDETTO VILLANO,
ECONOMO DEL PRIORATO. SONO I DENARI CHE ALESSABDRO SCACCABAROZZO DEVE AL DUCA,
TRAMITE LO ZIO GRACIOLO, PER LA PROMESSA DEL MENZIONATO PRIORATO.
Antonio de Nava.
1451 agosto 9, Cremona.
Perché Graciolo Scacabarozo ne debe dare certa quantità de denari a nome de messer
Alexandro Scachabarozo, suo nepote, al quale havimo promesso el priorato de Pontida li
quali per supplire ad alchuna nostra neccessità ne bisogna haverli de presenti, et non
havendo luy el modo de pagharli se non per la via delli soy massari et fictabili della
possessione del dicto priorato, quali stano a Cassagho della pieve de Massaglia, sappendo
noy ch’essi soy debitori, a conforti et persuasione vostre, farano più presto li paghamenti,
ve confortiamo, caricamo et strengemo che, cum quelli modi et vie sappereti usare,
vogliate indure li dicti homini a far el loro dovero et paghamento a Guidetto Villano,
icconumo d’esso priorato o a qualuncha suo messo, nonobstante che anche non fosse el
termino d’essi paghamenti, perché attenduto el bisogno nostro, convene che habiamo de
presenti dicti denari, senza aspectare più tempo.
Cremone, viiii augusti 1451.
Cichus.
371
FRANCESCO SFORZA RIDICE AL CAPITANO DELLA MARTESANA QUANTO ESPOSTO NELLA
PRECEDENTE MISSIVA, SOLO AGGIUNGENDO CHE DETTO CAPITANO INTERVENGA PRESSO “
FICTABILI, PENSIONATI, MASSARI ET ALTRI ....REDDITUARI “ PER I PAGAMENTI LORO RICHIESTI
ANTICIPATAMENTE.
85r Capitaneo Martesane.
1451 agosto 9, Cremona.
Ha el nobile Graciolo Scacabarozo alchuni debitori nel loco de Cassagho della pieve de
Massaglia, quali gli debeno dare per casone de ficto et de massarezzo et anche per altre
casone, como da luy o soy messi più pienamente intendereti, per casone delle
possessione del monatsero del priorato da Pontida, quale havimo promesso a messer
Alexandro Scacabarozo, suo nepote, dali quali debitori è necessario ch’el retrhagha el
167

dovere suo, perché il possa satisfare ad noy de certa quantità de denari ch’el ne debe
dare, li quali ne bisognano al presente per supplire a certa nostra necessità. Pertanto aciò
che noy possiamo essere satisfacti da luy, vi committiamo et volimo che habiati da vuy tutti
li dicti soy debitori, cioè fictabili, pensionati, massari et altri soy reddituarii, li quali
stringereteli per qualuncha via et honesto modo ve parerà che de presenti paghino tutto
quello che se retrovarano debitori a Guidetto Villano, iconumo d’esso monastero, o a
qualunche suo messo, nonobstante che al presente non fosse el termine deli loro
paghamenti, perché, attenduto il bisogno nostro, convene che habiamo li dicti denari al
presente et non aspectare più tempo.
Cremone, viiii augusti 1451.
Cichus.
372
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE I MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA PROVVEDANO A CHE LA
COMUNITÀ DI PIACENZA NON ABBIA MOTIVO DI LAMENTARSI DI DENEGATA GIUSTIZIA. VUOLE,
INOLTRE, CHE CHIARISCANO LA SITUAZIONE PER LA QUALE LA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE
D’ARME NON HA LA SUA “RATTA E TASSA “.
Dominis de Consilio iusticie.
1451 agosto 10, Cremona.
Vedereti per le incluse lettere, quale ve mandiamo, quanto li anciani et presidenti alla
nostra cità de Piasenza ne scrivano, et quanto se condogliano de una sententia dicono per
quello vostro Consilio data contra de loro, non havute soe informacione né vedute soe
ragione et per colpa et deffecto de qui, il che se è, non il sappiamo. Et perché vorramo che
ad ogniuno fosse ministrata rasone et iusticia, et fosse tolte via le cagioni de querellarse, et
iustamente volimo et cossì ve confortiamo che debiati providere segondo iusto sarà debito
et conveniente che quella nostra comunità non habia cagione alchuna querellarse per
denegata iustitia, né in questo, né in alchuno altro suo facto che spectasse ad quello vostro
Consilio, stringendove ad chiarire questo et con celerità et presteza, che la più parte de
quelle nostre gente d’arme non possono havere la loro ratta et tassa, finché non è chiarito
et determinato questo, et stano per li albergi a consumarse del mondo, et ogni dì ad noy
danno molestia et rencressemento, né savemo in che modo ne i levare dale spalle, siché
que importa pensatelo voi, et quanto haveramo caro ad ciò fosse posto fine et quiete
debitamente.
Cremone, x augusti 1451.
Cichus.
373
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E TESORIERE DI PIACENZA CHE DIANO SUBITO
A MARCO ANTONIO COIRO, CANCELLIERE DUCALE, 6 DUCATI PER UNA MISSIONE “NON DI POCA
IMPORTANCIA “
85v Referendario et Thexaurario Placentie.
1451 agosto 10, Cremona.
Perché mandamo el nobile Marco Antonio Coro, nostro cancellero, per certe nostre
facende non di poca importancia et per la brevità del tempo non li havimo potuto far fare
provisione veruna de dinari como è decente, volimo che subito deli denari de l’intrate
nostre li diate et numerate ducati sey et spazatilo subito, aciò non habia casone stare in
tempo, et prenditi de ogni denari a noy spectanti faciendo fieri proinde quaslibet scripturas
oportunas.
Cremone, x augusti 1451.
Cichus.
168

374
FRANCESCO SFORZA INFORMA TOMMASO DA BOLOGNA CHE, NON AVENDO I MAGISTRI PIETRO
DA BINAGO E GIOVANNI DA CASTIONE ATTESO AL LAVORO LORO AFFIDATO ,IL DUCA DOVETTE
RIVOLGERSI AD ALTRI “MAGISTRI” CHE VUOLE VENGANO PAGATI CON LE “SECURTADE “ DATE DAI
MAGISTRI PIETRO E GIOVANNI.
Thome de Bononia.
1451 agosto 10, Cremona.
Magistro Petro da Binago et magistro Iohanne da Castione ne dovevano fare certo lavorero
ad Cassano cum alchuni pacti et convencione, segondo che loro remasino d’acordio cum
noy, et non ne hano ateso cosa che ne habiano promessa, ma è bisognato che gli habiamo
tenuti alchuni altri magistri, li quali hano lavorato lì continuamente et anchora gli lavorano,
et fim qui degono havere da noy per lo dicto lavorerio circha cento septanta libre, le quale
intendimo de fare paghare dali dicti magistro Petro et magistro Iohanne, li quali per
attenderne quello ne havevano promesso in lo dicto lavorerio ne deteno segurtade de xxv
ducati per uno, como più largamente intenderay per lettera de Bartolameo da Cremona, lo
quale è sopra quello lavorerio de Cassano. Pertanto volimo che, havuta questa, tu
constrenghi le dicte securtade ad sborsare et numerare ali dicti magistri che stano a
Cassano le dicte cento settanta libre, senza exceptione et contradictione alchuna, et
avisane puoi como haveray facto.
Cremone, x augusti 1451.
Cichus.
375
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI PARMA DI INDAGARE PERCHÉ IL CAPITANO DEL
DISTRETTO DI PARMA FA FARE CERTE BOLLETTE E COSTRINGE AD AVERE DA LUI LA LICENZA PER
CONDURRE BIADE NELLE FORTEZZE.
86r Potestati Parme.
1451 agosto 10, Cremona.
Perché quella nostra se grava de certe novitate che gli fa el capitaneo de quello nostro
destrecto in fare certe bollecte contra l’usato et in non lassare condurre senza sua licentia
le biade alle forteze, volimo che ve informate delle casone perché gli fa queste novitate, et
a si questo s’è observato per lo passato o non.
Data Cremone, die x augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Segue si aggiunto in interlinea.
376
FRANCESCO SFORZA CONFERMA AI MEMBRI DELL’UNO E DELL’ALTRO CONSIGLIO D’ESSERE
CONSAPEVOLE CHE MESSER GIOVANNI DEI BACCI “NON ERA SUFFITIENTE AL MALEFITIO”, MA È
STATO RACCOMANDATO DA COSIMO DE MEDICI E DA ALTRI E NON HA POTUTO NEGARGLI DETTO
UFFICIO, CHE TERRÀ FINCHÈ DURERÀ LA PESTE, PROVVEDENDO, POI, “D’UNO ALTRO”
Dominis de utroque Conscilio nostro.
1451 agosto 10, Cremona.
169

Veduto quello ne scriviti circha el facto de messer Zohanne dei Baci, dicimo in poche
parole che nuy cognosevamo bene che non era suffitiente al malefitio, ma pregati dal
magnifico Cosmo dei Medici et d’alcuni altri et etiam novamente da questo nostro
magnifico ambasiatore, non havemo possuto far di meno che non gli habbiamo dato esso
offitio et cussì volimo gli stia durante queste conditione de peste, maxime perché non se
trovaria alcuno homo dabene che gli stesse in quisti tempi, ma passate le dicte conditione
gli providerimo d’uno altro.
Data Cremone, die x augusti MCCCCLI.
Cichus.
377
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL COMMISSARIO DI OLEGGIO PERCHÉ ESIGE DAGLI UOMINI DI
CERRANO IL SUSSIDIO CHE DOVEVANO DARE NEL PASSATO, QUANDO LORO AFFERMANO DI AVER
PAGATO A UNGARETTO QUELLO CHE DOVEVANO E DI AVER “LEVATO EL SALE GLI TOCHAVA AD
LEVARE “.
Commissario nostro Ollegii.
1451 agosto 10, Cremona.
Hanno mandato qui da nuy li homini da Cerrano, quali se gravano che vuy li molestati per
casone de alchuni dinary gli domandati del subsidio ne dovevano fare nel passato,
alegando loro non dovere essere molestati per dicta casone, primo, perché dicono haver
satisfacto lo Ungaretto de quello gli fu assignato lì ad Cerrano et havere levato el sale gli
tochava ad levare. Pertanto volimo che, subito avuta, ne debiati advisare chiaramente per
che casone vuy li molestati et quello gli domandati, et non gli dati altro impazo o molestia
fino non haviti la risposta da nuy.
Data Cremone, die x augusti 1451.
Cichus.
378
FRANCESCO SFORZA DICE A GABRIELE MERAVIGLIA DI NON GARBARGLI LA SUA ANDATA DAL RE
D’ARAGONA DOPO ESSERE STATO AMBASCIATORE SFORZESCO PRESSO DETTO SOVRANO. CIÒ
SIGNIFICA CHE QUANDO ANDÒ PRESSO IL RE NON ANDÒ PER FARE I FATTI DEL DUCA , MA I SUOI.
COMUNQUE ANDARE O NON ANDARE È DECISIONE SUA, PERÒ DEVE RESTITUIRE I DENARI AVUTI
DAL DUCA.
86v Gabrieli de Mirabiliis.
1451 agosto 10, Cremona.
Havimo inteso quillo ne hay scripto per più toe lettere, ale quale respondendo dicimo che
non possemo se non maravigliarse de ti, che dichi de volere andare dalla maestà del re
d’Aragona, perché essendoti stato nostro ambasiatore dalla maestà sua, non ne pare
honesta questa tua andata et per questo pensamo che quando andasti dalla maestà sua
non gli andassi per fare li facti nostri, ma per far li toy. In conclusione l’andare et non
andare te mettiamo alo arbitrio et dispositione toa, ma andando vorremo ne restituisse ly
dinary hay havuti da nuy.
Cremone, x augusti MCCCCLI.
Cichus.
379
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DEI BACCI CHE È SUA INTENZIONE CHE EGLI RIMANGA
NELL’UFFICIO DOVE È.
170

Domino Iohanni de Baccis.
1451 agosto 10, Cremona.
Respondendo quello ne scriviti delle novità che ve sonno facte a quello offitio, dicimo che
la intentione nostra è che omnino gli restiati et cussì scrivimo alli nostri Consigli. A l’altre
parte delle vostre littere non achade resposta, perché lassiamo el caricho al nostro
Consciglio de provedere ad quanto bisongna.
Data Cremone, die x augusti 1451.
Cichus.
380
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LANCILLOTTO DA FIGINO, COMMISSARIO DEGLI ALLOGGIAMENTI
NEL PARMENSE, DI SISTEMARE GLI ALTRI SEDICI CAVALLI DEI QUALI IL CONTE CRISTOFORO
TORELLI LAMENTA IL MANCATO ALLOGGIAMENTO E VUOLE CHE GLI UOMINI CHE PROVVEDEVANO
AI FANTI DI FRANCESCO DA TIANO RISPONDANO DELLA DOVUTA TASSA AI COMPAGNI DEL CONTE
CRISTOFORO.
1451 agosto 10, Cremona.
87r Lanzilotto de Figino super allogiamentis territorii Parmensis commissario a.
El magnifico conte Christoforo Torello ne dice havere cavalli sedeci, delli quali fina al
presente non ha potuto havere logiamento. Pertanto, havuta diligente informacione de
questo facto et trovando tu che cossì sia, cioè ch’el prefacto conte Christoforo habia li dicti
cavalli sedeci, per li quali non habia logiamento, como dice, volimo debbi providergli de
allogiamento per essi cavalli sedeci, como alli altri soy. Cossì volimo debi servare tale
modo che li homini delle terre delli cavalleri de Parmesana, dove erano logiati li fanti de
Francisco da Tiano, respondano ogni mese della taxa alli compagni del prefacto conte
Christoforo, logiati al piano segondo l’ordine, siché dicti compagni non se possano
debitamente lamentare.
Cremone, x augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Segue Parme depennato.
381
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FILIPPO SPINOLA DEL BORGO DI RILASCIARE FRANCESCHINO
TORTO E GLI DOMANDA IL MOTIVO PER IL QUALE HA FATTO PRIGIONIERO UN SUDDITO DUCALE
NEL TERRITORIO SFORZESCO.
Filippo Spinule de Burgo.
1451 agosto 10, Cremona.
Havimo sentito che haviti preso nel territorio nostro di Tortona uno Franceschino Torto,
nostro subdito et cittadino, et impostigli la taglia como al mayore inimico potesti havere,
della qual cosa pur assay se maravigliamo, perché non sappiamo que casone vi mova, nì
habiati de poter far presoni li nostri subditi, nì ad prenderli nel territorio nostro, nì altroe et
imponergli la taglia, per la qual cosa vi comfortamo et stringememo a ad doverlo
liberamente relaxare et senza alchuno pagamento, come doveti fare, avisandovi bene che,
non lassandolo, doveti pensare che, ad altro tempo che questo, ve lo poteremo recordare.
Data Cremone, die x augusti 1451.
Cichus.
171

a Così A.
382
FRANCESCO SFORZA ASSICURA IL MARCHESE DI MANTOVA CHE DI FIRENZE NON SA SE NON
QUELLO CHE GLI HA RIFERITO CARLO DI AGNELLI. LO INFORMA CHE DOMENICA SARÀ PUBBLICATA
A FIRENZE LA LEGA FIRENZE – MILANO. LO ASSICURA, INFINE, CHE SCRIVERÀ PURE LUI AI DIECI
DELLA BAILIA PERCHÈ DIANO AL MARCHESE I 5200 DUCATI.
87v Domino Marchioni Mantue.
1451 agosto 11, Cremona.
Per una vostra data a viiii del presente, havimo inteso quanto ne scriveti della retornata de
Carlo di Agnelli da Fiorenza, quale dicite che dele novelle dellà non ha reportato altro se
non quello haveremo inteso per li messi de Cosmo, et ne preghate che d’esse novelle ve
ne vogliamo fare quella parte parerà ad noy. Rispondendo, adoncha, dicimo, quanto a
questa parte, che da verso Fiorenza non havimo havuto altro se non quanto ha inteso dicto
Carlo in Fiorenza, et quanto debe havere reportato alla signoria vostra, et, quando
havessimo alchuna cosa, voluntera la communicarissimo con la segnoria vostra; de qua
etiamdio non havemo altro se non che, como per altre, ve havimo scripto: domenicha che
vene se publicarà la ligha facta tra la illustre comunità de Fiorenza et noy. Alla parte de lo
avanzo vostro terminato a 5200 ducati et della scriptura iniusta, quale non v’è stata
revocata, benché ve ne sia data bona speranza, avisamo la signoria vostra como ne
havimo parlato qui con questo magnifico ambasatore, quale ne scrive opportunamente a
Fiorenza. Nondimeno scrivemo anchora noy per l’aligato breve in bono forma ali Deci della
Baylia, acioché deli dicti 5200 ducati ve sia resposto, et crediamo che le lettere del prefato
ambasatore et le nostre debiano fare bono fructo, ne scrivimo etiamdio ad alchuni altri,
como vedereti.
Cremone, xi augusti 1451.
Iohannes.
383
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI DIECI DELLA BALIA DI FIRENZE CHE VOGLIANO DARE 5200
DUCATI AL MARCHESE DI MANTOVA, SOMMA DI CUI SI ACCONTENTEREBBE DI AVERNE 3200 “ET LI
ALTRI 2000 ....SIANO RETENUTI DA DARE ALLA NUNCIATA SEGONDO L’ORDINACIONE FO FACTA
PER LO ILLUSTRE QUONDAM SIGNORE SUO AVO”.
Dominis Decem de Balia Florencie.
1451 agosto 11, Cremona.
Siamo avisati dal illustre signor marchese de Mantua che, havendo luy mandato dale
signorie vostre Carlo di Agnelli per saldare le rasone soe, con quella excelsa comunità
quale credeva ragionevelmente dovere avanzare da circha 10.000 ducati, finalmente
volendole esso Carlo redure al modo suo et a quello gli paresse fosse el dovero, è stato
terminato ch’el resta havere ducati 5200 et che richiedendo esso Carlo li dicti denari non li
172

ha possuto havere, per non essere revocata una scriptura, quale dice essere facta altre
volte iniustamente, disponente in effecto che non gli dovesse essere paghato alchuna cosa
della ferma 88r et referma soa, de che esso signor marchese un puocho se ne grava
bench’el dica essergline data speranza de revocarla, et hane facto preghare ne vogliamo
scrivere opportunamente alle signorie vostre. Pertanto le preghamo et confortiamo gli piaza
providere che la dicta scriptura sia revocata, et che li dicti 5200 ducati siano sborsati et dati
como ordinarà luy, poyché cossì è stato terminato, certificando le signorie vostre che delli
dicti denari ne richiede solamente 3200 ducati, et li altri 2000 è contento siano retenuti da
dare alla Nunciata, segondo l’ordinacione fo facta per lo illustre quondam signore suo avo,
siché le signorie vostre gli pono compiacere più facilmente, et cossì preghamo vogliano
fare, et non tenere lì in tempo lo suo messo per questa casone, della quale cosa vostre
signorie ne farano grandissimo piacere et contentamento, apparechiati ad ogni loro
piacere.
Cremone, xi augusti 1451.
Iohannes.
In simili forma, mutatis mutandis, magnifico Cosmo de Medicis et Boccacino de Allamanis
Florentinis, data ut supra.
384
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL MARCHESE LUDOVICO PALLAVICINO DI COSTRINGERE GIOVANNI
DE MONTISELO A SODDISFARE PISANELLO.
Domino Ludovico Marchioni Palavicino.
(1451 agosto 11, Cremona.)
Quod illis melioribus modis quibus sibi videbitur astringere velit Iohannem de Montiselo ad
satisfatiendum Pisanello.
Cremone, ut supra.
Iohannes.
385
FRANCESCO SFORZA ORDINA AGLI ARMIGERI DUCALI SISTEMATI NEL TERRITORIO DI POZZO
BARONZIO DI CESSARE DI RECARE DANN AI SUDDITI DEL MARCHESE DI MANTOVA, SPECIE AGLI
ABITANTI DI LISOLA
1451 agosto 11, Cremona.
Armigeris nostris logiatis in terra nostra Putei Baruntii.
Sentimo che alli dì passati sonno pur facti de molti danni alli subditi del illustre signor
misser lo marchexe de Mantoa, nostro como fradello carissimo, et maxime a quilli da Lisola
per alchuni de vuy o vostri famigli avenga che per discreptione li offitiali d’esso illustre
signor misser lo marchexe fina al presente non habbiano facta altra querella né notitia, del
che restiamo malissimo contenti et pertanto non havendo nuy mancho caro quilli del
prelibato illustre signor misser lo marchese che li nostri proprii, volimo et ve commandamo,
per quanto haviti caro la gratia nostra, che debbiati desistere dalli danni et havergli quello
riguardo che haveristi alli nostri più cari et, quando facesti altramente, molto ce rencresciria
et ne daristi materia de turbarci cum vuy.
Data Cremone, die xi augusti 1451.
Cichus.
88v Scriptum fuit in simily forma:
armigeris logiatis in terra nostra Placentie et
armigeris logiatis in terra nostra Sancti Laurentii.
173

Cichus.
386
FRANCESCO SFORZA COMUICA A GIACOMO DE MORARIIS, PODESTÀ DI LISOLA, DI AVER
SCRITTO AI SUOI SUDDITI SFORZESCHI DI SMETTERLA DI RECARE DANNI AGLI ABITANTI DI
LISOLA.
Iacobo de Morariis, potati a Lisole.
s.d.
Havimo recevute le vostre littere et inteso per tinore di quelle li danni facti per alcuni delli
nostri subditi del illustre signor misser lo marchexe, nostro como fradello carissimo, non
mancho ce siamo doluti che serissimo se fussero facti alli nostri proprii et più cary, et ben
serissimo contenti che de ciò ce havisti avisati piutosto. Ma, como se sia, nuy scrivimo per
le alegate a quilli nostri, che haviti richiesto, in modo che credimo et siamo certi se
absteranno dalli danni. Se altro possimo per vuy o per li subditi del prelibato illustre signor
marchese, avisatici et farimolo volontiera.
Data Cremone die xi augusti MCCCCLI
Cichus
a così in A
387
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE DI URBINO CHE DOMENICA, 13 AGOSTO, VERRÀ RESA
PUBBLICA LA LEGA MILANO – FIRENZE , INTESA A CHE TRA LE DUE CITTÀ VI SIA “UNUM VELLE ET
UNUM NOLLE”.
Comiti Urbini.
1451 agosto 11, Cremona.
Perché siamo certi la signoria vostra se alegri et prenda quello conforto et consolatione de
ogni nostra exaltatione, honore et bene, como del suo proprio, advisamo la signoria vostra
como novamente è contracta, conclusa liga, unione, intelligentia et confederatione intra la
excelsa communità de Fiorenza et nuy a deffesa delli stati nostri, colligati, adherenti et
recommendati et de essere insieme ad unum velle et unum nolle contra qualunqua sia chi
se voglia quale vorrà offendere o molestarci per alchuno modo cum altri pacti favoreveli et
honoreveli, et perché doman, a dì 13 del presente, la facimo bandire et publicare in Milano,
et per tucto lo territorio nostro et cussì se farrà ad Fiorenza et per lo suo territorio.
Confortiamo et pregamo la signoria vostra che gli piacia far fare tale demonstratione che
parà gli piacia lo bene et exaltatione nostra, como siamo certissimi gli piace, perché ogni
nostro bene et honore è pur suo proprio.
Data Cremone, die xi augusti 1451.
Cichus.
388
FRANCESCO SFORZA INFORMA ASTORRE DI FAENZA DELLA LEGA MILANO- FIRENZE.
89r Domino Estori de Faventia.
1451 agosto 11, Cremona.
174

Perché siamo certi la signoria vostra se alegri et prenda quello conforto et consolatione de
ogni nostra exaltatione, honore et bene, como del suo proprio, advisamo la signoria vostra
como novamente è contracta, conclusa liga, unione, intelligentia et confederatione intra la
excelsa comunità de Fiorenza et nuy, a diffesa delli stati nostri et de nostri colligati,
adherenti et recomendati et de essere insieme ad unum velle et unum nolle contra
qualunqua sia chi si voglia, quale vorrà offendere o molestarci per alchuno modo cum altri
pacti favoreveli et honoreveli; de che al piacere et contenteza della signoria vostra et
consolatione nostra ve havemo voluto cussì notificare et advisare, come ad quella che
siamo certissimi li piace lo honore et bene nostro come el suo proprio.
Data Cremone, die xi augusti MCCCCLprimo.
Cichus.
Scriptum fuit in simili forma:
domino Malatesti et
domino Sigismundo.
389
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI ROMANENGO DI
RESTITURE OGNI COSA SEQUESTRATA AGLI UOMINI D’ARME DUCALI URSOLINO, GIACOMO DA
SIENA E FANTINO, AI QUALI IL DUCA HA PERDONATO.
Potestati comuni et hominibus Romenenghi.
1451 agosto 11, Cremona.
Habiando retornati et recevuti alla nostra gratia, et libere remesso et perdonato ad li
strenuy nostri homini d’arme, Ursolino, Iacomo da Sena et Fantino, li cavalli et robbe deli
quali fessimo ad quisti dì deponere et sequestrare lì, de nostra licentia et voluntà, loro
retornano là. Pertanto volimo et ve commandamo che, subito recevuta questa, gli debbiati
rendere li dicti cavalli, arme et ogni cosa dellà loro et non manchi per niente.
Data Cremone, die xi augusti MCCCCLI.
Andreas Fulgineus.
390
FRANCESCO SFORZA DICE A NICOLA ARCIMBOLDI DI ESSERE DISPIACIUTO DEL CASO DI SUO
FIGLIO. NEL MENTRE ATTENDE A QUANTO SUCCEDERÀ AL FIGLIO, METTA ORDINE ALLA SUA
ANDATA, CHE “ È TANTO IMPORTANTE QUANTO POTESSE ESSERE”.
89v Domino Nicholao de Arcimboldis.
1451 agosto 11, Cremona.
Respondendo ad quanto per una nostra responsiva ne scriviti del caso de vostro
figliolo,dicimo che ne havemo quello dolore et dispiacere che se fusse d’uno dei nostry
proprii figlioli, et cussì ne rencresce grandemente de quello è sucesso al vostro figliolo per
li desconci che ve ne seguino. Como se sia, ve comfortamo tanto strectamente quanto
possimo che vuy vogliati atendere. a In questo mezo vederiti quello che habbia ad seguire
de vostro figliolo, ad metterve in ordine de quello vi bisongna per questa vostra andata, la
quale è tanto importante quanto potesse essere, non gli perdendo tempo alchuno.
Data Cremone, die xi augusti MCCCCLI.
Cichus.
a segue attendere ripetuto
391
175

FRANCESCO SFORZA ESPRIME AI MARCHESI DI FOSDINOVO IL SUO STUPORE PECHÈ NON È
STATO RESTITUITO, COME GIÀ RICHIESTO, AGLI UOMINI D’ARMI DUCALI POLO E AD ANTONIO OGNI
LORO COSA, RUBATA DA BARTOLOMEO DA MASSA, “QUALE È DI VOSTRI”.
Spectabilibus Marchionibus de Fosdenovo.
1451 agosto 10, Cremona.
Per altre nostre ve havimo scripto confortandove volessivo fare restituire loro robba et cose
ad Polo et Antonio, nostri homini de Cotignola, quali, già più dì sonno et mesi, forono robati
per Bartholameo da Massa, quale è di vostri, et credevamo gli fusse stato reso ogni loro
cosa, già tanto tempo è, et non pare sia facto niente, che molto ne fa maravigliare, né
savemo da questo proceda, che, pur solo per vostro honore, el doveristi haver facto, non
ancho nuy ve ne habbiamo pregato. Siché per queste ve exortiamo anche ad voler far
restituire ad quilli nostri da Cotignola la robba et cose sue, senza siamo menati più ala
longa, et non facendo altamente, per queste, che sia stato facto per le altre ve havimo
scripto. Piaciave advisare della voluntà vostra in questo, che saperemo poy i modi
haverimo ad tenere.
Cremone, x augusti MCCCCLI.
Cichus.
392
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SONCINO CHE GLI APPESTATI “ALLA
ZORNATA”CACCIATI FUORI , CHE RITORNASSERO, VENGANO BASTONATI , NON SOLO, MA” GLI
SIANO SCHARICATO LE BALESTRE ET TAGLIATI AD PEZI SENZA REMISSIONE, COMO SE FUSSERO
INIMICI.”
90r Potestati Sonzini.
1451 agosto 12, Cremona.
Ne è molto piaciuto l’ordine preso per salute di quella nostra terra de mandare fuora quilli
se amalano alla zornata de contagione, et multo magis ne è despiaciuto haver inteso che,
quilli sonno infecti et cazati fuora, retornano et vengono ad parlare cum quilli della terra.
Pertanto volimo et ve commandiamo debi provedere et ponere tale et cussì facto ordine,
che tucti quilli saranno cazati fuora che ritornino poy verso la terra, siano, non solamente
bastonati et cazati via, ma gli siano scharicato le balestre et tagliati ad pezi senza
remissione, como se fussero inimici. Et in questo usa tale delligentia che sentiamo exequiti
questa nostra intentione et voluntà.
Data Cremone, die xii augusti MCCCCLI.
Cichus.
393
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFRENDARIO DI PIACENZA CHE ANNULLI LA GARANZIA DATA
DA GIANPIETRO DA CREMONA CHE HA SODDISFATTO QUELLO CHE EGLI DOVEVA DARE PER IL
DAZIO DEL PANE, DELVINO E DELLA CARNE,”CHE LUI TENIVA FRA MUZA ET ARDA”
Referendario Placentie.
1451 agosto 12, Cremona.
Iohanpedro da Cremona ne ha satisfacto de quello che ne era tinuto per lo datio de pane,
vino et carne che luy teniva fra Muza et Arda; volimo che, havuta questa, faci cassare le
sigurtade che luy havia dato per lo dicto datio, siché non ne habbia più molestia alchuna.
Data xii augusti MCCCCLI.
Cichus.
176

394
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL PODESTÀ DI CASTELLEONE DI COSTRINGERE I SUOI UOMINI
A DARE AL CASTELLANO DI VIGOLENO QUANTO GLI È DOVUTO PER SALARIO E PROVVIGIONE
OLTRE ALLE SPESE SOSTENUTE PER AVERE TALE PAGAMENTO.
Potestati Castri Leonis.
(1451 agosto 12, Cremona.)
Li homini nostri de quella corte, como credimo che tu debbi essere informato, degono dare
al nostro castellano de Vigolono certa quantità de dinari del suo salario et provisione, et
may, per quante lettere habbiamo scripto, non hanno voluto satisfare. Per la qual cosa è
bisognato al dicto nostro castellano fare spesa assay in mandare nanzi et indreto da nuy
per havere le dicti dinari. Pertanto volimo che tu debbi constregere li dicti homini ad
satisfare al dicto castellano de tucto quello che loro sonno tenuti de pagare, et cussì che gli
satisfaciano dele spese che hanno bisognato fare el dicto castellano per questa casone et
che gli satisfaciano anchora in lo advenire, siché non bisongni ne scriviamo più. Et se fra
loro per questa casone fusse più uno debito che un altro, questo non ha ad vedere esso
castellano, ma faciano fra loro como gli pare.
Data ut supra.
Cichus.
395
FRANCESCO SFORZA DICE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI CONCORDARE CON QUELLO
CHE HANNO SCRITTO A GIACOMO DEL BOLOGNINO E FACCIANO SEMPRE IN MODO CHE NON
MANCHINO VETTOVAGLIE. ASSSICURA CHE L’OSPEDALE DI SAN SIMPLICIANO NON VERRÀ
CEDUTO AD ALCUNO.
90v Dominis de Consilio secreto.
1451 agosto 13, Pizzighettone.
Ne piace, respondendo ad una vostra data a x del presente, quello haveti scripto a Iacomo
del Bolognino et dicemo, in poche parole, che debiati seguire l’ordine preso et fare ogni
altra provisione, aciò che victualie non manchino. Del facto del hospitale de San
Simpliciano restamo advisati et non concederimo dicto hospitale ad alchuno.
Ex Pizleone, xiii augusti 1451.
Cichus.
396
177

FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE DI CREMONA DEL RIFIUTO DI QUELLI DI
CASTELLEONE DI PARTECIPARE AL PALIO PER LA FESTA DELLA MADONNA, PERCHÈ DA
TRENT’ANNI SONO SEPARATI DA CREMONA E MAI HANNO PARTECIPATO A TALE OFFERTA. IL
LUOGOTENENTE ACCERTI LA REALTÀ DI CIÒ E NULLA SI INNOVI.
Locumtenenti Cremone.
1451 agosto 12, Pizzighettone.
Sono stati da noy questi da Castelliono per la richiesta quale gli fano li citadini nostri de
Cremona circha lo palio da portare alla festa de madonna Sancta Maria, quali dicono non
doverseli fare tale inovacione, attento che l’è già trenti anni sono stati separati dala cità et
non hanno may portato et offerto dicto palio, et per noy, dicono, essergli stato confirmato.
Pertanto vogliati prima bene intendere li capituli soy et quello allegano, et trovando sia
così, non ne pare, rebus sic stantibus, fargli tale novitate et indignare li animi de tutti loro.
Questo simile dicemo deli altri luochi separati, che intendati bene, prima se innovi altro
tutte le rasone della parte et advisatine subito, et poy sequiriti quello per noy ve sarà
resposto, parlando sempre cum li citadini onestamente, como è nostra intencione, che
amano lo honore de quella cità como quello della persona nostra propria.
Data Pizleonis, die xii augusti 1451.
Cichus.
397
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E A GRACINO DA PISCAROLO DI FARGLI
SAPERE A QUANTO AMMONTA L’IMBOTTATO E IL DAZIO DEL PANE, DEL VINO E DELLA CARNE DI
MONTEACUTO E SE VI È ALTRA ENTRATA, DANDO DI TUTTE, LUOGO PER LUOGO, INFORMAZIONI
PARTICOLAREGGIATE .
91r Referendario et Gracino de Pischarolo.
1451 agosto 13, Pizzighettone.
Ve commettiamo et volimo che ve informati diligentemente et bene quello et quanta monta
l’imbotato et dacio de pane et de vino et carne de monte Acuto della pieve. Et se altra intra-
ta gli è che specta alla Camera nostra et quanto monta cadaune intrata, avisandone parti-
cularmente delle dicte intrate, loco per loco et cossì chiaramente che intendiamo el tutto.
Ex Pizleone, xiii augusti 1451.
Cichus.
398
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PODESTÀ DI NOVARA CHE SE QUEI PROVVISIONATI DELLA
CITTADELLA CONTINUANO NEI LORO PESSIMI COMPORTAMENTI VERRANNO SOSTITUITI. VUOLE
PRENDA QUALCUNO DELLA GENTE D’ARME CHE FA MERCANZIA DI BIADE PER POTER DARE
ESEMPIO AGLI ALTRI.
Potestati Novarie.
1451 agosto 14, Cremona.
Havimo ricevute le tue lettere et inteso per quelle li excessi et inconvenienti che ogni dì più
moltiplichano quilli provisionati della cittadella. Non deliberando comportarli, havimo
ordinato che, aut se absteniranno da simili strasordini, quali ne spiceno ultramodo, aut
saranno remosti et gli saranno mandati de l’altri più componuti. Ala parte della peste, molto
ne spiace che sia la cosa como tu ne scrivy, caricandote quanto più possimo ad
conservare in sanità quilla nostra cità a tua possanza. De l’hordine haveti prese ad
prohibero li faudy a delle biave, ne piace et perché tu scrivi che le gente d’arme sonno
178

quelle che ne fanno merchantia, dicimo che mancho lo volimo comportare a loro che ad
altri, et havirimo caro che studiati haverne qualchuno nelle mane per dare exempio ali altri.
Data Cremone, die xiiii augusti 1451.
a Così in A
399
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL CONTE MANFREDO LANDI DI FARE IN MODO DI PRENDERE GLI
ASSASSINI DEL FAMIGLIO DUCALE PIETRO DA CORTONA. DI TALI UOMINI DÀ I RISPETTIVI NOMI E
VUOLE CHE SI PORTI A COMPIANO, DOVE ESSI SI TROVANO, LI PRENDA E, LEGATI, LI FACCIA
AVERE A SCEVA CORTI, LUOGOTENENTE DUCALE DI PIACENZA.
91v Comiti Manfredo de Lando.
1451 agosto 14, Lodi.
In li dì passati è stato morto in Piasentina Petro da Cortona, nostro famiglio, dela cui morte
havimo havuto quello cordiale despiacere et melenconia como se fosse stato uno del
sangue nostro proprio, et may non haverimo reposso né quiete in lo animo nostro finché
non havimo nele mano quelli tali che l’hanno morto, deli quali deliberamo fare quella
punicione et demonstracione che se ne havesseno morto uno de nostri proprii figlioli o
fratelli. Delli quali homicidi li nomi sono questi, como intendereti, videlicet: Giramo Lolla,
Iuliano et Iacob fratelli de Grossi, et un altro chiamato Malacagna da Compiano, et sentimo
che sono reduti in Compiano. Il perché, conte Manfredo, como quello che ve habiamo et
reputamo in luocho de nostro bono figliolo, ve dicimo et comandiamo che per quanto haveti
caro lo amore, gratia et stato nostro, et se may in vita vostra credeti farne cosa che
penetrare ne debia fina al cuore, la quale certamente sarà questa, como credimo fareti, per
la paterna dilectione che vo portamo. Vuy cum ogni vostro studio et intelecto, havuta
questa, secretissimamente cum quella compagnia ve parerà ve transferrati in Compiano o
in qualuncha altro luocho nostro fosseno costoro, et vedati havergli per ogni modo tutti in le
mano, et avuti, mandargli ligati et bene acompagnati in mano de messer Seva, nostro
locotenente de Piasenza. La quale cosa haverimo cossì cara et più como se ne resuscitasti
la bona memoria de nostro padre et vogliati meglio ad noy che ad loro et per vostra
chiareza havimo sottoscritta la presente de nostra propria mano.
Laude, xiiii augusti 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
400
FRANCESCO SFORZA DÀ A SCEVA CORTI QUINDICI GIORNI PER ANDARE ALLA “GUAZATORIA”
PER TROVARE LE SCRITTURE CHIESTEGLI DAL CONSIGLIO SEGRETO. GLI TRASMETTE QUANTO
HA SCRITTO AL CONTE MANFREDO LANDI PER LA CATTURA DEI RIBALDI, AUTORI DELLA MORTE DI
PIETRO DA CORTONA.
92r Domino Seve de Curte.
1451 agosto 14, Lodi.
Respondendo ad quanto ne haveti scripto de quelle scripture che ve ha richiesto el nostro
Consilio, breviter dicimo che noy siamo contenti et cossì ve concedimo licencia per
quindeci dì tanto che possati andare alla guazatoria et trovare le dicte scripture et quelle
mandare al dicto Consilio. All’altra parte dicimo che questa matina havimo havuto dal
reverendo monsignore vescove de Constanza le incluse che ve mandiamo ad ciò le vedati,
perché ne pare havere bene satisfacto ad quello nostro amico, siché, intese le havereti,
avisatine del vostro parere. De quelle altre cose che spectano alla materia dello
179

imperatore, vogliative intendere con lo nostro Consilio, perché loro supplirano ad quello
che bisogni. Del facto de Petro da Cortona havimo bene inteso quello che ne haveti
scripto, ve commendiamo et lodiamo della diligentia et sollicitudine che gli haveti usata per
trovare quelli homicidii. Noy scrivimo per lo incluso breve, sottoscripto de nostra propria
mano, al conte Manfredo da Lando sopra questa materia tanto caldamente et strectamente
como se fosse per salute et recuperacione de uno de nostri figlioli o fratelli, et in modo che
siamo certi che retrovandose questi ribaldi in lo suo terreno, tutti ve li consignarà in le
mano, siché anchora vuy da parte vostra gli poreti scrivere como ve parerà, caricandolo et
admonendolo più che facesti may niuno de cosa alchuna. Et vedati per lo amore et fede
che ne portati tenere tutti quelli modi et vie che parerano de havere costoro in le mano, et
avuti, ne avisareti perché deliberamo de fare quella punicione che faressimo de chi ne
havesse morto uno de nostri proprii figlioli o fratelli.
Laude, xiiii augusti 1451.
Iohannes.
401
FRANCESCO SFORZA INCOLPA GALEOTTO RATTO DI POCA SOLLECITUDINE E DILIGENZA NEL SUO
UFFICIO: SE AVESSE DIMOSTRATO TALI QUALITÀ NON VI SAREBBERO FURTI E “DISHONESTATE”
CHE AVVENGONO SENZA “PUNICIONE” E “CASTIGACIONE”. CERCHI DI PUNIRE COLORO CHE
INCOLPANO IL DUCA DI NON AVER AVUTO CONTRO LA PESTE “QUELLA CURA CHE SARIA
BISOGNATA ET CHE GLI HAVIA EL SIGNORE PASSATO.”
92v Domino Galeotto Ratto.
1451 agosto 14, Lodi.
Havimo recevuta vostra lettera et inteso quanto ne scriveti delli facti de Mediolano et gli
recordi et consegni che vuy ne dati. Dicimo, primo, che li ricordi vostri sono boni et gli
havimo havuti molto cari. Quanto al facto de Mediolano, noy se maravigliamo che parlati in
questo modo che fati, perché bastaria che Mediolano havesse lo campo intorno, siché,
messer Galeotto, attendati a fare bene l’officio vostro, et cum megliore sollititudine et
diligentia, questo dicimo perché intendimo per molte et varie vie che là se fano de molti
damni et rencrescimenti, maxime in robbare case et fare molte altre deshonestate de dì et
de nocte, che non se ne fa punicione né castigacione alchuna, che se la cosa passasse
como doveria passare, questi damni et inconvenienti non sequiriano. Però quelli che fano
simili excessi vedati havergli tutti in le mano et fargli quanto vole rasone et iusticia et tunc
vedereti che molti inconvenienti cessarano, et facendo vuy cossì como doveti fare, fareti
cosa che molto grata et accepta ne sarà, et del resto poy lassati el pensiero ad noy. Cossì
anchora vedati de castigare qualchuno de quelli tali che sparlano et dicono che in lo facto
della peste de Mediolano non gli havimo havuto quella cura che saria bisognata et che gli
havia el signore passato, alla quale cosa noy havimo facto tutto quello che ne sia stato
possibile, perché non andasse tanto inanze, et se provisione che gli habiamo facta, come
ogniuno ha veduto, non gli è giovata, questo non è stato né è nostro defecto, perché non
possimo combatere né contrastare cum chi pò più de noy.
Data Laude, xiiii augusti 1451.
Iohannes.
402
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PIETRO COTTA CHE GLI È PIACIUTO IL FATTO CHE INTENDE
PORTARSI A MILANO PER ESSERE CON I SUOI COMPAGNI. L’AVVERTE CHE QUELLI, CHE GLI
HANNO RIFERITO CHE IL DUCA INTENDE RITORNARE A MILANO, GLI HANNO DETTO UNA “BOSIA ET
SONO TALI CHE VOGLIANO MONSTRARE DE SAPPERE DE FATTI NOSTRI QUELLO CHE NON
SAPPIMO NOY.”
1451 agosto 14, Lodi.
180

93r Petro Cote.
Havimo veduto quanto ne haveti scripto della venuta vostra ad Mediolano per essere una
cum li vostri compagni ad quelle cose che bisognano. Dicimo che ne è molto piazuto, et
cossì ve ne lodiamo et commendiamo, quelle cose là non ve reccomendiamo altramente,
perché siamo certi che insieme cum li vostri compagni fati quello che farissimo noy stessi
bemché tutto quello che fati per noy lo fati pur per vuy medesmi. Quelli che ve hano referito
che noy volimo venire a Mediolano, ve hanno dicto la bosia et sono tali che vogliano
monstrare de sappere de fatti nostri quello che non sappimo noy, perché non havimo may
rasonato né facto mencione de venire per questi parecchi dì ad Mediolano, siché dative pur
de bona voglia advisandove che finché piacerà allo altissimo Dio, nuy da ogni canto che
sappimo et possimo intendimo guardarne molto bene la persona nostra per bene nostro et
deli altri nostri.
Laude xiiii augusti 1451.
Iohannes.
403
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE OVUNQUE NELLO STATO SFORZESCO SI NOTIFICHI E FESTEGGI
LA “VERA, BONA ET INDISOLUBILIS LIGA, CONFEDERACIO, UNIO ET INTELLIGENCIA” TRA FIRENZE E
MILANO CON TRIDUO DI ALLEGREZZA, PROCESSIONI E FUOCHI.
1451 agosto 12, Cremona.
93v Copia litterarum scriptarum quibuscunque civitatibus, terris et officialibus ducalibus
universi dominii ducalis.
Ut de prosperis successibus nostris particeps et leti efficiamini unaqueque nobiscum
cordibus vestris omnibus hoc felici nostro eventu in melius exultetis, scitote qualiter nuper
inter magnificam et excelsam comunitatem Florencie ex una parte et nos ex altera secuta
est vera bona et indisolubilis liga, confederacio, unio et intelligencia ad honorem,
augumentum, amplitudinem et manutencionem, cum tutella status utriusque partis cum
nonnullis pactis, capitulis et conventionibus honorabilibus. Propterea volumus et
mandamus ut in publicis et consuetis locis die dominico quinto decimo presentis mensis
publicari et bandiri ipsam ligam et intelligenciam ut supra faciatis et tribus diebus continuis
ad laudem omnipotentis Dei nostri processiones solennes fieri faciatis cum amenis
sonitibus campanarum et illiminosis falodiis iusta formam et tenorem his insertum.
Cremone xii augusti 1451.
Ad laude et gloria del omnipotente Dio et della gloriosa vergene Maria soa madre, et del
glorioso sancto Ambroso, patrono et protectore de l’inclita cità de Milano, et del beato San
Zorzo cavalere, se fa noto et manifesto a ciaschuno che vederà et intenderà la presente
como inter lo illustre et excellentissimo signore nostro Francesco Sforza Vesconte duca de
Milano et cetera, de Pavia, d’Angera conte et de Cremona signore et cetera, per sé, soi
fratelli, parenti, colligati, adherenti, complici, sequaci, recomendati et vassali da una parte
et la magnifica et excelsa comunità de Fiorenza per sé, soe citade, terre, castelli et lochi
colligati, recomandati, subditi et vassalli da l’altra parte, è facta, inita, contracta et solenne-
mente cellebrata vera et perfecta liga, unione, confederacione et inteligentia et sonno facte
inseme una cosa medesma ad honore, stato, augumento, conservatione, manutencione et
defensione deli stati de l’una parte et de l’altra cum tanto amore et intrinsecheza quanto
dire se possa contra qualuncha se sia, et però se fa comandamento per parte del prelibato
nostro signore che de ciò se debia fare solenne processione et alegreza tri dì continui per
tutte le cità, terre, castelle et lochi dela excelentia soa cum soni de campane et falodii et
ogni altra festa de alegreza qual debitamente se convene a tale et tanto digna cosa como è
questa.
181

Dominis de Consilio secreto, vicario et duodecim provisionum Mediolani,
comissario et potestati Pontremuli,
comiti Alberto Scoto et ceteris nobilibus de Scotis,
comitibus Bartholameo et Iohanni et ceteris nobilibus de Angosolis.
94r Comiti Manfredo de Lando, domine Luchine de Verme,
Marcho de Attendolis, locumtenenti, potestati et comunitati Placentie,
illustrissime domine cucisse, Ludovico de Bonomia, comissario in Terdonensi,
comissario, potestati et Ancianis Parme, Bolognino, potestati et deputatis Papie,
Petro Marie de Rubeis, Rafaeli Zacharie, capitaneo Lumeline,
comiti Stefano de Sancto Vitali,
comiti Guidoni et nepotibus de Terciis de Sissa, a
potestati et comunitati Burgi Sancti Donini,
potestati, comuni et hominibus Florenzole,
potestati, comuni et hominibus Castri Arcuati,
capitaneo devetus Alexandrie et Nicolao de Palude ibi comissario,
potestati et hominibus Filizani,
potestati et hominibus Cassinarum,
potestati et comunitati Boschi,
potestati et hominibus Fregarolii,
potestati et hominibus Castellazii,
potestati et hominibus Salarum,
Orlando Palavicino,
locumtenenti, comissario et presidentibus Laude,
castelano et comunitati Sancti Columbani,
castellano Cassani,
castellano Sancte Marie prope Tricium,
castellanis Tricii,
comuni et hominibus Castro in Laudesi,
comuni et hominibus Casalis Pusterlengorum,
nobilibus de Sommalia,
Petro Marchioni Palavicino de Scipiono,
potestati et comunitati Romagnani,
potestati et comunitatibus Blandirne,
potestati, comuni et hominibus Viglevani,
locumtenenti, potestati et deputatis Cremone,
Augello, potestati et comunitati Casalis Maioris et per li soi ville et lochi,
Francisco de Oddis, Antonio potestati et comunitati Romenenghi et per li soi ville et lochi,
domino Sacramoro Vicecomiti, potestati, castellanis et comunitati Castri Leonis per li soi
ville et lochi,
potestati et comunitati Fontanelle,
potestati Covi et Antignaghi,
comissario, castellano et comunitati Pizleonis,
Honofrio et nepotibus comitibus Macasturne,
comiti Christoforo Torello,
a In A Scissa con c depennata.
404
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD AVERARDO DI CALABRIA DI APPURARE SE LA CONFESSIONE DI
AVER VERSATO 100 LIRE AL DEFUNTO VESCOVO DI COMO RILASCIATA AD ANDREA E BENEDETTO
TORELLI SIA VERA O NON, E IN CASO NEGATIVO, TALI DENARI VENGANO DATI AL FAMIGLIO DUCALE
ANTONIO DA VARESE.
1451 agosto 14, Lodi.
182

94v Domino Averardo de Calabria.
Andrea et Benedecto di Torelli, habitatory in quelle parte, restano debitory anchora ali libri
del quondam reverendo miser lo vescovo passato di Commo de libre cento de imperiali,
quali mò recusano dare et numerare ad Antonio da Varese, nostro famiglio, alegando loro
haverli pagato un’altra volta et che hanno la confessione la quale, quando ben l’habiano et
la possano mustrare, nuy credimo che sia ficta et falsa perché ali libri del prefato monsi-
gnore miser lo vescovo non pare como habino numerati li predicti dinari. Pertanto vi com-
mittiamo et volimo che debiati de ciò sumariamente informarvi dela verità et se la dicta
confessione, quale produchono è falsa vel né, quale retrovandose ficta, volimo ch’essi
prenominati di Torelly li debiati strengerli ad fare dicto pagamento al predicto Antonio,
senza exceptione né dillatione alcuna. Et questo non manchi per cosa alchuna.
Data Laude, die xiiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
Regulatory et magistris intratarum.
405
s.d.
Iohanne de Strata coadiutore ala bancha di collaterali se lamenta che luy a
a Il testo è depennato.
406
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PIETRO PAOLO DA SPOLETO, CAPITANO DELLA MARTESANA,
CHE VENGA OVUNQUE INVIATA LA GRIDA CONTRO L’ILLEGALE ESPORTAZIONE DI BIADE. SI
INFORMINO IN PARTICOLARE GASPARINO E AMBROGINO DA LONGAGNANA IN MODO CHE
SAPPIANO CIÒ CHE DEVONO FARE E I VANTAGGI CHE NE CONSEGUONO CON LA DENUNCIA DEI
VIOLATORI DEGLI ORDINI, DEI QUALI VIOLATORI SI DEVE FARE L’INVENTARO DEI BENI MOBILI E
IMMOBILI E SEQUESTRARLI IN NOME DEL DUCA E DELLA CAMERA DUCALE.
1451 agosto 15, Lodi.
Domino Petropaulo de Spoleto, capitaneo Martesane.
Tornando ad grandissimo preiudicio deli nostri populi, stato et dela Camera nostra il cavare
dele biade che se fa tucto ‘l dì fora del terreno nostro et omnino intendiamo a provedere
et toto posse obviare che per l’havenire non se ne cavi più uno granello et contra de chi
tentasse il contrario fare procedere ad aspere et inremissibile pene et suplicii, però
habiamo facta annotare una forma de una crida, qui inclusa, continente l’ordene se debbia
observare circha questo facto. Vogliamo, adunche, et così ve comandamo che recevuta
questa, debbiate fare andare dicta crida per tucto quello paese et per li lochi ve pareranno
95r necessarii et maxime de longho Adda, mandando le copie dela dicta crida per tucto et
in specialità ad Gasprrino b et Ambroxino de Longagnana ad ciò sappiano quello hanno
ad fare et quale emolumento ne venghano ad precipere trovando alcuno in tal fallo,
certificando ogniuno che contrafacesse ad dicti ordini et crida non se ne receva excusa né
se gli farà gratia alcuna, et ordinarite similiter che li delinquenti fosseno presi siano retenuti
in presone socto bona guardia et immediate sia facta la descriptione deli loro beni mobili et
immobili et sequestrati ad nome nostro et dela nostra Camera, et non possendose loro
havere che omnimode sia facta la descriptione et sequestro de loro beni et che nuy illico ne
siamo avisati.
183

Data Laude xv augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
In simili forma est copia ibi introclusa utpote superius de bando Cremonensi mutatis
mutandis.
a Segue de depennato.
b Così in A.
407
FRANCESCO SFORZA SI COMPIACE CON GASPARINO DI BRIANZA, SQUADRERO DEI PROVISIONATI
DUCALI, PER LA DILIGENZA USATA IN EVITARE CHE SI ESPORTINO BIADE. LO INFORMA CHE GLI
FARÀ AVERE LA GRIDA FATTA IN PROPOSITO.
(1451 agosto 15, Lodi.)
Gasparrino de Brianzia, squadrerio provisionatorum nostrorum.
Veduto quanto ne scrivi dela diligentia se usa per ti et per quelli altri che biade non siano
cavate fora del territorio nostro, et cetera, te respondemo che ne piace et grandemente ve
ne comendamo tucti, confortandove ad dovere prosequire che ad caxone possiate meglio
supplire. Et hoc de megliore animo et più volontera possiate adtendere ad ciò, habiamo
deliberato far mandare per quello paese una crida che nisuno ardisca condurre biade fora
del territorio nostro socto pene se contengano in quella. La qual crida mandamo in scriptis
ad messer Petropaulo et a luy scrivemo debbia far mandare il bando per tucto et te ne deb-
bia mandare la copia lì ad vuy. Che non habiate trovato defecto alcuno in quelli soldati et
che li homini del paese li imputano perché non stiano lì, non ce occorre altro scrivere se
non che credemo quello che tu dici et non dimeno haverite bona cura vuy tucti così intorno
ali soldati como che intorno ali altri. Et fate per modo ce habiamo ad lodare de vuy.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
408
FRANCESCO SFORZA SI COMPIACE CON I NOBILI DEPUTATI ALL’UFFICIO DELLA SANITÀ DI MILANO
PER QUANTO FANNO E VORREBBE CONTINUASSERO A DARSI DA FARE PER “PROHYBIRE LE
ROBARIE “ E SI TROVASSERO CON IL CONSIGLIO SEGRETO PER PROVVEDERE “QUANTO PIÙ SIA
AFFARE”.
1451 agosto 15, Lodi.
95v Nobilibus deputatis ad offitium servande sanitatis civitatis Mediolani.
Siamo certissimi se tucti li altri quali hanno a fare lo offitio chircha la conservatione dela
sanità facesseno como fati vuy, de quali havimo bonissima informatione et deli quali sape-
remo ogni bene, non haverissimo tante noyose novelle ogni dì da Milano, quante havimo
circha li inconvenienti et robarie se comettono die notuque a et meglio passariano le cose.
Il perché siati certissimi che per una cosa non ne poristi più compiacere come che oltra
quello haviti facto et faciti per conservatione dela patria, vogliati anchora più per l’amore
nostro sforzarvi de non habandonare la impresa et prohybire le robarie quanto possiti,
trovandovy spesso cum il nostro Consciglio secreto et consultando et provedendo quanto
più sia affare. Del che aquistariti apresso Dio merito assay et apresso il mondo molta gloria
184

et laude, certificandovi che a nuy non poristi fare mayore piacere, et certo per l’avenire b
ve lo mostrarimo cum effecto.
Data Laude, die xv augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Così in A.
b Segue lo depennato.
409
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI AVERE SAPUTO DA
STEFANONE DA VIMERCATE CHE , CONTRARIAMENTE A QUANTO DA LUI DETTOGLI, ANZICHÉ
CINQUANTA MOGGIA DI FRUMENTO NELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA VE NE SONO TREDICI.
COMUNQUE SIA LA FACCENDA, IL DUCA RITORNA SULLA SUA PRIMITIVA RICHIESTA DI CENTO
MOGGIA.
96r Locumtenenti Alexandrie.
1451 agosto 15, Lodi.
Nostra intencione è et deliberamo che omnino faciati mettere cento moza de formento in
quella nostra citadella de Alexandria como per altre nostre vi chiarissimo alli dì passati. Et
vuy ce respondesino havergene a facto mettere cinquanta moza con proposito de farci
mettere el resto. Nunc autem siando nuy avisati da Stefanono da Vicomercato che non ce
ne sonno se non tredeci moza, se siamo molto maravigliati de tanta varietà de parlare, che
bene seria una grande differentia da cinquanta a tredici. Ma sia como se voglia, volimo, se
desiderati far cosa ne sia grata, che faciati gli ne sia in tucto cento moza como havimo
dicto senza exceptione o manchamento alcuno.
Data die xv augusti 1451.
Cichus.
a La seconda e di havergene in interlinea.
410
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMO BOLOGNINO DI VERSARE AL REFERENDARIO I DENARI
PER L’ACQUA DELLA MUZZA CHE DEVE PAGARE INSIEME A QUELLI”ALTRI DE LODESANNA”,
DENARI NECESSARI PER LA CONTINUAZIONE DEI LAVORI DI CASSANO.
Iacobo Bolognini.
1451 agosto 16, Lodi.
Occorrendoce de presente havere de bisogno de quelli denari vostri et deli altri de Lode-
sanna se restano ad paghare de l’acqua dela Muccia per poterne prosequire quello
lavorero de Cassiano, quale per manchamento d’essi il dicto lavorero già più dì fa è
cessato, te carichamo et stringemo che, subito recevuta questa, vogli buttar fora al nostro
referendario qui li denari te tochano per dicta casone et non manchi per niente. Ne
meravigliamo, benché habiandoteli più fiade il dicto referendario requeste, che non l’habbi
paghato che per dare bono exemplo ad li altri et habiando ti quelle comodità de l’acqua
quanto alcun altro, dovevi essere deli primi. Siché vedi modo, recevuta questa, provedere
ala exbursatione d’essi et non manchi.
Data Laude xvi augusti 1451.
185

Andreas Fulgineus.
411
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO DI ANCONA DI CREDERE A CIÒ CHE ANTONINO DI
GIACOMELLO GLI DIRÀ CIRCA I LAVORI. VUOLE SI ABBIA CURA DI MARCOLEONE CHE NON STA
BENE E DI GIOVANNI DA MILANO E DELLO STESSO ANTONINO. CHIEDE DI AVERE L’ELENCO DEI
CARRI “SONO DEPUTATI A SERVIRE LÌ IN CASTELLO PER LE NOSTRE COMUNITATE “ CON
L’INDICAZIONE DI QUELLE COMUNITÀ CHE HANNO LÌ I CARRI, DI QUELLI CHE PAGANO I CARRI, DI
QUELLO CHE HANNO PAGATO E DI CHE HA FATTO CON DETTO DANARO. HA INTESO CHE A DETTI
CARRI SONO IMPIEGATI “MOLTI BOVI MAGRI ET TRISTI” : ACCETTI SOLO QUELLI SUFFICIENTI.
Filippo de Anchona.
1451 agosto 16, Lodi.
Antonino de Iacomello retorna lì informata a dela mente nostra circha el facto de quelli
nostri lavoreri, siché sopra ciò non se extendimo dire altro se non che credi a luy quanto te
dirà de questa materia como a noy proprii. Appresso intendimo che Marcholeone sta male,
del che ne rencresce. Pertanto volimo che tu non gli lassi manchare cosa alchuna per la
vita et salute soa; anchora provederay alla vita de Zohanne da Mediolano et del dicto Anto-
nino che non gli manchi niente. Olta b de questo, perché intendimo da molte comunità
quale pagheno le carre lì in castello, che li caratori hanno li denari et non serveno, che
quando fosse così ne dispiaceria assay, et pertanto tu ne mandaray una lista de tutti li carri
sono deputati a servire lì in castello per le nostre comunitate, notando quelle comunitate
che tenghono le carre lì in castello et quelli paghino li denari per esse carre et quelle hanno
96v paghato et della quantità del denaro che hay recevuto per li dicti carri, et cossì quello
hay facto del dicto denaro, per modo che chiaramente possiamo intendere como passa el
facto de questi denari, perché intendimo che in questi carri gli sono de molti bovi magri et
tristi per modo che non possano c fatigha. Te dicimo che nostra intencione è che non debi
acceptare bove alchuno che non sii tanto sufficiente che se ne possi havere bono servicio,
facendo sempre cambiare li tristi in li boni et remettendo quelli che moresseno. Preterea ne
maravigliamo che tu non hay mandato li carri ad Cassano: pertanto vogli subito mandargli
che siano boni.
Laude xvi augusti 1451.
Iohannes.
a Così in A.
b Così in A
c Segue questa depennata.
412
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL CONNESTABILE DELLA PORTA CUMANA DI MILANO E AGLI
ALTRI CONNESTBILI DELLE PORTE MILANESI DI ATTENENRSI, CONTRARIAMENTE A QUELLO CHE
FANNO, AI PROVVEDIMENTI DATI DAL CONSIGLIO SEGRETO, CUI IL DUCA HA AFFIDATO IL COMPITO
DI RIMEDIARE ALLA PESTE IN OGNI MODO POSSIBILE.
1451 agosto 15, Lodi.
Conestabili porte Cumane Mediolani et in simili forma ceteris conestabilibus portarum
Mediolani.
Non havendo noy al presente che più ne rencrescha che il caso della peste in quella nostra
cità, cerchemo per ogni modo et via a noy possibile de remediarce mediante la gratia de
Dio et de questo ne havimo dato grande carico al nostro Consilio secreto, quale spera, ser-
vandosse l’ordeni dati, che se gli remediarà. Ma perché sentimo et siamo informatissimi
186

che voy non solamente non servati l’ordeni dati né voliti hobedire li decreti del nostro
Consilio in quelle cosse che concerneno el facto della peste, anzi servati tali strasordeni
che, se la non ge fosse, la verebbe. Siati certissimi che non pateressive fare cosa che più
ne recresese, né dela quale più se potessimo gravare de vuy. Et per non dire troppo parole
de ciò, ve dicimo cossì che, per quanto haveti cara la gratia nostra, debiati hobedire li
prefacti del nostro Consilio secreto in quanto concerna el facto a dela peste, non
contrafacendo in alchuna cosa a l’ordeni dati o ve darano, altramente ve corgereti in brevi
che de vuy siamo malcontenti.
Laude xv augusti 1451.
Cichus
a Segue nostro depennato.
413
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE DUCALI DI MANDARE, TRAMITE IL
CANCELLIERE DUCALE PIERSANETO DA SARNANO, UNA CERTA VARIETÀ DI FORNIMENTI DI
SPARVIERI, DI ASTORI, DI FALCONI E DI TERZOLI.
98r Regulatori intratarum nostrarum.
1451 agosto 16, Lodi.
Volimo che quam primum mandati qui in mano de Piersancto da Sarnano, nostro
cancellero, le infrascripte cose: cioè, trenta fornimenti da spalvieri cum capelleti et tucto
fornimento da capo a piedi, quindici altri fornimenti da astori, xv da falchoni et xv altri
fornimenti da terzoli.
Ex Laude, xvi augusti 1451.
Cichus.
Ser Antonio de Minutis.
414
FRANCESCO SFORZA A
s.d.
Volimo che quam primum mandiati qui in mano de Piersancte da Sarnano nostro canzel-
liero le infrascripte cose zoè a
a Il testo è depennato.
415
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI MODENA DI FAR RESTITUIRE A PIETRO DA
PONTECORVO LE QUATTRO TAZZE D’ARGENTO, TOLTEGLI DAI LOCALI DAZIERI, PREMESSO, SE
DOVUTO, IL DEBITO PAGAMENTO DEL DAZIO.
(1451 agosto 16, Lodi.)
187

Capitaneo civitatis Mutine.
El strenuo Petro da Pontecorvo, nostro homo d’arme exhibitore dela presente, ne ha dicto
con lamenta che, ali mesi passati, venendo dale parte de Roma, portando cum sì, infra
l’altre cose a sì necessarie per suo uso, quatro tace de argento, fece capo a quella cità et lì
per dacieri fo cercato et toltoli le dicte sue taze cum dirli che era in commisso, et may non
gli le volsero restituire: dela qual cosa molto se ne agrava et dole dicendo che se gli è facto
grande iniuria et torto. Et perché questi utensilii, maxime dicte tace, quale portava per suo
uso, non debba pagare datio, ve confortamo et pregamo non li vogliati lassar usare tal de-
scortesia dai predicti dacieri, facendole restituire le dicte soe tace. Et se pur dovesse pa-
gare dacio alcuno per esse, ve pregamo che, pagando quelle se dovesse pagare debita-
mente, gli faciati restituire dicte soe tace, aciò non habia iusta casone lamentarse de
iniuria; el che ancora nuy l’aremo a piacere.
Laude, ut supra.
Cichus.
416
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SIMONE DA SPOLETO DI NON TRASFERIRE CAVALLI DA UN
POSTO ALL’ALTRO A SUO CAPRICCIO. DEVE, INVECE, PRENDERE NOTA DI TUTTI GLI
ALLOGGIAMENTI NEL CREMONESE, DI CHI NE HA TROPPI E DI CHI NE PUÒ ALLOGGIARE DEGLI
ALTRI, AVVERTENDO CHE SI TRATTI DI CAVALLI VIVI, PERCHÉ SI SA CHE VI È GENTE CHE HA LA
TASSA PER CAVALLI E BOCCHE MORTE. CON TUTTE LE INFORMAZIONI CHIESTEGLI SI PORTI DAL
DUCA , CHE VUOLE “ RESECTARE E MODERARE LI DICTI LOGIAMENTI.”
98v Ser Simoni de Spoleto.
1451 agosto 16, Cremona.
Nuy intendiamo como tu vay removendo cavalli da uno locho ad un altro, la qualcosa non
fu, né è de nostra intenzione. Et pertanto volemo et te commettiamo che, dala ricevuta de
questa inanzi, tu non debbi removere cavallo niuno dali logiamenti loro come tu li trovi, ma
volemo bene che tu diligentemente te debbi informare et notare tucti li logiamenti a del Cre-
monese, zoè, quelli sonno agravati ultra modo et che bisogna desgravarli et quelli sonno
habili b a potere allogiare deli altri cavalli, et vivi, che sonno in dicti logiamenti, perché
intendemo che gli sonno de quelli che hanno le tasse per li cavalli et bocche morte. Siché
bisogna che cum solicitudine et astutia te informe de tucte queste cose, non guardando in
vulto a persona che viva in questo mondo, advisandote che, quando nuy sentessemo che
per compiacere ad altro, tu non usasse tua diligentia et quello è la nostra intentione, perché
quando tu non fesse el dovere haveremo el modo a saperlo, questa seria l’ultima commis-
sione che haveray da nuy. Et quando haveray tolte queste informatione, veneray subito qui
da nuy, perché deliberamo nuy essere quelli, cum le dicte informatione, che vogliamo
resectare et moderare li dicti logiamenti. Et sforzate de venire el più presto te serrà
possibile, maxime perché credemo che tu debbi havere una bona parte de queste
informatione.
Data Cremone, die xvi augusti 1451.
Cichus.
a Segue loro depennato.
b Segue a potere in interlinea.
417
188

FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AGLI UOMINI DI FONTANELLA DI SPARTIRE I DIECI
DUCATI RIMASTI DEL CENSO DELL’ANNO PRECE DENTE A MARCHIONE DA FONTANELLA E A
GREGETTO, PROVISIONATI DUCALI.
Potestati et hominibus Fontanelle.
1451 agosto 16, Lodi.
Simo advisati como del censo nostro de l’anno passato ve restano apresso de vuy deci
ducati d’oro, li quali scripsemo fossero dati ad uno nostro provisionato tolto de novo, el
quale provisionato non vene a torgli, como simo certi che vuy homini debiati havere a
mente. Pertanto vogliati assignare li dicti deci ducati a Marchion da Fontanela et al
Gregetto, nostri provisionati, videlicet cinque al’uno cinque al’altro.
Laude xvi augusti 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
418
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE CHE GLI ACCERTINO
SE LA CASA DI MILANO DA LUI DONATA A MOZOLA APPARTIENE REALMENTE ALLA CAMERA
DUCALE.
99r Magistris intratarum extraordinariarum.
1451 agosto 17, Lodi.
Nuy havemo et donato una casa in Milano al Mozola, como credimo siati informati; et
perché non siamo ben chiari ch’essa casa drictamente specta ad quella Camera nostra,
vogliamo che de ciò ne habiati certeza, dela qual subito per le vostre littere ne avisareti
aciò sapiamo che fare.
Laude, xvii augusti 1451.
Cichus.
419
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL GIUDICE DEI MALEFICI DI LODI DI NON IMPICCIARSI DEL CASO DI
AMBROGIO CLOCARINI, DAZIERE E UFFICIALE DEL”DATIO DELLA SCANATURA” DI LODI , ESSENDO
COMPETENZA DEI MAESTRI DELLE ENTRATE E DEL REFERENDARIO DUCALE AMMINISTRARE
GIUSTIZIA CONTRO GLI ECCESSI DEI DAZIERI NELLA LORO ATTIVITÀ D’UFFICIO.
Iudici maleficiorum Laude.
1451 agosto 17, Lodi.
Li Magistri delle intrate nostre ve hanno scripto che non debiati dare impazo ad Ambroxo di
Clocarini, daciere et officiale del datio della scanatura de questa nostra cità, per casone de
uno excesso per luy comesso contra Stefano da Rivolta per le rasone allegate in la soa
lettera, quale haveti veduta et intesa; et perché ad essi Magistri, overo al Referendario
nostro de Lode pertene ministrare rasone in li excessi che se commetteno per li dacieri
exercendo li soy datii, ve committiamo et volimo che non gravati né lassati gravare el dicto
Ambroxo per questa casone, immo revocati ogni novità facta contra de luy, remettendo la
cosa al dicto Referendario, quale ministrarà rasone et exequendo in tutto la lettera delli
189

prefacti Magistri dele intrate.
Laude, xvii augusti 1451.
Cichus.
420
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO PER NON ESSERE
INTERVENUTI CON PAOLETTO LAMPUGNANI CHE TRATTIENE 1000 DUCATI ( I CUI INTERESSI IL
DUCA PAGA A GENOVA) “PERCHÉ DOMANDA RESTORO”. SI DIA A PAOLETTO QUANTO DI DIRITTO
DOVUTOGLI E LA RIMANENZA DEI 1000 DUCATI SIA DATA AD ANTONIO MINUTI
Dominis de Consilio secreto.
1451 agosto 17, Lodi.
Ne ha dicto Matheo da Pesaro, Magistro delle intrate nostre, che Pauletto da Lampugnano
da septembre in qua ha retenuto milli ducati in le mano quali may non ha vogliuto restituire,
perché domanda ristoro. Dela qual cosa ce maravigliamo et dolemo perché d’essi milli
ducati noy ne paghamo interesse a Zenoa et molto più ce maravigliamo de vuy che, essen-
dove più volte recordato ch’el se facesse expeditione a questo resto, ma non ne seti curati
de farlo né mettere executione a questo facto, che devevati bene pensare che quando
bene se gli dovesse fare restoro, pur restava nostro debitore de una gram parte de dicti
denari. Pertanto ve caricamo et volimo che, havuto da vuy el dicto Pauletto et chi altri ve
parerà, informati de questa facenda, faciati vedere diligentemente et bene le rasone d’esso
Pauletto, et trovando che gli debia fir facto ristoro, gli lo faciati fare, ma habiati bonissima
advertentia a non farglilo fare se de rasone non gli debi essere facto, et tutto quello restarà
dare provedeti ch’el dagha et exborsi subito et senza dillactione alchuna a ser Antonio de
Minuti et in questo vogliati mettere ogni studio et diligentia vostra et far per modo ch’essi
denari se habiano fra duy o tri dì.
Laude, xvii augusti 1451.
Cichus.
421
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GASPARE CONTE DI CONSENTIRE CHE IL SUO CANCELLIERE,
GIUSEPPE ARCHINTI, VENGA ADOPERATO PER UN PO’ NEI SERVIZI DEL DUCA.
99v Gaspari de Comite.
1451 agosto 17, Lodi.
Perché havimo casone de adoperare in li nostri servicii per bono tempo Iosep di Archinti,
tuo canzellero, te confortiamo et caricamo vogli essere contento et dargli licentia ch’ el pos-
sa venire a servirne, provedendote de uno altro canzelliero.
Laude xvii augusti 1451.
Cichus.
422
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIUSEPPE ARCHINTI VADA “IN QUALCHE LUOCHO OVE PURGHI
L’AERE PER ALCHUNI DÌ”, PERCHÉ POI LO MANDERÀ A CHIAMARE.
Iosep de Archintis.
1451 agosto 17, Lodi.
Perché havimo casone de adoperarti in li nostri servicii per uno bon tempo, volimo che
lassando el tuo officio a chi pertene, te reduchi in qualche luocho ove purghi l’aere per
alchuni dì et ne avisi del dicto loco, perché quando ne parerà el tempo mandarimo per ti.
190

Laude xvii augusti 1451.
423
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AGLI ANZIANI E AI DEPUTATI DI TORTONA DI NON POTERLI
ALLEGGERIRE DELL’ONERE DEI CAVALLI.
Anzianis et deputatis ad negocia Terdone.
1451 agosto 17, Lodi.
È stato qua noy Hector da Monte Merlo per parte vostra dal quale havimo pienamente
inteso la graveza che haveti de quelli cavalli, quali sono allozati in quella nostra cità,
preghandone cum instancia grande che gli vogliamo levargli et remettergli altroe,
considerato maxime la condicione pestiferra che è lì; al quale havimo resposto, como da
esso luy anchora intendereti, che noy voluntera ve compiacerissimo et ve levarissimo essa
graveza più che de bona voglia, ma certamente ne è impossibile, perché quanto più
pensamo tanto più cognoscemo perfectamente che non podimo fare altramente. Il perché
ve confortiamo ad havere paciencia et far al meglio che posseti perché nel tempo avenire
che le cose nostre se reformarano meglio, como speramo, vi certificamo che farimo tale
demonstracione bona verso vuy che cognoscereti perfectamente che noy ve haverimo
havuto compassione.
Laude, xvii augusti 1451.
Cichus.
424
FRANCESCO SFORZA DICE AL TORTONESE CARLO DE CUROLI DI PORTARSI PRESTO DA LUI.
Carulo de Curolis, civi Terdonensi.
1451 agosto 17, Lodi.
Havimo recevuto le toe lettere et inteso quello ne hay scripto et anche quanto ne ha referto
Hector de Monte Merlo tuo parente, dela qual cosa te rengraciamo. Et perché quella cosa
piutosto habia expedictione, te confortiamo che venghi presto da noy, como te dirà
anchora, parte nostra, Hector al quale crederay como a noy medesmi.
Laude xvii augusti 1451.
Cichus.
425
FRANCESCO SFORZA INFORMA LUDOVICO DA BOLOGNA DELLE LAMENTELE DELLA COMUNITÀ
PER IL COMPORTAMENTO DEI SOLDATI ALLOGGIATI NELLA CITTÀ E NEL CONTADO. NE CATTURI
QUALCUNO E LO PUNISCA. SE LUI NON SI SENTE DI FARE CIÒ, GLIELO FACCIA SAPERE : MANDERÀ
UN ALTRO IN SUA VECE.
100r Ludovico de Bononia.
1451 agosto 17, Lodi.
Ne è stato facta nova lamenta per parte de quella nostra comunità che per quelli nostri
soldati allogiati in essa cità et per lo contado gli sonno pur facte de molte et acerbe mole-
stie et robbarie et danni in le loro cose che hanno de fuora, del che molto se ne agravano.
Dela qualcosa molto se maravigliamo anchora noy né questo è ponto nostra intencione
perché, como per altre nostre poy havere bene inteso, noy non volimo che per alchuno
modo devi patire queste tale robarie; et per questa casone replicando, te commandiamo
che te sforzi havere nele mano quelli che fano questi mali, contra li quali volimo ne faci
191

punicione, ita che se abstengano dal malfare et se forsi non te bastesse l’animo de farlo,
avisane presto per toe lettere, perché noy mandarimo là uno altro in tuo luocho a chi baste-
rà l’animo de exequire compitamente quanto gli committerimo.
Laude xvii augusti 1451.
426
FRANCESCO SFORZA MANDA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LE LETTERE DEL PODESTÀ DI
LECCO IN RISPOSTA ALLE LORO.
Dominis de Consilio secreto.
1451 agosto 17, Lodi.
Ve mandamo qui incluse le responsive fa el nostro potestate de Lecho ad certe vostre
lettere, le quale havimo vedute et mandamole a vuy aciò le potiati anchora vuy vedere et
savere et intendere le dicte resposte fa esso nostro potestate ad quanto quello nostro Con-
silio gli ha scripto.
Laude xvii augusti 1451.
Cichus.
427
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA CHE RESTITUISCA LE BIADE E
LE ROBE DI NICOLOSO DA GUARCO TOLTEGLI QUANDO ANDÒ A PRENDERE POSSESSO DI
QUATTORDICI.
Locumtenenti Alexandrie.
1451 agosto 18, Lodi.
El nobile Nicoloxo da Guarcho ne ha cum lamenta significato che quando andasti a
prendere la possessione de Quatordece gli furono tolte certa quantità de formento, biada et
altra roba, la quale alchuni che se retrovono cum vuy alhora se obligarono (como lui dice)
di farglila restituire overo farglila pagare. Il perché essendo cussì, ve committiamo et volimo
che gli faciati restituire dicte soe biade et robbe overo pagharglile integramente, siché non
habia casone de retornare più da noy con tale lamenta.
Laude xviii augusti 1451.
Cichus.
428
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO DACREMONA DI LIBERARE DALLA PRIGIONE I
MAESTRI DA MURO DANDO ESSI PERÒ GARANZIA “DE STARE AD RASONE”. NON AVENDO MODO DI
DARE LÌ LA RICHIESTA GARANZIA, “VEDERAY DE PIGLIARLE DOVE TE LE VORRANNO DARE IN LE
TERRE NOSTRE, PURCHÈ SIANO SUFFICIENTE ET BONE”.
100v Bartholomeo de Cremona.
1451 agosto 17, Lodi.
Semo contenti et volemo facci liberare de presone quelli magistri da muro forum substenuti
in dì passati lì et ad Milano, facendote prima dare da caduno de loro da per sé idonee et
192

sufficiente sicurtate de stare ad rasone, et liberati seranno, a faray vedere ad quello
sonno tenuti et avisacene.
Data Laude xvii augusti 1451.
Perché non haveranno li dicti substenuti il modo de dare le sicurtate lì, vederay de pigliarle
dove te le vorranno dare in le terre nostre, b purché siano sufficiente et bone.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
a Segue vedere depennato.
b Segue dove depennato.
429
FRANCESCO SFORZA ESORTA COSIMO DE MEDICI A VOLER FARE AVERE AL MARCHESE DI
MANTOVA IL SUO PAGAMENTO PER CUI HA GIÀ MANDATO A FIRENZE, DA TEMPO, UN SUO MESSO
CHE ORA SOSTITUISCE CON UN ALTRO, CUI IL DUCA UNISCE IL SUO FAMIGLIO FRANCESCO DA
CUSANO.
Cosmo de Medicis.
1451 agosto 18, Lodi.
Continuamente ne haveti confortati che volessimo tenere acarezato et tractare bene lo
illustre signor marchese de Mantua et nuy fim qui l’havimo facto et tractatolo bene et gli
havimo facto meglio che gli havevamo promesso et cossì deliberamo far in lo avenire per
ogni respecto, maxime ch’el ne pare necessario de cossì fare. Esso signor marchese ne ha
facto fare lamenta che quantuncha più mesi passati habia tenuto lì uno suo messo per
havere lo spazamento suo, pur non l’ha possuto havere et gli è stato necessario tornare
senza effecto et per questo ha deliberato mandare uno altro de soy; et noy gli havimo
confortato et monstramo mandare Francisco da Cusano, nostro famiglio, per questa
casone. Però ve confortiamo et preghamo ve piaza recevere et acarezare lo messo del
prefacto signor marchese et ulterius instare et operare che sia presto spazato de quello
debbe havere. Et in questo piaza alla magnificentia vostra mettere quella diligentia che gli
pare expediente, aciò ch’esso signor marchexe resti contento et lo messo suo habia
casone de scrivere et referrire bene de quella eximia comunità.
Data Laude, die xviii augusti 1451.
Cichus.
430
FRANCESCO SFORZA IMPONE AL CAPITANO, E AGLI ALTRI UFFICIALI DEL DISTRETTO DI CREMONA
PER LA PROIBIZIONE DELLE BIADE, DI LASCIARE CHE CRISTOFORO GHISLENO POSSA ,
AVENDONE LA LICENZA DUCALE, CONDURRE DAL CREMONESE A MOZZANIGA CERTA QUANTITÀ
DI BIADA.
1451 agosto 19, Lodi.
102r Capitaneo et ceteris offitialibus nostris supra inhybitione bladorum districtus
Cremonensis.
Ne dice Christoforo Ghisleno, al quale concedissimo questi proximi dì licentia de poder
cavare del Cremonese certa quantità de biade, como pare per nostre littere sottoscripte de
nostra propria mane, directive a ti, capitanio, per condurre alla terra nostra de Mozaniga,
193

ch’el non gli fi servata per vuy dicta licentia, immo gli prohybiti el condurre la dicta biada. Et
perché volimo ch’el possa condurre liberamente quella quantità che se contene in esse
nostre prime littere, vi committiamo et volimo che non gli faciati inhybitione né contrarietate
alchuna, imo lassatilo condurre dicta biada ut supra, nonobstante alchuno ordine quale
havisti in contrario.
Data Laude, die xviiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
431
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DELLA LOMELLINA DI INDURRE GLI UOMINI DEL
TORRIONE A CONTRIBUIRE CON VINZAGLIO AL PAGAMENTO DELLA TASSA DEI CAVALLI DI
MORETTO DA SANNAZZARO, SISTEMATI A VINZAGLIO, SALVO FARE POI “RASONE” AGLI UOMINI
DEL TORRIONE SE PERSEVERASSERO NEL SOSTENERE DI NON ESSERVI TENUTI
Capitanio Lumelline.
1451 agosto 19, Lodi.
Como dei havere inteso, vertisse certa differentia tra li spectabili zentilhomini di Crotti, per
una parte, et gli soi homini del Torriono, per l’altra parte, perché loro zentilhomini voriano
che essi del Torriono contribuissino alla taxa di cavalli del spectabile messer Moretto da
San Nazaro, lozati in Vinzalio, dicendo loro essergli obligati, sì perché sono soi homini et
della iurisdictione de Vinzalio, sì etiamdio perché hanno sempre contribuito con Vinzalio
per respecto alli carichi occorrenti. Da l’altra parte, quelli homini dal Torriono dicono non
essergli attenuti, et allegano certi capituli del illustrissimo signor duca de Savoya con lo
illustrissimo quondam signor duca passato et da poy con noy. Et perché nostra intencione
è che questa differentia se decida, aciò ché li cavalli de messer Moretto, fra questo mezo,
non restino privati del dovere suo, te committiamo et volimo provedi che li homini del
Torriono contribuisano con Vinzalio per respecto alla dicta taxa, et se de questo se agra-
vesseno, intendi da poy una parte et l’altra et fargli rasone in modo che non habiano
legitima casone de lamentarse.
Laude xviiii augusti 1451.
Cichus.
432
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI PAVIA E GRACINO DA PISCAROLO
RACCOLGANO PER LA CONSORTE BIANCA MARIA, CHE “DE PRESENTE À PORTURITO UN FIGLIOLO
MASCHIO”, DA 700 A 800 DUCATI CHE CONSEGNERANNO AL FAMIGLIO DUCALE ANTONIO DA
DESIO.
1451 agosto 19, Lodi.
102v Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Ve scrivessemo ali dì passati che, per strictissima necessità dela illustre madona Biancha,
nostra consorte, volessevo recatare dinari sopra l’assignacione ha in quella nostra cità,
deinde ve mandassemo ad carricare et strengere per el spectabile Angello Simoneta, no-
stro consigliero, che, postpostis omnibus, gli recatassevo dinari pur su dicta assignacione
che non è facto segondo n’è referito Agustino da San Nazaro, del che ne rentresce. a Et
194

perché de presente à parturito uno figliolo maschio per divina gratia et veresimiliter haverà
più bisongno vi caricamo et stringimo et adiuramo, per quanto haviti ad cara la gratia
nostra, che, se dovesti butare sottosopra ogni cosa gli rechataty sopra essa sua assigna-
tione ducati sette b o octo cento, mandandogli subito per Antonio da Desio, nostro
famiglio presente portatore, el quale mandiamo lì per questa casone et al quale crederiti
superinde como faristi ala nostra c propria persona.
Data Laude, die xviiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Così in A.
b Segue ce depennato.
c Segue pro pa depennato.
433
FRANCESCO SFORZA IMPONE A MAGISTRO ZUCHINI, INGEGNERE, DI MANDARGLI SUBITO IL
FIGLIO
Magistro Zuchino inzenierio.
1451 agosto 19, Lodi.
Per certe nostre facende volimo che tu mandi qua a nuy subito tuo fiolo et questo sia
domatina et non sia fallo per cosa del mondo.
Laude xviiii augusti 1451.
Cichus.
434
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL VICARIO DI CALVATONE FACCIA SPEDITA GIUSTIZIA
ALL’UOMO D’ARME DUCALE ANTONIO BIANCO CHE VA DA LUI PER LA DOTE DELLA MOGLIE.
Vicario Calvatoni.
1451 agosto 19, Lodi.
Vene lì Antonio Biancho, nostro homo d’arme presente exhibitore, per casone della dote
della mogliere, como da luy intenderai. Pertanto volimo gli faci rasone sumaria et expedita
per modo sia satisfacto de quello debitamente deve havere, siché possi subito tornare da
noy. Et non manchi.
Laude xviiii augusti 1451.
Cichus.
435
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CANCELLIERE TESEO CHE ALL’UOMO D’ARME DUCALE ANTONIO
BIANCO, CUI HA TOLTO L’ALLOGGIAMENTO, NE DIA UN ALTRO E CHE A LUI, COME AGLI ALTRI
UOMINI D’ARME SISTEMATI NEL PIACENTINO, VENGANO DATE LE TASSE LORO SPETTANTI.
103r Theseo canzellerio.
1451 agosto 19, Lodi.
Ne maravigliamo che, segondo siamo informati, tu hay tolto el logiamento suo ad Antonio
Biancho, nostro homo d’arme, et non gli hay proveduto de uno altro. Pertanto volimo che,
havuta questa, debi provedergli de allogiamento provedendo anchora che luy et gli altri
195

nostri homini d’arme, allogiano in Piacentina, habiano le taxe loro per lo tempo passato et
per l’avenire, in modo non habiamo più querella.
Laude xviiii augusti 1451.
Cichus.
436
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GALEAZZO CASTIGLIONI DI PORTARSI DA LUI.
Galeatio de Castigliono.
(1451 agosto 19, Lodi.)
Galeazo, volimo che, subito veduta la presente, vengni qui da nuy, senza exceptione et
repplicatione alchuna.
Data ut supra.
Cichus.
437
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL REVERENDO ANTONIO PUSTERLA CHE GLI FACCIA SUBITO
AVERE L’ATTESTAZIONE SCRITTA DELLA VERA ENTRATA ANNUA DEL PRIORATO DI VOLTORRE.
Reverendo domino Antonio de Pusterla.
1451 agosto 18, Lodi.
Certo bono respectu reverenciam vestram hortamur ac oneramus ut nobis indilate mittat
vestris litteris annotatam veram annuam intratam prioratus Voltorii, quod nobis gratum erit.
Laude xviii augusti 1451.
Cichus.
438
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARIANO DI CALABRIA DI IMPRIGIONARE L’ALBANESE, IL
BRESCIANO E IL MATTO, FAMIGLI DI GIOVANNI TURCO, ASSASSINI DI UN SUDDITO DEL MARCHESE
DI MANTOVA.
Mariano de Calabria.
1451 agosto 18, Lodi.
Perché l’Albaneso, el Bressano et el Matto, che sono famigli de Iohanne Turcho, hanno
morto uno homo, subdito del illustre signor marchese de Mantoa, il che havimo havuto
molestissimo perché desideramo et amamo non altramente la salute delli subditi della
signoria soa como deli nostri medesmi, vogliamo et cossì te commandiamo che li dicti
prenominati famigli li faci prehende personalmente et destenere, et deinde avisandone et
non relaxandoli donec noy te scrivemo altro.
Laude xviii augusti 1451.
Iohannes.
439
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI CREMONA DI PROCURARE
GRANO “PER OGNI MODO ET VIA” PER LA GENTE D’ARME , INUTILMENTE MANDATA ALLA SUA
RICERCA, E ANCHE PER GLI UOMINI DELLA SQUADRA DI ALESSANDRO VISCONTI.
196

103v Referendario et thexaurario Cremone.
1451 agosto 19, Lodi.
Ali dì passati, essendo noy a Cremona, vi facimo fare commissione de rechatarce certa
quantità de grano per dare ad alchune delle nostre gente d’arme, ale quale havendo noy
facto fare el scripto per havere dicto grano, hano facto la via frustra cum sua spesa et
danno et sono retornati a noy et facto lamenta de non haverlo havuto, che a noy è spiazuto
assay. Pertanto volimo che, postpositis omnibus, per ogni modo et via rechatati tanto for-
mento quanto montano li scripti, quali già ve havimo scripto superinde et etiam per la
squadra de Alexandro Vesconte che monta centoseptantanove stara a quella mesura. Hoc
igitur exequamini senza veruna altra replicacione de nostre lettere, altramente ve manda-
rimo tutte le gente alle spalle a voy.
Laude xviiii augusti 1451.
Cichus.
440
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CASTELLANO DI SAN COLOMBANO DI RESTITUIRE AGLI UOMINI
DELLA “VILLA DE BORGHETTO” LA CAMPANA TOLTA LORO DAL PRECEDENTE PODESTÀ INNOCENTE
COTTA. VUOLE CHE , QUANDO SARÀ A LODI, GLI MANDI DEI FICHI, STUPITO CHE GLIELI DEBBA
CHIEDERE.
Castellano Sancti Columbani.
1451 agosto 19, Lodi.
Li homini della villa de Borghetto hanno mandato qui da noy et se gravano dicendo che al
tempo che Inocente Cotta teneva quello luocho de San Columbano, fece togliere una cam-
pana quale era nella chiesa de San Bartolameo nella dicta villa de Borgetto, preghandone
gli la faciamo restituire. Pertanto siamo contenti et volimo, essendo lì la dicta campana et
che sia soa, como loro dicono, gli la faciati restituire et restituiti et non manchi. Ceterum
volimo che ogni matina, quando siamo qui a Lode, provedi habiamo dele fiche che doveria
pur arderti la consientia ad non ce ne fare portare senza che noy te lo scrivissimo.
Laude, xviiii augusti 1451.
Iohannes.
441
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MELZO DI FAR AVERE I TRE CARRI CHE IL
VICARIATO DI MELZO DEVE A BARTOLOMEO DA CREMONA PER I LAVORI DI CASSANO,
PORTANDOSI DI PERSONA , SE NECESSARIO, PER VINCERE L’OPPOSIZIONE DELLE “VILLE DE
FUORA”.
104r Potestati Melzii.
1451 (agosto) 19, Lodi.
Non gli è rimedio, segondo ne scrivi Bartholomeo da Cremona ch’el possa havere quelli tri
carri tochano ad quello vichariato per lo lavorerio da Cassano et, secondo luy ne scrive,
questo procede per rispecto deli zentilhomini hanno facto sbarare le ville de fuora, dove
non poy mandare ad fare comandamenti, de che ne maravigliamo. Pertanto volimo et te
commandiamo, se hay cara la gratia nostra, provedi che Bartholomio senza alchuna
exceptione habbia li dicti tri carri, et se cussì fusse che li toy non possano andare ad fare li
comandamenti nelle ville et se bene gli vanno, che non siano obediti, te commandiamo ad
197

pena della disgratia nostra che tengni tal modo che, se bene gli dovessi andare im
persona, che como li carry che vanno ad lavorare siano fuora delle ville, li fazi pigliare et
immediate mandarli ad Bartholomeo che gli siano consignati et provedi in modo che
Bartholomeo non habbia ad scriverne più et che cognoschamo te sappi fare obedire.
Laude, die xviiii (augusti) MCCCCLI.
Cichus.
442
FRANCESCO SFORZA SI DISPIACE CON MELCHIONE DA MARLIANO PER LO STATO DI SALUTE SUO
E DEI SUOI. GLI FA PRESENTE DI AVERE ORDINATO CHE AMBROGIO TRIVULZIO POSSA AGGIRARSI
PER IL CASTELLO E VUOLE CHE SI USI OGNI SOLLECITUDINE CON LA MOGLIE DI AMBROGIO IN
MODO CHE SI POSSANO AVERE QUANTO PRIMA I DENARI.
Melchioni de Marliano.
1451 agosto 19, Lodi.
Havimo recevuto doe tue lettere et cum displicentia inteso lo caso della infirmità tua et dilli
tui. Per lo amore portamo ad ti et ad tucta la casa tua, confortandoti atendi ad guarire, et ad
satisfatione nostra ne advisa spesso del miglioramento tuo et deli tuy, perché ne haverimo
piacere assay, avisandote che fino ne partimmo da Cremona ordinassimo che Ambroxio da
Trivultio potesse andare per lo castello ad suo piacere como andava prima. Siché te
caricamo usi ogni dilligencia et solicitudine cum la donna del dicto Ambroxio per modo
possiamo quilli dinari et quanto più presto sia possibile.
Data Laude, die xviiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
443
FRANCESCO SFORZA INVIA A BARTOLOMEO DA CREMONA LA LETTERA CHE DOVRÀ FAR
RECAPITARE AL PODESTÀ DI MELZO PER AVERE I TRE CARRI CHE IL VICARIATO LOCALE DEVE
MANDARE.
104v Bartholomeo de Cremona.
1451 agosto 19, Lodi.
Havimo recevuto le tue lettere et inteso quello ne scrivi delli carri non hay potuto havere dal
podestà de Melzo et le altre cose ne scrive per la alligata. Restamo de tucto advisati, et
dolene non habbi potuto havere li dicti carry, ma nuy scrivimo per l’aligata al dicto podestà
per modo ti mandarà li carri, la quale gli mandaray, et ne avisarà como haveray facto, cussì
questo referendario te mandarà subito dinanari a . Le altre cose havemo inteso.
Laude xviiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
a così in A.
444
FRANCESCO SFORZA RINGRAZIA L’UFFICIALE DELLE BOLLETTE DI CREMONA PER LE
INFORMAZIONI CIRCA QUANTO SUCCEDE “DAL CANTO DE LÀ DEL FACTO DE QUELLI AMICI”. VUOLE
CHE CONTINUI A DARGLI INFORMAZIONI
Offitiali bullectarum civitatis Cremone.
1451 agosto 19, Lodi.
198

Havimo recevuto la tua lettera et inteso quello ne scrivi de quello hay inteso da quello vene
dal canto de là del facto de quelli amici. Non respondemo altro se non che te commen-
dimo et li advisi tuy a nuy sonno stati gratissimi, confortandote ad voler sforzarti di persen-
tire più oltra delli modi tengono et avisarci de tucto quello sia importante.
Laude, die xviiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
445
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI DA CAVIZZANO, CAPITANO DI CASTEGGIO, FACCIA
LA COMMISSIONE GIÀ AFFIDATA AL FAMIGLIO DUCALE ALBERTO SANTO, CHE PERÒ NE È
IMPOSSIBILITATO. FA PRESENTE CHE SI DIA SU PEGNO IL VINO AI SOLDATI OVVIAMENTE DA CHI
NE HA.
Iohanni de Cavizano, capitaneo Clastigii.
(1451 agosto 19, Lodi.)
Perché Alberto Sancto, nostro famiglio, s’è lamentato, volimo, et te committiamo debbi
exequire tu la commissione nostra quale havevamo facto in tucti duy, perché luy non gli pò
attendere; et ulterius volimo che ad quelli soldati nostri suso li pengni loro fazi dare del vino
ad rasone de meza brenta per bocha al mese, intendando che se toglia del vino da quelli
ne hanno et non da quelli che non hanno, perché non volimo già che chi non ne ha non
compri per dare alli soldati.
Data ut supra.
Cichus.
446
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI COLLATERALI GENERALI CHE NON VENGA FATTA ALCUNA
TRATTENUTA A VENTURINO BRAMBILLA, CASTELLANO DEL CASTELLO DI LODI, NONOSTANTE NON
ABBIA FATTO LA MOSTRA CON BALESTRIERI E PAVESANI.
105r Collateralibus generalibus.
1451 agosto 20, Lodi.
Nonobstante che Venturino de Brambilla, castellano nostro del castello de questa cità, da
qui indreto per lo tempo che luy è stato in lo dicto castello, forsi ale volte a che gli sono
state facto le monstre, non sia comparso cum balestreri et pavexani, segondo li ordini
nostri della bancha et haverà però tenuto tutte le paghe ch’el deve tenere, ve dicemo et
dechiaramo che nostra intencione non è che per questa tale casone in lo suo salario et
provisione gli sia facta alchuna retencione né novità havendo, como havimo dicto, tenute
tutte le soe paghe, o pavesani o balestreri che siano state, li quali tutti ad noy sono devoti
et fidati. Ma volimo che da qui indreto gli calculati et saldati tutte le soe rasone et cussì gli
ne faciati fare ogni scriptura et bollecta oportuna, siché luy habia lo dovere suo, como è la
intencione et voluntà nostra; dechiarandove anchora similmente che da qui inanze, in tutte
le monstre che gli fareti fare, purché luy comparischa cum tutti li fanti che deve tenere o
siano balestreri o pavexani, non intendimo che per dicta casone gli sia facta alchuna
molestia in le soe paghe, ma lo tractati segondo che de sopra havimo dicto, deportandovi
in modo che per questa casone non bisogni ve ne scriviamo più. Et cossì anchora gli
observareti ad unguem la lettera della sua castellania che gli havimo facto fare de presenti,
como intenderiti, nonobstante che la lettera facia mencione pro medietate balistariorum et
alia mediate b pavexiorum, la quale havimo facto fare per observare li ordini dela bancha,
199

ma non intendimo che per questa se vengha ad derogare ad quello havimo dicto de sopra,
purché luy tengha tutti li soi fanti che deve tenere, como havimo dicto.
Laude xx augusti 1451.
Cichus.
a Segue che in interlinea.
b Così in A.
447
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PIACENZA DI FARGLI AVERE, TRAMITE IL
CANCELLIERE DUCALE PIETRO SANTO, I NOMI DEI “NAVAROLI” DUCALI ABITANTI A PIACENZA E
NEL PIACENTINO, ESENTI AL TEMPO DI FILIPPO M. VISCONTI E ANCHE AL PRESENTE.
Referendario Placentie.
1451 agosto 20, Lodi.
Volimo che subito mandati qui in mano de Piero Sancte, nostro cancelliero, li nomi de tucti
li nostri navaroli et che sonno usati de operarse in li nostri servicii et habitano in Piasenza
et im Piasentino, li quali erano exempti al tempo dello illustrissimo signor duca passato et
che sonno exempti al presente. Et questo fati senza alchuna dimora.
Data Laude, die xx augusti MCCCCLI.
Iohannes.
448
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SIMONE DA SPOLETO DI DIRE A FRANCESCO SECURI CHE FACCIA
ANDARE DA LUI GOTIFREDOGIOVANNI DA BOLOGNA E GIOVANGRANDE PERCHÉ SISTEMERÀ LA
FACCENDA LORO CON BARTOLOMEO COLLEONI.
105v Ser Simoni de Spoleto.
1451 agosto 20, Lodi.
Respondendo ad una tua, dicimo quanto ala parte de Gotifredo Zohanne da Bolongna et
Zohangrande che essi hanno havuto praticha cum el magnifico Bartholome Coglione de
condurse seco et alora rechedevano a luy molto mynore conditione de cavalli et de dinary
che non fano adesso. Nondimeno ne pare, et cussì volimo dichi a Francesco Securi, che li
facia vinire, perché aconzaremo el facto loro cum esso Bartholomeo in modo che restaran-
no contenti.
Ex Laude, die xx augusti MCCCCLI.
Cichus.
449
FRANCESCO SFORZA ASSICURA GIOVANNI FILIPPO FLISCO DI UN EGUALE, ANZI MIGLIOR
TRATTAMENTO DEI SUOI UOMINI RISPETTO A QUELLO DEI DUCALI. HA AFFIDATO AL CANCELLIERE
DONINO LE RISPOSTE DA DARGLI. SI DICE INFORMATO DEI FATTI DI GENOVA PER QUANTO GLI HA
SCRITTO E VI RIMANDA ANTONIO GUIDOBONO PER AVERE ULTERIORI RISPOSTE.
Iohanni Filippo de Flisco.
1451 agosto 20, Lodi.
Havemo veduto molto volentera le vostre littere et inteso quanto ne scriviti et etiam quanto
ne ha dicto, viva voce, ser Donino cancellero per parte dela vostra magnificentia. Dicimo
breviter quanto ala parte de l’homini vostri che sianno agravati contra el dovere et preter lo
200

usato, che nostra intencione è che li vostri, qualli reputamo nostri, sianno benissimo tractati
et favoriti como li nostri proprii et anche uno punto meglio et cussì provederemo cum
effecto che l’homini vostri non haverano casone de lamentarse et darimo intendere a tutti li
nostri officiali et subditi che non manco havimo caro li vostri che li nostri, qualli habiamo più
cari et accepti. La magnificentia vostra intenderà dal prefato ser Donino el spazo et respo-
ste gli havemo date circa l’ambassate vostre, siché a luy crederiti quanto a nuy proprii,
ponendo per certo et firmo che in tutte quelle cose concernerano lo vostro bene, honore et
utile, non manco gli serimo caldi che ale nostre proprie. Quantum autem ale novelle da
Zenoa, restiamo avisati de quello ne scriviti et, havendo remando in là Antonio Guidobono,
aspectamo resposta da vuy et da luy.
Laude xx augusti 1451.
Cichus.
450
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA, COME HA GIÀ FATTO CON IL
VICARIO DEL VESCOVO E CON VINCENZO DI NON INFASTIDIRE GLI UOMINI DI GIOVANNI FILIPPO
FIESCO CHE SONO A BORGO VAL DI TARO CON LA RICHIESTA DI PAGARE “UNO PALIO PER
OBLACIONE”.
106r Domino locumtenenti Placentie.
1451 agosto 20, Lodi.
Havendo facto fare lamenta a nuy el magnifico Iohanne Filippo dal Fiesco che per el vica-
rio del vescovo et l’officiali de quella nostra cità sino artati l’homini suoi a Borgo Val de Tar-
ro ad pagare uno palio per oblacione, al quale may non forano obligati né pagarono, et per-
ché nuy ce studiemo compiacere al prelibato Iohanne Filippo maxime in le cose iuste et
ragionevelle, havemo scripto al predicto vicario et anche a Vicentio che desistano dale mo-
lestie et cossì ancora scrivemo a vuy che faciati desistere, havendo insuper recomendati in
le cose occurenti quilli del prelibato Iohanne Filippo quanto honor et honestas paciatur.
Laude xx augusti 1451.
Cichus.
451
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL VICARIO EPISCOPALE DELLA CURIA DI PIACENZA E A VINCENZO
AMIDANI DI NON INFASTIDIRE GLI UOMINI DI GIOVANNI FILIPPO FIESCO IN BORGO VAL DI TARO
PER IL “ PAGAMENTO D’UNO PALIO PER OBLACIONE.”
(1451 agosto 20, Lodi.)
Vicario episcopalis curie Placencie et Vicencio de Amidanis.
Se grava el magnifico Iohanne Filippo dal Fiesco che vuy vicario voliti artare l’homini suoi
de Borgo Val de Tarro al pagamento d’uno palio per oblacione, ala quale, segondo che
esso ne ha facto exponere, non sonno obligati né vivo homo che se ricorda pagasero mai
tal palio; et per questo ce rechede non vogliamo patire che li sia imposta questa nova et
insolita graveza. Adoncha per lo debito dela rasone, se cossì è che non sianno soliti a
pagare et etiam per la affectione et intrensecheza havimo cum dicto Iohanne Filippo, a nuy
non pare, né volimo, che diati tal graveza a dicti suoi homini, et perché, como tu Vicencio
debbi sapere, cerchemo de retenerce bene disposti et amici tali homini, provede non se
habia più casone lamentare de questo cum noy.
Laude ut supra.
Cichus.
201

452
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI VALLE MOZZOLA DI
CESSARE DI MOLESTARE GLI UOMINI DI GIOVANNI FILIPPO FIESCO.
Potestati, comuni et hominibus Vallismozole.
1451 agosto 20, Lodi.
Siamo informati, per querella del magnifico Iohanne Filippo dal Fiesco che vuy molestati et
turbati la iurisdicione deli soi homini da Borgo contra ogni rasone et consueto, che non ne
piace ponto, avisandove che in rasone, et non altamente, amemo et havemo caro esso
Iohanne Filippo et li suoi como li nostri proprii. 106v Et pertanto volimo et ve comandiamo
che debiati desistere da ogni novitate et perturbatione contra li dicti suoi homini da Borgo,
fin a tanto che ve scriveremo altro.
Laude xx augusti 1451.
Cichus.
453
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMAZZO DA SALERNO DI LIBERARE I DUE UOMINI DI
GIOVANNI FILIPPO FIESCO, TRATTENUTI PER LA TASSA DEI CAVALLI, CUI, SECONDO GIOVANNI
FILIPPO, ESSI NON SONO TENUTI A CONTRIBUIRE.
Domino Iacomacio de Salerno.
(1451 agosto 20, Lodi.)
Ne ha facto far lamenta el magnifico Iohanne Filippo dal Fiesco per duy suoi homini, qual
dice haveti facto sostenere per casone dele taxe de cavalli da Varsio, ale qualle luy non
pretende essere obligato. Per compiacerli adonca, attenta la intrinsecheza havemo cum
luy, al qual compiaceressimo in molto maior cosa, volimo che subito, senza veruna
exceptione, voi faciati relaxare dicti suoi homini et senza spexa, et ulterius volimo che in
tutte le cosse occorerano siati propicio et favorevele a l'homini del prelibato Iohanne Filippo
quanto ali nostri proprii.
Laude, ut supra.
Cichus.
454
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SAGRAMORRO VISCONTI CHE LE GENTI D’ARME NON PRENDANO
FIENO DA QUELLA COMUNITÀ CHE “ È TROPPO EXCESSIVAMENTE GRAVATA”.
Domino Sagramorro Vicecomiti
1451 agosto 20, Lodi.
Sonno stati da nuy duy homini di quella terra lamentandose per parte dela comunità che
quelle nostre gente d’armi voleno del feno da loro, et perché, como sapiti, è troppo excessi-
vamente gravata quella terra et, quande le zente d’arme fosseno partite per taxa, non gli
ne tocharia tante, ne pare, et cussì vi confortiamo et carichamo che, fino a tanto se trovarà
dela stopia, vagliati provedere non gli sia tolto el feno, ma governato fin ala invernata. Et
ulterius, perchè siamo certi faranno el dovere per respecto ale lingne, vogliati provede che
le predicte zente se deportino honestamente, che ne sarrà gratissimo.
202

Ex Lodi, die xx augusti 1451.
Cichus.
455
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI BOSCO CHE
OSSERVINO NEI RIGUARDI DEL GIUDEO, SUO UOMO D’ARME, L’ESENZIONE “ IN QUELLA FORMA
CHE GLI È OBSERVATA PER LO PASSATO”.
Potestati, comuni et hominibus Boschi.
(1451 agosto 20, Lodi.)
El Zudeo, nostro homo d’arme, se grava che vuy non gli voliti observare la exemptione,
quale gli fo concessa fin ala prima volta fino che nuy non hebbemo quella terra. Pertanto
maravigliandoce di questo vi commettiamo et volimo che observati la exemptione del dicto
Zudeo in quella forma che gli è observata per lo passato senza exceptione et contradic-
tione alchuna.
Data ut supra.
Cichus.
456
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICOLA ARCIMBOLDI CHE LUNEDÌ AVRÀ IL DENARO. LO INFORMA
CHE, DOPO ESSERE STATO PER CINQUE O SEI GIORNI A VIGEVANO RITORNERÀ A LODI DA DOVE
LO MANDERÀ A CHIAMARE.
107r Domino Nicholao de Arcenboldis.
1451 agosto 21, Lodi.
Respondendovi ad quanto ne haviti scripto circha el spazamento vostro, dicimo che lunedì
che vene verisimilmente sariti spazato del dinaro debiati andare ad Sancto Anzelo fornito
delle cose perchè nuy, ozi o domano, andarimo a Vigevano et ritornarimo qua fina a cinque
o sey dì, et como sarimo zonti mandarimo per vuy et ve expedirimo, avisandovi che nuy
scrivimo per l'aligata a Iacomo del Bolognino che ve recepti et proveda de stantia.
Ex Laude, die xxi augusti MCCCCLI.
Cichus.
457
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE PAGHINO LA
“SPESA PER DOE BOCHE” A MAYSTRO ZANINO DA MONTESIA CHE CURA SUO FRATELLO
GIOVANNI.
Regulatory et Magistris intratarum.
(1451 agosto 21, Lodi.)
Zià più dì maystro Zanino da Montesia, ciroico et barbero in Milano, attende alla cura del
magnifico Zuhanne, nostro fradello, et perché non è honesto ch’el stia lì per niente, ne pare
et cussì volimo che almancho gli faciati provedere della spesa per doe boche.
Data ut supra.
Cichus.
203

458
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL COMMISSARIO DI SANT’ANGELO CHE ANDRÀ LÌ PER CINQUE O
SEI GIORNI IL CONSIGLIERE DUCALE NICOLA ARCIMBOLDI. VUOLE CHE GLI SI PROVVEDA UNA
SISTEMAZIONE DECOROSA.
Comissario sancti Anzeli.
(1451 agosto 21, Lodi.)
Havimo ordinato che misser Nicholò Arcimboldo, nostro consigliero, quale havimo
deliberato mandare alle parte inferriore per nostre facende, venga lì per cinque o sey dì
che nuy andarimo a Vigevano et tornarimo qua. Pertanto volimo che lo recepti in quella
terra et gli providi de stantia et gli fazi honore et ogni bona recoligentia.
Data ut supra.
Cichus.
459
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PARMA DI IMPORRE AI RENITENTI A
PRENDERE IL SALE DI RILEVARNE TANTO QUANTO NE LEVAVANO AL TEMPO DI FILIPPO M.
VISCONTI.
Referendario Parme.
(1451 agosto 21, Lodi.)
Havimo veduta la lista che hay mandata ad Angelo nostro a conscigliero de quilli che non
voleno levare el sale. Pertanto volimo admoniati caduno che levi la sua parte del sale in la
forma che lo levavano al tempo dela bona mimoria delo illustrissimo quondam signore
passato, et quando fussino renitenti ad levarlo, alhora volimo astringe caduno a torre la
parte sua nel modo dicto de sopra, usando in questo ogni studio et dilligentia tua, perchè
l'intentione nostra è che caduno levi cussì de presente sotto nuy como lo levavano sotto el
signore passato, puniendo et comdemnando l'inobedienti segondo che meritarano.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue fa depennato.
460
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TESEO DA SPOLETO DI NON COSTRINGERE I CITTADINI DI
PIACENZA A PAGARE LE TASSE PER I PROVISIONATI: ESSI SONO TENUTI A DARE A DETTI SOLDATI
SOLO STRAME E LEGNA.
107v Theseo da Spolito.
1451 agosto 20, Lodi.
Sonno venuti qua da nuy li ambasadori di quella cità nostra de Piasenza querellandose
perché pare li voglii astrengere ad pagare le taxe per quelli nostri provvisionati, dela
qualcosa si meravigliamo, se cussi è, et perché, como tu say, nuy non ti ordinassimo may
che li facessi pagare taxe per dicti provisionati. Ideo ti commitiamo et volemo che non li
astrenzi a pagar le dicte taxe, nisi tantum a darli del strame et dele legne sicondo che è
l'ordine nostro.
204

Data Laude, die xx augusti 1451.
Cichus.
461
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA CHE VORREBBE SI PONESSE FINE
ALLA VERTENZA TRA I CITTADINI RUSTICANI E I VILLANI, CHE VORREBBERO INDURRE I RUSTICANI A
PAGARE “CUM LORO INSIEMA “ I CARICHI LORO INCOMBENTI. IL DUCA IMPONE DI SENTIRE LE
PARTI PER PORRE FINE A DETTA “DIFFERENTIA “ ENTRO DIECI O DODICI GIORNI.
Locumtenenti Placentie.
(1451 agosto 21, Lodi.)
Li ambasadori di quella nostra cità sonno venuti qua da nuy et inter cetera ne hanno
exposito che vertisse certa differentia tra li citadini rusticani per una parte et li villani per
l'altra per cason deli carichi incombenti ad quella dicta nostra cità et contado vel districto, li
qualli carichi voriano, predicti vilani, che essi citadini rusticani li substinessino et pagasseno
cum loro insiema, alegando, dicti citadini rusticani, pagare et contribuire insiema cum la
predicta cità. Et perché sopra la dicta differentia ne hanno facta certa declaratione li
spectabili del nostro Consilio secreto perché se metta hormay fine alla dicta differentia, vi
commitiamo et volemo che, havendo vuy la dicta declaratione et intendendo quanto vogliano
dire le dicte parte et quanto ciaschaduna di loro vogliano alegare in favore suo, dobiati
levare et a tollere la dicta differentia et providere secondo che vi parerà fare de rasone,
ita che ne l'una parte né l'altra non se habia a llamentare iustamente, refferendovi sempre
alla declaratione predicta. Et questo volimo che faciati fra lo termino de x o xii dì.
Laude, die xxi augusti 1451.
Cichus.
a Segue togliere depennato.
462
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUCA SCLAVONE, CONNESTABILE DUCALE, CHE L’AIUTEREBBE ,
MA DENARI NON NE HA. ABBIA PAZIENZA.
108r Luce Sclavoni, conestabili nostro.
1451 agosto 20, Lodi.
Havimo recevuto la tua littera per la quale ne scrivi del bisongno tuo et delli tuy et de quelli
sonno infirmati, ala quale rispondendo te dicimo che del bisongno vostro siamo certissimi
et della infirmitade de quilli tuoy havemo havuto grandissimo dispiacere, certifficandoti che,
havendo nuy el modo al dinaro, di bonissima voglia provediriamo de presente al facto tuo,
ma in vero, al presente, non retrovamo havere veruno. Speramo ben prestissimo havere el
modo che porimo contentare ti et li altry et alhora ne recordarimo deli facti vostri, sichè in
questo confortiamo ti et li tuy ad havere patientia.
205

Data Laude, die xx augusti MCCCCLI.
Cichus.
463
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI DA BALBIANO, CONTE DI CHIAVENNA E
COMMISSARIO NELLE PARTE OLTRAPADANE, LO INFORMI SU COSA È VERAMENTE AVVENUTO A
CASTELNUOVO TORTONESE, DOVE, SECONDO LUDOVICO DA BOLOGNA , SI È IMPEDITO DI
INDAGARE SULLE FRODI E HANNO SPALLEGGIATO I “FROXATORY”. CHIEDE ,INOLTRE, DI SAPERE
SE GLI UOMINI D’ARME DUCALI HANNO UCCISO L’UOMO DI CUI PARLA LUDOVICO.
1451 agosto 21, Lodi.
Domino Iohanni de Balbiano, comiti Clavenne et commissario in partibus ultrapadanis.
Siando occorso uno sinistro caso, del quale molto ce rincresce, como vederite per le littere
de Loduico da Bolongna, quale ve mandiamo introcluse, la comunità de Castellione a de
Tertonese ne ha mandato per suy ambasiatori ad significare la cosa altramente che non
scrive esso Lodovico. Nos autem desiderosi sapere la virità della cosa, aciò che essendo
vero che l’homini de Castellino a habbiano vetato far l'offitio alli nostri che hanno
commissione de cerchare le fraude et facto spalle ad quilli froxatory che guastano l’intrate
nostre, sapiamo che fare et per lo simili se li nostri homini d’arme havessero morto quello
homo del quale la littera fa mentione, se facia iustitica. Volimo et ve committimo che,
vochatis vochandis, de l'una parte e de l'altra, vi studiati cum ogni dilligentia sapere como
sia passata la cosa, et de quanto trovariti ne avisariti per vostre littere. Et trovando che
l'homini de Castelnovo habbiano torto, avisatine subito non gli facendo perhò altra novitate
fin a tanto che haveray la risposta nostra, ma trovando che l'homo d'arme habbia
commisso l'homicidio per altra casone che per le froxatione del sale, avisatice similiter,
aciò che se ne facia condingna punitione et iustitia.
Data Laude, die xxi augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Intendasi Castelnuovo.
464
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DELLA MARTESANA DI AVERE SCRITTO AL
CONSIGLIO SEGRETO DI MANDARE “ DOE PERSONE SUFFITIENTE ET IDONEE AD MALGRATO” CHE
FACCIANO CONDURRE LE BIADE LÌ PER FARE DEL PANE DA MANDARE A LECCO INSIEME ALLE
“BIAVE”, EVITANDO CHE QUESTE MIGRINO FUORI DEL TERRITORIO SFORZESCO.
108v Capitaneo Marthesane.
1451 agosto 21, Lodi.
Aciò che nela terra nostra de Lecho non manchino victualie et che anche sotto pretesto
d'essere conducte ad Lecho non fosero conducte altrove fuora del territorio nostro, nuy ha-
vimo scripto al nostro Consiglio che mandi doe persone suffitiente et idonee ad Malgrato, le
quale doe persone volimo habbiano cura de fare condurre delle biave lì ad Malgrate et far
fare del pane lì, poy del pane et delle biave mandare ad Lecho, como da loro intenderiti.
206

Però volimo ve intendati cum loro, ponendo in questo tale ordine inseme cum loro che
quelli da Lecho habbiano da vivere, ma che anche le biave non possano andare fuora del
territorio nostro. Et in questo habiati bona advertentia, ma provedi che li homini de quello
luocho non habbiano cagione abandonarlo per necessitade de victualie et de vivere.
Data Laude, die xxi augusti MCCCCLI.
Cichus.
Thome de Nugarolo.
465
.
Ad ciò che in quella nostra terra de Lecho non manchino victualie. a
a Il testo è depennato.
466
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI CHIAPANO DI SOLLECITARE GLI INOBBEDIENTI “A
CONTRIBUIRE ALLI LAVORERY DE QUELLA CITADELLA”. PROCEDA ALLA ESECUZIONE
DELL’ESEMPLARE CONDANNA DI QUELLI DI SEZADIO, AVVISANDONE DI CIÒ GIOVANNI DI
ALESSANDRIA.
Iohanni Chiapano
1451 agosto 23, Lodi.
Respondendo ad quello ne haviti scripto a toe date a xx del presente circha el facto deli
inobedienti a contribuire alli lavorery de quella citadella, et inteso el parere tuo, quale ne
piace et comendiamo grandemente, scrivimo per l'aligata ad quella nostra comunità et a ti
in la forma rechesta. Hay adoncha a solicitare questa cosa in la forma che te pare et
operare che cadauno contribuischa ala dicta spesa, non mancandoglie de cura et diligentia
più como hay facto fin a qui contra quelli da Sezadio. Siamo contenti procedi alla exactione
dela comdemnatione facta contra de loro, aciò siano exempio ali altri d'essere obedienti; et
de questo ne poray avisare miser Zohanne de Alexandria. A l'altra parte dela tua lettera,
non ce achade risposta.
Data Laude, die xxiii augusti MCCCCLI.
Cichus.
467
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GASPARE DA VIMERCATE CHE “PER AMORE ET
CONTEMPLATIONE” SUA SALVI LA VITA AL SUO AMICO RICCARDO MORIGIA, CHE AVREBBE
DOVUTO ESSERE GIUSTIZIATO PER FURTI FATTI A MARCO “DA OXIO”. CONSEGNA RICCARDO A
GASPARE PERCHÉ NE FACCIA QUELLO CHE VUOLE, MENTRE A GALEOTTO RATTO SCRIVE DI
ANNULLARE QUALSIASI ATTESTAZIONE CONTRO RICCARDO.
109r Comite Gaspari de Vicomercato.
1451 agosto 21, Lodi.
Ne ha scripto miser Galeotto Ratto che luy ha in le mane et merita essere iustitiato uno tuo
amico chiamato Ricciardo Morigia per alcune cose che luy ha tolte ad Marcho da Oxio, suo
cusino. Noy respondimo per l’aligata al dicto miser Galeotto che noy siamo contenti per
amore et contemplatione toa de perdonargli la vita et cossì gli la perdonamo. Siché vogli
207

farti consignare in toe mane lo dicto Ricciardo del quale farai quello che tu voli et gli porrai
baldamente dire che per Dio et per ti luy ha la vita. Al quale miser Galeotto scrivimo ch'el
debba fare cassare et anullare ogni scriptura et processo che gli fosse stato fatto et
formato, perché per respecto tuo, se bene l’avesse morto Galeazo nostro fiolo, li perdona-
ressimo et cossì lo doniamo ad te.
Laude, die xxi augusti 1451.
Cichus.
468
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GALEOTTO RATTO DI NON PROCEDERE CONTRO RICCARDO
MORIGIA E DI ANNULLARNE OGNI ATTO, AVENDOGLI PERDONATO PER AMORE E COMPIACENZA
DEL CONTE GASPARE DA VIMERCATE.
Domino Galeotto Ratto.
(1451 agosto 21, Lodi.)
Veduto quanto ne havite scripto de quello Rizardo Morigia, che havite nele mane per quella
robba et cose che luy ha tolte ad Marcho da Oxio, dicemo che noy siamo contenti, per
amor et contemplatione del conte Gasparro, de perdonargli la vita. Et cossì volimo che
contra luy non procedati più in cosa alcuna, immo volimo che li fazati cassare ogni
scriptura et processo gli fosse facta et formata, perchè, per respecto del conte Gasparro, sì
bene havesse morto Galeazo nostro figliolo, li perdonaressimo. Siché volimo che, havuta
questa, liberamente et senza alcuna demora et exceptione, date et consignate el dicto
Rizardo in mane d'esso conte Gasparro, che ne faza et dispona quello che vole luy.
Data ut supra.
Cichus.
469
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLO SEGRETO CHE AVEVA RITENUTO LA
LORO PERMANENZA A MILANO GIOVASSE ALLA SALUTE E BENESSERE DELLA CITTÀ, MA LA CURA
DELLA SALUTE PERSONALE CONSIGLIA UNA SISTEMAZIONE FUORI DELLE MURA CITTADINE.
ROSATE, PROPOSTA DAL CONSIGLIO SEGRETO, È TROPPO LONTANA. IL DUCA SUGGERISCE
CHIARAVALLE, OVE POTREBBE PORTARSI IL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA (CUI IL DUCA AVEVA
CONCESSO ROSATE ) E I MAESTRI DELLE ENTRATE DUCALI. PRIMA DI LASCIARE MILANO IL
CONSIGLIO SEGRETO RIDUCA IL NUMERO DEGLI UFFICIALI E DIA ORDINI “ FERMI ET SALDI TANTO
PER LO BENE ESSERE ET SALUTE ET CONSERVATIONE DE QUELLA CITÀ CONTRA LA EPIDEMIA,
QUANTO ETIAMDIO PER LA SECUREZA DEL STATO”. LODA, POI, LA LORO PROPOSTA DEI 2000
DUCATI DA RECUPERARSI DAI MINISTRI DEGLI OSPEDALI PER SPENDERLI NEL RECUPERO DELLA
SANITÀ “SEMPRE CHE NON SE DEROGHI ALA CONSTRUCTIONE DELO HOSPITALE GENERALE.”
109v Dominis de Consilio secreto.
1451 agosto 21, Lodi.
Per vostre lettere havimo inteso la risposta ne faciti a quanto ve scripsimo, a li dì passati,
ne pareva conducere el vostro essere in Milano, cussì per la salute et bene essere dela cità
quanto per il stato nostro. Et bene comprendimo havity inteso la sustantia et fondamento
ne induce ad comfortarvi el vostro essere lì et siamo certissimi che vuy, como quilli che per
vostra prudentia esperta, vedete più longi de nuy, existimati essere cussì come ve havimo
scripto, ma atenduto quello che ne scriviti, aciò ve acoziati che non altramente havimo caro
la salute delle persone vostre che dela nostra propria, siamo contenti che usati fuora dela
cità et ve mettiati in loco sano et più comodo a la natura delo offitio vostro che possa
essere. Et perché ricordate habbia o Roxà per vostra stantia, dicimo che, como doviti
sapere, habbia e electo per stantia dela illustrissima madonna Biancha Roxate etiam non
208

ne pare idonea stantia né marcharò bene perché è troppo fuora de a mane. E quando nuy
deliberassimo a le fiate venire da vuy per conferire asieme como achaderà, ne pare el
locho troppo longincho. Et certo, revoltandone la mente nostra qual locho fusse più comodo,
conscideratis omnibus, ne pare che el locho di Chieravalle sia el meglio che ce sia
et loco sano, piacevole, fertile et capace de vuy, del Consiglio de iustitia, al quale, benché
havissimo concesso andasse a Roxate, volimo pur che sia lì a Chieravalle cum vuy et delli
maistri delle intrate nostre. Et quando pur li fusse veruno di quisti a chi non paresse a stare
aconzamente, lì gli è Viboldone, loco contiguo nel quale se poteria mettere et farria quasi
stantia medesima per la propinquità de lochi. Et quanto a quello diceti ch'el c'è pur
pericholo deli monachi et delli vostri famigli che non se poteranno astinire de andare a
Milano, siando cussì propinquo, vi dicimo che bene saperite provedere ad questo, como
saperisti et sapete ad molto maior cosa, et facilmente lo poteriti fare siando circondato de
lochi boni et fertili et sani como è Landriano 110r et li altri luochi con vicini, et anche
questa cità dove poterite mandare per victualia et altre cose a nuy necessarie; et quando le
victualie vanno di qua et di là a Milano, ve poteriti bene anchora vuy fornir qui et in li lochi
sopradicti. Siché circha questo non achade dir altro, ma bene ve confortiamo et
carichiamo, quanto più possimo che innanti la partita vostra faciati redurre li offitiali,
segondo ne haviti scripto, et etiam apponati tale ordine et cussì fermi et saldi tanto per lo
bene essere et salute et conservatione de quella cità contra la epidemia, quanto etiamdio
per la secureza del stato che nuy ne possiamo repossare cum quete animo. Nam nuy
comprenderemo bene quanto circha el facto della epidimia che vinendo el tempo frescho,
mediante la divina gratia et li boni ordini, la cosa se redurà in bene et cessarà el malo, ma
lassando andare la cosa a guazo non è senza grandissimo pericolo ch'el male estenda
talmente le radice in ogni casa che, in l'anno ha a vinire, la cosa vada de male im pezo,
che sarria cosa pernitiosissima et non senza imputatione de negligentia a tanta prudentia
quanta è la vostra. Siché iterum atque iterum b carigamo le vostre conscientie ale quale
incitabunt omnes et cura et regimen ceterarum gentium et subditorum nostrorum che
innanti la partita vostra studiati, tota mente vestra et totis viribus, mettere ogni bono ordine
alle cose antedicte, non lassando cosa alchuna perché siano observate, recordandovi
novamente che laudiamo el partito vostro delli duy milia ducati da essere recuperati dalli
ministri deli hospitali per dispensarli, segondo il vostro ricordo, ln la recuperatione et
conservatione della sanità, cum questo sempre che non se diroghi ala constructione delo
Hospitale generale. Circha questo non ne c pare bisognare altre troppe parole
confidendoci in la fede, dilligentia et prudentia vostra che meglio conosce la importantia
della cosa che nuy et in la carità vostra che amati la salute publicha. Avisariti adoncha per
vostre littere quello vi pare de questa nostra deliberatione et del ordine haveriti posto nante
la vostra partita.
Data Laude, die xxi augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Segue stantantia depennato.
b Segue pregama depennato.
c Segue pare in interlinea.
470
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FOLIGNATE, CASTELLANO DELLA ROCCA DI PIZZIGHETTONE, DI
DARE A GIOVANNI CAYMO, COMMISSARIO LOCALE, QUEI MATERIALI CHE RITIENE NECESSARI PER
LA SISTEMAZIONE DEL PONTE.
110v Folignato, castellano arcis Pizleonis.
1451 agosto 22, Lodi.
Bisognando ad Iohan Cayme, nostro comissario lì per fornimento et acconcio de quello
209

ponte de Adda, de quelli fornimenti se trovano essere lì dentro, como luy ce dice et nuy
credemo che bisognarà, semo contenti et volemo gli dii et subvegni de quelli fornimenti te
requederà per caxone de ciò. Et non manchi.
Data Laude, xxii augusti 1451.
Andreas Fulgineus.
471
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO CORREGGIO E A GRAZIOLO DA PISCAROLO DI
DARE ALL’UOMO D’ARME DUCALE MALACERRATA, 6 DUCATI D’ORO PER RISCATTARE DAL GIUDEO
UN VESTITO DATO IN PEGNO.
(1451 agosto 22, Lodi.)
Domino Bartholameo de Corrigia et Gratiolo de Piscarolo.
Semo contenti et volemo daghiate ad Malacerrata, nostro homo d’arme, o ad qualuncha
suo messo presente portatore, ducati sey d'oro, videlicet ducati vi, quali ce ha requesti per
paghare l'usura de uno suo vestito ha im pigno lì al iudero quale già li conessemo,
altamente, dice, se perderia. Et non manchi.
Data Laude, ut supra.
Andreas Fulgineus.
472
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DE OLDUINIS DI AMMONIRE SUO FIGLIO, PODESTÀ A
SAN GIOVANNI IN CROCE, DI CAMBIARE COMPORTAMENTI, DEI QUALI GRAVEMENTE SI
LAMENTANO GLI ABITANTI DEL LUOGO, PERCHÉ, ALTRIMENTI, A RIPETUTA RICHIESTA DEI LOCALI,
LO SOSTITUIRÀ.
Iohanni de Olduinis.
1451 agosto 22, Lodi.
Nuy havemo havuto più volte lamente dali homini nostri de San Iohanne in Crose deli malli
portamenti de vostro figliolo, qual, al presente, se retrova là protestate. Qualli homini ne
hanno domandato che, per essi suoy mali gesti, lo vogliamo movere da lì, al che non
habiamo constituire per respecto et amore vostro. Hora perché mò dicti homini ne hanno
facto lamente d'essi suoi mal deportamenti et cum instancia pregatone lo vogliamo omnino
removerlo de lì, vi ne habiamo voluto avisare, perché debiati ammonire dicto vostro figliolo
a deportarse altramente che non ha facto per fin a mò, certificandove che quando altre
lamente havessemo de luy, non porressemo cum nostro honore fare che non li
provedessemo.
Laude, xxii augusti 1451.
Cichus.
210

473
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MANFREDO DA FORLÌ DI AVERE PRESO VISIONE DELLA LISTA DA
LUI FATTA E DA TRE “MAYSTRI IN MESURARE PO PER FARE EL PONTE”. VEDA DI FAR FARE GLI
“ZENDONI” DA CHI LI SA FARE. MA SE SI DICESSERO DISPOSTI A CIÒ I DETTI “MAYSTRI” CHIEDENDO
20 DUCATI PER OGNI PAIO DI “ZENDONI”, SI RIVOLGA AD ALTRI, PERCHÉ ESSI “CERCHANO FARE EL
FACTO LORO ET NON LO NOSTRO”.
111r Manfredo de Forlivo.
1451 agosto 22, Lodi.
Havemo a veduto b per una tua lista la provisione facta per te et per quilli tre maystri in
mesurare Po per fare el ponte et inteso quanti zendoni gli andarano et etiam quanto precio
constarano caduno de dicti zendoni; al che, respondendo, te dicemo che molto più ne
piace che se faciano dicti zendoni per qualchuno che li volia tore a fare senza alcuna altra
fatica nostra, che nuy ne pigliamo altro affano in comprare ligname, scoppe et cetera, et
nuy provederimo deli denari. Ben è vero che al presente nuy non gli porressemo provedere
de tuti li denari, ma de una parte sì, et cussì ali tempi li faressemo fare li debiti pagamenti.
Ma te volemo ben avisare che, se li dicti tri maystri fossero quilli che volessero pigliare la
impresa de fare dicti zendoni, et dicono che constano xx ducati el paro, che non te debbi
confidare de loro, perché cerchano fare el facto loro et non lo nostro. Immo volimo che tu
ne pigli consiglio cum qualchuni altri che ne sapiano rasone per vedere se se ne posesse
havere megliore mercato, et trovandone melior mercato, el che volimo però che cerchi
cautamente et te informi secretamente et te informi cum quilli che te parerano esserne
informati et saperne rasone, subito ne avisaray, aciò sapiamo quanto poi haveremo a fare.
Volimo insuper che tu faci fare duy cendoni apti, forti et boni et durativi a quello nostro
ponte; et como circa ciò faray subito ne avisaray.
Laude, xxii augusti 1451.
Cichus.
a Havemo scritto su rasura.
b Segue quanto depennato.
474
FRANCESCO SFORZA RIPROPONE A LANFRANCO DI INZAGO, MINISTRO DELL’OSPEDALE DI SAN
LAZZARO DI MILANO, LA RICHIESTA DI PAOLO BRACCO DI CEDERGLI “UNO ORTICELLO…IUXTA LA
SOA CASA”.
1451 agosto 21, Lodi.
Domino Lanfrancho de Inzago, ministro hospitalis Sancti Lazari Mediolani.
Lo egregio Paulo Bracho, nostro carissimo citadino de Lode, ce ha richiesto ve vogliamo
confortare ad concedergli uno orticello haveti iuxta la soa casa, il quale gli metterà bene et
fariace conzo assay per meglio ornare et sgrandire essa soa casa. Per compiacergli
adoncha et anche perché ogni ornamento de questa n'è molto grata et debi piacere ad
ogni homo, haverimo grato et ve confortamo et preghamo, quando se possa fare cum
honore vostro, che ge ne vogliati compiacere per precio et cum convencione honeste et
ragionevele.
Laude, xxi augusti 1451.
Cichus.
211

475
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LEGATO DI BOLOGNA DI NON POTER ADERIRE ALLA SUA
RICHIESTA PER AVERE DI RECENTE SCRITTO AL PAPA CHE NON SI CONFERISCANO IN COMMENDA
TANTI BENEFICI QUANTI FINORA FURONO CONCESSI CON GRANDE DANNO DELL’AUTORITÀ
DUCALE.
111v Legato Bononie. a
1451 agosto 22, Lodi.
Ex litteris reverendissime dominationis vestre reltibus b venerabilis decretorum doctoris
domini Antonii Bernutii abunde intelleximus quantum a nobis eadem requirat in facto
abbatie Sancti Martini de Botiis diocesis Parmensis, cui Anthonio etsi responderimus,
tamen paternitati vestre aliquid duximus rescrivendum, cui plurimum afficitur. Noverit itaque
eadem dominatio vestra nos non posse volumptati vestre satisfacere, quemadmodum
cuperimus; quippe quod nuper santissimo domino nostro supplicavimus huiusce rei
contrarium, non parva cum instantia, petentes scilicet ne tot benefitia in commendam
conferentur quot in hunc usque diem in domino nostro colata fuit, que profecto nedum vires
et facultates, sed auctoritatem quoque subditorum nostrorum et nostram diminuint, quo fit
ut magis cupiamus eaque attenus collata sunt, revocari quam de novo conferri; quam ob
rem dominationem vestram hortamur et ex corde requirimus ut hinc cepto contrariari et
quidem non improbato preposito potius annuere quam refragari velit; in quo nobis gratiam
efficiet singularem; in ceteris autem omnibus, que paternitas vestra nos sibi aliquo usui
esse ignoverit omnem libentissime operam nostram policemur.
Data Laude, die xxii augusti MCCCCLI.
Iohannes.
a Precede depennato Potestati.
b Sta per relatibus
476
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL COMMISSARIO DI PARMA INFORMAZIONI SU GIACOMO DI
GRANDI, DATOGLI COME SEGRETARIO DEL MONSIGNORE CAMERLENGO (MA HA INTESO CHE TALE
NON È), PER IL QUALE FU RICHIESTO UN CANONICATO DEL LOCALE DUOMO.
Comissario Parme.
(1451 agosto 22, Lodi.)
A dì passati, per contemplatione del reverendissimo monsignore camerlengo, compiaces-
simo ad uno ser Iacomo di Grandi del canonicato de quella chiesia del domo, vacato per la
morte del figliolo de maystro Iohanne Martino Garbazo, nostro citadino Parmesano, perché
ce fu dicto che esso ser Iacomo è secretario del prefato monsignore, ma, da pò havimo
inteso che non è secretario; siché vogliamo et caricamote che subito de ciò informandote
ne mandi la chiareza.
Data ut supra.
Iohannes.
212

477
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A NICODEMO DA PONTREMOLI DI FARE IN MODO CHE IL PAPA
CONCEDA A LUDOVICO, FIGLIO DI BARTOLOMEO FULCHINO, L’ABBAZIA DI SAN MARTINO DE BOCII.
112r Nicodemo de Pontremulo.
1451 agosto 22, Lodi.
Nicodemo, el facto perchè supplichiamo ala santità del nostro Signore in favore et com-
mendatione de domino Lodovico, figliolo de Bartholomeo Fulchino, nostro citadino parme-
sano, per l’abadia de Sancto Martino de Bocii, como vederay per la inclusa copia, ne è
molto fixo a l'animo et desideriamo habii bono et votivo effecto como cosa che habiamo fin
a qui desiderato obtenere dala prelibata santità; siché vogliamo che, subito vedute le
presente, porzi le nostre lettere et faci ogni tua opera apresso quella et lo reverendissimo
monsignore cardinale Beneventano, et dove bisognarà, per modo che se expedisca ad
votum. Et qui usaray quelle preghere et persuaxione che te pareranno convinire ad questa
materia perché el dicto Bartholomeo è tanto nostro affectionato servitore quanto dir se
possa et sempre in ogni nostro bisongnio ce ha servito, exposto ogni sue facultà in servitio
del stato nostro. Meteray adonqua ogni studio et ogni tuo pensiero per exequire quanto
supplicamo et subito de sucessu avisane volando.
Data Laude, die xxii augusti MCCCCLI.
Iohannes.
478
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL MARCHESE DI MANTOVA DI AVERE NOTIZIE CHE FILIBERIO DA
REZOLO, COMPAGNO DI CARLO, SI È PORTATO NEL MARCHESATO PER FARE PROSELITI. LO SI
PRENDA E LO SI ESAMINI.
Domino marchioni Mantue.
1451 agosto 22, Lodi.
Havimo chiara informacione che Filiberio da Rezolo fo compagno de messer Carlo è
venuto dal canto dellà in qua cum animo et intencione de subornare et conducere de là
quelli ch'el potrà, et sentimo esso Filiberio de presente essere ad Rezolo. Per la quale
cosa ve confortiamo et preghamo vogliati tenere modo de haverlo nele mano et farlo
examinare per sappere da luy ciò che va facendo. Questo ne sarà molto gratissimo.
Laude, xxii augusti 1451.
Cichus.
In simili continentia scriptum fuit Marchetto de Margliano sibi iniungendo quod dictum
Filiberium non relaxet absque licentia.
Data ut supra.
213

479
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BATTISTA DE BURGO, COMMISSARIO DI OLEGGIO, DI INDURRE
QUEI DI CERANO A PAGARE QUANTO LORO TOCCA DI TASSA DEL SUSSIDIO.
1451 agosto 22, Lodi.
112v Domino Baptiste de Burgo, commissario Ulegii.
Inteso quanto ne scriveti sopra quello resto del subsidio tocha ad paghare a l'homini da
Cerano, dicimo che essendoce referita la cosa molto altramente che non haveti scripto voy,
condescendessimo ad scrivere quello ve scripsimo, non autem ad liberargli Ma, intisa da
poy meglio la cosa, volimo pur che paghino et cossì volimo gli faciati pagare, sicuti etiam
scrivemo a loro per le alligate, quale gli fareti presentare.
Laude, xxii augusti 1451.
Cichus.
480
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI PARMA DI DARE OGNI AIUTO ALL’ECONOMO
DUCALE NEL RICUPERO DEI BENI DELL’ABBAZIA DI SAN MARTINO DELLI BOCII E DI FARE UNA
GRIDA CON CUI SI NOTIFICA CHE CHI DETIENE TALI BENI VIENE IMPUTATO DI FURTO.
Commissario Parme.
1451 agosto 22, Lodi.
Perché sentiamo che li beni et robba de l’abbatia de Sancto Martino deli Bocii dela
diocesise a de Parma sonno senza governo et passano in sinistro non provedendo a ciò et
che molte persone hanno occultati et trafegati di dicti beni, per le presente vi
commandiamo et volimo che ad ogni rechiesta del nostro iconimo dobbiate provedere et
astringere qualunqua persona de cuy hareti indicii habbiano de dicti beni, facendone fare
publica et solemne crida che ciascuna che ne habbia o ne sapii ve lo debbia notificare
sotto la pena de essergli imputato per furto; et circa ciò usati ogni diligentia et cura per
retrare ogni cosa che specta alla dicta abbatia nel mano del dicto nostro inconimo, el quale
ne harà ad rendere bona ragione ogni volta che bisognarà.
Data Laude, die xxii augusti 1451.
Iohannes.
a Così in A.
481
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI CASTEGGIO DI NON IMPORTUNARE ANTONIO DA
VALPERGA PER FARGLI PAGARE LA TASSA DI DUE CAVALLI E UN QUARTO PER IL SUO LUOGO DI
MONTE ACUTELLO, TASSA CHE NON PAGAVA SOTTO FILIPPO M. VISCONTI.
113r Capitaneo Clastigii.
1451 agosto 21, Lodi.
El nobile Antonio da Valperga, nostro citadino Pavese, con grande querella ne ha exposto
che tu lo astrenzi ad contribuire la taxa de duy cavalli et uno quarto per lo suo locho de
Monteacutello contra ogni debito et rasone, maxime perché dice essere extimato a Pavia
214

et lì contribuire ali carichi incombenti alla dicta cità. Et perché non è puncto honesto che sia
strecto a pagare et contribuire in duy lochi, eo maxime che dice non havere contribuito ad
tal caricho al tempo del signore duca passato, bene volimo, essendo cossì como luy dice,
non lo debbi astrengere quoquomodo alla taxa deli dicti duy cavallo et uno quarto, acciò
che più non habiamo a sentire lamenta da luy che se gli faza cosa nova, perché nostra
intentione è che non solum sia pegio tractato ch'el passato, immo meglio in ogni cosa.
Data Laude, die xxi augusti 1451.
Cichus.
482
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO E TESORIERE DI PIACENZA E DISPONE CHE
VENGANO RECUPERATE SULLE ENTRATE I 200 DUCATI CHE I MAESTRI DELLE ENTRATE DUCALI
SOTTOSCRISSERO AGLI STIPENDI DEI SALARIATI, CHE COSÌ RICUPERERANNO QUANTO DA LORO
CLAMOROSAMENTE E GIUSTAMENTE FU RIVENDICATO. RICUPERO CHE, PERÒ, DOVRÀ ESSERE
FATTO EX PROPRIIS DENARIIS DEL TESORIERE, SU CUI CI SI RIFARÀ ANCHE PER ALTRI
VERSAMENTI FATTI A PERSONE E PERSONAGGI DUCALI.
Referendario et thexaurario Placentie.
1451 agosto 22, Lodi.
Certis racionabilibusque respectibus et causis inducti nobiles viri intratarum nostrarum
Magistri et pro re quadam importantissima status nostri auferri fecerunt aureos ducatos
ducentum,ut scitis super intratis illius nostre civitatis anni presentis, qui deputati erant
salariatis ibi nostris pro solucione paghe eorum mensis iunii proxime preteriti. Cum igitur
pro huiusmodi pecuniarum ablacione iidem salariati, de quorum interesse agitur,
incredibilem querimoniam et litteris suis et aliter nobis intulerint et proinde dispositi ut
honori et debito nostro congruit sue honeste et condigne requisicioni providere, mandamus
expresse vobis quatenus mediantibus intratis quibuslibet illis nostris anni presentis
responderi facias tu, referendarie, et tu, thexaurarie, cum integritate, respondeas dictis
salariatis et eorum unicuique de pecuniis ipsis, modo quo supra surreptis, eisdem, et omni
procul mota exceptione, ita quod exinde reddantur bene contenti, sicut fuit et est
incommutabilis nostre mentis. Et quia sicut nuper accepimus a spectabili Matheo de
Iordanis de Pisauro, uno ex predictis Magistris intratarum nostrarum, forte oportebit te,
thexaurarium, has salariatorum illic nostrorum pecunias ex propriis tuis solvere, 113v declaramus
et concedimus harum serie tibi quod totidem in te accipere et retinere possis
super intratis ibi nostris anni presentis, et ipsis intratis a presentis anni non supplentibus,
tibi firmam et validam assignationem in usque nunc facimus et pro facta haberi volumus et
iubemus super primis peccuniis proventuris ex intratis nostris illius civitatis anni proximi
futuri, ita quod alterutro eorum modorum in electionem tui ipsius thexaurarii satisfactionem
dictorum ducatorum ducentorum assequaris. Ceterum de mandato spectabilis dilectissimi
nostri Mathei de Pisauro intratarum nostrarum magistri, exbursasti tu, thexaurarie, nobili
secretario nostro carissimo Antonio de Guidobonis ducatos auri vigintiquinque et duos
ducatos Rastello, thabellario, nostro necnon Iohanni de Magnago pro se ipso et aliis nostris
caballariis ducatos in auro treginta, item Antonio de Desio, familiari nostro dilecto, ducatos
decem auri, item ducatos treginta auri Laurencio de Vitelensibus de Cornetto computandos
in creditis, que ipsi habent cum Camera nostra, ratam et gratam, igitur habentes huismodi
pecunie numeracionem que ad ingentem rerum nostrarum utilitatem cessura est, volumus
et mandamus quod ex quibuscumque illic nostris anni presentis tibi ipsi thexaurario
respondeas.Tuque referendarie, facias responderi de totidem quantitatibus peccuniarum,
quotidem supra annotatum est apud unumquemque predictorum nostrorum. Et si id super
intratis anni presentis fieri non posset, eas ipsas peccunias super primis peccuniis
intratarum ibi nostrarum anni inde proximi secuturi firmiter et valide obsignamus
contentamurque usque nunc pro predictis fiant scripture quelibet oportune. Preterea
215

intendentes quod tu, thexaurarie, de mandato spectabilis dilectissimi nostri Mathei de
Iordanis de Pisauro numerasti libras ducentumseptem imperialium spectabili militi et doctori
domino Sceve de Curte, locumtenenti nostro dilectissimo in Placenta, pro satisfactione, ut
informati sumus, nonnullarum andatarum suarum mandato nostro factarum de quibus eum
contentari iusseramus, contentamur et volumus quod eas libras ducentum septem, vel
totidem ex intratis illis nostris anni presentis retinere et consequi possis, et, ipsis intratis
non suplentibus, super primis proventuris 114r pecuniis ex intratis nostris ibidem anni
proximi futuri, de quibus tibi usque nunc firmam et validam assignationem facimus,
alterutro eorum modorum in ellectione tui thesaurarii.
Data Laude, xxii augusti 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Segue presentis in interlinea su ipsis depennato.
483
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE E AL PODESTÀ DI PIACENZA CHE LE
INFORMAZIONI DA LORO DATE SU PIETRO E FRATELLO DI MONTOIARI DI CASTEL GOFFREDO
SONO DI UNA PIÙ GRAVE ENTITÀ DI QUELLA DA LORO PROSPETTATA, COME APPARE DA DATI
AVUTI DAL MARCHESE DI MANTOVA, DAI QUALI RISULTA CHE IL PRETE E IL FRATELLO HANNO
“MENATO QUALCHE TRAMA IN QUELLO NOSTRO PAYSE”. SI INTERROGHINO ENTRAMBI “SIMUL ET
DIVISIM”, SEMPRE TACENDO DEL CONTATTO AVUTO IN PROPOSITO CON IL MARCHESE DI
MANTOVA. SI CHIEDA AI DUE SE CONOSCONO IL CAPPELLANO DI CASTEL GOFFREDO, PERSONA
FORSE DA ARRESTARE.
Locumtenenti a Placentie et potestati ibidem.
1451 agosto 23, Lodi.
Havuta la examinatione ne mandasti a questi dì de quilli duy Petro et fratello di Montoiari
da Castel Zofredo como doveti recordarvi, nuy ve scrissemo volere havere informacione
deli facti loro et poy ve ne avisariamo perché, segondo quello n'era dato ad intendere et
che poy havemo trovato la cosa loro non è cossì lezera como vuy la fati, et per havere
dicta informacione mandassimo alo illustre signor marchese de Mantoa perché, stando loro
nelle terre soe, non pò essere che per li suoi officiali ne habia noticia, el qualle illustre
signor marchese ne manda la inclusa b informacione deli modi hanno tenuti li dicti prette et
lo fratello per la qual comprendimo certamente questoro havere menato qualche trama in
quello nostro payse, como anche vuy porreti vedere. Pertanto volimo, considerando vuy
bene questa informazione, debiati de novo examinare li dicti preyte et fratello simul et divi-
sim, como ve parerà, cum ogni bono modo et diligencia ve sia possibile, per modo ne
cavati quello gli è che per indubitato tememo questoro praticassero qualche gran dolo, et
de tucto quello cavareti da loro fareti fare lo processo et scripture opportune
respondendone de tuto como hareti facto. Ma per niente non fati mencione a loro che de
questo facto lo illustre signor marchese, nì lo magnifico domino Alexandro suo fratello
sapiano cosa alcuna. Et perché in questa informatione dice de quello capellano è a Castel
Zufredo, qual è anche andato inanzi et indreto, porriti domandarli se lo cognoscono et che
andava facendo, havendo advertentia che né a boca né per lettera niuno gli parli, aciò non
mandassero ad avisare dicto capellano che se ne fugisse, perché se deliberamo farlo
sostenere ancora luy per lo si(mi)le. Ali dicti preyte et fratello non mostrati ch'el signor
marchese nedum, ma niuno deli soi ne sapia, ma habia dicto e scripto cosa alcuna.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
a Precede Potestati depennato.
b Segue supplicacione depennato.
216

484
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO ANTONIO MARCELLO, PROVVEDITORE ECC. DI VOLER
FARE RESTITUIRE IL CAVALLO DEL SUO FAMIGLIO ANTONELLO, FACENDO QUANTO IL DUCA FA
SEMPRE DAL CANTO SUO, ANCHE SE DALL’ALTRA PARTE (QUELLA VENEZIANA) NON SEMPRE CI SI
COMPORTA COSÌ.
1451 agosto 23, Lodi.
114v Domino Antonio Iacobo Marcello provisori, et cetera.
Havimo veduto quanto la magnificencia vostra ne ha scripto sopra lo facto del cavallo de
Antonello Sciciliano, ad che respondendo dicimo che de quanto scriveti remanimo ad
compimento advisati et cossì della bona compagnia che diciti de volere fare observare dal
canto vostro, ma ne pare de comprehendere tutto lo contrario. Et questo dicimo per lo
cavallo de Antonello predicto lo quale, essendo andato verso Brexana como nostro
famiglio, che è, per soe facende como è usanza, gli fo tolto et robbato lo suo cavallo senza
alchuna casone legiptima et may, per quante lettere havimo scripto, non l'ha possuto
havere. Et se voleste dire che noy dovessimo far restituire li cavalli che sono stati conducti
dal canto de qua da famigli et altri che sono fugiti dellà, voy sappetti molto bene che più
volte havimo dicto, como è chiaro et manifesto, che dal canto nostro eravamo contenti de
fargli restituire, et may da noy non è manchato, purchè lo simile fosse stato facto alli nostri
ali quali gli sono stati trafugati cavalli et robbe et conducto dal canto dellà et may non n'è
seguita cosa alchuna. Et nondimeno, nonobstante questo, nuy ne havimo facto restituire
alli vostri de molti liberamente, como zappetti. Al presente, essendo stato a tolto el cavallo
al nostro famiglio in lo modo che havimo dicto et per doverglilo fare restituire, vogliamo far
restituire li cavalli che sono stati conducti de qua alli vostri de là. Quanto fosse iusto et
honesto lo lassamo iudicare a vuy che, siamo certi che in lo animo vostro iudicareti che sia
contra ogni honestà et maxime havendo noy facto restituire tanti cavalli et altre cose ali
vostri, como havimo facto da poy che fo tolto lo cavallo ad esso nostro famiglio, sichè per
mantenere et la bona compagnia como è la oppinione et voluntà nostra de fare dal canto
nostro, preghamo et confortamo la magnificencia vostra gli piaza, per quello modo che gli
pare, de fare restituire lo cavallo al famiglio nostro.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
a Segue tolto in interlinea.
485
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI PARMA CHE FACCIA RESTITUIRE I DUE CAVALLI
TOLTI AI DUE SACCOMANI ANDATI DA BARTOLOMEO COLLEONI.
115r Commissario Parme.
1451 agosto 23, Lodi.
Como sai, essendo capitato lì duy sacomani quali erano partiti dal conte Iacomo Pizinino
per venire dal magnifico Bartolameo Coglione gli sono stati tolti li soy cavalli, et nondimeno
forono astrecti quelli che gli tolseno a dare certa sicurtà per essi cavalli. Retornando adun-
cha de là essi sacomani te committiamo et volimo che omnino et senza exceptione et contradictione
alchuna, gli faci restituire li dicti cavalli et ogni altra cosa che gli fosse retenuta
del suo.
Laude, xxiii augusti 1451.
217

Cichus.
486
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LANCILLOTTO DA PARMA CHE GLI FARÀ SAPERE DOVE DOVRÀ
SISTEMARE I CAVALLI DI BARTOLOMEO COLLEONI.
Lanzilotto de Parma.
1451 agosto 23, Lodi.
Inteso quello ne scrivi delli cavalli del magnifico Bartolameo che sono zonti lì, non dicimo
altro se non che subito te avisaremo ove doverano andare ad allozare li dicti cavalli.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
487
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TESEO DA SPOLETO DI DISTRIBUIRE I CAVALLI E GLI UOMINI DI
BARTOLOMEO COLLEONI COME MEGLIO POTRÀ.
Theseo de Spoleto.
1451 agosto 23, Lodi.
Respondendo ad quello ne scrivi delli cavalli et boche de Bartolameo che sono zonti lì,
dicimo in poche parole che gli vogli distribuire in quelli lochi al meglio che poy, fin a tanto te
scriviremo altro, che sarà presto. Alla parte del strame per quelli nostri provisionati, prehen-
deli quello bono modo te pare.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
488
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MAGISTRO GIOVANNI DA SALERIO DI USCIRE DA MILANO E DI
PORTARSI IN UN LUOGO SANO, DI CUI DARÀ NOTIZIA PER MANDARVI CHI LO DEVE CONTATTARE.
QUANTO AI DENARI, LO ASSICURA CHE APPENA SARÀ LÌ, PROVVEDERÀ AL FATTO SUO.
Magistro Iohanni de Salerio.
1451 agosto 23, Lodi.
Havimo recevuta la toa lettera responsiva alla nostra, alla quale replicando te dicimo che,
per alchune cose dove te havimo ad operare subito havuta questa, vegni fuora de Medio-
lano et vedi de redurte in qualche loco dove staghi sano per qualche dì; et subito sii fuora
de Mediolano, ne advisa dove saray reducto perché sappiamo dove mandare per ti, et non
guardare al facto di denari dice dovere havere, perché, subito sii qui, provediremo al facto
tuo in modo che saray ben contento.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
218

489
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL LEGATO DI BOLOGNA DI NON PERMETTERE CHE AL SUO
FAMIGLIO MARCO DA BOLOGNA VENGANO FATTE ALTRE VIOLENZE DOPO CHE GLI È STATO, PARE,
TOLTO UN RAGAZZO E SIA STATO SVILANEGGIATO.
115v Domino Legato Bononie.
1451 agosto 23, Lodi.
Essendo lì a Bologna Marchio da Bologna, nostro famiglio presente exibitore, per spazarse
de alchune cose per venire qui da noy, pare gli sia stato tolto uno ragazo e factogli vilania
per alchuni de quella cità, segondo luy ne scrive, como la signoria vostra intenderà da luy.
Pertanto preghamo la signoria vostra gli piaza intendere questo facto e providere che al
prefacto Marchio, nostro famiglio, in quella cità non sia facto violentia né torto, como ne
rendimo certi è la intenctione della signoria vostra et anche haverlo recommandato che sia
spazato presto, aciò possa venire da noy, de che la signoria vostra ne compiacerà grandemente.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
490
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL PODESTÀ DELLA PIEVE D’INCINO PER AVER LASCIATO
TOGLIERE BESTIE CON BIADE AGLI UOMINI DELLA PIEVE D’INCINO,NEL
LUOGO DOVE SI SONO RIFUGIATI PER SFUGGIRE ALLA PESTE. ORDINA CHE SI RESTITUISCA LORO
OGNI COSA E SI CONSENTA DI PORTARE BIADE DA INCINO A TORNO O “DOVE LI DICTI HOMINI
SONO REDUCTI”.
Potestati plebis Incini.
1451 agosto 23, Lodi.
Hanno mandato qui da noy l'homini de Torno gravandosse che, conducendo loro alchune
bestie cariche de biave a della pieve de Incino al luocho dove sono reducti per la peste,
alchuni gli hanno tolto le bestie cum le biave quale poy sono venute in toe mano, dela
qualcosa ne maravigliamo, perché havendo loro el caso della peste nella terra et essendo
reducti de fuora como sono, ne pare ogniuno gli doveria dare aiuxto et non togliere le
bestie loro. Pertanto volimo et te commandiamo che, immediate havuta questa, gli restitui-
schi o faci restituire liberamente le bestie loro con quelle biave gli havessero tolto, et per
l'advenire siamo contenti et volimo che li lassi cavare de lì della pieve de Incino biave per
loro uso liberamente, dummodo sii cauto non vadano altroe cha a Torno o dove li dicti
homini sonno reducti.
Laude, xxiii augusti 1451.
Cichus.
a Segue gli depennato.
219

491
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PAPA DI RACCOMANDARE, NELLA CAUSA DISCUSSA DAVANTI AL
MONSIGNORE ANDEGAVENSE, IL CONTE UGOLINO IN LITE CON NELLO BAGLIONI DA PERUGIA PER
UNA FORTEZZA NEL TERRITORIO DI SALCI. RICORDA AL PAPA CHE SUO PADRE SFORZA DOTÒ LA
CONTESSA MONFILIA, MOGLIE DI UGOLINO, “PER VIGORE DELA QUAL DOTE, TUCTI LI BENI DEL
DICTO CONTE SONO OBLIGATI”.
116r Sanctissimo domino nostro pape.
1451 agosto 23, Lodi.
Havendo mosta lite et questione Nello de Balioni da Perusia al magnifico conte Ugolino
defendentesi per cagione de una forteza et territorio de Salci, haverò molto gratissimo, et
suplico ala santità vostra che se degni avere reccomendato esso conte Ugolino perchè la
causa se agita lì in la corte avante monsignore Andegavense; et perchè la beatitudine
vostra intenda che ve reccomando dicto Ugolino non senza honestà et iustitia, adviso la
clementia vostra che la felice memoria de Sforza, mio padre, dotò la contessa Monfilia, mia
strectissima affine et moglie del predicto conte Ugolino, per vigore dela qual dote, tucti li
beni del dicto conte sono obligati, anzi non sonno bastanti, como meglio serà informata la
beatitudine vostra da quelli fano per dicto conte. Adoncha tucto quello ragionevole favore
et adiuto gli serà facto per la clementia vostra, lo ascriverò a me, aparechiato sempre con
devotione ali commandi de vostra santità.
Laude, die xxiii augusti 1451.
In simili forma, mutatis mutandis, scriptum fuit infrascriptis videlicet:
reverendissimo Cardinali Beneventano et
Nello de Balionibus de Perusio.
Cichus.
492
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DUCALE DELLA SAVOIA CITRA MONTES
CHE FACCIANO RESTITUIRE, PER RAGIONI ANCHE DI RECIPROCITÀ, I CAVALLI E LA ROBA CON CUI
SONO FUGGITI ALCUNI UOMINI DI ANTONELLO DAL BORGO RIPARATISI IN TERRITORIO SABAUDO.
1451 agosto 25, Vigevano.
Dominis de Consilio ducali Sabaudie citra montes constituto.
E' stato qua da noy el strenuo Antonello dal Borgo, nostro conductero, ad significarce che
alchuni delli soy sono fugiti tristamente da luy et gli hanno menati cavalli e portatoli via la
roba soa et sonose reducti nel terreno de l’illustrissimo signor duca de Savoya, nostro cu-
sino. Per la quale cosa ve confortiamo e confortiamo, cossì per lo debito della iusticia,
cossì etiamdio per la observacione delle convencioni habbiamo cum il prelibato
illustrissimo signor duca che gli piaza fargli restituire la robba soa et li cavalli, como
pariformiter faressimo noy ad qualuncha de quelli del illustrissimo signor duca in simili casu.
Delle persone d'essi fugitivi, non se ne curando dicto Antonello, anchora noy non se ne
curamo, ma della roba e cavalli haverissimo gratissimo che faciati como havimo dicto.
Viglevani, xxv augusti 1451.
Iohannes.
220

493
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUDOVICO DA BOLOGNA DI PORTARSI DAL LUOGOTENENTE DI
ALESSANDRIA E DI INFORMARSI DEL TENTATIVO DI SCALARE IL CASTELLO DI ISNARDO MALASPINA
DA PARTE DI MAMBRUZO E ZANONO, UOMINI D’ARME DEL MARCHESE DI MONFERRATO, DA CUI SI
PORTERÀ, POI, PER SAPERE SE CIÒ È AVVENUTO CON IL SUO CONSENSO O NON, PRONTI A
REAGIRE NEL PRIMO CASO E A RICHIEDERE, IN CASO NEGATIVO, LA PUNIZIONE DEI COLPEVOLI.
116v Lodovico de Bononia. a
1451 agosto 24, Lodi.
Perché havemo inteso che Mambruzo et Zanono Zeron, homini d'arme de l’illustre signor
marchese de Monferrà, hanno voluto ascalare uno loco o sia castello de Isnardo
Malaspina, volimo tu te transferische dal nostro locotenente ad Allexandria et te informi de
questo facto et, inteso che l'haveray bene, tu te ne vadi dal prefato marchese de Monferrà
per intendere dala signoria soa se dicti Mambruzo et Zanono hanno facto questo de
consentimento dela signoria soa o non. Et trovando che l'habianno facto de consentimento
so, avisaray la signoria soa che nostra intencione è de defenderlo ad omni modo per fin ad
metterli ogni nostra facultà, et casu che non, li diray che voglia castigare dicti Mambruzo et
Zanono et providere in forma che non faciano più simili excessi et ch'el para questo essere
facto contra soa voluntà b benché crediamo questo essere facto senza consentimento et
saputa dela signoria soa. Et questo lo diray similemente al signor Gulielmo et, aciò te
credano te mandamo una littera de credenza in toa persona dirrectiva a loro.
Data Laude, xxiiii augusti 1451.
Cichus.
a Precede depennato Locumtenenti Alexandrie.
b Da et ch’el a voluntà scritto in interlinea.
494
FRANCESCO SFORZA ESPRIME AI PRESIDENTI AGLI AFFARI DI ALESSANDRIA E A GIOVANNI CAYMI
IL SUO DISAPPUNTO PERCHÉ SI PROCEDE STANCAMENTE NELLA COSTRUZIONE DELLA
CITTADELLA PER “MANCAMENTO DE LAVORATORI ET CARREZI”. VUOLE GLI SI FACCIA SAPERE CHI
NON HA CONTRIBUITO O NON INTENDE CONTRIBUIRE A DETTI LAVORI.
(1451 agosto 24, Lodi.)
Presidentibus negociis Alexandrie et Iohanni de Caymis.
Quantuncha ti Zohanne sapii quanto habiamo al core et quanto importa ala tranquilità et
quiete de quelle parte et bene del stato nostro la cellere hedificacione et constructione de
quella cittadella, pur intendiamo non se gli usa quella diligencia bisognaria; el che
intendiamo, però, procedere per mancamento de lavoratori et carrezi, perché gli n'è molti
che non vogliano contribuire né metre mano ali dicti lavorerii et se ne trova ancora de quilli
che hanno contribuito et contribuisseno et fanno più ch'el dovere. La qual cosa ne fa molto
maravigliare et tanto ne rencrese et dole quanto dire se potesse, parendone che como
quella citadella cede a comune utilità a cadauno, cossì niuno se doveria retrare de fare la
parte soa. Pertanto ve commetiamo et volimo provediati et servati ogni modo et via aciò
che cadauno, sia che se voglia, contribuissa et porta la parte soa del carrico d'essi
lavorerii, cossì del tempo passato como de l'avenire. Et vogliatene mandare nominalmente
che sonno quilli né hanno né voleno contribuire ala dicta spesa, né obedire ali ordini et
comandamenti facti, aciò sapiamo chi ha facto bene et chi male.
221

Laude, ut supra.
Cichus.
495
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA CHE SI PORTERÀ DA LUI
LUDOVICO DA BOLOGNA PER AVERE ESATTE NOTIZIE SULLA SCALATA DEL CASTELLO DI ISNARDO
MALASPINA PER POI PORTARSI DAL MARCHESE DI MONFERRATO.
117r Locuntenti Alexandrie.
1451 agosto 24, Lodi.
Per una vostra littera de dì xvi del presente habiamo inteso lo ascalamento qualle hanno
voluto fare al spectabile Isnardo Malaspina, Mambruzo et a Zanono Zeron, homini d’arme
del signor marchese de Monferrà, in una soa forteza chiamata la Mogliola et la rechesta
che ancora ha facto dicto Isnardo. Al che respondendovi dicemo che ne rencresce d’esso
excesso et non intendemo supportarlo per alcuno modo et nostra intencione è defenderlo
da qualuncha persona li volesse far iniuria né molestia; et per questo venerà da vuy Ludo-
vico da Bologna per pigliare informacione d'esso ascalamento et poy transferirse al prefato
signor marchese per intendere se dicto ascalamento fosse facto con saputa et consenti-
mento dela signoria soa. Et tunc, et eo casu, debia avisare la signoria soa che nuy siamo
disposti de defendere dicto Isnardo per fin a meterli ogni nostra facultà; casu vero sia facto
contra saputa soa, debia, eo casu, castigare li soy che non cometteno tali excessi contra le
cose d'esso Isnardo, sichè informareti esso Ludovico a pieno del tutto et avisareti dicto
Isnardo de questa nostra mente, benchè li scrivemo però nuy per l'aligate opportunamente.
Ala parte dela licenzia, semo contenti vegnati zobia da nuy perché ve vederemo volenteri.
Laude, xxiiii augusti 1451.
a Segue Iohanne depennato.
496
FRANCESCO SFORZA INFORMA MARCOLEONE DA NUGAROLO E GIOVANNI DA MILANO DI AVERE
ORDINATO AI PROVVISIONATI DUCALI DOMENICHINO E FRANCESCO DA SIENA DI ANDARE A
SISTEMARSI CON LE LORO SQUADRE NELLA TORRE MAESTRA DEL CASTELLO DI MILANO. ABBIANO
L’AVVERTENZA DI NON PRATICARE QUELLA PARTE DEL CASTELLO DOVE SONO GLI INFETTI E DI
USARE USCITE ED ENTRATE SICURE.
1451 agosto 25, Vigevano.
Marcholeoni de Nugarolo et Iohanni de Mediolano.
Nuy havemo ordinato che Dominichino et Francesco da Sena, nostri provvisionati, vadano
a stare ala guardia di quello nostro castello di porta Zobia de Milano insiema cum le sue
squadre; il perché vi comittiamo et volimo che, subito recevutta questa, li debbiati intromet-
tere dentro esso nostro castello cum tucti delle dicte squadre consignandoli la torre may-
stra d'esso castello, in la quale habbiano a stare tucti. Et deinde amoneritili che non
vadano per lo castello verso quelle case dove sonno stati li infecti de morbo per cosa
alcuna né che non debiano usare la porta che entra nela cità. Immo pur quando gli
bisognasse andar fuora che vadano per lo ponte de dreto che risponde de fuora et che se
sforzano de conservarsi sani; et perchè questo lo crediati habbiamo sottoscripta la
presente de nostra propria mano.
Data Viglevani, die xxv augusti MCCCCLI.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
222

497
FRANCESCO SFORZA ORDINA A DOMENICHINO E A FRANCESCO DA SIENA, SQUADRERI DEI
PROVISIONATI DUCALI, DI PORTARSI DA MARCOLEONE E DA GIOVANNI DA MILANO E FARE
QUELLO CHE VERRÀ LORO ORDINATO.
1451 agosto 25, Vigevano.
117v Dominichino et Francisco de Senis provisionatorum nostrorum squadreriis.
Credimo che in quest’hora siati zamay spazati da Boschino de tucto quello gli havimo ordi-
nato per andare poy, segondo che vi havimo comisso; et se anche non fostivo spazati,
siamo certi che mò vi darà el spazamento de presente perchè nuy gli scrivimo in modo che
presto vi spazarà. Et cussì gli daximo el modo. Il perchè vi committiamo et volimo che,
subito havuto dicto spaiamento, debiati transferire da Marcholeone et da Zohanne da
Milano et presentaritili la ligata nostra lettera, et demum fatriti et exequiriti quanto per loro vi
sarrà comesso et ordinato, quali sonno informati pienamente della mente et intentione
nostra siché non fariti dimora perché la cosa nostra è de importantia et rechede cellerità.
Data Viglevani, die xxv augusti MCCCCLI.
Cichus.
498
FRANCESCO SFORZA INFORMA FRANCESCO MALETTA CHE IL CANCELLIERE DUCALE BOSCHINO
GLI HA FATTO SAPERE CHE NON PUÒ AVERE I DENARI NÉ DA PIACENZA NÉ DA MILANO. ORDINA
CHE NE PRENDA ALTRETTANTI DI QUELLI DI PARMA.
Francisco Malette.
1451 agosto 25, Vigevano.
Ne scrive per una sua lettera Boschino, nostro cancellero, che non ha poduto havere quilli
denari che gli doveva numerare miser Iacomo da Piasenza, como tu sai gli scrivessimo, né
anche non ha havuto quilli da Milano et mancho spera de haverli perché, dice, non esser
morto miser Francisco dala Croxe; dela qual cosa molto se maravigliamo che cussì leze-
ramente senza altra certeza che la morte sua ne habbia facto scrivere, perché tucto questo
passa in nostro gram manchamento et men de honore, dove mò, manchandoli dicti dinari
non pò exequire quanto nuy havimo ordinato. Et benchè di novo scrivamo al predicto mi-
ser Iacomo per li dicti dinary, nondimancho, considerando nuy quanto è importantissimo el
bisongno nostro, como tu say, siamo contenti et cussì ti committiamo et volimo che, non
havendo dicto Boschino havuto dicti dinary da Piasenza e da Milano, li debbi dare in loco
de quilli altratancti di quilli da Parma, aciò che prestissimamente possi exequire quanto gli
havimo commisso, il che say quanto lo havimo a core 118r et quanto è importantissimo al
facto nostro, siché cum ogni cellerità provedi de farli dare dicti dinari, in che non farray
difficultate nì dimora alcuna per quanto hay cara la gratia nostra. Et perchè cussì crede
essere nostra intentione, habbiamo soptoscripta la presente de nostra propria mano.
Data a Viglevani, xxv augusti MCCCCLI.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Segue Lodi. die xx depennato.
223

499
FRANCESCO SFORZA FA AVERE A SILLANO NEGRI LA LETTERA DELLA RAGIONERIA A FAVORE
SUO E DEL FIGLIO. LA LETTERA È FORMALMENTE FATTA “AD BENEPLACITO” PER NON CREARE UNA
CONSUETUDINE.
Domino Silano de Nigris.
1451 agosto 26, Vigevano.
Nuy ve mandiamo qui aligata la littera dela rasoneria che ve havimo concessa, como
vedereti per vuy et vostro figliolo. Et non la havimo facta fare in perpetuum, como saria
stato el vostro et nostro desiderio, ma la havimo facta fare ad beneplacito per non mettere
questa consuetudine in li nostri offitii perchè l'havissimo facta ad vuy nè lo bisognaria fare
ad altri. Como se sia quanto alo effecto, nostra intentione è et cussì volimo che lo habbiati
a im perpetum. Et de questo ne stati de bona voglia et in ferma speranza.
Data Viglevani, die xxvi augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Segue im perpetuum depennato.
500
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA CAVIRANO, CAPITANO DI CASTEGGIO, DI DARE
ALLOGGIAMENTO, STRAME E FRUMENTO AI SOLDATI SISTEMATI NELLA SUA GIURISDIZIONE. DIA
PURE UN CARRO DI LEGNA AL MESE PER LANCIA E MASSERIZIE SECONDO GLI ORDINI DUCALI,
OLTRE A VINO SU PEGNO SE NE HANNO IN ABBONDANZA.
Iohanni de Cavirano, capitaneo Clastigii.
1451 agosto 26, Vigevano.
Vogliamo che alli soldati nostri sono logiati suso la iurisdicione toa faci providere de allogia-
mento, strame, formento, como per altre nostre sey advisato. Item volimo gli faci dare uno
caro de legne al mese per lanza, intendendo cavalli tri vivi per lanza, delle massaricie
grosse segondo li ordini ducali, del vino sopra li pigni, intendando che in li lochi dove sono
logiati se facia la cercha, et che quelli se retrovano haverne oltra suo uso, siano astrecto,
de quello più, ad darne alli soldati, como ad bocha etiam te habiamo commesso.
Viglevani, xxvi augusti 1451.
Cichus.
224

501
FRANCESCO SFORZA DICE AL SEGRETARIO RAFFAELE E AL CONTE GASPARE, FRATELLI DA
VIMERCATE, TUTTO IL SUO DISPIACERE PER LA RICADUTA DELLA MALATTIA DI RAFFAELE. VUOLE
CHE LASCI OGNI AFFANNO PER L’UFFICIO E IL DUCA STIMOLA IL FRATELLO GASPARE (PUR
INVITANDOLO A SOLLECITARE IL FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO SEGRETO) A CURARSI DELLA
SALUTE DI RAFFAELE.
1451 agosto 26, Vigevano.
118v Rafaeli secretario et comiti Gasparo fratribus de Vicomerchato.
Per quello che ne ha dicto Cicho, nostro secretario, non senza grande dispiacere havimo
inteso la infirmitate a intervenuta a ti Rafaelle mò nuovamente, dela quale certamente ne
havimo quella passione et quello affano che se fosse intervenuta dicta infirmitate a quello
che havimo più caro de casa nostra, dove te confortiamo che dal lato tuo non ti vogli
lassare manchare cosa alchuna expediente et necessaria alla liberacione toa,
certificandote che ne è stato molto caro che tu sii andato a stare fuora per havere li
opportuni remedii et adiuto del medico et per questo, aciò possi più tosto liberarti, te
caricamo et volimo che lassi ogni nostra specialitate et ogni nostro affano, solo per attendere
alla sanità toa, perché quando seray ben libero, alhora noy poderimo havere li
servicii toi. Et se per noy ti fosse a fare cosa alchuna per più celerità della tua salute,
richiedene, che farimo voluntera cosa che ti piacqua. Ma bene volimo che tu Gasparro
solliciti il nostro Conscilio et vedi et intendi se gli accade una cosa più che una altra a fare,
in che provederay segondo che te parerà richiedere il bisogno, intendendo però che per
questo, né per niuna altra specialità nostra non debi lassare de attendere al dicto Rafaelo,
aciò che prestissimo possa liberarse perché non altramente havimo caro la salute soa che
la nostra propria.
Viglevani, xxvi augusti 1451.
Cichus.
a Segue a ti depennato.
502
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GIOVANNI DA BALBIANO DI VOLERE FAR RESTITUIRE IL
CAVALLO DI CAZAVILLANO, COMPAGNO DEL CONDOTTIERO DUCALE ANGELELLO DA LAVELLO,
PRESO CON ALTRI CAVALLI DA ALCUNI SUOI FAMIGLI. CHIEDE CHE INTERVENGA PRESSO IL
CAPITANO DEL DIVIETO PERCHÉ NON PERMETTA DI CONDURRE BIADE FUORI DAL TERRITORIO
SFORZESCO.
119r Comiti Iohanni de Balbiano.
1451 agosto 26, Vigevano.
Angelello da Lavello, nostro conductero, scrive, como vederti per la inclusa, che havendo
Cazavillano, suo compagno presente exhibitore, prestato ad uno a gentilhomo uno suo fa-
miglio con duy cavalli per andare in Alexandrina ad Basaluzo, essendo lo dicto famiglio
pregato da uno frate de Sancto Bartolomeo quale havia recolto lì certo formento, ad questa
caricò uno de quelli duy cavalli de biava insieme con alcuni de altri homini d’arme per con-
durla ad Francha Via, li quali cavalli fuorono tutti presi per li vostri famigli et poy liberati tutti
excepto lo cavallo del dicto Cazavillano. Pertanto parendo ad noy, che essendo restituiti gli
225

altri, debitamente se debba anchora restituire lo suo, b non essendo destenuto per altra
casone, ve scrivemo et volimo che, essendo cossì, che tutti li altri siano restituiti, fazzati
anchora restituire lo suo al dicto Cazavillano quale vene per dicta casone lì. Ceterum
havimo recevuto la vostra lettera per la quale ne scriveti delle licentie fa quello capitaneo
del deveto de conndure le biave fuora del nostro terreno; la quale cosa è contra la voluntà
nostra, et cossì gli scrivimo opportuno per l’aligata quale gli dati et provedeti talmente in far
fare lo bando nel modo havimo scriptove et in fargli ogni provisione opportuna che senza
nostra licentia non ne sia conducto uno minimo granello fuora del teritorio nostro.
Viglevani, xxvi augusti 1451.
Cichus
a Segue suo depennato.
b Segue al dicto Cazavillano depennato.
503
FRANCESCO SFORZA RINNOVA AL CAPITANO DEL DIVIETO DI ALESSANDRIA LA PROIBIZIONE DI
LASCIAR CONDURRE BIADE SENZA LICENZA DUCALE FUORI DAL TERRITORIO DI ALESSANDRIA
Capitaneo devetus Alexandrie.
1451 agosto 26, Vigevano.
Siamo informati che nonobstante quante volte te habiamo scripto et quanto te dicissimo ad
bocha ad Cremona che non dovesse concedere licentia alchuna de condure biave fuora
del nostro territorio de Alexandria senza nostra lettera o licentia pur fay como te pare e fay
licentie et bolletini ad chi ne voleno, dela qualcosa ne maravigliamo et dolimo de ti, perché
como havimo dicto, nostra intencione è che senza nostra licentia inscriptis, non se ne con-
duca uno solo granello fuora de quello nostro territorio. Pertanto de novo per questa te
commandiamo se hai cara la grazia nostra non concedi licentia nè bolletino veruno ad
persona alchuna de condure biava fuora de quello nostro territorio senza nostra licentia,
salvo se non lo facesse a de condurle da uno loco ad uno altro de quello nostro territorio,
certificandoti che, se trovarimo ne faci alchuna, non lo tolerarimo et provediremo in modo
parerà ne rencrescha non essere obedito.
Viglevani, xxvi augusti 1451.
Cichus.
a Segue de in interlinea.
504
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICOLA
ARCIMBOLDI, CHE SPERA GIUNTO A SANT’ANGELO, CHE ABBIA RICEVUTO TUTTO IL DENARO, NEL
CASO NON FOSSE COSÌ, SCRIVERÀ PERCHÉ LO ABBIA INTEGRALMENTE
119v Domino Nicolao de Arcimboldis.
1451 agosto 26, Vigevano.
Havimo recepute le vostre lettere per el tenore dele quale comprendimo che alla receputa
della presente sereti a Sancto Angelo segondo l'ordinacione ve havimo mandato in scripto,
del che ce rendiamo molto contenti. Crediamo anchora che pur debiati essere spazato del
dinaro per quanto havimo scripto a Mediolano et, quando ce restasse cosa alchuna, scrivi-
mo per le alligate opportunamente circha el vostro integro pagamento, sichè, bisognando,
vuy mandareti a quelli fano per vuy le alligate.
Viglevani, xxvi augusti 1451.
Cichus.
226

505
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO TRIVULZIO E AL CONTE GASPARE DA VIMERCATE
CHE, SE NICOLA ARCIMBOLDI DOVESSE ANCORA RICEVERE QUALCOSA, LO PAGHINO DEL TUTTO.
1451 agosto 25, Vigevano.
Domino Antonio de Trivultio et comiti Gasparro de Vicomerchato.
Crediamo quanto importa l'andata de messer Nicolao Arcimboldo et per questo non ne
pare debiati aspectare che, oltra quello che già a troppo ve havimo scripto, ve replicamo el
suo spazamento et benchè crediamo, attenta la importantia dela andata soa, lo debiati
havere spazato. Pur ve replicamo che se alchuna cosa gli manchasse lho vogliati fare
spazare subitamente, postpositis omnibus et senza più altra dillactione.
Viglevani, xxv, augusti 1451.
Cichus.
a Segue che depennato.
506
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL DUCA DI GENOVA DI AVER FATTO DARE (DOPO AVER APPURATO
CHE “LA CASONE DEL TUTO EL MALE ESSERE PROCEDUTA” DAGLI AMICI DEL DOGE) A
FIORAVANTE, CONDOTTIERO DUCALE, I MULI TOLTI A BARTOLOMEO TAGLIAVACA PER LA MORTE
DI FAVA, COMPAGNO DEL FIORAVANTE, PER “SATISFACTIONE IN PARTE DEL CREDITO HAVEA CUM
EL DICTO FAVA.”
Illustri domino duci Ianue.
1451 agosto 26, Vigevano.
Respondendo a quanto ne scrive la signoria vostra circa la restitutione deli muli tolti a
quello Bartholomeo Tagliavaca per la morte del Fava, homo d’arme compagno de
Fioravant de Perusia, nostro conductero, vi dicemo che cum summa diligentia havemo
facto inquirire la veritate de questo excesso, et essendo referito et per li offitiali nostri et per
altre persone la casone del tuto el male essere proceduta da quelli vostri amici, et
rechiedendone dicto Fioravant, per recompensatione et satisfactione in parte del credito
havea cum el dicto Fava suo compagno, dicti muli et ogni altra loro roba non è parso
potergla negare, et così gli havemo facti dare et assignare. Ad dovergli, al presente, tore
per restituirli al vostro amico, non vedemo modo cum honestate nostra de poterlo fare, et
rendosse certa la signoria vostra che non habiamo facto questo finchè dela pura veritate
non havemo havuto vera noticia et chiarezza. Et quando non gli havessimo facti assignare
al dicto Fioravant, se renda certa la excellentia vostra che gli ne compiaceressimo, se
benchè fossero stati decimilia fiata de più valore non sono, perché niente dubitemo faresti il
simile verso de nuy; sichè in questa fiata è necessario li amici vostri habiano patientia et
che la signoria vostra ne habia per excusati.
Viglevani, xxvi augusti 1451.
Cichus.
227

507
FRANCESCO SFORZA FA SAPERE A GIOVANNI FERUFINO DI AVER FATTO CONSEGNARE CINQUE
MULI, TOLTI AI DUE DI BUSALLA (MULI DI CUI SI DUOLE IL DOGE DI GENOVA), AL CONDOTTIERO
FIORAVANTE DA PERUGIA, PER I CREDITI CHE VANTAVA DALL’UOMO D’ARME FAVA, UCCISO DAI
MULATTIERI.
120r Domino Iohanni Ferufino.
1451 agosto 26, Vigevano.
Respondendo a quanto ne haviti scripto de quelli cinque muli, si duole lo illustre duca de
Zenova essere tolti a quelli doy da Buzala, et cetera, vi dicemo che prima habiamo facto
consignare essi muli a Fioravant de Perusio, nostro conductero, del quale era compagno el
Fava, homo d’arme, morto per li dicti mulateri, si siamo diligentemente informati como è
passato questo facto et per nostri officiali et altre persone ne è referito como el torto proce-
deti dali mulateri che non volseno per li suoi denari daro a quello homo d’arme dele pome
aranze che portavano, et, intexa como havemo decto bene et maturamente la cosa,
havemo facto dare li muli al dicto Fioravant, il quale dovea havere dal dicto suo compagno
una buona summa de denari et ad doverli tore ad esso Fioravant, al presente, non
sapiamo cum que honestate; et così poteti referire al prefato illustre signor duce.
Data Viglevani, die xxvi augusti 1451.
Cichus.
508
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO DA CORREGGIO, REFERENDARIO DI PAVIA, DI
METTERE A DISPOSIZIONE DEL CANCELLIERE DI MANTOVA, BALDASSARRE DA SONTINO, UN
BURCHIELLO DI TRE REMI PER PORTARLO SINO DOVE VUOLE.
1451 agosto 27, Vigevano.
Domino Bartholomeo de Corigia, referendario Papie.
Havendo ad andare de presente, etiam per nostri facti non di pocha importantia ale parte
de sotto, el nobile Baldaserra da Sontino, cancellere delo illustre signor marchese di
Mantoa presente portatore, volimo che subito, ala receputa dela presente, vuy gli faciati
mettere im ponto uno burchiello de tri remi quale lo conduca dove esso Baldaserra gli dirà
et almancho fina a Revere, parendo a luy. Et questo fati cum cellerità senza veruna
exceptione.
Data Viglevani, die xxvii augusti MCCCCLI.
Facendo far la spesa de dicto burchiello deli dicti dinary delle nostre intrate, perchè lo
volimo pagar nuy.
Data ut supra.
Cichus.
228

509
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI ALESSANDRIA DI PERDONARE, COME EGLI HA
FATTO, MATTEO INVIZIATO CHE CONTRO GLI ORDINI È ANDATO SOTTO LA PORTA DI
ALESSANDRIA VERSO BORGOGLIO.
Potestati Alexandrie.
1451 agosto 27, Vigevano.
Dubitando Mathio Invitiato de quella nostra cità che per ti o tuo officio sia comdemnato et
ponito perchè sia andato per sotto la porta d'essa nostra cità verso Borgolio, essendo a
dicta porta serrata, che è contra l'ordini et stati o decreti, ce ha domandato di gratia che per
questa fiata gli sia 120v perdonato. Nos autem informati che la cosa è fallo e pur lizero et
fora d’ongni suspecto de malitia gli havimo perdonato. Et cussì volimo et te committimo che
tu gli faci remissione de ogni banno, comdemnatione et interesse facto per questa casione.
Et se veruna novità facta gli fusso superinde, volimo la faci revocare, admonendolo che a
modo se obtenga da cussì fare perchè non gli saria più perdonato.
Data Viglevani, xvii augusti MCCCCLI.
Cichus.
a essendo ripetuto in A.
510
FRANCESCO SFORZA DICE A GIOVANNI CAYMO DI NON AVERE TROVATO I DUE MAGISTRI. CHIEDE
LO AVVISI DI OGNI COSA SÌ CHE SAPPIA CHE FARE.
Iohanni Caymo.
1451 agosto 27, Vigevano.
Nuy semo venuti qui et credevamo trovare quelli duy magistri o venesseno dreto a nuy: nè
l'uno né l'altro fin qui hanno facto, che ne maravigliamo et dinino te fossi recordato de quelli
garzoni et advisarne ad a che dovevamo fare numerare li denari che, in questa forma, non
savemo que fare in questo facto, sichè vogline avisare de ogni cosa che sappiamo che ne
fare per exequire la voluntà nostra.
Viglevani, xxvii augusti 1451.
Iohannes.
a Segue che in interlinea.
229

511
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GIOVANNI CAYMO DI PORTARE A LODI I CAVALLI DI
BALDASSARRE DAYNISI CHE EGLI HA, PERCHÉ VORREBBE COMPRARLI.
Iohanni Caymo.
1451 agosto 22, Vigevano.
Siamo informati comi e remaseno certi cavalli de messere Baltasarre Daynisi, quali sonno
anchora apresso ti, et non li havendo veduti, te confortama et volemo li debbi menare ad
Lode quando serimo là, che li vorrimo comperare et remanerimo a bene d'acordo cum ti
d'epsi cavalli.
Viglevani, xxii augusti 1451.
Iohannes.
a Segue da depennato.
512
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO TIZONO DI ESSERE DISPONIBILE A CHE SIA ASSEGNATO
AD UNO DEI SUOI FIGLI L’ABBAZIA DI MORIMONDA, CHE IL CARDINALE BENEVENTANO INTENDE
LASCIARE, RITENENDO PER SÉ “SOLAMENTE LA CONDIGNA PENSIONE ANNUALE”.
121r Domino Iacobo Tizono.
1451 agosto 27, Vigevano.
Sono venuti qua da noy Zannono da Carugo con uno altro suo compagno, vostri messi,
avisandone per parte vostra como el reverendissimo monsignore cardinale de Benevento è
contento relassare l'abbacia de Morimondo del ducato nostro de Mediolano, quale la
signoria soa tene in commenda, ad qualche persona digna sufficiente et benemerita,
retinendosse per sé solamente la condigna pensione annuale et demum pregandone con
instancia ad fare opera appresso alla signoria soa voglia essere contenta relaxarla ad uno
de doy vostri figlioli quale per parte vostra ne hanno preponuti per sufficienti et idonei et de
singulare virtute et ornamenti. Ale quale preghere a nuy facte per parte vostra
inclinandosse voluntiera quali in ogni altra cosa che ve fosse comoda et grata sempre ve
farissimo propicii, prompti et favoreveli, vi advisamo che noy scrivemo al prefato
monsignore preghando instantissimamente che, quando cossì sia soa intencione de
relassare dicta abbacia, la voglia relassare potius ad uno delli dicti vostri figlioli che a niuna
altra persona, tum perché gli preferiti fargli da debita pensione, tum perché proponeti
persone ydonee, apte et sufficiente nedum a governare dicta abbacia, ma etiandio ad
augumentarla, tum etiamdio perché a noy sarà cosa molto grata et aceptissima,
considerato che noy vi havimo per precipuo et singularissimo amico nostro et affectionato
molto a noy et al stato nostro. Ma bene ve preghiamo vogliati havere consideracione ad
non proponere persona che sia inhabile et insufficiente, perché a noy ne succederia
grande manchamento et grande detrimento a l’honore nostro et etiandio gram carico a
l'anima nostra, perché la santità del nostro signore el papa ne ha scripto per uno suo
breve, quanto vedereti per la copia quale ve mandiamo qui inclusa, la continentia della
quale ve preghamo vogliati tenere per certi respecti secreta et non la vogliati intimare ad
persona alchuna. Apparechiati sempre ad qualuncha cosa che ve sia grata et a piacere.
Viglevani, xxvii augusti 1451.
Cichus.
230

513
FRANCESCO SFORZA A
1451 agosto 27, Vigevano.
121v Bartholomeo de Porris, potestati Alexandrie.
Dubitando Matheo Inviciato de quella nostra città, che per te o tuo offitio sia condemnato et
punito perché sia andato per socto la porta d’essa nostra città verso Borgoglio, essendo
dicta porta serata, che è contra l’ordeni et statuti o decreti, ce ha domandato de gratia che
per questa fiata gli sia perdonato. Nos autem informati che la cosa è fallo e pur lingero et
fora d’ogni suspecto de malitia, gli havimo perdonato et così volemo et te cometimo che tu
gli facci remissione de banno, condemnatione et interesse gli potesse essere facto per
questa cagione et se veruna notitia facta gli fosse superinde, volimo la facci revocare
admonendolo che a modi se abstenga da cusì fare perché non gli serà più perdonato.
Data Viglevani, xxvii augusti 1451.
Cichus.
Questa missiva riproduce con piccole variazioni quella riportata sub n° 509 , c. 120r.
514
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A COLA GIRIBERTO CHE MANDA DA LUI IL FAMIGLIO DUCALE
GIACOMO DA PIACENZA AL QUALE PUÒ NARRARE OGNI COSA IMPORTANTE.
Cole Giriberto.
(1451 agosto 27, Vigevano).
Havemo recevute le vostre lettere et inteso quanto ce scrivete debbiamo mandare lì da vuy
uno deli nostri fidati ad intendere certe cose importante li volete dire, che de poy ce refe-
risca. Il perché de presente mandiamo lì da vuy, per questa cosa, messer Iacomo da Pia-
cenza, nostro famiglio, al quale poterite narare ogni cosa et darli fede como ala nostra pro-
pria persona.
Data ut supra.
Cichus.
515
FRANCESCO SFORZA INFORMA GIACOMO DA PIACENZA CHE COLA GIRIBERTO HA CHIESTO GLI SI
INVII UNA PERSONA FIDATA PER CERTE COSE IMPORTANTI. IL DUCA VUOLE CHE VADA LUI.
Domino Iacobo de Placentia.
(1451 agosto 27, Vigevano).
Messer Iacomo, Cole Giriberto, quali fa resistentia de presente ad Modena ce ha scripto
vogliamo mandare da luy uno deli nostri fidati per intendere certe cose de importantia,
quale li vole dare, ce referisca. Pertanto, recevuta questa, andaray da luy ad intendere
quello vole dire et così li scrivemo nuy per l’alligata, como te mandiamo da luy et che te
debbia narrare il tucto et dar fede ad ti, como ala propria nostra persona.
Data Viglevani, ut supra.
Cichus.
231

516
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GENTILE DELLA MOLARIA DI ESEGUIRE LA COMMISSIONE GIÀ
DATAGLI DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CASA DI LEONE D’ARCELLI E DELLA RESTITUZIONE DELLA
ROBA. VUOLE, INOLTRE, CHE PROVVEDA CHE SIA RESTITUITO, COME PRETENDE DONNA LUCHINA,
QUANTO È STATO TOLTO A QUELLI DI SALA.
122r Gentili della Molaria.
1451 agosto 27, Vigevano.
Tu say quello hay in commissione da noy de fare che la casa de Leone d’Arcelli gli sia
refacta et la robba restituita. De novo te lo committiamo et volimo omnino exequisci quello
te committessimo. Et perchè la magnifica madonna Luchina ne ha facta querella che certi
danni dati a quelli de Sala, volimo che omnino provedi gli sia restituito liberamente tutto
quello gli è stato tolto senza exceptione et contradictione alchuna.
Viglevani, xxvii augusti 1451.
Cichus.
516 BIS
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI FRAGAROLO DI AMMINISTRARE GIUSTIZIA
SOMMARIA A MATTEO INVICIATO IN MODO CHE CONSEGUA I SUOI CREDITI.
Potestati Fregaroli.
1451 agosto 28, Vigevano.
Supplicacione nobis exhibitam, a nomine Mathei Inviciati, civis nostri Alexandrie, mittimus
tibi presentibus introclusam cumque sibi satis incommodum et dispendiosum sit in alieno
foro et extra dominium litigare, committimus tibi et volumus quod sibi contra residentes in
supposita tibi iurisdicione ius ministres sumarium et expeditum, simpliciter et de plano sine
strepitu b et figura iudicii, cessantibus cavilacionibus et frivolis exceptionibus quibuslibet,
eos ubi de vero constiterit debito per omnia iuris remedia compellendo ad sibi satisfa-
cendum de omni et totto eo quod debuerint eidem, ita quod cum celeritate debitum conse-
quatur et via precidatur anfratibus litigiorum que commune etiam cederent ad dispendium.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Cichus.
a Così in A.
b Segue fingura depennato.
517
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI PROVVISIONATI STEFANINO DA MONTEBRIANZA, AMBROSINO
DA LUNGAGNANA EFRANCESCO DA NAVE DI RESTITUIRE CAVALLI E FRUMENTO A COLORO
PRESSO I QUALI SI TROVAVANO.
1451 agosto 28, Vigevano.
122v Stefanino de Montebriancie, Ambroxino de Lungagnana et Francisco de Nave, provi-
sionatis.
De presente havimo sentito che per alchuni de voy et delli vostri sono usate tale temeritate
232

et scandali che non è signore al mondo se non noy che non ne facesse punicione assay,
cioè che sono andati per forza cum grande impecto, rompendo le porte ad togliere certi
cavalli et formento che era depositato in casa de certi hosteri a nome del nostro capitaneo
de Martesana, quale luy cum sua famiglia haveva pigliato perché andava contra l'ordini
nostri, della quale cosa certo se dolimo ultra modo et eo maxime che hano usato molte
desohnestissime parole etiam minatorie al prefacto nostro capitaneo de Martesana. Pertanto
volimo et ve commandiamo, per quanto haveti cara la gratia nostra, che subito, senza
contradictione alchuna, se cossì è como havimo dicto, che faciati restituire li cavalli et for-
mento et altre cose a queli in mano de quali erano depositate, admonendo qualuncha se
sia che da mò inanzi se abstengano da simili desordini perché non debeno tore li cavalli
che già sono presi, ma se gli guadagnasseno loro sì bene, né volimo che per modo alchu-
no li nostri offitiali siano svillati né menazati, sichè a questo metteti tale ordine che più de
simile cose non habiamo querella.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Cichus.
518
FRANCESCO SFORZA ASSICURA IL CAPITANO DELLA MARTESANA CHE ORDINERÀ AI SUOI
PROVVISIONATI DI RESTITUIRE CAVALLI E BIADE RUBATE. CHIEDE CHE CONTINUI AD ESAMINARE I
“FROXATORI”.
Capitaneo Martesane.
1451 agosto 28, Vigevano.
Havimo inteso quanto ne scriveti della temerità et insolentia hanno usati quelli nostri provi-
sionati in togliere per forza et cum rompere de porte li cavalli et biave, tolte per li vostri a
quelli gli conducevano sotto el nome de Thomaso da Bologna, del che ne maravigliamo et
anche dolimo che debiano usare tale inconvenientie che ne recresseno ultramodo, et se
essi se usarano a simili disordini, gli darimo intendere che non fano bene ad spreciare
l'officiali nostri, et cossì gli scrivimo che restituissano li cavalli et biave et cose tolte ne lochi
et apresso quelli erano prima, omni exceptione remota, 123r sichè fareti presentare le
lettere. Vos autem procedati a l’examine delli froxatori et mandaretine el dicto suo inscripto,
como per altre nostre ve havimo scripto, al tenore dele quale se referimo.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Cichus.
519
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CREMONA DI PRESTARE AIUTO A GIACOMO DA
RIMINI, ECONOMO DELLA CITTÀ E DISTRETTO DI CREMONA, PER RICUPERARE I BENI
ECCLESIASTICI OCCUPATI E USURPATI.
Potestati Cremone.
1451 agosto 28, Vigevano.
Perché el venerabile messer Iacomo de Arimino, iccomimo nostro della cità et destricto de
Cremona, ha ad retrhare et redure alchuni beni de chiesie, li quali sonno usurpati et dilapi-
dati et vano in ruina, como sareti più ad pieno informati. Volimo, et cossì ve committiamo
brazo del vostro officio contra quelli tali che hanno occupato et occupano dicte chiesie. Et
in questo non manchareti dal canto vostro in cosa alchuna.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Cichus
233

520
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL VICARIO DELLA CURIA VESCOVILE E AL PODESTÀ DI PIACENZA DI
COSTRINGERE CARLO BAGAROTTO A UNIRSI CON SUA MOGLIE.
1451 agosto 28 Vigevano.
Domino vicario curie episcopalis et potestati Placentie.
Ce recordiamo havervi scripto alli dì passati che essendo differentia tra Carlo Bagharotto,
citadino de quella nostra cità, et un’altra giovene, quale se pretendeva, iure debito, essere
sua moglie et luy negava, volesti intendere la rasone de l'una parte et de l'altra et constrin-
gere le parte ad fare el dovere. Nunc autem, siando noy informati, et maxime da messer
Iacomazo da Salerno, nostro conductero, che già haveti inteso et cognosuto che dicto
Carlo è obligato coniugarse quella novene, dela quale era la differentia, ne pare et volimo,
se cossì è, che per debito della ragione et bono exempio de vivere, debiati providere che
dicto Carlo se coniunga quella dicta a novene, ita che più non sentiamo querella de questo.
Et de questo a vuy potestà, che poteti far molto più habilmente, ne diamo carico essendo,
como havimo dicto, esserne referrito.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Cichus.
a Segue Iohanne depennato.
521
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI CASSINE DI RINGRAZIARE A NOME SUO IL
MARCHESE DI INCISA PER LA SUA DISPONIBILITÀ. QUANTO ALL’AVVISO DATO AL DOGE DI
GENOVA, GLI FA OSSERVARE CHE, SE SENTE QUALCOSA NE DEVE DARE NOTIZIA A LUI E NON AD
ALTRI.
123v Potestati Cassinarum.
1451 agosto 28, Vigevano.
Inteso quello ne hay scripto per una toa continente tre parte, dicimo, quanto alla prima, che
debi rengraciare per nostra parte el marchexe de Incisa della sua bona disposicione et
della proferta ch'el ne fa, quale n'è stata gratissima et ne usaremo in ogni caso che
accada. Alla parte de quello nepote del castellano non dicimo altro perché noy havimo
bono concepto di facti soy. Alla parte de l’adviso dato alo illustre messer lo duce de Zenoa
dicimo che quantuncha tra la signoria soa et noy sia intrinsecho amore et benevolentia
nondimeno ne pare che, essendote dato aviso alcuno, ne doveresti dare noticia a noy et
non ad altri. Et cossì volimo che da mò inanzi habii bona advertentia et de cosa che senti
ne daghi aviso a noy et non ad altri. Et perché magistro Gasparro ne ha richiesto licentia
de andare ali bagni, siamo contenti gli possi andare a tuo piacere.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Cichus.
234

522
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ANGELO LOMBARDO SI PORTI A MOZZANICA E CONSTATI IL
NUMERO DELLE BOCCHE E LA QUANTITÀ DELLE BIADE RACCOLTE. SE CORRISPONDE A VERITÀ IL
LORO BISOGNO DI BIADE, CONCEDA DI CAVARE DAL CREMONESE CENTO MOGGIA DI GRANO COME
RICHIESTO DA QUELLI DI MOZZANICA, “MAXIME PER SUPLIMENTO DE DUCENTE
BOCHE…SUPRAVENUTE A CASA DA MANTOA”.
Angelo Lombardo.
1451 agosto 29, Vigevano.
Hanno mandato qui l'homini nostri da Mozanicha a pregharne che gli vogliamo concedere
licentia de podere cavare del Cremonese cento mogia de grano a quella mesura per con-
durla ad essa terra de Mozanicha per la vita loro et maxime per suplimento de ducente
boche, quale gli sono supravenute a casa da Mantoa. Et perché non credimo che debiano
havere necessità de tanto summa de grano, te committiamo et volimo che debi sappere se
hanno bisogno della dicta summa dela quale ne richiedono licentia o non. Et trovando tu
che ne habiano bisogno, ti committiamo et volimo che gli la lassi cavare et condure libera-
mente senza opposicione né contradicione alchuna, aciò che possano vivere. In quantum
vero trovasti non essergli el bisogno nuy non volimo che conducano dicte biade aciò che
non vadano in sinistro. El che committiamo alla prudentia et discriptione toa ut facias
ch'essi homini possano et habiano da vivere et le biave non siano sfroxate et conducte via.
Et aciò che più veramente intendi questo, volimo che tu personalmente vadi alla dicta terra
124r et li scriveray el numero delle boche gli sono et el numero, sive quantità de biada
hanno ricolto, et trovando che habiano bisogno fa che possano condure dicta biada; se
non, fa ut supra. Vederay anchora como sta la forteza dela quale ne avisaray.
Viglevani, xxviiii augusti 1451.
Cichus.
523
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL LAGO MAGGIORE DI MANDARE DA LUI BATTISTA
DA FRAINO, “MERCHADANTE SIVE MAGISTRO AD FARE LE LANZE”.
Capitaneo Lacusmaioris.
1451 agosto 29, Vigevano.
Ti committiamo et volimo che, subito recevuta questa, debi commandare ad Baptista da
Frayno, quale è merchadante sive magistro ad fare le lanze, quale sta in quelle nostre
parte, che subito debia venire qua da noy o dove noy se retrovarimo perché havimo ad
favellare con luy. In che fa che non habia ad intervenire manchamento, né dimora alchuna.
Viglevani, xxviiii augusti 1451.
Cichus.
235

524
FRANCESCO SFORZA DISPONE CHE IL LUOGOTENENTE DI CREMONA FACCIA TENERE SOTTO
SEQUESTRO I CAVALLI CHE IL SACCOMANNO DELLA COMPAGNIA DEL LUOGOTENENTE HA
PORTATO DI RITORNO DAL TERRITORIO VENEZIANO. NULLA SI FACCIA DI LORO “INSCIO DOMINO”.
Locuntenti Cremone.
(1451 agosto 29, Vigevano).
Havimo inteso quello che per una vostra de dì xxiii del presente ne haviti scripto del
sacomanno dela compagnia vostra andato dal canto di là et poi acordato cum un altro è
vinuto dal canto di qua et ha menato tri cavalli. Al che, rispondendo, vi dicimo che essi
cavalli debbiati far tenere in sequestro, non dandoli né restituendoli per via alcuna senza
nostra licentia per fin che ve scriverimo altro, avisandovi che quando parerà a nuy, ve
scriverimo quello ne doveriti fare.
Data ut supra.
Iohannes.
525
FRANCESCO SFORZA ESPRIME AL COMUNE E AGLI UOMINI DI SEZADIO LA SUA DELUSIONE NEI
LORO RIGUARDI PERCHÉ, ANZICHÉ I PRIMI, SONO I PIÙ RESTII A DARE I LORO CONTRIBUTI. VUOLE
LA LORO PARTECIPAZIONE ALLA COSTRUZIONE DELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA SECONDO
QUELLO CHE SARÀ LORO ORDINATO DA GIOVANNI CHIAPPANO E DA PIETRO ACCETTANTE.
Comuni et hominibus Sezadii.
1451 agosto 27, Vigevano.
Nuy credevamo che ad ogni bisongno nostro che ce achadesse in quelle parte quando
may non fostivo requesti né da nuy né da nisuno di nostri, vuy dovestivo exibirvi et essere
di primi a fare la rata vostra, sì per satisfare ala speranza che sempre havemo havuta in
quella comunità, commo etiandio per dare la via ad tucti li altry; perchè se ben ve spechiate
in tucte le terre de quelle parte 124v non è nisuna che sia equalmente ben tractata in ogni
cosa como è quella. Il che però havimo facto et farimo sempre volontiera per rispecto al
spectabile miser Zohanne de Alexandria, e quale merita presso a nuy ogni bon tracta-
mento; et parne essere molto errati nel pensiero nostro, perchè segondo intendimo non è
terra a in tucte le parte de là, la quale ala spesa dela nostra citadella de Alexandria non
habia contribuito, et grossamente, excepto quella che may non l'ha voluto contribuire ad
cosa alchuna, quantunque più volte et piaceveÌmente et con commandamenti etiam penali
sia stata per nostri commessarii sopra ciò requesta et etiam dal prefato miser Zoanne in
questa materia gli sia scripto opportune. Del che maravigliandone et malcontenti, vi scrivi-
mo et expresse commandamo, per quanto haviti cara la gratia nostra, che statim vista la
presente debbiati in lo facto de essa citadella fare quanto vi sarrà ordinato per Zohanne
Chiapano et Piero Aceptanti, nostri comissarii sopra la fabricatione di quella; li quali siamo
certi non ve gravaranno oltra la rata vostra et piutosto mancho, altramente ve advisamo
che providerimo contra de vui, como se prevede contra inobedientes.
Data Viglevani, die xxvii augusti MCCCCLI.
Cichus.
a Segue in tucte in interlinea.
236

526
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL CASTELLANO DI LECCO DI AVER ORDINATO A TOMMASO
MARCOLEONE DI MANDARE LÌ NELLA ROCCA VENTICINQUE FANTI AVENDO SENTITO PARLARE DI
MOVIMENTI CHE FANNO LE GENTI D’ARME VENEZIANE.
Castellano Leuci.
1451 agosto 30, Vigevano.
Nuper intendimo alcuno movimento fanno quelle zente d’arme de Venitiani né savemo que
vogliano fare et perchè le faciano, aciò inavedutamente sequesse inconveniente alchuno,
havemo ordinato ad Thomaxo de Marcholione mandi lì fino a vinticinque fanti che stiano lì
in quella rocha cum ti finché sarà de bisongnio. Siché li aceptaray et receveray per el
tempo bisognarà, como havimo dicto et scrivemo al capitaneo de Marthesana che te mandi
fin a xx o xxi sacho de farina et cussì te li mandarà, li quali teneray per monitione et che
bisognando possi operare. Sichè solicita subito averla, et li fanti tiene dentro fin a che nuy
te scrivirimo altro.
Data Viglevani, xxx augusti 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
527
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PIETRO BAGNACAVALLO E AGLI ALTRI DELLA SQUADRA DI
MARCOLEONI DI ESGUIRE QUELLO CHE FRANCESCO DA VARESE,CAMERIERE DUCALE, DIRÀ LORO
DI FARE
1451 agosto 30, Vigevano.
125r Petro Bagnacavallo et ceteris de squadra Marcholeonis.
Mandiamo là da vuy Francesco da Varexe, nostro camerero presente portatore, per alcune
cose de grande importantia, como da luy, el quale è informato dela mente nostra, intendiriti
più pienamente. Per la qual cosa volimo che a luy crediati et obediati quanto per nostra
parte ve dirà o commandarà et non mancho che se nuy proprii personalmente ve parlas-
simo.
Data Viglevani, die xxx augusti MCCCCLI.
Cichus.
528
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GASPARINO DI MONTEBRIANZA E AD AMBROSINO DA
LONGAGNANA DI MANTENERSI PRONTI PER ANDARE A LECCO O AL PONTE DI LECCO PERCHÉ I
VENEZIANI SONO IN MOVIMENTO.
(1451 agosto 30, Vigevano).
Gasparino de Monte Briantia et Ambroxino de Longagniana.
Perchè sentimo che le gente de Venetiani fanno movimento et viste assay, volimo che vi
mettiati im ponto cum tucti li vostri et cum quilli altri ve parerà et stiati aparechiati per
andare o a Leuco o al ponte de Leuco o altrove dove bisognasse, como etiandio ve diriti ad
sentire et como sariti advisati.
Data ut supra.
Cichus.
237

529
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DALLA NOCE DI METTERSI IN CAMMINO, QUALORA GIÀ
NON LO FOSSE, PER ANDARE DA LUI A LODI.
Domino Iohanni dela Nuce.
1451 agosto 30, Vigevano.
Benché siamo certi che ala recevuta de questa voy seriti partiti de là et che seriti in via per
venire da nuy, tamen per questa ve dicimo che, non essendo partito, ve debiati partire
subito et venire da nuy a Lode, perché serimo lì.
Ex Viglevano, die xxx augusti 1451, hora xii.
Cichus.
530
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI ALESSANDRIA CHE,RICEVUTA LA LETTERA
INDIRIZZATA A GIOVANNI DALLA NOCE, CHE DOVREBBE PASSARE DA QUELLE PARTI, LA CONSEGNI
AD UN SUO CAVALLARO IMPONENDOGLI CHE LA DIA DIRETTAMENTE NELLE MANI DI GIOVANNI
DALLA NOCE.
125v Potestati Alexandrie.
1451 agosto 30, Vigevano.
Ve mandiamo l'alligata lettera che scrivemo ad misser Zohanne dala Noce, lo quale debbi
essere passato de lì et lo havimo mandato verso le Lange. Pertanto volimo che, havuta
questa ad qualunque hora l'haveriti, la mandati via per proprio cavallaro imponendogli ch'el
vada prestissimo et che per ogni modo trove esso misser Iohanne et la dia in soa mano
propria et non de altri, per cosa de grande importantia.
Viglevani, xxx augusti 1451, hora xii.
Cichus.
531
FRANCESCO SFORZA ORDINA A ROSEGATO E BOCHINO, SQUADRERI DEI PROVISIONATI DUCALI,
CHE ENTRO IL GIORNO DOPO SIANO CON I CAVALLI E LE ARMI LORO A LODI, DOVE TROVERANNO IL
DUCA.
1451 agosto 30, Vigevano.
Dilectis provisionatorum nostrorum squadreriis Rosegato et Bochino.
Per certa casone de importantia, volimo et ve comandiamo che subito, havuta questa,
remossa ogni casone et senza alcuna indutia, vi levati, vuy Rosegato et Bochino da
Piasenza, et vinite ad Lode cum tutti li vostri, che nissuno resti dreto, menando cum vuy
tucti li cavalli et arme vostre, ma li cariazi volimo lassiati stare ad Piasenza, et fati che
senza alchuno fallo domane siati ad Lodi, perché gli sarimo anchora nuy et ordinarimo li
vostri logiamenti.
Data Viglevani, die xxx augusti 1451.
Cichus.
238

532
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA IL MARCHESE GIOVANNI E GUGLIELMO FRATELLI DEL
MONFERRATO A FAR RESTITUIRE A MATTEO DEGLI INVICIATI QUANTO I COMMISSARI E GLI
UFFICIALI LORO GLI HANNO TOLTO, OLTRE AI SESSANTA CARRI DI PIETRE E AI DANNI IN UN SUO
SEDIMENTO E ALLE QUARANTA MOGGIA DI FRUMENTO.
1451 agosto 30, Vigevano.
Domino Iohanni Marchioni et Gulielmo fratribus de Monteferrato.
E' stato da nuy Matheo deli Inviciati, nostro citadino de Alexandria, et ne ha dicto che li
vostri commessarii et offitialli sono intrati in doe case sue in la terra de lì et gli hanno tolto
feno et molte altre cose che gli havia et che non gli pò intrare né fare sui facti, et oltra ciò
che gli sonno state tolte circha carra lx de prede che havia in la dicta terra et guastatogli
uno sedimento de casa che gli havia, etiamdio che per li homini de quella terra gli sonno
stati tolti circho moza xl de frument. Dela qual cosa molto se maravigliamo et dolimo che
per quilli dela signoria vostra siano facti simili tractamenti ali nostri, benché siamo certi che
sia stato senza vostra saputa. Il perchè pregamo et confortamo la signoria vostra 126r che
gli piacia far restituire tucte le dicte integramente al dicto nostro cittadino, perchè lo simele
fa- rissimo sempre ali vostri, et advinga ne para iusto et honesta, tamen l'averimo ad
singulare piacere.
Ex Viglevano, die xxx augusti 1451.
Cichus.
533
FRANCESCO SFORZA NOTIFICA AL COMMISSARIO DI OOLEGGIO CHE NESSUNA TERRA DEL
VESCOVATO NOVARESE, SEPARATA O NON, SIA ESENTE DALLA TASSA DEL SALE. GLI COMANDA,
PERCIÒ, CHE SIA LUI CHE TUTTI I LUOGHI E TERRE SIANO OBBEDIENTI AL COMMISSARIO DEL
NOVARESE ,”ACIÒ CHE LA DICTA TAXA HABIA LOCO.”
Commissario Olegii.
(1451 agosto 30, Vigevano).
Perché havimo havuto informatione per lo commissario nostro lì in Novarese sopra la taxa
del sale che quelli de Olego sonno inobedienti a portare le sue boche per la reformatione
della dicta taxa, et perchè nuy non intendimo che alchuna terra dello vescovato Novarese,
separata dala dicta terra o non separata, sia reservata dala dicta taxa, pertanto volimo et te
commandiamo che, non solo tu presti obedientia quanto te sarrà commandato per lo dicto
commissario, ma che tu conforti tucti li altri lochi et terre che siano obediente al dicto
commissario, aciò che la dicta taxa habia loco como è nostra intentione, avisandote che se
tu faray el contrario faray cosa che molto ne despiacerà grandemente.
Data ut supra.
Cichus.
239

534
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL COMMISSARIO DI NOVARA DI RIFERIRGLI SUL TRATTAMENTO
FATTO SIA DA FILIPPO M. VISCONTI CHE DA LUI ( DUCA) ALLE DONNE DEL MONASTERO DI SANTA
CHIARA DI NOVARA.
Referendario Novarie.
1451 agosto 30, Vigevano.
Vederay per la inclusa supplicacione quanto ne significano le donne del monasterio de
Sancta Chiara de quella nostra cità. Per la qualcosa volimo et te committimo che tu te
informi como al tempo della felice memoria del duca passato quello monastero fideva
tractato et etiamdio como è stato tractato per lo tempo havemo noy Novara. Et de tutto ne
avisaray per toe lettere simul cum appare tuo.
Viglevani, xxx augusti 1451.
Cichus.
535
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI NOVARA PER LA TASSA DEL SALE DI FARE LA
RIFORMA DI DETTA TASSA IN TUTTO IL VESCOVATO DI ALESSANDRIA, COMPRESE, QUINDI, LE
TERRE INFEUDATE E I LUOGHI SEPARATI “NON HAVENDO RESPECTO A PERSONA ALCHUNA”.
1451 agosto 30, Vigevano.
126v Commissario a Novarie super taxa salis
Intendimo che da poy che b tu sey delà per fare la informatione dela taxa del sale in lo
vescovato nostro de Novara quilli del nostro Consciglio secreto, che hanno scripto de certa
reserva di terra et lochi che debii fare in non fargli discreptione alcuna, la qual cosa siamo
certi ch'el Conseglio habia facto a bon fin, ma comprendemo chiaramente che, facendose
questa reserva de alcune terre, saria casone de far stare le altre terre renitente in grandis-
simo damno et preiuditio dela Camera nostra. Inpertanto volimo et te commandiamo che
nonobstante quello, né alcuna altra cosa in contrario, tu fazi generalmente tucta la dicta
reformatione in lo dicto vescovato, tanto a feudatario quanto a terre et lochi separati, non
havendo respecto a persona alchuna.
Data Viglevani, xxx augusti 1451.
Cichus.
a Segue salis depennato.
b Segue se depennato
240

536
FRANCESCO SFORZA FA PRESENTE A LORENZO DE VITELENSIBUS DE CORNETO CHE VUOLE
CATTURARE COLORO CHE CAUSARONO LA MORTE DI MAISTRO PIETRO DA CORTONA. GLI
COMANDA, PERCIÒ, DI PORTARSI A TORSOGNO PERCHÉ HA SAPUTO CHE ALCUNI DI DETTI FIGURI
SI TROVANO LÀ.
1451 agosto 30, Vigevano.
Domino Laurentio de Vitelensibus de Corneto.
Perchè siamo desposti haver nele mano tucti quilli che foreno ala morte de maistro Petro
da Cortona, volimo che, subito recevuta questa, debi trovarte cum lo podestate et cum lo
capitaneo dela citadella di quella nostra cità de Piasenza per havere la informatione da loro
d'essi malfactory, deli quali intendiamo esserne alchuni a Torsogno, et informato da loro
del tucto, volimo che subito vadi al dicto loco de Torsongno per pigliare quilli trovaray lì,
avisandoti che per l'alligata nuy scrivimo a l'homini d'esso locho che ti credano et prestano
adiuto et favore segondo gli rechiederay, perchè possi exequire quanto ti havimo
commisso. Siché circha la exequutione di questa nostra mente, usa ogni tua solicitudine et
prudentia.
Data Viglevani, die penultimo augusti 1451.
Cichus.
537
ORDINE A GRACINO, REFERENDARIO DI PAVIA, E AL TESORIERE DI PAVIA DI FAR AVERE DUE
PAGHE ALLA MOGLIE DI MAGISTRO GUGLIELMO DA HOULOGRIS.
127r Viglevani, die xxx augusti 1451.
1451 agosto 30, Vigevano.
Scriptum fuit referendario Papie Gracino et thexaurario Papie quatenus uxori magistri
Gulielmi ab Houlogris responderi faciant omnino de paghis duabus.
Cichus.
538
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI PAVIA RIFONDA A CASTELCETO DA
CREMONA, PROVISIONATO DUCALE DEPUTATO ALLA GUARDIA DEL CASTELLO DI PAVIA, LIRE 12
PER SPESE FATE PER IL DUCA.
Referendario Papie.
1451 agosto 30, Vigevano.
Havimo informacione che ali dì passati Castelceto da Cremona, nostro provixionato depu-
tato alla guardia del nostro castello de Pavia, fece una spesa per nostre facende de libre xii
imperialium, dele quale volimo gli sia facta debita satisfactione. Faritigli fare adoncha debi-
ta la restitutione delle dicte libre 12 delli denari delle nostre entrate lì.
Viglevani, xxx augusti 1451.
Cichus.
241

539
FRANCESCO SFORZA DICE AI PROVISIONATI DESTINATI ALLA CUSTODIA DELLA ROCCA DI NOVARA
D’ESSERE CONTENTO DELLA SCELTA, FATTA DA BOLOGNINO, DI GUARINO DELLA VALCAMONICA
A LORO SUPERIORE. LI AVVERTE, PERÒ, CHE AL DI SOPRA DI TUTTI VI È IL CAPITANO DELLA
CITTADELLA.
1451 agosto 30, Vigevano.
Provisionatis deputatis ad a custodiam arcis Novarie.
Sentiamo ch'el magnifico Bolognino ve ha deputato per superiore, al qual habiati ad hobe-
dire, Guarino de Valcamonica. Del che restiamo advisati et bene contenti advisandove
però che oltra ciò, et dicto Guarino et vuy tutti, habiati per superiore el nostro capitaneo
della citadella et a luy hobediati et portati quella reverentia che faresti alla nostra propria
persona, et non mancho. Altramente ce daresti materia de turbare cum voy.
Viglevani, xxx augusti 1451.
Cichus.
a Segue negot depennato.
540
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL PODESTÀ DI NOVARA DI NON IMPICCIARSI NEI COMPITI DEL
CAPITANO DELLA CITTADELLA.
Potestati Novaria. a
1451 agosto 30, Vigevano.
Sentimo per querella del nostro capitaneo della citadella lì che voy, contra el dovereo et
consueto, ve impazati del officio suo, che saria contra l'honore suo et la nostra intencione,
perché nè li honori et commodi et preheminentie aspectano a sì, non volimo sia
preiudicato. Fareti adoncha quello apartene al officio vostro et el suo lassareti a luy,
altramente faresti cosa che ne recreseray et alla quale ce bisognaria fare provisione.
Viglevani, xxx augusti 1451.
Cichus.
a Così in A.
541
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A GUARINO DIELLA VALCAMONICA LA SUA SODDISFAZIONE PER
ESSERE STATO POSTO DA BOLOGNINO A CAPO DEI PRIVISIONATI. TUTTI, PERÒ, LUI COMPRESO,
DEVONO SOTTOSTARE AL CAPITANO DELLA CITTADELLA.
127v Guarino de Valcamonica.
1451 agosto 30, Vigevano.
Havimo inteso ch'el magnifico Bolognino te ha deputato superiore a quelli altri nostri provi-
sionati lì et che debeno hobedire, del che ne restiamo molti contenti, ma volimo però che tu
et tutti essi provisionati prestato hobedientia et reverentia al nostro capitaneo de quella
cittadella, et non altramente che facesti ad noy proprii. Et questo fati senza veruna excep-
tione se haveti voglia fare cosa che ne piaza.
Viglevani, xxx augusti 1451.
242

Cichus.
542
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A GIOVANNI DA TOLENTINO DI AVER ORDINATO AD AGNOLO DI
PORTARSI DAL DUCA PER METTERE ORDINE TRA I BALESTRIERI DA MANDARE A BORDOLANO IN
SEGUITO ALL’AVVISO RICEVUTO DELLA DISPOSIZIONE IMPARTITA DI ROVINARE I PORTI
DELL’OGLIO.
Domino Iohanni de Tolentino.
1451 settembre 1, Lodi.
Veduto quello ne haviti scripto delo aviso havuto de l'ordinatione facta de guastare li porti
d'Oglio, ve aviso, come havemo scripto ad Angiolo, che venga da nuy per mettere ordine al
facto di balestreri de mandare ad Bordolano. Ala parte de quilli homini d’arme de Cesaro
che sonno vinuti per pigliare lo porto de Castel Visconte, non dicemo altro se non che haviti
facto bene ad avisarne de tucto.
Ex Lodi, die primo septembre MCCCCLI.
Cichus.
543
FRANCESCO SFORZA SI COMPIACE CON GIACOMO DA ROMA PER L’ORDINE DATO DI VIGILARE SUI
LUOGHI CIRCOSTANTI. FACCIA ALTRETTANTO IN FUTURO.
Iacobo de Roma.
1451 settembre 1, Lodi.
N'è stato grato li avisi ne hay dato per tue lettere, date a xxviiii del presente, et piacene l'or-
dine preso de far fare le guardie et scolte in li luchi circunstanti, et molto te ne
comendiamo, caricandote che faci il simile in l'avenire et ne tengni avisati de tutto quello
sentiray più oltra.
Data Laude, die primo septembris MCCCCLI.
Cichus.
544
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANGELO DE CAPOSILVIS DI PORTARSI DA LUI VIETANDO, PRIMA
DI PARTIRE, CHE LA MOGLIE E IL FIGLIO DI GIOVANNI MATTO SE NE PARTANO. PORTI CON SÉ LO
SPARVIERO.
Angelo de Caposilvis.
1451 agosto 31, Lodi.
Havimo veduto quanto ne hay scripto per una tua ala quale respondendo dicimo che,
subito, debi venire qui da nuy, lassando ordinato, prima che tu te parti dellà, che la
mogliere né figliolo de Iohanne Matto, per modo alcuno, non se no possano andare cum
Dio. Havemo lì con ti quello sparvero mutato che altra volta era ad Millano, fa che lo porti
cum ti in ogni modo.
Laude, ultimo augusti 1451.
Cichus.
243

545
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DUCALE SABAUDO AL DI QUA DEI MONTI
CHE FACCIANO AVERE AL PAVESE GAIO LA DOTE DELLA MOGLIE PROCEDENDO CON RITO
SOMMARIO.
1451 agosto 29, Vigevano.
128r Dominis de Consilio ducali Sabaudiensi citra montes.
El nobile homo Gayo, nostro dilecto citadino de Pavia, como sareti a pieno informato, dice
che resta ancora ad avere da suo socero overo da suoi cognati, una gran parte dela dota
dela donna la qual, quantunche più volte gli l'abia domandata, mai non l'ha possuta havere.
Pertanto sì per la iusticia, sì per la fede et devozione, la qual esso Gayo continuamente a
noi et stato nostro ha portato et porta, ve lo recommandamo quanto possemo et ve pre-
gamo ve piaza esserli favorevele in farli far rasone summaria et expedita, per modo che
possa havere el dovere suo, che per fin a qui non pare li sia voluta essere facta cum
effecto, che, altramente non poressemo fare cum honore nostro che non li provedessemo
per la via dela rasone et de l'honestà, como che el debito rechede. Et tuto quello bene et
favore fareti al dicto Gayo l'haverimo a singular piazere. a
Viglevani, xxviiii augusti 1451.
Cichus.
a Segue Lodi depennato.
546
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PAPA DI VOLER AMMETTERE TRA I SUOI CAPPELLANI GIOVANNI
GALEAZZO DE GUASCHIS.
Serenissimo domino nostro pape.
(1451 agosto 29, Lodi.)
Venerabilis dominus Iohannes Galeaz de Guaschis, presentium exhibitor, admodum affec-
tans consortio capellanos sanctitatis vestre aggregari ad eiusdem sanctitatis vestre pedes
accedit, humilime sanctitati vestre supplicatum dignetur ipsum de gratia speciali tali honore
et dignitate decorare. Qua de re eidem sanctitati vestre supplico eundem Iohannem
Galeaz, quem ipsa dignitate minime indignum nosco et affectione sua carum habeo dignetur
in numero ceterorum et capellanorum sanctitatis vestre adiungere. In hac quidem re
non mediocriter mihi complacebit et gratificabit sanctitas vestra, cuius pedibus me continue
comissum facio.
Viglevani, ut supra.
In simili forma cardinali de Flisco.
244

547
FRANCESCO SFORZA , PREMESSO UN ELOGIO DI SCEVA CORTI E DEI FRATELLI, RACCOMANDA AL
MARCHESE DI MANTOVA IL FRATELLO DI SCEVA, BASILIO, L A CUI MOGLIE “PERTINACEMENTE STA
A MANTUA ET PARE LI SIA REBELLA GIÀ PIÙ TEMPO.” CHIEDE DI RICEVERE DETTO BASILIO E
“FARLI ...RASONE ET FAVORE” PER QUESTO SUO CASO.
128v Domino marchioni Mantua.
1451 agosto 29, Vigevano.
Per altre nostre ve recordemo havere notificato ala signoria vostra como et quanto havi-
mo cari lo spectabile et generosi nostri dilecti misser Sceva de Corte, cavalero doctore e
nostro locotenente a Piasenza et li suoi fratelli, in li quali havemo sempre retrovata singu-
lare in nuy fede e continua cum boni effecti, devocione et cordialmente ve li
recomandassemo. Per la qual cosa, essendo poy venuto dala prefata vostra signoria
Benedicto, fratello d'esso misser Sceva, el quale ha referito cose inextimabile dela
clementia et bona coligencia li haveti facta, como per misser Sceva ne è stato referito, el
qual totalmente cum omni fervore et mente serà luy et tutti li suoi, non manco servitori et
fideli dela signoria vostra quanto de nuy proprii, summamente ve rengraciamo et mettemo
questa vostra cortesia al numero de molte altre ne faciti continuamente. Verum, perché fra
l'altre cose pare essere tractato de fare a Basilio, uno di fratelli de misser Sceva sia data la
dona soa, la quale pertinacemente sta ad Mantua et pare li sia rebella già più tempo et
anni passati, del che non possemo se non maravigliarse de ley, essendo honesta et gentil
dona como intendimo, et Basilio è gentilhomo de belli costumi de probata vita et de ley non
manco nobile del quale ella non se pò nì debbe desdignare punto, et havemoli nuy stessi
confortato a venire ala vostra signoria non dubitando, sì per lo dovere, el qual corre a
cadauno principe, et sì per nostro amore vederiti de farli tal rasone et favore quale nuy
speramo senza dubio. Pregamo instantemente la prefata vostra signoria li piaza vedere
esso Basilio volonteri nel numero di vostri et nostri fideli servitori. Et circa l'honestissima
causa soa farli fare tal expedicione e favore con presteza che luy senta queste nostre
lettere e recomendacione haverli iovato asay. Dela qual cosa receveremo complacencia
quanto se fosse facto ala nostra propria persona.
Viglevani, xxviiii augusti 1451.
Cichus.
548
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GENTILE DELLA MOLARIA NON SI MERAVIGLI DEL MODO CON
CUI GLI HA SCRITTO IL CONSIGLIERE DUCALE ANGELO SIMONETTA, AVENDO AVUTO DAL DUCA
L’INCARICO “DE ACONCIARE LE CAUSE DELA MAGNIFICA MADONNA LUCHINA” E DI PROVVEDERE
A CHE I GENTILUOMINI D’ARCELLI OTTENGANO CHE LA LORO CASA BRUCIATA “GLI DEBBIA ESSERE
REFACTA”.
129r Gentili dela Molaria.
1451 settembre 1, Lodi.
Havimo recevuto le tue lettere et inteso quello ne scrivi et quanto te ha scripto per parte
nostra Angelo Simonetta, nostro conscigliero et secretario et cetera. Al che respondendo,
te dicimo che non te debbi marivigliarti se esso luy te ha scripto in quella forma, perché,
come quello che haveva commissione sive el caricho da nuy de aconciare le cause dela
245

magnifica madonna Luchina, gli è parso scriverte cussì, non sapendo luy da po’ fosti stato
da nuy. Hora, perchè sappi quanto habbi a fare, volimo che provedi omnino che quilli
zentilhomini d'Arcelli siano facti securi et cauti che gli debbia essere refacta la loro casa
brusata, et cussì cum questa intentione nostra ne seray ala prefata madonna per farli fare
cauti et bene securi ala parte de quella casa che è butata per terra. E' remasto contento
Leone, quale è stato qui, de andare dala prefata madonna Luchina per pregarla che gli
voglia far refare la dicta casa butata, avisandone che non gli va spesa pocho più de xx o
xxv ducati, per la quale cercharay per ogni via de essere d’acordio cum sì, siché quanto a
quella casa tu non te n'impazaray altramente.
Data Laude, die primo septembris MCCCCLI.
Cichus.
549
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI STAMPA DI RESTITUIRE O LUI O SUO FRATELLO IL
CAVALLO CON CUI IL FAMIGLIO DELL’UOMO D’ARME DI ETTORE BRANDOLINI SI È PORTATO DA
UNO DEI DUE.
Domino Iohanni de Stampis.
1451 settembre 1, Lodi.
Havimo inteso como uno famiglio de uno homo d'arme del strenuo Hector Brandolino
novamente è venuto de qua cum uno cavallo, quale ha conducto lì da vuy overo da vostro
fratello. Pertanto volimo et ve commandiamo che, subito havuta questa, per cosa
importante, remossa ogni cagione, mandati qui lo dicto cavallo, quale sia consignato ad
noy proprii, et se non l’havesti vuy, mandati da vostro fratello, che senza alchuno fallo
habiamo subito qui dicto cavallo. Et in ciò non fati exceptione né dimora, perché questa
cosa al facto nostro è molto importante.
Laude primo setembris 1451.
Cichus.
550
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL COMMISSARIO , AL COMUNE E AGLI UOMINI DELLA PIEVE
D’INCINO DI ACCETTARE QUELLA “FAMIGLIA” DA LORO CACCIATA E DI RIFONDERLA ANHE DELLE
SPESE SOSTENUTE “ A CONSUMARSE PER L’HOSTARIE”. LI MINACCIA CHE, IN CASO DI RIFIUTO,
MANDERÀ “TANTA GENTE ALLE SPALLE CHE (REPUTARANNO) GRATIA DE ESSERE ACEPTATI ... DA
LORO”.
1451 settembre 1, Lodi.
129v Comissario comuni et hominibus plebis Incini.
Vuy doveti havere veduto quello ve havimo scripto del acceptare et provedere a quella no-
stra famiglia, che havevamo mandata lì, et pur intendiamo che non gli haveti voluto accep-
tare, immo gli haveti cazati via, de che ne recresce et siamo de vuy tanto malcontenti che
mal lo poresti pensare. Però ve commandiamo de novo et volimo che omnino l’aceptiati et
provediati in la forma che ve scripsimo, certificandovi che, se non gli aceptareti, ve
mandarimo tanta gente alle spalle che reputareti gratia de essere aceptati vuy da loro. Et
perché per vostra casone sono andati in qua et in là a consumarse per l'hostarie, ve
commandiamo et volimo li paghati le spese per lo tempo che sarano stati absenti da lì. Et
in questo non sia exceptione alchuna, perché cossì è la disposicione nostra, alla quale se
contrafacesti sarimo de vuy malcontenti.
Laude, primo setembris 1451.
Cichus.
246

551
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE A TOMMASO DA NUGAROLO E AI PROVISIONATI DELLA SUA
SQUADRA CHE NON VUOLE CHE GLI UOMINI DI OLGINATE SIANO ONERATI DE “GRAVEZA
ALCHUNA”. ORDINA A TOMMASO DI FAR RESTITUIRE LE BESTIE E OGNI ALTRA COSA CHE FOSSE
STATA TOLTA PER DETTA TASSA.
1451 settembre 1, Lodi.
Thomasio de Nugarolo et provisionatis de eius squadra.
Per una altra littera nostra, signata de mano de messer Angelo da Riete, ve havimo scripto
che alli homini nostri de Olginà non dessivo più impazo né molestia alchuna de taxe, et vuy
non l'haveti obedicta como non fessivo stima del nostro scrivere, che ne maravigliamo
grandemente. Unde iterato ve replicamo e commandiamo che alli vostri homini da Olginà
non dati più impazo né graveza alcuna delle vostre taxe usate, tanto de quello restati
havere quanto de l'advenire, perché volimo che siano relevati dala dicta graveza per bono
respecto ali quali tu, Thomase, faray restituire tutte le bestie et ogni altra cosa che li fosse
tolta im pegno per dicta casone E questo non manchi per quanto tu hay cara la gratia
nostra, et fati che non vi habiamo più a replicare per questo, certificandone che al presente
habiamo el modo de provedervi per altra via in forma che stareti bene.
Laude, primo setembris 1451.
Andreas Fulgineus.
552
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE GLI EREDI
DI GIACOMINO DA CASTIONE SI SONO OFFERTI DI DARE 250 DUCATI, OFFERTA CHE EGLI
ACCETTA AL POSTO DELLE LORO ASSEGNAZIONI.
130r Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 1, Lodi.
Perché li heredi de Iacomino da Castiono ne offerisseno exbursare ducenti cinquanta
ducati, lassandoli correre le assignacione soe, siamo contenti et volimo che, exborsando
loro ad conte Gasparo da Vimercato li dicti ccl ducati, gli lassati correre esse loro
assignacione et non ve ne impazati. Gli faciati etiandio assignacione delli dicti ccl ducati
sopra quelle nostre intrate in l'anno avenire.
Laude, primo setembris 1451.
Iohannes.
247

553
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI DARE
A SILLANO NEGRI I DENARI CHE DEVE AVERE PER ALCUNE FACCENDE DUCALI NELLE QUALI
VERRÀ IMPIEGATO.
Referendario Papie et Gracino de Pischarolo.
1451 agosto 28, Vigevano.
Como per altra nostra facta a dì xxi del presente ve havimo scripto, dicimo et repplicamo
che, considerato havimo ad operare in alchune nostre facende el spectabile messere
Sillano, gli provedati quam primum che luy habia li soy denari che deve havere, como siati
informati. Et questo facto vedati de adaptare per quella via che ve pare che esso gli habia,
et noy non habbiamo casone scriverve più.
Viglevani, xxviii augusti 1451.
Iohannes.
554
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A PIETRO MARIA ROSSI DI FAR RESTITUIRE A STEFANO ALBANESE
E AL SUO COMPAGNO I CAVALLI TOLTI LORO MENTRE ERANO DIRETTI DAL DUCA PER
“CONVENIRSE CUM BARTHOLOMEO COLIONE”.
Petro Marie de Rubeis.
1451 settembre 1, Lodi.
Doveti essere avisato et sapere che Stefano Albanese et uno suo compagno veneranno
dal canto nostro cum suoi cavalli et robba per convenirse cum Bartholomeo Colione, et per
li vostri gli foranno tolti li loro cavalli. Doveti etiandio sapere che quilli vengono de là in qua
debbeno essere salvi et securi cum soi cavalli et robbe, segondo l'ordini nostri. Et quando
may non gli fosse altro respecto, questo solo doverebbe valere, zoè che venevano a
trovare Bartholomeo Colione predicto. Ve confortamo adoncha et carricamo quanto più
possimo che ve piaza fare restituire liberamente li cavalli suoi a dicto Stefano et compagno,
perché, non facendo cossì, seria dare mal exempio a l'altri et preiudicare al facto a nostro.
Demum se haveti voglia fare cosa che ne piaza, portative in questo per modo che dicto
Stefano né il compagno habianno casone lamentarse.
Laude, primo septembris 1451.
Cichus.
a Segue vostro depennato.
555
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO E PODESTÀ DI PARMA CHE LASCINO RIENTRARE
IN CITTÀ GIACOMAZZO DA CREMONA, PENTITO PER QUANTO HA FATTO E DESIDEROSO DI
PACIFICARSI CON QUELLI CHE HA DANNEGGIATO.
130v Comissario et potestati Parme.
1451 settembre 2, Lodi.
Iacometto da Cremona ne ha facto dire come luy ha commesso certi falli et delicti in quella
248

nostra cità, di quali è assay pentito et malcontento et parli haver mal facto, et siamo pregati,
per Dio et misericordia, gli vogliamo perdonare et concedere gratia possa venire stare
et demorare in quella nostra cità et acordare quilli tali ad chi ha facto damno et
manchamento, et che s'acordi cum loro, come ne è esposto. Siché volimo el lassati
liberamente senza alchuno impazo, molestia et recressimento venire là stare et dimorare et
partire satisfacendo et acordando como è dicto.
Ex Laude, die ii septembris 1451.
Cichus.
556
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GENTILE DELLA MOLARIA DI PORTARSI DA LUI E DI NON
INTERESSARSI OLTRE DELLE FACCENDE DI DONNA LUCHINA CHE , SI RITIENE , SI SIA ACCORDATA
CON LEONE D’ARCELLI PER LA CASA.
Gentili dela Molaria.
(1451 settembre 2, Lodi.)
Credimo nuy che, ala receputa di questa, Leone d'Arcelli serrà rimasto de acordio cum la
magnifica madonna Luchina circha el facto di la casa et di quanto ha fare cum la
magnificentia sua, dove se rendimo certi che tu non haveray più a che farli. Il perché ti
committimo et volimo che, subito recevuta questa, debbi venire qua da nuy et non te
impazare più da mò inanze in li facti dela prefata madonna Luchina, senza altra nostra
expetiale licentia.
Ut supra.
Cichus.
557
FRANCESCO SFORZA RINNOVA AL CONSIGLIO SEGRETO L’ORDINE DI MANDARE A MALGRATE
DUE PERSONE CHE FACCIANO FARE DEL PANE PER QUELLI DI LECCO CHE DICONO DI MORIRE DI
FAME.
131r Consilio secreto.
1451 settembre 2, Lodi.
Ali dì passati, et fo a xxi de augusto proximo passato, ve scrissemo nostre littere continen-
te, tra le altre cose, che nostro parere si era che mandassevo duy sufficienti et idonei ad
Malgrà, cum commissione opportune a che facesseno fare del pane per provedere a quilli
da Leco, che patisseno grande desasio, intendendose cum el capitaneo de Martesana aciò
che fraude non seguisse et cetera, como più largamente se contene in esse nostre littere,
le qualle porriti revedere. Et perchè sentimo, segondo la rechesta se fa per essi da Leco
che dicono morire de fame, che vuy non gli haviti ancora proveduto, ve repplicamo,
carricandove quanto più possemo che li vogliati provedere, aciò che per mancamento de
pane quella terra cossì importante non remanga deserta et abandonata.
Laude, ii septembris 1451.
Cichus.
a Segue opportune ripetuto.
249

558
FRANCESCO SFORZA SI MERAVIGLIA CON GIOVANNI SFORZA DI AVERE SOLO PRESSO DI SÉ
“MAYSTRO” ZANINO E NON ANCHE “ MAYSTRO” ZILIANO DI CUI VUOLE SAPERE QUANTO TEMPO È
STATO CON LUI, QUANDO SE NE È ANDATO E DOVE SI È RECATO. PER QUANTO RIGUARDA
“MAYSTRO” ZANINO VUOLE CHE ABBIA “LE PAGHE EO MODO ET FORMA CHE SE L’ANDASSE ALI
NOSTRI BALISTRERI.”
Domino Iohanni Sforcie, et cetera.
(1451 settembre 2, Lodi.)
Havendo inteso per toe littere che non hay ala toa cura se non maystro Zanino, molto ne
siamo maravigliati, perché se credevamo almanco gli fosse maystro Ziliano, et bene
vorressemo intendere la casone perché el non ce sia. Pertanto volimo che tu ne avisi
subito quanto tempo dala partita nostra in qua è stato cum ti esso magistro Ziliano, et
quando se partì et dove è andato. Ala parte de le page de maystro Zanino, volimo ch'el stia
appresso ti et che gli correno le paghe eo modo et forma che se l'andasse ali nostri
balistreri, et cossì havimo scripto ad Angello che, per quello tempo farà demora cum ti, gli
faza respondere dele paghe a modo usato. Et ulterius volimo che tu ne avisi se stay bene lì
per più acconzo deli medesi et, quando tu non stesse bene lì, avisace subito perchè gli
provederimo.
Laude, ut supra.
Cichus.
559
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BARTOLOMEO DA CREMONA DI METTERE IN LIBERTÀ “MAYSTRO”
PIERO DA BENAGO PER IL QUALE PIERO PUSTERLA SI DICE DISPOSTO A DARE GARANZIA.
131v Bartholomeo de Cremona.
1451 settembre 2, Lodi.
Lo spectabile Piero da Pusterla ne ha dicto voler essere sigurtà et promesso per uno
maystro Piero da Benago, quale hay detenuto lì. Et nuy semo contenti che havendo sigurtà
et promessa da esso Petro per dicto maystro, il debbi relaxare et liberare liberamente
senza altra replicatione de questa facenda. Et cussì faray.
Data Laude, ii septembris 1451.
Iohannes.
560
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL TESORIERE DI COMO DI DARE A BERNABÒ MAYNERO ,
CASTELLANO DI MANDELLO, LE SUE PAGHE, ONDE POSSA PROVVEDERSI DELLE COSE
NECESSARIE.
Thexaurario Cumarum.
1451 settembre 2, Lodi.
Non pò Bernabò Maynero, nostro castellano de Mandello fornirsi delle cose necessarie per
municione dela guarda soa, se non gli è satisfacto de tre paghe quale, dice, dovere havere
250

et non potere conseguire da ti, thexorero, quantuncha habia le bollete. Pertanto ve
comettiamo et volimo che gli faci respondere et respondi ti, thexorero, deli denari dele dicte
tre paghe, senza exceptione alcuna aciò che, mediante esse, se possa fornire dele cose
necessarie, como è dicto.
Laude, ii septembris 1451.
Cichus.
561
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO GALLERANI, TESORIERE DELLA CAMERA
STRAORDINARIA, DI DARE AD ANTONIO DEGLI ASTOLFI, VICARIO GENERALE, I 100 DUCATI DI CUI
TIENE GIÀ LA BOLLETTA. GLI FA OSSERVARE CHE ESSENDO LA MOGLIE DI ANTONIO LA BALIA DEL
FIGLIO DEL DUCA, FILIPPO MARIA, NON AVREBBE DOVUTO AVER BISOGNO DI QUESTO SOLLECITO.
1451 settembre 1, Lodi.
Bertholomeo de Galeranis, thexaurario Camere extraordinarie.
Siamo informati che tu hay una bolleta de misser Antonio deli Astulfi, nostro vicario gene-
rale, per ducati cento li qualli luy ne fa rechedere per soi stricti bisogni et necessità. Per la
qual cosa, se cossì è che tu habbi la soa bolleta, volimo a cossì perché è debito ch'el sia
pagato del suo servito, cossì etiamdio perché etiandio la soa moglere, nutrice et bayla del
inclito nostro figliolo Filippo Maria, gli è da fir havuto respecto asay che tu gli daghi dicti
cento ducati senza exceptione alcuna, la qual cosa doveresse far tu per quelli respecti
havemo allegati, etian senza nostro scrivere.
Laude, ut supra.
Cichus.
a Segue cossì in interlinea.
562
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL COMMISSARIO DI PIZZIGHETTONE CHE MANDA “MAYSTRO”
DIONISIO E ANTONIO FORNASARI CON QUATTORDICI LORO LAVORANTI PER LAVORARE A QUELLA
FORNACE PER CUI HANNO AVUTO 48 DUCATI D’ORO. PROCURI CHE ABBIANO TUTTO
L’OCCORRENTE IN MODO CHE “SE POSSANO METRE A LAVORARE”. LI ASSICURI CHE AVRANNO GLI
ULTERIORI 16 DUCATI RICHIESTI.
132r Commissario Pizleonis.
1451 settembre 2, Lodi.
Nuy mandamo lì maystro Dioniso et Antonio Fornasari cum quatordeci loro lavorenti per
lavorare a quelle fornase, como intenderay da loro a boca, li qualli per tuo aviso hanno
havuto da nuy ducati xlviii d'oro, a rasone de libre iii et soldi iiii per ducato. Pertanto a nuy
pare, aciò che loro presto possano lavorare et apparigiare deli quadrelli, gli faci dare tucte
quelle cose te pareranno necessarie al dicto loro lavorerio, facendoli prestare et dare con
pagamento de quilli instrumenti se trovaranno deli altri fornasari, et cossì ancor far fare
dele carrette et l’altre cose che porrano fare presto li maystri da ligname et ferrari. Et in
questo mette ogni toa diligencia et presteza siché, como è dicto de sopra, dicti maystri
presto se possano metre a lavorare. Et perché questi maystri vogliano sedeci altri ducati,
ultra quilli hanno havuti per lo loro vivere, gli porray dire che nuy gli li mandaremo de qui. El
che tu ne porray recordare per tue littere.
Laude, ii septembris 1451.
Iohannes.
251

563
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUDOVICO DA BOLOGNA CHE GLI UOMINI DI BARTOLOMEO
COLLEONI NON ABBIANO MOTIVO D LAGNARSI D’ESSERE TRATTATI PEGGIO DEGLI ALTRI UOMINI
D’ARME.
Lodovico de Bononia.
1451 settembre 10, Lodi.
El magnifico Bartholomeo Coglione ne dice che li suy homini d’arme alogiati là se lamen-
tano che sonno assay pegio tractati che gli altri homini d’arme nostri alogiati similmente là.
Et perchè non havimo mancho molesto el maltractamento loro che deli nostri medesimi, ti
committiamo et volimo che gli faci fare ogni bono tractamento, et non altramente ch’a li
nostri, quale se retrovano là, siché non habbiano essi casone a lamentarse.
Data Laude, die decimo septembris 1451.
Iohannes.
564
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CARLO DI AREZZO DI PREFERIRE I FATTI ALLE PAROLE PER
TESTIMONIARE STIMA E AMICIZIA PER LUI DI CUI SA “LI MOLTEPLICI ET OPTIMI PORTAMENTI “
VERSO IL DUCA.
132v Domino Carolo de Aretio.
1451 settembre 2, Lodi.
Se per lo passato non vi havimo scripto et visitato almancho cum nostre littere, como
rechediriano li meriti vostri verso nuy, non credate sia proceduto per oblivione nè perchè
non vi amamo fraternalmente et habbiamo carissimi li recordi et favory facti sempre al bene
nostro. Ma perchè nostro costume non è de voler cum parole, ma piutosto cum effecto mo-
strarse grati ad li amici nostri, non ce siamo curati scriverve altro, pur sentendo continue da
più lati et persone fide dingne li moltiplici et optimi portamenti verso nuy usati per vuy. Per
certo non ce siamo potuti contenere che non dicamo cussl che may non usciranno di
mimoria cum fermo proposito de darvelo l’intendere piutosto cum a effecto cha cum parole
como havimo dicto. Et quando a nuy sia piacere una cosa più che un'altra, qual dal canto
nostro se possa fare, rechiedecela, et approvatice in quelle cose che se provano li very
amici, et trovariti esser vero quanto vi dicimo. Nos vero ve rechiederimo domesticamente
ali bisongni, ma per lo presente non vi dicimo altro, salvo che ben cridimo non vi sia
bisongnio ve recommendi a mò di facti nostri, li quali, invero, potete et dovere reputare
vostri proprii, offerendoce denuo a tucti li vostri piacery, honori et comodi et de qualunqua
vostro cum pronto animo et molto volontiera.
Data Laude, die ii septembris 1451.
Cichus.
a Segue parole che depennato.
252

565
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A UGONE DI MANTOVA E A GIACOMAZZO DI SAN CRISTOFORO DI
ESSERE CONTENTO DI COME SI SONO COMPORTATI. VUOLE CHE FACCIANO IN MODO CHE
MARTINA FAVALE VADA DA LUI.
1451 settembre 2, Lodi.
133r Ugoni de Mantua et Iacomatio Sancti Christofori.
Havimo recevuto vostre littere e inteso quanto scriveti, non occorre dir altro se non che
haviti facto bene a far cussì, ma volimo tegnati modo et via che quello Martina Favale
vengna da nuy, che volimo parlare cum luy.
Laude, ii septembris 1451.
Cichus.
566
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE CHE, DOVENDO FAR FARE “CERTE FORNACE”
A PIZZIGHETTONE, VUOLE CHE GIOVANNI CAYMO, COMMISSARIO A CREMONA, ABBIA FACOLTÀ DI
INTERVENIRE COMANDANDO.
Locuntenenti Cremone.
(1451 settembre 2, Lodi.)
Perché havimo hordinare far fare certe fornace ad Pizeghetone per certo laurero inten-
dimo far lì et a acciò dato principio et via, volimo bisognando operare alle dicte fornace et
lavorero dei loci circunstanti dela vostra iurisdicione Zohanne Caymo, quale è nostro com-
missario lì, habbia auctorità et baylia poterli commandare dandoli b debito et rasionevele
presio. La qualcosa ve havimo voluto notificare, aciò possati ordinare che questo se facia.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue aciò depennato.
b Segue dandoli ripetuto.
567
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI ESSERE DEL PARERE CHE I
VENEZIANI NON INTENDONO FARE GUERRA. GLI AMMONIMENTI CHE GLI AVEVA DATO ERANO PER
SOLLECITARE A UNA MAGGIORE VIGILANZA. NON È D’ACCORDO SULL’AUMENTO DI FANTI ALLA
CORTE DUCALE, MENTRE RITIENE PIÙ OPPORTUNO AGGIUNGERE FANTI AL SERVIZIO DEL
CAPITANO DEL DIVIETO GALEOTTO RATTO. SI PAGHINO DI PIÙ I CONNESTABILI DELLE PORTE.
CONCORDA SULL’UTILITÀ DELL’USCITA LORO(DEI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO ) DA MILANO
CAUSA LA PESTE.
Consilio segreto Mediolani.
1451 settembre 3, Lodi.
Reverende in Christo pater ac dilecti nostri, respondendo ala vostra lettera de dì primo del
presente, responsiva ad una nostra per la quale havemo a veduto quanto prudentemente
253

dicete per quelle tre rasone, quale poriano indure Venetiani a fare qualche novità de guerra
contra le nostre cose, et li remedii che recordati ve pareno siano da fare per obviare ali
pensieri loro, perché non li sortiscamo effecto, et cetera, dicemo brevemente che quello ve
scripsemo da Vigeveno sopra questa materia, non el scripsemo perché suspectassemo
deli facti de Milano, né ancora perché nuy credessemo firmamente che Venetiani
devesseno farne novità per li movimenti dele gente loro, ma perché el se stesse più
provedutamente et vigile ch’el non si stava, et perché etiandio se fessi pensiero ad quello
fusse da fare, occurrendo el caso, ma, come avete inteso, nuy siamo retornati qui et
havemo voluto 133v intendere deli progressi de queste gente marchesche, et in fine non
troviamo che fazino apparechio alcuno de cavalcare, non, ma che fanno alcune mutatione
de logiamenti, il che credemo fazino piutosto per sospecto b che per voluntà habiano de
fare novitade. Nondimancho el tenere l'ochio al pennello non po’ altro che giovare. Et per-
ché ne confortati che ad ogni modo seria bene mettere una quantità de fanti ala corte
nostra, ve dicemo che ad nuy pare che, mettendosi al presente li dicti fanti in essa c corte,
non siando altro bisogno, ne segueria piutosto damno et mancamento de reputatione che
utile alcuno, perché nonobstante che dicati ch'el se poria fare voce che dicti d fanti lì sonno
stati messi per remediare ale robbarie se fanno presso Mediolano, et cetera. Niente de
manco ogniuno crederia che gli fusseno e messi per suspecto et non per dicta caxone.
Sichè per evitare tal inconveniente ad nuy non pare de mandarli fante alcuno, pareriane
bene che fusse più utile de far azonzare più fanti ad domino Galeocto Racto et farlo forte,
sichè, occorrendo bisogno alcuno, se possa meglio valere ch'el non pò al presente, il che
se faria senza niuna demonstratione de sospecto f et maxime siando cossì bon numero
deli nostri provisionati et fidati nel castello, como sonno. Sichè g vogliatine advisare del
parere vostro, perché, parendove che a domino Galeocto se agiongano fanti, gli li faremo
agiongere. Deli conestabili dele porte che sonno mal pagati ve dicemo che vuy, h che sete
in sul facto, devete carricare et strengere li Maestri dele intrate a farli fare el debito loro,
siando la cosa de importantia, come ella è. Del i restare o partire vostro da Mediolano, ve
dicemo che, siando le cose in li termine che sonno, che per la gratia de Dio sonno senza
periculo che ad nuy pare vogliate euscire fuora et andarvene nel loco vostro deputato l et
venirne tucti insieme, sì per fugire vuy el periculo dela conditione dela peste sì etiandio
perché le gente che hanno da fare possano venire da vuy senza sospecto, le quale, finché
stareti lì dentro non li verano m may et le cose sonno da fare non si n poranno expedire.
Data Laude, die iii septembris 1451.
Iohannes.
a Segue veduto in interlinea su inteso depennato.
b Segue che hanno depennato.
c Segue corte in interlinea.
d Segue fanti in interlinea.
e Segue messi in interlinea.
f Da il che ... a de sospecto aggiunto a lato.
g Segue il parere vostro in questo depennato.
h Segue che in interlinea.
i Segue restare o in interlinea.
l Segue et venirne tucti insieme in interlinea.
m Segue may in interlinea su depennato.
n In A poranno ha ranno in interlinea su ssono depennato.
254

568
FRANCESCO SFORZA RICHIEDE AL TESORIERE DI PIACENZA DI DARE 30 DUCATI AL FAMIGLIO
DUCALE LORENZO DA CORNETO PERCHÉ POSSA ANDARE DOVE INTENDE INVIARLO.
135r Thexaurario Placentie.
1451 settembre 4, Lodi.
Tu hay veduto quello te habiamo scripto che facessi contento ser Lorenzo da Corneto, no-
stro famiglio, de ducati 30, aciò potesse andare dove noy lo mandiamo, quale pare non
habi expedito. Dela quale cosa non havemo preso ponto admiracione perché ne rendimo
certissimi alhora non havessi forse el modo de dargli li dicti 30 ducati et se lo havessi
potuto fare lo haveresti facto a liberamente de questi 30 ducati senza aspectare altra
lettera da noy, como hay facto per lo passato che sappimo bene non hay may manchato ali
bisogni nostri. Tamen, sia como se voglia, ell’è necessario omnino, como non seti manchato
per lo passato, cossì non manchati ad questa volta et che per ogni modo trovati dicti
ducati xxx. Sichè, iterum, ve scrivemo et preghamo strectamente debiati spazare el dicto
ser Lorenzo aciò possa andare dove gli havemo imposto et che non habia ad tardare lì,
certificandovi non poresti una volta fare cosa ne fosse più grata, perché l'andata soa
importa assay. Sichè fati como havimo speranza in voy.
Laude, iii setembris 1451.
Cichus.
a Segue voluntera depennato.
569
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI LASCIARE GLI UOMIN DI
ANTONIO LANDRIANI DOVE STANNO.
Locumtenenti Cremone.
1451 settembre 3, Lodi.
Antonio da Landriano se grava, pur como ve havimo scripto per altre, che vuy non voleti
lassare stare li soy quali ser Simone ha allogiato a San Iohanne in Croce, dela qual cosa
ne maravigliamo perché nostra intencione è quelli de Antonio Schiavo como ser Simone gli
ha ordinati. Pertanto ve dicemo, se haveti caro fare cosa ne piaza, lassati stare quelli de
Antonio, sichè non ne habiamo più querella.
Laude, iii setembris 1451.
Cichus.
255

570
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SAN GIOVANNI IN CROCE DI LASCIAR STARE LÌ, AL
DI LÀ DI QUELLO CHE POTREBBE DIRGLI IL LUOGOTENENTE, GLIUOMINI DI ANTONIO LANDRIANI.
Potestati Sancti Iohannis in Croce.
1451 settembre 1, Lodi.
Intendimo che ad pecticione del nostro locotenente de Cremona tu vogli cazare via quelli
de Antonio da Landriano, nostro conductero, ha mandato ad allogiare lì ser Simone, nostro
famiglio, dela qual cosa ne meravigliamo. Pertanto, nonobstante commandamento alchu-
no te facesse dicto locotenente, te commandiamo debi exequire circha li facti de quelli ha
mandato lì ser Simone de Antonio da Landriano, como esso ser Simone te ha scripto et
ordinato. Et non manchi, che, te advisamo, non poressi fare cosa che più ne dispiacesse,
como anche per altre te havimo scripto.
Laude, iii setembris 1451.
Cichus.
571
FRANCESCO SFORZA ESPRIME AL LUOGOTENENTE E AL PODESTÀ IL PROPRIO DISAPPUNTO PER
L’INDAGINE DA LORO FATTA SU DON PIETRO E IL FRATELLO DI CASTELGOFFREDO, INDAGINE DEL
TUTTO DIFFERENTE NEI RISULTATI RISPETTO A QUANTO SEGNALATOGLI DAL MARCHESE DI
MANTOIVA E SAPUTO DA ALTRE FONTI. LA RIFACCIANO, USANDO ANCHE LA TORTURA DELLA
CORDA , FACENDOLI ANCHE SBALLONZOLARE “UNO PUOCHO”, MA DIPORTANDOSI SEMPRE
MATURAMENTE E ATTENTI A NON FAR LORO “TROPPO MALE “!
135v Locumtenenti et potestati Placentie.
1451 settembre 3, Lodi.
Havimo recevuto vostra lettera et inteso quello ne scriveti et la examinacione ne haveti
mandata de don Petro et lo fratello da castello Zufredo, restamo de tutto advisati et non
remanemo de questa cosa bene satisfacto de vuy perché, segondo le informacione have-
mo dal illustre signor marchexe de Mantua, et per altre vie, non facemo dubio che costoro
non habiano praticha in quello nostro paese. Et non dubitamo che se vuy in questo facto
usati diligentia,como doveti fare, non trovati la verità. Pertanto de novo ve dicimo et com-
mittiamo che per iterum debiati examinare li dicti don Petro et fratello con ogni diligentia a
vuy possibile segondo ve havemo scripto et le informacione ve havimo mandate, alle qua-
le ne referrimo. Et non possendone vuy cavare altro con bone parole, como haveti facto,
volimo vedati havere licentia dal vicario del vescovo de quella nostra cità de mettere el
prefacto don Petro et fratello alla corda, et havuta dicta licentia, volimo gli debiati fare ligare
et ponergli la magiore pavura ve sia possibile, con quello bono modo, siamo certi,
sappereti fare, etiam se dovesti bem fargli sbalanzare uno puocho. Volimo, però, che in
questo facto ve portati maturamente et cum intellecto, ponendo piutosto pagura a li
prefacto don Petro et fratello de parole et de menaze che de fargli troppo male. Et como
havereti facto, ne avisareti poy chiaramente.
Laude, iii sectembris 1451.
Cichus.
256

572
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI REGOLATORI E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE LA METÀ
DELLA TASSA DEL SALE RECENTEMENTE IMPOSTA AL COMUNE E AGLI UOMINI DI POZZUOLO
VENGA ASSEGNATA AL CONDOTTIERO DUCALE ONOFRIO RUFALDO E FACCIANO SAPERE AL
CANCELLIERE DUCALE FRANCESCO DI SER ANTONIO LA QUANTITÀ DI DENARO CHE DEVE
IMPUTARE “IN RACIONIBUS SUIS” A ONOFRIO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 3, Lodi.
Contentamur et volumus quod dimidiam taxam salis, nuper ut scitis impositam, comuni et
hominibus Pozoli assignetis strenuo Honofrio Rufaldo, ductori nostro, et de denariis dicte
dimidie taxe ipsi responderi faciatis certiorem facientes Franciscum ser Antonimi, canzella-
rium nostrum de quantitate denariorum ut in racionibus suis ipsum debitorem facere possit
et sic vos faciatis.
Laude, iii setembris 1451.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
572 BIS
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A STEFANO DA ONATE E A GIOVANNI DE ULESIS E RIVOLGENDOSI
A STEFANO DICE DI ESSERE CONTENTO DI LASCIARE 30 DUCATI A UN MILANESE SE RIVELA I
DEBITORI DI INNOCENTE COTTA PER UN AMMONTARE DI 20000 LIRE IMPERIALI. STEFANO SI
ACCORDI DI TUTTO CON IL CANCELLIERE DUCALE GIOVANNI DE ULESIS.
1451 settembre 3, Lodi.
136r Stefano de Onate et ser Iohanni de Ulexis.
Havimo inteso quanto ti, Stefano, ne hay facto dire et avisato che, volendo noy remettere
et lassare ad uno citadino de Mediolano 300 ducati, quali è tenuto et de’ dare ad Inocente
Cotta ne notificarà et dirà tanti citadini che sono tenuto et de’ dare ad esso Inocente circha
xx milia libre de imperiali, ad che dicimo che semo contenti lassare dicti 300 ducati, notificandone
che sono quelli debitori d’esso Inocente, purché non siano de quelli che noy
sappiamo et habiamone notizia, et essendo chiaro che siano veraci debitori de dicte libre
xx milia, et de tutto te intenderay con ser Zohanne de Ulexis, nostro canzellero, avisandoce
como haveray facto.
Laude, iii setembre 1451.
Cichus.
257

573
FRANCESCO SFORZA CERCA DI CONFORTARE GASPARE DA VIMERCATE PER LA MALATTIA DEL
FRATELLO RAFFAELE. VUOLE CHE GASPARE SI PORTI IN LUOGO SANO SÌ CHE ANCH’EGLI NON
ABBIA A CORRERE PERICOLO PER LA SALUTE.
Comiti Gasparri de Vicomercato.
1451 settembre 4, Lodi.
Havimo ricevuto la toa lettera et inteso quello ne scrivi deli denari hay in mano et de quelli
speri de havere. Non dicimo altro se non che tutto ne piace et non te replicamo più circha
questo facto, perché tu say meglio quello bisogna che non facimo noy proprii. Alla parte de
Rafael, tuo fratello, nuy havimo inteso quello ne scrivi del caso suo, dela qual cosa havimo
tanto dispiacere che non poriamo havere più, nè poriamo may scrivertelo, et Dio sa se ha-
biamo persona in casa de che più ne recressesse de Rafaele, et se possibile fosse libe-
rarlo col sangue nostro, lo fariamo de bona voglia. Ma poychè dal canto tuo non gli è man-
chato cosa alchuna fiat voluntas domini. Te pregho bene che, migliorando luy, per nostra
singulare contenteza et satisfacione ce ne vogli avisare, che non poressi scrivere cosa che
più ne piacesse fin al coro. Pur volendone altro Dio, bisogna che noy e ti habiamo pacientia
sì che in questo facto voglite portare cum prudentia et intellecto et essere contento de
quello vole nostro signore Dio et portare ogni cosa in pacientia. Ma perché noy pur sappia-
mo che tu sey stato et praticato dove è stato Rafaele, ne morimo de voglia e che Dio non lo
voglia, che non te intervenga qualche cosa. Pertanto como continuamente te havimo scrip-
to così de novo te dicimo, confortamo et preghamo, se may pensi fare cosa ne sia suma-
mente grata, te levi de lì et redughi in qualche loco dove te conservi 136v sano, per qualchi
dì fina sii fuora de sospecto et, se voy andare in alchuno loco delli nostri, avisacene, che
sarimo contenti. De questo te preghamo et caricamo quanto più sappimo et possimo,
facendote certissimo che del tuo male ne recresceria più che de persona né fratello, né
figliolo più caro che habiamo al mondo. Et solo per questa casone mandiamo questo caval-
laro per lo quale aspectamo intendere quello sarà ulterius seguito et la deliberacione toa.
Laude, iiii setembris 1451.
Cichus.
574
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TESEO DA SPOLETO DI FAR AVERE AI FAMIGLI CHE ALLOGGIANO
NEL PIACENTINO LA TASSA CHE A LORO SPETTA.
Theseo de Spoleto.
1451 settembre 4, Lodi.
Se lamentano alchuni nostri famigli che allogiano in Piasentina che non pono havere la
taxa soa per certa differentia che hanno fra loro quelli che sono deputati ad dargli la dicta
taxa. Pertanto volimo che, recevuta questa, debi providere et ordinare per modo che dicti
famigli habiano la taxa loro tocha ad paghare ad chi se voglia, perché essi non possono
vivere senza questa taxa, como chiaramente cognosci, sichè fa che noy non habiamo
casone de scrivere più per questa cosa.
Laude, iiii setembris 1451.
Iohannes.
258

575
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI CREMONA DI NON DARE ALCUNA NOIA PER IL
SALE AGLI UOMINI DI PIZZIGHETTONE FINO A QUANDO LO INFORMERÀ DELLA RISPOSTA AVUTA DAI
MAESTRI DELLE ENTRATE CIRCA L’IMPOSIZIONE FATTA A DETTI UOMINI DI LEVARE OTTOCENTO
“PESI DI SALE”.
Referendario Cremone.
1451 settembre 4, Lodi.
Hanno mandato qui da nuy li homini da Piziguitone suoy ambassatori con alcune soe sup-
plicatione per le quale se gravano che tu gli vole astringere ad levare de presenti octocento
pesi de sale, de che se doleno et lamentano. La quale supplicatione havimo mandato ali
Magistri nostri de l'intrate per intendere da loro questo facto. Pertanto volimo et te commit-
timo che per questa casone non debiati ullo modo molestare dicti homini né fargli altra
inovatione se nuy non te scrivemo altro, perché havuta la resposta dali Maestri dele intrate
te informaremo dela voluntà nostra.
Data Laude, iiii septembris 1451.
Cichus.
576
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CAPITANO DEL LAGO DI COMO INDUCA GLI UOMINI DI
SIVENNA A DARE LA TASSA CHE COMPETE AI SOLDATI E A CONCEDERE ANCHE DEL VINO PER
ALMENO 20-30 GIORNI.
137r Capitaneo lacus Cumarum.
1451 settembre 4, Lodi.
Sonno molto austeri et stano retrogradi, secondo siamo informati, li communi et homini de
Sivenna et deli monti ad volere fare el dovere a quelle gente gli sonno taxate segondo li
ordini. Per la qualcosa volimo et commottimote che tu gli face fare il dovere et a loro et a
qualunque altri che non lo volesseno fare, perché nostra intentione è che lo faceno. Volimo,
ultra ciò, che tu vedi de confortare l'homini et communi de lì et indurli con qualche
bono modo ad dargli uno pocho de vino, almanche per vinti dì o per uno mese, ricordandoli
che mò che vene el novello lo debbeno fare voluntera.
Data Laude, die iiii septembris 1451.
Cichus.
577
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ, AI CONSOLI E AGLI UOMINI DELLE VALLE SOLDA E
CIMA DI SMETTERE IL LORO ATTEGGIAMENTO NEGATIVO E CONCEDERE AI SOLDATI LA TASSA CUI
SONO TENUTI.
1451 settembre 4, Lodi.
Potestati, consulibus et hominibus Vallis Sode et Cime.
Sentimo con grande admiratione che voy ve fati retrogradi a fare el dovere a quelle nostre
gente ve sonno taxate secondo li ordini, né sappemo donda proceda. Pertanto ve dicemo
cossì, che, se non gli facte el dovere, ce dariti materia de turbarce cum vuy, siché fatigilo,
non aspectando più altre littere sopra ciò.
Data Laude, iiii septembris 1451.
259

Cichus.
578
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE DI DARE AL
PROVISIONATO DUCALE MAZOLA LA CASA RICHIESTA NEL CASO CHE DOMENICO DALLA MINA
NON PRODUCA ENTRO OTTO-DIECI GIORNI PROVE IN SUO FAVORE.
1451 settembre 4, Lodi.
Magistris intratarum nostrarum extraordinariarum.
Per la informatione haveti mandato circa el facto dela casa quale ce rechiede el Mazzola,
nostro provvisionato, facilmente se pò comprehendere cussì per la contumatia de
Domenico dala Mina, como per altro, che in la dicta casa esso Domenico non gli ha raxone
alcuna. Pur volendo nuy che le cose passano per lo mezo della raxone et che veruno may
non habbia legitima cagione de lamentarse, ve informariti de novo et fariti citare dicto
Domenico dandogli termino de octo o deci dì ad produre le soe ragione, se veruna gli ne
ha, et, passato serà el termino, et non producendo altro che habbia producto fin a qui,
volimo che mettiate ale possessione de dicta casa el predicto Mazzola, nostro
provvisionato, al quale gli havimo donata si et in quantum aspecti alla Camera nostra.
Laude, iiii septembris 1451.
Cichus.
579
FRANCESCO SFORZA ORIUNA AL CAPITANO E AL CASTELLANO DI MELEGNANO, AI QUALI
COMPETE ANDARE PER IL VICARIATO DI MELEGNANO PER EVITARE MISFATTI, DI FARE IN MODO
CHE POSCHINO, MODENA E GALGIANO NON COMMETTANO FURTI E ALTRO.
137v Capitaneo et castellano Malignani.
1451 settembre 4, Lodi.
Tu say la commissione che te havemo facta de potere andare per lo vicariato de Malignano
et provede alli excessi et cose malfacte, et perché havemo querella ch'el Poschino, el
Modena et Galgiano, habitatori de quella terra, molte fiate vano ala strata et robbano et
trabutano quelli vano inanze et indreto per la Strabella, te commettiamo et volimo provedi
che non usino simile deshonestate, quale ne sonno molte moleste quanto dire se potesse.
Laude, iiii septembris 1451.
Cichus.
580
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A OLDRADO LAMPUGNANI IL SUO DISPIACERE PER QUANTO
OCCORSO ALLA FIGLIA AGOSTINA. VUOLE CHE GEROLAMO RESTI DOV’È FINO ALLA FINE
DELL’EPIDEMIA.
Domino Oldrado de Lampugnano.
1451 settembre 4, Lodi.
Ne rencresse et dole, respondendo alla vostra lettera, el caso de Augustina, vostra figliola,
del quale però havimo noticia da altri prima che da vuy, ma ne piace che Baptista sia re-
260

ducto a bono porto. Et considerato che simili casi sono naturali, quali nemo pò fuzire, ve
confortiamo vogliati havere patientia et demonstrare in questo la constantia vostra. Che
Hyeronimo stia bene piacene et lodiamo ch'el resti ove l'è fin a tanto che questa peste sia
cessata.
Laude, iiii setembris 1451.
Iohannes.
581
FRANCESCO SFORZA ASSICURA IL PROVVEDITORE ANGELO DA CAPOPESARO CHE HA FATTO
RESTITUIRE IL CAVALLO TOLTO AL COMPAGNO DI ETTORE BRANDOLINO. CHIEDE CHE, A SUA
VOLTA, ANGELO FACCIA RESTITUIRE ALLO SQUADRERO DUCALE GIACOMETTO DA VAYLA I
CAVALLI E LE ALTRE SUE COSE.
1451 settembre 5, Lodi.
Angelo de Cadapesero, provisori Glare Abdue.
Havimo inteso quanto scriveti del cavallo tolto al compagno de Hector Brancolino, al che
respondendo dicimo che, intesa questa cosa, subito havimo facto restituire dicto cavallo,
como intendereti, et de bona voglia, sichè per observare la bona compagnia, como
intendimo fare dal canto nostro et non mancharli in cosa alcuna, etiamdio per lo bene
vivere et vicinare purchè non ne sia data iusta casone da far lo contrario, ve pregamo et
confortamo ne operati cum effecto che lo strenuo Iacometto da Vayla, nostro squadrero,
rehabia dicti soy cavalli cum alchune cose che indebitamente et contra ogni equità gli
forono dellà tolto in li dì passati, como ad pieno credimo debiati essere informato, perchè
non ne habia ad insurgere altro scandalo, né inconveniente.
Laude, v setembris 1451.
Iohannes.
582
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMO DA ROMA DI PORTARSI SUBITO DA LUI PER ALCUNI
FURTI DI CAVALLI DA LUI FATTI.
138r Iacobo de Roma.
1451 settembre 5, Lodi.
Per querella ne è facta havimo inteso che tu hay tolto alchuni cavalli de quelli de Cesare da
Martinengho, il perché loro hanno facto represaglia et tolte tre cavalle delli subdicti nostri,
de che ne dolimo de ti essendo cossì. Pertanto volimo che, subito havuta questa, vegni qui
da noy. Et non manchi.
Laude, v setembris 1451.
Cichus.
583
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI TORTONA PAGHI SUBITO IL SALARIO AL
CAPITANO DELLA CITTADELLA.
Referendario Terdone.
1451 settembre 5, Lodi.
El nostro capitaneo della citadella de quella cità, che tu non gli respondi del salario e provi-
261

sione soa, como sopra ciò pare te habiano scripto li nostri Magistri delle intrate, de che
anchora noy ne gravamo et maravigliamo de ti, perché nostra intencione è sopra li altri li
castellani nostri siano contenti et bem paghati. Pertanto volimo debi providere che de
questo facto non habiamo più querella, sichè el dicto capitaneo sia contento et paghato,
como say è la volunta nostra et como te hanno scripto li dicti nostri Magistri dele intrate.
Laude, v setembris 1451.
Cichus.
584
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PODESTÀ, COMUNE E UOMINI DI VARESE DI VOLER ALLOGGIARE
SUL LORO TERRITORIO SESSANTA CAVALLI E BOCCHE DELLA FAMIGLIA DUCALE, FORNENDOLI DI
QUELLO CHE È LORO DOVUTO, SECONDO QUELLO CHE VERRÀ LORO ORDINATO DA PISANELLO.
(1451 settembre 5, Lodi.)
Domino potestati, comuni et hominibus Varisii.
Benché che altre volte havessemo deliberato non darvi impazo nì carrico de cavalli, nondi-
meno strengendone el bisogno per el gran numero de cavalli habiamo, attento che non gli
è più sul nostro territorio una minima cassina che non sia piena deli nostri cavalli, havimo
deliberato, benchè mal volentera el faciamo, de allogiare in quella terra et el vicariato d'es-
sa, cavalli lx et boche lx dela nostra fameglia. Pertanto ve confortamo et carricamo che,
allogiati dicti cavalli et boche in quella terra et vicariato segondo li boletini del Pisanello,
nostro famiglio, facendoli provedere de stancie et strame per li cavalli et stara doa de
frumento per caduna boca el mese et vino, segondo per el dicto Pisanello serà ordinato. Et
in questo non sia fallo né exceptione alcuna.
Laude, ut supra.
Iohannes.
585
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA DI AMMINISTRARE SPEDITA
GIUSTIZIA A TROYLO CHE PRETENDE DI DOVER AVERE DA UN FIGLIO DI TOMMASINO BERARDO UN
RONZINO O UN SUO EQUIVALENTE.
138v Locuntenenti Placentie.
1451 settembre 5, Lodi.
Se pretende el nobile Troyolo dovere havere da uno figliolo de Thomasino Berardo uno
roncino o la valuta d'esso et proferendosse farne giare et evidentissime prove, domanda li
sia facto rasone, per la qual cosa volimo et ve comettimo che, vocatis vocandis, gli faciati
rasone summaria simpliciter et de plano sine strepitu et figura iudicii, cavilacionibus et a
frivolis exceptionibus quibuscumque reiectis, terminando la causa quam cicius fieri poterit,
perché havemo adoperare esso Troyolo in altre facende.
Laude, v septembris 1451.
Cichus.
In simili forma Marco de Attendolis.
a Segue cavilacionibus depennato.
262

586
FRANCESCO SFORZA CERCA DI CONFORTARE IL CONTE GASPARE DA VIMERCATE PERLA MORTE
DEL FRATELLO RAFFAELE.
Comiti Gaspari de Vicomerchato.
1451 settembre 5, Lodi.
Quanto ne sia stato molesta et grave la morte de Raphallo, tuo fradello, non lo poterissimo
dire né scrivere, nam lassando andare che l'havissimo caro et l'amassimo per la fede et
devotione sua verso nuy tanto se contentavamo et rendavamo securi del servitio suo che,
certe, non ne pare haver perduto amigo né servitore fidelissimo, ma fratello proprio et per
dir chiaro non se tenimo la perdita sua se non a grandissimo detrimento, ma che è, et
considerando et reducendose pur a ragionevel pensamento che qualunqa nasce convien
morire, cussì vole la leze dela natura de savio homo et temperarse in simili dolori et
acostarse ala voluntà divina, vero è che la perdita grande e inextimabile. Et dolendo oltra
modo, ma considerato che l'è inrecuperabile, te confortiamo, Gasparo carissimo, ad havere
patientia et considerare che tucti debiamo far quello camino. Più oltra ce studiarissimo
comfortarte a piarte riposo et tranquilità in questo caso adverso, se non t'havessimo
sempre savio, constante et patiente a suportare ogni adversa fortuna et sinistro caso
patientemente. Se per tua consolatione et conforto possiamo più una cosa che un'altra ne
avisaray, la faremo volontiera.
Data Laude, quinto septembris 1451.
Cichus.
587
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI
INDURRE LA COMUNITÀ DI PAVIA A PAGARE LE QUATTRO GUARDIE IN SOPRANNUMERO RIMASTE
ALLA GUARDIA DELLA DARSENA PER QUATTRO MESI.
1451 settembre 6, Lodi.
139r Referendario Papie et Gracino de Pischarolo.
Bemchè un'altra nostra facta del mese passato, fin quando eravamo a Cremona, ve
scrivessimo che non dovessati gravare, né molestare quella nostra comunità circha lo facto
de quelle guardie sopragionte alla custodia della nostra darsina, tamen perché lo
spectabile nostro compare messer Antonio de Eustachio, de nostro ordine et
commandamento, essendo noy già a Mediolano, ultra le guardie solite et usate gli ne ha
tenuto quatre altre circha quatro mesi, como intendereti, et dicta nostra comunità remase
contenta de paghare le dicte quatro guardie. Volimo che, per quella via ne pare, tenati
modo che essa comunità satisfacia ale predicte guardie per li dicti quatro mesi, considerato
che ne pare minima cosa. Et quella comunità per questo non se doveria già monstrare
difficile, sichè vedati de adaptare questo facto in modo che le dicte quatro guardie siano
contente et satisfacte et noy non habiamo casone scriverne più, dechiarandove che nostra
intencione è, et cossì volimo che dali dicti mesi inanze, che sono quatro, como havimo
dicto, non intendimo che la dicta comunità habia più tale graveza, perché supplirano quelle
octo guardie che gli tenimo alla dicta darsina.
Laude, vi setptembris 1451.
Cichus.
263

588
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA DI ESEGUIRE LA SENTENZA DATA
DA BALDASSARRE CORTI A FAVORE DEL PROVISIONATO DUCALE VENEZIANO CONTRO IL
CAVALLARO DEL PODESTÀ DI PIACENZA.
Locumtenenti Placentie.
1451 settembre 5, Lodi.
Havimo recevuto la vostra lettera de dì quatro et inteso quello ne scriveti della venuta
vostra lì ad Piasenza, et delle altre cose ne scriveti non facemo resposta, se non al facto
del Veneziano, nostro provisionato, quale è stato qui da noy et ne dice della sentencia ha
data messer Baldesarro da Corte in suo favore contra el cavallero dela podestà, al quale
cavalero pare ch'el podestà habia facto securtà. Pertanto volimo debiati providere che esso
Veneciano subito sia satisfacto de quello ha sentenciato messer Baldesarro. Et fati non ne
habiamo più lamenta.
Laude, v setembris 1451.
Cichus.
589
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A GEEROLAMO LAMPUGNANI LA SUA “CONSOLACIONE” PER LA
SUA CONVALESCENZA E IL DILORE PER LA MORTE DELLA MOGLIE DEL FRATELLO BATTISTA.
139v Yeronimo de Lampugnano.
1451 settembre 5, Lodi.
Havimo recevuto la toa lettera per la quale ne scrivi della convalesentia toa, quale hay con-
ducto ad Reschaldina, de che havimo havuto piacere et consolazione, perché non deside-
ramo mancho el bene tuo che ti medesmo. Ma, dal'altro canto, intendendo noy la morte
della donna de Baptista, tuo fratello, ne havimo havuto dispiacere et amaritudine, ad che
non dicimo altro, se non che te confortiamo ad portare ogni cosa in pace con prudentia,
como ne rendimo certi faray et attendere sopra tutto ad stare sano et in loco dove non sia
suspecto, che possi venire poy da noy.
Laude, v septembris 1451.
Cichus.
590
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL PODESTÀ DI SALE DI NON PERMETTERE CHE VENGANO
CONDOTTE BIADE FUORI DEL SUO TERRITORIO SENZA UN PERMESSO SCRITTO DUCALE.
Potestati Sallarum.
1451 settembre 6, Lodi.
Respondendo alla toa lettera, aciò sii informato della voluntà et ordini nostri circha el facto
delle biave sono in quella nostra terra, te dicimo et committimo che non lassi cavare uno
minimo granello fuora de quella nostra terra senza nostra licentia in scriptis, excepto che
per macinare per uso delli homini della terra.
Laude, vi septembris 1451.
264

Cichus.
591
FRANCESCO SFORZA ASSICURA OLDRARO LAMPUGNANI CHE GLI FARÀ AVERE RISPOSTA
FAVOREVOLE A QUANTI INTERVERRANNO A PROPOSITO DELLA CAUSA CHE HA CON LORENZO
MARTIGONE E CON ALTRI CITTADINI MILANESI.
Domino Oldrado de Lampugnano.
1451 settembre 5, Lodi.
Havimo recevuto la vostra lettera per la quale ne scriveti dela causa vostra haveti con
Laurentio Martigone et con quelli altri citadini de Mediolano quale intesa non dicimo altro,
se non che ve confortiamo ad stare de bona voglia, perché da noy non sono venuti nè
mandato anchora, ma se gli venerano gli farimo tale resposta che ve piacerà.
Laude, v setembris 1451.
Cichus.
592
FRANCESCO SFORZA SUGGERISCE AL PODESTÀ DI CASTELL’ARQUATO E A TADDEO DE BURALIS
COME DEVE COMPORTARSI LA COMUNITÀ DI CASTELL’ARQUATO CHE SI DICE INCAPACE DI
SALDARE IL DEBITO CHE HA CON BARTOLOMEO FOLCHINO. SI ACCORDI CON COSTUI PER FARE
UN PRIMO VERSAMENTO SALDANDO, POI, IL TUTTO, CON I RELATIVI INTERESSI PER I DENARI CHE
BARTOLOMEO DOVESSE PRENDERE A CREDITO “PER SATISFARE AD NOY”.
1451 settembre 4, Lodi.
140r Potestati Castriarquati et Thadeo de Buralis.
Per lo debito ha quella nostra comunità cum Bartolameo Folchino, nostro citadino de Par-
ma, sono stati da noy qui doy messi per parte d'essa comunità dolendosse essere astrecta
de presente al paghamento del dicto debito, con ciò sia non siano habili ad pagare, richie-
dendone volessimo fare havesseno qualche termine, et cetera. Noy voriamo sempre, ad
nostra possanza, providere ala indempnità soa, ma perché questi tali denari ne sono assi-
gnati per el dicto Bartolameo deli quali havimo pur bisogno ad pigliare uno bono mezo per
l'una parte et l'altra, haveriamo caro che la dicta comunità prehendesse qualche intelligen-
tia col dicto Bartolameo, la quale ne pareria dovesse essere per questo modo. Et cossì vo-
gliamo che, vedute le presente, faci ogni opera che la dicta comunità manda doy o tri de
loro cum pieno mandato dal dicto Bartolameo cum quelli denari che più se possa, recupe-
randoli o lì o in Parma, quali gli diano de presente; del resto d'esso debito pigliano accordio
et faciano securo dicto Bartolameo per modo che, al termino, possi valersi di dicti soy de-
nari in Parma et tolendo esso Bartolameo dicti denari ad interesse o per altra via per sa-
tisfare ad noy, dicti homini debano paghare quello tale interesse, perché non ne pare hone-
sto che del suo dovesse portare danno. Et cossì tu, Thadeo, vogli curare che se exequi-
scha quanto scrivimo in questa materia et usare humanità verso quelli homini in le execu-
tione de dicti denari.
Laude, iiii septembris 1451.
Cichus .
265

593
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CREMONA DI AMMINISTRARE SPEDITA GIUSTIZIA
NELLA CAUSA TRA IL BALESTRERO ANGELO CORSO E COMMO GRASSO DA GRUGNOTORTO.
Potestati Cremone.
1451 settembre 6, Lodi.
Segondo intendimo et havimo havuta informacione et è certa differentia, lite o questione in-
tra Agniolo Corso, nostro balestrero, et Commo Grasso da Grugnotorto per casone de
certa robbaria, como doveti essere informati pienamente, in la quale volimo et te
committimo che, havuta bona et diligente et vera informacione, et intesa la ragione dele
parte, debiati ministrare et fare ministrare rasone summarie et expedite, sichè per denegata
iustitia non habiano casone et l’uno et l'altro de querella et non habiano a tornare
più da noy per questo.
Laude, vi setembris 1451.
Iohannes.
594
FRANCESCO SFORZA CHIEDE ALLA DUCHESSA DI FARGLI SAPERE DOVE SONO FINITI I DUE
SPARVIERI DI CUI GLI PARLA MARCO CORIO IN UNA LETTERA . MENTRE SA CHE I TARTUFI SONO
STATI BLOCCATI DALLA DUCHESSA, DEI DUE PENNUTI, CHE EGLI AVREBBE VOLUTO REGALARE AL
MARCHESE DI FERRARA, NON NE CONOSCE LA SORTE.
140v Domine ducisse.
1451 settembre 5, Lodi.
Per alchune lettere de Marcho Coyro intendiamo ch'esso luy ne mandava duy sparaveri et
alchuni tartufori, li quali tartuffori, ne scrivi la signoria vostra per uno scriptolino, intromisso
in esse lettere del dicto Marcho, havergli retenuti per sì, el che molto ne piace et a quello
non dicimo altro. Ma perché li sparaveri non ne sono presentati, maravigliamossi et non
sappiamo in chi mano siano restati. Pertanto preghamo la signoria vostra ne voglia avisare
in chi mano vel que è seguito de dicti sparaveri, avisandola che noy intendiamo mandargli
a donare al illustre signor marchexe de Ferrara. Siamo apparechiati ad qualunche piacere
et voluntà della prefacta signoria vostra.
Laude, v setembris 1451.
Cichus.
266

595
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI TORTONA DI RILASCIARE PIETRO CREA SE
CHIARAMENTE GLI RISULTA CHE NON HA TROVATO, COME EGLI AFFERMA, CHE UN ANELLO.
Potestati Terdone.
1451 settembre 5, Lodi.
Habiamo inteso quello che ne hay scripto de Petro Crea, quale, examinato diligentemente,
dice havere confessato non havere trovato altro che quello annello, quale hay mandato
qua, quale fo imputato che l’haveva trovato altro thexoro, al che respondendo te dicimo
che, essendoti bene certificato che non habia trovato altro ch'el dicto annello, lo debi
relaxare liberamente, ita che possa fare li facti soy.
Laude, v septembris 1451.
Cichus.
596
FRANCESCO SFORZA COMANDA A MERLINO DA MODIGLIANO DI RESTITUIRE A “MAGISTRO”
SALOMONE EBREO, MEDICO DEL COLLEONI, IL MULO CHE ERA TRA I CAVALLI DI GIOVANNI
PAZZAGLIA.
Merlino de Modigliano.
1451 settembre 26, Lodi.
El magnifico Bartolameo Coglione ne dice che in quelli cavalli de Zohanne Pazaglia forono,
alli dì passati, menati dal canto de qua, li quali poy fecimo restituirgli, gli era uno mulo
quale è de magistro Salomone ebreo, suo medico, il quale mulo remase et è in toe mano,
del quale mulo, per bon respecto, alhora non volessevo scrivere niente, ma manda per
esso. Pertanto, considerato che la rasone vole la rasone a sia restituito lo suo mulo, te
scrivemo et volimo che, subito havuta questa, gli restituischi et consigni lo suo mulo,
remossa ogni casone et exceptione et non manchi, perché cossì è debito et cossì è la
voluntà nostra.
Laude, xxvi setembris 1451.
Iohannes.
a Così in A.
597
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CASTELLANO DEL CASTELLO GRANDE DI BELINZONA CHE
SCRIVE AL COMMISARIO LOCALE DI RIMETTERE LÌ LE BOMBARDE, CHE ERANO STATE RIMOSSE
“AL TEMPO DELLA LIBERTÀ”. GLI IMPONE DI RICOSTITUIRE LA “MUNICIONE “ DI BIADE DA LUI
INTACCATA, AVVERTENDOLO DI NON TOCCARLA SENZA PERMESSO DUCALE.
1451 settembre 6, Lodi.
141r Castellano castri magni Birinzone.
Veduto quanto tu ne hay scripto circha lo facto de quelle bombarde che sono in la terra de
Birinzona, dicimo che noy, per la alligata, scrivimo al nostro commissario lì che subito facia
remetere lì quelle bombarde che forono tracte al tempo della libertà, et cossì sollicitaray
che gli siano remisse. Circha lo facto deli paghamenti tuoy, noy scrivemo ad Como, et
267

cossì gli scriveno li nostri Magistri delle intrate in opportuna forma, como intenderay da tuo
figliolo, sichè provedi, subito havuta questa, per quanto tu hay cara la gratia nostra, de
remettere in quella forteza tutta quella municione de biava et de altre cose che ne hay
levate, et da qui inanze guardate molto bene de tochare cosa alchuna della nostra
municione senza li contrasigni havimo cum ti.
Laude, vi septembris 1451.
Cichus.
598
FRANCESCO SFORZA ORDINA A COMMISSARIO, REFERENDARIO E TESORIERE DI COMO DI
ATTENERSI A QUANTO SCRIVE MATTEO DA PESARO, MAESTRO DELLE ENTRATE , CIRCA I
PAGAMENTI DEI CASTELLANI DI BELLINZONA, CHE DEVONO ESSERE PUNTUALMENTE SODDISFATTI
DI QUANTO LORO SPETTA.
1451 settembre 6, Lodi.
Commissario, referendario et texaurario Cumarum.
Vedereti quello che ve scrive Matheo da Pesaro, nostro Magistro dele intrate, circha lo
facto del paghamento deli nostri castellani de Birinzona et lo modo che haveti ad servare,
et perché questo facto è de grande importantia al stato nostro, como doveti pensare.
Volimo che, referendose ad quanto luy ve scrivi, provedati talmente et cum effecto che loro
habiano lo debito et integro pagamento, tanto del passato, como de avenire, sichè loro
habiano casone stare contenti et fare lo debito loro et ad noy non bisogna scrivere più.
Laude, vi septembris 1451.
Cichus.
599
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ DI BELLINZONA DI RIMETTERE NEL
CASTELLO GRANDE TUTTE LE BOMBARDE CHE ERANO STATE SPARSE PER IL TERRITORIO.
Commissario et potestati Birinzone.
1451 settembre 6, Lodi.
Sappeti quello è stato altra volta scripto sopra lo facto dele bombarde sono in quella terra,
pertanto volimo et te committimo che vuy fati remettere in lo nostro castello grande de
Birinzona tutte quelle bombarde ne forono cavate ad tempo della libertà et messe in la
terra, perché starano meglio lì che altroe et ogni volta che bisogno accadesse, sempre
starano apparechiate.
Laude, vi setembris 1451.
Cichus.
268

600
FRANCESCO SFORZA ORDINA A COMMISSARIO, REFERENDARIO E TESORIERE DI PARMA CHE,
STANDO A QUANTO SCRIVE MATTEO DA PESARO, MAESTRO DELLE ENTRATE, PROVVEDANO AL
PAGAMENTO DEI SALARIATI E IN PARTICOLARE DEI CASTELLANI E DEI CONNESTABILI.
1451 settembre 6, Lodi.
141v Commissario, referendario et thexaurario Parme.
Intendendo noy che tutti sallariati de quella nostra cità, tanto officiali quanto castellani delle
forteze, siano paghati et habiano suo dovero dello passato et in lo avenire, Matheo da
Pesero, nostro Magistro dele intrate, ve scrive ad compimento quello bisogna, como
vedereti in la soa littera che ve scrive. Et pertanto referendose ad quello che contene la
dicta littera volimo provedati cum effecto che loro siano satisfacti et contenti, et sopra tutti li
altri, li dicti castellani et conestabili perché doveti pensare che non possono stare in lo
modo che stano, sichè fati non habiamo casone scriverne più.
Laude, vi septembris 1451.
Cichus.
601
FRANCESCO SFORZA DICE AL LUOGOTENENTE E AL PODESTÀ DI PIACENZA CHE GLI È STATO
RIFERITO CHE GALANO DA CASALEGGIO, GIACOMO GROSSO E BARTOLOMEO DA GAZZANO NON
PARTECIPARONO NÉ CONSENTIRONO ALL’UCCISIONE DI “MAGISTRO” PIIETRO DA CORTONA.
VUOLE, COMUNQUE, CHE INDAGHINO DILIGENTEMENTE PER ACCERTARE SE NON VI FU ANCHE
UNA INDIRETTA PARTECIPAZIONE. SE NULLA RISULTA LI RIMETTANO IN LIBERTÀ.
Locumtenenti et potestati Placentie.
1451 settembre 7, Lodi.
A noy è stato exposto et significato che Galano da Casalegio, Iacomo Grosso et
Bartolameo da Gazano, carzerati apresso l’officio vostro per imputacione del caso de
magistro Petro da Cortona, sono inocenti et netti del dicto caso et may non se ne
impazarono, né gli consentirono, nè pur el sappeneno, salvo che, da poy già seguito el
caso, andarono a tore certe vache a numero dele quale prometteno restituire liberamente
et cossì ha promisso per loro messer Iacomo da Piasenza, et fatoli securtade che farano la
debita restitucione. Se adoncha cossì è, che se trovano inocenti, volimo che gli debiati
relaxare et liberare, ma prima facite diligentissimo scrutinio cum subtile diligentia per
sappere se per alchuno modo foreno participi, consentienti opur sappeveli del caso
antedicto, et trovando in deffecto, fatine quello vole rasone, trovandoli netti, como de sopra,
liberatili.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
269

602
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MALADOBATO DI SOMMA, PODESTÀ DI SONCINO, DI AVER
RESTITUITO A BARTOLOMEO COLLEONI TUTTI I POSSEDIMENTI E BENI CHE ERANO DEL CONTE
GIOVANNI DA COVO E CHE GIÀ ALTRE VOLTE LO STASSO COLLEONI AVEVA AVUTO. DETTI BENI LI
CONSEGNINO, ORA, A GIOVANNI TEGAZA CHE LI PRENDERÀ IN NOME DEL CONDOTTIERO.
1451 settembre 7, Lodi.
142r Maladobato de Somma, potestati Soncini.
Noy havimo restituito et dato al magnifico Bartolameo Coglione, nostro conductero, tutte le
possessione, proprietate et beni che forono del conte Iohanne da Covo et le quale, altre
fiate, esso magnifico Bartolameo tenete et possedete in quello nostro territorio et iurisdic-
tione a te commissa. Per la qual cosa volimo et te committimo che statim tu metti alla pos-
sessione et tenuta d'esse possessioni et beni el strenuo Iohanne Tegaza in nome del predicto
Bartolameo, eo modo et conditione che dicto Bartolameo ne possa fruire, usare et
quelle possedere, como de cosa soa disponere et fare. Faray adoncha quanto te havimo
de sopra dicto, senza contradicione alchuna.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
Dupplicata fuit Petro de Fogliatis, potestati presenti Soncini.
Data Cremone, die xxx novembris 1451.
Scribendo de bonis tantum dicti comitis Iohannis.
603
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO DELLA PIEVE DI INCINO DI LIBERARE GASPARE DA
SIDIONE QUANDO AVRÀ, COME DA LUI PROMESSO, PAGATE LE TASSE DELLA “CASSINA DA
SIDIONE”.
Commissario plebis Incini.
1451 settembre 7, Lodi.
Siamo informati essere sostenuto uno Gasparro da Sidiono per le taxe della cassina da
Sidione, et perché ne ha facto dire volere fare el debito suo et quanto è tenuto a fare,
volemo che facendo luy el dovere et pagando le soe taxe de quanto gli tocha, satisfacto et
pagato haverà, subito debbi liberamente farlo liberare et relassare, siché non bisogni più
scrivere et replicare altramente per questo.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
270

604
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI CASTELLEONE DI AVERE APPRESO, CON DOLORE,
NOTIZIA DI CASI DI “CONTAGIONE”. INTERVENGA CON VIGILANZA E SOLLECITUDINE PER
IMPEDIRNE IL DIFFONDERSI. CIRCA LA VERTENZA TRA LA COMUNITÀ E “SPECTIALE PERSONE DE
QUELLA” SI RIFACCIA ALLE PRECEDENTI LETTERE DUCALI PER SIMILI SITUAZIONI.
Potestati Castri Leonis.
1451 settembre 7, Lodi.
Inteso quanto per doe toe date littere ne scrivi, te respondemo che della contagione appar-
sa in quella nostra terra da alcuni dì in qua, como ne scrive, ne rencresce grandemente et
volimo et stringimo et commandamo che circha ciò debbi fare ogni remedio, ogni riparo,
ogni provisione te parerà conveniente et doverasse fare che quella terra non se contamine
in tucto et preservisi sana, et in ciò usa solicitudine, vigillancia et dilligencia che da ti non
manche, che ne rencreseria grandemente et faramone demostratione ne rencrescesse.
Della differentia vertissi tra quella comunità et spectiale persone de quella per a cagione
de pagamento et satisfatione, et cetera, 143v dicimo che ne recordamo altre volte haver
scripto sopra ciò, né vorramo in queste, né in nissuna altra cosa se incorresse in
contraditione et qualche inconveniente. Però vederay de haver qualche informatione in che
remase questo et circharay et invistigaray de nostre littere in ciò scripto, sichè se troveno
per ogni. Et da quella poteray comprehendere quale sia la intentione et voluntà nostra in
questa diffirentia che non vorramo dir contra quelle, il che teneray modo haverle.
Ex Laude, die vii septembris 1451.
Cichus.
a Segue cagione de in interlinea.
605
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICOLA DA PALUDE DI SISTEMARE I FANTI DI GIOVANNI DALLA
NOCE DOVE E COME GLI PIACE. PER LA VERTENZA TRA I SOLDATI E I SUDDITI A CAUSA DEL FIENO
ORDINA CHE I SOLDATI SI ACCONTENTINO DEL “TERZO FENO”.
Nicolao de Palude.
1451 settembre 7, Lodi.
Veduto quello ne hay scripto de quilli fanti de messer Iohanne dala Noce, siamo contenti et
volimo li recepti et provedi de logiamento ove e como parerà a ti, soprazonzendoli ali altri
et non facendo alcuno compartito novo per questo, perché gli seria da fare asay. Ala parte
dela diferencia che è tra quilli nostri subditi et li soldati per casone del feno, dicemo che
nostra intencione è che li dicti soldati habiano el terzo feno solamente, como solevano
havere al tempo del illustrissimo quondam signore duca passato, et se li dicti soldati non
restasseno contenti de questo et volessero tore del dicto a sacomano provedi che non lo
togliano, perchè seria totalmente contra la nostra voluntà.
Laude, vii setembris 1451.
Iohannes.
271

606
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GUGLIELMO DE BAVERIA DI OSSERVARE LA LICENZA DATA DAL
CONSIGIO SEGRETO PER ANDARE A FARE VENDEMMIA
Gulielmo de Baveria.
(1451 settembre 7, Lodi.)
Perché infra el tempo che li nostri citadini vadino fora a fare le loro vendimie siamo
contenti, immo te comettiamo et volemo che, facendo el nostro Consiglio secreto licentia
ad alcuno de usire et andare fora, tu la observi liberamente senza exceptione et
contradicione alcuna.
Laude, ut supra.
Iohannes.
607
FRANCESCO SFORZA FA SAPERE AL CONTE GIORGIO DE ARCELLIS CHE NON PUÒ ASSECONDARE
LA SUA RICHIESTA,”CONSIDERATO LO GRANDE NUMERO DE HOMINI D’ARME “ CHE HA.
143r Comiti Georgio de Arcellis.
1451 settembre 7, Lodi.
Havimo inteso quello ne ha dicto Piero Zohanne da Camerana, nostro homo d'arme,
circha el facto vostro et, como a luy havimo dicto, cussì dicimo ad vuy che et per la fede et
virtù vostre ne sforzarimo sempre far cosa ve piacesse, ma certo, considerato lo grande
numero de homini d'arme havimo. Il perchè non solo possiamo torne delli altri, ma ne
bisongnia dar licentia ad de quilli havimo. Per al presente non possimo attendere al facto
vostro, ma se vedeti che cum nisciuno ve possiamo dal canto nostro far alchuna cosa, lo
farimo di bona voglia. Ben ve reccomendiamo Piero Zohanni et quella squadro è lì che gli
faciati quello aconzo se può.
Laude, vii septembris 1451.
Iohannes.
608
FRANCESCO SFORZA AMMONISCE IL CAPITANO DEL DIVIETO DELL’EPISCOPATO DI PIACENZA PER
I CATTIVI SUOI COMPORTAMENTI. CAMBI, ALTRIMENTI LO SOSTITUIRÀ E LO SOTTOPORRÀ A
SINDACATO.
Capitaneo devetus episcopatus Placentie.
1451 settembre 7, Lodi.
Nuy ogni dì havimo tante querele et male informatione deli cativi portamenti tuy in quello
offitio che certamente non ne havimo la mitade del resto delli offitiali nostri. Dela qualcosa
ne maravigliamo et dolimo de ti et te certifficamo se non havissimo altro rispecto ch'el tuo,
te haveriamo già parechi dì tolto de lì, pur non havimo voluto, ma hamo deliberato scriverti
272

questa per a admonitione ad ciò ne sii advisato. Te dicimo, adoncha, et comfortamo sii
sano et te guardi, inanzi che de non sentimo più querella et da mò te dicimo se sentirimo
più cosa alcuna deli facti tuy la prima ambasia ne haveray sana, b che te levarimo de lì et
metterimogli uno che saperà far meglio officio de ti, et te farimo stare ad sendicato de
quello haveray facto. Sichè sii savio et attendi ad portarti bene.
Data Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
a Segue admonicione depennato.
b Così in A.
609
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GIORGIO SCLAVO, CASTELLANO DI SABBIONETA, DI VOLERGLI
FAR AVERE LO SPARVIERO CHE INTENDE DONARE. AGGIUNGA”UNO PARO DE BRACHI DA
SPARAVERO.
1451 settembre 7, Lodi.
143v Georgio Sclavo, castellano Sabionede.
Siamo informati per alchuni delli nostri che vuy haveti uno bello sparavero et bono quale
intendite donare, dela quale cosa ve avisamo che non ne poresti fare maiore piacere, né
donare cosa più grata, né più accepta, perchè ne facimo cerchare per tutto de boni, et
pochi ne trovamo. Ve preghamo, adoncha, quanto più possiamo che c'el vogliati mandare
et asieme mandarce uno paro de brachi da sparavero de quali sentimo seti bene fornito.
Se per vuy possimo cosa che ve sia grata, siamo apparechiati ali piaceri vostri de bona
voglia.
Laude, vii septembris 1451.
Iohannes.
610
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CANCELLIERE TESEO CHE, VOLENDO ASSECONDARE GIOVANNI
FILIPPO DAL FIESCO VUOLE CHE NON DIA ALCUNA NOIA AGLI UOMINI DI VARZI NÉ PER GLI
ALLOGGIAMENTI NÉ PER LA TASSA DEI CAVALLI. CIÒ VALE SE TESEO PUÒ PROVVEDERE A
GIACOMAZZO “SENZA DARE IMPAZO NÉ FATIGHA AD DICTI HOMINI DE VARSI”.
Theseo canzellario.
1451 settembre 7, Lodi.
Ad complacentia de magnifico Iohanne Filippo dal Fiesco al quale, per soi meriti et devo-
cione, siamo molto obligati, vogliamo che per l'advenire non lassi dare né daghi impazo
alchuno per casone de allogiamenti, né de taxe de cavalli ad li homini et terra da Varsi de
Piasentina, anci vogliamo la preservi exempte et immune per la taxa del tempo passato
obligata al spectabile et strenuo nostro conductero messer Iacomazo. Dighamo cossì, si et
in quanto tu poy provedere per altra forma et per altra via al dicto messer Iacomazo, senza
dare impazo né fatigha ad dicti homini de Varsi, siamo molto contenti et te ne confortimo lo
faci, perchè molto ne piacerà, ma non havendo altra via, volimo che messer Iacomacio
habia la taxa soa del passato et cossì siamo remasti d'acordio con lo mandatario del
prefato Iohanne Filippo al quale desiderimo de compiacere quanto ad noy medesmi.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
273

611
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A FRANCESCO CUSANI TUTTA LA SUA CONTRARIETÀ PER LE
SCORRERIE FATTE DAL CONTE DI URBNO NEL TERRITORIO DI FANO E IN ALTRI LUOGHI DI
SIGISMONDO. RICORDA CHE IL CONTE DI URBINO È SOLDATO DUCALE COSÌ COME LO È
SIGISMONDO DAL 5 DI QUESTO MESE.
144r Francisco de Cusano.
1451 settembre 7, Lodi.
In questa hora siamo advisati como el signor conte de Urbino è andato per schalare et
torre Fano et ha facto corere in quello de Fano et altri luochi del signor messer Sigsmondo
et pigliato presoni et bestiame, dela qualcosa se meravigliamo grandemente siando nostro
soldato como è. Però volimo, visis presentibus et postposita ogni dilactione et dimora, vadi
dal prefacto signore conte de Urbino et digi alla signoria soa che essa sa quanto ne siamo
affatigati per pacificare le cose de là et quanto gli havimo facto perché questo havesse ad
seguire como era et è la intencione nostra, aciò che quello paese omay se repossasse. Sì
che vogli confortare et preghare dicto signor conte de Urbino per nostra parte ch'el voglia
fare relaxare li homini et bestiame havesse facto torre delle terre et lochi d'esso signor
Sigsmondo. et non procedere più oltra ad acto veruno de novitate finchè lo intenderà lo nostro
parere et voluntate, certificando esso signor conte de Urbino ch'el signor misser
Sismondo dominica passata a dì v del presente, sigillò et concluse cum nuy et cossì è
nostro soldato. a Et cossì volimo te trasferischi dal prefacto signor messer Sigsmondo che
la signoria soa non proceda ad acto veruno de novità per questa cosa, perché aconzarimo
et torrimo via questi debbiti et differentie et che per ogni respecto fra le signorie loro se
viva in pace et amicicia, como è li desiderii et voluntà nostra.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
a Da certificando a nostro soldato a margine sinistro.
612
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE FRANCESCO CUSANI, FATTO QUANTO GLI È STATO DETTO,
TORNI A FIRENZE.
Poliza.
s.d.
Francisco, vogliamo tu dighi cum quello del signor marchexe non prehenda admiracione
della toa partita, qual è per remediare ad questi errori et novitate sucedente fra questi signori,
perché non segua altra novità dellà et che de ti, salvo ambaxatore, scrive là alli
signori Deci opportune, che non siando expedicta la causa del signor marchexe se
expedirà per ogni modo et che subito tu tornaray lì a a Fiorenza, et cossì volimo vedi
expedire presto et bene quanto havimo dicto, et poy torni ad Fiorenza per questo facto del
signor marchexe, finchè sia tracto ad fine, benchè in questo mezo tu tornaray credimo
questa cosa sarà acconza et bene.
a Segue Fiorenza in interlinea su Ferrara depennato.
274

613
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO CUSANI DI PORTARSI DAL CONTE DI URBINO E
CERCHI DI “ QUIETARE QUELLE COSE, CHE NON SEGUA ALTRO DE NOVO”. SI TRASFERISCA, POI,
DA SIGISMONDO NARRANDOGLI QUANTO HA FATTO CON IL CONTE DI URBINO E LO ASSICURI CHE,
IN SEGUITO AGLI ACCORDI DI RECENTE CONCLUSI SI CONVINCERÀ DI”HAVERE FACTO BONA
SPESA”.
144v Francisco de Cusano.
1451 settembre 7, Lodi.
Vederay quanto te scrivemo per l'altra lettera. Volimo subito te transferischi dal signor
conte de Urbino, et exequischi quanto in essa littera se contene et la monstri anchora
parendoti alla signoria soa et te sforzi, per ogni modo, quietare quelle cose, che non segua
altro de novo, et poy te transferischi personalmente dal signor messer Sigsmondo et che
referrischi quanto haveray facto cum lo prefacto conte de Urbino et avisi anchora la
signoria soa benchè per Deyfebo, suo cancellero, quale hozi se parte de qui et torna alla
signoria soa, expedicto sarà stato primo tu arivi là advisato che dominica passata a dì v del
presente havimo concluso li capituli della signoria soa cum ser Lucha et dicto Deyfebo, et
conforti la signoria soa ad stare de bona voglia, perché haverà da noy tale tractamento che
meritamente la signoria soa se contentarà et pareragli havere facto bona spesa et che
tucta volta ne sarà più contento. Et del tutto ne avisaray como haveray seguito.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
614
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL COMMISSARIO DI PIZZIGHETTONE DI AVER DATO A GIOVANNI
BONO 224 LIRE IMPERIALI DA DISTRIBUIRE SECONDO L’ORDINE AVUTO
Commissario Pizleonis.
1451 settembre 7, Lodi.
Havimo facto numerare ad Zohanne Bono per spendere in quelli lavorerii del ponte libre
224 de imperiali, le quale luy debba dispensare et tenere bono conto segondo l'ordinacione
toa, attende cum cura et diligentia ad far lavorare forte et non gli perdere uno momento de
tempo.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
275

615
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CASTELLANO DI LECCO DI RIMANDARE AI LORO ALLOGGIAMENTI
I PROVISIONATI E I FANTI RECENTEMENTE INVIATI, IN QUANTO NON PIÙ NECESSARI.
146r Castellaneo Leuci.
1451 settembre 8, Lodi.
Per quilli provisionati et fanti quali sonno novamente venuti in quella nostra forteza non è
più necessario, né fa bisognio stianno lì, gli dirai et confortarai se ne vadano al loro allogia-
menti et torneno alle stantie. Et attenderai stare vigile et attento et alla bona guardia che
non te occorra damno, vergognia o manchamento alcuno. Et quando bisogniasse quilli tali,
poteranno tornare.
Laude, viii septembris 1451.
Similiter Castellano pontis Leuci.
Cichus.
616
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PETRINO DELLA SOMALIA E AI SUOI FRATELLI , DI DARE A
GIOVANNI GALANTE, CHE È PER DI PIÙ AMMALATO, I 52 DUCATI CHE GLI SPETTANO.
1451 settembre 8, Lodi.
Domino Petrino et eius fratribus della Somalia.
Iohanne Galante, nostro conestabile, ne ha facto dire che anchora non ha consequito lo in-
tegro paghamento da vuy delli denari gli assignassimo et che gli restati 52 ducati, de quali
ha grandissimo bisogno et neccessità stando infirmo como sta de presente. Per la quale
cosa ve confortiamo et caricamo quanto possimo, che ce vogliati togliere questo tedio da
dosso, et poi haveti facto el più, vogliati fare el mancho et fargli satisfare per li dicti 52
ducati.
Laude, viii septembris 1451.
Cichus.
617
FRANCESCO SFORZA RISPONDE A FILIPPO DA ANCONA, CHE LAMENTA DI NON AVERE DENARO
PER I LAVORI DEL CASTELLO, CHE IL GIORNO SEGUENTE MATTEO DA PESARO ANDRÀ A
PAVIA”PER PROVEDERE PER OGNI MODO ET VIA CHE DINARI GLI SIANO”.
Filippo de Ancona.
1451 settembre 7, Lodi.
Havimo inteso per due toe littere quanto tu ne scrivi del manchamento del dinaro per lo
lavorerio de quello nostro castello, al che, rispondendo, te avisamo che Matheo de Pesaro
dimatina se ne va a Pavia per provedere per ogni modo et via che dinari gli siano. Tu
autem attendi a fare lavorare forte et non gli perdere tempo.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
276

618
FRANCESCO SFORZA RINGRAZIA GALEAZZO DE MARSCOCIS DI BOLOGNA PER LA BENEVOLENZA
SEMPRE MOSTRATA VERSO DI LUI E IN PARTICOLARE NELL’INCORAGGIAMENTO DATO A
SIGISMONDO A PORTARSI AI SERVIZI DELLO SFORZA.
Domino Galeaz de Marscocis de Bononia.
1451 settembre 7, Lodi.
Non possemo se non lodare et havere grata et accepta lo amore et benivolentia che
sempre haveti demonstrata verso de noy in molte cose et precipue adesso in confortare lo
magnifico signore Sigsmondo ad intenderse bene con noy et de quanto per vuy è stato
dicto et facto circha questa facenda. Ve rengraciamo tanto cordialmente quanto dire se
podesse. Ben ve recordiamo che quantuncha tra la signoria soa et noy sia stata zà bon
tempo praticha de condurse alli nostri servicii, non è stata facta conclusione n'è da noy
may manchato de venire ali effecti et gli havimo sempre offerto dele condictione honeste et
rasonevele per contentamento vostro. Ve advisamo che domenica passata a dì v del
presente havemo conducto el prefato signore ali nostri servicii et capitulato et sigillato con
noy. Apparechiati alli piaceri vostri.
Laude, vii septembris 1451.
Cichus.
146v Laude viii septembris 1451.
619
LETTERE COMMENDATIZIE DI VILLANO DE GUALDO
1451 settembre 8 Lodi.
Scriptum fuit in recomendacionem Villani de Gualdo infrascriptis, videlicet:
domino Petro de Noxeto, serenissimi domini nostri secretario;
domino cardinali Beniventano et
Nicodemo de Pontremulo.
Cichus.
620
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA AD ANTONIO TRECCO, TESORIERE DI CREMONA, DI
PROCURARE 25 DUCATI ALL’UOMO D’ARME DUCALE CESARE DENTICE CHE È AMMALATO, PERCHÉ
POSSA CURARSI E NON DEBBA, EVENTUALMENTE MORIRE “IN TRISTICIA” PER MANCANZA DI
DENARO.
Antonio Trecho, thexaurario Cremone.
1451 settembre 9 Lodi.
Perché Cesare Dentice, nostro homo d'arme, se trova amalato lì in quella nostra cità et
non vorressemo che per mancamento alcuno de dinaro o de altra cosa, venisse ad morire
in tristicia, pertanto volimo che, subito recevuta questa, trovi ducati xxv, senza exceptione
277

nì dilatione de tempo alcuna et gli daghi al dicto Cesare aciò che se ne posse aiutare ali
bisogni soy in questa sua infirmità et questo non manchi per cosa del mondo. Et per più toa
chiareza havemo sottoscripto la presente de nostra propria mano, facendone superinde le
scripture oportune. a
Data Laude, die viiii septembris 1451.
Franciscus Sforcia Vicecomes, et cetera.
Cichus.
a Da facendone a opportune in interlinea.
621
FRANCESCO SFORZA RIPETE AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI
CONCEDERE I 100 DUCATI RICHIESTI DAGLI UOMINI DELLA GIAROLA DEL CONTADO DI PAVIA PER
RIPARARE I DANNI DERIVATI DALLE ESONDAZIONI DEL PO.
1451 settembre 9 Lodi.
Domino referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Altra volta l'homini nostri dala Giaiola del contato nostro de Pavia per el gran danno gli
haveva facto el Po et a per la royna fece in circho ad quella terra, ne domandarono de
gratia et in dono cento ducati per metre in reperacione d'essa terra, et nuy fossemo
contenti donarglili et cossì gli ne fecessemo littere che se li potessero retrare su l'intrate
nostre dela dicta terra nostra dela Giarola et perché ne pare che mò dicte littere non se
retrovano, iterato ve scrivemo per questa sottoscripta de nostra propria mano, ch'è nostra
intenzione, e cossì volimo che dicti homini nostri dala Giarola habiano dicti cento ducati per
reparatione d'essa terra, siché ordinareti che se li possano havere, et retrare su l'intrate
nostre d'essa terra o fargli boni in quelli restassero ad pagare del tempo passato.
Laude, viiii septembris 1451.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Cichus.
Intercedente Antonio de Birago.
a per la royna fece in circho ad in interlinea su in ruinare depennato.
622
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GASPARE DA VIMERCATE DI DARE AL CAVALLARO
DUCALE GUGLIELMO DA FARA 250 DUCATI AVUTI DALL’EREDE DI GIACOMINO CASTIGLIONE.
147r Comiti Gasparro de Vicomercato.
1451 settembre 9 Lodi.
Mandamo là da ti Gulielmo da Fara, de questa nostra cità nostro cavallaro presente
portatore, al quale volimo che daghi quilli ducento cinquanta ducati che hay havuto dal
herede de Iacomino da Castigliono, delli qualli tu ne hay scripto liberamente et senza
dubitacione alcuna, perché dicto Guilielmo è valente homo, et ne li portarà expeditamente.
Et cossì, se havesti receputo altri dinari per altra via, siamo contenti che similimente li
daghi ad esso Guilielmo senza exceptione alcuna.
Laude, viiii septembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
278

623
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GALEOTTO RATTO CHE HA DATO ORDINE A GIOVANNI CAYMO DI
CONSEGNARLI LE CHIAVI DELLE PORTE DELLA CITTÀ, OVE EGLI DEVE RIMANERE , MENTRE TUTTI I
MAGISTRATI E GLI UFFICIALI DEVONO PORTARSI A CHIARAVALLE.
Domino Galeoto Ratto.
1451 settembre 9, Lodi.
Perché havemo ordinato che tuti li magistrati et officiali di quella nostra inclyta cità se
reducano ad Chiaravalle, excepto voi che sete omnino necessario lì, habiamo scritto ad
Iohanne Caymo che vi consigni la chiave dele porte dela cità, le quale tenerete fina tanto
ordinaremo altramento. Tolitele adunque et fate quelle massaricie che sperimo in la fede,
sollicitudine et cura vostra.
Laude, viiii septembris 1451.
Cichus.
624
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CREMONA DI FAR AVERE A GIOVANNI DA ISEO 50
DUCATI, RICUPERANDO TALE SOMMA SPECIE NELLE CONDANNE IN MODO CHE L’ASSEGNAZIONE
NON VENGA RITARDATA.
Potestati Cremone.
1451 settembre 5 Lodi.
Havemo assignati lì a Cremona ducati cinquanta da essere dati ad misser Iohanne da Iseo,
circa el che scrivessemo, essendo a Cremona, al commissario, unde trovando nuy ch'el
recuperare de questo dinaro se butta un poco longheto, né volendo per tutto ciò che
Iohanne predicto manchi del facto suo, volimo che pensati et cercati ogni via como se
potessero recuperare quisti cinquanta ducati, specialmente nele condennacione, che
pretendeno ala Camera nostra, sì de portacione de arme, como d'altra cosa, perchè
havemo informacione che da esse se pò retrare quisti e molti altri dinari, del che esso
Iohanne ve informarà et darà uno extracto de questi condennati. Siché trovandoli veri
debitori ala Camera nostra, volimo cum solicitudine et 147v cellerità li perseguati et
astringati per ogni via et modo che quisti dinari se recuperanno et ch'el dicto Iohanne habia
li suoi dinari, nonobstante alcuna cosa in contrario, et presto quanto se possa.
Laude, v septembris 1451.
Franciscus Sforcia, et cetera.
Cichus.
279

625
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL MARCHESE ROLANDO PALLAVICINO DI DARE A MARCO DA
COMO OGNI COSA (CAVALLI, ARMI E ALTRO) LASCIATA DAL DEFUNTO UOMO D’ARMI DUCALE
MICHELE DI ASTI.
Rolando marchioni Palavicino.
1451 settembre 9 Lodi.
Perchè intendiamo che Michele de Asti, nostro homo d'arme, è spirato de questa vita,
volimo che li cavalli, arme, et ogni altra cosa che l’ habia lassato del suo, faciati dare et
consignare liberamente et senza exceptione et contradictione alchuna a Marcho da Como,
exhibitore delle presente.
Laude, viiii septembris 1451.
Cichus
626
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO DA VARESE DI ANDARE DA BERNABÒ SANSEVERINO
CHE HA AVVISI IMPORTANTI DA DARE AL DUCA RIGUARDANTI LO STATO.
Antonio da Varesio.
1451 settembre 9 Lodi.
Per alchuni advisi ne ha ad fare il spectabile Bernabò da San Severino molti importanti al
stato nostro, volimo che subito vada da luy per intendere chiaramente et perfectamente
quanto luy ti dirà, al quale havemo scripto largamente te dica el tucto et da poy haveray
inteso da luy quanto te vorà dire, subito vigniray da nuy per referirne.
Data Laude, viiii septembris MCCCCLI.
Cichus.
627
FRANCESCO SFORZA INFORMA BERNABÒ DA SANSEVERINO CHE MANDA DA LUI IL FAMIGLIO
DUCALE ANTONIO DA VARESE PER AVERE RAGGUAGLI MAGGIORI CIRCA QUELLO CHE GLI HA
SCRITTO.
Bernabovy de Sanctoseverino.
1451 settembre 9, Lodi.
Havimo recevuto le tue lettere et inteso li avisamenti ne day, quali ne sonno stati molto
gratissimi et accepti, del che te ne commendiamo ut plurimum. Al che respondendo ti
dicimo, aciò che meglio possiamo intendere quello ne scrivi, che vegnirà da ti Antonio da
Varese, nostro famiglio, al quale ne scrivimo che subito se transferisca da ti, al quale diragli
intregamente quanto hay inteso et faraylo palpare chiaramente como tu ne scrivi, perché,
bisognandoli far provisione alcuna, gli la possiamo fare.
Ex Laude, die viiii septembris 1451.
Cichus.
280

628
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI RIMANDARE DAL PADRE IL
RAGAZZO CHIAMATO GASPARE DA GUCCINO CHE HA L’UOMO D’ARME DUCALE ROMANINO DA
CASTELLETTO. PER IL RITORNO DEL RAGAZZO PRESSO IL PADRE È INTERVENUTO ANCHE
L’AMBASCIATORE FIORENTINO.
148r Locuntenenti Cremone.
1451 settembre 9 Lodi.
Romanino dal Castellecto, nostro homo d'arme, ha uno suo ragazo, chiamato Gasparro de
Guccino, del contado de Pisa, il perchè dicto Guccino è vinuto qua per havere el figliolo et
lo magnifico ambasciatore a Ferentino ne ha facto grande instantia aciò ch'el dicto
Gasparre sia restituito al padre. Desiderosi de compiacere al prefato ambasiatore in
questo et in maiore cosa, vi committiamo et volimo providiati ch'el dicto Romanino etiam a
nostra contemplatione relaxi lo dicto Gasparre et lo restituissa al padre senza exceptione
et contraditione alcuna.
Ex Laude, die viiii septembris 1451.
Cichus.
a Segue ne ha depennato.
629
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA DI LASCIARE ANDARE IL FRATE
MINORE DIRETTO A VERONA PER PRENDERE LA ROBA DEL CONFRATELLO MORTO COLÀ.
Referendario Papie.
1451 settembre 9 Lodi.
Inteso quello ne scriviti de quello frate minore haviti facto restar lì, per risposta vi dicimo
che, essendo cussì como ne scriviti, cioé ch'el vada per torre la robba del frate chi è morto
a Verona et non vada per altra casone, siamo contenti che lo faciati liberare per andarse al
viazo suo senza impedimento, né exceptione alchuna.
Data Laude, die viiii septembris MCCCCLI.
Cichus.
630
FRANCESCO SFORZA SI CONGRATULA CON IL CONTE GIOVANNI DA BALBIANO PER IL BANDO
FATTO CONTRO LE FRODI DELLE BIADE, E TUTTAVIA INSISTE SULLA VIGILANZA DELLE FRODI DEL
SALE E DEL FRUMENTO. SEMPRE RIBADENDO IL MEDESIMO ARGOMENTO IL DUCA DICE DI NON
VOLERE CHE CONCEDA LICENZE PER IL TRASPORTO DI BIADE A PAVIA E A MILANO. VUOLE,
INFINE, CHE ABBIA GRANDE CAUTELA NELLE CONCESSIONI DI PORTARE BIADE NELLE FORTEZZE.
Comiti Iohanni de Balbiano.
1451 settembre 9 Lodi.
Havemo recevuta la vostra lettera et inteso quale ne scriveti del bando facto per nostra
parte circh’al facto dele frosacione dele biade se commetteno in quello paese et della
281

continua cura et sollicitudine gli haveti usata per obviargli, alla qual respondendo dicimo ne
piace summamente quanto havete facto sopra ciò et ve ne commendiamo et plaudiamo,
confortandovi et caricandovi vogliati mettere un puocho la mente a stare attento et sollicito
che queste frosacione sì del formento como del sale manchano le quale, non dubitiamo,
usandoli vuy quella diligentia doveti, cessarano: dela quale cosa non poteressimo havere
maior piacere. Alla parte de quelli ve richideno 148v la licentia de condure le biade ad
Pavia et a Mediolano, dicimo che sono simulacione che fano per potere più facilmente fare
el facto suo, el ch'el sia vero el formento vale tanto forse più in Alexandria che non fa a Me-
diolano. Siché pensati che, essendo ad equale precio, che ne poteriano guadagnare et
tanto più quante sarano le spese li andarano suso ad farlo condure dellà in aqua, et per
questo volimo non debiati fare licentia alchuna, a ma dire a quelli tali che noy non volimo
concedere queste licentie per certi boni respecti. Alla parte de quelli voriano licentia de
condure le biade alle forteze per loro uso, dicemo debiati tore in note tutti quelli che
domandeno dicta licentia et informarvi chiaramente dele conditione loro et dove voleno
condure el formento, et in quanta summa et avisarne chiaramente de ogni cosa, havendo
bona advertentia che infra questo mezo non se faciano froxacione alcune.
Laude, viiii septembris 1451.
Cichus.
a Segue ma dire in interlinea
.
631
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI CRISTIANO DI PRENDERE I FAMIGLI DISALAMONE CHE
HANNO RUBATO E UCCISO IL MUGNAIO. LI TENGA RINCHIUSI NELLA ROCCA. QUANTO ALLA NIPOTE
GLI ALLEGA LA LETTERA INVIATA ALLA BADESSA.
Iohanni Christiano.
1451 settembre 10 Lodi.
Veduto quanto ne scrivi, te respondemo ch’el pesce ce hay mandato ce è assai piaciuto,
del che te rengratiamo. Ala parte deli modi hanno tenuto quelli famigli de Salamone in
robare quello molino et ferire ad morte lo molinaro, dicemo et così te comettemo et
comandamo debbi subito, in compagnia de quelli te faranno bisogno, andare ad prendere li
dicti famigli et così presi li meni lì in quella rocha et de poy ce ne avisi, non li liberando
senza nostra licentia. Et questo non manchi per quanto hay cara la gratia nostra. Per la
faccenda de quella toa nepote dela quale ce scrivi, nuy de bona voglia, per far cosa te sia
grata, scrivemo in opportuna forma ala badessa per la littera qui alligata.
Laude, x septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
632
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALLA BADESSA DI SANTA CHIARA DI PAVIA DI VOLER ACCETTARE
NEL SUO MONASTERO LA FIGLIA DEL DEFUNTO CAVALCHELLO DA CORTE E NIPOTE DI GIOVANNI
CRISTIANO, CASTELLANO E CAPITANO DI MELEGNANO. E’ GIOVANE”BEN NATA ET APTA AD FARSE
VIRTUOSA”.
(1451 settembre 10 Lodi.)
149r Domine Abatisse Sancte Clare Papiensis.
Persentendo novamente essere uscita de quello monesterio una putta, figliola condam de
a Antonio di Lotoni, quale non era anchora professa, cum intenctione de stare al mondo,
per respecto che pare tucti li soy siano morti, et siamo stati requesti et cum grande
instantia preghati vogliamo scrivere et operare che in scontro suo sia admessa et recevuta
282

nel dicto vostro monesterio una iovene figliola che fo de messer Cavalchello da Corte et
nepote de Iohan Cristiano, nostro castellano et capitaneo de Melignano. Siando nuy
desiderosi compiacere et condescendere ale dicte requeste et preghere, maxime perchè
havemo informatione la iovene essere ben nata et apta ad farse virtuosa, ve confortamo et
carichamo vogliate recevere nel monesterio et nel numero de quelle altre monache
adiungere et collocare dicta figliola de messer Cavalchello et quella havere per
ricomandata, il perché ad nuy serà grato assay.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
a Segue messer depennato.
633
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL REFERENDARIO DI PAVIA DI AVERE SISTEMATA LA SORELLA
ELISA CON LA CONCESSIONE DI BIANDRATE , PERCIÒ NON LE SI DEVE PIÙ A PAVIA NESSUNA
PROVVIGIONE.
Referendario Papie.
1451 settembre 10, Lodi.
Nuy havemo preveduto ad madona Elisa, nostra sorella, del loco de Biandrà el perché ve
avisamo ch'è nostra intencione et cossì volimo che la provisione gli deputassimo lì in Pavia
non habia più loco. Pertanto da callende del presente de septembre non li responderiti più
dela dicta provisione per l'avenire perché, como havimo dicto, gli è proveduto nel dicto loco
de Biandrà.
Laude, x septembris 1451.
Cichus.
634
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REFERENDARIO DI PIACENZA CHE LASCI PASSARE SENZA
ALCUN PAGAMENTO IL FRUMENTO E LE BIADE PER CUI HA MANDATO IL SUO CANCELLIERE FACINO
DA FABRIANO PRESSO DONNA LUCHINA. DETTA MERCE DEVE ESSERE PORTATA A CASTELNOVO
O A MACASTORNA
Referendario Placentie.
1451 settembre 9 Lodi.
Mandamo de presente Facino da Fabriano, nostro canzellero, alla magnifica madona
Luchina ad recuperare certa quantità de formento et biava da cavalli dala prefacta
madonna et mandarla giusu ad Castellonovo o alla Macastorna, segondo gli havimo
ordinato. Siché volemo che tutto quello formento et biava esso nostro canzellero te avisarà
mandare giusu como havimo dicto o per aqua o per terra che sia portato, debi ordinare et
lassare passare subito, senza molestia, impazo et paghamento de datio, gabella o quale
altro paghamento si sia, liberamente, che non se habia ad tardare per questa cagione. Et
questa è la nostra voluntà, la qual observeray omninamente.
Laude, viiii septembris 1451.
Cichus.
283

635
FRANCESCO SFORZA SI SCUSA CON IL CAPITANO GENOVESE ANTONIO CAMPOFREGOSO DI NON
VOLERGLI, PER IL MOMENTO, CONCEDERE LA LICENZA RICHIESTA PER IL TRASPORTO DELLE
BIADE PERCHÉ VIOLEREBBE UNA DISPOSIZIONE GENERALE. QUANTO AI FURTI DA LUI IMPUTATI
AGLI UOMINI DEL CONTE GASPARE CONTRO QUELLI DI NOVE, SE SONO STATI FATTI “SENZA
VERUNA LEGIPTIMA CASONE” L’ASSICURA CHE I COLPEVOLI SARANNO ESEMPLARMENTE PUNITI.
1451 settembre 10 Lodi.
149v Antonio de Campofrogoxo, capitaneo Ianuensi.
Havimo recevute le vostre littere et inteso quanto ne scriveti della licentia ne richiedete per
conducere le biave. Ve avisamo che, per certo ordine havimo novamente posto circh’al
facto delle biave, non vedemo poterve compiacere de presente, se non con grandissimo a
detrimento nostro, perchè saria uno prevertire tuto l’ordine et designo havimo facto, ma
bene ve dicimo che, passato el mese de octobre proximo avenire, satisfarimo alla
domanda vostra et voluntera ce studiaremo in questo et in ogni altra cosa compiacervi. Alla
parte de quella robbaria, scriveti havere facta quelli del conte Gasparro a l’homeni da
Nove, per certo havimo più exosi simili excessi che veruna altra cosa del mondo et cossì
vedereti per effecto, che, se li nostri l’haverano facto senza veruna legiptima casone, como
scriveti, ne portarano la condigna pena, et cossì scrivimo per le alligate al nostro
locotenente de Alexandria et al commissario dellà da Po, che de quanto ne haveti scripto
habiano diligente informazione, et trovando loro essere promosti a questo excesso senza
ragione, subito faciano restituire la robbaria et deinde puniscano li colpevoli in modo che
sia exempio ad altri de non fare simili excessi, che ultra modo ce rencresceno. Faritigli
adoncha presentare la lettera et se più oltra bisognarà, avisaticene et farimolo voluntera.
Laude, x septembris 1451.
Cichus.
a grandimo in A.
636
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LIBERIO DE BONARELIS E A GIOVANNI DA BALBIANO DI INDAGARE
SE CORRISPONDE AL VERO CHE GLI UOMINI DEL CONTE GASPARE DA VIMERCATE SI RECARONO A
NOVE E PORTARONO VIA PARECCHIE PAIA DI BUOI SENZA NESSUNA LEGITTIMA RAGIONE. SE COSÌ
È, SI RESTITUISCANO I BUOI E SI PUNISCANO I COLPEVOLI.
1451 settembre 10 Lodi.
Domino Liberto de Bonarelis et Iohanni de Balbiano.
Antonio da Campofrogoxo ne ha facto fare querella che per quelle gente del conte
Gasparro da Vimercato è facto grande torto et danno ali homini da Nove in corergli a casa
loro et menargli via più para de bovi senza veruna legiptima rasone, la qual cosa, se cossì
fosse, ce rencresceria oltra modo. Per la qual cosa volimo et ve committimo che habiati
diligente informacione de tale excesso et trovando che sia facto, nulla provedeti legiptima
causa, fati subito restituire li bovi et ogni altra cosa tolta indebite et ulterius procedeti alla
punicione condigna contra quelli sarano colpevoli ita che a modo se guardino da tali
inconveniente a noy sopra modo exosi.
Laude, x septembris 1451.
Cichus.
284

637
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ, IL REFERENDARIO E L’UFFICIALE DELLE BOLLETTE
DI ALESSANDRIA GLI DIANO PRECISE INFORMAZIONI SU CIPRIANO DA REGGGIO, CONNESTABILE
ALLA PORTA DI MARENGO, UOMO VARIAMENTE CONTESTATO COME INADATTO AL SUO UFFICIO.
1451 settembre 11 Lodi.
160r Potestati, referendario et officiali bullectarum Alexandrie.
Perché havimo informacione che Cipriano da Recio, conestabile alla porta de Marengo de
quella nostra cità, non tene le paghe che debe et fa delle cose che non stanno bene et che,
demum, non è homo acomodato alla guardia d’essa porta et, per più certeza et clarifica-
cione a nostra, ve committiamo et volimo che ve debiati informarvi chiaramente se cossì è,
de che subito per vostre lettere ne avisareti et senza dimora.
Laude, xi septembris 1451.
Cichus.
a Segue vostra depennato.
638
FRANCESCO SFORZA DICE AL CAPITANO DEL DISTRETTO DI ALESSANDRIA DI AVER PRESO ATTO
DI QUANTO GLI HA SCRITTO DI QUELLI DELLA LOCALITÀ TORTONESE DI CASTELNUOVO CIRCA IL
FATTO DEL SALE. SIA VIGILE A TALE PROPOSITO, MA LASCI CHE DELL’ACCENNATO FATTO SE NE
OCCUPI IL SOLO GIOVANNI BOTTA.
Capitaneo districtus Alexandrie.
1451 settembre 11 Lodi.
Habiamo inteso quanto ne hay scripto de quelli de Castelnovo de Terdonese circh’al facto
del sale et cetera. Al che respondendo te dicimo che non te ne debi impazare più, perché
habiamo commisso a Giohanne Botto quanto l'ha a seguire in quello facto. Ma bene te
dicimo che debi stare attento et pervigile con ogni studio et diligentia toa, ita che sale non
gli possa essere conducto da niuno loco.
Laude, xi septembris 1451.
Cichus.
639
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI COTIGNOLA DI DARE
ALLOGGIAMENTO, CON I RELATIVI DIREITTI, A GIACOMO FERRARO DA TAPOA, CONDOTTIERO
DUCALE. ALLE SPESE PER IL FRUMENTO E IL VINO SI SOBBARCA, PER TRE MEI, IL DUCA.
Capitaneo, comuni et hominibus Cotigniole.
1451 settembre 11, Lodi.
Havimo ordinato il spectabile et strenuo cavaliero miser Iacomo Ferraro da Tapoa, nostro
conductero, che, fin a tanto nuy gli farimo provisione de logiamento dal canto di qua, venga
ad alogiare lì et stia apresso vuy tri mesi proximi a avenire, siché volimo vuy gli diati
alogiamento, cioé stantia et strame cum quilli aconzi et cortisie vi serrà possibili per nostra
comtemplatione, perché, ogni bono tractamento gli fariti, a nuy sarrà molto grato. Oltra ciò
285

volimo che per a sustentatione de luy et dela compagnia, gli faciati dare per li dicti tri mesi
del grano et del vino, del quale vi farimo nuy bono pagamento, et datighilo cum questo
ordine, cioè, per setanta sive 70 boche, che sarria in tucto a rasione de uno staro per
bocha el mese, b ala mesura cremonese corbe cento doe cesto due, et altrancto vino per
dicti tri mesi, presupponendo 160v nuy che una corba renda doa stara cremonese, hoc
est ch'el se ge ne dia uno staro per bocha ala misura cremonese ogni mese,et quando una
corba rendesse più o mancho de doa stara cremonese, reducitila ad questa ragione, et
dato gli l'havereti avisaritici del costo, che ve farimo fare debito pagamento, cioè del grano
et del vino. Et questo fate senza veruna exceptione, se haviti far cosa che ce piaza.
Ex Laude, die xi septembris 1451.
Cichus.
a Segue per ripetuto.
b Segue a rasione depennato.
640
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DICENDOSI CONTENTO
PERCHÉ È RASSICURATO DELLA LORO SALUTE E PERCHÉ SI TROVANO IN UN LUOGO DOVE
POSSONO UNIRSI PIÙ FACILMENTE. LI INFORMA DI AVER SOLLICITATO PIETRO E GUARNERIO A
UNIRSI AGLI ALTRI CONSIGLIERI.
Dominis de Consilio secreto.
1451 settembre 11, Lodi.
Havimo recevuto le vostre lettere, date a Chiaravalle die heri, continente più parte, dele
quale havimo havuto piacere et consolacione assay, primo, perché più securi sarimo della
salute vostre che non eravamo stando vuy a Mediolano, dove non potevati essere senza
periculo per la peste, deinde perchè a noy pare che più habilmente ve redunareti asieme lì,
perché alchuni delli vostri compagni se dubitavano andare a Mediolano che non dubita-
rano venire lì, ex quo se poterano fare delli spazamenti et mettere molti ordini alle cose
necessarie, expediente et importante, sichè della vostra venuta lì ne restiamo molto con-
tenti e leti, avisandove che per le alligate scrivimo a messer Petro et a messer Guarnerio
che vogliano afrectare la soa venuta li. Et delle altre bone provisione havete facte et delli
boni ordini intendeti mettere restiamo avisati et ve ne commendiamo confortandove,
benchè credimo non bisognare, ad mettere et proseguire tutti quelli ordini che ve parerano
expedienti per conservacione et salute della cità et nostro honore et bene che è pur vostro.
Data Laude, xi septembris 1451.
Cichus.
641
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI AVER PRESO AI SUOI
SERVIZI SIGISMONDO MALATESTA.
161r Dominis de Consilio secreto.
1451 settembre 12 Lodi.
Per contentamento de l'animi vostri ve avissemo che novamente havimo conducto al nostri
servicii e soldo el magnifico signore misser Sigesmonde Malatesta et gli havemo dato el
modo alla consecutione de quanto gli havemo promesso per chapituli conclusse et sigilati
fra nuy et luy, credendoce fermamente che per questo ne seguirà bene et honor asay al
fato nostro.
Data Laude, xii septembris 1451.
Cichus.
286

642
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE A NICOLA SIGNORO CHE NON VUOLE FUORESCA DAL
TERRITORIO SFORZESCO, SENZA SUA CONCESSIONE, NÉ BESTIAME, NÉ GRASSA, NÉ FRUMENTO,
NÉ VETTOVAGLIE E NEPPUR LEGNAME DA OPERA.
Nicolao Signoro.
1451 settembre 12 Lodi.
Respondendo ad quanto ne scrivi del bestiame et grassa fi conducta per quelli nostri
homini del paese in le terre della illustrissima signora, dicimo che nostra intencione è che
né bestiamo, né grassa, né formento, né victualia de niuna rasone siano conducte fuora
del territorio nostro senza nostra licentia, confortandote et caricandote che in questo voglii
molto bene aprire gli ochi et mettergli la mente et fargli tale provisione et guardie che non
possa fir facto trabalzo alchuno. Alla parte delle legne, et cetera, dicimo siamo contenti ne
togliano de quelle da fuocho quante ne vogliano, ma legname veruno da opera non volimo
che togliano, siché avisaragli de questa nostra intencione cum quelle più honeste parole et
megliori modi te parerano. Bem te dicimo che per niente non voglii fargli novitate né cegno
alchuno inhonesto per questa cosa, ma solum amonirgli cum bone parole che noy non
volimo sia tolto legnamo da opera; da fuocho nè togliano, segondo l'ordine, quanto ne
vogliano. Et del facto de questo legname te poray intendere con lo nostro locotenente et
referendario da Cremona per respecto delli datii.
Laude, xii septembris 1451.
Iohannes.
643
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CASTELLANO DI MONZA DI AVER DATO A BALDOLO SCARLATA
IL RICHIESTO SALVACONDOTTO, CHE VUOLE SIA RISPETTATO DA TUTTI, “OFFICIALE O SUBDITO”.
SCARLATA SI TRATTERRÀ A MONZA QUATTRO O CINQUE GIORNI E VUOLE VENGA ASSISTITO
PERCHÉ NESSUNO GLI DIA NOIE E ALTRETTANTO SI FACCIA QUANDO SE NE ANDRÀ.
161v Castellano Modoetie.
1451 settembre 12 Lodi.
Dilecte noster, havendo havuto Baldolo Scarlata el nostro salvoconducto, quale ne mandò
ad richiedere, venne ala presentia nostra, secondo in esso se contene, et perché nostra
intentione è ch'el dicto salvoconducto inviolabilmente sia observato per ciascuno nostro
officiale et subdito, volemo che tu primamente li fazi restituire ogni soa cosa che li fusse
stata tolta quando el fo preso et menato da ti, a per modo non gli manche cosa veruna.
Appresso semo contenti et vogliamo ch’el dicto Baldolo possa demorare lì in Monza per
quattro o cinque dì per fare alcune soe facende, facendoli tu far compagnia, perché non li
sia facto rencrescimento da qualche veruno suo malevolo, et quando el se ne vorà retorna-
re dal canto dellà, li faray far etiamdio compagnia dali toy siché, senza impedimento
alcuno,el possa retornarsene per li facti suoy.
Data Laude, die xii septembris 1451.
Iohanes.
a Segue per modo in interlinea su sichè depennato.
287

644
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL PODESTÀ DI SAN COLOMBANO DI AVERE AVUTO NOTIZIE DA
GIOVANNI, SUO CAMERIERE, CIRCA IL RIFACIMENTO DI QUEI LOCALI. VUOLE SAPERE LA QUANTITÀ
E I COSTI DEI TRAVICELLI, DELLE ASSI E DELLE PIETRE.
Potestati Sancti Columbani.
1451 settembre 13 Lodi.
Havemo inteso quanto Iohanne, nostro camorero, ne ha referito per toa parte circa la refac-
tione de quelle stancie per la qual casone lo mandassemo là, et cetera. Al che respon-
dendo te dicimo che vedi quanti travicelli li bisognano et per li solari et li fati tagliare neli
boschi dove serano. Preterea volimo che mandi, subito recevuta, uno deli tuoy a Piasenza
et faci vedere l'asse gli andarano et quello constarano; simile trovarà le prede necessarie
et intende quante gli ne vanno et quello constarano, et del tucto poy ne avisaray ben chia-
ramente aciò che nuy sapiamo et possiamo provedere et fare provisione al dinaro neces-
sario et per l'asse et per le prede. Et li travicelli li faray tagliare per quilli homini de San
Columbano et conducere sul lavorerio.
Laude, xiii septembris 1451.
Iohannes.
645
FRANCESCO SFORZA FA SAPERE AGLI ANZIANI DI ANCONA CHE GIOVANNI ANDREA, DI CUI
VOLEVANO “UNO SIGNALE “ PER CONSEGNARE A SUO FRATELLO LA BOMBARDA LASCIATA LÌ, È
MORTO, PERCIÒ RIPROPONE LA RICHIESTA SOTTOSCRITTA DAL DUCA IN MODO CONSEGNINO LA
BOMBARDA A CHIUNQUE IL FRATELLO MANDERÀ.
162r Dominis Ancianis Ancone.
s.d
Magister, et cetera, el magnifico Alexandro, nostro fratello, ha mandato lì per tore una
bombarda, quale lassassemo lì per li tempi passati, et non l'ha possuto havere, immo gli è
resposto non se gli daria se non gli è uno signale de Zohanne Andrea, suo cancellero; et
perch'el dicto signale non se pò dare perché esso Zoanne Andrea è morto, ve scrivemo la
presente sottoscripta de nostra propria mano, et confortiamo et pregamo le magnificencie
vostre gli piacia fare consignare la dicta bombarda a qualunca esso Alexandro mandarà lì
per torla, et ulterius gli piacia, per nostro amore, dare ad esso messo ogni ayuto et favore
possibile per condure la dicta bombarda a Pesaro, in la qual cosa ne compiacereti
grandemente. Apparegiati ad ogni vostro piacere.
288

646
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SCEVA CORTI CHE SI TROVI UN’ALTRA SISTEMAZIONE, “APTA ET
IDONEA” AL REFERENDARIO BARTOLOMEO TROVAMALA, TANTO PIÙ CHE GLI SI ERA TOLTA LA SUA
PER DARLA A BARTOLOMEO COLLEONI.
Domino Sceve de Curte.
1451 settembre 13 Lodi.
Ali dì passati siandose in disputacione utrum se dovesse dare la stancia al nobile a nuy
carissimo Bartholomeo Trovamala, referendario lì, an quella del officiale dele bollete al
magnifico Bartholomeo Colione, tandem cecidit sor(te) super referendario, ma segondo
che, fin alhora declaressemo, fo nostra intencione et è che a dicto referendario fusse
proveduto d'un'altra apta et idonea a luy et più contigua ala piaza che fosse possibile per
respecto del officio ha ad esercire. Et perché siamo informati che gli è proveduto d’una non
conveniente, né tale che a luy potesse satisfare, ve replicamo et commettimo che subito gli
ne provediati rechatare una apta de una como havimo sopradicto, perché havendoli tolto la
soa non volentera, ma per compiacere al magnifico Bartholomeo, volimo che omnino ne
habia un'altra bona. Fatello adoncha et cum effecto, perchè haveressemo spiacere che
dicto referendario havesse più casone retornasse a nuy cum querella de questo.
Laude, xiii augusti 1451.
Cichus.
647
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A TOMMASO DA BOLOGNA, COMMISSARIO DI COMO, CHE
D’ACCORDO CON ANTONIO PORRO, CAPITANO DEL LAGO DI COMO, CERCHI DI AVERE DA LUI
GIOVANNI ANDREA DA COMO PER POI FARLO PERVENIRE DAL DUCA, FACCIA SAPERE AL
CANCELLIERE DUCALE IN QUALE LUOGO IL DETTO ANDREA È STATO , SE CIOÈ STATO IN LOCALITÀ
INFETTA, PERCHÉ IL DUCA SAPPIA “COMO SE DE’ PORTARE”.
1451 settembre 12 Lodi.
162v Thome de Bononia commissario Cummarum.
Per alcune cose de grande importantia che spectano al stato nostro, volimo havere alchu-
ne informatione di uno Iohanne Andrea da Coreno. Pertanto volimo che intendendote cum
Antonio Porro, capitaneo del laco de Commo, provedi honestamente et senza fare altra
demonstratione havere da ti questo Iohanne Andrea et senza fargli altra novità né molestia,
mandalo qui da nuy o dove serimo et mandalo per sì facto modo acompagnato che tu sei
molto ben certo che venga da nuy. Questo dicimo perchè sentendose luy forsi in qualche
fallo, non veniria como tu crederisti, siché habili bona advertentia scrivendo ti qui ad
Persante da Sernano, nostro cancelliero, dela vinuta de questo Iohanne Andrea et, se in
quello loco dove sarrà stato costuy gli è la peste et contagione alcuna, perchè in lo parlare
farimo cum luy sapiamo como se de’ portare. Questa cosa farray tenere secreta più che sia
possibile per bono respecto.
Data Laude, dia xii septembris 1451.
Cichus.
289

648
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE PIETRO PAOLO DA SPOLETO, CAPITANO DELLA MARTESANA,
CERCHI DI FAR AVERE A VENTURINO BRAMBILLA, CASTELLANO DI LODI , QUEI DENARI DEI QUALI
DICE DI ESSERE CREDITORE DI GALDINO FEDELE DA VIMERCATE.
1451 settembre 12 Lodi.
Petro Paulo de Spoleto, capitaneo Marthesane.
Venturino da Branbilla, nostro castellano de Lodi, ne dice che luy deve havere alchuni
dinari da Galdino Fidele da Vicomerchato, como intenderiti, li quali luy gli dedi già più dì
sonno et may non li ha possuto havere. Pertanto, possa che la cosa è cussì, volimo che
provedati per quello modo che ve pare che li dicti dinary siano dati in nome del dicto
Venlurino al portatore de presente, lo quale vene per questa casone.
Data Laude, die xii septembris MCCCCLI.
Cichus.
649
FRANCESCO SFORZA INFORMA BARTOLOMEO DA CORREGGIO E GRACINO DA OISCAROLO CHE È
LIBERO IL COMMERCIO DEL GUALDO, DANDO PERÒ, GARANZIA DI PAGARE ENTRO SEI MESI “SOLDI
SEDECE PER CENTENARO”, COME VERRÀ RESO NOTO DA UNA GRIDA. SE SI HA A CHE FARE CON
GENOVESI CHE DANNO GARANZIA A GENOVA INFORMINO IL DUCA SU CHI SONO E COME FANNO A
GENOVA A DARE “SEGURTADE”. SI TENGA CONTO DELLA QUANTITÀ DI GUALDO USCITA DALLO
STATO.
1451 settembre 13, Lodi.
163r Domino Bartholomeo de Corigia et Gracino de Piscarolo.
Nuy havemo ordinato che ciascaduno possa cavare fora del territorio nostro del gualdo et
condurlo dove li piace, dagando bona segurtade de pagare, in termino de sey mesi per
quanto serà obligato, secondo la quantità del gualdo che luy haverà facto condure, cioé a
rasone de soldi sedece per centenaro. Pertanto volemo che, recevuta questa, faciate fare
le crida et bandi per tucto lo Pavese che ciascaduno possa cavare gualdo dagando bona
segurtade de pagare in termino de sey mesi per quanto serà obligato a rasone de soldi
sedece per centenaro, et che vegna da vuy che li fariti la licentia, la quale siamo contenti li
faciati et togliate le segurtade tale et cossì sufficiente che siamo securi del facto nostro, et
in questo non gli perdati tempo alcuno acciò che li daciari non dicano poy che siati stato
troppo a fare fare queste cride et che dimandano restoro. Ma perché porria accadere gli
seriano alcuni Zenovesi che non haveriano el modo de dare le segurtade lì et le dariano a
Zenova, volimo ne faciati avisato chi sonno et del modo che hanno a Zenova a dare le
dicte segurtade. Et de tucta quella quantità de gualdi serrà cavata, volemo ne tegnati bono
conto et ne faciate le scripture duplicate acciò che lo incantatore chi incantarà la gabella
del gualdo sia chiaro del facto suo et non possa dire né trovare la scusa de essere
inganata.
Data Laude, die xiii septembris 1451.
Cichus.
In simili forma comiti Iohanni de Balbiano, commissario in partibus Ultrapadanis et
Lancelocto de Bossiis, referendario Alexandrie.
290

650
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI RETTORI DI BERGAMO DI FAR RESTITUIRE A MATTEO DA
IMBERSAGO I CINAUANTA DUCATI, IL CAVALLO E IL MANTELLO CHE TONIACCIO DA PONTE GLI HA
TOLTI.
Spectabilibus dominis rectoribus Pergami.
1451 settembre 13 , Lodi.
Venendo dale parte de Pergamasca in qua, Mafeo da Imbersago, nostro subdito, quando
fo al passar Adda, intendiamo, per querella sua, che per Toniacio da Ponte, tavernaro, gli
sonno stati tolti cinquanta ducati, uno cavallo et uno mantello et non li ha possuto a
rehavere, quin immo, richiedendoli, gli fò menazzato et anche usato de stranii acti. Et
perchè siamo certi questo non essere proceduto de mente vostra come cosa
inhonestissima, quale non lassarimo commettere sul territorio nostro contra li vostri, 163v
et etiandio sapeti che, se ali vostri sonno state tolte alcune cose dali nostri, le havemo facte
restituire, ve confortiamo et pregamo ve piacia provedere che al dicto nostro subdito siano
intregamente restituite li dicti denarii et tucte l'altre cose tolte, como ne pare conveniente et
rasonevele, havendo nuy facto el simele ali vostri et disponendo etiandio fare in l'avenire,
demostrando in questo che tale robaria ve sia rincresciuta, como siamo certi ve rencresce.
Ex Laude, die xiii septembris MCCCCLI.
Iohannes.
a re di rehavere in interlinea.
651
FRANCESCO SFORZA IMPONE AL CAPITANO DELLA MARTESANA DI FAR RESTITUIRE LE BESTIE
CARICHE DI GRANO, CHE, COME AFFERMA TOMMASO DA BOLOGNA, CONDUCEVA
LEGITTIMAMENTE, OPPURE NE DICHIARI PER LETTERA I MOTIVI DELL’OPPOSIZIONE A TALE
RESTITUZIONE.
Capitaneo Martesane.
1451 settembre 13, Lodi.
Voy doveti havere assay bene inteso quanto per due nostre lettere ne havimo scripto in el
facto de quelle bestie cariche de grano a forono prese, sotto una licentia de Thomaso da
Bologna, et molto se maravigliamo che may non ne habiati chiarito de quanto haveti facto
in quella materia, che doveti pur sappere che ve scripsimo ve dovesti dilligenter informare
de quelli fono presi, como passava la cosa et avisarce. Pertanto, gravandosse Thomase, et
domandando cum instancia che gli siano restituite le bestie et la robba, affirmando che non
è contrafacto alli ordini nostri et che la faceva conducere ligiptimamente, volimo che, aut gli
faciati restituire le bestie et robbe, aut che ne declarate per vostre lettere se gli haveti
contrarietà veruna, avisando che noy scrivimo a quelli provvisionati, quali dicessimo altre
volte havere tolto le dicte bestie che, non havendole restituite subito, le restituiscano omni
exceptione remota. Provedeti adoncha, aut alla restituzione, aut alla declaracione de
quanto haveti in la facenda.
Laude, 13 septembris 1451.
Cichus.
a Segue de quanto haveti facto in quella materia che doveti pur sappere depennato.
291

652
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BASSIANO RUSCITIANO DI PORTARSI DA LUI E FAR CAPO A
RAFFAELE NIGRI, CHE GLI DIRÀ, A NOME DEL DUCA, CHE DEVE FARE.
164r Bassiano Ruscitiano.
1451 settembre 14 Lodi.
Volemo che, recevuta questa, per alcuni boni respecti debbi venire qui da nuy et, quanto
seray gionto qui, faray capo con Rafaelo di Nigri da Zenova, il quale te dirà, como
informato dela mente nostra, quanto haveray ad fare, et a questo non sia fallo per cosa
alcuna.
Data Laude, xiiii septenbris 1451.
Iohannes.
In simili forma Christoforo da Canenova et Antonio de Guisulfis.
653
FRANCESCO SFORZA DICE A BERTO DE NARINA, SINISCALCO DUCALE, DI CURARSI PER
RIPRENDERSI DEL TUTTO IN SALUTE. AVENDO SAPUTO CHE DESIDERA PORTARSI DA LUI, HA
SCRITTO A BOCCACINO ALAMANNI A FIRENZE PERCHÉ GLI FACCIA AVERE CINQUANTA DUCATI
D’ORO, CHE POTRÀ SPENDERE LUNGO IL VIAGGIO.
Berto de Narina, seschalcho nostro.
1451 settembre 14, Lodi.
Per Zambono, tuo famiglio, havemo inteso come nelli tempi passati si stato molto agravato
de infermitade et ancora non si ben libero, del quale tuo male vogliamo tu te rendi certis-
simo che ne habiamo preso in l'animo nostro non altro despiacere che s'el fusse dela no-
stra propria persona. Per la qual cosa te confortiamo, non siando ancora reducto in bona
sanitade, che tu attendi a guarire,chè nuy siamo quello duca de Milano verso de ti al pre-
sente che fussemo may con te, et perché el dicto tuo famiglio ne ha dicto appresso che tu
delibri venire da nuy, ad nuy la toa venuta serà molto cara, perché te vederemo voluntieri.
Et ad ciò che tu possi più habilmente venire, scrivemo per l'alligata littera a Boccacino
Alamanni in Firenze ch'el te debbia dare ducati L d'oro o fare dare a chi tu mandaray,
quali te poray spendere per lo camino et provedere alli toy bisogni, Il che facemo voluntieri.
Data Laude, die xiiii septembris 1451.
Iohannes.
654
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO DE GEORGIS DI COSTRINGERE I DEBITORI DEL
FAMIGLIO DUCALE GIORGIO POLITO A DARE LA TASSA A LUI DOVUTA.
164v Francisco de Georgiis.
1451 settembre 12, Lodi.
Zorzo Polito, nostro famiglio, se lamenta che da l'homini, li quali gli debbeno respondere
della taxa soa non ne pò cavare el debito suo zà molto tempo fa, et perché ne pare ch'el
sia rasone che dicto Zorzo habbia il devere suo, como hanno gli altri nostri famigli, volemo
che tu debbi astrengere li dicti homini per modo che faciano il dovere suo al dicto Zorzo, sì
per lo passato como etiandio per l'advenire.
Data Laude, die xii septembris 1451.
292

Iohannes.
655
FRANCESCO SFORZA DICE A BOCACINO ALAMANNI DI DARE, A NOME DEL DUCA, A BERTO DA
NARINO. O A UN SUO MESSO, 50 DUCATI PER PORTARSI DAL DUCA
Bocacino de Alamanis.
1451 settembre 14, Lodi.
Perché Berto da Narina ne ha facto che volentere venirà ad restare cum nuy el che nuy
havemo molto caro, pertanto volimo che al dicto Berto numerati ducati L per nuy, overo a
cadauno suo messo mandarà da vuy con questa nostra littera, qual per più vostra chiareza
havemo soctoscripto de nostra propria mano. Et questo non manchi per cosa del mondo.
Laude, xiiii septembris 1451.
Iohannes.
656
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI DARE LA MASSIMA
COLLABORAZIONE AL CONTE GIOVANNI DA BALBIANO PER VENDICARE, SECONDO “QUELLO VOLE
LA RASONE”, LE INSOLENZE RICEVUTE DA CATTABRIGA E ANTONIO PELLATO DAL CASTELLACIO.
Locuntenenti Alexandrie.
1451 settembre 13, Lodi.
Per certo excesso et insolentia comissa per Catabrigha et Antonio Pellato dal Castellacio
contra la famiglia del conte Iohanne da Balbiano, quale n'è stata tanto molesta quanto dire
se potesse, et non volimo che per condicione alchuna passa impunita, havimo commisso al
dicto conte Iohanne che, intendendosse con vuy, facia ogni opera et servi ogni modo et via
per havergli in le mano cum tutti quelli erano seco in compagnia et facia quello vole la
rasone. Pertanto ve commettiamo et volimo che, intendendovi seco et inteso quello gli
havemo scripto, gli daghati ogni adiuto et favore aciò possa prehendere li malfactori et
fargli rasone, se ben gli dovesti andare in persona vuy, non manchandoli d'ogni studio et
diligentia vostra, perché non ne poresti fare cosa più grata de questa, quali intendiamo
ch'el dicto conte Zohanne omnino sia obedito et se observeno li ordini nostri.
Laude, xiii septembris 1451.
In simili forma, mutatis mutandis, scriptum fuit capitaneo districtus Alexandrie et Terdone.
Data ut supra.
Cichus.
657
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REFERENDARIO DI PARMA DI CHIAMARE PRESSO DI SÉ
ANTONIO BELLIARDO E DI ACCERTARSI DELLA VERITÀ DI QUANTO DA LUI SOSTENUTO, CIOÈ, CHE
FILIPPO M. VISCONTI AVEVA ASSEGNATO A NICCOLÒ GUERRERO I CREDITI CHE LA CAMERA
DUCALE AVEVA CON GLI UOMINI DI CASTELNUOVO, DI GUARDASONE E DI COLORNO.
165r Referendario Parme.
1451 settembre 14, Lodi.
Antonio Belliardo, citadino de quella nostra cità, ne ha exposto che lo illustrissimo
quondam signore duca passato fece assignatione a Nicolò Guerero de certi dinari, di quali
293

erano debitori dela Camera sua li homini de Castelnovo de Guardasono et de Colornio, et
dice havere luy el mandato presso de sì, et perché quando cossì fusse, li dicti debiti
proveniriano in la Camera nostra, como dinari pertinenti a Nicolò Guerrero. Volemo et
commandamoti che, havendo da ti lo dicto Antonio, te informi dela verità de questa cosa et,
se vero è, che li debiti de essi homini fosseno assignati al dicto Nicolò et essendo cossì, ne
avisi chiaramente del modo che se haverà ad essere statisfacti, perché nuy te
rescriveremo quello serà a fare.
Ex Laude, xiiii septembris 1451.
Cichus.
658
FRANCESCO SFORZA DICE AL LUOGOTENENTE DI DONNA LUCHINA CHE ANTONIO, DETTO
MAZONO, E I FRATELLI, FIGLI ED EREDI DEL DEFUNTO GIRARDO DELLA BONAZINA DELLA
SQUADRA DI NIBIONO DELLA PIEVE DI INCINO E ALTRI DELLA STESSA SQUADRA, TENUTI PER
CONVENZIONE FATTA DAGLI UOMINI DEL MONTE BRIANZA, CON FILIPPO M. VISCONTI A
CONTRIBUIRE AI CARICHI INCOMBENTI AGLI UOMINI DI DETTO MONTE BRIANZA, NON SONO TENUTI
AGLI ONERI CHE LORO VUOLE IMPORRE DONNA LUCHINA.
1451 settembre 14, Lodi.
Locumtenenti magnifice domine Luchine de Verme in partibus plebis Inzini.
Ne hanno facto far querella Antonio, dicto Mazono et li fratelli, figlioli et heredi del quondam
Girardo dela Bonazina dela squadra de Nibiono dela Pieve de Inzino et anche alcuni altri
dela dicta squadra et deli maneri che, nonobstante per el passato fossero obligati per la
conventione che fecero l'homini del Montebrianza cum lo illustrissimo de bona mimoria
quondam signore duca passato nostro padre, a contribuire ali carichi incombenti a l'homini
d'esso Monte et etiam siano similmente obligati per essa convenzione, quale gli havimo
refirmata et contribuischano ali dicti carichi incombenti ut supra. Non dimancho funno
molesta(t)i per li commessarii dela magnifica madonna Luchina, tum in volerli astrengere
ad alogiar cavalli, tum in pagar taxe, tum in substinire et contribuiri alli dicti carichi
incombenti a l'homini d'essa pieve de Inzino. Del che ne maravigliamo et perchè non è
honesto, né rasonelle ch'essi prenominati homini siano astrecti a contribuire in duy lochi,
substinendo loro per la rata loro, li carichi occurenti ali homine del dicto Monte Brianza, per
vigore della dicta convenzione, ti confortiamo, 165v caricamo et volimo che, recevuta
questa, subito debbi levare dale loro case quilli homini d'armi gli sonno mandati non
molestandoli, né lassandoli molestare de cetero per casone de logiamenti, taxe, né altri
carichi, aciò che non habbiano iusta casone di lamentarse. El che haverissimo nuy molto
molestissimo
Data Laude. die xiiii septembris 1451.
Cichus.
659
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PAPA DI VOLER ANNULLARE LA BOLLA CON CUI TOGLIEVA A
FILIPPO, FIGLIO DI BOCCACINO ALAMANNI DI FIRENZE, CONSIGLIERE E TESORIERE GENERALE
DUCALE, IL CANONICATO ACCORDATOGLI. GLI RACCOMANDA, INOLTRE, DETTO FILIPPO PER
BENEFICI CHE SI FACESSERO VACANTI IN FIRENZE.
Domino pape.
1451 settembre 15, Lodi.
Lo spectabile Boccacino Alamanni da Fiorenza, mio consigliero et thesaurero generale, se
è gravato alquanto cum mi che havendo luy, altra volta, finché la santità vostra era a Faba-
294

iano obtenuto una bolla de canonicato in Fiorenza per Filippo suo figliolo, pare che, ad
preghery de altri, la dicta bolla gli sia stata revocata. Dela qual cosa luy ha preso
melinconia assay, tenendo per fermo che questo non sia stato voluntà, né intentione della
santità vostra, che ella se dengni per mio amore havere reguardo a l'honore del prefato
Bocchacino che questa volta non receva tal vergongna, imo gli piacia consentire ch'el dicto
suo figliolo habbia lo favore et benefitio della dicta bolla, como so certo et ho ferma
speranza in la santità vostra, che se degnarà de fare. Supplicando anchora la prefata
santità vostra che per mia comtemplacione gli piacia haver recommandato lo figliolo
predicto de Boccacino como cosa mia, ch'el è in li benefitii che accaderanno vacare in lo
advenire in Fiorenza et dal canto di là, certificando la santità vostra che ogni honore et
bene farrà a luy reputarò ch’el facia ala mia propria persona. Ali pedi dela santità vostra me
recommando.
Laude, xv septembris MCCCCLI.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
Scriptum fuit in simili forma, mutatis mutandis :
domino Petro de Noxeto et
domino Iacomello de Triultio.
660
FRANCESCO SFORZA CHIEDE ALLA DUCHESSA DI MILANO DI VOLERE, ASSECONDANDO LA
SUPPLICA DI SCEVA CORTI E DI GIOVANNI CRISTIANO, FAR ACCOGLIERE NEL MONASTERO
PAVESE DI SANTA CHIARA LA NIPOTE DI GIOVANNI CRISTIANO.
166r Domine ducisse Mediolani.
1451 settembre 15, Lodi.
Se recordiamo noy, già essere circha duy anni, che a preghere del spectabile doctore et
cavallero messer Seva da Corte et del nobile Iohanne Cristiano, nostro castellano de Me-
legnano, gli fecimo promessa che, accadendo vacare in lo monastero de Sancta Chiara de
Pavia alchuno loco vel per quella monica de Antonio Guidobono vel per altro modo, eramo
contenti gli fosse intromissa et receptata in dicto monastero una nepota d'esso Iohanne
Christiano et parente del prefacto messer Seva. Et perché mò al presente intendimo
esserne vacato uno per la transmutacione de una d'esse moniche che fo figliola de messer
Antonio di Ottoni et che questo facto è in le mano della sigoria vostra, havimo noy molto
caro compiacere al predicto messer Seva et dicto Iohanne Christiano, quali ne sono
affecionatissimi servitori, como bene lo sa la prefacta signoria vostra, maximamente per la
observacione della dicta nostra promessa. Il perché confortiamo et preghamo la prelibata
signoria vostra, recommendandoli la dicta nepote d'esso Iohanne Christiano, gli piaza compiacere
ad essi prenominati, sì per respecto alla dicta nostra promessa, sì etiam perché
essi messer Seva et Iohanne Christiano sono tali che per la loro singolare fede in noy
meritano assay maiore cosa da noy, sì etiamdio perché intendiamo dicta nepote del pre-
dicto Iohanne Christiano essere puta virtuosa dabene et bene nata. Dela qual cosa
haverimo noy contentamento et piacere assay. Apparechiati alli boni piaceri della signoria
vostra.
Laude, xv septembris 1451.
Iohannes.
295

661
ANNOTAZIONE DA CUI APPARE CHE IL DUCA AFFERMÒ A CICCO SIMONETTA CHE
NELL’ALESSANDRINO NON ERA VIETATO CHE GLI UOMINI SI POTESSERO SCAMBIARE LE
VETTOVAGLIE. COSÌ NON PARVE A NICCOLÒ ARCIMBLDI PERCHÉ SI VIOLAVANO GLI ORDINI DATI
SU CIÒ DAL CONSIGIO SEGRETO E NE SCRISSE AL CONSIGLIO SEGRETO E A GENOVA A GIOVANNI
D’ALESSANDRIA. SI SCRISSE AL CONTE GIOVANNI E AL CAPITANO DI ALESSANDRIA I QUALI
RISPOSERO CHE NON ERA VERO CHE ERANO FATTI PER LORO ORDINI COSÌ STRETTI.
Die xv septembris, Laude 1451.
1451 settembre 15, Lodi.
Commisit illustris dominus noster mihi Cicho ut in omnibus terris de Alexandrina et li officiali
d'esse scrivesse, dechiarando la mente dela excellentia soa non era che fosse facta tanta
strecteza ali homini che non potessero vendere da l'uno a l'altro le victualie, et cetera. Ad
misser Nicolò Arcimboldo non parse perché non havesse a preiudicare ali ordeni mandati
superinde per lo Consiglio et luy scripse al Consiglio et a Zenoa a misser Iohanne
d'Alexandria, fo però scripto al conte Zohanne et alo capitaneo d'Alexandria quali respo-
seno non era vero che fossero facti per loro sì strecti ordeni.
Deinde siando querelato pur per alcuni de quelle parte fo scripto, secundo appare in lo
registro rosso de littere missive a in folio 203, Cremone, die primo novembris 1451 a tucte
et singule terre de Alexandrina.
a Segue in folio 203 in interlinea.
662
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO ATTENDOLI CHE A SONZINO, UOMO D’ARME DEL
CONDOTTIERO DUCALE GIACOMAZZO, SI DIA STRAME E QUANT’ALTRO PRESCRIVONO GLI ORDINI,
OLTRE A VINO SU PEGNO.
166v Marcho de Attendolis.
1451 settembre 15, Lodi.
Perchè s'è lamentato Sonzino, home d'arme del spectabile et strenuo cavaliero misser
Iacomazo nostro conductero, che non gli fu resposto et dato quello che se gli debbe secon-
do li ordini nostri, ti committiamo et volimo che li faci dare integramente et strame et tucto
quello a che se contene in li dicti nostri ordini et quenadmodum fi dato ali altri homini
d'arme, aciò che de cetero non habbia casone de lamentarse.
Data Laude, die xv septembris 1451.
Item faragli dare del vino sopra li suy pengni.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue et tucto quello depennato.
296

663
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DE SICHIS CHE GLI UOMINI DI BIANDRATE DEBBONO
ESSERE ASSOLTI DA OGNI CONDANNA PER LA “CONTUMATIA, PERCHÉ È COSA LEGERA”, MENTRE
VULE SI PROCEDA CONTRO DI LORO PER L’ECCESSO COMMESSO “COMO RECHIEDE ET VOLE LA
RASONE ET IUSTITIA.”
Domino Iohanni de Sichis.
1451 settembre 15, Lodi.
Respondendo ad una vostra novamente receputa circha lo excesso commisso per quilli de
Riandrà, dicimo come, per altre nostre de dì viiii del presente, deviti havere inteso che
siamo contenti che debbiati annullare et cancellare la comdemnatione quali haviti facta
contra essi homini de Biandrà per casone della contumatia, perchè è cosa legera, né pare
questo volimo, né debbiano substinire molestia alcuna. Ma ben volimo che procedata a
per lo excesso commisso como rechiede et vole la rasone et iustitia, come per le
sopradicte nostre lettere più pienamente haveriti inteso. Ala parte che ne rechiediti dinari
per subvinire al bisognio vostro, vi dicimo che noy non havimo al presente modo alchuno al
dinaro, ma ben siamo contenti che dele comdemnatione se fanno ne possiati retrarvi suxo
qualche parte de denary per vuy, aciò che possiati substentari.
Data, xv septembris 1451.
a Così in A.
664
FRANCESCO SFORZA COMANDA AI CONSOLI, AI COMUNI E AGLI UOMINI DELLA VALLE STIRIA CHE
SUBITO SI FACCIA IN MODO CHE SIA RESTITUITO ALL’UOMO D’ARME DUCALE ANTONELLO DA
CALAVIRIA IL CAVALLO E L A ROBA CHE GLI PORTÒ VIA UN SUO FAMIGLIO CHIAMATO GENOVESE,
FAMIGLIO CHE ABITA IN QUELLA VALLE.
1451 settembre 15, Lodi.
167r Consulibus, comunibus et hominibus Vallis Sturie.
El strenuo Antonello de Calaviria, nostro homo d'arme, ne ha significato cum gravissima
querela che, siandoli fugito uno suo famiglio, a per nome chiamato Genoese, el quale gli
ha menato via uno cavallo et altra robba, segondo Tristo, del che dice havere molte volte
rechiesto piacevolmente, perchè dicto famiglio habita in quella valle, che volissivo fargli
restituire el dicto cavallo e robba, et che may non gli haviti voluto dare audientia, né pur
una bona parola per risposta. Del che, se cussì è, se meravigliamo, perchè non è atto de
ben vivere, et domandando esso Antonello licentia da nuy de poterse pagare et restorare
el suo cavallo e robba, non ghe l'havimo voluta concedere, se prima non ve scrivessimo.
Pertanto vi carichiamo et volimo, et cussì per la presente ve admonimo che subito debiati
provedere a far fare la restitutione del cavallo et robba ad dicto Antonello, altramente a nuy
sarrà necessario de provedergli.
Ex Laude, dia xv septembris 1451.
Cichus.
a Così in A.
297

665
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO ATTENDOLI DI PROCEDERE CON IL REFERENDARIO DI
PIACENZA CONTRO ANTONIO MANCYA (MANCA) DETENUTO PER FRODE DI SALE, INTENDENDOSI
SEMPRE CON IL PREDETTO REFERENDARIO.
167v Marco de Attendolis.
1451 settembre 15, Lodi.
Volimo che de quello haveti contra et pro Antonio Mancya, qual haveti nele mano per certa
frosacione de sale ha commisso, recevuta questa, ne participati del tucto con el
referendario nostro de Piasenza et, participato che ne havereti, insieme procedati contra
de luy segondo la rasone et iusticia rechede, et similiter, como meglio parerà a vuy, non
facendoli però torto né iniusticia, et poy de quanto havereti seguito in questo ne havisareti
indilate, intendendovi, però, sempre et comunicando in questo del tutto col dicto nostro
referendario.
Laude, xv septembris 1451.
Cichus.
666
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL REFERENDARIO DI PIACENZA DI AVER SCRITTO A MARCO
ATTENDOLI, LUOGOTENENTE A BORGONUOVO, CHE CON LUI PROCEDA CONTRO ANTONIO MANCA
ACCUSATO DI FRODE DEL SALE. DI TUTTO, INFINE, GLIENE SI DIA NOTIZIA.
Referendario Placentie.
(1451 settembre 15, Lodi).
Perché scrivemo per aligato al spectabile Marco de Attendolo, nostro locotenente in
Borgonovo, che debia partecipare cum ti de quello ha pro et contra Antonio Manca, qual
nelo mano per certa frosacione de sale. Volimo che, recevuta questa, tegni modo
retrovarte cum dicto nostro locotenente et intendere questo facto ben chiaramente, et
inteso che l'havereti tutti duy insieme, procedati contra dicto Antonio et faciati in questo
quanto la iusticia rechede et vole, et finaliter como meglio parerà a vuy, non facendo però
torto al dicto Antonio. Et poy del tutto ne havisareti como haveti facto in ciò.
Laude, ut supra.
Cichus.
667
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI
SOPRASSEDERE, FINO A QUANDO SI POTRÀ PROVVEDERE CIRCA LA LEICITÀ DEL PAGAMENTO
RICHIESTO, DI AGIRE CONTRO IL TAVERNIERE DEL VIGENTINO CHE PIETRO PUSTERLA SOSTIENE
ESSERE MOLESTATO DAI DAZIERI PER IL DAZIO DELLA SCANATURA, DAZIO CUI IL TAVERNIERE
DICE DI NON ESSERE OBBLIGATO.
168r Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 15, Lodi.
Se grava Petro da Posterla, nostro aulico, che il suo tavernaro da Vigentino fiera molestato
dali dacieri per casone del datio della scanatura, al quale dacio dice non essere obligato de
rasone, confidandoce, como luy dice, de deffenderse cum bone ragione da tal pagamento,
298

quotiens se possa andare a Milano senza periclo della peste, et proinde richiede non
essere molestato fin a tanto che se possa vedere quid iuris, proferendoce ad fare quanto
de ragione sarà iudicato. Perché adoncha tale domanda ne pare onesta, siamo contenti et
volimo che faciati soprasedere li datieri dale molestie per dicta casone cum questo che,
sedata la mala condictione della peste, se facia quanto debitamente se doverà fare.
Laude, xv septembris 1451.
Cichus.
668
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI SANT’ANGELO CHE CON PROCEDIMENTO
SOMMARIO FACCIA RESTITUIRE A SPINZO, PROVISIONATO DEL MARCHESE DI MANTOVA, IL
CAVALLO, LE ARMI E ALTRE COSE PORTATEGLI VIA DA UNO FUGGITO DA LUI.
Comissario Sancti Angeli.
1451 settembre 16, Lodi.
Debbe essere capitato lì uno quale s'è fugito da Spinzo, provisionato del illustrissimo
signor marchexe de Mantoa, et menatogli via uno cavallo et certe arme et cose, como da
luy saray informato. Et perchè el prefacto signor marchexe ne ha recommendato el dicto
Spinzo, etiam perché l'equità cossì richiede, te committiamo et volimo che ad ogni richiesta
d'esso Spinzo, gli faci ragione summaria et expedicta contra esso fugitivo et gli faci
restituire interamente tutto quello gli ha portato via, senza exceptione et contradictione
alchuna.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
669
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI PARMA DI FAR RESTITUIRE ALL’UOMO D’ARME
DUCALE PANTALIONE IL CANE CHE GLI È STATO RUBATO E GLI SI RIFONDANO LE SPESE FATTE,
“SI ET IN QUANTO LA RAGIONE EL VOGLIA”.
Commissario Parme.
1451 settembre 16, Lodi.
S'è gravato con noy Pantalione, nostro homo d’arme, che gli è stato tolto uno suo cane per
uno del quale ve informarà et non possendolo conseguire, richiede che gli sia facto
ragione, per la qualcosa ve committimo et volimo che ge lo faciati restituire, et habialo chi
voglia. Et perché ce ha anchora significato che per recatare dicto cane ha facto bona
spesa, volimo che etiam in questo gli faciate rasone, facendoli paghare le spese sì et in
quanto la ragione el voglia.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
299

670
FRANCESCO SFORZA ASPRAMENTE RIMBROTTA DONNA LUCHINA PER IL COMPORTAMENTO CHE
LEI HA AVUTO CON IL DEFUNTO BOCCACINO SECCO, CHE SIA SUO MARITO CHE IL DUCA AMAVANO
MOLTO. CERCHI PER LA VIRTÙ E I MERITI DI BOCCACINO DI PROVVEDERE AL FRATELLO
STEFANO:” FATI ALTRAMENTE CHE NON HAVITI FACTO PER EL PASSATO.”
168v Domine Luchine de Verme.
1451 settembre 16, Lodi.
Credimo haveriti inteso che Boccacino Secho è passato di questa vita, lo quale veramente
possiamo dire, per quello havimo veduto nuy, non esser morto per altro se non per desasio
et manchamento che luy ha sempre avuto, et maxime in questa soa estremità, dela qual
cosa quanta vergongnia, infamia et manchamento ve ne seguisca, se voliti, lo possiti molto
ben pensare, senza che da altri ve sia dicto et presto ve ne accorgeriti. Nuy dal canto
nostro quanto dolore, melenconia et despiacere ne habiamo avuto, et ne habiamo al
presente, non ve lo porissimo may né dire né scrivere, consciderato la extima et capitale
che la bona mimoria del magnifico conte Aluyse ne facia d'esso Boccacino et lo bene che
gli voleva, come sempre gli demostrò cum affecto et anchora lo amore et affectione che
nuy gli portavamo, lo quale non havevamo mancho caro che se fusse stato nostro proprio
figliolo. Et tanto più è lo nostro despiacere quanto che non è may giovato né lettere ve
habbiamo scripte, né messi che vi habiamo mandati, né alcun’altra cosa che habiamo
saputa dire né fare. Hora sia como se voglia vuy sapeti la conducta che havia Boccalino.
La nostra totale intentione et dispositione è et cussì volimo, che per qualche
recompensatione dele vertude et meriti d'esso Boccacino, Stefano Seccho, suo fratello,
habbia tucta et quella medesima conducta che havia cum luy. Et cussì gli la fati dare
liberamente, senza exceptione et contraditione alcuna, providendogli al suo vivere et ogni
altra cosa che gli fa bisongnio, perchè luy è giovene dabene et apto et se ne haverà bono
et optimo servitio. Et non vogliati tractare custuy, como haviti facto Boccacino, ma mutati
costume et fati altramente che non haviti facto per el passato.
Ex Laude, die xvi septembris 1451.
Cichus.
671
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL REGOLATORE , AI MAESTRI DELLE ENTRATE E AI
COLLATERALI GENERALI DI AVER ASSUNTO A CAVALLARO PIETRO DE ROTA CON MENSILE DI 7
FIORINI.
1451 settembre 16, Lodi.
169r Regulatori et Magistris intratarum et collateralibus generalibus.
Assumpsimus in caballarium nostrum Petrum de Rota cum illa mensuali provisione
florenorum septem a solidis xxxii imperialium pro quolibet floreno quam et prout habent alii
caballari nostri. Volumus, igitur, quod facta ipsius Petri scriptione iuxta ordines banchi illius
sibi de dicta provisione, ordinatis temporibus, responderi faciatis, incipiendo de xv
septembris presentis qua servire cepit.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
300

672
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FACINO DA FABRIANO CHE LA FARIOLA NON LO INTERESSA. DI
SPELTA PRENDA NON PIÙ DI TRECENTO SACCHI. NON VUOLE FRUMENTO DI TRE ANNI, MENTRE
PRENDA CINQUEMILA STAIA DI QUELLO DI DUE ANNI E STAIA DIECIMILA DI QUELLO NOVELLO.IL
PREZZO CONCORDATO CON FILIPPO È DI 13 SOLDI A STAIO. SI MANDI TUTTO A CASTELNUOVO
BOCCA D’ADDA IN MANO A MARTINO DA TRESENO.
Facino de Fabriano.
1451 settembre 16, Lodi.
Havimo recevute le toe lettere et simul la nostra del formento, spelta a et fariola, ale quale
respondendo dicimo, primo, che sopratucto desideremo la celerità dela facenda per
supplerie ala necessità et importunità de queste nostre gente, ceterum, fariola non volemo
nuy. La spelta ne piace et ne volimo trecento sachi e non più, per quello precio che
convenienter vale. De quelle mostre del formento ge n'è una cioé quella de tri anni et più
che b non ne piace, nè volemo che tu te ne impazi; de l'altra monstra de duy anni, siamo
contenti che tu ne togli la mità dela quantità, volemo che seria stara 5000 cioè cinquemilia,
a quella mesura Piasentina et l'altra mità del novello che sia bono et bello che serà in soma
stara decimilia cioè 10000 a quella mesura, avisandote che havimo concluso mercato qua
con misser Filippo xiiii soldi el stara. Spazate adonca più presto che poteray et mandalo a
Castelnovo de Boca de Adda in mano de Martino da Treseno, come per altra te havemo
scripto. Circha el facto dele nave tu say quanto te havemo scripto et basta.
Data Laude, die xvi septembris 1451.
Cichus.
a In A seplta.
b che aggiunto in interlinea.
673
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE FACCIANO
AVERE AI CAVALLARI DI MILANO, PER NON MORIRE DI FAME, DI CHE VIVERE, PERCHÉ A CAUSA
DELLA PESTE NON È STATA DATA LORO ALCUNA PROVVIGIONE.
169v Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 16, Lodi.
Dilecti nostri, ne hano fatto fare lamenta li nostri cavalarii là, quali stano a Milano ali servitii
nostri, che non hanno dinarii, che non hano il modo de vivere et che stentano de fame,
pregandone li fatiamo provedere per modo che posseno vivere et servirne, et perchè
devendone servire è necessario provederli. Vi comettiamo et volimo che li debiati
provedere per qualunque via ve pare, purchè posseno sustentare la vitta, maxime
consyderato perché non li fi resposto ala provixione loro per lo impedimento dela peste. El
che fariti senza exceptione alcuna, perché altramente non poderessemo havere il servitio
loro quale omnino ne è necessario.
Data Laude, die xvi septembris 1451.
Cichus.
301

674
FRANCESCO SFORZA DICE AL PODESTÀ DI NOVARA DI NON DUBITARE CHE HA INFORMATO DEL
FATTO LA DUCHESSA BIANCA MARIA, MENTRE LO AVVERTE CHE QUELLO CHE GLI DISSE
GIOVANNI SICCO NON È VERO.
Potestati Novarie.
1451 settembre 16, Lodi.
Che non ha al dubitare del facto del qual dedi avisso ala illustre madonna Biancha Maria
duchessa, et de quello gli dixi domino Iohanne Sicho non è vero, ma che pur attenda a fare
bona guarda et cetera.
Laude, die xvi septembris 1451.
Iohannes
675
FRANCESCO SFORZA DICE AL PODESTÀ DI CASTELLAZZO E A PIETRO ACCEPTANTE DI DARE UN
CERTO RESPIRO DI TEMPO AI DEBITORI DEL GIUDEO.
Potestati Castellacii et Petro de Acceptatibus.
1451 settembre 16, Lodi.
Tu say ti, Pedro, la commissione che hay da nuy de astrenzere li debitori del iudeo a
satisfarli de quello gli deno dare. Da poi sonno venuti da nuy Ubertino Pico et Thomaso
suo a fratello, Michelino Boydo et Matheo quondam de Valeriano, quali ne hanno rechesto
termino a pagare li dicti denari. Per compiacerli adoncha siamo contenti et volimo che ali
predicti diati conveniente termino a satisfare al dicto iudeo et interim non gli diati molestia
alcuna.
Laude, xvi setembris 1451.
Cichus.
a Segue figliolo depennato.
676
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUCIO ATTENDOLI DI MANDARE UN MESSO DA BIONDO DA FORLÌ
PER CHIEDERLI DI RISCRIVERE IL BREVE, CHE NON RITROVA PIÙ, CON CUI EUGENIO IV GLI
CONCEDEVA IL TERRENO DI BARBIANO
170r Domine Lucio de Attendolis.
1451 settembre 16, Lodi.
Perché quello breve ne concesse altre volte la santità del papa Eugenio del terreno de
Barbiano non se trova, noy scrivimo per la alligata ad messer Biondo da Forlì, quale fo
quello che fece dicto breve, pregandolo voglia refare dicto breve et sigillarlo et mandarlo,
del qual ne rendimo certi habia la copia. Pertanto voglite intervenire dove se trova et per
messo proprio mandargli la lettera nostra dela quale aspecti la resposta col dicto breve. Il
quale avuto, vogliatine mandare subito qua per modo non vadi in sinistro, rescrivendoci de
tuto como havereti facto.
Laude, xvi septembris 1451.
302

Cichus.
677
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A BIONDO DA FORLÌ CHE VOGLIA RIFARGLI IL BREVE CON CUI
EUGENIO IV GLI CONCEDEVA IL TERRENO DI BARBIANO. SE NON PUÒ RIFARE IL BREVE, FACCIA
PERLOMENO UNA COPIA AUTENTICA “CHE UBIQUE GLI SI POSSA DARE FEDE”.
Domino Blondo de Forlivio.
1451 settembre 16, Lodi.
Como doveti recordarvi la santità del papa Eugenio ne concesse lo terreno de Barbiano
per Cottignolla per uno suo breve et cossì noy stessi intrassemo alla possessione d'esso
terreno. Et perché esso breve ne bisognaria de presenti per certi respecti, quale non
trovamo né sappemo como haverlo se non da vuy, quale ne recordiamo facesti quello
altro, et ne rendimo certi habiati la copia presso vuy. Ve scrivemo questo confortandovi et
pregandovi, in nostro servicio et singulare complacentia, vogliati refare dicto breve in forma
originale et auttentica como fo lo primo et mandarcelo per lo presente portatore. Et de
questo, quanto più possiamo ve preghamo certificandovi che de questo ad noy fareti
singulare servicio et piacere; et perché forse non ve pareria possere fare dicto breve senza
vostro incarico, vogliati saltem mandarci la copia del dicto breve, quale sia autenticata, o
de mano vostra o per quello modo meglio ve parerà, che ubique se gli possa dare fede.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
678
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A “MAGISTRO” LUIGI BURDA DI PORTARSI A LODI E POI LÀ DOVE È
AMMALATO CON FEBBRE UNO DEI CASTELLANI DI TREZZO.VUOLE CHE LO CURI BENE.
170v Magistro Aluysio Burde.
1451 settembre 16, Lodi.
Se è de presente infirmato non de malo suspecto, ma de febre solamente, uno delli nostri
castellani de Trezo et noy, desiderando molto la soa salute, ce siamo recordati de vuy, che
debbiati haverlo a curarlo. Ve confortiamo adoncha et volimo che debiati, subito alla
receputa delle presente, venire qua a Lode per andare deinde alla cura soa, dela quale ce
confidemo havereti grande honore per la virtute vostra, et a noy sarà cosa gratissima.
Venite et non sia fallo.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
679
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI COMO DI NON COSTRINGERE I FANTI DEL
CONNESTABILE DUCALE GASPARE DA SESSA A SISTEMARSI DENTRO LA CITTÀ.
Commissario Cumarum.
1451 settembre 16, Lodi.
Se grava Gasparo da Sessa, nostro conestabile, che tu constringe li soy fanti, che sono
logiati de fuora la cità, ad intrare dentro, allegando che pur in Como et in quelli altri fanti ha
in Como è la moria grande. Avenga che alli dì passati tu ne scrivessi che non era vero che
303

in li soi fanti non era moria et che non gli era morto se non uno, quale è venuto infermo
d'altro loco. Per la qual cosa, non havendo altro dubio della cità, et parendoce bastare
questi che ce sono, non vogliamo che tu costrinzi l'altri ad intrare, anzi volimo che tu gli
lassi neli soi logiamenti et non gli faci altra innovacione.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
680
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICODEMO TRANCHEDINI DI AVERE RICEVUTO I DUE BREVI PER
DON TIMOTEO E FRA ROBERTO. GLI STA MOLTO A CUORE IL BENEFICIO PER FRA BENEDETTO DI
SANTA MARIA DELLA COSTA PRESSO VIGONZONO, CHE È “COMMESSO” AL VESCOVO DI
PIACENZA. PERORI PRESSO IL PAPA E DETTO VESCOVO CHE DETTO BENEFICIO VADA A FRA
BENEDETTO. CERCHI, INFINE, DI OTTENERE DAL CARDINALE BENEVENTANO CHE FACCIA FARE
UNA COPIA AUTENTICA DEL BREVE DI EUGENIO IV PER IL TERRENO DI BARBIANO PERCHÉ VUOLE
MOSTRARLA AL MARCHESE DI FERRARA.
171r Nicodemo.
1451 settembre 16, Lodi.
Havimo recevute li brevi ne hay mandati directivi alli venerabili don Timotheo et fra Roberto
che debiano venire da noy, quali sono stati ad noy gratissimi quanto dire se possa. Però
volimo che, poy le debite reverentie, debi, per nostra parte, rengraciare la santità de nostro
signore tanto strectamente quanto sapperay avisandote che subito havimo mandati dicti
brevi, et como sequirà te advisaremo.
Ceterum, per como per altre te havimo scripto, noy havimo molto a core lo facto del
beneficio de messer fra Benedicto de Sancta Maria dalla Costa apresso Vigonzono, quale,
como tu say, è commesso al reverendo monsignor vescove de Piasenza, et desideramo
summamente vedergli mettere a fine et con megliore expedictione sia possibile per
respecto al dicto frate Benedico, quale è de sanctissima vita et per respecto de quello
luocho, quale è devotissimo. Pertanto volimo et con la santità del nostro signore et con lo
prefatto monsignore de Piasenza et dove bisognarà usi ogni diligentia et sollecitudine per
modo faci dare expedictione a questo. Et abraza questa cosa como te pare, perché ne
farai cosa gratissima et accepta.
Circha el facto de Cottignola per la rasone de Barbiano, quale, como tu say, ne concesse
la santità del quondam papa Eugenio, te committimo et caricamo sii con lo reverendissimo
monsignore de Benivento et lo conforti et stringi per nostra parte, como te parerà, che la
sua reverendissima signoria voglia per quello megliore modo et via gli parerà, fare fede de
questa cosa in forma autentica, quale se possa monstrare allo illustre signor marchese de
Ferara, como ha dicto a bocha a ti.
Laude, xvi septembris 1451.
Cichus.
a gli di mettergli depennato.
304

681
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE DONATO DA MILANO LIBERI IL FAMIGLIO DI GIOVANNI DA PISA
E CHE AI DUE VILLANI CATTURATI SIA FATTO CIÒ CHE RAGIONE E GIUSTIZIA VOGLIONO.
171v Donato de Mediolano.
1451 settembre 17, Lodi.
Havimo inteso quanto ne scrivi de quilli duy vilani hay presi et de quello fameglio de
Iohanne da Pisa. Al che rispondendo, te dicemo brevemente che siamo contenti per quello
che ne scrivi, che quello famiglio de Iohanne da Pisa sia liberamente relassato et cossì gli
perdonamo per questa volta. A quelli duy vilani volimo che li sia facto quanto la rasone et
iustitia rechede et vole. Mandaray adoncha ad executione questa nostra mente.
Laude, xvii septembris 1451.
Iohannes.
682
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL PODESTÀ DI LODI DI NON DARE ALCUNA NOIA A DONATO DA
LEGNANO E DI ANNULLARE OGNI SCRITTO CONTRO DI LUI.
Potestati Laude.
1451 settembre 17, Lodi.
Altre volte te scripsimo che non lassati dare impazo alchuno a Donato da Legnano per
casone de alchuna accusa o condempnacione facta contra de luy. Adesso, per
compiacerli, deliberamo et volimo, immo te committiamo che faci cassare, iritare et
annullare ogni accusa et condempnacione facta contra de luy et tutti li libri, filze et scripture
sopra le quale se trovassero descripte, in modo che non possa essere molestato per
alchuno tempo.
Laude, xvii septembris 1451.
Iohannes.
683
FRANCESCO SFORZA RISPONDE AL CASTELLANO DEL PONTE DI LECCO CHE MANCANDO PER DEI
PROVISIONATI LE PAGHE DEVE AVERE PAZIENZA E FARNE LUI LE SPESE. CIRCA LA MANCANZA DI
“MUNICIONI” LO INFORMA DI AVERE SCRITTO AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE CHE VI
PROVVEDERANNO. AL LEGNAME, INFINE, PENSERÀ IL CAPITANO DELLA MARTESANA.
Castellano pontis Leuci.
1451 (settembre) 17, Lodi.
Havimo recevuto la tua lettera continente doe parte, la prima, delli provisionati hay recevuti
lì nel ponte, ali quali, dice, fai le spese del tuo; l'altra, delle municione te manchano, et
cetera. Rispondendo alla prima parte delli provvisionati, te dicimo che non havendo ti tutte
le paghe che devi tenere, como intendimo non hay, bisogna habi paciencia de fare le
spese a quelli provisionati in loco delle paghe te manchino de quelle che devi tenere,
perché tu say bene cossì è rasonevele. Ma havendo ti tutte le paghe che devi tenere
intendimo se fazano le spese da loro. Alla parte delle municione noy havimo scripto alli
Magistri delle intrate nostre extrordinarie, quali provederano subito ad tutto. Al facto del
legname provederà el capitaneo de Martesana quale è qui, perché cossì gli habiamo
commisso et cossì te intenderai con luy.
305

Laude, xvii septembris 1451.
Iohannes.
684
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI LECCO CHE AL PRESENTE NON È IN CONDIZIONE DI
ACCONTENTARLO FORNENDO GRANO PER GLI UOMINI DI LECCO, MA DI TALE SUA NECESSITÀ HA
INVESTITO IL CONSIGLIO SEGRETO.
172r Potestati Leuci.
1451 settembre 17, Lodi.
Havimo recevuto la toa littera et intese quello ne scrivi del bisogno de quelli nostri homini
de Lecho, confortandone che gli vogliamo subvenire de qualche quantità de grano per
vivere loro, et cetera. Rispondendo, te dicimo che noy al presente non ne trovamo havere
la commodità del grano, che, se lo havessimo, lo faressimo voluntera, ma havimo scripto et
ordinato al nostro Consilio in modo che provederà ad tutto, sichè recoreray a loro.
Laude, xvii septembris 1451.
Iohannes.
685
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA “MAGISTRO” TIBALDO DE MADIIS A PORTARSI A LODI PER
CURARE ANTONIO, CANCELLIERE SPENDITORE DELLA CORTE, AMMALATO DI FEBBRE NATURALE.
Magistro Tibaldo de Madiis de Sallis Ticini.
1451 settembre 17, Lodi.
Se è infirmato non de malo suspecto, ma de febre naturale, Antonio, canzellero spenditore
della corte nostra, alla cura del quale non pò interessere magistro Gasparro, nostro
medico, perché luy ittidem è infirmo. Et perché havimo caro dicto Antonio et desiderimo la
salute soa, haverimo carissimo et ve confortiamo che non ve rencrescha venire fin a qua a
Lode per intendere alla salute soa, dela quale ce confidemo in la vertute vostra. Haveriti
grande honore. Venite adoncha et presto.
Laude, xvii septembris 1451.
Cichus.
686
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE FACCIANO
DELLE PROVVIGIONI AI CANCELLIERI, AGLI OSTIARI E AI CAVALLARI, AL SEGUITO DEL CONSIGLIO
SEGRETO, PERCHÉ ALTRIMENTI NON POTREBBERO CONTINUARE A STARE FUORI MILANO.
Regulatori et Magistris intractarum.
1451 settembre 17, Lodi.
Avengha che per a nostre ve habiamo scripto che debiati fare qualche provisione alli
canzelleri, hostiarii et cavallari, quali segueno el nostro Consilio, perché altramente non gli
potrano stare. Pur novamente informati della loro extrema necessità dala quale constrecti
non gli porano stare, ve replicamo che omnino gli debiati fare provisione, si non in tutto,
almancho in parte. Et questo fati cum effecto et senza altra replicatione de nostre lettere.
Laude, xvii septembris 1451.
Cichus.
a Segue altre depennato.
306

687
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DICENDOSI CONTENTO CHE
SIANO A CHIARAVALLE E CHE INOLTRE CERCHINO DI AVERE CON LORO TUTTI I COLLEGHI E GLI
ALTRI MAGISTRATI. QUANTO AI GUALDI LA SOSPENSIONE DI LIRE 300 PER I DAZIERI DI PAVIA GLI
PARE ECCESSIVA, MA È STAT FATTA DA MATTEO DA PESARO. PER IL RITOCCO IN PIÙ DEI SALARI
DEGLI OSTIARI E CAVALLARI HA SCRITTO AI MAESTRI DELLE ENTRATE. RINGRAZIA, INFINE, I
SENATORI PER QUANTO HANNO FATTO PER SUO FRATELLO GIOVANNI.
172v Dominis de Consilio nostro secreto.
1451 settembre 17, Lodi.
Havimo recevute più vostre de più parte ale quale respondendo et, primo, del vostro esse-
re venuti lì a Chiaravalle et che ve studiate congregare lì tucti li vostri compagni et altri Ma-
gistrati, ne restiamo molto contenti e consolati deli ordini et provisione haveti poste. Circha
el facto deli gualdi restiamo avisati, et ne piace, avisandove che, quanvis a noy como etiam
a vuy, ne parse uno pocho excessiva la suspensione dele libre ccc per li datieri de Pavia,
nondimeno, essendo facta per Matheo da Pesaro, siamo remasti contenti che habbia loco
fin al tempo deli restori et poy se redurà a bona equità et al debito, segondo che ve parirà
convenire. Havimo etiandio ordinato che le licentie deli gualdi se faciano per el Referendario
de Pavia e a Gratino da Piscarolo per lo Paveso tanto. Quantum autem ala parte
deli salarii, hostiarii et cavallarii, havimo scripto ali Maestri dele intrate nostre che li
provedano opportunamente et ita etiam per le presente alligate gli lo replicamo. Circha
l'ordine dele biave, et maxime del lago da Como, che a noy pare importare e non pocho, ve
avisamo che a noy non forno may portati quelli ordini nè forma che voy scriveti, sichè a nuy
pare gli faciate retrovare et mandargli omnino executione; et accadendove exercire
Georgio in similibus, credimo se ne haverà bono et fidele servitio. Ne piace etiamdio molto
la provisione haveti facta ad Iohanne, nostro fratello, circha le scripture quale haveva
presso de sì Raphaelo, benché credimo ad ogni vostra rechiesta ve le farà dare el conte
Gasparo, pur gli ne havimo scripto opportunamente, siché facendogle rechiedere nulli dubium
che ve le darà.
Ex Laude, xvii septembris 1451.
Cichus.
a Segue Gratino depennato.
688
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BIAGIO ASSERETO VISCONTI DI AVERGLI DATO LICENZA PER
CENTO SACCHI DI FRUMENTO ANZICHÉ PER DUECENTO COME DA LUI RICHIESTO.
1451 settembre 17, Lodi.
173r Domino Blasio Axereto de Vicecomitibus.
Per compiacervi in quello ne haveti scripto de concedervi licentia per ducenti sachi de
formento per vostro uso, ve havimo facto la licentia per cento sachi et ve la mandiamo qui
alligata. Non n'è parso de presente de farvela per maiore quantità, ma bisognando, ve la
concederemo un'altra fiata.
Laude, xvii septembris 1451.
Cichus.
307

689
FRANCESCO SFORZA NEGA A LUCA SILANO DI ANDARE ALLA “STANCIA” RICHIESTA, NON
VOLENDO CHE SE NE PARTA DI LÌ
Luce Selano.
1451 settembre 17, Lodi.
Ne represse, respondendo alla toa lettera, che sii amalato con li toy in quella citadella et
voriamo poderte dare licentia de andare alla stancia como richiedi. Ma perché questo non
ne piace, perché non saria secureza del facto nostro, dicimo che per niuno modo te vogli
partire da lì, immo restargli fin a tanto haverimo proveduto a quelle cose de là.
Laude, xvii septembris 1451.
Cichus.
690
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DEL DUCA DI SAVOIA DI VOLER FAR
CONSEGNARE A GASPARE DA SUESSA, CONNESTABILE DEI FANTI DUCALI, I DENARI SOTTRATTI-
GLI DA UN SUO STIPENDIATO, RESTITUZIONE DOVUTA ANCHE IN FORZA DEGLI ACCORDI TRA IL
DUCA DI SAVOIA E QUELLO DI MILANO.
Dominis de Consilio ducis Sabaudie.
1451 settembre 17, Lodi.
Redit strenus Gaspar de Suessa, noster peditum conestabilis dilectus, presentium lator, ad
presentiam vestram pro pecuniarum sibi per quendam eius stipendiatum subreptarum
recuperatione, quemadmodum magnificentie vestre ex aliis litteris nostris et ipsius Gaspar-
ris verbis latius intellexistis, quarum hucusque nullum potuit consequi (ut asserit) effectum.
Et quoniam pro conventionibus pacis iampridem inter illustrissimum principem et fratrem
nostrum honorandum dominum ducem Sabaudie et nos inite ac solemniter celebrate,
eidem Gasparri iure ipso de dictis pecuniis satisdandum est, prout informati estis. Hortamur
itaque et amice magnificientias vestras rogamus quatenus, tum pro fraterna et mutua
amicitia et bona vicinitate, tum etiam pro dictarum conventionum observantia, ita providere
velint quod re ipsa con celleri expeditione Gaspar predictus pecunias suas consequi valeat,
nec in eundo et redeundo expensis amplius frustetur erit enim id nobis, licet equitas et
iustitia hoc requirat, gratum et acceptum. Parati ad huiusmodi et ampliora vobis
beneplacita.
Laude, xvii septembris 1451.
Iohannes.
308

691
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE E IL PODESTÀ DI ALESSANDRIA
DELL’ACCORDO TRA IL PREVOSTO DI SAN GIOVANNI DE CAPUCIO E FRATE GIORGIO FERRARI,
PREVOSTO DI SAN MATTEO DI ALESSANDRIA, DI SCEGLIERSI DUE CONFIDENTI (GASPARINO
GANDUNZO, BONIFACIO DA MILANO) PER RISOLVERE L’ANNOSA VERTENZA CORRENTE FRA
LORO. SE I DUE CONFIDENTI NON SI ACCORDASSERO, INTREVENGANO LORO (LUOGOTENENTE E
PODESTÀ) A POR TERMINE A TALE “DIFFERENTIA”. NEL CASO CHE TUTTO CIÒ NON FOSSE
RISOLUTIVO, AVVISINO IL DUCA, CHE DIRÀ LORO QUELLO CHE S’HA DA FARE.
173v Locuntenenti et potestati Alexandrie.
1451 settembre 17, Lodi.
Sonno stati qui da nuy miser lo prevosto de Sancto Iohanne de Capucio et miser frate
Georgio dei Ferrari, prevosto de Sancto Matheo de quella nostra cità de Alexandria, per la
differentia che vertisse fra loro longo tempo fa, dela quale credemo siati informato li quali
cose assay sopra questa materia, tandem sonno remasti in questo acordo che, subito
presentati serranno da vuy, debiano ellegere li suy confidenti, cioè, dicto miser prevosto da
Capucio Gasparino Gandunzo et dicto frate Georgio Bonifatio da Milano, li quali confidenti
habiano ad intendere et terminare dicta differentia de rasone et de facto et de amicabile
compositione intra uno mese de po' le presentatione de queste; et in caso che dicti confi-
denti fossero descrepanti, vuy duy siati per terzi ad decidere et terminare dicta differenttia.
Et ideo, intendando omnino che l'una parte et l'altra atendi et observi dicta compositione, li
remandiamo da vuy et volimo provediati per ogni modo ellegano dicti comfidenti et
exequiscano, et cussì vuy exequite quanto se contene in dicta compositione et studiati de
condurre dicta questa a ad fine per via de acordi, aciò che ormay se metta scilentio ad
dicta differentia. Et se pur manchasse per l'una parte o per l'altra ad exequire quanto
scrivemo, che credemo seguirà per diffecto b de quello che non havesse bona rasione,
volimo subito ne avisate, perchè vi scriveremo quanto ne parerà se facia et in questa
materia per exequire quanto rechiede el debito dela rasone.
Ex Lodi, die xvii septembris 1451.
Cichus.
a Così in A.
b Segue de diff depennato.
692
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI VARESE TROVI ALLOGGIAMENTO PER SESSANTA
CAVALLI E SESSANTA BOCCHE E CHE NESSUNO SIA ESENTATO DAL PAGAMENTO DELLA RELATIVA
TASSA.
174r Potestati Varissii.
1451 settembre 18, Lodi.
Habiamo inteso quanto per le tue lettere ne hay scripto et anche quanto ne ha referto a
bocha el nobile Franzo da Serangno et lo compagnio per a parte de quella comunità circha
el facto deli lx cavalli et lx boche, per le quale havimo scripto là che quilli nostri homini gli
debiano dare alogiamento. Ali quali havimo resposto, como da loro intenderay pienamente
a bocha, quali retornano là con deliberatione de dargli el dicto alogiamento, perchè cussì
rechiede il bisongnio nostro et altramente non possiamo fare, siché volimo che tu,
adunque, provedi che siano apparechiati dicti alogiamenti, ita che più nuy non habbiamo a
309

scrivere per questa casone.
Ex Laude, die xviii septembris 1451.
Intendendo che niuno se debia esser preservato exempto dale dicte tasse, immo che
ciaschaduno del dicto vichariato, et sia chi se voglia, debia contribuire integramente per la
rata loro.
Data ut supra.
Iohannes.
a Segue la depennato.
693
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PODESTÀ, ILCOMUNE E GLI UOMINI DI BOCCAD’ADDA DI AVERE
INCARICATO IL LODIGIANO MARTINO DATRESINO DI RICEVERE E DISTRIBUIRE LA BIADA CHE DAL
PIACENTINO ARRIVERÀ A CASTELNUOVO. SI PREPARINO DUE”STANTIE” PER RIPORRE DETTA
BIADA E UNA “STANCIA”PER DETTO MARTINO CHE RIMARRÀ LÌ QUATTRO OD OTTO GIORNI.
Potestati, comuni et hominibus Buccabdue.
1451 settembre 18, Lodi.
Facendo noy condure una bona quantità de biava de Piasentina lì a Castelnovo per dare
alle nostre gente d'arme, mandiamo là el nobile nostro carissimo citadino de Lode pre-
sente portadore Martino da Tresino, il quale habia ad recevere dicta biava et dispensarla
secondo che gli ordinarimo. Pertanto volimo che provediati de uno o doe idonee et suffi-
ciente stantie per reponere dicte biave, ita che siano ben secure, et ulterius per stancia per
lo dicto Martino per quelli quatro o octo dì haverà ad stare facendo che le care de lì condu-
cano dicta biava dalla nave alla terra segondo ve richiederà esso Martino, al quale crede-
reti et obedereti in questa materia quanto faresti alla nostra propria persona. Et ti, potestà, ,
fa exequire quanto havimo sopradicto cum diligentia, altramente imputarimo s'el gl’inter-
venirà manchamento alchuno.
Laude, xviii septembris 1451.
Cichus.
694
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI DARE, COME RICHIESTO DA
DONNA BIANCA MARIA, DAL COMUNE E DAGLI UOMINI DI VIGEVANO, UN “IDONEO ET SUFFICIENTE
OFFICIALE” PER CONTENERE LA PESTE PERVERSANTE A VIGEVANO.
174v Dominis de Consilio nostro secreto.
1451 settembre 18, Lodi.
Vedereti per le incluse lettere quanto ne scrive la illustre madonna Biancha et anche il
comune et homini della nostra terra de Vigleveno circha el facto della peste, richiedendo
che cum celerità gli sia proveduto de uno idoneo et sufficiente officiale, confidendoce loro,
mediante la divina gratia, che cum diligentia del officiale, la terra se debia redure a sanità.
Volimo adoncha che cum presteza a vuy possibile, gli debiati providere de uno idoneo et
sufficiente. Et faciase presto.
Laude, xviii septembris 1451.
Cichus.
310

695
FRANCESCO SFORZA ORDINA NUOVAMENTE A GUGLIELMO DE BAVERIA, CASTELLANO E PODESTÀ
DI ABBIATEGRASSO, DI PAGARE A CASTOLDO, MASSARO DI BALDASSARRE DI BARCI, QUANTO GLI
SPETTA PER ILSERVIZIO PRESTATO E PER I BUOI ,”QUALI PERDETE IN LI SERVITII NOSTRI”. A TALE
PAGAMENTO SONO TENUTI GLI UOINI DI ABBIATEGRASSO E POI QUELLI DELLE “VILLE
“CIRCOSTANTI.
1451 settembre 18, Lodi.
Gulielmo de Baveria castellano et potestati Abiate.
Como per altre nostre lettere te scripsimo che dovesti fare paghare el Castaldo, massaro
del nobile Baldesar di Barci nostro cortesano, quale per nostra ordinacione et commanda-
mento steti alli servicii nostri in campo cum li soy bovi et carro de tutto quello meritava per
esso suo servito et etiam per dicti bovi, quali perdeti in li servitii nostri. El che pare non habi
exequito segondo havimo inteso per la querella a noy facta per dicto Castoldo. Cossì mò
per questa te replicamo committendoti che debbi farlo paghare integramente, tam per esso
dicto suo servito, quam etiam per li dicti soi bovi perduti, stringendo ad contribuire al dicto
paghamento tutte le ville circonstate quale, tunc temporis, se retrovarono essere reducte
dentro quella nostra terra, quali contribuevano alli altri carichi et spese incombente a quella
dicta terra nostra in quelli tempi. Et perché pur chiaramente intendi la voluntà nostra dicimo
che dicto Castoldo lo faci paghare ut supra da quelli nostri homini de Abiate, primo et,
paghato che l'habiano, volimo poy che tu astrenzi, como havimo dicto, l'homini delle ville
circumstante ad contribuire al dicto paghamento sarà facto.
Laude, xviii septembris 1451.
Iohannes.
696
FRANCESCO SFORZA SI CONGRATULA CON ANGELO DE CAPOSELVIS PER AVER DATO
FRUMENTO E VINO AI BALESTRIERI DEL CASTELLO. VUOLE CHE LE SQUADRE DI DOMENICO DAL
PICI E DI GUGLIELMO SI PORTINO DA LUI PER DUE MESI. NON VUOLE SI ATTACCHINO I SIGNORI DI
CORREGGIO, PERCHÉ SI STA TRATTANDO CON LORO. INFINE, FA SAPERE CHE NON INTENDE
NOMINARE CAPO DEI BALESTRIERI COLUI CHE ATTUALMENTE LI DIRIGE.
175r Angelo de Caposelvis.
1451 settembre 18, Lodi.
Havimo recevuto le toe lettere, per le quale restiamo avisati, et molto ne piace la provisione
hay facta a quelli nostri balestreri, che stano in lo castello, del formento et del vino. Et
perché tu ne scrivi che tu hay tolto el formento et vino sopra la fede toa, te avisamo che
non te lassarimo impazato, anzi attenderimo tutto quello haveray promisso. Alla parte delli
denari per dare a dicti balestreri te advisamo che continuamente gli facimo cerchare et
speramo de provedergli presto. Ceterum noy volimo che tu ne mandi qua doe squadre delli
balestreri, cioè la squadra de Dominico dal Pici et quello de Gulielmo, li quali habiano a
stare qua, et gli farimo providere del vivere loro per duy mesi, siché mandali presto. Ser
Simone se partì de qua quello dì proprio che tu ne scrivessi et già debbe essere là. El
simile Lanzalotto hozi vene in là per far quanto è ordinato. Dilla parte delli signori da
Coreza te avisamo che havimo certe pratiche cum loro, per le quale non ne pareria bene
311

tentare mò questo facto contra loro, siché a noy pare de suspendere et non procedere alla
conclusione de quello tu ne scrivi. Alla parte de quello che governa li balestreri de Mathio
et cetera, siamo contenti che luy vengha et gli farimo bono partito et honorevole, ma non lo
volimo fare capo de balestreri, perché intendimo pur tenere li nostri balestreri a modo usato
et non dargli coda più como ad altri.
Laude, xviii septembris MCCCCL primo.
Cichus.
697
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI SARTIRANA PROCEDA CON RITO SOMMARIO PER
IL RECUPERO DEL MANTELLO DI LUIGI DA FORLÌ, CANCELLIERE DEL CONTE GIOVANN
ANGUISSOLA.
Potestati Sartirane.
1451 settembre 18, Lodi.
Ne ha facto querella Aluysio da Forlivio, canzellero del conte Zohanne Angusola, quale
altre volte stete allogiato in quella terra che per uno habitatore lì, el quale dice luy
conoscerlo, gli è stato tolto uno suo mantello, dal quale may non l'ha possuto rehaverlo.
Pertanto siamo contenti et cussì te committiamo che, constandoti essergli tolto dicto
mantello, debbi providere per omnia iuris remedia, procedendo, contra quello che havesse
havuto dicto mantello, summarie, simpliciter et de plano sine strepitu et figura iudicii, che
gli sia restituito dicto suo mantello, ita tamen facendo che l'una parte né l'altra non habia
ad lamentarse de iniusticia.
Laude, xviii septembris 1451.
Cichus.
698
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL MARCHESE DI FERRARA DI PERMETTERE A GIOVANNI MARCO
GRASSO DI PORTARSI DA LUI PER FAVORIRE CERTE PRATICHE CHE HA CON IL DUCA DI SAVOIA,
SICCOME DETTE PRATICHE PASSANO PER LE MANI DEL CONSIGLIERE SABAUDO GIOVANNI
GRASSO, FRATELLO DEL MENZIONATO GIOVANNI MARCO.
175v Domino marchioni Ferrarie.
1451 settembre 17, Lodi.
Perché appresso alo illustre signor duca de Savoya havimo certe pratiche future, utile per
lo stato nostro, lo quale potete reputare vostro, et passanno gran parte delo egregio
doctore suo consigliero misser Iohanne Grasso, fratello de misser Iohanne Marco Grasso,
quale è lì ad li servicii dela signoria nostra, et desiderando molto nuy de potere havere
persona mezana e ben fidata ala parte, per la quale possiamo mandare a fine, cum Dio
inanti, le dicte pratiche, pregamo et stringemo instantissimamente la signoria vostra se
voglia dignare mandarce lo dicto misser Iohanne Marco et darli bona licencia ch'el possa
venire qua da nuy e stare et fare quello li imponeremo, del quale, per la sapientia et
integritate sua et sì per respecto del fratello, speramo in le dicte cose havere bon fructo. Et
non ne voglia la signoria vostra denegare la nostra petitione, la qual non vi porressemo
fare cum maior fiducia et instancia, offerendone in molto maior cosa siamo in piacere dela
signoria vostra.
Laude, xvii Septembris 1451.
Cichus.
312

699
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA GIOVANNI MARCO GRASSO AD ANDARE DA UI NON APPENA
ABBIA IL PERMESSO DEL MARCHESE DI FERRARA, INTENDENDO AFFIDARGLI LE PRATICHE CHE HA
CON IL DUCA DI SAVOIA.
Domino Iohanne Marco Grasso.
(1451 settembre 17, Lodi).
Nuy havemo bisogno de vuy grandissimamente per certi facti se agitano, per grande bene
del stato nostro, fra lo illustre signor duca de Savoya et nuy et passano per mano la maior
parte de domino Iohanne, vostro fratello. Per la qual cosa nuy confidentemente scrivemo
alo illustre signor misser lo marchese, per nostra contemplacione, ve voglia dare licentia
bona, siché in tutto possiati venire da nuy, et perché vorressemo tale pratiche adrizare per
le vostre mano. Pertanto ve confortiamo et rechedemo, quanto più possibile sia, quando lo
prefato signore se inclini a darvi licentia, non vogliati per via alcuna retardare lo venire
vostro et quanto piutosto veneriti tanto l'haverimo più accepto, et siati certo faremo in modo
restareti ben contento haverce facto cotal complacentia, avisandone presto dela presente
receptione et superinde quando ve debiamo aspectare.
Laude, ut supra.
Cichus.
700
FRANCESCO SFORZA AFFIDA A SCEVA CORTI IL COMPITO DI INDAGARE E CONCLUDERE CON
RITO SOMMARIO IL CASO TRA GLI UOMINI DELLE LOCALITÀ DI PREDALIA E BELEGNIO DEL
DISTRETTO DI PIACENZA, TENUTE DA DONNA LUCHINA, CHE HANNO PROPRIETÀ E VIGNE A
ZENEVREDO (LOCALITÀ, RATIONE IURISDICIONIS, SOTTOPOSTA A DETTA CITTÀ) E GLI UOMINI DI
ZENEVREDO CHE HANNO VENDEMMIATO NELLE LORO VIGNE E PORTATONE IL RACCOLTO DOVE
HANNO VOLUTO
176r Domino Sceve de Curte.
1451 dicembre 17, Lodi.
Conquesti sunt nobis homines locorum Predalie et Belegnii, districtus Placencie, qui
tenentur per magnificam affinem nostram carissimam dominam Luchinam de Verme, et
cum habeant certas vineas et proprietates super territorio loci nostri Zenevredi, ratione
iurisdicionis nostre civitati predicte subiecti, homines ipsi Zenevredi, sive in vini
communitate seu singularium personarum ausu suo vineas ipsas vendemiaverunt et
fructus collegerunt et clam vel violenter quo voluerunt abstulerunt contra voluntatem
dominorum ipsarum vinearum et proprietatum quodvis nobis est credere. Igitur tenore
presentium ex certa scientia huiusmodi causas ac diferencias ac querellas aliasque quas
ipse partes vel earum altera facere habeant, vobis comittimus et delegamus cum potestate
cognoscendi, terminandi et exequendi, quibusvis in contrarium nonobstantibus, ac
summarie simpliciter et de plano sine strepitu et figura iudicii, cavilacionibus et frivolis
exceptionibus quibuscumque cessantibus.
Laude, xvii decembris 1451.
Cichus.
313

701
FRANCESCO SFORZA INVIA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LA COMUNICAZIONE DEL LUOGO
TRA MILANO E PAVIA SCELTO DAI DEPUTATI PAVESI DI PROVVISIONE PER IL DEPOSITO DELLE
MERCANZIE
Dominis de Consilio secreto.
1451 settembre 19, Lodi.
Vedereti quanto per le incluse scriveno gli deputati a alla provisione della nostra cità de
Pavia circha la ellectione del loco, fra Mediolano et Pavia, per reponere le mercantie de
merchadanti et conductori, del che havimo voluto havisare, aciò che, parendove, se possa
confirmare.
Laude, xviiii septembris 1451.
Cichus.
a In A deputatati.
702
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE DI PRENDERE
POSSESSO PER LA CAMERA DUCALE DEIBENI DELLE PERSONE DEFUNTE A MAGENTA SENZA
EREDI.
Magistris intratarum extraordinariarum.
1451 settembre 19, Lodi.
Perché intendiamo che in Mazenta et in molti altri lochi del ducato de Mediolano sono
morte persone senza eredi et, essendo cossì, li loro beni perteneriano alla Camera nostra,
volimo ve informati chi sono tali, et trovando cossì apprehendiati li beni loro a nome dela
Camera nostra, et ne avisati.
Laude, xviiii septembris 1451.
Cichus.
703
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FAZINO DA FABRIANO, CANCELLIERE DUCALE, DI PRENDERE
SUBITO QUANTO PIÙ PUÒ FRUMENTO ( PURCHÈ NON DI TRE ANNI). INVECE DI TRECENTO SACCHI
DI SPELTA PRENDA FRUMENTO.
1451 settembre 19, Lodi.
176v Ser Fazino de Fabriano, ducali cancellario.
Havimo recevuto le tue lettere per le quale tu ne scrive de tanta varietà circha questo
benedetto frumento, et benché sia pur vero che misser Filippo dicesse et promettesse
ancora de più che de 1000 stara et restasse contento ad quello pretio de quale te
scripssimo, siamo contenti et volimo, per non sinistrarsi più circha ciò, che tu ne toli lì
quella quantità che te vogliano dare, purché non siano de quilli formenti de tri anni, del
quale non volimo miga; et tucta quella quantità te voranno dare, falla subito subito venire,
como te havimo scripto. Et guardo ad torlo più bello se poterà et più quantità che potray,
314

non contendendo più cum sì de questo, purché se facia presto. Et perché te havevamo
scripto de 300 sachi de spelta, serimo contenti de cambiare et tramutare la spelta in
formento, et cussì gli diray, perché havimo più bisongnio de formento che de spelta. Sopra
tucto manda presto quello te vogliano dare lì.
Data Laude, die xviiii septembris MCCCCLI.
Cichus.
704
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI CASTELLANI DI TREZZO CHE INVIA LORO “MAGISTRO” LUIGI DA
BURLA PER CURARLI
Castellanis Tricii.
1451 settembre 20, Lodi.
Noy havimo inteso la infirmitade de vuy, Rizardo et Roberto, de che ne havimo havuto
affano et dispiacere et immediate haveressimo mandato lì qualche medico, quale fosse alla
salute vostra, ma al presente s'è infirmato magistro Gasparro, nostro fisico, et qui non è
persona che ne piaza, siché non havimo qui persona che fosse sufficiente, ma immediati
a lo intesimo, mandassimo a Piasenza per magistro Aluysio da Burla, persona docta et
intelligentissima, quale è indusiato fina al presente a venire per respecto alla pioza è stata,
siché lo mandiamo là perché sia alla cura vostra et non dubitiamo ponto, mediante le
virtute et bono operacione soe, ve restaurarà ad pristinum. Se altro haveremo a fare dal
canto nostro per la salute vostra, ne havereti ad avisare, che lo faremo tanto voluntera
quanto se fosse per noy proprii.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
a ma immediate ripetuto in A.
705
FRANCESCO SFORZA DICE ALL’ABATE DI CIVATE CHE, PER L’INTERVENTO DI SUA MOGLIE, GRAZIA
“QUOAD PERSONAM” GIORGIO E PASSINO “DE BARRI”, SUOI MASSARI, MA NON PUÒ “QUOAD
POENAM “IMPEDIRE CHE VENGANO PAGATI GLI “INVENTORI “ DELLE LORO “ FROXATIONI”.
CONCLUDE IRONIZZANDO SUL COMPORTAMENTO DELL’ABATE NEI CONFRONTI DEI MASSARI.
177r Domino abbati de Chivate.
1451 settembre 20, Lodi.
La illustrissima madonna nostra consorte, como haveti veduto, ha facto gratia ad Georgio
et Paxino de Barri, vostri massari, quali erano detenuti in le forze del nostro capitaneo de
Martesana per le froxatione del sale et biada se trovano havere commissa, della qual cosa
a certo havimo havuto dispiacere, perché noy cerchamo cum ogni diligentia de cavare
questi froxatori del terreno nostro, et poyché la soa illustrissima signoria gli facia gratia, non
pare se convegna al facto nostro, tamen da poyché la signoria soa gli ha facto gratia,
siamo contenti che la gratia gli sia facta della persona, ma de cetero volimo gli sia facto
rasone, perché non volimo già paghare noy la parte tocha alli inventori, che gli hanno presi.
Et cossì havimo commisso al capitaneo. Ve rengraciamo ben vuy, perché sete delli nostri,
delli modi tengono li massari vostri, che ne haveressimo creduto havesti devuto, non che
comportare simile cose alli vostri, ma castigare li altri.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
a Segue certo aggiunto in interlinea.
315

706
FRANCESCO SFORZA DICE AL CAPITANO DELLA MARTESANA DI AVERE CONCESSO, PER
INTERVENTO DELLA MOGLIE, LA GRAZIA DELLA PERSONA A DUE MASSARI DELL’ABATE DI CIVATE,
MA VUOLE CHE EGLI PROCEDA CONTRO DI LORO PERCHÉ GLI ACCUSATORI ABBIANO LA PARTE
CHE LORO SPETTA.
Capitaneo Martesane.
1451 settembre 20, Lodi.
Perché alla illustrissima madonna Biancha, nostra consorte, è piazuto de fare gratia ad
Georgio et Paxino de Barri, massari dello abbate de Chivà, quali vuy havevati detenuti per
le froxacione per loro commisse, siamo contenti che la gratia gli sia facta della persona
tanto, ma de certo volimo gli faciati rasone ad ciò che li acusatori habiano la parte loro,
iuxta el tenore della chrida et ordini nostri contra huiusmodi delinquentes disponentes.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
707
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI PIACENZA FACCIA AVERE, CON PROCEDURA
ABBREVIATA, ALCONTE ONOFRIO DI MAZANCOLO, COGNATO DEL CAPITANO DELLA MARTESANA,
IL CAVALLO PORTATOGLI VIA DA TAL COLLO DE FILIPPO.
Potestati Placentie.
1451 settembre 20, Lodi.
Ell'è stato qui da noy el conte Honofrio de Mazancholi, cognato del spectabile cavalero
messer Petropaulo da Spoleto, nostro capitaneo de Martesana, presente exibitore, quale
ne dice che uno questuario, chiamato Collo de Filippo, quale se retrovava lì in Piacentina,
alias gli menò via uno cavallo, como da luy intendereti. Pertanto volimo gli faciati rasone
summaria et expedicta, siché luy possa rehavere o sia satisfacto del suo cavallo.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
708
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GABRIELE DA CISNUSCOLO, OFFICIALE DELLE MUNIZIONI, DI
AVERE CURA DELLA CASA DEL DEFUNTO “MAGISTRO” ANTONIO, BOMBARDIERE, ESSENDO MORTE
LA MOGLIE E LA FIGLIOLA. SI VEDRÀ, ALLA FINE DELLA PASTILENZA, A CHI SPETTERANNO LA CASA
E I BENI
1451 settembre 20, Lodi.
177v Gabriele de Cisnusculo, officiali municionum.
Havimo havuta informacione che l'è morta la mogliere che fo de magistro Antonio,
bombardero, et una soa figliola. Il perché è remasta a deserta et abandonata la casa et
ogni soa robba, et perché nostra intencione è che la dicta casa et ogni altra robba fosse
316

stata del dicto quondam magistro Antonio pervenga et sia de chi debitamente debbe
essere, volimo et te committimo che tu poni tale ordine et faci havere tali cura alla dicta
casa et robbe, che non vadano in sinistro, aciò che poy, cessata la mala condictione della
pestilentia, le cose pervengano a chi debite spectarano. Et a questo usa bona descritione
et diligentia.
Laude, xx septembris 1451.
Iohannes.
a è remasta ripetuto in A.
709
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIULIO E SCARIOTTO, ARMIGERI A CURNIOLO, DI PORTARSI
DOVE È LA LORO SQUADRA.
Iulio et Schariotto, armigeris in Curniolo.
1451 settembre 20, Lodi.
Ve commandiamo et volimo che, subito recevuta questa, debiati levarvi da quelli
logiamenti, dove al presente sete, et trasferirvi cum li cavalli et robbe dove stanno allogiati
quelli della squadra vostra, perché gli havereti li opportuni logiamenti. Et questo facite
senza dimora alchuna, perché, lì dove mò seti, nuy non gli havemo formento, et anche per
altri respecti, volimo che debiati andare dove è la dicta vostra squadra.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
In simili forma Olivo Parmesano et FIorentino armigeris.
Item in simili forma Nerio de Fogliano Baptaglino, Iohanni Corso et Iohanni Antonio de
Becharia, armigeris in Curniolo.
Data ut supra.
Cichus.
710
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AL REFERENDARIO DI PAVIA, PRESENTI E FUTURI, E
A GRACINO DA PISCAROLO, CHE OSSERVINO LE ESENZIONI DI CUI GODONO I NAVAROLI COSÌ
COME LE GODEVANO AL TEMPO DI FILIPPO M. VISCONTI, TENUTI ANCHE A FARE QUELLO CHE GLI
ORDINI LORO IMPONGONO, STANDO SOTTOPOSTI AD ANTONIO EUSTACHIO”CAPITANEO DE
GALEONE”.
1451 settembre 20, Lodi.
178r Potestati et referendario Papie, presentibus et futuris, ac Gratino de Piscarolo.
Noy havimo confirmata et refirmata ad tutti li nostri navaroli de Pavia la exemptione che
loro haviano dalla bona memoria del illustrissimo signor duca proximo passato, como
vederti. Pertanto volimo et ve commandiamo che vuy gli la observati ad unguem, cossì
como ella sta et como gli era observata al tempo del prefacto signor duca, et segondo gli
ordini che loro hanno, et per quanto haveti cara la gratia nostra, fati per tale modo che non
gli sia contrafacta in una minima cosa, aciò loro habiano materia stare contenti et fare
quello degono fare. Da l'altro canto volimo che vuy faciati fare dali dicti navaroli tutto quello
loro sono tenuti et obligati de fare dal canto suo verso de noy, segondo li dicti ordini et non
altramente, siché chi senterà del utile et commodo senta anchora la soa parte della fatica,
como è iusto et rasonevele; et deportative per sì facto modo che non habiano casone de
317

lamentarse et che ad noy non bisogni scrivene più. Ulterius sappeti che l'officio de navaroli
specta al spectabile cavalero messer Antonio de Eustachio, nostro capitaneo de galeone.
Volimo che del dicto officio non ve debiati impazare, ma lassaretelo exerciptare al dicto
messer Antonio, cossì como faceva al tempo de prefacto signor duca passato. Et questo
farete, remossa ogni exceptione et contradictione.
Data Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
711
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SIMONE DA SPOLETO DI NON DARE ALCUNA NOIA PER I CAVALLI
AGLI UOMINI DI COVO, ANTIGNAGO E FONTANELLA, MA LO INFORMI QUANTI CAVALLI
TOCCHEREBBERO A CIASCUNA DELLE TRE LOCALITÀ.
Ser Simoni de Spoleto.
1451 settembre 20, Lodi.
Volimo che per finché altro te scriviamo in contrario, tu non daghi inpazo né graveza
alchuna a quelli da Covo, Antignagho et Fontanella del facto delli cavalli, ma advisene pur
quanti cavalli tocariano alli dicti lochi ad ciaschuno da per sì.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
712
FRANCESCO SFORZA INFORMA FILIPPO EUSTACHIO E MANFREDO DA FORLÌ D’AVER
CONFERMATA L’ESENZIONE, GODUTA FIN DAI TEMPI DI FILIPPO MARIA VISCONTI, AI I NAVAROLI DI
CREMONA . ORDINA CHE AI SESSANTA NAVAROLI SE NE AGGIUNGANO ALTRI VENTI E ABBIANO
DUE CONSOLI, ”CHE GLI HABIANO A REZERE ET BENE GOVERNARE”, SÌ CHE, TROVANDO
QUALCUNO INCAPACE, LO SOSTITUISCANO CON “UNO APTO IN SUO LOCO”
1451 settembre 20, Lodi.
178v Filippo de Eustachio et Manfredo de Forlivio.
Noy havimo confirmata et refirmata a tutti i nostri navaroli de Cremona la exemptione che
loro haveano dala bona memoria dello illustrissimo signor duca passato, et havimo scripto
là alli nostri officiali de Cremona che gli observino la dicta exemptione ad unguem, como è
la intencione nostra, et che non gli contrafaceno in cosa alcuna, per quanto hanno caro la
gratia nostra. Da l'altro, canto volimo che li dicti navoroli faciano, dal canto loro verso noy,
quello che sono tenuti et obligati de fare, siché volimo che tu sii là con chi te pare et fare
che per ogni modo sia exeguita questa nostra voluntà. Et perché li dicti navaroli dicono
che non sono se non 60 capi de famiglia et che non possono suplire ale fatiche che occoreno,
siamo contenti, et cossì volimo, che gli ne siano gionti xx altri, siché in tutto siano
80 capi de famiglia, ma che questi se remeterano non siano d'ogni generacione, immo
persone apte, sufficiente et dabene, facendo ordinare duy consuli sopra li dicti navaroli,
che gli habiano a rezere et bene governare, et che, quando gli ne sarà qualchuno non
sufficiente, sia levato via et messogli uno apto in suo loco, sì che, quando se haverà
bisogno delli dicti navaroli,se possano havere al dire el fare, senza andare stentando,
como fo facto l'altro dì quando eravamo a Cremona. Et avisatine subito como havereti
facto et del modo che sarà stato pigliato circha ciò.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
318

713
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DI MONZA CHE HA CONFERMATO AMBROGIO DE
STARTELLIS A CONNESTABILE DELLA PORTA DI CARABIOLO CON IL SALARIO E GLI EMOLUMENTI
AVUTI DAL PREDECESSORE BALDASSARRE VEROLDENO.
Capitaneo Modoetie.
(1451 settembre 20, Lodi).
Confidentes de fide Ambrosii de Startellis, quem deputaverunt commune et homines illius
terre nostre pro conestabile ad portam Carobioli eiusdem terre, eundem ad dictam portam
confirmavimus, ibidem a permansurum de cetero usque ad nostri beneplacitum, cum
salario et emolumentis hactenus haberi solitis per Baldesarium Veroldenum, precessorem
suum. Mandamus, itaque, tibi quatenus eundem Ambrosium in possessione dicte porte
positum manuteneas et sibi de dictis salario et emolumentis, debitis temporibus,
respondere facias omni exceptione remota.
Ex Laude, die ut supra.
Cichus.
a Segue ad dictam portam depennato.
714
FRANCESCO SFORZA, RICORDATO CHE NON PUÒ ESSERE PORTATA FUORI DAL TERRITORIO
BIADA SENZA SUA LICENZA, VUOLE CHE NICOLA DE PALUDE RISCUOTA LA “TRATTA” (DAZIO) DI
10 SOLDI PER OGNI SOMA TRASPORTATA. PAOLO PINZAMATTA TENGA CONTO DI DETTE TRATTE
MENTRE I SOLDI VERRANNO RISCOSSI SOLO DA NICOLA. INFINE AVVISA CHE L’AMMINISTRAZIONE
DI DETTA TRATTA SARÀ SOGGETTA A SINDACATO.
179r Nicolao de Palude.
1451 settembre 20, Lodi.
Havimo ordinato, et cossì facto bandire publicamente in quelle parte, che non volimo siano
concesse licentie de condura biava fuora del territorio quoquomodo per veruno capitano né
nostro officiale se non per noy, et se firano facte, non valerano se non le nostre, et questo
perché gli havemo posta susa la tracta de deci soldi, cioé x, per qualuncha soma, cossì
delle licentie havessimo facte non fosseno adimplete, como de quelle faremo per lo
avenire. Et perché sempre havemo cognoscuta in te diligentia et fede assay et speramo
che in ogni cosa te commettiremo, tu te debia portare fidelmente et bene, volimo et te
commettimo et demo la cura et carico de scodere li denari della dicta tracta, a rasone de
soldi x per soma, como havimo dicto, et de tenerne el conto, et cum questo che etiamdio
Paulo Pinzamatta ne tengha conto et ne faza scriptura, ma tu recevi li denari, siché
intendendote cum dicto Paulo, faray in questo, como havimo speranza in ti, avisandote
però che cognoscere quelli che fano bene, farem fare diligente et debito sindicato dela
ministracione de dicta tracta. Tenerano adoncha cossì bono conto che sempre a nostra
peticione se possa vedere et che tu ne reporti honore.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
319

715
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE SI INFORMINO
DELLA REALE PROVENIENZA DEI 100 DUCATI CHE MAFFINO BELUSSO NEGA CHE SIANO STATIDATI
DA LUI. QUANTO ALLA TRATTENUTA DI 4 DUCATI PER CAPSOLDO VUOLE SI FACCIA COME SI FA
CON GLI ALTRI CHE FORNISCONO FRUMENTO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 20, Lodi.
Vedereti, per la inclusa suplicatione quanto ne fi significato per parte de Maffino Belusso,
nostro citadino cremonese, et quamvisdio la soa suplicatione soni che l'habia tributata una
terza persona de ducati l00, pur siamo informati che non è cossì, ma che fo uno che tolse
in sè le bollette et butò fuora a loro de presente li denari al dicto Maffino aut ad Alexandro
suo figliolo, et aspecto el tempo della assignatione como se sole ale fiate, et per questo gli
tolse ducati cento per interesso del suo consentimento, che noy non appellariamo tributo;
nondimeno volimo che più chiaramente ne informate de ciò et, trovando la cosa essere
altramente et meritare provisione, fate ragione alle parte, ita che nec supplicans ne alius
habia iusta casone de lammentarse. Quantum autem alla parte ch'el texaurario gli voglia
togliere quatro denari per ducato de capsoldo, volemo che provediati che circha ciò sia
tractato como sono tractati li altri chi ne hanno venduto formento.
Laude, xx septembris 1451.
Cichus.
716
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PIETRO GIOVANNI DA CAMERINO IN BORGONUOVO DI PORTARSI
DA LUI.
1451 settembre 20, Lodi.
179v Petroiohanni de Camerino in Burgonovo.
Volimo che, subito recevuta questa, debi venire qua da nuy per bona casone.
Data Laude, die xx septembris 1451.
Iohannes.
717
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA AL VICARIO DEL VESCOVO DI PIACENZA GIOVANNI CARLO
ANGUISSOLA CHE SI PORTA DA LUI PER LA CONFERMA DEL FEUDO VESCOVILE DI CUI È INVESTITO.
Vicario domini episcopi Placentini.
1451 settembre 21, Lodi.
Giohanne Carlo Angusola, nostro dilecto, vene là per casone della confirmacione del feudo
che ha de quello vescovato, et perché esso sta con noy et per le soe virtute lo amamo et
havimo caro, vi lo recommendiamo, confortandovi ad fargli ogni bono tractamento,
certificandovi che noy non haverimo altramente accepto et caro ogni bene et honore fariti a
luy che sel facesti a noy medesmi.
Laude, xxi septembris 1451.
Iohannes.
320

718
SILLANO NEGRI INFORMA FRANCESCO SFORZA D’ESSERSI INCONTRATO A PIACENZA CON
LORENZO PER SAPERE QUELLO CHE AVEVA FATTO DOPO ESSERE STATO MANDATO PER LE
USURPAZIONI FATTE DAI CASTELLANI DEL PAESE E DI AVERE SCOPERTO CHE, DA QUANDO È
STATO COSTITUITO COMMISSARIO SOPRA CIÒ, LORENZO NON HA DISPOSTO ALTRO SE NON CHE
IL CONTE MANFREDO LANDI NON SI INTERESSI DELLA GIURISDIZIONE DI RIPALTA E DI ALCUNE
“VILLE” ED ALTRI LUOGHI IN CUI IL CONTE ESERCITAVA LA GIURISDIZIONE E TENEVA TAVERNE.
LORENZO SOSTIENE, POI, DI NON AVER VOLUTO FARE ALTRO DOPO AVER INTESO CHE “LI FICIVA
DATO COMPAGNI “ NON GLI È PARSO DI DOVER PROCEDERE OLTRE AD INDAGARE SU ALTRI
CASTELLANI I”CHE USURPANO QUELLO SPECTA ALLA COMUNITÀ ET CONSEQUENTER “ AL DUCA.
SILLANO RITIENE CHE QUESTA INDAGINE SPETTI PIUTTOSTO A SCEVA CORTI, LUOGOTENENTE DI
PIACENZA CHE INSIEME CON IL PODESTÀ SONO GIUDICI ORDINARI E CHE PIÙ FACILMENTE, “PER
RESPECTO ALLA LORO FAMIGLIA” VENGONO OBBEDITI. IN AGGIUNTA , SILLANO CHIEDE CHE SE SI
DEVE PROCEDERE “CONTRA LI DESCRIPTI IN LA CEDULA .... INCLUSA” OCCORRE CHE GLI SI
FACCIANO AVERE DEI DOCUMENTI CHE ELENCA.
1451 settembre 19, Lodi.
Illustrissime princeps, como io fo zonto a Piasenza, me trovay con messer Laurenzio,
compagno mio, per intendere quello havia facto da poy è mandato qua per le usurpacioni
sono facte da castellani de questo paese. Et insumma trovo, da poy luy è constituito qui
commissario sopra de ciò, non essere facto altro salvo che ha proveduto ch’el conte
Manfredo da Lando non se impaza della iurisdicione da Rippalta con alchune ville et lochi,
in li quali exerciva iurisdictione et teniva taverne, dicendo luy non havere potuto fare altro
perché, siando facto lo excesso del quale è informato la signoria vostra et habiando inteso
li ficiva dato compagni, non n'è parso de procedere più oltra ha bene chi pur a de alchuni
altri castellani sia facta et de presente se facia querella, che usurpano quello specta alla
comunità et consequenter alla signoria vostra, como pienamente è informato el spectabile
messer Seva da Corte, locotenente in queta cità, della sublimità vostra, al quale in el vero,
insieme con questo potestà spectarebe la commissione a nui facta cum el dicto messer
Laurentio per più rasone, prima, perché loro in questo se poteno domandare iudici
ordinarii, la seconda, perché loro hanno havuto sempre de ciò commissione dala
excellentia vostra et già ne foi facto per loro principii de procedere. La terza che li predicti
per respecto alla loro famiglia 180r sarano più reguardati et obediti. Nondimeno, poychè
ho ricordato questo alla signoria vostra, farò tutto quello gli piacerà et sforzarò a tutto mio
podere de fare tutto quello m'è stato commisso, ma perché io non possa fallire vrebbe
essere deschiarato se la intencione della celsitudo vostra è se proceda per lo dicto
excesso facto, segondo dice el dicto messer Laurentio, perché luy ne fa instancia. Et
questo dico perché simile processo convenirebe più al iudice del maleficio de questo
potestà che a noy. Item s’ella vostra signoria intende se cerchi et proceda contra li descripti
in la cedula qui inclusa, perché segondo se dice pur usurpano delle cose spectante alla
dicta cità, et in quanto la signoria vostra delibera se proceda, avisola ch'el m’è necessaria
la copia del testamento del illustrissimo et excellentissimo quondam passato duca, perché
la signoria soa ha prohibito in lo dicto testamento che li soi figlioli non potesseno vendere
né allienare né infeudare per fina non ne havesseno passato anni xxv. La quale copia io
prestay a Ludrixe Crivelle in la causa delli frati dala Certosa de Pavia. Me sarebbe anchora
necessario el privilegio imperiale concesso al prelibato passato duca, in lo quale fo
prohibito che li soi a figlioli non potesseno allienare et ut supra, avisando la prelibata
signoria vostra che molti privilegi sono stati facti dali prelibati signori in lo tempo che erano
321

de menore etate, li quali privilegi poterà havere per copia la signoria vostra o vero dali
originali, che sono in la libraria de Pavia, o vero dalo spectabile doctore domino
Bartolomeo Morono. Piaceve alla signoria vostra mandarme copia delle predicte cose et de
scrivere quello vole ch'io faza, parato sempre ad obedire.
Data Placencie, xviiii septembris 1451.
Excellentis dominationis vestre fidelissimus servitor Sillanus Niger.
a Segue famigli depennato.
Cedula
Spectabiles comites de Bortolomeus Iohannes de Comune de Vinuno
Angusolis
Cornazano
Albertus Scotus Heredes quondam Francisci
della Vezola
Dominus Petrus de Piaza
Manfredus de Lando Catarina de Grastis de Lando Dominus Iohannes
Martinus de Parma
Georgius de Arcellis
Antonius de Montenantano
Antonius Malvitus et frater eius
Bonifatius de Cornazano Comune de Pelegrino
Lazarus Todescus
Nobiles de Confaloneriis Dominus Morellus de
Parma
Nobiles de Bizelis Azustis de Lando et cetera.
Dominus Iacobus Palavicinus Iulianus de Vuistino
Illi de Scarpis de Manino
Comune de Florenzola et
quedam monasteria
Comune de Salso
Domina Luchina de Verme
Dominus Manfredus
Palavicinus de Scipiono
Vinziguerra de Arena
Dominus Rolandus Palavicinus
Comune Castri Arquati
Dominus Petrus de Sipiono
322

719
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUOGOTENENTE E IL PODESTÀ DI PIACENZA E IL
REFERENDARIO, PRESENTI E FUTURI, OSSERVINO LE ESENZIONI CONCESSE AI NAVAROLI DA
FILIPPO M. VISCONTI. ABBIANO DUE CONSOLI AI QUALI COMPETERÀ ANCHE DI SOSTITUIRE GI
INSUFFICIENTI. SI PIGLINO ALTRI CAPI FAMIGLIA PER INTEGRARNE IL DOVUTO NUMERO COME ERA
AL TEMPO DI FILIPPO M. VISCONTI.
1451 settembre 20, Lodi.
180v Locumtenenti et potestati Placentie et referendario ibidem presentibus et futuris.
Nuy havemo confirmata et refirmata ad tutti li nostri navaroli da Piasenza la exemptione
che loro haviano dala bona memoria del illustre signor duca passato como vederet.
Pertanto volimo et ve comandamo che vuy gli la observati ad unguem, cussì como ella sta
et como gli era observata al tempo del prefacto signor duca et segondo l’ordine che loro
hanno, et per quanto haveti cara la gratia nostra, fati per tal modo che non gli sia
contrafacto in una minima cosa, aciò che loro habianno materia d'essere contenti et far
quello debbeno fare. Da l'altro canto, volimo che vuy faciati fare da li dicti navaroli tutto
quello che loro sonno tenuti et obligati de fare verso nuy segondo li dicti ordini et non
altramente nì per altra forma, siché, chi sentirà del utile et comodo, senta ancora dela
fatica la parte soa, como è iusto et rasonevelle. Et deportative cum loro per sì facto modo
che non habianno casone lamentarse et che nuy non habiamo casone de scrivere più. Et
perché intendimo che in li dicti navaroli gli ne mancha pur alcuno, volimo che li sianno
aiuncti quilli gli mancano, siché siano in tucto tanti capi de famiglia quanti erano al tempo
del prefato signor duca proximo passato, et non più. Ma che questi che se remetterano non
sianno de ogni generacione, immo siano persone apte sufficiente et dabene, facendo, ala
recevutta de questa, ordinare et deputare duy consuli sopra li dicti navaroli, che li habiano
ad regere et ben governare et che quando gli ne serà uno più che un altro non sufficiente
sia levato via et messo un altro in suo loco et che non se guardi in volto ad homo che viva
se non in exequire questa nostra voluntà perché quando se haverà bisogno deli dicti
navaroli a se ne possano valere et aiutare al dire et al fare senza andare stentando, et che,
per haverli in uno subito, non se bisogna rechedere se non li dicti consuli, avisando poy
Cicho, nostro secretario, deli navaroli che li havereti remissi et del modo che havereti
pigliato circa quanto havimo dicto de sopra.
Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
a Segue gli habiamo depennato.
323

720
FRANCESCO SFORZA SI DICE SORPRESO CHE ANGELO DE CAPOSELVIS NON ABBIA TROVATO
NULLA DI QUEL” TRACTATO “ DEL QUALE AVEVA INFORMAZIONE ESSENDO INFORMATO DAGLI
AMICI CHE “VENECIANI MENANO TRACTATO IN CREMONESE” IN UNA LOCALITÀ CHE LUI RITIENE SIA
CASALMAGGIORE E CIÒ AVVENGA PER OPERA DI ANTONIO IORCI, PODESTÀ DI ASOLA. MANDA
DIECI BALESTRIERI NELLA ROCCA DI SAN GIOVANNI IN CROCE. GLI SI MANDITARTAGLIA CON
L’ELENCO DEI FANTI E DEI BALESTRIERI CHE SI TROVANO LÀ.
180r bis Angelo de Caposelvis.
1451 settembre 22, Lodi.
Non havimo havuto da ti resposta se habi trovato cosa alchuna de quello tractato del quale
havevi informazione, de che ne a meravigliamo, da poy siamo avisati da nostri amici degni
de fede, como de certo Veneciani menano tractato in Cremonese, non sappimo in quale
terra, ma segondo le informacione havimo, credimo sia lì in Casalmaiore. El quale tractato
se mena per mano de uno messer Antonio da Iorci, potestà de Asola. Pertanto volimo et te
caricamo usi ogni diligentia te sia possibile facendo havere bona advertentia ad quelli vano
inanze indreto, et provedendo, per quello megliore modo et via te parerà, che trovi b la
inchiodatura dove è, et stando advisato per modo non recevessi manchamento. Li fanti et li
balestreri metteray lì nella rocha sollicitandoli che attendano a bona guardia, et se altro
sentiray ne avisa subito. Ma perché anchora ne dubitamo della rocha de San Iohanne in
Croce c volimo che subito mandi nella dicta rocha deci balestreri fidati de quelli sono lì, che
staghino insieme con Nardo alla guardia de quella rocha, al quale scrivemo per la alligata
che li receptarà. Ma ad ciò habiano da vivere, volimo provedi de trovare in prestito o per
qualche via, moza dece de formento, quale metteray nella dicta rocha de San Iohanne in
Croce. Volimo però che queste cose tu faci cum mancho demonstracione se pò et poy
mandaray qui da noy Tartaglia tuo con la lista de tutti li fanti et balistreri sono lì. Che vegna
presto.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
a Segue havimo depennato.
b che trovi ripetuto in A.
c in croce indicato col segno +.
721
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CASTELLANO DELLA ROCCA DI SAN GIOVANNI IN CROCE CHE IL
FAMIGLIO DUCALE ANGELO DE CAPOSILVIS GLI MANDA DIECI BALESTRIERI . FACCIA BUONA
GUARDIA DÌ E NOTTE.
Castellano arcis Sancti Iohannis in Croce. a
1451 settembre 22, Lodi.
Noy scrivemo ad Angelo, nostro famiglio, che manda deci balesteri quali staghino insieme
con ti alla guardia de quella rocha. Pertanto volimo gli debi acceptare nella rocha et tu,
insieme con loro, attendi ad bona guardia dì et nocte, perché intendimo pur alchune
pratiche se fano dal canto dellà, quale non ne piaceno niente.
Laude, xxii septembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
324

a Croce indicato col segno +.
722
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL MARCHESE ROLANDO PALLAVICINO DI AVERE AVUTO NOTIZIE
DALLE SUE LETTERE DI QUANTO HA FATTO PIETRO M. ROSSI. SI DICE PARTICOLARMENTE
SPIACIUTO PER I DANNI FATTI AI LEGNAMI PER IL “LAVORERIO” DI CASALMAGGIORE.
180v bis Rolando marchioni Palavicino.
1451 settembre 21, Lodi.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriveti delli boschi de Zibello, quali
allegati pur essere vostri et non ponto de Petro Maria, et delle insolentie usate per luy in
fare batere quelli da Casalmaiore et postea etiam novamente in fare guastare lignami et
spezare el lavorerio tagliato per Casalmaiore. Respondendo ve dicimo che molto ce
rencresse et dole. Nam lassamo andare che ce rencressano le diferentie se vertisseno fra
vuy, ce dole che habia facto questo in nostro detrimento, desfactione de quelli di
Casalmaiore, perché pur una fiata ce desputarano et toranseno via le vostre differentie, ma
questa devastacione de legname ce rencresce troppo. Et cossì gli havimo scripto. Et anche
gli havimo scripto che voglia stare nelli soy termini et lassare cognoscere et dare sententia
altro in le vostre differentie, et non fare da si enstesso, in modo che, credimo, non
proromperà più in simili desordini, confortando et caricando similmente vuy a non
procedere a veruna novitate, anzi lassare le cose in li termini che erano inanti questa
novità, per non guastare el lavorerio da Casalmaiore, fin a tanto che se diffinirano queste
vostre differentie, avisandove che de ogni rencrescemento ve fidesso facto contra el
dovero, ce rencresceria quanto s'el fidesse facto a noy proprii.
Data Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
723
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA CHE ALLE GENTI D’ARME DEL
CONTE GASPARE DA VIMERCATE VENGA DATO DEL VINO SU PEGNO.
Locumtenenti Alexandrie.
1451 settembre 21, Lodi.
In satisfacione de quelle gente d’arme del conte Gasparo da Vimercato, siamo contenti et
volimo che vuy provedati et faciati che per li nostri subditi gli sia dato del vino per uso loro,
dandogli però li pigni sufficienti fin a tanto che non gli potrano dare li denari, como etiamdio
havimo ordinato in altri nostri lochi.
Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
325

724
FRANCESCO SFORZA LODA GIOVANNI CATTANEO, VICARIO DELLA TERRA DI RIPPAROLO DE
FORIS, PER L’ARRESTO DI COLELLA FUGGITO DAL CASTELLO DI MONZA E PER AVERE RIMANDATO
IL CAVALLO DA LUI PORTATO VIA . PUÒ LASCIAR LIBERO IL COLELLA.
1451 settembre 22 Lodi.
181r Iohanni Cattaneo, vicario terre Ripparoli de Foris.
Commendiamovi molto, alle vostre rispondendo, de l’opera haveti facta in destenere
Coltella, quale s'è fugito dal castellano nostro de Monza et del remandare qua il cavallo per
loy abduto, del che meritate laude et commendacione da noy. Verum perché non vogliamo
darvi desconzo in retenerlo da poy che ne haveti mandato el cavallo, siamo contenti che lo
faciati relassare liberamente aciò ch'el possa andare a fare li facti soy.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
725
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GEROLAMO LAMPUGNANI CHE PER SODDISFARE ALLA SUA
RICHIESTA DEI BENI, GIÀ DI ANTONIO MUSO, DI BERTINO, SUO FIGLIO E DI MAFIOLO DEGLI
AIROLDI HA SCRITTO AL PODESTÀ DI DESIO DI FARE L’INVENTARIO DI DETTI BENI CHE
DEPOSITERÀ,POI, “APPRESSO DOE BONE PERSONE”.
Hyeronimo de Lampugano.
1451 settembre 21, Lodi.
Per satisfare voluntera alla toa richiesta delli beni foreno de Antonio Muso, Bertino suo
figliolo et Mafiolo degli Ayroldi, havimo scripto al nostro potestà de Dexio che faza fare la
descriptione d'essi et item delli fructi et subsequenter gli facia depositare apresso doe bone
persone, le quale, se spectarano alla Camera nostra, ne despona segondo noy ordinarimo.
Laude, xxi septembris 1451.
726
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL PODESTÀ DI PANDINO CHE MANDA LÌ L’UOMO D’ARME
GIOVANNI ANTONIO BECCARIA, DELLA SQUADRA DI OTTAVAINO VISCONTI, PERCHÉ VENGA
SISTEMATO CON GLI ALTRI DELLA SUA SQUADRA
Potestati Pandini.
1451 settembre 21, Lodi.
Mandiamo là Iohanne Antonio da Becaria, nostro homo d’arme della squadra de Octaviano
Vesconte, perché sia insieme con l'altri della soa squadra. Pertanto volimo che tu gli faci
dare logiamento lì in quella terra per li soy cavalli et boche, a et in le altre cose lo faci
tractare et provedergli como all'altri della dicta squadra.
Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
a Segue vive depennato.
326

727
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A DONNA LUCHINA DI VOLER ESSERE MENO AMBIGUA NEL DARGLI O
NON FRUMENTO PER LA SUA GENTE D’ARME. FIDANDO NELLE SUE PAROLE NON SI È RIVOLTO AD
ALTRI PER LA FORNITURA DI FRUMENTO.
Domine Luchine de Verme.
1451 settembre 21, Lodi.
Già sono più dì passati che mandassemo là ser Facino da Fabriano, nostro canzellero, per
fare condure in qua quello formento ne haveti facto promettere per dare alle nostre gente
d’arme, et credevamo che subito dovessivo fare spazare esso ser Facino, como ne haveva
data fermissima speranza messer Filippo Confalonero, ma trovamo essargli facto tante
varietà et mutacione de parlare che ne pare pur adesso commenzare che molto ne rencresce,
perché già havevamo destribuito el dicto formento fra le nostre gente, le quale 181v
ogni dì ne stano alle spalle, aspectando de essere spazati, et havessimo creduto cossì,
haveressimo proveduto altramente. Ma sia como se voglia, ve confortiamo et caricamo
che, subito, vogliati spazare dicto Facino de quella quantità ve pare et piace, aut avisarne
che non ne voleti dare niente, aciò che per una via o per un'altra se possiamo levare tanto
tedio dale spalle, quanto ne dano ogni dì queste nostre gente. Et questo è proceduto
perché, a speranza de quello vostro, non havimo facto provissione d'altro como
haveressimo facto.
Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
728
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA DI DARE, NELLA CASA GIÀ ABITATA DA
MESSER CARLO, A “MAGISTRO” FERLINO QUELLA PARTE CHE SOLEVA OCCUPARE CON
“MAGISTRO”ANTONIO, SENZA SCORDARE CHE N ESSA VI SARÀ PURE PIETRO DA SIPIONO.
Referendario Papie.
1451 settembre 21, Lodi.
Deliberamo et volimo che ne la casa dove soleva abitare messer Carlo, provediati a
magistro Ferlino de quella parte d'essa casa ch’el soleva tenere luy et magistro Antonio, o
de un'altra megliore, avisandove però che Pedro da Sipiono verà anchora luy a stare in
quella casa. Exequeti adoncha questa nostra deliberacione senza difficultà alchuna.
Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
327

729
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI VARESE DI FAR AVERE AD ANDREA ALBANESE,
COMPAGNO DI MESSER SAGRAMORO, I REALI CREDITI CHE VI VANTA.
Potestati Varexii.
1451 settembre 22, Lodi.
Perché Andrea Albanese, compagno de messer Sagramoro da Parma, ne ha significato
havere in quella nostra terra alchuni soi debitori renitenti a fargli el paghamento, pertanto te
committiamo et volimo che procedi, per omnia iuris rimedia, contra dicti soi debitori
summarie, simpliciter et de plano et senza litigio alcuno, constandote prius del suo credito,
ita che prestissimo vengha ad haver el dovere suo.
Laude, xxii septembris 1451.
Iohannes
730
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PROVISIONATO ALESSIO ALBANESE LASCI FARE AL PRETE DI
LODI QUANTO INTENDE FARE LA FURIA DELL’ADDA TRA CAVENAGO E SOLFARICO.
Alexio Albanesio provisionato.
1451 settembre 22, Lodi.
El preyto da Lode, presente latore, ne ha exposto ad queste nocte passate per la furia de
l'aqua d'Adda decorse là sotto Camnagho et Sultaregho et cum grande instantia ne ha
rechiesto vogliamo essere contenti et darli licentia che lo possa fermà suso la rippa d'Adda
fra Camnagho et Sultaregho, la quale liberamente li havimo data et concessa. Pertanto per
questa te scrivemo gli lo debbi lassare formare, et, se li volesse essere facta 182r novitate
alcuna lo debbi defendere et favorire, per forma che non sia molestato da niuno per questa
casone. Perhò, como havemo dicto nuy, li havemo concessa licentia de fermarlo fra li dicti
lochi.
Data Laude, xxii septembris 1451.
Iohannes.
731
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL NOVARESE TOMMASO CACCIA DI DARE A GIACOMO DA SAN
GENESIO, ECONOMO DELL’ABBAZIA NOVARESE DI SAN BARTOLOMEO QUANTO LE È DOVUTO.
Domino Thome de Caciis civi Novariensi.
1451 settembre 21, Lodi.
Iacomo da San Zeneso, quale havimo deputato iconumo alla abbatia de Sancto
Bartolameo de quella nostra citade, ne scrive, pur che, essendo noi debitore d'essa
abbatia et havendone più volte rechiesto che ficiati il dovere, che tamen non l'haveti però
may facto, licet noy più volte ve ne habiamo scripto. Della quale cosa se maravigliamo et,
benché crediamo non vogliati essere renitente a far el dovere vostro, non dimancho per
queste, replicando, vi scrivimo che, recepute queste, vogliati subito fare il dicto dovere
vostro ita che dicto iconumo non habia a scrivere più.
Laude, xxi septembris 1451.
Cichus.
328

732
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI NOBILI QUADRIO E AI VICINI DI PONTE CHE IL PAPA
CONCESSE L’ “ARCIPRIEDATO “ DI TRESINO A COLUI CHE ATTUALMENTE LO DETIENE .
Nobilibus de Quadrio et vicinis de Ponte.
1451 settembre 22, Lodi.
Inteso quanto ce havety scripto per la controversia che è fra quelli duy arcipreti per casone
del beneficio de Tresino, ve respondemo sucintamente che de tale questione noy siamo
più dì fa informati et ne supplicasseno ad la signoria del nostro signore la quale concesse
per soe bolle dicto arcipriedato ad quello ultimo, quale gli è al presente. Et cossì in
executione de quello ordinassimo ch'el fosse posto et admesso alla possessione d'esso
beneficio. Et cossì intendiamo noy che gli stia. Quanto alla parte che diceti che porria
essere più correcto, lo admoniremo per modo che viverà talmente con vuy che poreti
essere contenti.
Laude, xxii septembris 1451.
In simili forma ut supra, scriptum fuit Antonio de Becharia.
Data ut supra.
Cichus.
733
FRANCESCO SFORZA FA PRESENTE A MELCHIONE E FRATELLI DE MARGLIANO E AI VICINI DELLA
PARROCCHIA DI SAN MICHELE “SOTTO DOMO” CHE L’ARCIVESCOVO DI MILANO GLI HA
DICHIARATO CHE LA PROVVISTA DEL PARROCO DELLA CHIESA DI SAN MICHELE “SOTTO DOMO”
SPETTA A LUI ED EGLI HA ELETTO GIACOMO DA PONTE. IL DUCA LI SOLLECITA AD IMMETTERE
NELLA CURAZIA DI DETTA CHIESA PRETE GIACOMO.
1451 settembre 22, Lodi.
182v Melchioni et fratribus de Margliano nec non vicinis parochie Sancti Michalis subtus
donum Mediolani.
Se recordiamo che altre volte a complacentia vostra, noy scripsimo al reverendissimo
monsignor messer lo arcivescove de Mediolano che volesse confirmare la ellectione per
vuy facta in pre' Federico da Margliano alla parochiale chiesia de San Michele sotto domo,
tamquam per quelli gli ne significaste pertenere a vuy dicta electione, hora mò ne ha
rescripto el prefacto monsignore che dicta electione non specta a vuy, immo alla paternità
soa et cossì la ellectione d'essa chiesia et che la ellectione facta per la paternità soa in
messer Iacomo da Ponte è valida e l'ha possuto fare con rasone. Siché, considerato per
noy quanto la paternità soa ne scrive che ne pare verisimile et anche perché pur siamo
informati ch’el dicto pre' Iacomo è persona docta, costumata, virtuosa et dabene, ne pare
recordarvi che debiati stare contenti della dicta ellectione, sì per non havere ad contendere
con il prefato monsignore, sì etiam perché se rendiamo certi che sareti ben serviti et
satisfacti dal dicto pre’ Iacomo. Il perché ve confortiamo, stringemo et caricamo che,
remanendo contenti della dicta ellectione, debiati intromittere alla possessione et cura
d'essa chiesia il predicto pre' Iacomo, facendoli respondere liberamente et dele intrate et
fructi, cose et beni pertinenti ad essa. El che haverimo noy molto grato et accepto.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
329

734
FRANCESCO SFORZA AFFIDA AL CONSIGLIO SEGRETO LA DECISIONE SULLA “RESTORO
DOMANDANO” I DAZIERI DI PAVIA PER LA SOSPENSIONE DELLA CONDOTTA DEI GUALDI.
Consilio secreto.
1451 settembre 22, Lodi.
Havimo inteso quello ne scriveti della querella fanno li dacieri de Pavia et lo restoro
domandano per essere suspesa la conducta de gualdi. Dicimo che loro sono venuti qua et
domandone gli sia facto rasone. Noy havimo resposto tornino da vuy, alli quali remittimo
questa cosa, sichè quando sarano da vuy et havereti inteso le soe raxone, volimo che
dechiarati et provedati in questo, quello et como ve parerà honesto, iusto et raxonevele,
avisando noy de quello havereti terminato.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
735
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AGLI ANZIANI E AL VESSILLIFERO DI GIUSTIZIA DEL POPOLO E DEL
COMUNE DI LUCCA CHE CONSENTANO A “MAGISTRO GIOVANNI DI “MAGISTRO “ GIACOMO DI*****
CON I FIGLIOLI, CITTADINO DI LUCCA , “BONO ET PERFECTO MEDICO” DI PORTARSI LIBERAMENTE
DOVE È RICHIESTO AD ESERCITARE LA SUA PROFESSIONE, TRANNE NEI TERRITORI SOTTO LA
“IURISDICTIONE DELLE PREFACTE....MAGNIFICENCIE”.
1451 settembre 19, Lodi.
183r Ancianis et vexilifero iusticie populi et comunis Lucani.
Intendiamo già più tempo essere relegato in la cità, conta et destricto de Fiorenza, lo
eximio doctore magistro Giohanne de magistro Iacobo de ***** cum li figlioli, citadino de
quella vostra magnifica cità, el quale, sì perché siamo informati che è bono et perfecto
medico, sì etiam perché è persona docta, costumata et virtuosa, sì et perché da più nobili
citadini ne è recommandato, l'havimo caro et lo amamo et haveressimo molto caro per le
dicte soe virtude, ogni tractamento gli facessero le magnificencie vostre. Et perché adesso
gli poderia molte volte intervenire et accadere de andare a a medicare qua e là qualche
signore, como verso le parte de Romagna et altroe, segondo se rechiede al mestero suo,
et per essa relegacione non pò conferirse ad alchuno locho, il che gli redonda in suo
grandissimo preiudicio et danno, confortiamo et preghamo esse vostre magnificencie che
per fare cosa quale a noy sarà acceptissima et gratissima, vogliamo essere contenti de
concedergli licentia valida, ch'el possa transferirse a medicare per tutto dove fosse et sarà
richiesto liberamente et alchuno preiudicio suo, exceptato, tamen, ch'el non possa andare
ad alchuno loco della iurisdictione delle prefacte vostre magnificencie, certificandole che
noy l'haverimo a singulare piacere et contentamento. Quali siamo apparechiati ad ogni
bem piacere suoi.
Data Laude, die xviiii septembris 1451.
Cichus.
a andare ripetuto in A.
330

736
FRANCESCO SFORZA ORDINA A DESIDERIO GROSSI DI LIBERARE GLI UOMINI DI CALESTANO DA
LUI IMPRIGIONATI PERCHÉ “PARE NON LEVASSERO CERTA TAXA DE SALE GLI TOCAVA AD LEVARE”
QUANDO IL DUCA PRESE POSSESSO DELLA CITTÀ. SARÀ LÌ CON MATTEO DA PESARO E I MAESTRI
DELLE ENTRATE E SENTIRÀ SIA LUI CHE LORO, PROVVEDENDO CHE EGLI ABBIA QUELLO CHE GLI
SPETTA.
Desiderio de Grossis.
1451 settembre 22, Lodi.
Havimo inteso de quelli homini da Calestano hay facto destenere lì per casone che pare
non levassero certa taxa de sale gli tocava ad levare de l'anno che noy hebemo lo dominio
de quella cità, quali homini, segondo siamo informati per casone de dicta taxa, pagarono
tunc alchuni denari. Pertanto volemo et te commettimo che, immediate havuta questa, li
fazi lassare et liberare della presone, remossa ogni cagione, perché, quando noy siamo lì,
che anche lì sarà Matheo da Pesero di nostri Magistri dele intrate, intenderimo ti et loro
provederasse che tu haveray el debito tuo.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
737
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO DA TREZZO DI AVVICINARE A FERRARA DEI MERCANTI
PER AVERE “ DELI DRAPPI DA VENEXIA”, CHE SIANO “ DE TUCTA PERFECTIONE” PER FARSI DEI
VESTITI PER L’INVERNO.
183v Antonio de Tricio.
1451 settembre 22, Lodi.
Perché deliberamo farne fare alcuni vestiti per questo inverno et dal canto de qua non se
trova cosa ne piacia, maxime siando Milano in la condicione che l'è, è necessario
procurare havere deli drappi da Venexia. Pertanto volemo che tu te retrovi con qualche
mercadante lì in Ferrara et servare modo de fare portare lì quatro peze de dalmaschino
imborcato d’argento, zoè una peza de colore rosso cremosi, una peza de colore verde, una
de colore morello cremosi et la quarta de colore cilestro, le quale peze siano de tucta
perfectione, sì de seta, colore et argento come de lavoro et ne adviseray del presio d'esse,
zoè de quello constarà el brazo, perché daremo el modo a mandare el denaro che mon-
tarano. Et cura con sollicitudine che questi drappi prestissimo siano portati a Ferrara,
perché possiamo mandare a tuorli, ad ciò che inanzi intriamo troppo nel inverno, possiamo
far fare deli vestiti per lo nostro portare.
Data Laude, xxii septembris 1451. a
Iohannes.
a A margine sinistro dupplicata xxv septembris.
331

738
FRANCESCO SFORZA ORDINA A OTTAVIANO VISCONTI DI OTTEMPERARE A QUANTO GLI HA
SCRITTO IL CONSIGLIO SEGRETO, CIOÈ DI LASCIARE AD ANTONIO PIETRO VISCONTI LA
“DIMINISTRATIONE DELI BENI CHE FORONO DE FRANCESCHO, SUO FRATELO”.
Ottaviano de Vicecomitibus.
1451 settembre 22, Lodi.
Tu hai veduto quelo te ha scrito lo nostro Conselio secreto a nome nostro circa la diferentia
che vertisse tra ti et Antonio Pedro Visconte. Hai etiandio intesso le rasone per le quale gli
pare che tu debii relaxare al dito Antonio Pedro la diministratione deli beni che forono de
Francescho, suo fratelo. Pur esso Antonio Pedro è stato da nuy lamentadose che tu non
voli exequire la letera d'esso Consiglio, nì etiandio lassare a luy la diministratione d'essi
beni. Pertanto maravegliandoce de questo, maxime che s'el figiolo de Francescho ancora
fosse vivo, nondimeno specta ad esso Antonio Pedro la diministratione di beni predicti,
volemo che per ogni modo observi et exequissi la letera, quale te scripsi lo dicto Conse-
ligio data a dì xxvii de messe passato. Et in questo non fa exceptione nì dificultà alcuna
perché cossì è l'intentione nostra, come etiandio havemo dito a Batista, tuo fratello.
Ex Laude, die xxii septembris 1451.
Cichus.
739
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LA DESIGNAZIONE DI
GIOVANNI ANGELELLO AL POSTO DI GALEOTTO. HA DISPOSTO CHE, NELL’ATTESA,
MARCOLEONE E GIOVANNI DA MILANO TENGANO LE CHIAVI DELLE PORTE E ABBIANO CURA
DELLE PRIGIONI.
184r Dominis de Consilio secreto.
1451 settembre 22, Lodi.
Per una vostra, quale recevessimo heri sera, restiamo avisati del caso de messer Galeotto,
circha la quale cosa non ce accade dire altro, perché horamay doveti havere inteso per
una altra nostra, como a quello loco havimo deputato messer Iohanne Angelello. Fina alla
venuta de quello altro de Toscana, ne piace habiati ordinato che Marcoleone et Iohanne da
Milano tegnano le chiave delle porte, et cossì habiano cura di presoni. Et de tutto ve
commendiamo.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
332

740
FRANCESCO SFORZA COMIUNICA AD ASTORRE DE MANFREDIS DI FAENZA CHE GLI MANDA IL
CANCELLIERE DUCALE GABRIELE DA NARNI AL QUALE PUÒ “DIRE LARGAMENTE QUELLO
ACCADEGLI DIRE”.
1451 settembre 22, Lodi.
Domino Astorgio de Manfredis Fahentie, et cetera.
Inteso quello ne ha scripto la signoria vostra, havimo deliberato mandare et mandiamo da
essa Gabrielo de Narnia, nostro canzellero, exibitore della presente, alla quale vostra
signoria voglia dire largamente quello accadegli dire, non altramente como faria alla
persona nostra propria.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
741
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GABRIELE DA NARNI DI PORTARSI DA ASTORRE DA FAENZA CHE
DEVE DIRGLI COSE DI GRANDISSIMA IMPORTANZA DI CUI ,POI, INFORMERÀ IL DUCA.
Gabrieli de Narnia.
1451 settembre 22, Lodi.
Perché el magnifico signor Hestor de Fahenza ne ha scripto che gli vogliamo mandare uno
nostro fidato al quale ha da dire alchune cose de grandissima importanza, volimo che, su-
bito, vada da luy et, presentandoli la nostra lettera alligata, intendi dalla signoria soa quello
te vorrà dire, et poy vene informato del tutto, avisandote che como saray zonto te farimo
satisfare della toa andata.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
742
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMO DA CAMERINO DI CONSEGNARE A GABRIELE DA
NARNI, CANCELLIERE DI SUO FRATELLO ALESSANDRO, ALCUNE LETTERE DI GRANDISSIMA
IMPORTANZA. SE GABRIELE NON FOSSE LÌ, GLIELE MANDI A TORRICELLA.
Iacobo de Camereno.
1451 settembre 22, Lodi.
Mandiamo a Gabriele da Narnia, canzellero del magnifico Alexandro nostro fratello,
alchune lettere de grandissima importantia, quale haveray qui alligate. Però volimo che
essendo luy lì, subito gli le faci consignare. Quando non gli fosse, le mandi a Torisella
perché verisimilmente se debba retrovare lì.
Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
333

743
FRANCESCO SFORZA ORDINA A OTTAVIANO VISCONTI CHE SIA LUI CHE I SUOI FRATELLI LASCINO
L’AMMINISTRAZIONE DEI BENI DEL DEFUNTO FRANCESCO AL FRATELLO ANTONIO VISCONTI, SIA O
NON, VIVO IL FIGLIO ANTONIO DI FRANCESCO
1451 agosto 27, Vigevano
184v Copia Octaviano de Vicecomitibus.
Essendo molesta la differentia quale vertisse fra ti et toi fratelli per una parte et Petro
Antonio Vesconte per l'altra, per casone di beni fono de Francesco quondam suo fratello et
tuo cognato, havimo voluto havere chiara informacione se se retrova vivo Antonio, quale fo
figliolo d'esso Francesco, et, per relactione de più persone fidedegne, retrovimo il dicto
Antonio essere morto, et nondimeno, quando pur se retrovasse vivo, l'administracione di
beni lassati per el dicto quondam Francesco specta ad Petro Antonio et non ad ti nì a toi
fratelli. Il perché te confortemo che piutosto amichevolmente, como se convene fra parenti
strecti et maxime homini de reputacione, tu et toy fratelli relassati liberamente la
administracione de tutti li dicti beni ad esso Petro Antonio, el che ne sarà gratissimo,
altramente noy non poteremo denegare quello vole la raxone per la parte d'esso Petro
Antonio et serà necessario gli provideamo per altra via.
Data Viglevani, die xxvii augusti 1451.
Leodrixius.
744
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUDOVICO DA BOLOGNA DI CONSEGNARE UNO DEI PIÙ BEI MULI,
GIÀ DI PIETRO UNGARO, AL MESSO DI PIETRO PUSTERLA.
Lodovico de Bononia.
1451 settembre 22, Lodi.
Nuy havimo dato et donato ad Pietro da Posterla, nostro cortesano, uno de quilli muli che
sonno là, che furono de messer Petro Ungaro, li quali spectano ad mi. Pertanto volimo che
al presente portatore, mandato da esso Petro da Pusterla, tu gli faci dare et consignare
uno delli dicti muli, delli più belli et megliori che gli siano. Et questo fa che non manchi per
cosa alchuna.
Ex Laude, xxii septembris 1451.
Cichus.
745
SPEZZONE DI LETTERA I CON CUI FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E REFERENDARIO DI
PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI NON INTROMETTERSI NELL’UFFICIO DEI NAVAROLI CHE
SPETTA ESCLUSIVAMENTE AD ANTONIO EUSTACHIO.
s.d.
Potestati et referendario nostris Papie, presentibus et futuris, nec non Gracino de
Pescharolo, generali Referendario.
Como per un'altra ve havimo scripto, ve repplicamo che la intentione nostra e cussì volimo
et ve commandiamo expressamente che, considerato l'offitio de navaroli specta al egregio
cavaliero miser Antonio de Eustachio, nostro capitano de galione, vuy non vi impazati nì
intromittati in lo dicto offitio per cosa alcuna, ma lassariti fare et exercitare a lui cussì como
334

faceva….. a
a La missiva si interrompe così.
746
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI TORTONA E A LUDOVICO DI BOLOGNA CHE
ESAMININO GIORGIO DA LODI, UOMO D’ARME DI PIETRO UNGARO DA LORO INCARCERATO, PER
FARSI DIRE I CONTATTI DA LUI AVUTI PER CONTO DI PIETRO UNGARO. VUOLE, ANCHE, CHE GLI
FACCIANO DIRE DEI CAVALLI, DELLE ARMI E DELLA ROBA SUA E DI QUELLA DI PIETRO UNGARO.
1451 settembre 23, Lodi.
186r Potestati Terdone et Lodovicho de Bononia.
Ne piace, respondendo ale vostre lettere, che habiati destinuto Zorzo da Lode, homo
d’arme de misser Petro Ungano, et brevemente dicemo che lo debiati examinare
deligentemente et bene cum honesto modo, però, et senza metergli le mano adosso, et
farve dire tutte le pratiche ch’el ha tenute per miser Petro Ungano, avisandolo, per nostra
parte, che nuy sapemo molto bene tucte le dicte pratiche, ma che volimo le dicha anchora
luy et, dicendole, ne farà cosa grata in quanto che non vorremo che le dicha, voglia o non.
Iterum volimo che faciati descrivere li cavalli, arme et tucta la robba sua et cussì quella de
misser Petro predicto, ita che la non possa andare in sinistro.
Ex Laude, die xxiii septembris MCCCCLI.
Cichus.
747
FRANCESCO SFORZA ORDINA NUOVAMENTE AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA
PISCAROLO CHE DIANO AD ANTONIO ASTOLFI LA PROVVIGIONE SPETTANTEGLI, TENUTO ANCHE
PRESENTE CHE SUA MOGLIE HA ALLATTATO FULIPPO MARIA , SUO FIGLIO.
1451 settembre 23, Lodi.
Referendario civitatis Papie nec non Gracino de Piscarolo.
Nonobstante che più volte vi habiamo scripto che dovesti far respondere de qui indreto
dela provisio sua alo egregio doctore misser Antonio de Astolfi, nondimancho, secondo che
per querella d'esso miser Antonio, havimo inteso non l'haviti anchora exequito, dela qual
cosa se maravigliamo molto perchè pur alchuna volta se voria haver rispecto ale persone
et maximamente a luy, perché, como sapiti, la sua donna ha lactato lo inclito nostro figliolo
Filippo Maria, per cui respecto merita essere meglio tractato. Il perché adunque vi
committiamo et volimo che, receputa questa, debiati provedere che gli sia resposto de
dicta sua provisione da qui indreto, ita che più non habiamo a sentire più reclamatione la
quale mò ad modum ne saria molesta.
Ex Laude, die xxiii septembris MCCCCLI.
Cichus.
335

748
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PODESTÀ, CAPITANO E AGLI ALTRI UFFICIALI DI NOVARA DI
LASCIARE ENTRARE L’EBREO SALAMONE NELLA SUA CASA , A LUI VIETATA PERCHÉ DA LORO
DICHIARATA (CONTRARIAMENTE A QUANTO EGLI ASSERISCE) “INFECTATA”. SE COSÌ FOSSE, GLI
TROVINO UN’ALTRA CASA IN CITTÀ O NEI BORGHI, COME A LUI PIACERÀ.
1451 settembre 23, Lodi.
186v Potestati, capitaneo et ceteris officialibus civitatis Novarie.
Si è gravato cum nuy Salamone ebreo, stantiato in quella nostra cità, che essendose
absentato da dicta cità per certe sue facende et volendo poy ritornare a casa sua, gli è
stato prohibito, sotto pretesto che la sua casa sia infectata, quale cosa luy nega essere
vera, et proinde rechiede gli sia data facultà et licentia de potere andare in casa sua. Per la
qual cosa, se cussì è, volimo et ve commettimo che debiati lassare dicto Salamone intrare
in casa sua, et se pur se fosse, dicta sua casa in tale stato et conditione che non se
potesse securamente habitare, volimo concedati ch'el ne possa togliere et conducere
un'altra aut in la cità aut in li borghi ,como gli piacerà, avisandovi che per conservatione
delli capituli ha cum nuy volimo ch'el sia bene tractato et non sia veruno de qual stato o
grado se voglia, quale presuma fargli tortoto a né iniuria. Et cussì committimo a vuy lo
debiati defendere in ragione da qualunqua gli volesse far torto.
Ex Laude, die xxiii septembris1451.
Cichus.
a Così in A.
749
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE DONNA LUCHINA DAL VERME, DATA L’IMPORTANZA DEI LAVORI
DEL CASTELLO DI MILANO, PAGHI L’ARRETRATO DEL “CAREZO” DA GENNAIO IN POI E PAGHI,
PURE, I TRIMESTRE OTTOBRE – DICEMBRE IN RAGIONE DI 30 FIORINI D’ORO MENSILI PER CARRO,
SOMMA CHE, VERSATA A FRANCESCO GIORGIO, COMMISSARIO SOPRA GLI ALLOGGIAMENTI SARÀ
DA QUESTI CONSEGNATA A FILIPPO DI ANCONA , DEPUTATO AI LAVORI DEL CASTELLO.
Domine Luchine de Verme.
1451 settembre 23, Lodi.
Come per altre ve havimo scripto, cussì per queste ve replicamo et confortamo, atenduta la
importantia del lavorerio del nostro castello de Milano, che vogliati far pagare il resto del a
carezo vi tocha da calende de zenaro proximo passato in qua, et ulterius, perchè b
deliberamo far prosequire el dicto lavorerio, è de bisongnio che faciati aparechiare li denari
de tri mesi proximi a venire, cioé octobre, novembre et decembre per la parte vi tocha a
rasione de trenta fiorini d'oro el mese per ciascuno carro. Et quisti tali dinari, tanto del resto
per lo passato, quanto di questi tri mesi a venire, fariti numerare a Francisco Zorzo, nostro
commissario sopra li alogiamenti, el quale, deinde, ne haverà ad respondere a Filippo
d'Anchona deputato sopra el dicto lavorerio del castello. Et in questo non vogliati usare
tardità veruna se desiderati far cosa che ce piacia.
Ex Laude, xxiii septembris 1451.
Cichus.
a Segue lavorerio depennato.
b Segue intendemo depennato.
336

750
ELENCO DELLE COMUNITÀ E DELE AUTIRITÀ LOCALI ALLE QUALI SI È SCRITTO “IN SIMILI FORMA”:
(1451 settembre 23, Lodi).
Scriptum fuit in simili forma, mutatis mutandis:
187r comunitati et hominibus civitatis Cumarum nec non consulibus, comunibus et
hominibus terrarum et locorum ipsi civitati correspondentibus.
Data ut supra.
Cichus.
Presidentibus negotiis comunitatis Parme.
Data ut supra.
Consulibus, comuni et hominibus Modoetie nec non comunibus et hominibus terrarum et
locorum plebium Dexii et Bolate.
Data ut supra.
Consulibus, comunibus et hominibus vicariati Septiani Metoni nec non terrarum comunium
Videgulfi, Landriani et Casorate.
Data ut supra.
Presidentibus negotiis comunitatis Terdone nec non comunibus et hominibus terrarum et
locorum correspondentium ipsi civitati Terdone.
Data ut supra.
Consulibus, comunibus et hominibus terrarum nostrarum Viglevani et Mortarii.
Data ut supra.
Deputatis negotiis comunitatis Papie nec comunibus et hominibus terrarum et locorum
correspondentium ipsi civitati.
Data ut supra.
Cichus.
751
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANGELO LOMBARDO CHE NON SI IMPICCI DEI FATTI DI GIOVANNI
DA CARAVAGGIO.
Angelo Lombardo.
(1451 settembre 23, Lodi).
Volimo et cussì per questa nostra te commettimo che non te debbi impazare in cosa alcuna
deli facti de Iohanne da Caravagio, presente portatore.
Data Laude, die xxiii septembris1451.
Iohannes.
752
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA TOLENTINO, LUOGOTENENTE DI CREMONA, DI
IMPORRE A GIORGIO DA GONZAGA, MENEFREGHISTA DEGLI ORDINI DUCALI, DI NON PORTARE PIÙ
BIADA OLTRE L’OGLIO, PENA SEVERI CASTIGHI.
1451 settembre 24, Lodi.
Domino Iohanni de Tollentino, locumtenenti Cremone.
Più volte havemo scripto et facto dire ad Zorzo da Gonzaga ch'el non voglia sporgere più
337

iave a quelli de là da Oglio et, segondo intendemo, ne pare che tegna le nostre littere et
ammonicione per niente, et va pur dreto facendo a suo modo. Pertanto volimo che,
recevuta questa, admoniati dicto Zorzo per nostra parte, ch'el non voglia conduere più
biava ali predicti de là da Oglio, avisandolo che se ne sentiremo più niente, lo faremo
castigare in modo che cognoscerà havere facto male et gli parerà tal cosa ne sia spiazuta
quanto a dir se possa, et admonitello in modo ch'el intenda bene la voluntate nostra.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
a Segue sia possibile depennato.
753
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PEDRINO DA BERGAMO DI CATTURARE PIETRO MATTO CHE,
INCURANTE DEI DIVIETI, CONTINUA A PORTARE BIADE DI LÀ DALL’OGLIO.
187v Pedrino de Pergamo.
1451 settembre 23, Lodi.
Intendemo che Pedro Matto, tuo compagno, conduce dele biave como li pare a quilli de là
da Oglio contra l'ordini nostri senza licencia. Pertanto volimo che, subito recevuta questa,
cum bono modo tegni via de havere nele mano dicto Petro Mato tuo compagno et poy
subito ne avisi, non relassandolo finché haveray altro da luy, ma per omni modo che l'habbi
nele mano.
Data Laude, xxiii septembris 1451.
Cichus.
754
FRANCESCO SFORZA ORDINA A RABOTTO CHE VADA IN TERRA VENEZIANA DOVE SI TROVANO
FRANCESCO DI CALABRIA E DUE ALTRI DEI SUOI COPAGNI INTENZIONATI AD ANDAR VIA.FACCIA IN
MODO CHE “NON POSSANNO FAR FUGA”.
Rabotto.
(1451 settembre 23, Lodi).
Semo avisati che Francesco de Callabria et duy altri deli tuoy compagni se sonno conducti
dal canto de Veniciani et stanno su l'ale per andarse cum Dio. Pertanto volimo che, subito
recevuta questa, tu te transferische dove sonno dicti toy a compagni et cum bono modo,
non facendo però de questo altra demonstratione, provedi in tal forma che per veruna via
del mondo dicti toi compagni non possanno far fuga.
Data Laude ut supra.
Cichus.
a Segue compagni in interlinea.
338

755
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMO DA CAMERINO DI AVER APPRESO QUANTO GLI HA
SCRITTO DEL PRETE E DELLA RISPOSTA AVUTA DAI PRESIDENTI DI BRESCIA.
Ser Iacobo de Camereno.
1451 settembre 24, Lodi.
Habiamo inteso quanto ne hay scripto de quello preyto, et cetera, et quanto te hanno
rescripto li presidenti in Bressa per copia quale ne hay mandato. El che, tutto ne piace et te
ne commendiamo molto, al che non accade altra resposta se non che bem vogliamo tu
serve bene la dicta terra, perché tutta volta che noy te la domanderemo, ne la sappi
consignare.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Iohannes.
756
FRANCESCO SFORZA ORDINA NUOVAMENTE A GIACOMO DA VILLANOVA DI INVIARE LE
“SCRIPTURE ET RASONE DE BERNARDO CANTARENO”, QUAND’ERA RETTORE DI LODI.
Iacobo de Villanova.
1451 settembre 24, Lodi.
Per altre nostre te havemo scripto che dovesse mandare ad Cicho, nostro secretario, le
scripture et rasone de Bernardo Cantareno, facte quando l'era rectore de questa cità, et
ancora non le hay mandate. Però te repplicamo et volimo che omnino le mandi, avisando-
ne subito dela receptione dela presente.
Ex Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
757
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL SEPRIO DI PORTARSI DA LUI CON SUO FRATELLO
GIACOMINO E CON ANTONIO DA CAMPO, PERCHÉ VUOLE FARE LUCE SUL FATTO CHE ( A
QUANTOEGLI AFFERMA) LUI HA SORPRESO GASPARE DA GONENZA, FIGLIO DI BONO, NELL’ATTO
DI TRAFUGARE CON ALTRI DELLA BIADA, MENTRE GASPARE HA SOSTENUTO DAVANTI AL DUCA
CHE CONDUCEVA BIADA “CUM LICENTIA FACTA PER IACOMINO”.
188r Capitaneo Seprii.
1451 settembre 24, Lodi.
Habiamo inteso quello ne hay scripto de quello de Gasparro de Gonenza, figliolo de Bono,
quale ne signifigi haverlo piglato inseme cum alcuni altri che frosaveno biada contra l'ordini
nostri, al che, rispondendo, dicemote, perchè dicto Gasparro è venuto qui da nuy et ne ha
dicto ch'el conduceva dicta biada cum licentia facta per Iacomino, tuo fratello, per el che se
dole et gravasse che li habbi facto dicta pressa. Et nuy deliberamo intendere chiaramente
questo facto che non debbi fare altro dele cavalle et dela biada hay pigliato, ma volimo, et
cossì te comandiamo che, subito recevuta questa, vegni qui da nuy menando cum ti
insieme dicto Iacomino tuo fratello et Antonio da Campo, per mezo del quale pare gli sia
facta dicta licencia.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
339

758
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TOMMASO TEBALDO DA BOLOGNA DI CHIAMARE DAVANTI A SÈ
FRANCESCO DA RIVA E DI COSTRINGERLO A DARGLI TUTTI I DENARI A LUI DATI DA ANDREA E
BENEDETTO (DEBITORI DEL DEFUNTO VESCOVO DI COMO) DOPO LA MORTE DEL PRELATO.
TOMMASO TEBALDO CONSEGNI I DENARI, ORA CONSEGNATIGLI DA FRANCESCO DA RIVA, AD
ANTONIO DA VARESE, FAMIGLIO DEL DUCA.
Tome Thebaldo de Bononia.
1451 settembre 24, Lodi.
Vederai per la inclussa quanto ne scrive miser Averardo de Calabria, vichario del nostro
capitanio de Valtellina, per la quale te fa fede como Andrea et Benedecto di Torelli hanno
pagato a Francescho da Rippa quelli denari, de quali ne fuoron assignati per debitori quon-
dam seguirà de miser lo veschovo de Como, che havemo hordinato fossero dati ad Anto-
nio da Varese, nostro familio, per reparatione de quella nostra armata, et perché Fracischo
Maleta, nostro secretario, ce ha certifichati che dicti Andrea et Benedecto, al tempo che
manchò el prefato quondam miser lo vescovo, erano vero debitori d'essi dinari al libro dele
raxone dele sue entrate, et se loro ànno pagato questi dinari, li hanno pagato doppo la
morte del prefato miser lo veschovo. Sichè quela confesione et fata ad malizia, et queli tali
dinari sono convertiti in commodità solamente del dicto Fracischo de Rippa contra el debito
et ogni honestà. Per la qual cossa voliamo, et cossì te commandiamo che, subito vedute le
presente, habii da te el dicto Fracescho et lo astringe et nol lassi partire per insino non
habii exborsato tuti questi tali dinari, quali farai numerare al dicto Antonio da Varese.
Data Laude, die xxiii septembris 1451.
Cichus.
759
FRANCESCO SFORZA RICHIAMA A PIETRO PAOLO E A STAMIGNONO LA DISPOSIZIONE CHE I
SOLDATI NON RECHINO DANNO AI LOCALI ABITANTI. INFORMA CHE FRA GIORNI SARÀ A PARMA E
DARÀ ESEMPLARE PUNIZIONE AI DISOBBEDIENTI DEI RIPETUTI ORDINI DUCALI.
188v Petro Paulo et Stamignono.
s.d.
Dilecti nostri, sapite che più volte ve havimo amonite, et facti similiter cum instantia et
amonire et recordare de Lancilato da Figino, nostro cancelliero et deputato lì supra quilli
logiamenti che volistivo operare, che per li vostri de casa et della squadra non se
commettessero cose in danno o in dispiacere de alchuno de quilli nostri sudditi. Et a nuy
pare per le continue lamente havimo de lì, che donde quelli vostri se dovessero essere
partiti cum ogni honestate, perché cussì è la nostra intentione che se contenteno delli
ordini nostri, quilli hanno facto et fanno ogni dì male et pegio. Dela qual cosa ce ne
rincresce pur assay et maraviglamose che cecati a et comportati che li amici ce siano facti
inimici. Sichè, per questa ve avisamo che fra pochissimi dì se retrovarimo lì in Parma et
deliberamo che male ce haverà facto se ne pencha la pene, sì per dare b a vedere a quilli
nostri subditi questa non essere la nostra intentione et sì per dare exempio ali altri nostri
subditi de ben vivere et bene remanere taciti et contenti deli ordini nostri.
a così in A
b così in A ripetuto
In simili forma:
Fuitio Spine,
340

Zanotto Vicecomiti in honestiori forma,
Rabotto, sive sotiis.
760
FRANCESCO SFORZA RISPONDE AL COMMISSARIO DI BELLINZONA CHE IN OTTOBRE, AL CESSARE
DEL MANDATO DI ANTONIO PUSTERLA, INTENDE LÌ SOPPRIMERE L’UFFICIO DI CONNESTABILE,
RITENUTO UNA SPESA SUPERFLUO.
Commissario Birinzone.
1451 settembre 24, Lodi.
Respondendo a quello ne haveti scripto del mettere per conestabile lì Iacobino Mellazo in
loco de Antonio da Pusterla dicemo ch'el dicto Antonio è al fine del suo officio in kalende
de octobre proximo, et da lì inanze non deliberamo più tenere quella spesa, perchè ne pare
superflua; sichè ve ne havimo voluto avisare.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
761
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CANCELLIERE FACINO INSISTA CON DONNA LUCHINA PER
AVERE “BONA ET GRADE QUANTITATE “ DI FRUMENTO. AVUTOLA, SI PORTI DA LUI.
189r Ser Facino canzellario.
1451 settembre 24, Lodi.
Havimo inteso per toe littere quanto finalmente hay facto et concluso cum la magnifica
madonna Luchina circha el facto de formento, et perché ne havimo bisogno de bona et
grande quantitate, volimo che tu insti appresso de ley che te ne dia più che sia possibile,
perché ge lo pagharimo et, oltra ciò, ne farà singulare piacere. Instando, adoncha, de
haverne più che poterai, lo faray subito innavare et mandare zuso et postea, mandato che
l'haveray tutto quello più che poteray havere, vene a noy, ma innante non.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
762
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO TROVINO UNA
CONVENIENTE SISTEMAZIONE A CHIARAVALLE PER I MAESTRI DELLE ENTRATESTRAORDINARIE.
Dominis de Consilio segreto.
1451 settembre 24, Lodi.
Siamo avisati da Franceschino da Castel San Pedro, Magistro delle intrate nostre extraor-
dinarie che luy e li compagni restano de venire lì, perché non hanno lozamento et perché
l'è pur necessario che quello officio se facia per le cose acadeno. Ve commettimo et volimo
che gli faciati provedere de conveniente lozamento ove et como parerà a vuy.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
341

763
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE CHE ALLA FINE DEL
MESE CESSA L’UFFICIO DI CONNESTABILE A BELLINZONA.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 24, Lodi.
Per ch'el conestabile nostro, deputato alla guardia de Berinzona, al fine de questo meso è
in fine del suo officio, et deliberamo non tenere più quella spesa, ve ne havimo voluto
avisare, aciò possiati provedere che, da lì inanze, non gli corra più provisione, et cetera.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
764
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PODESTÀ DI MILANO DI AVER RICEVUTO LA
RACCOMANDAZIONE DI UN SUO AMICO PER IL POSTO GIÀ TENUTO DA GALEOTTO RATO. TRATTASI
DI UN UFFICIO DI GRANDE PESO E, PERCIÒ, IL DUCA INTENDE PROVVEDERVI DOPO MATURA
CONSIDERAZIONE.
189v Potestati Mediolani.
1451 settembre 24, Lodi.
Havimo inteso quanto ne scriveti in commmendacione delo amico, il quale ve parerà stare
bene al loco et officio fo de messer Galeotto Ratto et, rispondendo, commendiamo lo
ricordo vostro et havimo bonissimo concepto d'esso, ma perché ce ne sono recordati più
de deci altri de bona reputazione, et siando quello officio de quello peso et importantia che
l'è, ce deliberamo fargli maturo pensero et procedere in questo pensatamente et poy ve ne
responderimo.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
765
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL SECRETARIO VINCENZO LEGGA NEL CONSIGLIO LE LETTERE,
NELLE QUALI SI MENZIONA GIACOMO ROSSELLI, QUANDO NON V’È LODRISIO CRIVELLI, CHE CON
DETTO GIACOMO SI SCONTRÒ.
Vincencio secretario.
1451 settembre 24, Lodi.
Perchè le alligate lettere fano mencione d'uno messer Iacomo Roxeli da Rezo, quale se
debe ricordare in quello nostro Consilio, et con el quale alias Lodrixe Crivelo hebe certa
differentia, volimo che tu le le legi al Consilio, che non ce sia esso Lodrixe, aciò che non
prorompesse, per odio gli portasse, a dire qualche cosa como apassionato contra dicto
messer Iacomo.
Laude, xxiiii septembris 1451.
Cichus.
342

766
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LODOVICO DA BOLOGNA DI SPOSTARE I SOLDATI DEL COLLEONI
NEL TORTONESE PER NON DARE ULTERIORE MOTIVO DI LAGNANZA AI PAVESI.MANDI
SOPRATTUTTO VIA IL CORSO DA DOVE È ALLOGGIATO .
Lodovicho de Bononia.
1451 settembre 25, Lodi.
Havemo molto querele dali citadini nostri pavesi deli soldati del magnifico Bartolomeo
Coglone, quale deno venire a lozare in Tortonexe et restano ale spale loro. Tra li altri, n'è
facto lamenta de uno Corso lozato a Carchalabio, però te commetiamo et volemo che
subito gli ordini el lozamento de là et far che se levano del Pavese et che omnino lo dicto
Corso se levi del dicto loco, aziò che cessano le querele de essi citadini.
Laude, dia xxv septembris 1451.
Iohannes.
767
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI DA BALBIANO AGISCA IN CONSONANZA CON IL
LUOGOTENENTE E IL CAPITANO DEL DIVIETO DI ALESSANDRIA. RICORDA CHE LE SOLE LICENZE,
VALIDE PER IL TRASFERIMENTO DELLE BIADE FUORI DELLA ZONA , SONO QUELLE SOTTOSCRITTE
DAL DUCA . ORDINA CHE LUI (GIOVANNI), COME NICOLÒ DA PALUDE E IL CAPITANO DEL DIVIETO,
DEVONO TENERE UN QUADERNETTO IN CUI DEVONO ANNOTARE LE BIADE “SE HAVERANNO A
CONDURE FORA...CUM LE DICTE..LICENTIE”. A NOCOLÒ DA PALUDE COMPETE RISCUOTERE DIECI
SOLDI “PER CADAUNA SOMA CHE SE CONDUCA FORA DE QUELLE PARTE.”
190r Comiti Iohanni de Balbiano.
1451 settembre 25, Lodi.
Inteso quanto ale nostre, rispondendo, ne scriveti, dicimo de novo, replicandovi, che debiati
havere firma intelligentia con el nostro locotenente de Alexandria et col capitaneo del deve-
to, ali quali scrivemo che, visis presentibus, se debia transferire indilate al suo officio per
adimplire poy quanto altre volte vi havimo scripto circha le froxe delle biade,
committendove de novo che non habiati resguardo a veruna persona, et sia chi se voglia,
immo facendo contra li delinquenti, ita che ne sentiamo novella, avisandovi etiamdio che
non vogliamo debiati observare licentia veruna, nisi le nostre sottoscripte de nostra propria
mane. Postremo vogliamo che debiati fare uno quaternetto de tutte quante le biave se
haverano a condure fora de quelle parte cum le dicte nostre licentie, contrascribendo ad
Nicolò da Palude, quale similmente tenerà uno altro quaternetto in simile forma, al quale
habiamo commisso per nostre littere che rescoda et receva soldi deci imperiali per
cadauna soma che se condurà fora de quelle parte, aciò ch'el non possa essere commissa
fraude alchuna, avisandovi che il simile havimo scripto al predicto capitaneo che facia uno
medesmo quaternetto et intendasse con vuy, sichè sia obviato alle dicte froxe et punito li
delinquenti.
Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
343

768
FRANCESCO SFORZA LODA PAOLO DELLA PADELLA PER LE INFORMAZIOINI DATEGLI SULLE
“FROXACIONI” DEL SALE, CHE SI FANNO IN MARTESANA.
Paulo della Padella.
1451 settembre 25, Lodi.
Respondendo alla toa delli avisi che ne day circha le froxacione del sale, che hay inteso
sono facte in quelle parte nostre de Martexana, dicimo hay facto bene et te ne commen-
diamo molto, perché fay como vero nostro amatore et subdito, quale te tenemo, confor-
tandoti ad far il simile per lo avenire de tutto quello intenderay digno de nostra noticia.
Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
769
FRANCESCO SFORZA COMANDA A PAOLO DE PINZAMATTIS DI PORTARSI AL SUO UFFICIO E DI
NON ASSENTARSI SENZA PERMESSO DUCALE. NON RILASCI LICENZE DI BIADE PERCHÉ SONO
VALIDE SOLO QUELLE SOTTOSCRITTE DAL DUCA CHE RIPORTERÀ SU UN QUADERNETTO, COME
FANNO ALTRI.
190v Paulo de Pinzamattis.
1451 settembre 25, Lodi.
Se maravigliamo et dolimo de ti perché, credendo noy che tu sii alo officio tuo al presente,
maxime per obviare ale grande froxacione che se fano in quelle parte delle biade,
intendiamo che, già boni dì sono passati, tu sey absentato per andare a rescotere dinari
qua et là, per el che se fano più et più ingani et froxe dele quale ne habiamo molestia
assay. Pertanto te commandiamo che, visis presentibus, senza dimora te debii transferirti
al dicto tuo officio, ita operandote che ne faci sentire novella, non servando licentia de
biava a persona veruna, nisi sia sottoscripta de mane nostra propia. Et commettiamote che
de tutte le biave se haverano a condure né qua né là con la dicta nostra licentia, ne debi
fare scriptura suso uno quaternetto de tutta la somma, aciò non possiamo essere fraudati,
avisandote che uno simile quaternetto vogliamo ne facia el conte Giohanne da Balbiano et
uno altro Nicolò da Palude, nostro famiglio, el quale habiamo ordinato che rescoda per
ogni soma de formento che se condurà cum dicta nostra licentia, soldi deci de imperiali,
delli quali denari esso ne tenerà conto, et a noy ne farà rasone, sichè, iterato, vogliamo che
senza dimora vadi al dicto officio, amonendoti che da mò inanzi non te debi absentare dal
dicto officio senza nostra licencia.
Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
344

770
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI INDAGARE SE
È VERO CHE IN MONTE BRIANZA VI È TANTA FRODE DI SALE, DOVUTA ANCHE A CARENZA DI TALE
MERCE IN ALCUNE POSTE, CHE ESSI CERCHERANNO DI AVERE SEMPRE BEN FORNITE.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 25, Lodi.
Siamo avisati che sono commisse in le parte nostre del Monte de Brianza molte froxacione
de sale, el che intendimo esserne gran casone li officiali, sive quelli sono deputati aIe poste
a vendere el nostro sale, perché non tengono fornite dicte poste del nostro sale, como
debeno a sufficientia, per el che dicti froxatori se ne fano più prompti et caldi alla dicta
froxa, perché trovano a spazare presto dicto sale. La quale cosa a noy è molestissima et
redonda in grandissimo preiudicio alla Camera nostra, sive al traffigo nostro. Pertanto ve
commettiamo che debiati investigare per ogni modo et via intendere se cossì è, et trovandosse
cossì, debiati providere che non manche el sale alle dicte poste et demum
trovandosse li frodatori, fargli fare tale punicione che de cetero non habiano a commettere
più froxacione. Et sia exemplo ad altri, etiam de abstenerse dale dicte froxe. Circha el che
ve caricamo quanto più possiamo.
Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
771
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL CREMONESE GIOVANNI GALEAZZO DE PONZONIBUS DI
LASCIARE L’AMMINISTRAZIONE DELL’OSPEDALE DI SAN FAZIO PER LA COSTRUZIONE
DELL’OSPEDALE GENERALE. “LASCIARE L’ADMINISTRATIONE DE QUELLO HOSPITALE AD QUELLA
CONSTRUCTIONE ... È PARSO ...EL MIGLIORE PRINCIPIO CHE POTESSE DARE ALLA COSA PER
MANDARLA AD EXECUTIONE”.
1451 settembre 25, Lodi.
191r Iohanni Galeaz de Ponzonibus Cremonensi.
Voi devete essere assai informato del bono et laudatissimo parlamento et proponimento
facto per quelli nostri ciptadini et communità de volere construere et ordinare uno
bellissimo et famoso hospitale mediante la unione de molti altri, in laude et gloria dela cità,
in perpetua memoria et commendatione deli citadini et ad honore de Dio eterno. Et noi per
favorire tanto bene non siamo mancati de scrivere al sancto Patre et fare ogni altra cosa.
Et fra l'altre cose havemo redutto el proposito de San Fatio ad lassare l'administratione de
quello hospitale ad quella constructione, che è parso ad ogn’omo el migliore principio se
potesse dare ala cosa per mandarla ad executione. Ma perchè poi havemo sentito che
havete facto tollere la possessione del dicto hospitale de San Fatio, sotto pretesto che
aspecti a voi, nè è parso de confortarvi che vogliate desistere de tale impresa che seria
provocarve la inimicicia deli buoni ciptadini et de tucto el populo dela cità, et anque è da
considerare non poco che questa è cosa de Dio. Pertanto vi confortiamo et pregamo che
voliate consentire ad cusì laudabile opera, lassando l’administratione del dicto hospitale de
San Fatio per la constructione del hospitale generale ordinato, dela qual cosa ve ne
seguirà commendatione et laude infinite apresso tucto el populo Cremonese. Ad noi
compiacerete più che de verun'altra cosa del mondo et quod magis et omnino vos movere
debet ne acquistarete merito apresso Dio.
345

Data Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
772
FRANCESCO SFORZA SI LAMENTA CON I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE DALLA GENTE
NON SI OSSERVINO GLI ORDINI DATI PER LA PESTE CHE “PROCEDE PIÙ OLTRA IN MILANO”. LASCIA
AL CONSIGLIO SEGRETO “FARGLI OGNI PROVISIONE ET REMEDIO OPPORTUNO”.
191v Dominis de Conscilio nostro secreto.
1451 settembre 25, Lodi.
Veduto quello ne haviti scripto della ordinatione pestifera, che tucta volta procede più oltra
in Milano solum per li captivi modi che se tengono, dicemo ch'el ne recrese et dole fina al
core che questa cosa non sia divinuta in qualche meglioramento, como è lo nostro
desiderio et appetito, et che non se observino li ordini dati che per certo, quando cussì se
facesse, la cosa doveria procedere in miglioramento. Pur sia como se voglia, pensando
vuy a quanto questo importe ad tucto el stato nostro, vedati dal canto vostro fargli ogni
provisione et remedio opportuno, como siamo certi che faceti, non lassandogli manchare
cosa alcuna, advisandovi che havimo facto scrivere quanto bisongna al iconimo del
spectale de Sancto Spitiano de Milano, siché exequite como ve pare in questa facccenda
b, come per altre ve havimo scripto, l'havimo remessa in vuy. Lo spectale de Sancto
Martino l'havimo concesso ad fra' Polo da Lampugniano, como siamo certi che ala
recevuta di questa haviriti inteso.
Ex Laude, die xxv septembris 1451.
Cichus.
a Segue quanto in interlinea.
b Così in A.
773
FRANCESCO SFORZA DICE A PIETRO COTTA DI NON POTER CONSENTIRE UNA RIDUZIONE DI
CAVALLI NELLA SUA VALLE. HA AFFIDATO AL FAMIGLIO DUCALE PISANELLO L’INCARICO
DELL’ALLOGGIAMENTO DEI CAVALLI: EGLI “FARRÀ OGNI ACONCIO CHE GLI SIA POSSIBILE”.
Petro Cotte.
1451 settembre 25, Lodi.
Respondendo ad alcune vostre de uno medesimo tinore circha il facta de cavalli, che
tochano alogiare alla vostra valle, dicemo che doveti essere certo che per vuy farissemo
sempre ogni cosa, tanto quanto faressimo per la persona nostra propria. Ma, considerato
lo excessivo numero de gente che ne retrovamo havire, como vuy sapeti et li cavalli ad chi
ne fa bisongnio de provedere de alogiamenti commo sonno quilli che degono andare in
quello de Varexio, non possiamo assentire alla presente vostra domanda ,che, tossendo, lo
faressimo di bona voglia. Siché ne doveti havere per excusato et consciderare lo facto
nostro in che termine se ritrova 192r come per la vostra prudentia, siamo ben certi, che
considerati perchè ad nuy è necessario che da ogni canto cerchamo et invistigamo dove et
in qual modo possamo alogiare li cavalli che manchano ad alogiare. Poy, quando bene,
cum nostro aconcio et comodità, potessimo fare de non darvi questa graveza, credimo che
in lo animo vostro iudicati quanto incharico ne seguiria che siamo certi ad vuy ne doleria et
rencresciria grandemente. Nondimeno per lo caricho de alogiare li dicti cavalli lo havimo
dato al Pisanello, nostro famiglio, ne havimo parlato cum luy, quale ve farrà ogni aconcio
che gli sia possibile, et cussì gli lo havimo ordinato strectamente. Al podestà de Varexio
scrivimo per la alligata che per la dicta casone de cavalli non se debbia intromettere né
impazarse in alchuna cosa della dicta valle, perché lo dicto Pisanello ha ad exequire
346

questo facto, perhò vogliati mandargli la dicta lettera.
Data Laude, die xxv septembris 1451.
Cichus.
774
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CASTELLANO DI PIZZIGHETTONE E AL LOCALE ZAMBOLO DI
GRADIRE GLI ORDINI DATI PER LA “BONA GUARDIA DE QUELLA ....FORTEZA”.
Castellano Pizleonis et Zambono ibidem.
1451 settembre 25, Lodi.
Havimo inteso li boni ordini posti per vuy a bona guardia de quella nostra forteza, et de
tutto restiamo consolati, benchè sempre ne restiamo cum l'animo repossato sula vostra
fede et cura et vigilantia. Quantum autem alla conventione del amico, restiamo avisati et
non accade dire altro. Della robba de quelli duy fanti mandati lì, noy scrivemo ad Michele
de Bataglia che subito ge la manda.
Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
775
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CASTELLANO DI CREMONA DI INVIARE AI DUE FANTI DI
PIZZIGHETTONE LA ROBA LORO.
Castellano Cremone.
1451 settembre 25, Lodi.
Aciò che quelli duy fanti hay mandati a Pizgitone habiano cum che vivere, volimo che tu gli
mandi la roba loro senza conditione alchuna, perché haverano pur a stare lì alchuni dì, co-
mo tu say.
Laude, xxv septembris 1451.
776
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BARTOLOMEO COLLEONI DI ESSERE INFORMATO CHE I
SOTTOELENCATI INDIVIDUI VANNO A VENEZIA E DA LÌ SARANNO CONDOTTI DA GIOVANNI
PAZZAGLIA A CANDIA.
192v Bartolomeo Cogliono.
1451 settembre 25, Lodi.
In questa hora siamo avisati da uno quale vene dal canto de là, che li infrascripti vano a
Venexia et che Zohanne Pazagli gli conduce et che da Venesia debeno essere mandati in
Candia. Et questo procede per opera delo amico che sappeti, sichè de tutto ve ne avisamo.
Laude, xxv septembris 1451.
Cesar da Martinengo,
messer Antonio da Martinego,
duy figlioli de dicto messer Antonio,
duy figlioli del dicto Cesar,
messer Marsilio da Gambia,
messer Aluyse Capriolo.
Cichus.
347

777
FRANCESCO SFORZA RISCRIVE A MANFREDO DA FORLÌ DI DARE LA LETTERA DUCALE AD
ANTONIO TRECCO CON CUI GLI VENIVA DETTO DI DARE ALL’AMMALATO UOMO D’ARME DUCALE,
CESARE DENTICE VENTICINQUE DUCATI.
Manfredo de Forlivio.
1451 settembre 16, Lodi.
Per fin a viiii dì del presente, nuy ti mandassimo una nostra lettera dirrectiva ad Anthonio
Trecho nela quale gli scriviamo che dovesse dare vinticinque ducati a Cesare Dentice,
nostro homo d’arme, quale tunc era amalato in quella cità, et pare, secondo n'è dicto,
Cesaro, che may non havuto li dicti dinary, neanche non è presentata dicta nostra lettera,
benché nuy alhora ti scrivissimo che lo deveste presentare. Dela qualcosa se
maravigliamo. Pertanto di novo te repplicamo et dicimo che debbii ritrovare ogni modo le
dicte lettere et presentarle al dicto Antonio, aciò che siano numerati dicti vinticinque ducati
al dicto Cesaro, perché possa supplire alli sui bisongni.
Ex Laude, die xvi a septembris MCCCCLI.
Cichus.
a Così in A.
778
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ANTONIO TRECCO DIA, COME SCRITTOGLI, A CESARE DENTICE
VENTICINQUE DUCATI PERHÈ POSSA PROVVEDERE AI SUOI BISOGNI.
1451 settembre 26, Lodi.
193r Anthonio Trecho thesaurario Cremone.
Per fin a dì viiii del presente, nuy te scripsimo che dovesti numerare vinticinque ducati a ad
Cesaro Dentice, nostro homo d’arme, quale tunc se trovava lì amalato, aciò ch'el podesse
farsi bene et curare la salute sua. Li quali dinary, dice dicto Cesaro, may non li haverli
havuti, de che se maravigliamo. Pertanto ti committiamo et volimo che, reputa b questa, gli
li debbi numerare, senza exceptione alcuna, aciò che possa provedere ali soy bisongni.
Data Laude, die xxvi septembris MCCCCLI.
Cichus.
a Segue d’oro depennato
b Così in A.
779
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL RETTORE DEI GIURISTI E ALL’UNIVERSITÀ DELLO STUDIO DI
348

PAVIA DI ADERIRE ALLE LORO RICHIESTE E DESIGNA GIOVANNI ANTONIO A BIDELLO DEI GIURISTI
E DI AVERNE DATO NOTIZIA AL CONSIGLIO SEGRETO.
1451 settembre 25, Lodi.
Rectori iuristarum et universitati felicis studii Papiensis.
Volentes libenter vestris honestis requisicionibus annuere, attentis potissimum virtutibus et
sufficientia quibus predictum asseveratis Iohannem Antonium, contenti sumus ut ipse
Iohannes bidellus sit et ita per presentes eum bidellum illius nostri felicis studii iuristarum
constituimus et deputamus, de qua re monitos etiam fecimus dominos de Consilio nostro
secreto ut si quid aliud in re ista fiendum consueverint ipsi statuant atque ordinent.
Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
780
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTATE DI DARE DA 12 A 15
DUCATI A “MAGISTRO” ANTONIO DA FIRENZE, PITTORE, CHE FECE”QUELLI NOSTRI LAVORERII DEL
CASTELLO AD MEDIOLANO”. SE NE VA DA MILANO ALLA RICERCA DI QUALCHE LUOGO SANO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 26, Lodi.
Vedereti quello ne scrive magistro Antonio da Fiorenza, pinctore, quale è quello che facea
quelli nostri lavorerii del castello ad Mediolano, per la inclusa. Pertanto aciò el se possa
partire da Mediolano et redursi in qualche loco sano, volimo provedati che l'habia qualche
a denaro, zoè xii fina in quindeci ducati, ma fati sia expedito presto, remossa ogni cagione.
Et in questo non sia fallo.
Laude, xxvi septembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Segue qualche depennato.
781
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE SI DIANO AL
CANCELLIERE DUCALE A FERRARA ANTONIO DA TREZZO 50 DUCATI D’ORO PER ESIGENZE DI
MAGGIOR DISTINZIONE PER I SUO SERVIZIO DUCALE
193v Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 26, Lodi.
Perché Antonio da Trezo, nostro canzellero, quale sta ad Ferrara, per alchuni respecti gli
bisogna vivere con altro ordine et advertentia, che non ha facto nel passato, volimo debiati
providere che de presente gli faciati dare ducati 50 d'oro quali poreti ad suo conto, cossì gli
fati restituire quelli deci ha speso in nostro servicio, como ve havimo per altre scripto et
como tu, Matheo, sei informato et alla retornato a in qua de ti, Matheo, veni cum ordine che
b faci contentare Antonio de questi 50 ducati.
Laude, xxvi septembris 1451.
Cichus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
a Così in A.
b Segue che ripetuto.
349

782
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE FACCIANO A “MAGISTRO”
GIOVANNI MATTEO FERRARI DA GRADO E A “MAGISTRO ANTONIO GUERRA, SUO AVVERSARIO,
“QUELLA PROVISIONE CHE VI PARERÀ IUSTA ET HONESTA”.
1451 settembre 25, Lodi.
Spettabilibus viris et dominis de Consilio secreto. a
Avimo inteso quello ne scriviti in questi passati respondendo ala nostra in li facti de
magistro Iohanne Mattheo Ferrari da Grado, et perchè esso magistro Iohanmatheo è stato
da nuy et similemente magistro Antonio Guerra, suo adversario, et l'uno et l'altro de loro
hano dicto le ragioni soe, remittiamo quista loro differentia liberamente ad vuy et vi
committiamo et volimo che gli faczerati quella provisione che vi parerà iusta et honesta.
Ex Laude, xxv septembris 1451.
Cichus.
a Tutta la missiva è depennata.
783
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SCEVA CORTI, LUOGOTENENTE DI PIACENZA, DI SCUSARSI CON
ALIBERTO (ALIAS ALBERTO) PIO DA CARPI PER AVERE FERMATO IL FAMIGLIO DI GIOVANNI DEL
CARRETTO E TOLTEGLI LE LETTERE. CIÒ FECE PERCHÉ NON SAPEVA CHE FOSSE SUO MESSO.
1451 settembre 25, Lodi.
Spectabili doctori domino Seve de Curte, locumtenenti nostro Placiencie.
Inteso quello ne haviti scripto dela detencione del famiglio de Iohanne del Carretto quale
andava ad messer Aliberto da Carpi et dele littere toltogli, ve ne commandiamo, ma perchè
messer Aliberto poreria fare el simile alli nostri che vano nanczi et indreto, el che non
vorriamo 194r per modo alcuno, volimo che subito faciati liberamente relaxare lo dicto
messo et restituirgli li littere et ogni altra cosa toltagli, et ulterius scriveti una littera piacivile
al dicto misser Alberto in excusasactone a vostra tunc dirgli che vui non destinesti lo dicto
messo credendo ch'el fossi di soy, ma solamente perchè alcune fiati sono portate littere
innanzi et indreto per parte de uno et aviti trovato essere per parte de un’altra et che, se
avisti creduto certamente ch'el fossi stato suo messo, non l'haveresti destenuto.
Ex Laude, die xxv septembris MCCCCLI.
Cichus.
a Così in A.
784
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI VARESE DI AVER AFFIDATO AI MEMBRI DEL
CONSIGLIO DI GIUSTIZIA LA VERTENZA TRA GLI UOMINI DEL BORGO DEL VICARIATO DI VARESE E I
CITTADINI MILANESI LÌ ABITANTI, PER LA TASSA DEI CAVALLI. SI ATTENGA ALLA DECISIONE DEI
CONSIGLIERI DI GIUSTIZIA.
Potestati Varexii.
1451 settembre 26, Lodi.
Intese le diffirentie suborte fra l'homini nostri del borgo del vicariato de Varexe et gli citadini
de Milano, habitanti là, per la tassa deli cavalli, mandiamo là ad alogiare et volendo che la
cosa passi recto tramite, ita che veruna delle parte non habia legiptima casione de
350

querella, havimo scripto et committuto al nostro Consciglio de iustitia che conoscano quid
iuris superinde. Et demum scrivano ad vuy, quid sit executioni mandandum et ita vobis
scribimus et mand(am)us ut id executioni mandari faciatis quod ab ipsis vobis fuerit
ordinatum.
Data Laude, die xxvi septembris MCCCCLI.
Iohannes.
785
FRANCESCO SFORZA PERORA PRESSO BARTOLOMEO COLLEONI LA PACIFICAZIONE TRA IL
CONDOTTIERO E GIOVANNI ROZONO, LIVENZIATO DAL COLLEONI, ASSICURANDOLO CHE
GIOVANNI È UOMO “VOSTRO, DEL QUALE VE POTITI FIDARE”.
194v Bartholomeo Cogliono.
1451 settembre 26, Lodi.
E' venuto da nuy el strenuo Iohanne Rozono de malavoglia et malcontento segondo
comprendimo dubitandose habiati pigliato ruzine et rancore verso de luy, et dice che gli
haviti data licentia. Avenga che luy may ve domandasse licentia cum proposito de partirse
da vuy et anche è verosimele che, havendove seguitato in ogni vostro caso, cussì adverso
come prospero, adesso non cercharia de partirse da vuy, ma, credendo nuy, che debba
essere stato qualche corrozo e subito moto che acade molte fiade, non solum fra li perfecti
amici, ma fra li fratelli et patre e fiolo. A nuy pare, atento che l’e zintilhomo dabene,
animoso e gagliardo, che se vergognaria fare una cativanza, cazato da casa sua non per
suo vitio ma per homo de reputatione et de extima, considerato che è vostro, del quale ve
potiti fidare, et de simili homini se vol far caneva, che vuy lo debiati recogliere e conciliarvi
cusì et acceptarlo et farne capitale cum bono tractamento. Del che, siamo certissimi, vi
trovariti ogni dì ben contento, et a nuy fariti piacere assay.
Data Laude, die xxvi septembris MCCCCLI
Iohannes.
786
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL VESCOVO DI NOVARA CHE VOGLIA RIMETTERE GIOVANNI
COLONNA NEL GODIMENTO DEL BENEFICIO AVUTO PER ANNI E DI CUI È STATO PRIVATO DAL
PRETE PAOLO DE ALGIO.
1451 settembre 25, Lodi.
195r Domino Bartholomeo Episcopo Novariensi.
Graviter conquestus est coram nobis dominus Ghirardus de Columna, dilectus noster,
quod a quodam presbytero Paulo de Algio de facto privatus fuit quodam eius benefitio,
quod plures iam annos possedit et pacifice tenuit in diocesi vestra Novariensi, instatque
apud nos pati nolumus quod exinde violentiam patiatur. Attendentes, igitur, honestam eius
requisitionem, paternitatem vestram hortamur et honeramus providere libeat quod eidem
domino Ghirardo ius fiat summarium et expeditum adversus eundem presbiterum Paulum,
reponi ipsum faciendo in et possessionem eiusdem beneficii, si et in quantum de iure
restituendus sit.
Ex Laude, die xxv septembris MCCCCLI.
Cichus.
787
351

FRANCESCO SFORZA ORDINA A SIMONE DA SPOLETO DI PORTARSI A CASTELLEONE, SONCINO E
ROMANENGO E CONVINCERE GI UOMINI DI DETTI LUOGHI DI DARE ALLE GENTI D’ARME, IVI
SISTEMATE , QUANTO SI SUOLE DARE PER IL ORO VIVERE.
Ser Simoni de Spoleto.
1451 settembre 26, Lodi.
Havimo inteso quello ne scrivi, al che rispondendo, dicimote che tu debii andare ad Castel-
lione, Soncino et Romenengho, dove allozano quelli nostri homini d’arme et cum quelli
homini ordinariis che provedano ad essi nostri homini d’arme del vivere loro, segondo fano
l'altre terre et lochi nostri del Cremonese alli altri homini d’arme nostri per le boche et
cavalli vivi che se retrovano havere. Et questo tenta de fare cum bono et honesto modo, et
cum piacevole parole, più te sarà possibile, purché se vengha al effecto.
Laude xxvi septembris 1451.
Cichus.
788
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ANGELO DE CAPOSELVIS IMPEDISCA AI BALESTRIERI DI
RITORNARE A CAMAIRAGO PER VENDICARE UNO DI LORO AMMAZZATO DAI LOCALI CHE SI
DIFENDEVANO “VEDENDOSSE TORTEZARE “.
Angelo de Caposelvis.
1451 settembre 27, Lodi.
Venendo alchuni delli nostri balestreri in là et trovandosse a Camairago, pur facendo dele
sue a modo usato, hanno pigliato questione cum quelli homini da Camayrago et li homini,
vedendosse tortezare et volendosse deffendere, finalmente in la questione è morto uno
d’essi nostri balestreri, el quale, segondo siamo informati, se ha comprato el male a dinari
contanti. Et perché ce è stato referito che l'altri soi compagni gli vano menazando retornare
là e dire e fare male assay, volimo che tu guardi bene, per quanto tu hay cara la gratia
nostra, che non gli andasseno né se movano ad excesso veruno, perché imputaressimo te
et a loro daressimo intendere che non fano bene et in modo che cognoscerebeno noy
essere corezati davero.
Laude xxvii septembris 1451.
Cichus.
789
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL PODESTÀ DI PONTECURONE ESEGUA QUANTO GLI DIRÀ
LUDOVICO DA BOLOGNA PER NARDO DA NARDO, DA LUI ARRESTATO.
195v Potestati nostro Pontiscoroni.
1451 settembre 27, Lodi.
Nuy scrivemo ad Lodovico da Bologna quanto volemo se exequisca sopr'al facto de quello
Nardo da Nardo, quale sentemo hay substenuto. Pertanto in quello te dirà, crederali,
exequendo el suo dire. Et non manchi per niente.
Data xxvii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
790
FRANCESCO SFORZA DICE AL CONDOTTIERO PETRINO DA BERGAMO CHE DEL SUO COMPAGNO
CHE SE NE È ANDATO VIA CON LASUA ROBA NON DEVE CURARSI D’ALTRO SE NON INDIVIDUARE
“SE ERA DEFECTOSO O NON”. DICA AGLI ALTRI SUOI UOMINI DI NON COMMETTERE ECCESSI DI
352

Petrino de Berghomo, armorum ductori.
SORTA.
(1451 settembre 27, Lodi).
Veduto quanto ne scrivi in non havere possuto havere quello tuo compagno per essere
absentato cum la soa robba, non ne occorre dire altro se non che te poi bene accorgere se
era defectoso o non, pur da poy non gli è, vada cum Dio. Ma ben te confortamo vogli per
tal modo monire li altri toy che non incorrino in tal excesso che se ne penteriano, et, oltra
de ciò il deve fare per non attribuirte ale spalle questo nome, che se dica che li toy siano
quelli facciano il male.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
791
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMUNE E AGLI UOMINI DI “TRIVOLO”, CHE INTENDONO
FORTIFICARE QUEL LUOGO, DI MANDARE VOLENTIERI IL RICHIESTO FAMIGLIO DUCALE MONTE:
VUOLE SIA UBBIDITO IN TUTTO QUELLO CHE DIRÀ CIRCA DETTA FORTIFICAZIONE.
Comuni et hominibus Trivoli.
(1451 settembre 27, Lodi).
Veduto quanto ne scrivete in volere fare fortificare quello loco et ad ciò che piutosto se
expedisca, ce requedete vogliamo mandare lì cum questa comissione Monte, nostro fami-
glio, dicemo che ce piace et siamo molto contenti item fortifichiate. Et per condescendere
ala requesta vostra, eccho che, de bona voglia, mandamo ad stare là Monte predicto, al
quale habiamo data dicta comissione. Il perché ve comandiamo debiate credere et obedire
a luy circha la dicta fortificatione et altre cose concernente quella, quanto ala nostra propria
persona.
Data ut supra.
792
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AGLI ARMIGERI E AI SOCI DEL DEFUNTO PIETRO UNGARO E DI
FERRAGUTI, ALLOGGIATI NEL TORTONESE, DI ESSERE CONTENTO CHE QUANTI DI LORO
BARTOLOMEO COLLEONI VUOL PRENDERE AI SUOI SEVIZI, ACCETTINO.
1451 settembre 27, Lodi.
Armigeris et sociis quondam domini Petri Unghari et Feraguti allogiatis in Terdonensi.
Mandando da vuy il magnifico Bartholomeo Coglione per condurre o tucti o parte de vuy a
li soy servitii, semo contenti, et così, per tenore dela presente, ve concedimo libera licentia
ve conduchiate et restate cum secho confortandove ad sequire la volontà soa, che facendo
così li sia grata reputarimo il facciate ad nuy, et non dubitamo luy ve haverà per ricoman-
dati, avisandove che habiamo ordinato et scripto lì ad Ludovico da Bologna che faccia fare
il debito ad quelli se condurranno et che li lassi stare in li soy allogiamenti.
Data Laude, xxvii septembris 1451.
793
FRANCESCO SFORZA REPLICA A RAFFAELE ZACCARIA, CAPITANO DEL DIVIETO DELLA
LOMELLINA, L’ORDINE DI RESTITUIRE I BUOI AI MASSARI DI “MAGISTRO” LUDOVICO RABAGLIO,
MEDICO DI VERCELLI, LORO TOLTI PER LA TASSA DEI CAVALLI. SE TALI BUOI FOSSERO STATI
VENDUTI, IL DUCA VUOLE CHE SE NE ANNULLI LA VENDITA. IL DUCA INFORMA, ANCORA, CHE DETTI
353

MASSARI SONO DISPOSTI A PAGARE LA LORO QUOTA , MA PREMESSA LA SUACCENNATA
RESTITUZIONE.
1451 settembre 27, Lodi.
196r Raphaeli de Zachariis, capitaneo devetus Lomelline.
Havendote per altra nostra lettera scripto dovessi far rendere in deretro li bovi ad quelli
massari de magistro Lodovico Rabaglio, medico cittadino de Verzelli, quali gli foron tolti per
casone de taxe de cavalli, perchè se offeriva de stare ad raxone, ne merevigliamo non gli li
habbi facti rendere. Per la qualcosa habiando, dicto magistro Lodovico per nostro caro et
intimo amico, volemo che, subito recevuta questa, facci restituire dicti bovi ali soi massari
da qualuncha li havesse et, se fosseno venduti, fare retornare inderetro la vendita. Et
questo non manchi per cosa alcuna del mondo, che, manchando, ce doleressimo de ti,
avisandote che dicto magistro Ludovico è romaso cum nuy de voler far fare il debito ali dicti
soy massari per la rata li tochasse de paghare ad loro, dummodo non siano astrecti ad
paghare, né retenuti dicti bovi, per quello fosseno tenuti ad paghare l'altri. Et parendoce
questo raxonevole, et anchora per respecto che portiamo amore ad luy, volemo così
exequischi et fa che non ne habiamo altro rechiamo, habiando per ricomandati luy et li soy
massari in caduna cosa. Et similiter ne scrivemo ad Lanzilotto Crotto.
Data xxvii, septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
In simili a materia scriptum fuit Lanzilotto Crotto.
a Segue forma depennato.
794
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE FRANCESCO DE GEORGIS, COMMISSARIO PER GLI
ALLOGGIAMENTI, SOLLECITI DONNA LUCHINA AD ONORARE QUANTO LE TOCCA DARE PER TRE
MESI PER IL CASTELLO DI MILANO,CORRISPONDENTE A 30 DUCATI D’ORO PER CARRO E
CONSEGNANDO, POI, SENZA INDUGIO IL DENARO A FILIPPO D’ANCONA, DEPUTATO AI LAVORI DEL
CASTELLO.
1451 settembre 27, Lodi.
Francisco de Georgiis, commissario super allogiamentis equorum.
Atenduta la importantia del lavorio del nostro castello de Milano, havemo scripto ala
magnifica madonna Luchina del Verme et ala nostra communità de Parma con le terre
conrespondente ala ciptà, che vogliano farti numerare li denari de tre mesi proximi
advenire per la parte del carrezo che li tocha, a ragione de trenta ducati d'oro el mese per
ciascuno carro, li quali denari postea tu habi ad numerare ad Filippo d'Ancona, deputato al
dicto lavorero del castello. Et perché la cosa richiede celerità, volemo che tu insti con la
prefata madonna Luchina la consecutione de dicti denari che tocano a lei et ad li suoi, et
postea etiam intendote con quelli fanno per la dicta nostra communità di Pavia, attenderai,
bisognando, ala executione de quelli tocano ad quella et ale terre conrespondente. Et de-
inde de tucti li denari farai el numerato al dicto Filippo d’Ancona.
Data Laude, die xxvii septembris 1451.
Cichus.
795
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DEL DISTRETTO DI CREMONA CHE IL DIVIETO DI
CONDURRE VETTOVAGLIE IN TERRA VENEZIANA È LIMITATO ALLE BIADE E AL BESTIAME PER NON
DAR MODO AI DAZIERI DI RICHIEDERE UN RISARCIMENTO DEI DAZI MANCATI. OSSERVA , POI, CHE
SONO I FAMIGLI DEL CAPITANO I MAGGIORI “FROSATORI”, PERCIÒ VUOLE CHE VENGANO AMMONITI
354

196v Capitaneo districtus Cremone.
PER TALE LORO SOPERCHIERIA.
1451 settembre 27, Lodi.
Per l'ordini havemo facti che non se possa conducere dal canto nostro victualie alcune al
canto de Veniciani, como sei informato, li daciarii nostri de Cremona hanno mandato da
nuy lamentandose che li è gran danno ali loro dacii et per questo domandano restoro. Per-
tanto per levare la casone ali dicti dacierii de domandare dicto restauro, volimo che lassi
andare e venire le victualie da l'uno canto a l'altro, como se soleva, excepto biade et
bestiame. Et cussì avisaray tucti quilli nostri famegli sonno su quella rivera in quelle parte,
sul dicto devoto, che faciano et exequiscano ancora loro, cioé che lassanno passare le
victualie, excepto biade et bestiame, como è predicto. Preterea, perché intendimo che li
tuoy famegli sonno quilli, li qualli, non solum fanno la scorta ali conducitori de biave et be-
stiame contra l'ordini nostri, ma loro proprii ne conducono più che non fa la maior parte deli
villani del Cremonese, et se gli faray guardare in casa loro gli trovaray molto più biade che
non sia in casa del a più richo villano del Cremonese, el che molto più ne rencresce de
loro, qualli denno vetare ali altri, che deli altri. Volimo che li admonischi in modo che non
faciano più per l'avenire simile novelle, avisandote che se ne sentiremo più cosa alcuna ne
serà necessario far despiacere a qualchuno de loro, in modo che darano exempio ali altri.
Laude, xxvii septembris 1451.
Iohannes.
a Segue la maior parte depennato.
796
FRANCESCO SFORZA DICE A RAFFAELE PUGNELLO DI DARE, PER QUASI SINGOLARE LIBERALITÀ,
A GIACOMAZZO LA METÀ DELLE TASSE CHE SI DEVONO RISCUOTERE.
Raphaeli Pugnello.
(1451 settembre 27, Lodi).
Veduto quante ne scrivi et chiarisce per toa lettera deli cavalli per li quali messer Iacomac-
cio per lo passato gli è manchato allogiamento, et cetera, te respondemo che, siando que-
sta cosa passata como ella è, seria difficile ad posserla conoscere, nondemeno, volendo
usare munificentia et liberalità verso il dicto meser Iacomacio, cosa che in simile grado
faressemo ad pochi, semo contenti che tu facci contento il dicto messer Iacomaccio dela
mittà de quello dice resta ad havere dele taxe se restano ad riscotere, che, segondo ce
dice questo suo, ala raxone de messer Iacomaccio montaria in tucto cicha libre
quattrocento o chircha.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
797
FRANCESCO SFORZA DICE A PIETRO GIOVANNI DA CAMERINO DI PORTARSI DA LUI.
197r Petro Iohanni de Camerino.
1451 settembre 27, Lodi.
Perché habiamo ad conferire alcune cose cum tiche, pertanto veneray da nuy recevuta
questa.
Data, xxvii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
355

798
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUDOVICO DA BOLOGNA CHE SI MERAVIGLIA COME DALL’ELENCO
INVIATOGLI RISULTINIO COSÌ POCHI CAVALLI DI PIETRO UNGARO. DICA AL CASTELLANO DI DARE
PER IL DUCA IL CAVALLO CHE HA. DICE A LUDOVICO CHE HA RICHIESTO IN RITARDO LE “BARDECE”
PER EGANO: SONO ANDATE GIÀ AD ALTRI. SE VI FOSSE QUALCUNO CHE DICESSE CHE PIETRO
UNGARO GLI AVEVA DATO QUESTO O QUELLO, LO SI FACCIA GIURARE, ASSICURANDOLO DI UN
RISCONTRO DI QUANTO HA GIURATO, PRESSO LO STESSO PIETRO, “PERCHÉ LU È VIVO” E CHI
AVESSE GIURATO IL FALSO DOVRÀ RESTITUIRE IL DOPPIO DI QUANTO HA AVUTO. IL DUCA SI DICE
CONTENTO CHE I COMPAGNI DI PIETRO E DI FERRAGUTO SI ACCONCINO PRESSO IL COLLEONI,
MANTENENDO PERÒ I LORO ALLOGGIAMENTI, MENTRE GLI ALTRI SE NE POSSONO ANDARE LIBERI,
MA “NON VADANO DE LÀ”(DAI VENEZIANI). VEDA DOVE SI TROVANO LE ROBE DI PIETRO DATE IN
PEGNO. SE IL MARCHIONE È FUGGITO PER NEGLIGENZA DELLE GUARDIE, QUESTE PAGHINO IL
RONZINO E QUANTO HA PORTATO VIA. SI LIBERI NARDO DA NARDO E SI ARRIVI, TRA L’ALTRO, A
DIRE CHE È FUGGITO PER NON ECCITARE QUELLI DI CASTELNUOVO.
1451 settembre 28, Lodi.
Ludovico de Bononia super allogiamentis Terdone.
Respondendo ale continentie de più toe lettere, dicemo che, vedendo la lista deli cavalli et
robba de domino Petro Ungharo molto ce semo meravigliati non li sia altro che quello in
essa se contene et che fosse così povero non lo possiamo credere. Il perché vederay de
intervenire altramente che non hay facto, dove sonno li altri soy cavalli et robba et vedi de
haverli in le mani et mandace tucto. Ma quella robba et cavalli sonno in la lista deli soy et
quello havessi trovato più fine ala recevuta de questa, mandarace tucto subito et non
tardare, perché stamo in partirse.
Diray al castellano te dia quello cavallo et mandacelo, et se deve havere niente da domino
Petro, se faccia paghare per altra via, perché nuy intendemo essere li primi, perché lo credito
nostro va inanzi, benché pocho li sia. Le bardece requedi per Eghano, sey stato tardo
ad demandarle, perché le habiamo promesse et date ad altri, siché mandarace ambe doe
le para.
È stato da nuy questo Dominico facendoce instantia gli vogliamo far dare quello ronzino
hay presso de te, et volendo far prova per questo altro homo d’arme che domino Petro gli
lo haveva dato, quando lo astrengessemo alo iuramento, non testificò cosa fosse per luy,
siamo contenti anchora ad soa requisitione a che trovandose alcuno voglia iurare che
domino Petro gli lo havesse dato, che sia suo. Ma darali il iuramento como se deve et dirali
habia advertentia che, iurando de sì, cercharimo poi de saperlo da domino Petro predicto
la verità perché luy è vivo et se luy dice altramente, gli ne farimo pagare poy ad quel tali
doy. Caso non se trovi alcuno voglia deponere questa testimonianza, como nuy dicemo,
volemo che cum li altri cavalli ce mandi il predicto. Et non manchi per cosa del mondo. Et
similiter ce mandaray el liardo, et l'altro mulo che habi dato il compagno ad Petro, ne siamo
contenti.
197v Siamo contenti quelli compagni de domino Petro et così quelli de Feraguto se
acconcino cum il magnifico Bartholomeo Coglione et così nuy li scrivemo per l'alligata
littera, confortandoli ad ciò. Quelli se conciaranno, lassaray stare fermi neli soy allogiamenti
et ordina li sia facto il debito et che siano per ridomandati. L'altri non volesse torre luy,
darali licentia cum li cavalli et robbe loro et vedi non vadano de là, ma fa che vegnano dala
via de qua, ordinando, prima se partino, che satisfacciano et paghino chi dovesse havere
da loro, habiando de là fra li nostri alcuno debito particulare, non intendendo però paghino
le cose havesseno havute per taxa et per ordene, come è dato ali altri.
Circha la parte dela excusa fay dela imputatione te habiamo data, che non hay saputa
guidare questa cosa, et cetera, non dicemo altro per adesso ma, se non è stato tuo defec-
to, ce piace.
356

Habiamo vista la confessione de Zorzo, quale ne hay mandata, la quale, quantunche
condamni et domino Petro et luy b, tamen anchora non dice tucto quello ha agitato, et
perché nuy habiamo informatione che luy procurava per la fuga de certi altri, overo luy sa
quello è de questo facto, volemo che lo retegni socto bona custodia et vedi de intervenire
et sapere da luy cum bone parole et se quelle non bastano, cum menaze et poy cum la
tortura, dagandogline tante che confessi il tucto. Et depoy ce avisa como haveray facto,
facendo questa cosa segreta.
Volemo intervegni molto bene dove fosseno dele cose del dicto domino Petro in pegno et
de tucto, cosa per cosa, ne fa uno bello inventario et dela valuta d’esse et per quanto
sonno in pegno et chi l’à, et avisacene, ma vedi de sapere il vero facendo tucto tenere ad
nostra petitione.
Similiter ce avisa per bella lista, li panni et cose sonno presso la sua femena, quale non
demino vogliamo siano soe.
Se quello Marchione è fugito per defecto dele guardie, che le guardie o le sicurtà siano
constrecte ad paghare lo ronzino et quello se havesse portato, et anchora che stiano ad
raxone, se le condemnasse ad paghare il danno portiamo, per non possere sapere da
Marchione predicto dove sonno le altre robbe de domino Petro, dele quale, secondo il dire
dela femena, luy ne haveva informatione.
198r Restamo avisati de quelli 50 cavalli de lanze spezate se deghono partire hogi per
andare in Parmesana dove non occorre dire altro se non che vedi de exequire l'ordene hay
cum nuy circha li allogiamenti de quelli del magnifico Bartholomeo, avisandoce nome per
nome de quelli se condurranno da novo cum luy et li cavalli hanno et quanti ne veneray ad
allogiare de l'altri.
Ne meravigliamo che se trovano manchi de presente tanti cavalli dela compagnia de domi-
no Petro, habiando havuto allogiamento per assay più, et quantunche tu diche che sonno
morti et che facessono de quelli de altri, questo torna in grande toa commendatione, pur
non dicemo altro al presente.
Non sappiamo cum quanta honestà ce possiamo passare per la liberatione de quello Nar-
do da Nardo, quale, quantunche meritasse essere punito delo homicidio comesse, tamen,
scrivendoce quello tu ce scrivi, semo contenti redurcelo ala nostra gratia et così li
perdonamo. Et perché se se liberasse et venesso ale orechie de quelli da Castelnovo, ce
seria grande incarcho, semo contenti guidi questa cosa per modo che né loro né altri il
vegna ad sapere, overo dare ad intendere che se ne sia fugito, overo tenire secreto la
liberatione sua, quale semo contenti facci liberare, et però scrivemo al potestà per l'aligata
littera che te debia dare fede et fare quello tanto li diray circha questo facto et, liberato,
manderalo ad alogiare da longi in logo che non ne venghano ad havere notitia dicti da
Castelnovo, che quando loro il sapessono, se doleriano de nuy se non fesseno raxone.
Como habiamo dicto non manchasse per niente che non ne mandasse quello cavallo ha il
castellano et così li di’ per nostra parte che t'el dia et mandacelo, altramenti li daressemo
ad intendere non ce piaceria.
Avisarace per toa littera quanti cavalli sonno al presente lì ad Pontecorono, quanti gli ne
restano de quelli se condurranno novamente et quanti gli ne toccano, et avisarace subito.
Data Laude, xxviii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
a Segue che trovandose ripetuto in A.
b Segue procurarava per la fuga de certi alttri , overo lui sa depennato.
799
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ D’ALESSANDRIA DI OSSERVARE QUANTO È STATO GIÀ
SCRITTO A PROPOSITO DEGLI ESENTI.
1451 settembre 27, Lodi.
357

198v Potestati Alexandrie.
Sonno venuti da nuy li ambassatori de quella comunità quali, tra l'altre cose, ne hanno
rechiesti vogliamo provedere che una sententia data per lo tuo vicario contra li exempti de
quella terra a dì xxviii de zenaro, sia mandata ad exequtione et se observino li capituli loro.
Pertanto ad ciò che essa comunità non se possa aggravare dela inobservantia dessi capituli,
deliberamo et volemo che tu li mandi ad executione et nel facto d’essi exempti
observi quello te havimo scripto per lo passato, et maxime quello declarassemo per una
nostra lettera patente data a dì quattro de decembre de l’anno proximo passato.
Ex Laude, xxvii septembris 1451.
Cichus.
800
FRANCESCO SFORZA RISPONDE A GIORGIO CASTRIOTO, SIGNORE D’ALBANIA, CHE DARE L’AIUTO
AL SUO PAESE CONTRO IL FIGLIO DEL GRAN TURCO È UN DUPLICE DOVERE, SIA PER FAVORIRE LA
FEDE CRISTIANA, SIA PER IMPEDIRE L’AVANZATA AGLI INFEDELI. AIUTI, PERÒ, POSSONO VENIRE
SOLO PER MARE E IL DUCA NON È NELLA CONDIZIONE DEI VENEZIANI E DEI GENOVESI. D’ALTRA
PARTE NON PUÒ FARE MOLTO PERCHÉ IL SUO PAESE È “DESFACTO PER LE GUERE PASSATE ET
ETIAMDIO PER LA PESTE, QUALE È STATA ET È GRANDISSIMA”.
Domino Georgio Castrioto, domino Albanie.
1451 settembre 28, Lodi.
Illustrissime princeps et excellentissime domine tamquam frater noster carissime, havemo
recevuto una lettera dala signoria vostra per la quale ne advisa delo straciamento facto
l'anno passato per lo gran Turcho ala terra vostra de Croya et del detrimento dato ali chri-
stiani, et etiamdio ne advisa del figliolo d'esso Turcho, quale con gran gente se approxima
al vostro paese. Ulterius havemo inteso la rechiesta che ne fa la signoria vostra de qualche
ayutorio, al che, rispondendo, dicemo che l’animo et desyderio nostro seria sempre et è de
aiutare et favorire la fede christiana, sì perché è debito nostro et de cadauno fidele
christiano de cussì fare, sì etiamdio per a prohibire che li infideli non vengano tanto inanze
che possino da poy opprimere el resto dela christianità. Et certamente se a nuy fosse
possibile dare tanto favore ala signoria vostra che fosse sufficiente, non 199r solamente
a contrastare, ma etiamdio a batere el figliolo del grande Turcho con tuta la possanza soa,
lo fariamo più voluntiera con affecto che non dicemo con parole. Ma, come la signoria
vostra sa, tale ayuto non se porria dare ala signoria vostra se non per mare et nuy non
havemo a fare alcuna cosa in mare, come hanno Venetiani, Zenovesi et molti altri signori
et segnore, immo siamo molti lontani. Preterea advisamo essa vostra signoria che questo
nostro paeso è molto tribulato et desfacto per le guerre passate et etiamdio per la peste,
quale è stata et è grandissima in queste parte, per le quale casone non ne pare possibile
poterve mandare, de presente, ayuto né favore alcuno. Nondimeno pensaremo uno pocho
meglio sopra questa facenda et per quale via se possa mandare tale subsidio et, redrizate
uno pocho meglio le cose de qua et cessate da dicta peste, se sforzaremo mandare ala
signoria vostra tucto quello ayuto et favore che ne serà possibile, come etiamdio havemo
dicto più largamente a l'abbate Labaro, vostro fidele, ala relatione del quale piaccia alla
signoria vostra credere et dare piena fede come ale nostre prope.
Data Laude, die xxviii septembris 1451.
Cichus.
a Segue favorire depennato.
801
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SIMONE DA SPOLETO DI TROVARE ALLOGGIAMENTI PIÙ VICINI PER
358

Ser Simone de Spoleto.
GI UOMIN DI ANTONIO LANDRIANO.
1451 settembre 27, Lodi.
El spectabile Antonio da Landriano ne dice che hay assignato al suo canzellero li lochi
descripti in questa cedula inclusa per logiamento delli soy, li quali dice luy essere troppo
lontani dali soy, excepto alchuni lochi, quali acceptarà se gli sono propinqui, como tu vede-
ray per la dicta lista. Pertanto siamo contenti et cossì volimo che gli provedi deli dicti
logiamenti opportunamente, aciò che gli dicti soy se possano allozare et noy non habiamo
a scriverte più per questa casone.
Laude, xxvii septembris 1451.
Cichus.
802
FRANCESCO SFORZA ASSICURA FILIPPINO DE TROTIS DI AVERE SCRITTO A RICCIARDO DI
“AVENIONO “ PERCHÉ GLI PROVVEDA QUANTO È NECESSARIO PER L’INVERNO. SCRIVE CON
L’ALLEGATA AI MAESTRI DELLE ENTRATE PER LE MUNIZIONI E LE PAGHE RICHIESTE
199v Filipino de Trotis.
1451 settembre 28, Lodi.
Veduto quanto ne scrivi per la tua letera te respondemo, et quanto ala parte che non
poterai stare lì questa invernata se non se provede ad farli fare qualche cossa, dicemo che
per caxone de ciò scrivemo in opportuna forma ad Ricciardo.
Al facto dele monetioni et dele toe page scrivemo similiter per la ligata littera in expediente
forma ali nostri Magistri dele intrate.
Data Laude, xxviii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
803
FRANCESCO SFORZA ORDINA A RICCIARDO DI AVENIONO DI PREPARARE “QUALCHE STANTIE”
DELLA FORTEZZA DI MONTEBARRO PERCHÉ IL CASTELLANO E I SUOI POSSANO STARCI ANCHE
D’INVERNO.
Ricciardo de Aveniono.
1451 settembre 28, Lodi.
Il castellano da Montebaro ce scrive che lì a quella forteza non gli è lavorato quasi niente et
che se non se li fa fare qualche stantie dentro, dove possa stare luy et li soy, questa
invernata li serà forza per lo fredo et nevi abandonare quela fortezza. Il perchè parendoce
diche el vero, volemo atendi ad far fare qualche stantia dentro dove possano redurse et in
questo mezo poteray lassare stare il murare dela tore, perchè ad ogni tempo se poterà ad-
tendere ad quella.
Ex Laude, dia xxviii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
804
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI DARE AL CASTELLANO DI
MONTEBARRO DELLE MUNIZIONI E “QUALCHE DENARI DEL SUO SERVITIO”.
1451 settembre 28, Lodi.
359

Magistris intratarum.
Il castelano de Montebarro ce ha scripto de presenti gravandose che non gli havite may
mandato quelle monetioni per le qualli altra fiada ve fo scripto et etiam ce requede gli volia-
mo fare dare qualche denari del suo servitio, ad ciò possa substentare li compagni et
comparare qualche vitualie al presente, che è la stasone, per usso suo et deli soy.
Pertanto, receuta questa, vogliate fare qualche provixione sopra de ciò per modo che
quella forteza habia qualche fornimento et che luy et li soy li posseno star et che non li se
dia materia de habandonarla.
Ex Laude, die xxviii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.
805
I MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE DANNO A FRANCESCO SFORZA NELLE MORE DELLA
SENTENZA DELLA CAUSA TRA LA CAMERA DUCALE E I CIPELLI (ZIPELLI), IL LORO PARERE NON
POTENDOSI AVERE LA SENTENZA PER L’ASSENZA DEL PROCURATORE DELLA CAMERA DUCALE E
DEL NOTAIO E NON ESSENDO ANCORA STATA MANDATA LA CITAZIONE PRESENTATORIA AGLI
CIPELLI.
1451 settembre 26, Chiaravalle.
200r Illustrissime et excellentissime domine, et cetera, havendo nuy havuti molte lettere
dala signoria vostra che vogliamo dare fine ala questione ha la Camera vostra ducale cum
li Cipelli et quanto più presto se può, stando anchora qui Raboto Landecho el quale
bisogna se parta subito de qui, per littere della signoria vostra, et non possendo luy
aspectare se dagha la sententia, la quale non se pò dare cossì presto, perché non è qui lo
procuratore della Camera, il quale bisognaria essere presente alla sententia la quale,
altramente, non valeria, non gli stando qui anchora alchuno notaro il quale roghi dicta
sententia, non stando anchora mandata la citacione presentatoria alli dicti Zipelli a oldire la
sententia per l'absentia del procuratore dela Camera, la quale citacione sia mandata a tutti
quelli Cipelli da homo in homo, deli quali, alchuni de loro, sono in Vercellese et in altre
parte. Per non stentare più Rabotto, del quale non è suo mestero andare dreto a simile
questione, a noy è parso de avisare la excellentia vostra del nostro parere. Il quale parere
diremo sempre cossì per sententia, como per questa lettera, cioé che la ducale Camera o
lo suo procuratore, la quale è succeduta in loco de Inocente Cotta, debia fire restituita alla
possessione delli beni da Maleo et da Marcho cum li fructi percepti per dicti Cipelli et da
essere percepidi, li quali beni, poy la morte dello illustrissimo signore duca passato, dicti
Zipelli havevano pigliato et golduti de facto, reservato ogni rasone in el petitorio alli dicti
Cipelli, si et in quanto se trovano havere alchuna rasone in dicti beni. Questo è lo nostro
parere et le rasone ne move a scrivere questo son molte, le quale non scrivemo al
presente per non tediare la excellentia vostra. Et li testimoni producti per dicti Cipelli fano
pocho a proposito del possessore domanda la ducale Camera, perchè altre volte havendo
el padre de Inocente Cotta messo dicti beni alla chrida in Lode, segondo li ordini ducali,
comparseno dicti Cipelli et disseno che loro erano stati spoliati delli dicti beni per Zanon de
Capite Istrie, et nonobstante quella comparicione fo pronunciato contra dicti Cipelli, como
appare per publico instrumento. Po’ mò la signoria vostra imponere al Referendario de
Lode vada alla possessione delli dicti beni. Et in quanto la signoria vostra voglia se dagha
la sententia quando sarà qui lo procuratore della Camera et lo notaro, se farà tutto quello
comanda la signoria vostra, ma perché Rabotto non pò stare qui, havimo però voluto
avisare essa signoria del nostro parere. Alla quale sempre se reccomandiamo.
Ex monatterio Claravallis, die xxvi septembris 1451.
Vestre excellencie fidelissimi servitores Magistri intratarum vestrarum extraordinariarum.
360

806
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MAGENTA DI INFORMARSI SE REALMENTE
GIOVANNI SACCO È MORTO SENZA EREDI. IN TAL CASO ACCERTI CHE BENI HA LASCIATO, QUANTI
SONO, CHE SONO, COME SONO, DOVE SONO.
200v Potestati Mazente.
1451 settembre 28, Lodi.
Havimo informatione che l’è passato de questa presente vita Iohanne de Sacche et non ha
lassato herede veruno, il perchè li soy beni sariano pertinenti et debuto alla Camera nostra.
Pertanto volimo et te commettimo che statim tu te informi de ciò, videlicet, se l’è morto
senza herede et che beni ha lassati et de quanta valuta et dove sono et che, e como, et del
tutto subito ne avisa per toe lettere.
Laude. xxviii septembris 1451.
Cichus.
807
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MAESTRI DELE ENTATE STRAORDINARIE DI VOLERE CHE LA
SENTENZA NELLA CAUSA TRA LA CAMERA DUCALE E GLI ZUPPELI AVVENGA NEL RISPETTO DELLE
DEBITE FORMALITÀ. INSINUATO CHE I MAESTRI DELLE ENTRATE SI SONO SCARICATI DI RABOTTO
LANDECH MANDANDOLO DA LUI, VUOLE CHE , DATA LA SENTENZA, SE NE TRASMETTA UNA COPIA
A DETTO RABOTTO E CHE, PRESENTATESI IL PROCURATORE E IL NOTAIO, DETTA SENTENZA
VENGA PROFERITA ENTRO SEI GIORNI.
Magistris intratarum extraordinariarum.
1451 settembre 29, Lodi.
Havimo recevuto vostre lettere date Claravallis, xxvi de presente, circha la causa vertente
fra la Camera nostra et quelli delli Zupelli in le quale allegate non havere potuto dare et
proferire la sententia per l'abssentia del procuratore della nostra Camera et anche del nota-
ro, non siando anchora mandata la citatione perentoria a quelli delli Zuppelli per l'absentia
del dicto procuratore, et cetera. Et demum respondendo breviter a quanto scriveti sopra
questa materia, aciò che la cosa passa cum bona iustificacione et niuno possa lamentarse
che sia proceduto de facto, ma como la iusticia richiede, a noy pare et volimo che vuy diati
et proferate la sententia con lo procuratore della Camera nostra et lo notaro et etiam
facendo et servando le debite solempnità in proferendo sententiam antedictam, aciò che la
cosa passi per la via della iusticia, como è nostra intentione.
Laude, xxviiii septembris 1451.
Cicchus.
808
Post scriptum. Veduto etiamdio quanto diceti che Rabotto de Landech non ha tempo de
potere aspectare che la sententia se daesse, ve dicimo che l'è vero né è homo da frustare
in simili exercicii et è bene anchora vero che l'haverissimo possuto spazare piutosto né
questa è più celere expedictione havervelo levato dalle spale a vuy per mandarlo a noy,
deliberando noy che vuy diati la sententia per più honestate et cossì, data che l'havereti,
daretine ad esso Rabotto una copia aciò ch'el possa fare el facto suo. Et se credesti levarvi
el caricho a vuy per haverlo mandato a noy, ve avisamo che la non è cossì perché, non
essendo nostro officio de dare la sententia, ma piutosto vostro se carico o imputacione
veruna gli sarà, sarà pur vostra et non nostra. Et siando le cosse in quelli termini che
scriveti a, poteti molto bene dare la sententia in sey dì, et cossì volimo faciati, perché non
debe essere tanto longho el procuratore et lo notaro che, mandando per loro, non vegnano
subito a vuy.
Data ut supra.
361

Cichus.
a Scriveti in interlinea su sappeti depennato.
809
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CREMONESE PIETRO DE FOGLIATIS DI PORTARSI NELL’UFFICIO
CUI È DESTINATO E CERCARE DI CONSERVARE LA SUA ZONA “IN SANITATE”
1451 settembre 28, Lodi.
200r bis Petro de Fogliatis, civi Cremonensi.
Ne scrive Tristano, nostro figliolo, che anchora non sei andato lì a l’officio de Soncino et già
parechy dì essere passato el tempo de andargli. Pertanto te dicimo vogli subito, recevuta
questa, transferirte là et attenti a con ogni sollicitudine, cura et studio al governo de quella
nostra terra et fare ogni provisione necessaria de conservarla in sanitate, perché non pore-
sti farne cosa più grata.
Laude, xxviii septembris 1451.
Cichus.
a Così in A.
810
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE FERMO
LANDRIANI, CASTELLANO DELLE TORRETTE DI TREZZO LO HA INFORMATO CHE SUO FRATELLO,
CRISTOFORO, DAZIERE DEL DAZIO DELLA MERCANZIA DI PAVIA, “PER LE CATIVE CONDICTIONE
OCCORSE “ HA RIMESSO CIRCA 400 LIRE E PERCIÒ CHIEDE CHE VENGA RIPIANATA LA SUA
PERDITA . IL DUCA VUOLE CHE CIÒ AVVENGA AVVALENDOSI DEL CREDITO CHE FERMO HA CON LUI
E ORDINA CHE GLI SI FACCIA UNA PROVISIONE”CHE SEMPRE NE REMAGNA FERMA”.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 settembre 28, Lodi.
Ne ha exposto Fermo da Landriano, nostro castellano delle Torrete de Trezo, como
Christoforo da Landriano, suo fratello datiero del datio della merchantia de Pavia, per le
cative condictione occorse et occoreno ha discapitato fina mò in sua parte circha
quatrocento libre et anchora se dubita piutosto perdere d'esso datio in futurum che
guadagnare, che vogliamo fargli recompensare el debito che ha al presente et che l'haverà
in fine de questo anno el predicto Christofaro per la predicta d'esso dacio per la trata
sua in lo credito che Fermo predicto à cum nui per la provisione sua. La qualcosa
potendose fare senza preiudicio et danno dela Cammera nostra, siamo contenti et volimo
la faziati senza altra exceptione. Ceterum, volimo che, aI predicto Fermo fatiati fare in
Seprio o dove a vui parerà, una assignacione per la provisione sua, la quale non li sia
mossa né toctata da persona alcuna et che sempre ne remagna ferma a dacio se ne possa
valere et aiutare in soi bisogni et fati in questo non intervengha manchamento alcuno,
perché cussì è nostra intenctione.
Data Laude, die xxviii septembris 1451.
Cichus.
811
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL MILITE DI PIACENZA DI ANNULLARE BANDI, PROCESSI,
CONDANNE CONTRO BARTOLOMEO DI PIACENZA PER PORTO D’ARMI DI NOTTE.
1451 settembre 28, Lodi.
362

200v bis Militi potenti nostro Placencie.
Per certo respecto siamo contenti et cussì vi comittiamo et volemo che debiati fare canzel-
lare ogni bando et processo et eciam ogni conittionee fatta contra Bartholomeo da
Piaxencza per casone che fo retrovato andare de nocte con arme; li quali bandi, processi
et condennationi nui per questo canczellamo et annullamo, sive havimo per cancellate.
Data Laude, die xxviii septembris 14451 a facendoli etiamdio restituire integramente ogni
roba sua.
Data b
Iohannes.
a Così in A.
b Così in A.
812
FRANCESCO SFORZA SI DICE DISPIACIUTO CHE IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE
ABBIANO INTERROTTA LA FORNITURA DELLA CALCINA, IMPEDEDENDO IN TAL MODO LA
CONTIUNUAZIONE DEI LAVORI AL CASTELLO DI MILANO. IMPONE CHE TOLGANO TALE
IMPEDIMENTO.
1451 settembre 29, Lodi.
Egregio et nobilibus viris et Regulatori ( et Magistris) intratarum nostrarum.
Avemo inteso che aviti interrotta et non lassati correre l'assigniactione fatta ad quilli che
dano la calcina per frabicactione de nostro castello de Milano, dela qual cosa ce dolemo et
siamo malcontenti, considerato che per tale interrucione la calcine non se conduce a
Milano et se differisseno li dicti lavorerii. Pertanto ve cometiamo et volimo che corre
l’assignacione et non la inpaczati per modo alcuno.
Ex Laude, die xxviiii septembris MCCCCLI.
Iohannes.
813
FRANCESCO SFORZA COINSENTE AD ANGELO PORRO DI ASSENTARSI DALL’UFFICIO PE QUINDICI
GIORNI, LASCIANDO IN SUA VECE PERSONA IDONEA.
1451 settembre 23, Lodi.
201v Antonio Porro, dilecto capitanio nostro lacus Comarum.
Contentamur tuis requisicionibus annuentes quod ab eo, cui prees officio, te assentare
possis spacium dierum quendecim ut tuis negociis intendere valeas, dimissa tamen per te
in eo persona idonea, que vices tuas supleat.
Data Laude, xxiii septembris MCCCCLI.
Iohannes.
814
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO PORRO DI FAR RIFARE IL PORTONE ABBATTUTO DAI
VENEZIANI.
1451 settembre 28, Lodi.
Antonio Porro, capitanio nostro lacus Cumarum.
Havimo rechivuto la tua lettera, intiso quillo ne scrivi dela novità hano fato quelli Veneciani
363

in fare buttare iuso quello portone dà da Bellano in Valsasina, et cetera. A che non facimo
altra resposta se non che subito habia et vera informattione si quillo portone è suso al
territorio nostro o suso il loro et si ànno possuto fare questo da rasone che àno fatto, et
subito ce ne avisati, aciò sapiamo quello habiano ad fare. Per essendo suso il territorio
nostro deliberamo farlo refare. Cossì ne havisa se hano facta altra novità.
Laude, die xxviii septembris 1451.
Cicchus.
.
815
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASORATE DI LIBERARE LA CASA DI MAYNINO
DALLA GENTE D’ARME DI GIACOMO ORSINI, DANDOLE UNA SISTEMAZIONE ALTROVE, MENTRE
CALCAGNO SE NE ANDRÀ “SOPRA L’HOSTARIA ALE SPESE DE QUELLA COMUNITÀ.
Potestati Casorate.
1451 settembre 29, Lodi.
Havimo nova querella da Maynino di Scuderi de Franza, nostro citadino de Pavia, che,
nonobstante quello havimo scripto per altre, pur ha anchora logiato in casa soa quelle
zente d’arme de Iacomo Ursino et non se voleno partire. Pertanto, retrovandoce de questo
malcontenti, te replicamo de novo et ti committiamo et volimo che omnino gli faci levare de
casa del dicto Maynino et li deputi lozamento altroe, avisandote che noy scrivemo a
Calcagno che vada sopra l'hostaria ale spese de quella comunità fin a tanto gli serà
provisto delo lozamento.
Ex Laude, die xxviiii septembris MCCCCLI.
Cicchus.
816
FRANCESCO SFORZA ORDINA A CALCANO, SQUADRERO DI GIACOMO ORSINI, DI SLOGGIARE
DALLA CASA DI MAYNINO E DI STARE ALL’OSTERIA FINOA QUANDO GLI SARÀ PROVVISTA UNA
SISTEMAZIONE ALTROVE.
1451 settembre 29, Lodi.
202r Calcanco, squaterio magnifici domini Iacobi Ursinis.
Per cosa habiamo hordinato et scripto, intendiamo, per nova querela da Maynino scudero
de Franza, nostro citatino da Pavia, che ancora non fa levato da casa soa. Però te
replicamo, volemo et commandamo che omnino te levi da casa sua cum tucti li cavalli gli
sono, staghi supra l'hosteria alle spese de quilla communità fin a tanto serà provisto de un
altro lozamento altroe,et in quisto fachi intervenga exceptione alcuna.
Ex Laude, die xxviiii septembris MCCCCLI.
Cicchus.
817
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI ESENTARE LA CHIESA DI SANTA
MARIA DEL MONTE DALLE TASSE, TRANNE QUELLE DEI CAVALLI E DEL “ CAREZO “ DEL CASTELO DI
MILANO.
Magistris intratarum.
1451 settembre 29, Lodi.
364

Respondendo a quanto scriveti circha la richiesta fa lo arcipreto della chiesia de Sancta
Maria del Monte, che siano admmissa et registrata la lettera della sua exemptione, dicimo
che per reverentia et devocione habiamo a Sancta Maria, siamo contenti gli sia admissa et
registrata et servata, dale taxe delli cavalli et dal carezo del nostro castello de Milano in
fora. Et cossì faciti.
Laude xxviiii septembris 1451.
Cichus.
818
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PODESTÀ DI VARESE DI AVER DATO IN FEUDO AL CONSIGLIERE
DUCALE PIETRO COTTA LA VALLE DI CUMO CHE VA CONSIDERATA “SEPARATA DA PER SÌ ET NON
HABIA AD FARE NÉ CONTROBUIRE IN COSSA ALCUNA CUM QUELLA TERRA”.
Potestati Varexii.
1451 settembre 28, Lodi.
Como tu sei informati, nuy havemo concesso et dato in feudo la Vale de Cumo al
spectabile Petro Cotta, nostro consigliero, per vigori dela qualle concessione gli havimo
anchora date la iurisdictione dela dicta valle, como contene el privilegio ha da nuy.
Pertanto volemo et committimo, per tenor de questa, che né adesso, né in futurum durante
dicta nostra concesione debbi ullo modo intrometerte né imperdire dela dicta Valle et homini
soy per casone de lozamenti de cavali o de qualonche de altri carichi mandassemo ad
quella nostra de Varexe, perch’é nostra intentione che la dicta valle sia separata da per sì
et non habia ad fare nè controbuire in cossa alcuna cum quella terra de Varixe, ma se nuy
vorrimo cossa alcuna dela dicta Valle de Como, gli lo volemo commandare nuy et non
volimo te impazati vuy per non dare casone al dicto Pedro de qui dolersi che la concesione
gli havemo facto gli sia rotta e molata.
Data Laude, die xxviii septembris 1451.
Cichus.
819
SI ORDINA A SIMONE DI SPOLETO MANDARE ANCHE QUELLI DI GIACOMINO DELLA GEROLA DOVE
GLI È STATO ORDINATO, E DI LEVARE QUELLI CHE SONO A CASALMAGGIORE.
202v Laude, ultimo septembris 1451.
1451 settembre 30, Lodi.
Fo scripto ad ser Simone de Spoleto in Cremonexe che mandasse pur quelli de Iacomino
della Gerola dove gli era ordinato et che vedesse mettirgli più insieme che potesse, et
cetera.
Item alli homini d’arme della dicta squadra che se levassero da Caxalmaiore et andassero
dove gli ordinarà ser Simone, confortandoli ch'el se gli provederia, et cetera.
Cichus.
820
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANDREA DI CALABRIA DI FAR FARE “BONA GUARDA” A GIOVANNI
OSSONA CHE CERCA IN OGNI MODO DI EVADERE DAL CASTELLO. STIA ATTENTO SU CHI LASCIA
ALLA SUA CUSTODIA E SU CHI PRATICA CON LUI.
Andree de Chalabria.
1451 settembre 29, Lodi.
365

Nuy intendemo che Iohanne da Ossona tene ogni modo et via che luy sia et per a fugirse
de quello castello et che ha certa pratica cum alcuni deli tuoi che stanno ala guarda sua. Et
perché nuy non poressemo havere cossa che più ne rencresce che quando sapessemo del
dicto Iohanne sinestro alcuno, ti dicimo che tu gli habi bono ochio adosso, facedogi havere
tucta hora bona guarda ch'el non possa esser trafugato et guarda multo bene che tu lassi
in sua guardia et chi praticha cum luy, siché ogni volta che volerimo tu ne lo sappi
reassignare, perché tu devi comprendere quanto questo facto importe al stato nostro.
Data Laude, die xxviiii septembris 1451.
Cichus.
a per ripetuto
821
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI TORTONA FACCIA IN MODO CHE IL
CAPITANO E L CASTELLANO DI CITTADELLA , CASTELLANO DI TORTONA, ABBIANO ALMENO PARTE
DEI LORO DENARI.
1451 settembre 30, Lodi.
Nobili viro dilecto nostro referendario Terdone.
Lo capitanio et castellano de Citatella, castellano de quella nostra cità, se lamentano che
non porrano pagati dala sua page et che se stentano de uno soldo in modo che li loro
compagni non gli porano stare. Pertanto volimo che servati modi che dicti compagni et
castellano habiano li soy dinari si non in tutto, almanco una parte, acciò che ancora loro mò
a che è lo tempo se possano farne de moniczioni si possano contentare li loro compagni
acciò che gli possano stare.
Data Laude, die ultimo septembris 1451.
Cichus.
a In A si legge mo chi.
822
FRANCESCO SFORZA INFORMA NICCOLÒ DA PALUDE DELL’ACCORDO CON FACINO RAGGIO DAL
BOSCO DI VERSARE FIORINI 500 PER LA TRATTA DI MILLE MOGGIA DI FRUMENTO A PIETRO
ACCEPTANTE. VUOLE CHE TALE “TRACTA DE BIADE” NON VENGA MODIFICATA.
203r Nicolao de Palude.
1451 settembre 30, Lodi.
Respondendo ad una tua lettera, data a xxvi del presente, ch'el fo convenuto cum Facino
Ragio dal Bosco che dovesse sborsare fiorini 500 per la tracta de mille moza de formento a
Petro Acceptante et cossì volimo faci fare per la tracta de biade se conducano. Non
intendiamo togli precio alchuno.
Laude, ultimo septembris 1451.
Cichus.
823
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL COMITATO DI PAVIA OLTREPO, CHE FACCIA
DARE AGLI UOMINI DEL FRATELLO BOSO LA TASSA DOVUTA SECONDO GLI ORDINI.
Capitaneo comitatus Papie ultra Padum.
1451 settembre 30, Lodi.
366

Intendiamo che per quelli homini, dove è lo lozamento de cavalli del magnifico Boso,
nostro fratello, non gli è facto el dovere della taxa segondo li ordini nostri. El che ne
dispiace. Pertanto te committiamo et volimo provedi che quelli a chi specta omnino
satisfaciano al dicto Boso de quello gli sarano obligati per casone d'essa taxa, cossì del
passato como del presente et de l'avenire senza exceptione et contradictione alchuna.
Laude xxx septembris 1451.
Cichus.
824
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELLEONE DI IMMETTERE NEI BENI DEL
DEFUNTO BENEDETTO DE POPIO L’UOMO D’ARME ROBERTO DA SPOLETO, CUI IL DUCA LI HA
REGALATI.
Potestati Castrileonis.
1451 ottobre 1, Lodi.
Perché havimo concesso in dono li beni che furono de Benedecto de Popio, quale è morto,
al strenuo nostro homo d’arme Roberto de Spolito per li suoy boni deportamenti verso nuy,
pertanto ti commettiamo et volimo che, recepute le presente, senza alcuna tardità, lo debi
mettere dicto prenominato Roberto in possessione de essi bene, ita che liberamente gli
possa goldere et usufructare senza contradictione alcuna.
Data Laude, die primo octobris 1451.
Cichus.
825
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL PODESTÀ DI SALLE DI AVERE DATO PERMESSO ( E VUOLE
CHE CIÒ SI SAPPIA) A FERRAGUTO DA NAPOLI DI ANDARSENE DOVE VUOLE, PAGATE PRIMA LE
EVENTUALI PENDENZE.
203v Potestati Sallarum.
1451 ottobre 1, Lodi.
El strenuo Feraguto da Naboli ha hauto licentia da noy, como per nostre lettere patente a
luy concesse potrai vedere, del che volimo facii notitia a l’homini nostri de quella terra aziò
che, volendose luy andar cum Dio, satisfacto prius a chi dovesse havere da luy, tu lo lasse
andare in sua bona fortuna senza impedimento alcuno.
Data Laude, die primo octobris 1451.
Cichus.
826
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A OTTOBELLO DABRIVIO DI AVER RICEVUTO LA SUA
COMUNICAZIONE CHE L’ABATE DELL’ABBAZIA DEL CORNO STA RIPRENDENDOSI. GLI ORDINA DI
STARE LÌ PERCHÈ I BENI DELL’ABBAZIA NON VADANO DISPERSI NÉ”PER MONACHI NÉ PER NIUNO”.
Octobello de Brippio.
1451 settembre 30, Lodi.
Havemo questi dì una lettera data alla abbadia lì del Corno per la qualle ne scrivi, per
risposta de una nostra, del melioramento del habbate, dela qualle cossa havimo hauto
367

piacere, perché, como contengono le lettere nostre, ad nuy era refferito altramente, et
comandiamoti, il perchè a nuy è molto caro, che tu te retrovi lì, advisandoti che avevamo
deliberato mandargli qualle uno deli nostri aziò quelle cosse non andaseno in senestro, se
quando la morte de l'abato, como scrivi, per adesso non mandarimo lì altra persona che ti,
unde te dicemo et carichamo per quello hay ad stare lì habbi bona cura et advertentia che
le cosse de l'abbadia per monachi né per niuno siano trafurate et traportate fora et como
alla zomata sta dicto abbate, ne advisarai, ad ciò sapiano quello habiamo ad fare.
Data Laude, die xxx septembris 1451.
Iohannes.
827
FRANCESCO SFORZA RIFERISCE AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI
AVERE CONCESSO, SU RICHIESTA DI GIOVANNI MATTEO BOTTIGELLA, CHE IL FRATELLO
GIOVANNI GIACOMO, POSSA PORTARE DUECENTO CENTINAIA DI GUALDI A VENEZIA. VUOLE CHE
ANCHE LORO GLI FACCIANO DETTA CONCESSIONE RICEVENDO IDONEA GARANZIA.
1451 ottobre 2, Lodi.
204r Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Zohanne Matheo Butigella ne ha richesto una a licentia per Zohanne Iacomo, suo fratello,
de condurre a Venesia ducento cintinara de gualdi. Et nuy gli l'avimo concessa dal canto
nostro, però volimo che anchora vuy gli la concediati et providiati ch'el possa condurre li
dicti gualdi, dandovi luy idonea sigurtà per rispecto alla tracta, segondo li ordini presi.
Ex Laude, die ii octobris MCCCCLI.
Cichus.
a Segue littera depennata.
828
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL SEPRIO DI CERCARE DI ARRESTARE ANTONIO DA
RESCHINO, FORNAIO DI GALLARATE, E VUOLE CHE CHIUNQUE GLI DIA AIUTO A PRENDERLO.
Capitaneo Seprii.
1451 ottobre 2, Lodi.
Per alcune cose pertinente al stato nostro, volimo et te commandiamo che omnino vedi de
havere in le mane Antonio da Reschino, fornaro in Gallarà, retrovase ove si voglia,
avisandone subito dela detentione sua. Et aciò che più commodamente lo possi havere,
volimo che, mostrando la presente lettera ove sarà de bisongnio, commandi a chadauno,
sia chi se voglia, che ala detentione del dicto Antonio te daga ogni adiuto et favore
expediente.
Ex Laude, die ii octobris 1451.
Cichus.
829
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI BORGO SAN DONNINO CHE GLI SI MANDI SUBITO
NARDO, TESORIERE LOCALE.
Potestati Burgi San Donini.
(1451 ottobre 2, Lodi).
368

Che mandi subito al signore Nardo, thexaurero lì nel Borgo San Donino, che se consegni al
signore.
Die suprascripto.
830
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE DIANO IL
DOVUTO AI “PORDERY” DUCALI PER POTER VIVERE E POTER DAR DA MANGIARE AI “PARDI”.
Regulatory et Magistris intratarum.
(1451 ottobre 2, Lodi).
Li nostri pordery sonno vinuti qua da nuy cum querela che nedum non hanno el loro
dovere, ma etiam non hanno da poder dar manzare et da viviry ali nostri pardi,
pregandone che vogliamo provedere cussì ala satisfatione loro quanto etiam al vivere
d’essi nostri pardi. Et perchè nostra intentione è che li sia provisto aciò possano vivere loro
et dare vivere ali predicti pardi vi committiamo et volimo che, recevuta questa, debiati
opportune alli dicti nostri pardi ad ciò che più non habiano venir de nuy cum tale querela
quale ne seria molto molesta.
Data ut supra.
Cichus.
831
FRANCESCO SFORZA RICHIAMA IL PODESTÀ DI PAVIA A NON IMPICCIARSI DELL’UFFICIO DI
ANTONIO EUSTACHIO. PERCHÉ INTENDA IN QUALI COSE NON DEVE INTROMETTERSI SI RIVOLGA
AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO.
204v Potestati Papie.
1451 settembre 2, Lodi.
Nuy ve havimo per più altre nostre, che non ve dovisti impazare del offitio del spectabile
cavaliero misser Antonio de Eustachio, nostro capitaneo de galioni. Mò intenditi che vuy
non voliti obedire le nostre lettere, digando che voristi intendere quale sonno quelle cose
per le quale vuy non ne havessati ad impazare del dicto officio, dela qual cosa havimo
preso admiratione et che non ne habiate intese le nostre lettere che sonno tante chiare
como sonno. Il perchè volimo et ve commandiamo che non vi impazati in cosa alchuna del
dicto officio, ma lo lassareti liberamente et senza contraditione alchuna a exercitare ad
esso misser Antonio in quello modo et forma ch’el faciva al tempo della bona mimoria dello
illustrissimo duca Filippo proximo passato, perché dicto misser Antonio ha ad regulare li
nostri navaroli et non altri. Perché vuy siati più chiaro de questo facto intenditivi con lo
nostro referendario et cum Gracino, perchè loro sonno bene informati como et qual modo
lo prefato misser Antonio exercitava lo dicto offitio al tempo del prefato signore duca
passato. Et cussì exequiriti.
Data Laude, die ii septembris MCCCCLI.
a Segue at depennato.
832
FRANCESCO SFORZA TRASMETTE AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA LA SUPPLICA DI
369

SERLIONO PELLATO DI CASTELLAZZO PERCHÉ CONVOCHI LE PARTI E GIUDICHI SECONDO
GIUSTIZIA.
Locumtenenti Alexandrie.
1451 ottobre 2, Lodi.
Serliono Pellato dela terra nostra del Castellazo ne ha sporto la supplicacione inclusa, dela
quale, attesa la continentia, ve comettiamo et volemo che, recevuta questa, habiati da vuy
le parte et curati intendere questo facto, et inteso che l'haveriti, gli providereti segondo
parerà a vuy la iustitia et honestà recheda, in modo che né l'una parte né l'altra se possa
più per questa dignamente lamentarse.
Laude, ii octobris 1451.
Cichus.
833
FRANCESCO SFORZA INVIA AI PODESTÀ DI PAVIA, PRESENTI E FUTURI, LA LETTERE MANDATA, AL
PODESTÀ POLIDORO BAGLIONI DA PERUGIA, ALTRA VOLTA PODESTÀ DI PAVIA, CIRCA IL
COMPORTAMENTO DEI PODESTÀ PAVESI CON IL CAPITANO DEI GALLEONI, ANTONIO EUSTACHIO.
LA SI OSSERVI E LA SI CONSERVI AD AMMAESTRAMENTO FUTURO.
205r Potestati Papie presenti et fucturis.
1451 ottobre 4, Lodi.
Benché per altre nostre ve habiamo scripto a compimento che non ve dovesti impatiare in
cosa alcuna in lo offitio de spectabile cavaliero nostro capitano de galioni misser Antonio
de Eustachio, pur, perchè intendiati anchora meglio la intentione nostra circha questo facto
e sapiati da qui innanzi come governarvi, ve mandamo qui inclusa la copia de una lettera,
che altra volta scrivessimo a messer Pulidoro de Baglioni da Perosa, già nostro podestà lì,
et contiene quello che vederiti. Pertanto volimo che exequiati quanto in la dicta copia se
contene et non contrafaciati in una minima cosa, per quanto haviti caro lo amore et gratia
nostra, e aciò che nuy non habiamo più molestia nè bisongna che vi scriviamo più di simele
cosa, vogliamo che faciati registrare la dicta copia, inseme cum la presente lettera, in luoco
che per ogni tempo se possa retrovare per gniuno intenda la volontà nostra circha questa
facenda.
Data Laude, die quatro octobris 1451.
Cichus.
834
FRANCESCO SORZA SCRIVE A POLIDORO BAGLIONI, PODESTÀ DI PAVIA, CHE NÉ LUI NÉ ALTRI
MAI IN FUTURO SI IMPACCINO DEI FATTI ATTINENTI ALL’UFFICIO DI ANTONIO EUSTACHIO, TRANNE
PER “LE CAUSE CRIMINALE IN LE QUALE SE INGERISCE PENA DE SANGUE”.
1449 febbraio 28, Moirago.
Copia
Domino Polidoro de Balionibus, potestati Papie.
Perche nostra intentione è, et volimo che le nostre lettere, quale havemo concesse al
nobile dilecto nostro Antonio de Eustachio, capitaneo del navilio nostro, ad litteram a siano
observate senza alchuna exceptione et non sia persona la quale se intrometta in el dicto
offitio, ve scrivemo che di cosa alchuna quale pertenga al offitio d'esso Antonino, capitaneo
nostro ut supra, né de differentie che acchadesse de nave et di burchielli, né per altro
rispecto tra l'uno navarolo et l'altro, non ve debiati impazare né lassare che alchuno offitiale
in quella nostra cità se ne impaze, excepto nondimeno le cause criminale in le quale se
370

ingerisce pena de sangue. Ma in tucto quello che fosti rechesto dal dicto Antonio per
exequire quanto apartene al dicto offitio suo, volimo che gli diati ogni adiuto et favore a vuy
possibile. Et questo stosto volimo che sia exequito per alcune desobedientie quale
sentiamo che acchadeno al dicto suo offitio molte volte. Intendendo però in quanto al
tempo de illustrissimo quondam duca passato gli fusse cossì observato ala quale
consuetudine ce referimo et volimo che cussì sia observato per lo advenire.
Ex Moyrago, die xxviii februarii 1449.
Cichus.
a ad litteram scritto in interlinea.
835
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GUIDO RANGONO DI AVER INFORMATO MARCOLEONE DEL
SACCOMANNO FUGGITO CON UN CAVALLO E RIPARATO A CASSANO PERCHÉ LO TROVI E LO MANDI
DAL DUCA.
205v Guido Rangono.
1451 ottobre 4, Lodi.
Havemo riceuto la vostra lettera per la quale ne scrivete di quello saccomanno de uno
vostro compagno è fugito con uno cavallo et essendose reducto ad Cassiano. De quello è
poi sequito, restamo de tucto advisati et ve dicemo che noi di questo facto non havemo
inteso altro che quello scrivete, ma scrivemo ad Marcoleone per modo troverà el dicto
saccomanno et lo mandarà qui da noi, tenendo interim el cavallo, per modo non possa
andare altrove. Et quando el dicto saccomanno sia stato qui da noi ne sforzaremo fare fare
cosa che vi piaccia.
Laude, die iiii ottobris 1451.
Iohannes.
836
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELLEONE, AVENDO CAMBIATO IDEA, DI NON
CONSEGNARE I BENI DI BENEDETTO DA POPI AL FAMIGLIO DUCALE ROBERTO E, SE GIÀ L’AVESSE
FATTO, DI RIPRENDERLI.
Potestati Castrileonis.
1451 ottobre 4, Lodi.
Nonobstante per un'altra nostra te habiamo scripto debi mettere Roberto, nostro famiglio,
in possessione di beni che sono de Benedicto da Popi, nostro homo d’arme, per questa
dicemote et te commandiamo non debi mettere esso Roberto alla possessione de predicti
beni, ma li debi lassare como erano in prima, fin a tanto saray avisato et chiarito da noy
quello doveray fare, et fa che in questo non intervenga manchamento alcuno. Et anzi
l'havuta de questa nostra lettera tu havessi messo a Roberto alla possessione de predicti
beni, volimo gli dichi, per nostra parte, non se ne debia impazare per certi boni respecti.
Laude, iiii b octobris 1451.
Iohannes.
a Segue d depennato.
b In A xxiiii con xx depennato.
837
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE NICODEMO TRANCHEDINI OTTENGA DAL PONTEFICE CHE ALLA
371

BADESSA DI STAMPI VENGA ASSEGNATO IL BENEFICIO DI SANTA MARIA IN VALLE DI MILANO,
TENUTO SOPRATTUTTO PRESENTE CHE LA CAUSA È STATA AFFIDATA AD UN VENEZIANO, MENTRE
LE PARTI SONO IN TERRITORIO SFORZESCO.
206r Nicodemo.
1451 ottobre 4, Lodi.
Anzi lo toa partita da qui intendessi quello te dicessimo dovessi operare presso la sanctità
del nostro signore in favore della abbatissa di Stampi per lo beneficio de Sancta Maria in
Valle della cità nostra de Mediolano. Et da poy in qua etiam te havimo scripto circha questa
materia et non intendiamo che fin al presente dì gli sia facto fine, como desiderariamo per
compiacere al spectabile cavaliero messer lohanne Stampa, suo streto parente. Però
maravigliandoce et havendo molesta questa tardanza, te scrivimo de novo et volimo et
commandamote che suplichi de novo et faci opera et instancia per la expedictione de
questa causa in favore della prefata abbatissa di Stampi et te deporti in modo che questa
cosa habia el desiderato fine, opperando che questa causa sia commissa a qualche
valenthomo in queste parte nostre ove pertene commettere simile cose, maxime che tutte
le doe parte stano nel territorio nostro, et questo dicimo perché intendiamo per querella
d’esso messer Iohanne, che questa causa è commissa ad uno venetiano, el che non ne
pare né iusto né rasonevele. Et de questa facenda volimo te intendi cum messer Iacomo
da Trivultio, quale è informato dela mente nostra.
Laude, iiii octobris 1451.
In simili forma scriptum fuit domino Iacobo de Trivultio.
Data ut supra.
Cichus.
838
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE SILLANO NEGRI ASCOLTI ENRICHETTO E ALBERTINO DA
CIVIDALE E GLI FACCIA AVERE IL SUO PARERE. ASCOLTI PURE LA SUPPLICA DI ENRICO E DI
QUESTA PURE GLI FACCIA AVERE LA SUA OPINIONE.
Domino Silano de Nigris.
1451 ottobre 4, Lodi.
Venendo da vuy Henrigetto et Albertino da Cividale, quali ve informarano de certa facenda
pertinente a noy, pertanto volimo l’intendati molto bene et circha quello ve dirano formati la
commissione a vostro modo et demum nella mandiati et ne avisati del parere vostro.
Volimo etiamdio intendiati una supplicacione quale ve darà esso Henrico et gli formati una
minuta suso, quale demum ne mandareti.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
839
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA E AL FAMIGLIARE GIACOMO
PALMANO DI RICEVERE ONOREVOLMENTE IL CARDINALE ANDEGAVENSE, INFORMANDOLI DI AVER
IMPOSTO ALL REFERENDARIO E IL TESORIERE DI PIACENZA DI PROVVEDERE ALLE SPESE ,
INDIPENDENTENETEMENTE CHE ABBIANO DETTO DI NON AVERE “IL MODO AL DENARO”.
1451 ottobre 4, Lodi.
Locumtenenti Placentie et Iacobo Palmano familiari.
372

Havimo recevuta la vostra lettera cum la inclusa de ser Andrea ve carica a provedere ale
cose necessarie per la venuta dello reverendissimo monsignore cardinale Andaganense
che possa essere recevuto honoratamente in quella nostra cità, et della resposta ve hanno
facto li referendario et thexaurario, che non hanno el modo al denaro, et cetera. Vi dicimo
che nuy credevamo ser Andrea fosse venuto lì alo andare in là et havesse data la lettera al
referendario et thexaurario et ordinato cum vuy quello bisognasse, como doveva fare, ma
veduto mo' quello ne scriveti, ve dicemo et caricamo uxati ogni diligentia ve sia possibile
che el dicto cardinale sia recevuto quanto honoratamente sia possibile et cum quelle
ceremonie et reverentie se richiede, che non gli manchi niente, avisandovi che, per la
alligata sottoscripta de nostra mano, scrivemo al referendario et thexaurario, quali
providerano al facto delle spese, sichè in questo usati diligentia, perché de questo facto ne
dormimo et repossamo sopra de vuy. Della venuta nostra là, per mò non dicimo altro.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
840
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL REFERENDARIO E IL TESORIERE DI PIACENZA CHE NON
ABBIANO IL CORAGGIO DI TROVARE I DENARI PER RICEVERE “CON QUELLA MAGIORE REVERENTIA
ET TRIOMPHO SIA POSSIBILE” IL CARDINALE ANDEGAVENSE.
207r Referendario et thexaurario Placentie.
1451 ottobre 4, Lodi.
Venendo a queste parte lo reverendissimo monsignore cardinale Andagavense de
presente, gli havemo mandato scontro ser Andrea da Foligno, nostro canzellero, per farlo
recevere et honorare nele terre nostre cum quella magiore reverentia et triompho sia
possibile. Et per esso ser Andrea ve havimo scripto per lettere, sottoscripte de nostra
propria mano, debiati provedere ale spese bisognarano fare per la venuta d’esso cardinale,
como ve dirà esso ser Andrea, quale per essere bisognato andare prima a Parma, per
ordinare lì, non ha possuto darvi la lettera nostra a , ma essendo a Parma, ha scripto lì al
locotenente et a messer Iacomo da Piasenza, che pigliano la cura de questo facto, ali quali
pare habiati resposto che non ve saria possibile trovare dinaro alcuno. Dela quale cosa ne
maravigliamo, dolemo et gravamo de vuy summamente, che ad uno bisogno nostro como
è questo, dove pende l'honore nostro, non ve basti l'animo de trovare tanti denari che
bastino, che quando mai non havesti quelli officii, ne crederiamo dovesti trovargli cadauno
de vuy. Pertanto como per quella ve ha portato ser Andrea, ve habiamo scripto, cossì de
novo per questa ve replicamo, dicendovi et caricandovi quanto ve sia possibile che
intendendovi con messer Seva et messer Iacomo, o con dicto ser Andrea, provedati in
modo ch’el dicto cardinale possa receverse honoratamente, como è nostra voluntate,
facendo tutte quelle spese sarano expediente.
Data Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
a Segue vostra depennato.
841
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BOLOGNINO DI FAR CONSEGNARE LA PORTA PAVESE D SANTA
GIUSTINA A PIETRO DA CAGLIO. IL SUO RACCOMANDATO MARIANO DA MONTECCHIO AVRÀ
ALTRO.
1451 ottobre 4, Lodi.
373

207v Magnifico Bolognino.
Neli dì passati vuy ne scrivesti per una dele porte de Pavia in recommendacione de unno
vostro compagno chiamato Mariano da Montechio, et credendo noy che fosse porta de
Sancta Maria in Perticha, dove è quello da Pisa, trovamo che è quella de Sancta Iustina, et
perché la dicta porta de Sancta Iustina più dì sono che la prometissimo a ser Petro da
Caglio, et senza nostro grande incarico e manchamento non lo poressimo revocare, volimo
che per l'honore nostro faciati consignare la dicta porta de Sancta Iustina liberamente al
dicto ser Petro, perchè al dicto Mariano ne accaderà poy de servirlo de altre cose et
farimolo de bona voglia.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus .
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
842
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE BARTOLOMEO DA CORREGGIO, REFERENDARIO DI PAVIA E
GRACINO DA PISCAROLO DIANO AL FAMIGLIO DUCALE, SASSO DA CAGLIO, TANTO BUON PANNO
CHE POSSA FARE UN VESTITO DOPPIO.
1451 ottobre 4, Lodi.
Domino Bartolameo de Corigia, Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Volimo che ad Saxo da Caglio, nostro famiglio, lo quale è lì, vuy faciati dare tanto panno
che sia bono et honorevele che gli possa fare uno vestito doppio et per chiareza vostra
havimo sottoscripta questa de nostra propria mano.
Laude, iiii octobris 1451.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
843
FRANCESCO SFORZA SI MERAVIGLIA CON IL CAPITANO DELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA CHE
SIA TANTO DISOBBEDITO E RIBADISCE CHE NESSUNO USI LA CITTADELLA SENZA LICENZA DEL
CAPITANO.
208r Capitaneo citadelle Alexandrie.
1451 ottobre 4, Lodi.
HAVIMO RECEVUTE LE VOSTRE LETTERE ALE QUALE RESPONDENDO MOLTO SE MARAVIGLIAMO
ET ANCHE DOLIMO CHE TU SII COSSÌ MALE HOBEDITO IN QUELLA NOSTRA CITADELLA CHE SARIA
TUTTO CONTRA LA DISPOSICIONE ET MENTE NOSTRA. INTENDENDO NOY ET VOLENDO OMNINO
CHE TU GLI SII HOBEDITO, COMO LA NOSTRA PERSONA PROPRIA, ET NON MANCHO, ET CHE
NIUNO NON IUSA LA CITADELLA SENZA TUA LICENTIA, COMO DE CIÒ HAVIMO INFORMATO ET DICTO
A BOCHA PIÙ PIENAMENTE AD IOHANNE DA RAVENNA, QUALE È STATO QUA ET COSSÌ ETIAM GLI
SCRIVIMO PER LE ALLIGATE CHE TE HOBEDISCANO NON ALITER CHE NOY PROPRI. ET PERTANTO
FARATE HOBEDIRE ET, FACENDO LORO COSA CHE DA FARE NON SIA, PUNIRALI. ALLA PARTE
DELLA TASSA DE LUCHA SCHIAVO ET LI SOY HAVIMO FACTO SCRIVERE OPPORTUNAMENTE
QUANTO BISOGNA ET ITA RESPONDERE A LUY.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
374

844
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI BALBIANO E A NICOLÒ DA PALUDE CHE NON SI FACCIA
PAGARE DAZIO, “CIOÈ TRACTA VERUNA”, PER LE TRECENTO MOGGIA DI FRUMENTO, ACQUISTATE
NELL’ALESSANDRINO, DA GRACINO DA PISCAROLO PER RESTITURE IL FRUMENTO ACQUISTATO
PER LA CORTE.
1451 ottobre 4, Lodi.
Domino Iohanne de Balbiano et Nicolao de Palude.
Havendo alli dì passati tolto in prestito in Pavia Gracino da Pischarolo, nostro Referendario
generale, una quantità de formento per dare a nostro nome alla corte nostra, de presente
ha facto compra là in Alexandrina de trecente moza per fare la restitucione a chi gli
l'haveva prestato. Et pertanto non ne parende ragionevele cosa che de quello ha facto per
nostro uso debba paghare tracta, non volimo che per li dicti trecento moza gli ne faciati
paghare datio, cioè tracta veruna novamente imposta.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
845
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CALESTANO DI METTERE LAVAGNINO NEL
POSSESSO DELLE POSSESSIONE, DI CUI GLI FECE PAROLE CICCO.
Potestati Calestani.
1451 ottobre 4, Lodi.
Non havendo tu mettuto alla possessione de quelle possessione te dixe Cicho, nostro
secretario, per parte nostra, Lavagnino, volimo che senza più dilactione o replicatione de
nostre lettere tu ge lo metti.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
846
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GRACINO DA PISCAROLO GLI FACCIA SAPERE SE” MAGISTRO”
ZUCHINO È VIVO O MORTO, PERCHÉ GLI HA SCRITTO DI PORTARSI A COMO PER LA RIPARAZIONE
DEL NAVIGLIO , MA NON SI È FATTO VIVO. SE NON PUÒ O NON VUOLE FARE QUANTO GLI È STATO
DETTO, LO SOSTITUIRÀ CON “MAGISTRO” PIETRO DA COMO
208v Gracino de Pischarolo.
1451 ottobre 4, Lodi.
Più e più volte havimo scripto ad magistro Zuchino che se voglia trovare alla refectione del
navilio de Como, il quale, siando de quella importantia che l'è, intendimo omnino fare
reconzare et may non gli è solum andato, ma da luy non ne havimo havuto ambassata né
novella, neanche resposta alcuna. Pertanto volimo che tu ne aviso subito se l'è vivo o
morto et dove se retrova, perché non volendo luy andare o non possendo, gli mandaremo
magistro Petro da Como.
Laude, iiii octobris 1451.
Cichus.
847
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL MARCHESE ROLANDO PALLAVICINO DI FAR RESTITUIRE A
SAGRAMORO VISCONTI IL RAGAZZO, CHIAMATO FARINA, RIPARATO A MONTICELLI.
375

Rolando marchioni Pallavicino.
1451 ottobre 4, Lodi.
S’è agravato cum nuy el strenuo cavaliero miser Sagramoro Vesconte se gli è fugito uno
suo ragazo chiamato el Farina et reductosi lì a Ponticelli. Per la qual cosa vi confortiamo et
carichamo che gli lo faciati restituire facendo assignare al presente portatore el quale ha
mandato là per questa casone.
Data Laude, die iiii octobris MCCCCLI.
Iohannes.
848
FRANCESCO SFORZA INVIA AL MARCHESE DI MANTOVA DUE CAPITOLI INVIATIGLI DA FERRARA
DAL CANCELLIERE DUCALE ANTONIO DA TREZZO, PERCHÉ VI PROVVEDA COME GLI PARRÀ
OPPORTUNO, SAPENDO CHE VA TRAMANDO ANTONELLO,”MAGISTRO DA DENTE”.
209r Domino marchioni Mantue.
1451 ottobre 4, Lodi.
In alcune ad noy novamente scripte per Antonio da Trezo, nostro canzellero da Ferara,
sono duy capituli deli quali, parendone sia cosa importante et digna de provisione,
mandamo incluse le copie alla signoria vostra, quale, como de tutto avisata, porà
providergli como gli parerà expediente per sappere quello va tramando quello messer
Antonello, magistro da dente, che ne le lettere se contene.
Laude, v octobris 1451.
Iohannes.
849
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI LODI CHE FACCIA, CON SPEDITA
PROCEDURA, AVERE A CRISTOFORO DA LODI, COMPAGNO DEL MARCHESE DI MANTOVA, IL
DENARO CHE DEVE AVERE A LODI.
Locumtenenti Laude.
1451 ottobre 5, Lodi.
Christoforo da Lode, compagno del illustre signor marchexe de Mantua, presente
exhibitore, deve havere alchuni denari et ha ad fare soe facende cum alchune persone de
questa nostra cità, como da luy intenderai. Il quale Christoforo el prefato signor marchexe
ne recommanda. Pertanto, inteso el facto suo, volimo gli faci ministra(re) rasone summaria
et expedicta sichè possa conseguire el debito suo senza dilactione de litigio.
Laude, v octobris 1451.
Iohannes.
850
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PRIORE DELLA CERTOSA DI PAVIA CHE A GIORNI MANDERÀ A
PRENDERE I 700 DUCATI CHE ANCORA GLI DEVE SUL CONTRIBUTO DI 2000 DUCATI.
Domino priori Cartusie Papie.
1451 ottobre 5, Lodi
Como sapeti ne restiati a dare settecento ducati dela subventione di ii milia ducati, et
perché ne havemo extremo bisognio per darli ali provisionati nostri, ve confortiamo et
avisamo vogliati provedere de rechatarli et tenerli apparichiati perché fra pochi dì
376

mandarimo un di nostri a tuorli. Sichè fati non sia fallo.
Data Laude, v octobris 1451.
Iohannes.
851
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA DI COSTRINGERE GLI EREDI DI
CLEMENTE DA PRETA DI DARGLI I 1000 DUCATI DI CUI ESSI SONO DEBITORI DEL “MAGISTRO”
DELLA CERTOSA DI PAVIA PER LA SOVVENZIONE DA QUESTI FATTA AL DUCA.
Referendario Papie.
(1451 ottobre 5, Lodi).
Per altre nostre, siti avisati che quelli mille ducati di quali li herede de Clemente de Preta
son debitori del magistro dela Certosa, pervengono in nuy per la subventione ne fa esso
magistro di ii milia ducati tra li quali ne ha assignati quelli mille, et che vuy dovestivo far
ogni executione contra li predicti heredi, ad ciò se possano havere li dicti dinari. De novo
per questa replicamo debiati per ogni modo et via constringere li dicti heredi ala
satisfactione d'essi mille ducati et avisarne prestissimo dela provisione facta sopra ciò.
Data ut supra.
Iohannes.
852
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CONTE LEONORIO DELLA PERGOLA DI RESTITUIRE BESTIE E
QUANTO ALTRO HA RUBATO AD ALBERTINO CONTE, DEPUTATO DAI MAESTRI DELLE ENTRATE
STRAORDINARIE AD AMMINISTRARE I FRUTTI DELLA POSSESSIONE CONTROVERSA TRA LUI E
FACINO E I FRATELLI RIZZI.
209v Comiti Leonorio della Pergola.
1451 ottobre 5, Lodi
Havimo recevuto una lettera dali Magistri delle intrate nostre extraordinarie, quale te man-
diamo qui inclusa di continentia como tu vederai. Et perché Albertino Conte per loro
deputato ad recogliere et governare li fructi de quella possessione dela quale vertisse la
differentia fra ti et Facino et fratello di Rizi, è stato qua da noy et dictone como hay facto
certe robarie de bestie et etiam colti deli fructi contra quello hanno ordinato li predicti
Magisteri, del che molto maravigliamose et dolemose, perché tu, fra li altri, doveresti
havere a più patientia et hobedientia ad quello richiede la rasone. Pertanto te comittiamo
et volimo che, recevuta questa, debii statim reponere et le bestie et quanto hay colto della
dicta possessione apresso el predicto Albertino quale remandiamo noy là cum imposicione
che debia fare quanto gli hanno commisso dicti magistri et che facendo tu cosa alchuna
contra l'ordini d'essi Magisteri, ne debia avisare, certificandote che noy vogliamo che et
grande et picolo debia stare contento et paciente ad quello vole rasone et, altramente
facendo tu, non poressimo noy fare che non gli provedessimo per qualche altra via con tuo
manchamento.
Laude, v octobris 1451.
Iohannes.
a Segue più scritto in interlinea.
853
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE I MAESTRI DELLE ENTRATE GLI DICANO SE L’UFFICIO DI
RAGIONERIA È NECESSARIO E SE BARTOLOMEO PUÒ VALIDAMENTE SUBENTRARE, COME
RICHIESTO DA ANTONIO DA CANNOBIO, AL DEFUNTO GIOVANNI SERAZONO.
377

Magistris intratarum.
1451 ottobre 5, Lodi
Essendo manchato della vita presente Zohanne Serazono, nostro raxonato, siamo richiesti
da Antonio da Canobio, suo genero, che gli vogliamo substituire Bartolameo, suo fratello.
Però ve committiamo et volimo ne avisati s'el dicto officio è neccessario et s'el dicto
Bartolameo saria sufficiente ad esso officio.
Laude, v octobris 1451.
Cichus.
854
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE GLI DICANO CHI SONO
QUEI SOLDATI ALLOGGIATI NEL MILANESE CHE SI INTROMETTONO NEI POSSEDIMENTI E NE
CACCIANO I CITTADINI.
210r Dominis de Conscilio secreto.
1451 ottobre 5, Lodi
Più volte ne haveti scripto dele querelle quale continuamente haveti delli nostri soldati
lozati in milanese che se intrometeno de mettere et mantenere in possessione et caciarne
li nostri citadini como gli pare. Et non ne avisati chi sono. Però volimo che ne avisati chi
sono quelli che se impazano de simile cosa et de quale squadra o compagnia, et poy
lassati fare a noy, perché provederemo in modo che sarano exempio ad altri.
Laude, v octobris 1451.
Cichus.
855
FRANCESCO SFORZA ORDINA A AL CANCELLIERE FACINO DI CHIEDERE A DONNA LUCHINA
DIECIMILA STAIA DI FRUMENTO, PROCURANDO DI AVERLO FRA OTTO O DIECI GIORNI.
Ser Facino canzellario.
1451 ottobre 5, Lodi
Sono facti bullectini a parte dele nostre gente d’arme per stara 1253 de formento. Et
perché ultra questo a l’integro spazamento del resto delle nostre gente ce ne bisogna altra
10000 stara alla messura piasentina, volimo che tu lo righiede alla magnifica madonna
Luchina et procuri et faci che infra octo o deci dì sia apparechiato, perché mandarimo li
bolletini per quelli a chi doverà essere dato, respondendone chiaramente quanto haveray
facto per questo medesmo cavallaro, quale mandiamo là per questa casone.
Laude, v octobris 1451.
Cichus.
856
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO TROTTO CHE CONSENTE, AVISANDONE IN ANTICIPO IL
CAPITANO DELLA LOMELLINA RAFFAELE ZACCARIA, DI SPOSTARE IN LOMELLINA CINQUANTA
CAVALLI, POSTI CHE VERRANNO OCCUPATI DA QUELLI DEL COLLEONI.
Domino Antonio Trotto.
1451 ottobre 5, Lodi
Tu say che altra volta ne ha a dicto de levarte dellì de Terdonese purché te facessimo
378

dare logiamento in qualche altro luocho. Et volendo noy compiacerti de questo, scrivimo ad
Rafaele Zacharia, nostro capitaneo de Lomellina, che te dia logiamento in Lomellina per
cinquanta cavalli, siché volimo che tu levi de Terdonesse questi cinquanta cavalli et
mandali, como havimo dicto, perché in quelli che tu lassaray gli venerano ad allogiare
altritanti de quelli del magnifico Bartolameo Coglione. Ma prima che te levi mandaray ad
avisare dicto Rafaelo della toa andata in Lomellina, perché non seguisse errore né
confusione alchuna, habiando però bona advertentia che advanzandote cavallo alchuno
oltre li 50, tu li lassi ben ordinati, che non siano qui in qua, et qui in là, finchè gli
provediremo de altro logiamento.
Laude, v octobris 1451.
Cichus.
a Segue scripto depennato.
857
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DELLA LOMELLINA CHE I CINQUANTA POSTI LÌ
DISPONIBILI SARANNO OCCUPATI DA ALTRETTANTI CAVALLI DI ANTONIO TROTTO.
210v Capitaneo Lomelline.
1451 ottobre 5, Lodi
Tu say che là in Lomellina advanzano li logiamenti per 50 cavalli, segondo lo compartito
che tu ne hay mandato. Noy havimo ordinato che gli venga messer Antonio Trotto, siché
volimo che tu gli daghi logiamento per li dicti 50 cavalli et fa che li compartisse in modo che
stiano bene et che non habiamo casone de scrivertene più.
Laude, v octobris 1451.
Cichus.
858
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL LUOGOTENENTE , AL PODESTÀ DI PIACENZA E A GIACOMO DI
PIACENZA, CHE IL CONTE FRANCESCO DELLA MIRANDOLA VA A VISITARLO. VUOLE CHE A
PIACENZA SIA RICEVUTO ONOREVOLMENTE, ABBIANO UN DIGNITOSO ALLOGGIO SIA LUI CHE I
SUOI E SI PROVVEDA A TUTTO A SPESE DEL DUCA, AFFIDANDO IL PAGAMENTO AI LOCALI
REFERENDARIO E TESORIERE.
1451 ottobre 5, Lodi
Locumtenenti potestati Placentie et domino Iacobo de Placentia.
El magnifico conte Francisco dala Mirandola de presente vene dal canto de qua solo per
visitarce per la singulare devocione et affectione ne porta, col quale facemo venire in
compagnia il nobile Octino da Margliano, nostro citadino milanese, per fare che nele terre
nostre sia ben veduto et recevuto onoratamente. Pertanto volimo dobiati servare modo che
al prefacto magnifico conte Francisco in quella nostra cità sia facto quello maiore honore
sia possibile, facendoli provedere de allogiamento honorevele per luy et per li soy et facendo
provedere al vivere loro honoratamente, che non ge manchi niente, ad spesa nostra,
quale fareti paghare al referendario et thexaurario de quella nostra cità et altra scriptura a
questo gli bisognarà, la faremo fare quando sarimo lì.
Data Laude, v octobris 1451.
Cichus.
859
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANGELO DA CAPOSELVIS CHE SE NARDO NON STA VOLONTIERI
NELLA ROCCA NON VUOLE CHE VI RIMANGA”PERCHÉ SIMILI LOCHI NON SONO DA TENERE
PERSONE CONTRA LORO VOLUNTÀ ET PIACERE”. GLI METTA PURE QUELLO DI CASA SUA, CUI SI
379

211r Angelo de Caposelvis.
PROVVEDERÀ COME SI È FATTO COI PREDECESSORI.
1451 settembre 6, Lodi
Havimo recevuto la toa lettera et inteso quello ne scrivi de Nardo Grande, quale non vole
più stare nella rocha de Sancto Zohanne in + et de quello da casa toa quale dice saria
bono da mettergli et cetera. Te respondemo che se Nardo non gli sta voluntera, como tu
scrivi, noy anchora non se curamo gli staghi, perchè simili lochi non sono da tenere
persone contra loro voluntà et piacere, siché gli poray mettere quello de casa tua. Te
dicimo bene che s'el te pare homo da darla via presto, tu faci como te pare, ma la colpa
sarà sempre la toa. Al facto de fargli providere da quelli homini de San Zohanne in Croce,
nuy non sapimo ad che modo possiamo dare questo carico de presente ad quelli homini
che saria casone de farli stare de malo animo. Ma ne avisa como se paghava l'altri
castellani nel passato, aciò sappiamo como provedere ad questo facto, cossì ne advisa
como è stato paghato Nardo fina al presente.
Laude, vi septembris 1451.
Iohannes.
860
FRANCESCO SFORZA RISPONDE AL LUOGOTENENTE DI CREMONA CHE AVRÀ I 1500 DUCATI
RICHIESTI NON SOLO, MA, ANCHE DEGLI ALTRI. FACCIA AVERE AI DESTINATARI LE ALLEGATE
LETTERE
Locumtenenti Cremone.
1451 ottobre 6, Lodi.
Havimo inteso la rechiesta, quale ne haveti facta, de 1500 ducati maxime havendo trovato
li vostri in li desordini che scriveti. Per breve resposta adonche dicemo che debiati stare de
bona voglia perché subito ve farimo dare non solo questi, ma etiamdio deli altri, in modo
che restareti contento.
Laude, vi octobris 1451.
Fati subito dare l'aligata a Melio Segaferio et procurati ne habiano la resposta per tutto
domane; fate anchora consignare la soa ad Alexandro da Foligno subito et fideliter.
Data ut supra.
Iohannes.
861
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO CHE,
ESAMINI I DIRITTI DELLA CAMERA DUCALE, DEL PODESTÀ E DI ANTONIO DE MUTTIS, CHE IL
PODESTÀ VORREBBE PAGHI LA CONDANNA DI UN FORENSE DI CUI SI ERA FATTO GARANTE ANCHE
SE DALLA FIDEIUSSIONE SI ERA LIBERATO.
1451 ottobre 6, Lodi
211V Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Conquestus fuit nobis pluries Antonius de Muttis, civis illius civitatis, quod compellebatur
per potestatem solvere condemnacionem cuiusdam forensis pro idem Antonius fideiuserat,
dicens se contumaciter condennatum, licet esset a dicta fideiussione liberatus quia ipsum
principalem representaverat dicto potestati ut in eius supplicacionibus quas dicto potestati
misimus continetur et licet ipse potestas dicat has peccunias sibi esse assignatas pro
salario suo, non tamen pati volumus dictum Antonium contra iustitiam cohortari. Ideo
380

mandamus vobis quod processum et sententiam in dicta causa faciatis, examinetis et
utriusque partis iura tam Camere seu dicti potestatis quam dicti Antonii admittatis et
iusticiam faciatis.
Laude, vi octobris 1451.
Cichus.
862
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A TOMMASO DA NUGAROLO CHE LO SPERA GIÀ A CASSANO.
QUALORA I PROVISIONATI NON FOSSERO ARRIVATI SCRIVERÀ LORO CHE VI SI PORTINO A MARCE
FORZATE PERCHÉ LA LORO PRESENZA È DI GRANDE IMPORTANZA PER LO STATO.
Thome de Nugarolo.
1451 ottobre 6, Lodi.
Nuy credimo che, ala recevuta de questa, debbi essere gionto ad Cassano, como heri per
un'altra nostra te scrissero. Et porria essere che cum ti non gli serianno venuti li
provisionati dela toa squadra, che quando cossì fosse, lo haverissimo molto a male. Nuy li
scrivimo l'aligata lettera che, non essendo venuti, vegnano subito de battuta et che stiano lì
cum ti per cosa de grande importancia al stato nostro, siché mandagli presto dicta littera
perché, como siano giunti a Cassano, gli provederimo de dinari et del vivere loro, che
serano bene contenti, avisandoni, per questo messo, como haveray facto. Avisane ancora
deli nomi de quelli talli che seranno renitenti che non vorrano venire, perché poy gli
possamo provedere como parerà a nuy.
Laude, vi octobris 1451.
Iohannes.
863
GIOVANNI, RE DI GERUSALEMME, DI CIPRO E DELL’ARMENIA MANDA DA FRANCESCO SFORZA
TRE ORATORI, SUOI CONSIGLIERI, CON IL COMPITO DI RIFERIRGLI PARECCHIE COSE.
212r Domino duci Mediolani, et cetera.
1451 gennaio 15, Nicosia.
Iohannes Dei gratia Ierusalem Cipri et Armenie Rex illustrissimo et excellentissimo domino
duci Mediolani, amico nostro carissimo, salutem et prosperos ad vota successus.
Illustrissime amice noster carissime ad presentiam vestram pro aliquibus fidem Christi et
Eius cultum ac statum regem nostri tangentibus, destinamus magnificum et spectatos
milites fideles dilectos conciliares nostros Iacobum de Flori comitem Yopensem Iacobum
Veri vicecomitem et Ugonem Apodecatoram legum doctores nostros oratores quibus plura
commissimus nostri parte vestre dominationi referenda. Rogamus itaque vestram
dominationem ut eorum relactibus tanquam nobis velitis plenam fidem prebere.
Data Nichosie, die xxv ianuarii MCCCCLI.
864
FRANCESCO SFORZA RISPONDE A GIOVANNI, RE DI GERUSALEMME, DI CIPRO , ETC. CHE DEI
TRE ORATORI PREANNUNCIATI NELLA SUA LETTERA È ARRIVATO SOLO IL CONSIGLIERE GIACOMO
VERI, VISCONTE DI NICOSIA , PERCHÉ GLI ALTRI SONO, COME RIFERITOGLI, RITORNATI DA
VOSTRA MAESTÀ. AL CONSIGLIERE GIACOMO IL DUCA HA DATO PIENE RISPOSTE A QUANTO DA
LUI ESPOSTO.
1451 ottobre 6, Lodi.
381

Serenissimo principi et excellentissimo domino Iohanni, Regi Ierusalem, Cipri, et cetera.
Ex iis tribus oratoribus, qui sub litteris credentialibus vestre sublimitatis venturi ad nos
erant, venit solummodo magnificus et spectabilis doctor conciliarius vester dominus
Iacobus Veri, Vicecomes Nicosie, quoniam alii ad vestram maiestatem rediisse dicuntur, et
ab eo intelleximus eaque in mandatis habeat dedimusque ad omnia sibi responsum quod
non dubitamus vestre serenitati referet fidellissime, eius ergo relactibus libeat precamur
non secus ad nostris credentiam et fidem plenitudinem impartiri.
Data Laude, die vi octobris MCCCCLI.
Cichus.
865
FRANCESCO SFORZA RISPONDE ALLA DUCHESSA BIANCA MARIA CHE NON PUÒ ACCONTENTARLA
, PERCHÉ L’UFFICIO CHE AVEVA GIOVANNI GIACOMO DA DUGNANO È GIÀ STATO ASSEGNATO E
QUINDI NON PUÒ AVERLO NICCOLINO PORRO.L’AVVERTE CHE NON SI PUÒ DARE UN UFFICIO ,
SE”PRIMA NON SI SA MOLTO BENE A CHI”.
1451 ottobre 5, Lodi
212v Domine Blancemarie Mediolani ducisse.
Veduto quanto la signoria vostra ne ha scripto in recommendatione de Nicolino Porro per lo
officio che havia Iohanneiacomo da Dugnano in lo castello de Mediolano, dicimo che,
alhora che recevessimo la lettera della signoria vostra, ne trovamo havere già dato et
concesso ad uno altro nostro caro servitore lo dicto officio, siché piaza alla signoria vostra
haverne per excusato se non possamo condescendere alla sua domanda. Ben certificamo
la prefata signoria vostra che quello non è officio da dare se prima non si sa molto bene ad
chi, perché è de tale natura che li consiste tutta la spesa che se fa in lo dicto castello et
quando lo dicto officio non fosse bene recto et governato, ogni cosa andaria sottosopra,
advisando la signoria vostra che se quello Iohanne Iacomo non fosse morto bisognava
ch'el ne rendesse una grande et grossa rasone de denari et altre cose che luy havia havuti
et administrate. Sichè questo havimo voluto dire alla signoria vostra, perché intenda et
sapia como passa la cosa.
Laude, v octobris 1451.
Cichus.
866
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE, AI MAESTRI DELLE ENTRATE E AL
REFERENDARIO DI LODI CHE FACCIANO UN’ASSEGNAZIONE SULLE ENTRATE LODIGIANE DEL
GENNAIO VENTURO PER I CITTADINI CHE DIEDERO COMPLESSIVAMENTE
CINQUECENTOSESSANTOTTO STAIA DI FRUMENTO AL PREZZO DI 9 LIRE PER STAIO E PER UN
TOTALE DI LIRE 255,12.
1451 ottobre 6, Lodi
Regulatori, Magistris intratarum et refferendario Laude.
Ali dì passati de nostro commandamento il nostro refferendario de questa cità, tolse
imprestito sive compro, a nostro nome, cinquecentosexantaotto, sive 568 stara de
formento ala mesura Lodesana per dare ale nostre gente d’arme. Et dicto formento dedeno
li citadini annotati in la cedula, qualli vi mandiamo inclusa ale presente, ad ragione de libre
nove, sive 9 imperiali per ciscuno staro che monta in suma libre ducentocinquantacinque
sive 255 soldi 12 imperiali, deli qualli volimo et v(i) cometiamo che a dicti citadini fatiati
bona asignatione sule nostre intrate de questa cità del messe de zenaro proxime a venire,
ita che indubitanter consequischano el lor debito, como è iusto et ragionevele, faciendo
proinde fieri quaslibet bullectas et scripturas opportunas.
382

Laude, vi octobris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
867
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA I MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE PER NON
AVERGLI ANCORA INVIATO RISPOSTA A QUANTO SCRITTO PER LA POSSESSIONE DAL CORNO.
GLIELA MANDINO SUBITO.
1451 ottobre 8, Lodi
214r Magistris Intratarum extraordinariarum.
Ne maravigliamo assay che già passati tanti dì non habiati may dato risposta a quanto ve
scripsimo dela possessione dal Corno, et pertanto volimo che, subito, ce la mandati.
Data Laude, die viii octobris MCCCCLI.
Cichus.
868
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GRACINO DA PISCAROLO, REFERENDARIO GENERALE, DI
VIETARE AI DUE MERCANTI CRISTOFORO DA BOSIN E LUCHINO ZORZO DI VENDERE I VERTONI
CHE HANNO INTENDENDO IL DUCA COMPRARLI.
Gracino de Piscarolo, generali Referendario.
(1451 ottobre 8, Lodi).
Siamo informati che Christoforo da Bosin et Luchino Zorzo, merchadanti lì in quella nostra
cità, hanno certa quantità et numero de vertoni da vendere. Pertanto volimo che tu
commandi ali dicti che, per quanto hanno caro la gratia nostra, non li debiano vendere ad
nisuno perché li vorremo nuy et pagarlili quello sarrà il dovere.
Data ut supra.
Cichus.
869
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SALE DI PRENDERE L’UOMO D’ARME GIOVANNI
CIUREDONE E TOGLIERLI TANTA ROBA QUANTO BASTI PER PAGARE IL MEDICO E LE MEDICINE PER
IL PELLEGRINO DA LUI FERITO E CHE ATTUALMENTE SI TROVA A PARASACCO.
Potestati Salarum.
1451 ottobre 5, Lodi
Per certo delicto ha commesso Giohanne Ciuredone, homo d’arme, contra uno pelligrino, ti
committiamo et volimo che, capitando lì, lo debbi far substenere personalmente et etiam
torre tanto dela roba sua che se possa satisfare al meduco et ale medecine che sonno
state necessarie ala recuperatione dela salute d'esso pellegrino, el quale se ritrova al
presente essere a Parasacho dele qual medecine et spese te informarà il nostro offitiale
del porto da Parasacho, quale ha havuto et ha cura d'esso pelligrino.
Data Laude, vii octobris MCCCCLI.
383

Cichus.
870
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CAPITANO DELLA LOMELLINA DI AVER CONSENTITO A
FERRAGUTO DI ANDARE DOVE VOLEVA, MA VERSO LE PARTI DI SOTTO E NON VERSO I NEMICI DEL
DUCA. E’ A SPAROARA E FREQUENTA BASSIGNANA: SI CREDE PASSI DAL MARCHESE DI
MONFERRATO E DA SUO FRATELLO GUGLIELMO, IL CHE È UNA VIOLAZIONE DEI PATTI. LO
PRENDA, INVENTARI LA SUA ROBA E NON CONSENTA A SUA MOGLIE DI ANDARSENE.
Capitaneo Lomeline.
1451 ottobre 9, Lodi
Havendo nuy concesso licentia a Feraguto che podesse andare a procurare la ventura sua
promittendone nuy de non aconciarse cum nostri nimici et de andare verso Bolongnia et
verso le parte di sotto, siamo advisati che s'è reducto a stare a Sparoara et che praticha al
borgo de Bassigniana et facilmente ne dà a pensare ch'el voglia aconciarse cum il
marchese 214v di Monteferato o cum signore Guglielmo. Et in questo ha contrafacto ala
licentia nostra, perché se debe adrizare verso le parte di sotto et non verso quelle parte. Il
perché ti commitiamo et volimo che lo debi substenere personalmente et deinde fare
describere ogni roba sua et provedere che la mogliere non se ne possa andare e niente del
suo possa esser sinistrato et como superinde haveray facto, subito per tue lettere ne
advisaray.
Data Laude, die viiii octobris MCCCCLI.
Cichus.
871
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI BORGO SAN DONNINO CHE AI SALARIATI SU TRE
PAGHE SE NE DIANO DUE, COSÌ SI FACCIA ANCHE CON I DAZIERI.
Potestati Burgi Sancti Donini.
1451 ottobre 8, Lodi
Per multi richiami ne sonno facti da quelli sonno salariati in quella nostra terra, havemo
deliberato che ad tucti li salariati che debiano havere tre paghe al presente, ne li sieno date
due. Et pertanto ti commettemo et carichiamo ordini in tale modo con li datieri che le dicte
due paghe si possino pagare in sì, bisognasse constrengere li dicti datieri, ordina sichè di
tale facenda non ne habiamo più richiamo alcuno et in spetialità ti commettemo che ad
Hieronimo dala Ripa Transone sieno consignate due paghe, senza dilatione alcuna, dele
tre che lui deve havere del salario dela porta nela quale lui è conestabile.
Laude, die viii octobris 1451.
Iohannes.
872
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL DIVIETO DI ALESSANDRIA DI RESTITUIRE
CAVALLI, FRUMENTO E OGNI COSA TOLTI A QUELLI CHE CONDUCEVANO BIADE CON LICENZA DEL
CONTE GIOVANNI DA BALBIANO, COMMISSARIO IN QUELLE PARTI. VUOLE CHE QUESTA VOLTA I
FRATI DEL MONASTERO GENOVESE DI SAN BENEDETTO VI POSSANO CONDURRE FRUMENTO E
BIADE.
Capitaneo devetus Alexandrie.
1451 ottobre 8, Lodi.
Per altre nostre littere ne recordamo haverti scripto che dovessi restituire le cavalle e
384

frumento cun ogni altra cosa che toglisti a quilli che conducevano biada cum licentia del
spectabile cavallero misser Iohanne da Balbiano conte, nostro commissario in quelle parte
et al monastero de San Benedicto del Zenoese. Et ne pare, segondo intendimo dal
religioso frate Egidio, monaco del dicto monastero, che gli hay retenuta una cavalla.
Pertanto te dicemo, considerato che havevano licentia dal dicto nostro comissario a, gli
debbi senza exceptione alcuna restituire dicta cavalla. Et ulterius siamo contenti che per
questa volta li dicti frati b possano conduere c o fare conduere al dicto monastero de San
Benedicto quello frumento et biava che gli toglesti et hay restituito como è predicto et gli
faray bona licentia.
Laude, viii octobris 1451.
Iohannes.
a Segue ch depennato.
b li dicti frati scritto in interlinea.
c Segue al depennato.
873
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELLAZZO DI CHIAMARE I CONDUCENTI DI BIADE
DEL MONASTERO GENOVESE DI SAN BENEDETTO ( CHE CHIEDONO DI ESSERE RISARCITI DAI
FRATI PER IL TEMPO IN CUI FURONO TRATTENUTI, IN RAGIONE DI DIECI LIRE AL GIORNO), E DI
ACCORDARLI CON I FRATI.
215r Potestati Castellacii.
1451 ottobre 8, Lodi.
Altre volte facendo li religiosi monaci del monastero de San Benedicto del Zenovese
conduere de Alexandrina al suo monastero certa quantità de biava cum a licencia del
spectabile conte misser Iohanne da Balbiano, nostro commissario in quelle parte, el nostro
capitaneo del deveto de Alexandrina feci prendere quilli che conducevano dieta biava et le
cavalle et ha retenuto dicti homini in presone fin ch'el ha havuto littere da nuy che gli
relasasse, el perché, segondo intendemo, quilli conducevano dicto frumento, che foranno
sostenuti, domandano et voleno che li dicti frati gli paghino et satisfaciano el tempo che
persero per quello tempo che steteno in presone a rasone de libre x el dì. Pertanto volimo,
che per amore del nostro Signor Dio, considerato che loro sono servi de Dio et de povertà,
recevuta questa, habii da ti quisti talli che fano la dicta domanda et vedi cum quilli meglior
vie te parerà de acordarli cum li dicti frati.
Laude, viii octobris 1451.
Iohannes.
a certa quantità de biava cum a margine destro.
874
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE
PROVVEDANO PERCHÉ L’ANNO PROSSIMO I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO PERCEPISCANO
INTEGRALMENTE IL LORO SALARIO, MENTRE ATTUALMENTE VANTANO UN ARRETRATO DI CREDITO
SALARIALE DI 9000 DUCATI E PERCEPISCONO UN SALARIO DIMEZZATO, PUR ESSENDO “IL
PRINCIPALE ET PIÙ DIGNO “ ISTITUTO.
Regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
(1451 ottobre 8, Lodi).
385

Ha mandato qui da nuy al nostro Consigilio secreto, gravandosse che non pò conseguire
el pagamento dele paghe soe, et et che gli restano da qui indreto circa libre viiii milia. Item
che da qui inani, per fin a calende de zenaro proximo, non gli è modo ch'el possa havere
se non meza paga per mese. Dela qualcosa se meravigliamo, et molto ne dispiace, però
che, como quello è il principale et più digno, cossì è nostra intencione che sia meglio
tractato neli pagamenti suoy. Et perché le intrate se retrovano dispensate in modo non se
gli pò provedere sopra questo anno, como vorriano, ve comettiamo che per l'anno a venire
faciati tale assignacione et provisione, ove et como meglio ve parerà, per li pagamenti
suoy, che esso Consiglio vegna ad conseguire la integra satisfactione sua ali tempi debiti,
liberamente et senza mancamento veruno, per modo che non gli sia data più casone de
dolerse.
Laude ut supra.
Cichus.
875
FRANCESCO SFORZA COMANDA A GIOVANNI BARRILI DI NAPOLI DI RESTITUIRE AI FORNACIAI DI
ZANENGO QUANTO È STATO TOLTO DAI SUOI FAMIGLI IN MODO CHE IL”LAVORERIO” POSSA
PROSEGUIRE.
215v Iohanni Barrili de Neapoli.
1451 ottobre 8, Lodi.
Nuy te mandamo qui alligata una lettera, che ne ha mandata lo vicecomissario de
Pizghitone, aciò che tu vedi et intendi li modi che hanno tenuti li tuoi famigli verso li nostri
fornasari, qualli stanno ala fornace de Zanengo, che per loro non mancha che lo nostro
lavorerio de Pizghitone roma(n)gna ad fornirse. Che quanto danno et mancamento ne
segueria volimo che da ti medesmo le consideri, unde per questa volta non vogliamo far
altro se non che te dicemo et comandamo che tu vogli fare restituire a quilli nostri fornasari
ogni cosa gli fose tolta che non gli manchi uno puntal de stringa. Avisandote che se tu non
lo faray et che he habiamo più querella, daremo a vedere et intendere a ciaschuna persona
quanto ne sia stato molestissimo tale atto, siché vogli provedere cum effecto che li dicti
fornasari habiano ogni cosa del loro integramente.
Laude, viii octobris 1451.
Cichus.
876
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO E AI FRATELLI SANSEVERINO DI COMANDARE AI
DEBITORI DI LANCILLOTTO RUSCA E, IN PARTICOLARE, AGLI UOMINI DELLA CORPORAZIONE DI
SANT’ABBONDIO DI PRESENTARSI ENTRO DUE O TRE GIORNI DA TOMMASO DA BOLOGNA,
COMMISSARIO DI COMO.
Francisco et fratribus de Sanseverino
1451 ottobre 8, Lodi.
Lanciloto Ruscha, debitore dela Camera nostra, assignato per lo debito haveva con lo
reverendo misser lo vescho de Como passato, per la fictalicia de valle de Lugano, fin al dì
presente non ha satisfacto dela summa dela quale è debitore, gravandose et excusando
non li essere obligato perché li homini del corpo de Sancto Abondio recusano pagare, per
lo presente, quello ficto che hanno pagato per lo passato. Et in questo modo dice che non
pagando loro al modo usato, luy non veneria ad essere ragionevolmente astretto de quello
che manchano anzi loro, quali sono casone de questo manchamento. Et perché nuy
intendiamo per ogni modo valerse de questi tali denari, quali più dì fa havemo assignati per
386

cosa importante al stato nostro, como tucti hano inteso, et che dicti denari siano rescossi
da quelli che sono veri debitori, non manchando de ragione ad veruna dele parti, per le
presente vi scrivemo, confortando et stringendo quanto possiamo che, subito vedute le
presente, debiati commandare a quelli predicti de San Abondio, quale vi nominarà il dicto
Lanzaloto o chi fa per luy et anche al dicto Lanzaloto che infra uno termino breve, fra duy o
tre dì al più tarde, debeno personalmente presentarse davanti a 216r Thomaso da
Bologna, nostro comissario de Commo, al quale habiamo commisso questa differentia et
ministrare rasone ale parte. Et cossì vogliate operare per ogni modo exequiscano quanto
scrivemo, et non li manchate in cosa alcuna in far fare executione contra qualunque altro
debitore d'esso Lanzaloto per la dicta casone.
Laude, die 8 octobris 1451.
Cichus.
877
FRANCESCO SFORZA ORDINA NUOVAMENTE A PODESTÀ , COMUNE, CASTELL’ARQUATO CHE
BARTOLOMEO DA QUARTERI E GIOVANNI PIZONNIO DA BRISSA RIMANGANO LÌ E SIANO LORO
DATE LE TASSE DOVUTE.
Potestati comuni Chastriquatro.
1451 ottobre 8, Lodi.
Ce recordiamo havere scripto per altre nostre che, nonobstante mutatione alcuna, qual se
havesse a fare de quelli logiamenti lì, nostra intentione era et è perchè misser Bartolameo
da Quarteri et Iohanne Pizonnio da Brissa restino lì et gli sia risposto dele loro tasse
secondo l'ordini. Et perché misser Bartolameo et Iohanne Pizonnio se gravano che non gle
respondete, né haviti resposto per lo passato, ve replicamo et novamente ve comandiamo
che omnino gli respondiate cussì del passato como de l’avenire et a questo non obsti
differentia habiate cum altri, altramente ce daresti materia turbarce cum voy non
hobediendo le nostre litere.
Data Laude, die viii octobris 1451.
Cichus.
878
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A TESEO DA SPOLETO DI AVER NUOVAMENTE ORDINATO AGLI
UOMINI DI CASTELL’ARQUATO CHE AGLI UOMINI DI BARTOLOMEO E DI GIOVANNI DIANO QUELLO
CHE È LORO DOVUTO.
Theseo de Spoleto.
1451 ottobre 8, Lodi.
Altre volte scrissemo essere nostra intentione che in ogni mutatione se facesse deli
logiamenti de Chastello Arquate volevano che li logiamenti de misser Bartolameo da
Quarteri et Iohanne Picennio da Bressa remanesseno et gli fosse risposse dele lor tasse
per essi da Castelo Arquate et perché se gravano essi misser Bartolameo et Iohanne
Picennio che non pono consequire el dovere, havimo replichato ad l'homini che lo fatiano.
Tu, itaque cura etiam, ut fiat.
Data Laude, die viii octobris 1451.
Cichus.
879
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A MICHELE ATTENDOLI DI AVERE INTESO CON PIACERE DEL
MIGLIORAMENTO DELLA SUA SALUTE E LO ASSICURA CHE SIA LUI (DUCA) CHE LA MOGLIE E I FIGLI
STANNO BENE. CONFERMA A MICHELE DI AVERE I SUOI FIGLI”RECOMANDATI” NON MENO DEI
387

216v Domino Michaeli de Atendolis.
SUOI PROPRI.
1451 ottobre 8, Lodi.
Havimo receuto le vostre litere, il tenore dela qualle ne ha aducto malanconia et spiacere
asay, sentendo dela noya et infermità vostra dela qualle non menore dolore piliamo che de
fratelo proprio et per lo simile del melioramento vostro ce siamo molto consolato
confortando la signoria vostra ad conservarce per ogni modo la sanità quanto gli sia
possibile. Noy, per la Dio gratia, stiamo bene asieme cum nostra consorte et fioli et le
cosse nostre passeno bene et speramo che de giorno in giorno passarano melio. Vero è
che la pestilentia ce ha facto dano in queste parte, ma adesso comenza molto a meliorare.
Se per nuy fosse da fare cossa veruna per vostro bene, honore et comodo et ne
rechiedate, non mancho volentera la farimo che per lo più carro a fratello habiamo al
mondo et se non, metiti ala prova, trovariti cussì. Quanto ala parte de vostri fioli che ce
siano recomandate, ve certificamo che non mancho che li nostri proprii sempre gli
haverissemo recomandati, perché gli reputamo bene nostri, et per nostri sempre li
tractarimo.
Data Laude, die viii octobris 1451.
Cichus.
a Così in A.
880
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A MATTEO ATTENDOLI DEI CONTI DI COTIGNOLA, AL COMUNE E
AGLI UOMINI DI BORGONUOVO DIAVER CONCESSO AL FIGLIO SFORZA LA TERRA DI BORGONUOVO
CON LA ROCCA, LA FORTEZZA E IL CONTADO CON PERTINENZE E GIURISDIZIONE E ENTRATE.
VUOLE CHE LO SI OBBEDISCA.
1451 ottobre 7, Lodi.
Matheo de Atendolis ex comitibus Cotigniole nec non comuni et hominibus Burgi Novi.
Havendo dato et concesso ad Sforza, nostro figliolo, la terra de Borgo Novo, la rocha et
forteza cum lo contado et tucte le pertinentie, intrate et iurisditione sue integramente, et
pertanto volimo et commandamovi che, dala recevuta dala presente inanze, l'obediati et
intendiati in ogni cosa quanto faristi ala persona nostra propria, et a luy o suo factore
debiati respondere dele intrate dela dicta terra et contado senza contraditione alchuna et
non fati lo contrario per quanto haviti cara la persona nostra propria. Et a chiareza vostra et
che siati certi che cussì è la nostra intentione, habiamo soptoscripto la presente de nostra
propria mano.
Data Laude, die vii octobris MCCCCLI.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
881
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A DONNA LUCHINA CHE NON PUÒ ACCOGLIERE LA SUA RICHIESTA
DI LICENZA DI GUALDI, PERCHÉ SE ACCONDISCENDESSE DOVREBBE CONCEDERLA” AD ALTRI
MOLTI”. CHIEDE, A SUA VOLTA, CHE VOGLIA DARE A SUO FRATELLO ALESSANDRO I RICHIESTI
5000 DUCATI.
217r Domine Luchine de Verme.
1451 ottobre 9, Lodi.
388

Havimo recevuta la vostra lettera et inteso quanto ne haveti scripo sopra lo facto dela
licentia di gualdi che vuy voristi da nuy. Al che, rispondendo, ve dicimo che nuy ve
compiaceressimo di bona vogli, ma ateso che se concedissimo questo a vuy ne bisognaria
etiam concedere ad altri molti, la qual cosa ne retornaria in uno excessivo danno, et tanto
più quanto è lo instante nostro bisongnio et necessità, in la quale bisongnia che
rechediamo fina quilli che hanno sparso del proprio sangue per nuy et lo stato nostro, siché
bisongnia che ne habiati per escusato se nuy condescendimo ala vostra domanda
pregandove, caricandove et stringendove che per altra via, come meglio parerà ad vuy che
sia più cellere et expedita, provedati ch’el magnifico nostro fradello misser Alexandro habia
li cinquemila ducati, segondo che ve havimo scripto, deli quali esso nostro fradello ha tanto
de necessità quanto se podesse dire, avisandovi che per una volta non ne poresti far maior
a piacere di questo.
Laude, die viiii octobris 1451.
Iohannes.
882
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE DONNA LUCHINA ORDINI AI SUOI UFFICIALI DI ASSOLVERE IL
LORO DOVERE VERSO SAGRAMORO DI PARMA E I SUOI UOMINI
Domine Luchine de Verme.
1451 ottobre 10, Belgioioso.
El strenuo nostro conductero Sagramoro da Parma ne ha facto dire cum querella che per li
homini vostri non gli è facto nì a luy né ali compagni soy el debito segondo l'ordine et
como fanno tucti li subditi nostri ad l'atri soldati. El che credimo non proceda de mente
vostra, ma che occorra per negligentia deli officiali vostri. Pertanto ve confortiamo et
caricamo che ordinati ali vostri officiali che faciano fare al dicto Sagramoro et ali compagni
soy el dovere loro secondo despone l'ordine sopra ciò facto et como tucti li nostri subditi
fanno ali altri soldati in modo ch'el dicto Sagramoro non habia più iustamente ad farne
sentire lamenta de questo.
Data Belziosii, die x octobris 1451.
Iohannes.
883
FRANCESCO SFORZA COMANDA A PIETRO GIOVANNI DA CAMERINO DI NON CHIEDERE STRAME E
TASSE A QUELLI DI PONTECURONE E DI NON DARE NOIE A CHI TRASPORA VETTOVAGLIE . SUO
COMPITO È DI VIETARE “FROSATIONE DEL SALE E DELE BIADE, NON ZA L’ALTRE VICTUALIE”.
217v Petro Iohanni de Camerino.
1451 ottobre 10, Belgioioso.
Tu say la commissione che te fecimo quando te mandassemo in quelle parte quale fo che
non devessi lassare condure sale in Castelnovo, pur de ti n'è facto lamenta de doe cose:
l'uno, che tu voli torre da quelli da Pontecurono el strame et la taxa, l'altra che a quelli
conducono dele victualie et robe loro a Castelnovo, et altroe, day impazo, dele qualcose ce
maravigliamo, prima perché te debbe bene bastare havere la tassa toa in Borgonovo,
senza dare impazo et torla a quelli da Pontecurono, quali la paghano ad altri, como tu say.
Deinde tu say bene che havessi commissione de prohibire le frosatione del sale et dele
biade, non za l'altre victualie. Pertanto te commandiamo et volemo che, restando contento
della taxa toa de Borgonovo, non daghi impazo alcuno a quelli de Pontecurono nì ad altri.
Volemo etiamdio che non daghi molestia ad alcuna persona, nì togli pagamento per le
cose se conducono inanze et indreto oltra quelle per le quale hay commissione, et questo
volemo faci et observi questa nostra voluntà per quanto hay cara la gratia nostra, quale dei
havere più cara che robba nì altro.
Ex Belziosio, die x octobris 1451.
389

Iohannes.
884
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL PODESTÀ DI TORTONA E A LUDOVICO DA BOLOGNA DI AVER
CONCESSO, PER COMPIACERE IL COLLEONI, LA GRAZIA A DOMENICO DA PARMA. VUOLE,PERCIÒ,
CHE SIA LIBERATO E GLI SIANO RIDATE LE COSE SUE . VUOL, ANCHE, CHE IL COLLEONI ABBIA I
DENARI CHE VANTA DA GIORGIO UNGARO CHE DEVE ESSERE GIUSTIZIATO. ORDINA, INFINE, DI
LIBERARE QUATTRO SACCOMANNI DEL COLLEONI, PREMESSA LA RESTITUZIONE DI QUANTO
RUBATO O DANDO UNA COMPETENTE GARANZIA.
Potestati Terdone et Ludovico de Bononia.
1451 ottobre 10, Belgioioso.
Ad complacencia del magnifico Bartholomeo Colione, nuy havemo facto gratia a Dominico
da Padova, olim compagno de misser Pedro Ungano. Pertanto ve comettiamo et volimo
che, subito havuta questa, debiati liberare el dicto Dominico restituendogli l'arme, cavalli et
ogni altra cosa del suo, et lassandolo neli suoi logiamenti. Et perché el magnifico
Bartholomeo pare debba havere alcuni denari da Zorzo Ungaro qual, como sapeti, deve
essere iusticiato, ve comettiamo et volemo sia integramente satisfacto et contento, como
dirà Lanzaloto da Parma, suo cancellero, presente exhibitore. Et tu, podestà, volimo debbi
liberare de presone et metre in soa libertà quilli quatro 218r sacomani del prefato
magnifico Bartholomeo hay destenuto, restituendo loro et satisfacendo quelli robaruno, per
modo se chiamano contenti overo dando segurtà sufficiente de pagare quelle cose
mancassero fra termine competente et ali patroni de dicti sacomani in fare veruna novità
neli logiamenti loro.
Belzoyosii, x octobris 1451.
Iohannes.
885
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FILIPPO DA ANCONA E A GIOVANNI DA MILANO DI SISTEMARE LA
TORRE DELLA ROCCHETTA, ORMAI FINITA, DEL CASTELLO D MILANO, COME A LORO INDICHERÀ UN
FAMIGLIO DI FOSCHINO, INVIATO APPUNTO PER “ACONZARE ET METRE IN PUNCTO QUELLE COSE
CHE GLI BISOGNANO”.
Filippo de Ancona et Iohanni de Mediolano.
1451 ottobre 10, Belgioioso.
In li dì passati ti, Filippo, ne scrivesti che la torre dela rochetta in lo castello de Mediolano
et cossì havemo poy havuto un'altra littera da tucti duy vuy, che per tutta la septimana
passata seria fornita de accontare dentro, per modo che se gli porria stare. Et perché
havimo deliberato, fra pochi dì de mandargli Foschino, luy gli manda là questo suo
fameglio, presente portatore, per acconzare et metre in puncto quelle cose che gli
bisognano, como da luy intenderay. Pertanto volimo che, avuta questa, faci fare una
lectere in quella camera che è sopra a la volta in la dicta torre, che sia bella et honorevelle
et sia de quella forma et grandeza che è quella lectera che è quella dove
dormivevamo la illustre madona Biancha e nuy a Milano in la camera dela torre che è de
sopra, overo che sia como quella lectera che è in quella camera de sotto intavolatta che gli
è fornimento da lecto, et cossì faci fare in la dicta camera tavole et banche, como
intenderiti b da esso famiglio, al qual dareti sopra ciò ogni aiuto et favore che recertarà
sopra ciò.
Belzoyosii, x octobris 1451.
Iohannes.
a Segue roche depennato.
390

como intenderiti ripetuto nel testo.
886
FRANCESCO SFORZA SI STUPISCE CHE SIMONE DA SPOLETO ABBIA ORDINATO CHE AGLI UOMINI
D’ARME, ALLOGGIATI A CASALMAGGIORE, NON VENGANO DATI GRANO, VINO E STRAME.
Ser Simoni de Spolecto.
1451 ottobre 10, Belgioioso.
Quelli nostri homini d’arme che allogiano ad Casalmagiore ne hanno mandato a dire che tu
hay ordinato là che non gli sia dato grano, vino, né strame, dela qual cosa nuy se
maravigliamo et non sapimo perché tu l'haby facto. È ben vero che nuy te havimo dicto che
non ne paria iusto né convenevele che ad quelli homini d’arme che haviano del strame et
ch'el vendiano per havere del altro, gli fosse dato strame, ma che a quelli che non
haviriano gli ne fosse a proveduto, come tu say che è la intentione nostra et cossì
exequiray. Del grano gli faray dare secondo gli ordini nostri et secondo te havimo dicto, del
vino volimo che tu faci dare ali dicti homini d’arme, sopra le arme et pigni loro. Et fa in
modo non ne bisogna scrivere più.
Data Belzoiosii, die x octobris 1451.
Iohannes.
a Segue dato depennato.
887
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL LUOGOTENENTE DI CREMONA DIA OGNI AIUTO AL FAMIGLIO DI
GIOVANNI DELLA NOCE PER RICUPERARE I DUE CAVALLI CON CUI UN FAMIGLIO DI UN COMPAGNO
DI GIOVANNI SE N’È FUGGITO FERMANDOSI, PARE, A SESTO CREMONESE.
Locumtenenti Cremone.
1451 ottobre 10, Belgioioso.
Pare, secondo ne dice misser Iohanne dala Noce, che novamente s'è fugito uno famiglio
de uno suo compagno con doy cavalli, quali sonno d'esso misser Iohanne. Lo quale
fameglio pare sia fermato ad Sexto de Cremonese, per la quale casone misser Iohanne
manda lì el presente portatore suo famelio, al quale volimo date ogni favore expediente,
siché misser Iohanne rehabia li soy cavalli.
Belzoiosii, die x octobris 1451.
Iohannes.
888
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GUGLIELMO DI MONFERRATO DI VOLER DARE ESECUZIONE ALLA
PROMESSA DI RESTITUZIONE A FIASCO DEI DUE CAVALLI PORTATIGLI VIA DAL SUO FAMIGLIO.
219r Domino Guielmo de Monteferato.
1451 ottobre 11, Belgioioso.
Como la vostra signoria se deve ricordare, nuy gli havemo più volte scripto che gli piacesse
fare restituire ad Fiascho nostro quelli soy doy cavalli gli ha menato via il suo famelio, et la
signoria vostra continuamente ne ha resposto volerlo fare. Tamen fin al presente non
havimo veduto effecto. Il perché de novo confortiamo la vostra signoria gli piacia volere
fare restituire dicti cavalli ad Fiascho senza altra replicatione, et voglia fare in questo, como
391

vorria fosse facto a quelli della signoria vostra dal canto nostro.
Ex Belzoyosio, die xi octobris 1451.
Iohannes.
889
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL LUOGOTENENTE DI LODI CHE MANDERÀ LÌ CERTI BALESTRIERI.
LI SISTEMI NEL BORGO DELLA CITTÀ : SI PROVVEDA “PER LO VIVERE LORO”. LI AMMONISCA
PERCHÉ SI COMPORTINO ONESTAMENTE.
Locumtenenti Laude.
1451 ottobre 11, Belgioioso.
Havemo ordinato che lì vengano ad allogiare certi balestreri, però volemo che tu gli lozi nel
borgo de quella nostra cità, avisandote che nostra intentione è de provederli per lo vivere
loro. Interim tu li lozaray como è dicto et li admoneray che se deportino et vivano
honestamente senza fare damno nì oltragio ad alcuna persona.
Ex Belzoyosio, die xi octobris 1451.
Iohannes.
890
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI SIMONETTA SIA DA LUI ASSAI PER TEMPO IL GIORNO
DOPO.
Domino Angelo Simonette.
1451 ottobre 11, Belgioioso.
Per certa importante casone vogliamo che domane venghi qua da noy, ita che dimatina,
assay per tempo, tu te retrovi essere qua senza fallo.
Data Belzoyosii, xi octobris 1451.
Cichus.
891
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LUIGI TODESCO E AGLI UOMINI DALLA MOTTA DI RESTITUIRE
ALL’UOMO D’ARME ZUCCONO, DELLA SQUDRA DI PIETRO GIOVANNI DA CAMERINO, IL CAVALLO
RUBATOGLI.
1451 ottobre 9, Lodi.
Aluysio Todesco et hominibus della Motta.
Siamo contenti che alla receputa de questa, debiati fare rendere ad Zuchono, homo d’arme
della squadra de Petro Iohanne da Camerino, quello cavallo egli stato tolto per vuy homini
in la differentia havesti insieme con luy, liberamente et senza exceptione alcuna,
avisandovi che essa differetia noy la intenderimo a più bello destro.
Laude, viiii octobris 1451.
Cichus.
892
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO D’ANCONA DI PROVVEDERE CHE SI ABBIANO QUARANTA-
CINQUANTA BUOI PER I LAVORI DEL CASTELLO E DI CASSANO E CERCHI DI AVERNE DEI BUONI E
SUFFICIENTI DA MONZA. VUOLE CHE ANTONIO DI GIACOMELLO NON MANCHI DI NULLA.
NESSUNO DEVE ESSERE ESENTE DAL CONTRIBUTO PER IL CASTELLO DI MILANO.
392

219v Filippo de Anchona.
1451 ottobre 9, Lodi.
Havimo recevuto le toe lettere, ale quale rispondendo, quanto alla parte delli bovi, tu say
quanta instancia te facessimo che per ogni modo se havesseno de presente 40 fina in 50
bovi per lo bisogno urgentissimo delli lavorerii de quello castello et de Cassano, siché
provedi, fir e possibile se habiano; et per lo resto se poteria induciare meglio. Seriamo
etiam contenti che vedesse haverne a Monza, ma guarda bene che sia roba sufficiente et
bona. De quelli cento ducati che domanda de presente quello merchadante, siamo contenti
che tu gli subvegni de dicti cento ducati, dandoli de quelli che tu receveray, et parendote,
como tu scrivi, poterai mandare uno delli nostri con quello merchadante quando andarà
alla feria delli sollari della torre, restiamo avisati. De Antonio de Iacomello molto ce
rencresse: non gli lassare manchare niente et avisarane como starà. Havimo mandato uno
al locho de messer Galiotto alla parte de Iohanne da Milano. Bordono non è qua. Quantum
autem alla contributione del lavorerio del castello, non volimo che a veruno sia exempto,
et sia chi se voglia, siché fa' paghare ad ogniuno.
Laude, viiii octobris 1451.
a Segue ven depennato.
893
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CONTE FRANCHINO RUSCA FACCIA ACCETTARE DALLA PIEVE
DI VALTRAVAGLIA DODICI CAVALLI E ALTRETTANTE BOCCHE COME È INDICATO DA PISANELLO,
FAMIGLIO DUCALE, E PROVVEDERE A QUANTO È NECESSARIO PER IL VIVERE LORO.
Comiti Franchino Rusche. a
1451 ottobre 9, Lodi.
Tanto el il numero delli cavalli havimo ale spalle che non possimo exemptare persona del
mondo dal carico d'essi, benché’l facimo male voluntera, attento igitur che tutti li nostri a
questo carico contribuiscano, nemine exceptato, como ve poteresti informare da Pietro
Cotta et tutti l'altri a chi facimo sentire de questo carico. Vi confortiamo anchora vuy ad
havere pacientia et fare acceptare de bona voglia alla pieve de Travaglia xii cavalli,
altretante boche delli nostri, segondo che per li bollectini del Pisanello, nostro famiglio a ciò
deputato, serà ordinato. Et similiter gli fareti providere segondo li ordini nostri et como
fanno l'altri. Et ad questo non ve voglati rendere difficile per non turbare l'ordini nostri, che
sono tali che ogni homo contribuisse a simile caricho.
Laude, viiii octobris 1451.
Cichus.
a Segue Bernabovi de Sancto Severino depennato.
894
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BERNABÒ DI SANSEVERINO DI RICERCARE ANTONIO DA LUGANO,
FAMIGLIO DELL’UOMO D’ARME ZUCCONO FUGGITO CON 12 DUCATI E DOCUMENTI ASSAI
IMPORTANTI , RICUPERANDO SIA DANARI CHE DOCUMENTI.
220r Bernabovi de Sancto Severino.
1451 ottobre 9, Lodi.
El s'è fugito da Zuchono, nostro homo d’arme, uno suo famiglio chiamato Antonio da
393

Lugano, del quale è informato Beltramo de Vanotto et Matheo, figliolo del Grinn et àssi
portato via ducati xii et alchune scripture de importantia assay. Et per questa casone vene
costà Vico de Marino, apportatore delle presente. Siché fati de recerchare et retrovare el
dicto Antonio et rendere et restituire al dicto apportatore dicti denari et scripture.
Laude, viiii octobris 1451.
Cichus.
895
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO ZOPPO DI AVERE INCARICATO IL LUOGOTENENTE DI
ALESSANDRIA DI INFORMARSI DEI SUOI DIRITTI PERCHÉ “PROVEDA ET IUDICHI QUANTO NE VOLE
RAGIONE”.
Antonio Zoppo.
1451 ottobre 9, Lodi.
Havimo recevuto le vostre lettere, per tenore dele quale vuy allegati non essere obligato
alla contribucione delle taxe de cavalli cum quella communità de Cassine, cossì per le
exemptioni haveti da quella communità, como etiam per le confirmacione et altre vostre
ragione allegati et, como etiamdio vuy diceti, nostra intencione non è de preiudicare alle
vostre ragione. Noy scrivemo al nostro locotenente de Alexandria che veda et diligenter se
informi delle vostre ragione, et deinde proveda et iudichi quanto ne vole ragione, sichè a
luy allegareti el facto vostro, perché, como havimo già dicto, non intendimo ve sia
preiudicato in alchuna cosa alle ragione vostre, le quale piutosto ve volimo conservare.
Laude viiii octobris 1451.
Cichus.
896
FRANCESCO SFORZA ORDINA ANCORA UNA VOLTA A FRANCESCO AMERICO E A BERNABÒ
SANSEVERINO DI VOLERE INTERVENIRE AFFINCHÈ I LORO UOMINI NON GIUSTIFICHINO LE
LAMENTELE DEI NOVARESI, COME ANCHE ATTESTA LA LETTERA DI GIOVANNI PISTAMEGLIO.
1451 ottobre 9, Lodi.
Francisco Americo et Bernabovi, fratribus de Sancto Severino.
Havendo noy quottidiano lamente et querellacione delli peximi portamenti delli vostri stano
in Novarese, più fiate ve havimo scripto et confortati che gli volesti remediare cossì per lo
nostro honore como per lo vostro, ma puocho è valso, como comprehendimo per la lettera
de Iohanne Pistameglio, quale ne mandiamo introclusa, che certo ne dole et pexa fina all'anima.
Et bene speravamo che dove ve retrovati vuy non dovesse bisognare tante nostre
littere per confortare tanta onestà, et non che li vostri, ma gli altri tutti che se scomponesero
cossì, fatamente credevamo dovessino punire et corezere simili excessi. Ma rendendoce
certissimi che de ciò seti però malcontenti et ve ne recrescha, ve lo havimo voluto anchora
iterare et confortare gli vogliati provedere. Et se pur poy se commetterano tali excessi, sarà
necessario che ce monstramo corezati a chi se gli accaparà.
Laude viiii octobris 1451.
Cichus.
897
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE INVIA LORO IL
ROTOLO DEGLI ARTISTI E DEI MEDICI. DA PARTE LORO CERCHINO DI AVERE IL ROTOLO DEI
GIURISTI, DIANO IL LORO PARERE, MA NON LO PROPALINO, PERCHÉ SANNO “QUANTO SONO
MOLESTI LI DOCTORI ET SCOLARI”. CERCHINO DI COMPORRE LA VERTENZA TRA “MAGISTRO”
GIOVANNI MATTEO E “MAGISTRO” GIOVANNI ANTONIO GUERRA PROCEDENDO “SECONDO LO
RECTO SENSO” E COSÌ FACCIANO ANCHE PER “LA REFORMATIONE DEL STUDIO”.
394

220v Dominis de Consilio secreto.
1451 ottobre 9, Lodi.
Siamo tardati in respondere al facto del Studio, aspectando che per vuy o da Pavia ne
fosse mandato lo rotulo de iuristi, lo quale per nissuno n'è stato mandato. Non ne parendo
più differire, n'è parso darvi resposta, unde ve remandiamo lo rotolo delli artisti et medici et
le altre lettere quale ne mandasti qui perché vediate havere lo rotulo delli iuristi. Et possa,
examinati bene le scripture et intese maturamente, ponati in scripto lo apparere vostro et
aconzati li rotuli como ve parerà conveniente et necessario per lo bene et honore del Studio
et utile et honoro nostro. Et como havereti aconze le scripture et liste, iuxta lo parere et
conscientia vostra, ne lo mandati, ma che altri non lo sappia che vuy, perché sappeti quanto
sono molesti li doctori et scolari et cetera, et questa molestia non volimo qua. Habiati ad
memoria terminare la differentia quale è fra magistro Iohannematheo et magistro
Iohanneantonio Guerra, et in questa cosa et in le altre pertinente alla reformatione del
Studio, vogliati procedere, segondo lo recto senso et conscientia vostra, ad quello sia lo
bene et honore nostro et non havere respecto ad compiacere ad nissuno, sia chi se voglia,
como siamo però certissimi fariti et molto meglio che non sappiamo dire noy né scrivere
noy.
Laude viiii octobris 1451.
Cichus.
898
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A VINCENZO DI VEDERE QUELLO CHE LUI HA SCRITTO AL
CONSIGLIO SEGRETO CIRCA LO STUDIO DI PAVIA. BARTOLOMEO MORONE E IL PADRE TOMMASO
RACCOMANDANO IL FIGLIO SIGNORINO PER UNO DEI TRE POSTI DI COADIUTORE. LO PROVI E, SE
IDONEO, NE AVVISI IL DUCA CHE FARÀ FARE LA LETTERA DI ASSUNZIONE.
Vincencio.
1451 ottobre 9, Lodi.
Vedaray quello scrivimo al Consilio circha lo facto del Studio non dicemo altro, siché te
sforza che se proceda rectamente et che non se vada ad complacebo domino et cetera.
Preterea messer Bartolameo Morono et messer Thomase, suo patre, ne pregano vogliamo
fare acceptare per uno delli tri coadiuctori degono stare lì al Consilio, Signorino, suo
figliolo: noy siamo contenti, siando luy idoneo et sufficiente ad questo, como loro dicono et
como tu lo vedi, et manda per esso et ne faray quella experientia te parerà. Siando idoneo
lo acceptaray, et ne advisa perché gli fazamo fare la lettera.
Laude, viiii octobris 1451.
Cichus.
899
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA AL DUCA DI SAVOIA GIOVANNI FRANCESCO BUTTIGELLA
CHE DEVE TRATTARE CON IL DUCA SABAUDO “NONNULLA .... AD COMITEM ANTONIUM DE
BRICONIBUS, EIUS COGNIATUM, PERTINENTIA”.
221r Duci Sabaudie
1451 ottobre 26, Lodi.
Tanta est virtutum prestancia et vite ac morum integritas tantaque semper fuit fidei et
devocionis experientia clarissimi militis et doctoris insignis domini Iohannis Francisi de
Butigellis, civi(s) nostri Papiensis erga nos statumque nostrum ut illum merito
caripendamus et ex corde diligamus, optemusque illi bene esse, sicuti nobis ipsis. Hinc est
395

cum proficiscatur miles ipse ad eas partes gallicas, sitque acturus nonnulla apud vestram
excellentiam ad comitem Antonium de Briconibus, eius cogniatum, pertinentia, illum
quantum possumus ex animo commendamus ortantes illam et exorantes ut in eius singulis
agendis tractandisve rebus commendatissimum eundem suscipiat et amice humaneque
recoligat quemadmodum et nos viceversa facturos vellet ac faceremus continuo erga suos
sibi carissimos. Quod si nostra contemplatione fecerit vestra inclita dominatio, ut in ea
libere cofidimus et speramus, adeo nobis gratum erit, ut nil gratius aut iocundius tanta re
nobis conferri possit omnem denique honorem et commodum huic nostro generoso militi
collatum, nobis ipsi et proprie persone nostre exhibitum fuisse existimabimus. Valeat diu ac
felix celsitudo vestra, cui ad similia et longe maiora nos perpetuo et omni quidem tempore
promptos ac paratos exibemus.
Laude xxvi octobris 1451.
Cichus.
900
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL COMMISSARIO, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI
PIZZIGHETTONE CHE INVIERÀ DUECENTO PROVISIONATI CHE RIMARRANNO (POCO TEMPO) E CHE
VERRANNO SISTEMATI IN VARI LUOGHI. DIANO LORO VINO STRAME E LEGNA E “MASSARICIE”.
Commissario comuni et hominibus Pizleonis.
1451 ottobre 9, Lodi.
Per alchuni dì havimo deliberato mandare lì in quella nostra terre cc fanti deli nostri
provisionati per bona casone. Li quali volimo logino, più de loro se pò, nelle torre del becho
et bissone et altri lochi che sonno ale mura d'essa terra. Et perché intendimo che sonno
pur un pocho male ad ordine et guaste per non essere, volimo le faciati vui, homini,
conzare per modo che li dicti fanti gli possino lozare como faceva per il passato. Et perché
gli bisognaria alchune cose al suo vivere, volimo gli providiati far dare un pocho de vino per
duy mesi, el qual vino nuy promittiamo pagarvelo. Et cussì providiati fargli dare dele lingne
et qualche strame per quilli pochi cavalli che haveranno, el qual strame similiter ve
pagaremo nuy, facendolo far vuy azò in qualche luochi ove siano de l'erbe. Et cussì
provdetili de qualchi fornimenti overo massaricie, como è de usanza. Et questo non ve
rencresca perché questo facto haverà a durare pocho et non haverite spesa veruna. Et tu,
commissario, attende a questa per modo che exequisca questa nostra intentione per
modo non habiamo rechiamo de questo.
Data Laude, die viiii octobris 1451.
Cichus.
901
IL VESOVO DI COSTANZA GIOVANNI CASTIGLIONI, E FRANCESCO E GIACOMO CASTIGLIONI
VOGLIONO CHE VENGA AMMESSO NEL COLLEGIO PAVESE DI SANT’AGOSTINO CORRADO
INTRAPACH, “VELUTI UNUM EX NOSTRIS DE CASTILIONO”, COME “INSTANTISSIME “AVEVA
RICHIESTO IL DUCA.
1451 agosto 8, nell’accampamento di Venegono Inferiore.
221r Iohannes de Castigliono, Dei gratia episcopus Constantiensis, Franciscus et
Iacobus de Castiliono venerabilibus et circumspectis viris et rectori et scolaribus Sancti
Augustini collegii Papiensis illorum de Castiliono, salutem. Ob reverentiam et singularem
devocionem quam gerimus illustri principi et potentissimo domino nostro domino duci
MediolanI et cetera, qui de hoc instantissime nos requisivit Conradum Intrapach, veluti
unum ex nostris de Castiliono, ad dictum collegium presentamus. Vos igitur eidem
Conrado, quem spetiali gratia, quibuscumque nonobstantibus, volumus amitti, Cameram
assignetis et cetera que admissis, secondum statuta competunt, faciatis. In eius
396

testimonium presentes propria manu subscripsimus et nos Iohannes antedictus sigilli nostri
rottondi fecimus impresione communiri.
Data in castro Venagoni Inferioris octava augusti 1451.
Iohannes episcopus Constanciensis manu propria,
Franciscus de Castiliono et
Iacobus de Castiliono.
902
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI FAR
METTERE NEL COLLEGIO PAVESE DI SANT’AGOSTINO, CORRADO INTRAPACH, FRATELLO DI UN
SEGRETARIO DELL’IMPERATORE, NONOSTANTE LE OBIEZIONI DEL RETTORE DEL COLLEGIO CHE
NON TIENE PRESENTE CHE CORRADO “HA LITTERE PATENTE DA QUILLI ALI QUALI SPECTA”.
Referendario Papie et Gravino de Piscarolo.
1451 ottobre 11, Belgioioso.
Per boni respecti havimo cum exacta cura et diligencia interceduto et obtenuto da quilli ali
qualli de rasone se aspecta de metre uno gioveno nel colegio de Sancto Augustino de
quella cità, chiamato Conrado Intrapach, el quali è fratello d'uno secretario dela maestà del
imperatore et nostro bono amico. Et ne pare ch’el rectore del dicto collegio, non intendendo
quanto importa al facto nostro, faza contraditione et excusatione asay. Et però li scrivemo
la nostra inconcusa et deliberata intencione che volimo ch'el dicto Conrado sia posto nel
dicto collegio, considerato che ha littere patente da quilli ali qualli specta, como porreti
vedere. Pertanto volimo che vuy, contradica chi voglia, lo mettiati nel dicto collegio senza
exceptione alcuna et ordinati ch'el sia ben tractato.
Belzoyosi xi octobris 1451.
Cichus.
903
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL RETTORE DEL COLLEGIO PAVSDE DI SANT’AGOSTINO DI NON
FARE ULTERIORI OBIEZIONI, NÉ DI ACCAMPARE CHE “LI FRATI DE SANCTO APOLINARIO HABIANO
LA MITTADE DE L’INTRADE DEL COLLEGIO”. CORRADO INTRAPACH DEVE ESSERE ACCETTATO
“CONDECENTEMENTE” ANCHE “DETRAHENDO DE QUILLI CHE GLI SONNO”.
Rectori collegii Sancti Augustini Papie.
1451 ottobre 11, Belgioioso.
Ad contemplacione della cessaria mayestà, nuy cum instantia et diligentia havemo
obtenuto in quello collegio uno loco per lo nobile Conrado Intrapach, todesco, fratello d'uno
222r secretario della prefata maestà, el qualle anche è nostro amicissimo. Et quilli a chi
se aspecta, ne hanno compiaciuto de bona voglia, como per le lettere loro a vuy presentate
doveti havere veduto. Et pare vuy aducati excusatione del non potere per respecto che li
frati de Sancto Apolinario habiano la mittade de l'intrade del collegio et per altri respecti.
Unde ve avisamo et volimo expressamente debiati acceptare lo dicto Conrado, non solum
acceptandolo, ma etiandio, s'el bisogna, cassando et detrahendo de quilli che gli sonno, in
modo luy possa vivere condecentemente, manchi a chi se voglia. Et per più respecti, concernente
lo bene et honore nostro, non volimo li sia più facta veruna exceptione nì
contradicione de quanto hareti facto in ciò.
Data Belzoyosi xi octobris 1451.
Cichus.
397

904
FRANCESCO SFORZA AMMONISCE I FAMIGLIARI DUCALI CHE, ESSENDO TEMPO DI INCANTARE E
RISCUOTERE L’IMBOTTATO DELLE BIADE E DEL VINO, DEVONO PRESTARE AIUTO AI DAZIERI E AGLI
INCANTATORI A CERCARE NELLE CASE DEI VICINI E NELLE LORO STESSE CASE LE BIADE E IL VNO
CHE VI SONO. LI AVVETE CHE SE IN CASA LORO VERRANNO TROVATE BIADE E VINO DI ALTRI LE
FARANNO PAGARE A LORO.
1451 ottobre 8, Belgioioso.
Copia litterarum scriptarum familiaribus ducalibus.
Te avisamo che adesso è lo tempo de incantare et scodere l'imbotade dele biade et del
vino del territorio nostro. Et perché siamo certificati che in casa toa sono reposte de molte
biade et vino de altre persone et vicini tuoy per conservarle exempte, ce maravigliamo et
dolemo di facti tuoy. E però te comettiamo et volimo et comandiamote che non solamente
habii paciencia et daghi ogno aiuto et favore ali dacieri et incantatori d’esse imbotate a
recercare in casa deli vicini et homini de quello loco tutte le biade et vino che gli sonno, ma
etiandio li lassi cercare in casa toa et imbotare le victualie che haveray governate ad altri,
avisandote che tutte quelle che se troverano in casa toa d'altri le faremo pagare a ti, et
ulterius ne correzaremo cum ti in modo che seray mal contento.
Laude viii octobris 1451.
Cichus.
905
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI LODI DI PORTARSI A SAN MARTINO DOVE C’È
CERTO POLITO, UOMO D’ARME VENUTO “DAL CANTO DE LÀ “ (VENEZIA). LO PRENDA E SEQUESTRI
I SUOI CAVALLI. AVVISI, POI, IL DUCA DI QUANTO HA FATTO.
222v Locumtenenti Laude.
1451 ottobre 11, Belgioioso.
Volimo che, subito recevuta questa, mandi in la villa de Sancto Martino de Lodesana in la
qual trovaray uno homo d’arme chiamato Polito, qual è venuto dal canto de là lì
novamente, el qual volimo faci prendere et metre in loco ch'el non se possa fugire senza
toa licentia. Et li cavalli suoy, qualli debbeno essere lì faray sequestrare presso a chi
parerà a ti che siano securi, non relassandolo né luy né li cavalli finché haveray altro da
nuy, avisandone subito de quanto hareti facto in questo.
Belzoyosi xi octobris 1451.
Cichus.
906
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FILIPPO D’ANCONA DI DARE QUALCHE DENARO AI “CARRADORI “
DEL CASTELLO CHE SI SONO PORTATI DA LUI LAMENTANDOSI CHE NON POSSONO CONTINUARE IN
QUEL LAVORO. GLI ORDINA CHE, IN PARTICOLARE, SIA BEN TRATTATO “MAGISTRO” STEFANO.
Filippo de Anchona.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
Tu say che noy te commissimo dovessi contentare li carredori lavorano lì a quello nostro
castello, perché nostra intencione è siano ben tractati, aciò possano preseverare in quello
lavorerio. Mò de novo hanno mandato qui da noy gravandosse instantemente che non
possono più durare ad quello lavorerio, dela quale cosa havimo havuto dispiacere et
affanno, considerando noy, partendosse dicti carradori, como staravano li facti nostri.
Pertanto te caricamo, quanto ne sia possibile, debi providere in modo che li dicti carradori
398

habiano qualche dinaro et siano contenti, per modo possano perseverare a quello say
volimo fare, et, fra li altri, che magistro Stefano sia ben tractato.
Belzoyosii, xii octobris 1451.
Iohannes.
907
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUCA SCHIAVO, CONNESTABILE E AI PROVISIONATI DUCALI DI
ALESSANDRIA, CHE, INTESO QUANTO HANNO SCRITTO, DELLA VERTENZA TRA IL PROVISIONATO
FRANCESCO E IL CONNESTABILE DEL PODESTÀ È CONTENTO CHE FRANCESCO POSSA
LIBERAMENTE STARE LÌ.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
Luce Sclavo, conestabili et provisionatis nostris in Alexandria.
Inteso quanto ne haviti scripto dela questione facta per il Francesco, nostro provisionà,
cum lo conestabile del podestà di quella cità nostra, dicimo che, essendo cussì, siamo contenti
ch'el possa star liberamente et senza alchuno impedimento. Et cussì scrivemo al
locotenente et podestade nostro lì che non gli faciano molestia.
Data Belzoyosi, die xii octobris MCCCCLprimo.
Cichus.
908
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DI SANTOCIO IN COTIGNOLA DI PROCURARGLI
VENTICINQUE BUOI BELLI, GAGLIARDI E GIOVANI PER CONDURRE MUNIZIONI IN CAMPO, GLI
FACCIA ,POI, SAPERE IL PREZZO.
223r Iohanni Santocii in Cotignola.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
Perché havimo bisogno de xxv para de bovi per conduere municione da campo, te
carricamo et volimo che, andando ove te parerà essere de bisogno, ne recati li dicti xxv
para de bovi, qualli siano belli bovi, gagliardi et zoveni, et ne avisi del precio perché te
mandaremo li dinari.
Ex Belzoyoso, xii octobris 1451.
Cichus.
909
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI PLATINO DI LIBERARE I DUE SACCOMANNI
BRACESCHI MENTRE TENGA SOTTO BUONA GUARDIA I TRE UOMINI D’ARME DI GIOVANNI
TOLENTINO. DI QUESTI IL FIORENTINO NON LO DEVE ASSOLUTAMENTE LIBERARE, MENTRE DAGLI
ALTRI DUE SI FACCIA DARE GARANZIE.
Potestati Platine.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
Havimo inteso quello ne scrivi per la toa littera de quilli doi sacomani braceschi hay nele
mano, presi per Iohanne da Udene, nostro famiglio, et deli tre homini d’arme de misser
Iohanne Tollentino hay destenuti et facto a dare securtade et descripto le robbe loro.
Restamo avisati et te dicemo debbi licenciare et lassare andare quilli sacomani braceschi
per li facti loro. Li tre homini d’arme de misser Iohanni, cioé lo Fiorentino, qualle hay
detenuto, non liberare per modo veruno, ma gli faci bene custodire et guardare, deli altri
doy deli quelli hay tolto securtà, volimo te asecuri per sì facto modo che non possano
399

partirse, facendote dare securtà qualle siano sufficiente et idonei, per modo ne sii ben
securo.
Belzoyosi, xii octobris 1451.
Cichus.
a Segue descrivere depennato.
910
FRANCESCO SFORZA ORDINA A DONATO DA MILANO DI PORTARSI DA GIOVANNI DA TOLENTINO
PER INTENDERSI DEI PRIGIONIERI CHE HA. SE QUESTI DESSERO “SEGURTÀ DE STAR AD RASONE”
LI PUÒ LIBERARE SE NON VI È ALTRO CHE NON RICHIEDE TALE “SEGURTÀ”
Donato de Mediolano.
(1451 ottobre 12, Belgioioso).
Iohanne da Tollentino ne scrive che tu hay presi uno figliolo de Muradello da Robeco et
uno figliolo del Rosso Pozogli da Barzaniga qualle, segondo informacione luy ha havuta,
sonno incolpeveli et senza mancamento, et dice haverti scripto andassi fin là da luy, et tu
non gli sey voluto andare. Siché, ala prima parte de quelli hay presso, ti comendiamo; ala
segonda parte, che non sii voluto andare da misser Iohanne, ne dolemo de ti, che te sii
portato cossì temerariamente. Pertanto volimo debbi andare là da luy et con seco
intendere questo facto de questi hay presi, et dando loro segurtà de star ad rasone che
siano sufficienti, porray liberarli, salvo se l'errore loro non fosse cossì palese che non
bisognasse altra securità. Et vedi portarti humanamente et con prudentia in questo facto
che niuno possa dolerse de ti.
Data ut supra.
Cichus.
911
FRANCESCO SFORZA SI COMPIACE CON GIOVANNI CHIAPANO PER LE MUNIZIONI CHE HA FATTO
METTERE NELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA. DOVREBBERO ESSERCI CINQUANTA MOGGIA DI
FRUMENTO. PROVVEDERÀ CHE CI SIA ANCHE VINO.
223v Iohanni Chiapano.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
Inteso quello ne hay scripto per tue lettere te respondimo che ne piace dele monitione hay
facto mettere in la nostra citadella de Alexandria et che le ballestre siano belle como dici.
La mostra deli vertoni havimo havuta. Ala parte del frumento, te dicimo che gli ne debbe
essere del nostro moza Lta, siché, tene modo de sapere quello che n'è stato facto et
avisane, mettendo in questo ogni tua dilligentia et cura. Del vino providerimo che gli ne
sarrà messo, et cussì del frumento.
Data Belzoyosii, die xii octobris 1451.
Iohannes.
912
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AD ANTONIO LANDRIANI CHE GLI RESTITUISCE IL
SALVACONDOTTO CHE GLI PARE IN VALIDA FORMA. LASCIA AD ANTONIO E A GIACOMAZZO LA
SCELTA DEI CAVALLI “PER COMPIRE IL NUMERO DELLI 50”. NON POTENDO AVERE IN TEMPO IL
CAVALLO DI GABRIELE HA MANDATO UN TROMBETTIERE PER AVERE UN CAVALLO DA RUGGERO
DA DIANO.
Antonio de Landriano.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
400

Havimo recevuto le vostre lettere, ale quale respondendo, et primo, quanto al
salvoconducto l'havimo veduto et a noy pare bono et in valida forma, et cossì velo
remandiamo. Alla parte de quelli debiati menare con vuy per compire el numero delli 50
cavalli, noy lassimo el carico a vuy, et ad dicto messer Iacomazo a de menare che pare a
vuy, et similiter ve lassamo el carico a vuy et al dicto messer Iacomacio de ellegere, per lo
canto nostro, quello deba dare la sententia della battaglia. Alla parte del cavallo de
Gabrielo, non è possibile che dicto cavallo se potesse havere in tempo, et cossì trovemo
per lo parlare havimo facto al dicto Gabrielo, el quale è qui de presente, bem havimo
mandato uno nostro trombetta per fargli dare el cavallo de Rugiero da Diano.
Belzoyosii, xii octobris 1451.
Cichus.
a Segue ch depennato.
913
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A GIOVANNI DA TOLENTINO DI ESSERE DISPIACIUTO CHE
DONATO DA MILANO NON SIA ANDATO DA LUI. SCRIVA A DONATO E ALLORA VEDRÀ CHE SI
PORTERÀ DA LUI. GIOVANNI DA UDINE GLI HA FATTO SAPERE DI AVER PRESO TRE UOMINI DI
GIOVANNI CHE MENAVANO BIADE AL DI LÀ DELL’OGLIO E UNO DI LORO (FIORENTINO) L’HA
CONFESSATO. AL DUCA NON GARBA PUNTO CHE GIOVANNI CERCHI DI DIFENDERE QUESTI TRE:
LASCI PUNIRE “CHI HA FALLITO”.
224r Domino Iohanni de Tolentino.
1451 ottobre 12, Belgioioso.
Havimo recevuto una vostra lettera de dì x del presente et inteso quello per essa ne
scriveti delli facti de Donato da Mediolano, nostro famiglio, quale ha preso uno figliolo de
Muradello da Robecho et uno figliolo del Rosso Pozagli da Barzanigha, quali non hanno
errato né commesso mancamento, per quanto habiati havuto informacione, et li quali non
ve ha voluto mandare né luy è voluto venire da vuy. Et de alchune cose più triste diceti ha
facto et cetera, restamo de tutto advisati et respondendo dicimo alla parte che diceti che
Donato habia preso questi duy quali sono incolpeveli, et che habia a facto anche cose più
triste, che noy non possimo credere che Donato havesso preso questi essendo incolpeveli,
como diceti, né che habia facto cose più triste et cetera, sappendo luy la intencione et
voluntà nostra circha queste froxacione de biade, tamem b poria essere ch'el ce
inganasse, il che haverimo caro intendere da vuy chiaramente. Ben ne dole et recresse
che Donato non sia voluto venire da vuy, como diceti haverlo richiesto, ma gli scrivimo in
modo per la alligata cognoscerà havimo havuto dispiacere che non sia voluto venire da
vuy, et che scrivendoli vuy venerà subito, et dando securtà sufficiente li dicti figlioli de
Muradello et del Rosso de stare ad rasone, li lassarà venire da vuy, salvo s'el fallo loro non
fosse sì palese che non bisognasse decurtate. Siché poretili mandare la nostra lettera et
scrivergli vegna da vuy, che verrà et con vuy intendervi circha questo facto. Ceterum siamo
advisati da Iohanne da Udene, nostro famiglio, como luy à trovato et saputo chiaramente
che tre homini d’arme delli vostri, chiamato l'uno Fiorentino, l'altro Matheo Pezo, lo terzo
Pedro da Bressa, logiati ad Calvatone, fano merchancia de mandare biave dal canto dellà.
I quali tri homini d’arme luy ha facto destenere et scrivere li loro beni, deli quali el
Fiorentino ha confessato essere el vero che ha mandato et mandava biave dellà da Oglio,
dela quale cosa poteti pensare quanto ve siamo obligati et tenuti che per li vostri, quali
doveriano admonire 224v et castigare li altri, siano tenuti questi modi. Et perché
intendimo che vuy cerchati scusare dicti homini d’arme con dire che li cavalli, arme et robe
loro sono vostre, aciò non siano condempnati et cetera, ve dicimo et advisamo che noy
deliberamo che ogniuno, sia chi se voglia, quale sia trovato in colpa sia punito segondo lo
bando et ordine et molto più li vostri che li altri, che sappeti bene dicti ordini passareno per
401

mano vostra et de ser Iacomo nostro. Siché de questo non bisogna pigliati impresa veruna,
perché noy non volimo che li inventori per modo veruno perdano el guadagno loro gli
specta per la invencione hanno facto. Siché non bisogna dicati che le robe de quelli homini
d’arme siano le vostre, né che ad questo pigliati altra scusa, ma lassati punire chi ha fallito
segondo l'ordini et commandamenti, perché se fosse Galeaz nostro figliolo non gli la
perdonariamo.
Belzoyosii, xii octobris 1451.
Cichus.
a Segue anche depennato.
b Segue che’l depennato.
914
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CONTE FILIPPO BORROMEO ACCETTI NELLA PIEVE DI
LEZEDRINA (LEGGIUNO) I CAVALLI COME LI ACCETTANO IL CONTE FRANCHINO RUSCA E IL
CONSIGLIERE DUCALE PIETRO COTTA.
Comiti Filippo Bonromeo.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Per lo excessivo numero delle gente d'arme havimo, ne bisogna dare faticha ad ogniuno
delli alloggiamenti, et, como doveti havere inteso, al magnifico conte Franchino et allo
spectabile Petro Cotta, nostro consciliero, havimo data quella parte delli cavalli gli tocha
per le pieve tengono del vicariato de Varexe, quali tengono le dicte pieve eodem modo che
vuy tenete la pieve de Lezedrino del dicto vicariato, li quali hanno acceptati li dicti cavalli de
bona voglia. Ma ad ciò non habiano casone de gravarsi che, essendo nel grado seti vuy,
siano pezi tractati de vuy, ve confortamo et caricamo vogliati providere et ordinare che li
dicti homini vostri della pieve de Lezedrino acceptino quelli cavalli gli tocano, como hanno
facto quelli del conte Franchino et de Pedro Cotta, overo se intendano et acordino col
Villanello, presente exhibitore, al quale havimo deputato dicti logiamenti. Ad questo non
vogliati fare exceptione 225r perché oltra lo inconveniente ce seguirà, saria casone
meterci uno rumore alle spalle, al quale may poriamo resistere per respecto ad quelli del
magnifico conte Franchino et de Petro Cotta, quali hanno acceptati la contingente parte
loro.
Belzoyosii, xiii octobris 1451.
Cichus.
915
FRANCESCO SFORZA FA PRESENTE AI DEPUTATI DELL’UFFICIO DI PROVVIGIONE DI PAVIA CHE SE
IL PODESTÀ HA PROIBITO A PERSONE PROVENIENTI DA LUOGHI SOSPETTI DI ENTRARE IN CITTÀ E
HA TRATTENUTO I BUOI DEI DUE UOMINI DI CHIGNOLO, VA LODATO, MA NON , SE L’AVESSE FATTO
PER INTERESSE.COMUNQUE HA ORDINATO AL PODESTÀ DI RESTITUIRE I BUOI.
Deputatis officio provisionum Papie.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
S'el potestate de quella nostra cità, respondendo alla vostra lettera, ha facto l'honore et
debito suo et quello ch'è utile de quella cità in prohibire che quelli che vengono da loco
suspecto non possano intrare in la cità, et in destineri li bovi de quelli duy homini de
Cugnolo, et cetera, non haveti a dolerve de luy a, immo commendarlo. Ma quando
l'havesse facto per tributo o passione, alhora haveresti casone de gravarvi de luy.
Nondimeno per satisfare alla richiesta vostra, scrivimo per la alligata al dicto potestà che
omnino facia restituire et relaxare li dicti bovi.
Ex Belzoyoso, xiii octobris 1451.
Iohannes.
402

a La l di luy è corretta su v.
916
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI PAVIA DI RESTITUIRE AGLI UOMII DI CHIGNOLO I
LORO BUOI SICCOME NON VENGONO “DA LOCO SUSPECTO”.
Potestati Papie.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Havimo inteso che tu hay facto destenere doa para de bovi ad duy poveri homini da
Cugnolo, quali hanno conducto vino in quella cità, per casone che debiano essere venuti
da loco suspecto. Et perché nuy intendiamo che essi, poveri homini, non vengono da loco
suspecto a te commitiamo et volimo che onmino gli faci relaxare li dicti bovi senza
exceptione et contradictione alchuna.
Belzoyosii, xiii octobris 1451.
Iohannes.
a Segue te depennato.
917
FRANCESCO SFORZA LODA IL PODESTÀ DI SALLE PER LA CATTURA DI GIOVANNI DA CAVREDONE
CHE HA FERITO IL PELLEGRINO. PRENDA TANTO DEI SUOI BENI QUANTO È NECESSARIO PER FAR
FRONTE ALLE SPESE PER LA GUARIGIONE DEL PELLEGRINO. LO FACCIA CONFESSARE E DOPO
AVER CONFESSATO INFORMI IL DUCA AFFINCHÈ FACCIA “QUANTO VOLE RASONE”
Potestati Sallarum.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Inteso quello ne hay scripto dell'apprensione hay facta de Iohanne da Cavredone in
executione delle nostre lettere, dicimo hay facto bene et tene commendiamo. Vogliamo
adonche che faci pigliare tanti delli beni soi che faci satisfare alle spese facte per quello
pelegrino, quale luy feriti, per la recuperacione della salute soa. Et deinde volimo che lo
examini diligentemente, ita che luy confessa el delicto per luy comisso contra dicto
peregrino, et postmodum confessato, volimo faci vedere que pena meritaria. Et poy ne
avisaray, aciò possiamo fare quanto vole rasone, facendolo bene guardare, ita che non
possa fugire dale presone.
Ex Belzoyosio, xiii octobris 1451.
Cichus.
918
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA DI FAR FARE UN INVENTARIO DEI BENI
DEL DEFUNTO NICCOLÒ DA CINGOLI, GIÀ CONNESTABILE DELLA PORTA PAVESE DI
SANT’AGOSTINA(O), SÌ CHE SI CONSERVINO PER I FIGLI. LE BESTIE VENGANO CONSEGNATE A
NICOLÒ DA CINGOLI, PARENTE STRETTO DEL DEFUNTO. A LUI SI DIANO PURE LE ARMATURE CHE
EGLI RIVENDICA COME SUE.
225v Referendario Papie.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Egregie miles dilecte noster, siando passato da questa presente vita ser Nicolò da Cingolo,
a già nostro conestabile dela porta de Sancta Augustine de quella cità, pare che siano
restate alcune bestie et robbe soe in mano de alcune terze persone, come credemo
403

debiate essere informato. Et siando nuy informati che a Cingolo sonno pure restati alcuni
figlioli del dicto ser Nicolò, ne pare iusta et equa cosa che le dicte bestie et robbe se
conservino in nome deli dicti figlioli. Il perché se contentamo et volemo che, facta per vuy la
descriptione opportuna dela dicta robba, la debiati fare deponere tucta in mano de qualche
citadino et persona dabene, il quale l'habia a servare et tinere in soa possanza in nome
deli figlioli del dicto ser Nicolò et de Nicolò da Cingolo presente portatore, parente strecto
d’esso ser Nicolò et figlioli. Et ne pare ancora che le bestie siano date de presente et
consignate ad esso Nicolò ad ciò che non vadano in sinistro in damno deli dicti veri figlioli,
perché semo certi, come loro strecto parente, gli ne administrerà bona raxone. Cossì li fariti
consignare ancora b certe armature che se retrovano in la dicta robba, quale luy dice
sonno soe. Et questo curati non sia fallo.
Data Belzoyosii, die xiii octobbis 1451.
Iohannes.
a Segue da Cingolo ripetuto.
b ancora è scritto nell'interlinea.
919
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE, FORTEMENTE
RACCOMANDATO DAL RETTORE E DALL’UNIVERITÀ DEI GIURISTI SI PRENDA ALLO STUDIO DI PAVIA
BALDASSARE RASINO.
226r Dominis de Consilio nostro secreto.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Per his anexas videbitis a quod obnixe nobis commendetur dominus Baldesar Rasinus a
rectore et universitate iuristarum Studii nostri Ticinensis. Affecti igitur virtutibus ipsius
domini Baldesaris et cupientes ipsius Studii nostri Papiensis universitati complacere,
contenti admodum erimus ut eundem dominum Baldesarum in hoc Studii inicio quam bene
tractetur ne alio se conferendi in voluntatem incidat.
Data Belzoyosii, die xiii octobris 1451.
Cichus.
a videbititis in A.
920
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL VICARIO DEL VESCOVO DI PIACENZA D’ESSERE ASSAI
DISPIACIUTO DI QUELLO CHE HANNO FATTO GLI UOMINI DI “ SAN CHIMENTE”: NE FARÀ
ESEMPLARE PUNIZIONE E NE HA DATO NOTIZIA A SCEVA CORTI E AL PODESTÀ.
Vicario domini episcopi Placentie.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Havimo recevuto vostra lettera et inteso quanto ne haveti scripto del damno che è stato
facto ad quelli homini de Sancto Chimente. Dicemo che per una volta non haverissemo
possuto intendere cosa che più ne fosse despiaciuta de questa, et, in ogni modo,
deliberamo de farne una sì facta punitione che serà exempio ad parechi altri. Nuy havemo
scripto ad misser Seva et al podestà quanto bisogna, como da loro intendereti, siché non
dicemo altro.
Data Belzoyosii, die xiii octobris 1451.
Cichus.
921
404

FRANCESCO SFORZA INFORMA SILLANONEGRI DI AVERE NUOVAMENTE SOLLECITATI I
DOCUMENTI DA LUI RICHIESTI. APPENA LI AVRÀ GLIELI INVIERÀ. SI DICE CONTENTO DEI
CASTELLANI CHE VOGLIONO ACCORDARSI CON LUI : GLIENE INVII I NOMI.
Domino Sillano de Nigris.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Respondendo breviter ad quanto ne haveti scripto dele scripture che domandati per lo
facto del conte Manfredo da Lando et de Rolando Palavicino et cetera, dicemo che nuy più
dì sonno che scrissemo per havere le dicte scripture, et cossì ne havimo replicato de novo,
siché como le haverimo havute ve le mandaremo. De quelli castellani che diciti se vorriano
componere cum nuy, remanimo bene contenti et satisfacti de quanto scriveti. Il perché
vogliate, havute queste, advisarne deli nomi de questi tali et de quanto ve pare che nuy gli
habiamo da fare dal canto nostro.
Data Belzoiosii, die xiii octobris 1451.
Cichus.
922
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE L’ARMIGERO CAZAVILLANO SI PORTI IMMEDIATAMENTE DA LUI.
Cazavillano, armigero nostro.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Nuy havimo ad conferire cum ti alcune cose. Volimo che, subito havuta questa, remossa
ogni exceptione et contraditione, tu venghi da nuy in qualunco loco ne trovaremo et fa che
non manche per cosa alcuna.
Data Belzoiosii, die xiii octobris 1451.
Cichus.
923
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CAPITANO DEL BARCO DI PAVIA LASCI TAGLIARE DELLA
LEGNA DA FUOCO, LÌ NEL PARCO, PER IL FRATELLO DEL DUCA ,GIOVANNI, AVVERTENDO CHE NEL
NOME DI GIOVANNI TALE LEGNA NON VADA ALTROVE.
Capitaneo Barchi Papie.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Siamo contenti et volimo debbi providere et ordinare ch'el magnifico Iohanne, nostro
fratello, quale è lì ad Papia, possa mandare ad tagliare lì nel parcho legne da focho per uso
de casa soa, havendo advertencia che sotto nome de Iohanne non vadano altroe.
Ex Belzoiosio, die xiii octobris 1451.
Cichus.
924
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE IL GIUDICE DEL
MALEFICIO HA FATTO BENE A PRENDERE SIA IL CHIERICO CHE IL BARBIERE PER IL
COMPORTAMENTO AVUTO CONTRO QUEI SEPPELLITORI. NON CREDE CHE NELLA CASA VI SIANO
STATI DEI FAMIGLI DUCALI, MA SE VE NE FOSSERO STATI, SIANO PUNITI.
Dominis de Conscilio secreto.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
405

Veduto quello ne haviti scripto del zudese del maleficio, quale ha presi el a chierico et
barbero per la presuptione usata contra quelli sotteratori, dicimo in poche parole ch’el ha
facto bene et ne piace che gli facia rasone. Et perché diciti che duy nostri famigli foreno
presenti et colpeveli de tale novità, nuy credemo che lì in quella casa non sia alcuno nostro
famiglio, nondimeno essendogline alcuno et trovandolo in colpa, volimo lo faciati punire
come vole la rasone.
Ex Belzoyosio, die xiii octobris 1451.
Cichus.
a el ripetuto nel testo.
925
FRANCESCO SFORZA RIPETE A MARIOTTO, GIUDICE DEI MALEFICI DI MILANO, QUANTO HA
SCRITTO NELLA PRECEDENTE MISSIVA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO.
(1451 ottobre 13, Belgioioso).
Domino Mariotto, iudici malleficiorum Mediolani.
Veduto quello ne haviti scripto del chiericho et barbero, presi per lo excesso commisso
contra quilli sotteratori et delli duy nostri famigli che foreno presente a questo, dicemo in
poche parole che nuy non credimo che in quella casa sia alcuno nostro famiglio,
nondimeno essendogline alcuni et trovandoli in errore, siamo contenti et volimo che a tucti
faciati rasone.
Data ut supra.
Cichus.
926
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANGELO SIMONETTA DI DARE AL FATTORE DI GIOVANNI DE
MARCANOVA DI VENEZIA, VENUTO PER REALIZZARE UN SUO CREDITO CON FILIPPO, QUALCUNO
“PER SOA COMPAGNIA” PER SUA PERSONALE SICUREZZA.
227r Domino Angelo Simonecte.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Alla toa littera respondendo circha il factore de Iohanne de Marchanova de Venecia,
venuto lì per devere conseguir certo suo credito con il conte Filippo, dicemo siamo contenti
ch'el vada ad trovare dicto conte Filippo per fare quanto ha ad fare cum sì, al quale tu
porray scrivere recommandandoglilo per nostra parte. Et perché vada più securo per la via
et senza impedimento, ne pare tu gli daghi qualche uno per soa compagnia.
Data Belzoiosii, die xiiii octobris 1451.
Iohannes.
927
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO DI DARE
A “MAISTRO” TRAVAGLIA TAGLIAPIETRA E COMPAGNI LE 202 LIRE CHE DEVONO ANCORA
RICEVERE. LI SOLLECITA A FARE CIÒ ANCHE PERCHÉ “DELA LORO OPERA HAVIMO BISOGNO”.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
406

Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
Maystro Travalia Picapetra et li compagni dali qualli siamo stati serviti per lo passato ali
nostri bisogni, et anche dela loro opera havimo bisogno, se lamentano che non ponno
conseguire el debito dela loro mercede, che sonno libre centodoe de imperiali, qualle
restano ad havere, como appare per una bolleta che, dice messer Iacomo da Crema,
nostro officiale sule monicione, per casone de petre da bombarda per loro a noi facte. Volimo
adoncha, essendo cossì, che vuy senza alcuna exceptione faciati exbursare le dicte
libre centodoe de imperiali al dicto Iacomo, per dare ali dicti poveri Maystri et tu,
thexaurero, gli li debbi exbursare omnino senza alcuna excepcione, ad ciò che per lo
avenire ne possano servire de bon core, como è rasonevelle. Et fati che non ne habiamo
più lamenta.
Belzoyosii xiiii octobris 1451.
Cichus.
928
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL SEPRIO DI INDAGARE SE CRISTOFORO VISCONTI
DEL FU ANTONINO FU REALMENTE ESENTE : SE TALE, FU TALE RIMANGA.
227v Capitaneo Seprii.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Ne ha facto rechedere el nobile Christoforo Vesconte quondam Antonini che, siando stato
per lo passato exempto, vogliamo ordinare che per l'avenire sia ittidem preservato.
Pertanto volimo et te comettimo che tu te informi an verum sit che per lo passato sia stato
preservato exempto et trovando cussì essere, volemo che tu lo faci preservare etiam
exempto eo modo et forma che se servano l'altri zentilhomini de quello paise.
Belzoyosii, xiiii octobris 1451.
Cichus.
929
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI RICERCARE IL CAVALLO
RUBATO A ZARAMELLA , PERSONA RACCOMANDATISSIMA DAL MARCHESE DI MANTOVA.
Locumtenenti Cremone.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Al Zaramella, exhibitore presente, è stato furato uno suo cavallo in casa soa ad Gazolo,
quale cavallo ha informacione essere tra li vostri stano in Spinetta, il qual Zaramella lo
illustre signor marchexe de Mantua ne recommanda strectamente. Pertanto ve stringemo
et caricamo mettati ogni vostra diligentia che questo cavallo se trovi et sia restituito ad esso
Zaramella, il che per respecto al prefato signor marchexe sarà ad noy gratissimo.
Belzoiosi, die xiiii octobris 1451.
Cichus.
930
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELLEONE CHE ARRESTI FIORENTINO, DELLA
SQUADRA DI SAGRAMORO, INDIZIATO DI AVER RUBATO UN RONZINO A CARLO ZIPELLO. NON LO
LASCI LIBERO FINO A CHE NON ABBIA RESTITUITO LA BESTIA.
Potestati Castrileonis
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Essendo furato qui ozi uno ronzino suso l'hostaria a Carlo Zipello, esso ha presuptione in
407

uno chiamato Firentino dela squadra del magnifico misser Sagramorro, quale è logiato in
quella terra. Et però manda lì uno deli sui per questa casone. Volemo aduncha che
havendo alchuno inditio ch'esso Fiorentino habia havuto el dicto cavallo, lo destrengi, non
relassandolo fin ch’el habia restituito, como è conveniente et debito.
Ex Belzoyosio, die xiiii octobris 1451.
Cichus.
931
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI SALDARE DEL DOVUTO CARLO
ZIPELLO PER LAVORI FATTI NEL CASTELLO DI MILANO. E’ PERSONA CHE PUÒ ESSERE ANCORA
ADOPERATA.
Magistris intratarum.
1451 ottobre 14, (Belgioioso).
Vene lì Carlo Zipello per casone de certi dinari ch’el debe havere per li lavorerii, quali fa in
quello nostro castello, di quali debe havere una assignatione sopra l'imbotate. Pertanto
volimo che lo spazati subito, aciò che se ne possa retornare, perchè havimo casone de
operarlo in altro.
Ex die xiiii octobris MCCCCLI.
Cichus.
932
FRANCESCO SFORZA ORDINA A TOMMASO DA NUGAROLO CHE SI MANDINO FANTI DENTRO E
FUORI LA SPOPOLATA LLECCO CHE”STA A GRANDE PERICOLO PER LA VICINANZA ET PROPINQUITÀ
DE VENETIANI”.
228r Thome de Nugarolo.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Perchè intendiamo che in la terra nostra de Leco gli sono morte de molte persone de
peste, et essendo quella terra evacuata de zente, sta a grande pericolo per la vicinanza et
pr(o)pinquità de veneziani. Ne pare, et cussì volimo che mandi qualche fiada de quilli nostri
fanti ale mure d'essa terra, per dargli favore et conforto a quilli poveri homeni. Et anche
mandoli dentro d'essi fanti per stantiare vicimo, ch'el non sarrà se non ben facto. Vogli
adunque in questo facto fargli quella provisione ve parerà expediente per secureza d'essa
terra.
Ex Belzoyosio, die xiiii octobris 1451.
Cichus.
933
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PODESTÀ E IL CASTELLANO DI LECCO CHE MANDA FANTI PER
LA TUTELA DELA CITTÀ ”MALE GUARDATA” A CAUSA DELLA PESTE.
a Potestati et castellano Leuci.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Quantunca crediamo siati vigili et diligenti ala guardia de quella terra, nondimeno
intendendo che gli sonno morte de molte persone de peste et che essa terra è male
guardata, ve recordiamo et volimo che uxati tanta maiore diligentia alla guardia d'essa terra
quanto gli sono dentro manchi homeni che la guardino. Avisandovi però che b havimo
scripto a Thomase de Marcholeone che debia mandare spesso delli fanti ale mure d'essa
terra, per conforto de quelli homini et dare ogni altro favore expediente per conservacione
d'essa. Et cossì crediamo farà.
408

Belzoyosii, xiiii octobris 1451.
Cichus.
a Precede l’intestazione Dominis de Consilio nostro secreto, poi depennato.
b Segue ve depennato.
934
FRANCESCO SFORZA EVIDENZIA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO IL RALLENTAMENTO DEL
FUNZIONAMEMTO DELL’ISTITUTO “PER L’ABSENTIA DE ALCHUNI DE VUY ET PER STARE LONTANO
L’UNO DA L’ALTRO” CON GRAVE SCAPITO DEL SOLLECITO ESPLETAMENTO DELLE PRATICHE
PERTINENTI ALLO STATO E AI CITTADINI.
228v Dominis de consilio secreto.
1451 ottobre 14, Belgioioso.
Siamo avisati et cossì vedemo per experientia che per la absentia de alchuni de vuy et per
stare lontano l'uno da l'altro, non se expediscono overo se retardano le expedicione dele
cose che occorreno de hora in hora pertinente al stato nostro et alli nostri subditi. Il perché
ne poria seguire preiudicio et alchune fiate grandissimo pericolo, como crediamo, però,
iudicati per la prudentia vostra, et perché questo non è ben facto, ve confortiamo et
caricamo, per lo amore et devocione che ne portati, vogliati adunarvi et redurre tutti
insieme et attendere alle cose occorente et che accaderano ad dargli celere expedictione,
facendo in questo como havimo speranza in vuy. Del che ne compiacereti grandemente,
ultra che ne reportareti laude et commendacione appresso de noy et de cadauno altro, et
ulterius occurrereti a molti inconveniente che porano accadere.
Data Belzoyosii, xiiii octobris 1451.
Cichus.
935
FRANCESCO SFORZA LODA PIETRO DE VEGIIS DI LODI PER AVERE AFFIDATO I DUE CAVALLI
SEQUESTRATI A PAOLETTO, ARMIGERO DI ANGELELLO DA LAVELLO, CHE ORA VERRANNO
CONSEGNATI IN NOME DI ETTORE BRANCOLINO ALL’UOMO D’ARME GIACOMO DA BINASCO.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Petro de Vegiis de Laude et Pauletto, armigero Angelleli de Lavello.
Havimo recevuta toa lettera et inteso quanto ne hay scripto de quelli duy cavalli che hai
facto sequestrare et ponere presso Pauletto, homo d’arme de Angelello da Lavello. Dicimo
che hay facto bene. Il perché volimo che tu faci consignare li dicti cavalli in nome de Hector
Brandolino ad Iacomo da Binascho, suo homo d’arme, presente portatore.
Belzoyosii, xv octobris 1451.
Cichus.
936
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE LANCILLOTTO DA FIGINO SI FACCIA AVERE DA ALESSIO
ALBANESE LA DICHIARAZIONE GIURATA DEL NUMERO DEI CAVALLI E DELLE BOCCHE VIVE CHE HA
E DIA LORO ALLOGGIAMENTO IN QUALCHE LUOGO DEL PARMENSE
409

229r Lancilotto de Figino.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Perché havemo levato Alexio Albanese, compagno de domino Roberto nostro nipote, dal
suo logiamento haveva in Casalmaiore, volimo che, havuta chiara informacione da esso
Alesio, per suo sacramento deli cavalli et boche vivie che ha, li faci dare logiamento in
Parmesana in qualche loco, dove meglio te parerà, facendoli rispondere, como se
responde ali altri nostri soldati.
Belzoyosii, xv octobris 1451.
Iohannes.
937
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL PAPA CHE CATERINA MAYNO, GIÀ BADESSA DEL MONASTERO
DI SAN NICOLA DI SESTO, HA RINUNCIATO ALLA CARICA ABBAZIALE E PERCIÒ CHIEDE AL PAPA DI
VOLERVI PROVVEDERE “SALUBRITER”
Serenissimo domino pape.
1451 ottobre 13, Belgioioso.
Pro venerabili religiosa domina Chatarina ex nobili prosapia de Mayno moniali et dudum
professa monasterii Sancti Nicolai de Sexto ordinis Sancti Benedicti Mediolanensis
diocesis, honestissime vite in spiritualibus provide et temporalibus circumspecte circha
obtentum abbatissatus monasterii predicti, cui tunc abbatissa libere et sponte resignavit,
quemadmodum in supplicatione sua continetur, beatitudini vestre supplico reverenter erit
tamen monasterio salubriter provisum et sanctitas vestra michi complacentiam faciet
singularem, cuius pedibus me devotissime commendo.
Ex Belzoyosio, xiii octobris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
938
FRANCESCO SFORZA CONCEDE AL PODESTÀ DI VIGAZZOLO DI ASSENTARSI PER QUINDICI
GIORNI, LASCIANDO UNA PERSONA IDONEA IN SUA VECE.
Potestati Vigazoli.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Annuentes requisicionibus tuis contenti sumus quod ab offitio cui prees te absentare possis
pro tuis peragendis, spatio dierum quindecim, itu mora et redditu computatis, dimissa
tamen loco tui persona idonea et sufficienti que diligenter in omnibus supleat vices tuas.
Belzoyosii, xv octobris 1451.
Iohannes.
939
FRANCESCO SFORZA ESPRIME AL PODESTÀ DI CASSINE LA SUA SODDISFAZIONE PER LA
PACIFICAZIONE TRA ANTONIO ZOPPO E LA COMUNITÀ DI CASSINE. LO ASSICURA CHE SCRIVERÀ
AL MARCHESE PERCHÉ INTERVENGA CONTRO GLI ECCESSI DEI SOLDATI DI ALESSIO, ALTRIMENTI
VI PROVVEDERÀ LUI.
229v Potestati Cassinarum.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Havimo recevuto le tue lettere et inteso quanto tu ne scrivi dela pace, concordia et unione
410

hanno facta asieme Antonio Zoppo et quella comunità de Cassine. Ne restiamo molto
consolati et contenti comendandote del opera hay facta a comfortare et suadere questo
tanto bene. Ala parte de quello traditore eremito restiamo advisati et piacene ch'el stia per
patir la pena che merita tanto delicto. Ala parte deli soldati a de Alexe et deli excessi che
moltipplicano ogni dì, ne scrivemo al signore marchese, el quale, se gli provederà como
credimo, bene erit, sin autem, gli providerimo nuy.
Data Belzoyosii, die xv octobris MCCCCLI.
Cichus.
a Segue che merita depennato.
940
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA BALBIANO E A A NICCOLÒ DA PALUDE DI LASCIARE
ANDARE SENZA ALTRI PAGAMENTI ISNARDO MALASPINA CUI HA DATO LICENZA DI TRASPORTARE
FRUMENTO E BIADE PER I CAVALLI DA ALESSANDRIA ALLE SUE TERRE.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Domino Iohanni de Balbiano et Nicholao de Palude.
Ali dì passati concedissimo una a licentia al magnifico Isnardo Malaspina de poter trahere
de Alexandria una bona quantità de frumento per fornimento delle sue terre. Et etiam de
presente gli havimo conceduta licentia de ducento some de biava da cavalli per uso di
casa sua, dele quali licentie, cussì de frumento come dela biava da cavalli, ne ha satisfacto
per quanto monta la tracta d’esse, segondo l'ordini nostri. Siché volimo le lassati andare
senza altro pagamento, ponendo dicte licentie al vostro partito et facendo nuy debitory
d’esse.
Ex Belzoyosio, die xv octobris 1451.
Cichus.
a Segue lettera depennata.
941
FRANCESCO SFORZA ORDINA A ZANNINO DE BARBATIS DI DARE ALL’UOMO D’ARME NICOLÒ DA
VERONA DUCATI 25 DI QUELLI DEL GIUDEO, MA NON DI QUELLI CHE HA IN MANO.
Zannino de Barbatis.
(1451 ottobre 15, Belgioioso).
Te committiamo et volimo che debbi far dare et numerare a Nichola da Verona, nostro
homo d’arme exibitor di questo, ducati 25 a soldi 54, cioé cinquantaquatro per ducati di
quelli del zudeo, non intendendo però che li daghi de queli cento ducati quali hay nelle
mano toe, ma deli altri. Et per più sicureza d’essi zudey, siamo contenti gli lassi la presente
lettera in le mane sue, rechiedendola loro. Et a ciò che questo lo credi, habiamo
soptoscripta de nostra propria mane.
Data ut supra.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
942
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI CATTURARE GIOVANNI DA
COMO, FAMIGLIO DELL’UOMO D’ARME PIETRO PICCNINO, CHE È FUGGITO CON NOTEVOLE ROBA
DI REGIO DI DETTO PIETRO. GIOVANNI DA COMO SI TROVA ORA IN ALESSANDRIA.
s.d
411

230r Locumtenenti Alexandrie.
Ne ha significato el strenuo Petro Picinino, nostro homo d’arme, che uno Iohanne da
Commo, suo famiglio, ali dì passati s'è fugito da luy et gli portò via de sua robba in bona
quantità et de notevele pretio, et may non l'à potuto conseguire. Et nunc sentendo esso
Petro che dicto suo famiglio è capitato lì, domanda che gli sia facta rasone. Volimo
adoncha che, ad instantia de dicto, vuy providiati ala indennitate sua etiam cum la
detentione personale del dicto suo famiglio, se la rasione il patirà.
943
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI LODI DI DARE VENTICINQUE DUCATI AD
AMBROGIO DENTE DA LODI CHE, PER FAR CONDURRE LEGNAME E LAVORATORI AI LAVORI DEL
RIVELLINO, HA PERSO IL DAZIO DEI FITTI E DEI PASCOLI.
Referendario Laude.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Perché Ambroso Dente da Lode, quale condusse alo incanto el datio di ficti et pascori de
quella nostra cità, ne dice havere perduto el dicto datio per attendere ad fare condurre
ligname et lavoratory al lavorerio del revellino di quella nostra cità et per fare molte altre
cose expediente et necessarie al dicto revellino. Siamo contenti remettergli, et cussì li
remettimo xxv ducati, cioé 25, del dicto datio. Et però vogliamo, et cussì ti committiamo
che li faci fare boni et computare dicti xxv ducati nel pagamento del dicto datio, ita che da
mò inanti non habia ad essere molestato per casone d'essi, facendone fare ogni
expediente scripture.
Ex Belzoyosio, die xv octobris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
944
FRANCESCO SFORZA ORDINA A LANCILLOTTO DA FIGINO DI FAR RILASCIARE FRANCESCO DI
CALABRIA, ALESSANDRO ALBANESE E TODESCHINO, AI QUALI AVEVA CHIESTO GARANZIA DI
FEDELTÀ.
Lancilotto de Figino.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Poyché da Francesco da Calabria, Alexandro Albanese et Todeschino, compagni de
Rabotto, hay tolto decurtate, in la forma recordi, che ne saranno fidele et cetera, siamo
contenti et volimo che li relassi liberamente de presone et li lassi ali suy logiamenti. Ala
parte deli homini che sonno inobedienti, a te responderemo per una altra nostra.
Ex Belzoyosio, die xv octobris 1451.
Cichus.
a Segue lettera depennata.
945
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL MARCHESE GIOVANNI DI MONFERRATO DI INTERVENIRE
PRESSO I SUOI SOLDATI PER FAR CESSARE I CONTINUI DANNI CHE RECANO AI SUDDITI
SFORZESCHI.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
412

230v Domino Iohanni, Marchioni Montis Ferrati.
Havimo quottidiane querele dali nostri subditi che li vostri soldati, non contenti deli danni et
in honestate gli hanno usate per lo passato, ogni dì moltiplicano gl’inconvenienti tali et
cussì facti et spesse che, non gli corregendo, serriano casione de qualche scandolo, che
non vorissimo per cosa del mondo. Et perché siamo certi che la vostra signoria de ciò sia
malcontenta, l'havimo denuo voluta advisare aciò che la gli proveda, altramente non
poterissimo fare cum honore nostro che non provedissimo ala indennità et deffensione deli
nostri.
Data Belzoyosii, die xv octobris 1451.
Cichus.
946
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL COMUNE E AGLI UOMINI DEL TERRITORIO TORTONESE DI
POZZOLI DI AVER ARRESTATO ONOFRIO RUFFALDO PERCHÉ VUOLE SI OBBEDISCA SOLO A LUI.
NON VUOLE, PERÒ, CHE ALLA MOGLIE , NÉ ALLA ROBA DI ONOFRO, NÉ AI SUOI UOMINI D’ARME SI
RECHI ALCUN DANNO.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Comuni et hominibus terre Pozzoli Terdonensi.
Haveriti inteso da Iohanne da Castellonova, nostro aulico, et da Pisanello, nostro famiglio,
cussì intenderiti dali vostri homini, cioé Pedro Ruzo et Laurenzo di Grandi, exhibitori
presenti, como nuy havimo sostenuto qui Honofrio Rufaldo per alcuni respecti, quali non ve
scrivemo. Et questo havimo facto per toglirli la obedientia de quello loco, perché da mò
innanzi non volimo da ti obedientia se non ad nuy. Non volimo però che ala donna, né nelle
robbe de Honofria a né delli homini d’arme soy, faciati alchuna novità, se non scrivimo altro
come più adpieno ve refferirrano questi vostri, informati dela voluntà nostra, ali quali dati
fede come ad nuy proprii.
Ex Belzoyosio, die xv octobris 1451.
Cichus.
a Così in A.
947
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI CREMONA CHE SE DONATO DA MILANO HA
SBAGLIATO, ALLA SUA VENUTA A LODI, LO ASCOLTERÀ E CONFORME AL SUO GIUDIZIO, VI
PROVVEDERÀ. RICORDA CHE LUI (LUOGOTENENTE) FU MANDATO LÌ PER INDAGARE CHI PORTAVA
VETTOVAGLIE DI LÀ DALL’OGLIO, MA NON FECE NULLA. PERCIÒ QUELLI CHE SI TROVANO IN
ERRORE PER GLI ORDINI DATI DAL DUCA SARANNO DA LUI SOLO GIUDICATI.
Locumtenenti Cremone.
(1451 ottobre 15, Belgioioso.)
Havimo inteso quanto ne haviti scripto del facto de Muradello et de quello ne ha scripto
Iacomo da Camerino, dolendose de una lettera, quale gli ha scripto Donato da Mediolano,
nostro famiglio. Per risposta dicemo che, se dicto Donato ha commisso alchuna cosa
contra il dovere, quando sarimo lì intenderimo et faremo quella provisione ne parrerà. Et
perch'el dicto Iacomo 231r dice haver ordinatione da vuy de fare condurre lì quelli nostri
famigli, che haveranno fallito, ve recordiamo che, come sapeti, per lo passato più volte ve
scrissimo devesti investigare chi erano quelli che conducevano le victualie de là da Oglio,
et may non ne festi inquisitione alcuna, da poy gli havimo posto ordine nuy. Et quilli che se
413

trovano in errore, per l'ordine che gli havimo posto nuy, non volimo puniati vuy, ma volimo
punirli nuy come ne parerà. Siamo ben contenti ne advisati chi saranno quilli che
commetteranno errore, ma, come è dicto, lassati, intendiamo lassati il carico ad nuy de
punirli.
Ex Belzoyosio, die xv octobris MCCCCLI.
Advisandove che Donato ha havuto commissione da nuy de fare quello che fa contra li
delinquenti, et se luy o altri nostri famegli, deputati ala guardia de quelle frose,
commetteranno fallo alcuno, li punirimo nuy segondo el fallo loro.
Data ut supra.
Iohannes.
948
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO, AL REGOLATORE E AI
MAESTRI DELLE ENTRATE DI INFORMARSI SULL’IDONEITÀ DI GIOVANNI DA BERGAMO A FARE IL
PODESTÀ DI BOSCO.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Dominis de Consiglio secreto, regulatori et Magistris intratarum nostrarum.
E' stato da nuy el spectabile conte Ludovico et ne ha dicto ch'el podestà del Boscho è
morto. Et perché, como sapeti, luy incantò quello officio, se contentaria che gli succedesse
Iohanne da Bergamo, presente portatore. Et perché non sapimo chi sia costuy, volimo che
pigliati bona informatione deli facti suoy et s'el è ydoneo al dicto officio, et del tucto, como
trovareti, ne advisareti per vostra lettera.
Data Belzoyosii, die xv octobris 1451.
Cichus.
949
FRANCESCO SFORZA NEGA A FOSCHINO ATTENDOLI IL PERMESSO DI ANDARE A MILANO PRIMA
CHE SIANO “CONZE ET ASSECTATE ET SOLATE QUELLE STANCIE”.
231v Foschino de Atendolis.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Havimo inteso quello ne scrivi per una toa del andare tuo ad Millano. Te dicimo che nuy
non volemo vadi ad Millano se primo non sonno conze et assectate et solate quelle
stancie, le quale solicitamo quanto possimo, cossì poray solicitare anchora tu, et mandargli
qualche uno deli toy ad solicittare et vedere como stano quelli lavorerii. Et perché nuy
deliberamo andare, volimo, quando sentiray che nuy siamo a Pizghettono che tu vegni lì,
perché parlarimo con ti quanto bisognarà.
Ex Belzoiosio, die xv octobris 1451.
Cichus.
950
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FAZINO DA FABRIANO DI AVER AVUTO LE SUE OSSERVAZIONI
CIRCA IL FAR ARRIVARE IL FRUMENTO A MACCASTORNA. FA PRESENTE CHE SUO PREMINENTE
PROPOSITO ERA CHE LA GENTE D’ARME NEL CREMONESE AVESSE FRUMENTO. CERCA DI AVERE
FRUMENTO PIÙ CHE PUÒ DA DONNA LUCHINA E GIOVANNI BIRAGO GLI HA DATO SPERANZA DI
AVERNE 1500 SACCHI E, SOPRATTUTTO, GLI PREME AVERNE CERTEZZA.
(1451 ottobre 15, Belgioioso).
414

Ser Fazino de Fabriano.
Havimo recevuto più tue lettere circha el facto del frumento, ale quale, rispondendo, et
primo, ala parte et ricordo tuo che melio era non mandare el frumento ala Machastorna per
mancho nostra spesa et più commodità dele gente d’arme, dicimo che tu dice el vero et
anche pareria cussì ad nuy, quando havessimo voluto dicto fromento a quilli tanto de
Lodesana. Ma el nostro primo et principale proposito fo de dare la maior parte ale nostre
gente de Cremonese, et pur poy gli provedessimo per altra via, et isto interim, el formento
commenzò a venire giuso, ma havendo tu mandato giuso quilli millisecentosetantacinque,
cioé 1675, como tu ne scrivi, non ne mandar più, sicuti etiam per altre nostre te havimo
scripto, perchè mandarimo le gente a torlo per più aconzo, como savimente hay recordato.
Et a questo modo non bisogni che tu faci più spesa de nave, et basta quanto a questa
parte. Atende mò ad recuperarne più quantità che tu poray dala magnifica donna Luchina,
et tucto retteneli, avisandote che l'è stato qua da nuy el nobile Iohanne da Birago, el qual,
post multa, ne ha dato speranza de operare cum la magnifica donna Luchina, che la ne
darà fina ala summa de millecinquecento sachi, cioé 1500, de formento lì, siché intendete
cum esso Iohanne et solicita che se habia, ma sopra tucto vede et cercha de sapere el
certo, s'el pò havere o non, per non stare in tempo, havendone nuy il bisongnio havimo. Et
circa ciò trovate cum la magnifica donna Luchina per charircene bene.
Data ut supra.
Cichus.
951
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIOVANNI ANTONIO RAIMONDO, CAPITANO DEL SEPRIO,
PUNISCA ESEMPLARMENTE PERSONALITER ET REALITER FRANCESCO E TOGNIOLO DI CASSANO
MAGNAGO, CHE, INSOLENTI E TEMERARI, HANNO OLTRAGGIATO LA SUA “FAMIGLIA”.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
232r Iohanni Antonio Raimondo, capitaneo Seprii.
Havimo inteso cum dispiace assay quanto tu ne scrivi de Franciscolo et Togniolo, habitatori
de Cassano Magnago, et delle insolentie et temerità loro, li quali, non contenti dele loro
frasatione, hanno hasaltata tua famiglia, maltractata et ferita et toltogli altri froxatori in
grande detrimento dela Camera nostra contra l'ordini nostri et in vergongnia, cussì nostra
como tua. La qual cosa non intendimo comportarla per modo alchuno, anzi volimo che se
ne facia tal punitione et demostratione che sia exempia ad li altri de non alterare l'ordini et
commandamenti nostri. Volimo, adoncha, et te commettimo che procede contra loro et
realiter et personaliter, secondo ditano li ordini nostri, ita veriliter cussì factamente che ogni
omo cognosca che volimo essere obediti, non guardando in fronte ad homo del mondo. Et
quando non te bastasse l'animo, o non potessi o non volisse, avisace perchè li
provederemo nuy, avisandoti che semo desposti che questa cosa non passi impunita.
Data Belzoyosii, die xv octobris 1451.
Cichus.
952
FRANCESCO SFORZA NUOVAMENTE IMPONE AL PODESTÀ DI PAVIA DI RESTITUIRE I BUOI A QUEI
DI CHIGNOLO.
Potestati Papie.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Te havimo scripto che tu lassasi li bovi a quilli da Cugniolo et tu non hay voluto obbedire,
del che ne siamo pur alquanto maravigliati. Te iteramo, adoncha, che senza veruna
exceptione, tu gli li restituisse, altramente non haveray ad maravigliarti se, non volendone
415

obbedire, te ne facessimo pocho honore.
Data Belzoyosii, die xv octobris 1451.
Cichus.
953
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PAPA DI VOLER CONCEDERE I BENI DI GIOVANNI FRANCESCO
DA PIGNANO, CONDOTTIERO DELLA CHIESA, MORTO SENZA FIGLIOLI, A GIOVANNI FRANCESCO DA
BAGNO . SUPPLICA PURE IL PONTEFICE CHE CONCEDA, COME L’INTERESSATO STESSO GLI
CHIEDERÀ, LA CONDOTTA E LA COMPAGNIA DEL DEFUNTO AL PREDETTO GIOVANNI FRANCESCO
DA BAGNO: SARÀ SODDISFATTO DELLA SCELTA E FARÀ ANCHE CONTENTI IL MARCHESE DI
MANTOVA E IL DUCA DI MILANO.
232v Domino pape.
[1451 ottobre 15, Belgioioso].
Como debe sapere la beatitudine vostra, l'è passato dela vita presente el spectabile
Zohanne Francesco da Pignano, conductero de Sancta Chiesia, lassati de molti beni in
Rommagnia, per li quali era reccomendato al magnifico signore misser Sigismondo. Et
essendo morto senza figlioli et altri heredi, pretende lo spectabile dilectissimo Zohanne
Francesco da Bangno li dicti beni pertenere a luy, come essa vostra beatitudine intenderà
più destintamente da luy, quale vene al conspecto d'essa per questa casone. Et quantunca
sia certo non bisongna recommendare ala Santità vostra el dicto Zohanne Francesco,
perché so che naturalmente ha cari et ama li homini dabene, nondimeno, congnioscendo io
le virtute sue et quello ch'el vale, n'è parso conveniente cosa darne notitia ala vostra
beatitudine, et la certifico ch'el dicto Zohanne Francesco è di tale virtù d'animo et de corpo
et tanto dabene che meglio non se potria dire. Et se l'altro Zohanne Francesco era grato
ala beatitudine vostra per li sui boni deportamenti, sono certo che, adoperando costui, non
gli piacerà mancho del'altro. Come è dicto, esso Zohanne Francesco vene dala Santità
vostra per supplicarli se dengni lassarli la conducta et compagnia de l'altro Zohanne
Francesco et etiandio concederli ch’el possa sucedere in li beni soy. Però lo recommando
devotissimamente ad essa vostra beatitudine et ad essa supplico cum reverentia se dengni
compiacere et satisfare al desiderio et supplicatione sua et farli dare la conducta et
assignarli li beni che forono del dicto quondam Zohanne Francesco, certificando la Santità
vostra, oltra che cussì facendo, farrà singular gratia all’illustre signor marchese de Mantua
et a nuy, quali l'amamo cordialmente. Sono certo se retrovarà contentissimo haver
acceptato tal homo, et ne reportarà non mancho fidele et bono servitio, come habbia
havuto nel passato dal'altro quondam Zohanne Francesco; et ulterius farà cosa iusta et
conveniente in farli assignare li beni, quali gli pertengono de rasone, come sono però certo
farà essa vostra beatitudine.
In simili forma scriptum fuit, mutatis mutandis:
cardinali Colonensi,
vicecamerario,
domino Iacopo de Trivultio,
Nichodemo.
954
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA AD ANDREA FULGINEO DI FAR ACCOGLIERE
“HONORATAMENTE”IL CARDINALE, DEI CUI SPOSTAMENTI VUOLE ESSERE PUNTUALMENTE
INFORMATO, INTENDENDO ANCHE INCONTRARLO A PIACENZA.
233r Ser Andree de Fulgineo.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Havimo recevuto le tue lettera, fino ala ultima scrivi ad messer Sceva, de dì 14 ad hore 13,
416

et inteso quello ne scrivi della vinuta del cardinale, quale quello vì doveva vinire ad Rezo:
de che te commendiamo et non dicimo altro, se non che, caricandote ad usare ogni
dilligentia ad ti possibile nel far recevere honoratamente et cum tucte quelle reverentie et
ceremonie se rechiedono a dicto cardinale, ne advisa continuamente de hora in hora delli
andamenti suy, ad ciò che possiamo retrovarsi ad tempo ad Piasenza per honorarlo, como
è la intentione nostra.
Ex Belzoyosio, die xv octobris 1451.
Cichus.
955
NOMI DI COLORO CHE HANNO DATO GARANZIA PER FRANCESCO DI CALABRIA, ALESSANDRO
ALBANESE E TODESCHINO.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Li infrascritti in mano de mi, Lanzalotto, sonno stati segurtate de Francesco de Calabria,
Alexandro Albanese et Todeschino, compagni del strenuo Rabotto, che sonno destinuti et
che non faranno fuga dali servitii del nostro illustrissimo signore, et chaduno deli infrascritti
homini d’arme prometti, per li suprascripti, quali hanno a dare sigurtade de ducento ducati
per zaschuno, de ducati trenta d'oro per zaschuno et in la forma sottoscritta, ed de servire
qualunque piacerà a prefato signore.
Primo Framucho ducati xxx
Padoano dela squadra del Mariano ducati xxx
Calabrese dela squadra fu de Iacomo dela Ghiarola ducati xxx
Alesio Albanese dela squadra del signor Ruberto ducati xxx
Antonio da Medi compagno de Rabotto ducati xxx
Antonello da Guisi compagno de Donnino da Parma ducati xxx
lo strenuo Fintio ducati C
Petro Matto compagnia del’illustre signor messer Alexandro ducati xxx
Marinuccio compagno de Fynzo ducati xxx
Martino compagno de Fynzo ducati xxx
Carnacha compagno de Fynzo ducati xxx
Bruschalupo compagno de Fynzo ducati xxx
Cancellero compagno de Stamigniono ducati xxxv
Parmesano compagno de Stamigniono ducati xxx
Morello compagniono de Stamigniono ducati xxxv
233v a
233v Marchioni da Mediolano compagnio de Rabotto ducati xxxv
Rigo Todesco compagni de Rabotto ducati xxxv.
MCCCCLI die xv octobris in Belzoyosio. Summa de ducati DC foro suprascripte segurtade
per lo nostro illustre signor duca acceptate et scripte ad Lanzalotto sopradicto ponesse
dicto Todeschino in sua libertà et li compagni.
a all’ inizio del foglio è riportato: non scribatur hic
417

956
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL CAPITOLO DEI CANIONICI DI MILANO DI VOLER METTERE NEL
POSTO LORO SPETTANTE NEL COLLEGIO DI SANT’AGOSTINO DI PAVIA LO STUDENTE PIETRO DA
PISA.
Capitulo canonicorum inclite urbis Mediolani.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Havimo inteso che nel collegio de Sancto Agustino da Pavia vaca el loco de uno studente,
et perchè havimo noticia che ad vuy specta deputare uno ad esso loco, et averessimo a
caro gli fosse misser Pedro da Pisa, studente perito et dabene et fidelissimo servitore, ve
confortiamo et carricamo che, per nostro respecto, ve piacia deputarlo et substituire ad
esso loco: de che ne farite grandissimo a piacere et contentamento. Et vogliatine avisare
per lo nostro cavallaro, presente exhibitore, la deliberatione che havereti facta circha de
ciò.
Ex Belzoyosio, die xvi octobris 1451.
Cichus.
957
FRANCESCO SFORZA COMANDA A BARTOLOMEO DA CREMONA DI PORTARSI IL GIORNO DOPO DA
LUI.
Bartolomeo de Cremona.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Per alchune cose havimo a conferire con teco, volimo che subito vegni da noy; et non
manchi che tu sii domane qui da noy, per quanto hay cara la gratia nostra.
Belzoyosii xvi octobris 1451.
Cichus.
958
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI PAVIA CHE L’UFFICIALE DEL PORTO DEL TOVO GLI
CONSEGNERÀ CINQUE UOMINI : LI ESAMINI E LI TENGA SOTTO BUONA CUSTODIA INFORMANDOLO
DI QUANTO AVRÀ SCOPERTO.
234r Potestati Papie.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
El nostro officiale del porto del Tovo ve consignarà cinque homini, como da luy sentereti.
Pertanto volimo che togliati questi cinque homini et tenendoli sotto bona custodia, volimo
che li examinati molto bene, et de quanto trovareti ne avisareti per vostra lettera.
Belzoyosii, xv octobris 1451.
Cichus.
959
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO LOMBARDI, UFFICIALE DEL PORTO DI TOVO, DI
PORTARE DAL PODESTÀ DI PAVIA I CINQUE UOMINI DA LUI ARRESTATI,
1451 ottobre 15, Belgioioso.
418

Bartolomeo de Lombardis, officiali portus Tovi.
Havimo recevuta ta lettera et inteso quanto ne hay scripto de quelli cinque homini che hay
sostenuti per la casone che ne scrivi. Dicimo che hay facto bene. Pertanto volimo che,
havuta questa, tu togli parecchi homini fidati de quelli del Tovo, como parerano ad ti, et tu
personaliter insieme con loro menaray li dicti cinque homini et consignarali in mano propria
del nostro potestà de Pavia con la alligata lettera per la quale gli scrivimo che gli debia
molto bene esaminare. Et tu fa che ne advisi quando gli haveray conducti ad Papia, como
havimo dicto.
Belzoyosii, xv octobris 1451.
Cichus.
960
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A GIOVANNI DE PILIZARIIS DI CREMONA DI ESSERSI ACCORDATO
CON GLI UOMINI DI PORTALBERA CHE PAGHINO CENTOCINQUANTA MOGGIA DI FRUMENTO E
CINQUANTA MOGGIA DI BIADA DA CAVALLI. CERCHI DI AVERE IL TUTTO PRESTO.
Iohanni de Pilizariis de Cremona.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Te avisamo che, volendo usare benignità e clementia cum l’homini de Portalbera per
reverencia de monsignore de Pavia, ce siamo convenuti cum essi loro che paghino
solamente centocinquanta moza de frumento ala mesura lodesana e cinquanta moza de
biava da cavalli ala dicta mesura. Pertanto volimo che, subito, tu procuri, soliciti et insti de
recuperarlo subito, ita che infra quatro dì tu lo habii recuperato per poterlo dare ale nostre
gente, secondo che scriverimo. Et in questo pone ogni toa solicitudine.
Belzoyosii, xvi octobris 1451.
Cichus.
961
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI LODI E A ZANINO DE BARBATIS DI
INDIVIDUARE I FAMIGLI DUCALI CHE HANNO RUBATO OGGETTI D’ORO, D’ARGENTO E ROBE
ALL’EBREO EMANUELE QUANDO FU CATTURATO E FAR RESTITIRE IL TUTTO.
1451 ottobre 15, Belgioioso.
234v Locumtenenti Laude et Zanino de Barbatis.
Pare che, quando fu priso Emanuel ebreo, gli andarono alcuni deli nostri famigli ala casa
soa et li portarono via quatro correze de argento, doe annelle d’oro et camise octo sotili,
certe berrete et altre soe robbe et cose, segondo intenderay vel da luy vel dali altri ebrei
che fanno per luy, dela qual cosa ne rencresce asay. Pertanto ve comettiamo et volimo
che, per ogni modo et via, debbi recerchare chi sonno quilli hanno havute dicte soe robbe
et cose, et farglile restituire integramente, siché per questa cosa non habiamo a sentire
lamenta, la qual molto ne seria a dispiacere et molestissima.
Belzoyosii, xv octobris 1451.
Cichus.
962
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO DI PAVIA E A GRACINO DA PISCAROLO CHE GLI
VA BENE VENGANO DATI 1000 DUCATI AL FRATELLO ALESSANDRO E CHE VENGA INCANTATO IL
DAZIO DEL VINO MINUTO COME A LORO PARRÀ, PURCHÈ NON VI SIA ALCUN DETRIMENTO DELLE
ENTRATE PER LA CAMERA DUCALE.
419

Referendario Papie et Gracino de Pischarolo.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Havimo inteso quello ne scrivete circha el facto di trimilia ducati assignati ad al magnifico
Alexandro, nostro fradello, et el parer vostro de far incantare el datio del vino minuto a duy
modi per satisfarli. Respondendovi adoncha perché havirimo charo ch’esso Alexandro se
possa aiutare de mille ducati, como rechede, siamo contenti et ne piace che incantati el
dicto datio per quelli modi ve parerà, et per qualuncha via expediente li faciati haveri li dicti
dinari, purché la Camera nostra non ne venga a supportare danno alcuno, como
prudentemente recordati.
Ex Belzoyosio, die xvi octobris 1451.
Cichus.
963
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMACCIO, A PANDINO, DI RESTITUIRE A FRATE GIACOMINO
DEI FRATI MINORI LA CAVALLA CHE GLI FU PORTATA VIA E PORTATA DI LÀ DELL’ADDA.
235r Iacomacio in Pandino.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Essendo occupato in uno vostro servitio a Lode fra Iacomino del ordine di frati menori
mandò una sua cavalla al pestrino et pare che la dicta cavalla sia menata de là d’Adda
cum biava et pervenuta in le mane tue. Et perché ne consta la dicta cavalla esser del dicto
frate et esserli menata via senza sua saputa, ti committiamo et volimo che subito gli
restituissi la dicta cavalla senza exceptione et contraditione alchuna.
Ex Belzoyosio, die xvi octobris 1451.
Cichus.
964
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI LODI DI FAR RESTITUIRE LA CAVALLA
SOTTRATTA A FRATE GIACOMINO PERCHÈ IL PREDETTO FRATE NON È COLPEVOLE PER LA BIADA
TRASPORTATA CONTRO GLI ORDINI DUCALI.
Locuntenenti Laude.
(1451 ottobre 16, Belgioioso.)
Veduto quello ne haviti scripto dela cavalla de frate Iacomino, toltagli per Iacomacio, nostro
famiglio, perché el dicto frate non è colpevele dela biava quale fo menata contra li ordini, gli
scrivemo che omnino gli la restituischa. Et cussì credimo farrà: pur quando non lo facesse
per la nostra lettera, provedi che ad ogni modo lo facia. Quelli a chi fo tolta la dicta cavalla
volimo vedi se erano in fallo, et ne advisa.
Data ut supra.
965
FRANCESCO SFORZA AVVERTE IL VESOVO DI PAVIA CHE IL CARDINALE ANDEGAVENSE, SI È
SPOSTATO DA PARMA A PIACENZA DIRETTO IN FRANCIA E DOVUNQUE IL DUCA HA ORDINATO CHE
FOSSE ACCOLTO CON OGNI RIGUARDO E LUI STESSO SI PORTERÀ AD INCONTRARLO. CHIEDE AL
VESCOVO DI PAVIA DI VOLER ORDINARE CHE A STRADELLA E NEGLI ALTRI LUOGHI SUOI, SIA
FATTO ONORE A DETTO CARDINALE.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
420

Domino episcopo Papiensi.
Se rendimo certi che la paternità vostra sappia ch’el reverendissimo monsignore cardinale
Andegavense vene suso per la via de Parma et de Piasenza per proseguire el suo camino
verso Franza. Noy havimo ordinato che per tutti li lochi nostri gli sia facto molto più honore
che alla nostra propria persona, et oltra ciò noy gli andiamo incontro per fargli dal canto
nostro tutto quello honore che possibile ne sia. Il perché preghamo et confortamo la
paternità vostra che voglia ordinare alla Stradella et per tutti soy lochi che ad esso
monsignore sia facto ogni honore, careze et bone accoglientie et ad cadauno delli soy, la
qual cosa certamente molto grata et accepta.
Belzoyosii, xvi octobris 1451.
Cichus.
966
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO DE SCOCIOLIS DI ANCONA DI AVER PRESO ATTO DI
QUANTO GLI SCRIVE CIRCA I LAVORI. GLI ORDINA DI FAR SOLARE E ORDINARE LE CAMERE: VI
MANDERÀ PRESTO FOSCHINO. PER QUANTO RIGUARDA I LAVORI DEL CASTELLO VUOLE CHE PER
IL MOMENTO, FINCHÈ IL TEMPO È BUONO, SI ATTENDA ALLE FONDAMENTA VERSO PORTA
VERCELLINA E VERSO PORTA COMASINA.
235v Filippo de Scociolis de Anchona.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Havimo recevuta la tua lettera de dì 13 del presente et inteso tucto quello ne scrivi de quilli
lavorerii. Restamo advisati et, rispondendo, te dicimo attendi ad far solare et ordinare
quelle cammare como bisongnia, perché nuy deliberamo mandare prestissimo là Foschino.
Siché provedi de fare tucto quello bisongnia. Et como siano in ordine ne advisa perché
mandarimo Foschino là. Al facto del lavorerio del castello, non dicimo altro se non che
attendati cum ogni dilligentia alli fondamenti sonno verso porta Vercellina et porta
Comasina, che se alzino suso fino al redondone. Et questo fati cum più cellerità sia
possibile, perché questi importano più che veruna altra cosa. Lo bactiponte et le altre cose
se poranno fare da poy, Finché sarà el bon tempo ne pare se attenda ali fondamenti.
Ex Belzoyosio, die xvi octobris 1451.
Cichus.
967
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI SENESI CHE VOGLIANO CONCEDERE ALLA CONTESSA
MARISA,SUA AFFINE, ILPOSSESSO DEL CASTELLO DI CETONA DATOLE , IN DOTE, DAL PADRE DEL
DUCA. A QUESTO PROPOSITO MANDA DA LORO IL SUO FAMIGLIARE FRANCESCO DA CUSANO, CUI
VOGLIANO PRESTAR FEDE COME A LUI STESSO.
Dominis Senensibus.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
La magnifica contessa Marisia, nostra affine, è venuta qua da noy per intercedere aiuto et
favore per la consequtione della soa dota quale gli assignò la felice et recolende memoria
de nostro padre sul castello de Cetona, como per altre nostre ce recordiamo havere scripto
alle signorie vostre. Et perché a noy pare nostro debito, cossì per la affinità havemo con
essa, como etiandio perché la ragione el suade, che bene debeno sappere le signorie
vostre, che de ciò tanta evidentia ne appare per instrumenti et scripture publiche che, salva
honestate, non se pono revocare in dubio. Confortiamo de novo et pregamo che ve piaza
421

attendere alla indempnità della dicta contessa et rendergli el debito del che, ultra ch’el
debito, la honestà, ragione et ogni bono exempio lo rechiedono, ne receverimo singulare
piacere et contenteza. Et perché intendano le signorie vostre che habiamo questa cosa a
core et desideramo favorirla mediante la iusticia, mandiamo là, per questa casone, il nobile
Francisco da 236r Cusano, nostro famigliare presente portatore, al quale iterum pregamo
le vostre signorie che vogliano dare bono spazamento como speramo in quelle, et a luy
credere in questa materia quanto alla persona nostra propria.
Belzoyosii xvi octobris 1451.
Cichus.
968
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO DA CUSANO CHE LO MANDA A SIENA PER IL
RECUPERO DEL CASTELLO DI CETONA PER LA CONTESSA MARISA CHE L’HA AVUTO IN DOTE DAL
PADRE DEL DUCA. PARLI DI TUTTO CIÒ CON BACCACINO E CON ALTRI, DA LUI INDICATI,
INFORMATI DELLA FACCENDA E PERORI CON OGNI BUONA MANIERA DAI SENESI LA RESTITUZIONE
DEL CASTELLO.
Francisco de Cusano.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
La magnifica contessa Marisia, nostra affine, già molti anni è rimasta privata della sua dotta
quale gli feci la felice et recolenda memoria de nostre patre sul castello de Cetona, como
appare per instrumenti et scripture publiche. Et de questa dotta la tengono privata li signori
Senesi, ali quali, benché altre volte habiamo scripto et confortatoli alla relassacione et
restitucione d’essa, pur may non l’hano facta. Il perché è venuta a noy essa magnifica
contessa per richiederce aiuto et favore in questo, et noy, deliberati de attendere a questo,
scrivimo ad essi signori Senesi quanto vederay per la inclusa copia et volimo che, primo, tu
parli de questo con Bochacino o ad altri ch’esso te dicesse, informati bene della materia, et
demum tu te transferisse a Sena et denanti ali signori, modestamente et cum bono modo,
presentandoli le alligate gli exponeray como te mandiamo là per questa casone, et demum,
cum bona diligencia et instancia, gli richiederay che vogliamo fare la restitucione e te
sforzaray intendere la loro oppinione et postea, informato del tutto, veneray da noy como
per altre te havimo scripto. Ceterum per satisfare alla toa richiesta, scrivimo per le alligate
a Bocacino che te dia dinari per venirtene in qua.
Belzoyosii, xvi octobris 1451.
Cichus.
969
FRANCESCO SFORZA TRASMETTE A GIANNINO DE BARBATIS LA LETTERA SCRITTA AL
CASTELLANO PER LA LIBERAZIONE DI EMANUELE EBREO. VUOLE SAPERE, PRIMA DILIBERARLO,
QUALI DELITTI COMMISE , CON QUANTE DONNE E CON QUANTE MONACHE, INDICATE
NOMINATIVAMENTE E CON LA PRECISAZIONE DI DOVE STANNO E CHI SONO I LORO PARENTI. FARAI
SOTTOSCRIVERE IL TUTTO IN PRESENZA DEL CASTELLANO E DI UN ALTRO.
236v Zannino de Barbatis.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Ti mandiamo qui alligata la lettera quale scrivemo a quello nostro castellano lì per la
liberacione de Emanuelo ebreo et cossì il salvaconducto quale gli facimo, como vederay.
Et perché vogliamo sappere integramente li delicti ha commisso, ti committiamo et volimo
che, inanti lo faci relaxare, primo lo faci dire quanti manchamenti commisse et feci may et
cum quante femine et cum quante moniche ha havuto a fare, quali farayte nominare per
nome et dove stano et chi sono li soy et anche ogni altro manchamento et delicto che
havesse commisso per altra via, le quale cose metteray in scripto. Et faray che in presentia
422

del castellano et de uno altro, esso luy dica le dicte cose. Et postmodum de soa propria
mano sottoscriva quanto esso luy haverà dicto, advertendo havere qualche soa lettera de
soa mano, ita che may in alchuno tempo non possa negare quella sottoscriptione quale gli
faray fare. Et in questo usaray la prudentia et dexcriptione toa como sey uso fare,
rescrivendone presto del tutto como haveray facto.
Belzoyosii, xvi octobris 1451.
Cichus.
970
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CASTELLANO DI LODI DI LASCIAR LIBERO L’EBREO EMANUELE .
Castellano Laude.
1451 ottobre 16, Belgioioso.
Siamo contenti et cossì te commandiamo che mò debii relassare liberamente Emanuello
ebreo quale hay in presone al qualo habiamo remisso el suo manchamento et perdonato la
vita, ita che senza alchuna contradictione et impedimento possa andare a fare li facti soy
segondo egli ordinato.
Belzoyosii xvi octobris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
971
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A BOCCHINO E A PIACENTINO, SQUADRERI DEI PROVISIONATI A
PIACENZA DI AVER SCRITTO A GIOVANNI PILLIZZARO DA CREMONA, UFFICIALE DUCALE A
PORTALBERA CHE DIA LORO LA TASSA DEL FRUMENTO PER DUE MESI .
1451 ottobre 17, Belgioioso.
237r Bochino et Placentino, Squadreriis provisionatorum in Placentia.
Noy scrivemo per le incluse ad Iohanne Pillizaro da Cremona, nostro officiale a Portalbara
del Pavese, che ve diano la taxa del formento per duy mesi per ciaschuno de vuy, siché
mandati subito per el formento et non gli dati veruna dimora.
Belzoyosii, xvii octobris 1451.
Cichus.
972
FRANCESCO SFORZA AVVERTE IL REFERENDARIO DI PAVIA CHE MANDA IL SUO CAMERIERE PAPI
PER UN RONZINO. CHIEDE CHE VOGLIA TROVARSI CON IL PADRONE DEL RONZINO PER AVENE IL
PREZZO E DARE, POI, L’ANIMALE A PAPI. I DENARI VERRANNO DATI O A CHI ACCOMPAGNERÀ PAPI
O LI DARÀ AL REFERENDARIO.
Domino referendario Papie.
1451 ottobre 17, Belgioioso.
423

Mandamo lì Papi, nostro camorero exhibitore de questa, per vedere uno roncino, como
intenderiti da luy. Pertanto vogliati essere con lo patrono et fare el pretio d’esso roncino et
poy farlo dare ad esso Papi, promettendo vuy per nuy de quello montarà, et fati ch’el
patrono mande uno con lo dicto Papi qui da nuy che li farimo dare li denari. Et non volendo
mandare niuno, avisatene che ve mandarimo li dinari a vuy.
Belzoyosii, xvii octobris 1451.
Cichus.
973
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICCOLÒ DE PALUDE DELLA SUA SORPRESA PER LA SUPPOSTA
LETTERA DUCALE DATA A QUELLI DAL BOSCO CON CUI SI CONSENTIVA CHE GLI ARATORI
FORESTIERI POTESSERO PORTARE FUORI DAL TERITORIO IL LORO GUADAGNO.
Nicolao de Palude.
1451 ottobre 17, Belgioioso.
Havemo recevuto le toe lettere et inteso quanto per esse ne scrivi dela lettera hanno
obtenuta quilli dal Boscho, che li aratori foresteri possano condure le brazate loro, cioè el
guadagno loro, fora del territorio nostro, la qual lettera è signata Iohannes de Amelia.
Respondendo te dicemo che ne siamo molto maravigliati de questo, perché nuy non
commissemo may tal lettera. Et nostra intencione non è, né volimo che observi punto dicta
lettera perché semo certi, como tu dici, che sotto questo se faria dele fraude asay, ma
volimo bene che se venisse da nuy como ale fiate gli venero uno o doy che retornassero
poy indreto cum nostra licentia de non condure tale brazate, osia guadagno se tu gli la
observi. Et questa è la nostra intencione la qual observeray.
Belzoyosii, xvii octobris 1451.
Iohannes.
974
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CATERINA DA” CAMPOFRIRUGOXO “ CHE NON OCCORRE CHE LO
RINGRAZI PER AVER FATTO LEVARE I FANTI DEL MARCHESE GIACOMO AMBROGIO MALASPINA DA
LUXOLO, CHE ERANO NEL SUO CASTELLO DI LAULA (AULLA).
1451 ottobre 18, Belgioioso.
237v Domine Catherine de Campofrirugoxo.
Havimo recevuto una vostra lettera per la quale ne refereti gratia della opera havimo facta
in fare levare quelli fanti erano venuti con Iacomo Ambroxo, marchexe Malaspina de
Luxolo, nel vostro castello de Laula. Ve dicimo ch’el rengraciare è superfluo perché le cose
vostre reputamo nostre, et quella opera facemo nele cose vostre tenemo farla nelle nostre
proprie. Siché de questo non accade ne rengraciati neanche ve ce offeriate, perché quella
stima facimo dele cose vostre et delli vostri figlioli che facimo dele altre nostre proprie, et
cossì ne offerimo sempre apparecchiati et de bona voglia, como ad bocha ve refferirà più
largamente Conradino da Pontremulo, exhibitore presente, al quale vogliati dare in ciò
piena fede.
Belzoyosii, xviii octobris 1451.
Cichus.
424

975
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL VICECOMMISSARIO DI PONTREMOLI DI AVER LASCIATO
PASSARE I FANTI DEL MARCHESE GIACOMO AMBROGIO MALASPINA DI LUXOLO, E AVERLI
SISTEMATI NEL CASTELLO DI DONNA CATERINA, SENZA LICENZA DEL DUCA.
Vicecommissario Pontremuli.
1451 ottobre 18, Belgioioso.
Havimo preso admiracione assay de quelli fanti sono andati con Iacobo Ambroxo
Malaspina, marchexe de Luxolo, et intrati nel castello de Laula della mignifica madonna
Chaterina de Campofrogoxo, che tu gli habii lassato passare dellì per andare al dicto
castello non havendo tu commissione alchuna de lassargli passare da noy et non havendo
loro licentia alchuna da noy che ti mostrassero. Et ne dolimo et gravamo de ti fortemente
che in questo facto te sii portato cossì simplicimente, del qualo manchamento meritaresse
una bona coreptione, et tale che un’altra volta havessi casone portarti con più diligentia.
Ma, per questa volta, da poyché le cose sono andate bene, non volimo far altro. Ti
admonimo bene che per l’advenire te porti più saviamente et con maiore diligentia in non
lassare passare simile gente senza nostra sapputa et licentia, certificandoti che, se a modo
incoressi in simile mancamento, non poriamo fare che, non havendo respecto alcuno, ce
turbassimo contra ti et facissimo per modo che tu remanessimo mal contento, perché le
cose della prefata magnifica madonna Chaterina intendimo siano riguardate come le nostre
proprie.
Belzoyosii, xviii octobris 1451.
Cichus.
976
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUDOVICO DI CAMPOFREGOSO DI AVER AVUTO GRANDE
DISPIACERE PER IL FATTO DI QUEL CASTELLO E DI QUANTO HANNO OSATO GLI UOMINI DI
BARTOLOMEO DA BERGAMO. ASSICURA CHE SE L’AVESSE SAPUTO SAREBBE INTERVENUTO.
238r Ludovico de Campofregoso.
1451 ottobre 18, Belgioioso.
Havereti inteso como è passato el facto de quello castello del acto che gli hanno usato
quelli de Bartolameo da Bergamo, dela qual cosa havimo havuto grandissimo dispiace et
melenconia et tanto quanto fusse stato facto de una nostra cosa propria. Et se l’ho
havissimo saputo prima, non saria intervenuto quello caso, ma subito, como lo sentissimo,
gli provenissimo, como siamo certi che haveti inteso, avisandove che, quando noy
sentissimo che alchuno ve volesse fare rencrescimento alchuno, non tanto che gli
comportassimo, ma ve deffenderissimo, perché delle cose vostre non facimo altro conto né
capitale che dele nostre proprie. Como più ad pieno sopra questo et alchune altre cose
havimo dicto ad Contadino, presente portatore, che ve dica per nostra parte, siché non
dicimo altro.
Belzoyosii, xviii octobris 1451.
Cichus.
977
425

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA CHE BALDASSARRE DA
BARZA NEGA DI AVER VIETATO A SIMONE E FRATELLI L’ANDATA A ROBECCO. PER QUANTO
RIGUARDA I FRUTTI E I REDDITI DI QUEI BENI ASSERISCE DI AVER FATTO RIPORRE DEL VINO DEI
FRATELLI PERCHÉ GLI HANNO PRESO “VASSELLI,LEGNE ET ALTRE COSE”. ALLA RESTITUZIONE DI
CIÒ RESTITUIRÀ, DA PARTE SUA, IL VINO.
Dominis de Consilio iusticie.
1451 ottobre 18, Belgioioso.
Havemo veduto quello haveti scripto ad Baldesaro da Barza con l’introclusa suplicacione
de Simone et fratelli contra de luy. El dicto Baldesarro dice non essere vero che may gli
prohibisse l’andata loro a Robecho, et questo sia vero, dice ch’esso Simone se gli retrova
de presente. Alla parte de fructi et rediti de quelli beni, dice essere vero che ha facto
reponere certo vino d’essi fratelli, perché vole da loro certi soy vasselli, legne et altre cose,
et che, essendoli restituiti li dicti vasselli, legne et cose soe, gli farà anchora luy restituire el
dicto vino. Pertanto ne pareria honesto che, dovendo esso Baldessaro restituire alli nepoti
le cose soe, provedesti che ancora loro facesseno el simile verso de luy. Et cossì facendo
se levarà alla parte degna casone de lamentarse.
Belzoyosii, xviii octobris 1451.
Cichus.
978
FRANCESCO SFORZA DICE A GIACOMO DA CAMERINO DI PORTARSI DA LUI A PIACENZA,
MERCOLEDÌ
238v Ser Iacobo de Camereno.
1451 ottobre 18, Belgioioso.
Perché havimo ad coferire con ti de alchune cose, volimo che mercordì proximo a venire tu
te retrovi a Piasenza, dove sarimo, se Dio vorà.
Data Belzoyosii, xviii octobris 1451.
Item scriptum fuit domino Iohanni de Tolentino qui eum ser Iacobum mittat Placentie ut
supra.
Data ut supra.
Cichus.
979
FRANCESCO SFORZA FA PRESENTE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE SONO STATI DA LUI
GLI AMBASCIATORI DI TORTONA PERCHÉ VENGA TOLTO IL BANDO DELLA CITTÀ PERCHÉ DATEMPO
NON VI È PIÙ LA PESTE. SE COSÌ È, VI PROVVEDANO.
Dominis de Consilio segreto.
1451 ottobre 18, Belgioioso.
Sono stati da noy li ambasatori della cità nostra de Terdona requirendone che poy ch’essa
cità, Altissimi presidio, è liberata zà più mesi fa a pestis contagione, se dignamo de farla
levare de bando. Per la quale cosa ve scrvemo et volimo che habiati bona informacione de
questo, e trovando essere cossì, provedeti como ve parerà conveniente.
Belzoyosii, xviii octobris 1451.
426

Cichus.
980
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A MATTEO DE IORDANIS DI SOLLECITARE I MAESTRI DELLE
ENTRATE PERCHÉ PAGHINO TUTTO QUELLO CHE SPETTA A BENEDETTO, FISICO DUCALE.
Matheo de Iordanis.
1451 ottobre 18, Belgioioso.
Tu say li affanni havimo havuti deli denari de magistro Benedico, nostro fisicho, et dalla
illustrissima madona Biancha, nostra consorte, et da luy say ancora quanto strictamente
havimo scripto ali magistri dovesseno provedere al facto suo per modo fosse contento. Et
cossì desyderamo summamente anzi ne partissimo de qui, vedere fosse satisfacto. Tum,
secondo luy ne dice, ancora non è pagato in tucto. Il perché de novo replicamo ali magistri,
como vederay, commettendo ad ti che soliciti questo facto, per modo che magistro
Benedicto sia contento et nuy non ne sentiamo più querella.
Data Belzoyosii, die xviii octobris 1451.
Cichus.
981
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI CAYMO, COMMISSARIO DI PIACENZA, DI ANDARE A
PRENDERE E RESTITUIRE ALL’EBREO MOSÈ IL CAVALLO RUBATOGLI. AMMONISCA I PROVISIONATI
CHE SI ASTENGANO DA SIMILI FURTI.
1451 ottobre 20, Piacenza.
239r Iohanni Caymo, commissario Pizleonis.
Havimo certa informatione che alcuni deli nostri provisionati che erano qui et sonno venuti
là, hanno furato et menato via uno ronzino ad Moyses ebreo, habitatore di questa nostra
cità, como il presente portatore te farà chiara fede. Pertanto volimo che, subito, tu habii
informatione de ciò et tu personaliter vadi ad quella casa dove te sarrà dicto essere esso
cavallo et faralo restituire senza veruna exceptione, dicendo et admonendo quilli che
l’hanno tolto che se abstengono de simile robarie. Gli darimo ad intendere che non faranno
bene ad robare li nostri subditi et chiariscigli bene.
Data Placentie, die xx octobris 1451.
Iohannes.
982
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD OLDRADO LAMPUGNANI DI AVER PRESO COGNIZIONE DELLE
CONVERSAZIONI AVUTE DA SUO GENERO, GEROLAMO, CON IL MARCHESE DI MONFERRATO PER
LA COPIA DELLA LETTERA. SE GLI CAPITA DI RISCRIVERE A GEROLAMO GLI PUÒ DIRE CHE IL
MARCHESE E I SUOI FRATELLI FAREBBERO BENE A GODERSI LA ROBA LORO E A NON CERCARE
QUELLA DEL DUCA.
Domino Oldrado de Lampugnano.
1451 ottobre 20, Piacenza.
Nuy havemo veduto quanto ve scrive Zerolimo, vostro genero, deli raxonamenti ha havuti
cum lo illustre signor marchese da Monferrà per la copia della lettera soa a voy scripta. Del
427

che rengratiamo voy, et luy commendiamo dela vostra et soa diligentia in advisarne de
dicte cose. Ad che non accade fare altra resposta, se non che, accadendovi de rescrivere
al dicto Zerolimo, li porrite dire ch’el marchese et soy fratelli faranno saviamente a stare
contenti a goldersi la robba et cose loro et non volere andare cercando le cose nostre,
perché, quando sotto caldo d’altri, volesseno cercare de havere del nostro, forse li poria
intravenire che gli lasseriano del loro proprio patrimonio. Dele lettere, che dicete non
havere recevute, quale, dicto Zerolimo ve scriveva, demonstra, per questa copia, nuy non
ne sapemo cosa alcuna. Adoncha possete sapere da luy per quale cosa le mandò in qua.
Data Placentie, die xx octobris 1451.
Iohannes.
983
FRANCESCO SFORZA SI CONGRATULA CON GIOVANNI CAYMO, COMMISSARIO DI PIZZIGHETTONE,
PER AVER FATTO PRENDERE IL SACCOMANNO, AUTORE DI FURTI ED ECCESSI. LO INTERROGHI E
LO SOTTOPONGA ANCHE A TORTURA PER SAPERE SE PARTECIPÒ AL FURTO DELLE QUATTRO
VACCHE E DELLA CAVALLA, CERCANDO DI OTTENERE I NOMI DI QUELLI CHE ERANO CON LUI, SE
AVEVANO DEI CAPI, ETC. NEL CASO AVESSE AGITO DA SOLO VUOLE CHE GLI FACCIA “ RASONE ,
ACIÒ CHE SIA EXEMPIO AD ALTRI DE BEN VIVERE”.
1451 ottobre 20, Piacenza.
239v Domino Iohanni de Caymis, commissario Pizleonis.
Inteso quanto ne hay scripto dele grande robarie se fano in quelle parte et del sachomano
quali dice hay facto prehendere per le robarie et excessi per luy commissi, rispondendoti
dicimo che molto ne dispiace d’esse robarie et excessi et ne piace habi facto pigliare dicto
sachomano perché deliberamo de farne tale demonstracione che, havendo fallito ognuno,
intenderà siamo mal contenti d’essi excessi. Vogliamo adoncha che deby deligentemente
examinare, etiam per la via della tortura, dicto sachomano circha se esso fo ad la robbaria
de quelle quatro vache et cavalla dele quale ne scrivi et etiam quelli erano con luy insieme.
Similiter quoque interogaraylo de quanti excessi et robarie ha commisso in le parte nostre
et con chi et s’el ha commisso cum consentimento deli soy patroni. Et trovando denique
che l’habia commisso queste tale robarie et manchamento cum consentimento deli soy
patroni, vogliamo che lo deby retenere perfin che te sarà scripto altro, facendote dire el
nome d’esso suo patrone et etiam el nome delli soy compagni et delli soi patroni. Se non
havesse commisso dicte robarie et manchamento de suo proprio consentimento et malitia,
vogliamo li administri et faci rasone aciò che sia exempio ad altri de ben vivere et
contenerse da tali excessi. Del che poy ne aviseray como haveray facto.
Placentie xx octobris 1451.
Cichus.
984
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GANDOLFO DA BOLOGNA DI PORTARSI SUBITO DA LUI.
240r Gandulfo de Bononia.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
Per alcune cose havemo da conferire con ti volemo subito, recevuta questa, debi venire qui
da noy.
Data Placentie, die xxi octobris MCCCCLprimo.
Iohannes.
428

In simili forma scriptum fuit Egano de Bononia.
985
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ , AI NOBILI E AGLI UOMINI DI ROBECCO DI OSSERVARE
GLI ORDINI CHE SONO STATI FATTI PER LA CONSERVAZIONE DELLA SALUTE CONTRO IL CONTAGIO
DELLA PESTE.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
Potestati, nobilibus et hominibus habitantibus in Rebecho.
Dilecti nostri, havendo facto vuy medesimi, secondo semo informati, certi ordini per
conservatione et salute vostra et de quello loco dala contagione de questa peste presente,
che regna in quelle parte. Li quali ordini nuy confirmassemo per un’altra nostra lettera,
come havete veduto. Pare siano alcuni de vuy che non vogliano obedire et servare li dicti
ordini, il che non è micha ben facto, et perché nuy desideramo la conservatione vostra et
del dicto loco grandemente, volemo et ve commandiamo che omnino debiate observare a
integramente, et sia chi se voglia, li dicti ordini et tu, podestà et officiale deputato sopra ciò,
haveray cura cum diligentia che gli siano observati come è dicto tanto dali gentilhomini lì
habitanti, quanto dali homini del loco.
Data Placentie, die xxi octobris 1451.
Iohannes.
a observare scritto in interlinea.
986
FRANCESCO SFORZA AUTORIZZA PAOLO PINZAMATO DI ASSENTARSI DALL’UFFICIO PER DODICI
GIORNI LASCIANDO PERSONA IDONEA.
240v Paulo Pinzamato.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
Siamo contenti et per queste te concedemo che possi absentarte dal tuo officio per spacio
de dodeci dì et venire da noy, lassando in tuo loco persona ydonea che supplischa a
l’officio.
Data Placentie, die xxi octobris 1451.
Iohannes.
987
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ASTORRE DI FAENZA DI COMPIACERSI DELLA SUA DECISIONE DI
ANDARE A FIRENZE “PER ACCONZARE LI FACTI SUOY”. NE SCRIVERÀ AL SUO AMBASCIATORE A
FIRENZE, NICOLÒ ARCIMBOLDI, DI SOLLECITARE “L’ACONZO VOSTRO CON ESSA MAGNIFICA
COMUNITÀ”. CIRCA LA PODESTARIA DI FIRENZE NON PUÒ INTERVENIRE PERCHÉ NE È GIÀ
CANDIDATO UN SUO SUDDITO, GIOVANNI DI MELI, CITTADINO CREMONESE.
Domino Hestori Faentie, et cetera.
1451 ottobre 20, Piacenza.
In li dì passati intendessimo da Gabriele da Narni, nostro cancellero, la deliberatione dela
vostra signoria de volere andare a Fiorenza per acconzare li facti suoy, et el havemo inteso
429

per una vostra data a dì xiiii del presente. Al che, rispondendo, dicemo ch’el ne piace
questa deliberatione et haveremo caro che, acconzati li facti vostri cum quella excelsa
communità de Fiorenza, perché quello fareti con essa reputaremo faciati cum nuy,
essendo una cosa medesima cum sì. Et però ne è parso scrivere, et scrivemo per l’alligata
a misser Nicolò Arcimboldo, nostro ambassatore a Fiorenza, che debia instare et solicitare
per l’aconzo vostro con essa magnifica comunità et cossì siamo certi farà. Alla parte dela
potestaria de Fiorenza, quale rechedeti per uno vostro citadino, et cetera, dicimo che l’è zà
bon tempo che nuy ne fecimo instantia per lo spectabile cavalero misser Zohanne di Melii,
nostro citadino Cremonese, et de presente podestà de questa nostra cità, el che facimo
per le virtute soe. Et secondo intendimo quella excelsa comunità a nostra complacentia è
per compiacerli d’essa potestaria, siché essendogline data ferma speranza et havendo luy
facta già quasi la spesa per andare al dicto officio, et essendo di principali citadini 241r
de Cremona, nuy non ne poderessino retrare da quello havemo facto una volta in suo
favore, nianche credimo la signoria vostra ne lo confortarla. Ma passato el tempo suo,
haverimo a caro ch’el vostro citadino l’habia. Apparegiato ad ogni a piacere dela vostra
signoria.
Ex Placentia, die xx octobris 1451.
Iohannes.
a Segue vostra depennato.
988
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICOLÒ ARCIMBOLDI PERCHÈ FAVORISCA L’ACCOMODAMENTO
DEI FATTI DI ASTORRE DI FAENZA CON LA COMUNITÀ DI FIRENZE, TORNANDO TUTTO CIÒ ANCHE
VANTAGGIOSO PER MILANO.
Domino Nicolao de Arcimboldis.
1451 ottobre 20, Piacenza.
Per satisfare alla richiesta, quale ne ha facto lo magnifico signore Hestore da Faenza per
una littera soa, della quale haverite la copia qui introclusa, ve commettiamo et volemo che
instati et solicitati con quella excelsa comunità et con chi altri ve parerà bisognare, acciò
consegua el desyderio suo dela casone per la quale è venuto lì a Fiorenza, cioè, per
acconciare li facti suoy con essa comunità, perché vuy et ogniunio deve intendere quanto
importa al stato suo et al stato nostro ch’el prefato signore resti et perseveri ali loro servicii
et communi favori, et quanto etiamdio desfavore seria, quando el restasse non contento et
pigliasse altra via. Siché operate, como è dicto, che la signoria soa resti in bono accordio
cum la prefata comunità, del che ne haveremo sommo piacere et contentamento.
Data Placentie, die xx octobris 1451.
Iohannes.
989
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DA MILANO DI CONSEGNARE CAVALLI E TUTTE LE
COSE DEL DEFUNTO ANTONIO DE IACOELLO AL FRATELLO GIACOMO. SI DICE CONTENTO PER I
LAVORI DEL CASTELLO. VUOLE CHE I CONNESTABILI DELLE PORTE LA SMETTANO DI
SACCHEGGIARE LE VETTOVAGLIE CHE SI INTRODUCONO IN CITTÀ E VUOLE CHE LI CONTATTI
SINGOLARMENTE PERCHÉ SI ASTENGANO DAL FARE CIÒ.
241v Iohanni de Mediolano.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
430

Havimo recevute le toe lettere, date xviiii del presente, per le quale cum spiacere assay
havimo intesa la morte de Antonio de Iacoello. Che tu haby facto reponere et salvare la
roba soa molto ne piace et hay facto bene, ma volimo che tu consigni li cavalli et tutte soe
robe ad Iacomo so fratello, il qual ne habia cura fina tanto che altro se ordinarà. Se quella
che fo soa femina vole andare col marito, volimo che la lassi andare a suo piacere, ma
quando non volesse andare cum il marito, reccomandala al dicto Iacomo fina tanto che poy
se desponerà altramente. Alla parte ch’el lavorerio del castello vada bene, ne piace et te
ne commendiamo. Quantum autem alla parte delli conestabili dele porte che non voglio
desistere da smongare et toliere le victualie che se introducano in la cità, non intendimo
comportarlo per cosa del mondo, et cossì gli scrivimo per le alligate, le quale volimo che tu
personaliter gli le porte de uno in uno certificandoli che quando non se abstengano da suo
proposito, gli darimo intendere cum altro che cum parole che non fano bene.
Data Placentie xxi octobris 1451.
Iohannes.
990
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A TUTTI GLI UFFICIALI DELLE PORTE DI MILANO CHE VUOLE
CESSINO LE ESTORSIONI CHE I CONNESTABILI FANNO A COLORO CHE ENTRANO IN CITTÀ CON
VETTOVAGLIE, MINACCIANDOLI DI CACCIARLI.
Universis officialibus portarum Mediolani.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
Havimo quotidiane querele dali nostri citadini Mediolanensi dele extorsioni et
manchamento gli faceti in le loro victualie et robbe che introducono in la cità, del che ne
maravigliamo et dolimo de vuy, maxime havendove altre volte scripto et facto dire a bocha.
A noy pare quanto al vero, che pocha extima facite de nostre lettere che non volimo
comportare. Pertanto ve dicimo per diffinitiva sententia et ultima che non abstenendove voy
dal proposito cativo, vi farimo cassare de lì et ulterius ve darimo intendere cum altro che
cum parole che non fate bene ad non hobedire et basta, avisandove che de questo non ve
scriviremo altro.
Placentie xxi octobris 1451.
Iohannes.
991
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A DONNA LUCHINA DAL VERME CHE IL CARDINALE ANDEGAVENSE
DA STRADELLA SI PORTERÀ A VOGHERA. VUOLE CHE LO RICEVA CON TUTTE LE ATTENZIONI.
242r Domine Luchine de Verme.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
Lo reverendissimo monsignore cardinale Andegavense hozi sta fermo qui, domane
partirase et andarà ad allogiare ad Castello Sancto Iohanne, sabbato proximo che vene
xxiii presentis, partirase de lì et andarà a disnare alla Stradella et de lì venerà ad allogiare
ad Vogera, siché preghamo, confortamo et caricamo la signoria vostra, quanto più ne sia
possibile, che gli piaza ordinare per tutto como gli parerà, che ad esso monsignore sia
facto più honore, careze et bone acoglientie che non seria facto alla nostra propria
persona. Et in questo non vogliati manchare in cosa alchuna, certificandove che per una
volta non poressimo recevere magiore piacere dala magnificencia vostra.
Data Placentie, xxi octobris 1451.
Persanctes.
431

992
FRANCESCO SFORZA ACCONTENTA IL NIPOTE ROBERTO SANSEVERINO DANDOGLI IL CAVALLODI
ONOFRIO ROFFALDO.
Roberto de Sancto Severino.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Roberto, respondendo ala toa lettera per la quale ne domandi in dono el cavallo fu de
Nofrio Roffaldo, te dicemo ch’el è vero che havemo presso nuy dicto cavallo, el quale
siando bono per la persona nostra el vorremo retenere per nostro uso, perché tu say bene
quanto siamo male a cavallo, per la qual cosa nuy facemo cercare per tucto per trovare
qualche cavallo bono per nuy, ma non piacendone et non siando bono per uso nostro, non-
obstante che fin adesso ne è stato domandato da molte et molte persone, nuy seremo
contenti de dartelo, siché sia el tuo.
Data Placentie, die xxii octobris 1451.
Iohannes.
993
FRANCESCO SFORZA RISPONDE ALLE LAMENTELE DEI COMUNI E DEGLI UOMII DI VIGUZOLO,
VULPECULO E POZOLO CHE SI LAMENTANO PER QUANTO VIENE RICHIESTO PER IL PAGAMENTO DI
UN CARRO. RISPONDE CHE NON SI TRATTA DI QUEI TRE SOLI COMUNI ,MA VE NE SONO BEN ALTRI
INSIEME TASSATI PER QUEL CARRO.
242v Lodovicho de Bononia.
1451 ottobre 2l, Piacenza.
Se gravano li comuni et homini nostri da Viguzolo, Vulpeculo et Pozolo che ad lor tre
comunità tanto rechiede el pagamento d’uno carro. Del che haveriano rasione, se cussì
fusse, et ne maravigliamo di questo perché tu poy ben vedere le nostre littere ad chi se
drizano et tucte quelle terre et lochi ad chi se drizano debeno contribuire al pagamento del
dicto carro, cioè Viguzolo, Vulpeculo, Pozolo Groppo, Pozolo Formigaro, Villa Carbonara et
alchuni altri, como potray vedere. Volimo adoncha et te commettimo che a tucte dicte terre
et lochi debbi rechiedere el pagamento del dicto carro, attucti a segondo la rata sua et non
solum a Viguzolo, Pozolo et Vulepeculo se non per la rata loro. Ulterius perché il comune
et homine predicti da Viguzolo ne hanno rechesto se debbe respondere ale nostre gente
che stanno là a Viguzolo dele taxe segondo la tassa loro opure per le boche et cavalli vivi.
Gli havimo resposo che gli respondano et faciano el dovere per li cavalli et boche vive
tanto. Et cussì volimo se facia né volimo che tu gli lassi agravare più oltra.
Data Placentie, die xxi octobris 1451.
Cichus.
a Così in A.
994
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI AVER ORDINATO A
BEVILACQUA DI RESTITUIRE AGLI UOMINI DI SCANDIANO E CALISTANO TUTTO QUANTO HA TOLTO
LORO.
1451 ottobre 22, Piacenza.
432

Locumtenenti Cremone.
Scrivemo ad Bivilaqua che restituisca ad questi poveri homini da Scandiano et Calistano,
exhibitori de questa, tutte quelle cose et robbe gli ha tolto. Pertanto ve commettemo che
non gli le restituendo gli faciati comandamento per nostra parte gli le debia restituire senza
farne più replicare, avisandove che de questo ne havemo parlato con Iacomo da
Camerino, como porreti intendere da luy.
Placentie, xxii octobris 1451.
Iohannes.
995
FRANCESCO SFORZA FA PRESENTE A SANTO PARENTE DI COTIGNOLA DI AVERE BISOGNO DI
QUARANTA PAIA DI BUOI PER PORTARE MUNIZIONI DA CAMPO E PER ALTRI BISOGNI. VUOLE CHE
SIANO BUONI, GAGLIARDI, GRANDI E BUONI. NE VUOLE SAPERE IL PREZZO E DOVE E COME SE NE
POSSONO TROVARE DEI MIGLIORI.
243r Sancto Parenti de Cotignola.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Perché havimo bisogno de xl para de bovi per condure municione da campo et usare in
altri nostri bisogni, te confortiamo et carrichiamo che tu vogli mandare a quelli lochi
circonstanti che te parirano forniti de bovi che sianno gagliardi, grandi, zoveni et boni, et
avisane como et dove se potrano havere megliori et per conveniente precio. Et deli dinari
provederimo subito, como te dirà el portatore presente, al qual crederay quanto te dirà
circa ciò per parte nostra, como faresti a noy proprii.
Placentie, xxii octobris 1451.
Cichus.
996
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DEL CAIRO CHE RENDA GIUSTIZIA AL PRETE
GUGLIELMO DE SALIS CONTRO I SUOI DEBITORI E CHE DIA A DETTO PRETE QUANTO GLI SPETTA DI
AFFITTO
s.d.
Potestati Cayri.
Quod faciat ius presbitero Gulielmo de Salis contra debitores suos et quod ei presbitero
similiter solvat quod ei debet occaxione ficti et cetera.
997
FRANCESCO SFORZA AMMONISCE IL CAPITANO DI ALESSANDRIA DI NON RICHIEDERE ULTERIORI
DENARI AGLI UOMINI DI VULPECULO CHE GIÀ HANNO FATTO FRONTE ALLA CONTINGENTE TASSA
DEL SALE LORO SPETTANTE.
Capitaneo Alexandrie.
(1451 ottobre 22, Piacenza.)
Se gravano li homini de Vulpeculo che havendo loro levato la contingente tassa del sale,
segondo l’ordini a delli Maystri delle intrate nostre, tamen tu li vay calunniando et
433

imputando, senza rasone, per cavargli dinari dale mano, como vederay per la inclusa
supplicacione ne hanno porrecto. Dela qual cosa, essendo cossì, ne maravigliamo.
Pertanto te scrivemo questa, admonendoti attendi a far l’officio tuo con diligencia, ma farlo
in modo che nessuno possa debitamente dolerse o gravarse de ti.
Placentie, ut supra.
Iohannes.
a Segue delle intrate depennato.
998
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUIGI DE ACTIS COMPIACENDOSI CHE IL LORO RITORNO SIA
STATO MOLTO PROFICUO E DI AVER ORDINATO BENE LE COSE LORO. LO INFORMA DELLA BUONA
SALUTE SUA E DI TUTTA LA SUA FAMIGLIA. AGGIUNGE CHE LA SITUAZIONE DELLA PESTE A MILANO
VA GRADUALMENTE MIGLIORANDO.
243v Domino Aluysio de Actis.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Havimo recevute le vostre lettere, et inteso per quelle, la ritornata vostra essere stata molto
proficua et havere posto le cose vostre in bono affecto et ordinato in modo che passano
bene cum vostra salute e prosperità. Ne restamo molto contenti et consolati, como de
fratello et perfectissimo amico. Avisandove etiam che noy, madonna Biancha et nostri
figlioli, stiamo molto bene. Vero è che la peste ha facto damno a Mediolano questa estate
passata, ma adesso, mediante la divina gratia, è molto megliorata et megliora de dì in dì.
Se degna havimo cosa per vostro honore et commodo vi sia grata, sempre siamo prompti
a compiacervi voluntera.
Placentie xxii octobris 1451.
Cichus.
999
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI ESSERE STATO
DOLOROSAMENTE COLPITO DEL COMPORTAMENTO DI ANDREA TROTTO CONTRO GLI SPINULLI.
VUOLE CHE CONVOCHI DAVANTI A SÉ DETTO ANDREA E GLI INTIMI DI RESTITUIRE
COMPLETAMENTE OGNI COSA.
Locumtenenti Alexandrie.
(1451 ottobre 22, Piacenza.)
Vederiti quello che contene la lettera che ve mandiamo qui inclusa del acto dishonesto che
ha usato contra quilli Spinulli Andrea Trocto. La quale cosa ad nuy è tanto doluta et
rencresciuta quanto dir se podesse, et maxime che luy habbia havuto tanto ardire che sia
incorso in questo acto senza nostra licentia. Il perché volimo che, subito havuta questa,
vuy habiati denanzi da vuy lo dicto Andrea et primo dicendogli quanto havimo dicto di
sopra, gli commandareti per nostra parte che, remossa ogni exceptione et contraditione et
per quanto ha cara la gratia nostra, restituisca ogni cosa integramente che non manche
tanto che vaglia uno pontale de strenga et che non ne habiamo più rechiamo, advisandolo
che s’el farrà lo contrario, non ne porria far cosa che più ne rencrescesse.
Data ut supra.
Cichus.
434

1000
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI LODI DI COSTRINGERE ANTONIO, FIGLIO DEL
PORTINAIO “DELA CAMPANA” A DARE I 33 DUCATI CHE DEVE AL FAMIGLIO DUCALE GIACOMO DA
PIACENZA.
244r Potestati Laude.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Misser Iacomo da Piasenza, nostro famiglio, deve havere lì in Lodi, como tu intenderay,
ducati trentatri da uno Antonio, figliolo del hostiero dela campana, per casone de certa
sigurtade che esso misser Iacomo fece per luy. Pertanto volimo che tu constrengi lo dicto
Antonio a far fare lo dovere ad esso misser Iacomo, come è iusto et rasonevele, facendo
però in modo che niuna dele parte habia iusta casone de querelarse.
Ex Placentia, die xxii octobris 1451.
1001
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SILLANO NEGRI DI INFORMARSI DA QUANTOTEMPO E PER QUALE
MOTIVO GLI UOMINI DELLA VALLE DI COMPIANO NON PAGANO LA TASSA DEI CAVALLI . GLI FACCIA,
POI, SAPERE COME HANNO FATTO NEL PASSATO PER LA TASSA DEL SALE.
Domino Sillano de Nigris.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Li homini dela valle de Compiano se pretendono non essere tenuti ad tassa de cavalli. Et
perché nuy non intendimo bene questo facto, volimo che ne habiati bona et chiara
informatione da quanto tempo in qua loro non hanno pagato la dicta tassa et per quale
casone non l’hanno pagata et similiter como loro hanno facto per lo passato dela tassa del
sale, siché del tucto siamo ben chiari.
Data Placentie, xxii octobris MCCCCLI.
Cichus.
1002
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE TESEO DA SPOLETO INTERVENGA PRESSO I SOLDATI E LI
AMMINISCA A NON FAR DANNI AI SUDDITI E DICA LORO CHE SE VOGLIONO LEGNA, VADANO NEI
BOSCHI A FARLA , MA NON ROVININO LE CASE DEI CITTADIN.
Theseo de Spoleto.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Ce hanno significato li nobili Bonifatio Malvicino et Bartholomeo Panaro, nostri carissimi
cittadini de Piasenza, che oltra li danni hanno supportato per queste guerre passate,
adesso novamente finno dannezati per li soldati del strenuo Sagramorro da Parma et
alchuni altri stanno a Sermido in alcune loro case o cassine, quale hanno nel loco di
Monticelli et Camfango : el che molto ne spiaceria et non lo volimo comportare per cosa del
mondo. Et pertanto volimo che aut personaliter aut per tue lettere admonissi talmente li
dicti soldati che se abstengano da simili danni, et se voleno dele lengne vadano ali boschi
435

et non guastino le case deli nostri cittadini, altramente gli darimo ad intendere che non
fanno bene et de questo chiarissili molto bene.
Data Placentie, die xxii octobris 1451.
Cichus.
1003
FRANCESCO SFORZA DICE AD AMBROGIO CRIVELLI, PODESTÀ DI VARESE, LA SUA SORPRESA
PER LE DIFFICOLTÀ CHE EGLI ADDUCE PER IL PAGAMENTO CHE I SUDDITI DI VARESE DEVONO
FARE PER IL CASTELLO DI MILANO. TROVI IL MODO DI FARLI PAGARE, ALTRIMENTI DOVRÀ
RISPONDERVI LUI PESONALMENTE.
1451 ottobre 22, Piacenza.
244v Domino Ambroxio de Crivellis, potestati Varixii.
Havimo recevuto le vostre lettere circha lo facto del carro rechiesto a quella nostra pieve
de Varesio, vel potius el pagamento, perché ne mette molto meglio. Et intesa la difficultà
che scriveti serà ad potere havere li dinari, secondo la rechiesta de Filippo de Ancona,
deputato al lavorerio del nostro castello de Milano, ne maravigliamo de vuy che gli aducati
tante difficoltà, et non trovamo alcuni nostri subditi che recusano questo tale pagamento,
dal quale non intendimo exemptare alcuno, etiam s’el fosse nostre figliolo. Pertanto ve
dicimo brevemente, se non tenite modo che pagano, ve lo farimo pagare a vuy, et basta.
Data Placentie, die xxii octobris 1451.
Chicus.
1004
FRANCESCO SFORZA RINGRAZIA IL VICARIO DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI DELLA PROVINCIA DI
MILANO PER IL DONO INVIATO. LO RASSICURA CHE TUTTI IN FAMIGLIA STANNO BENE. GLI GFA
PIACERE SAPERE DEI MIRACOLI CHE VA FACIENDO FRATE GIOVANNI DA CAPISTRANO: LO
INFORMI DELLA SANTA VITA DI DETTO FRATE
1451 ottobre 22, Piacenza.
Domino Vicario ordinis Minorum provintie Mediolani.
Havimo recevuto el vostro gentile e bello presente a noy gratissimo e molto accepto. Nam,
ultra che de simili, usemo molto voluntera et ne gustano più che veruno altro fructo, havimo
molto accepta la sincera e bona voluntà de chi lo manda, il quale amemo singularmente et
havimo in reverentia como patre. Ve referimo adoncha infinite gratie et per lo simile
madonna Biancha, la quale, a vostra consolazione, con tutti li nostri figlioli è sana et sta
bene per la divina gratia. Se per la vostra paternità possimo più una cosa che un’altra, se
proferimo de bona voglia apparecchiati. Et deli miraculi facti per lo reverendo patre domino
frate Iohanne da Capistrano restiamo avisati e molto consolati et de tutto rengraciamo Dio;
del’altro che sentereti della virtute soa, haverimo caro essere avisati, pregandove vogliati
mandare le alligate al prelibato reverendo domino frate Iohanne.
Placentie xxii octobris 1451.
Cichus.
1005
FRANCESCO SFORZA VUOLE AVERE DA BASSANO DE QUARTERIIS INFORMAZIONI CIRCA LE
PROSPETTIVE PER L’EVENTUALE FUTURA IMBIANCATURA DEL SOLO “INCALZINARE” DELLA
PICCOLA STANZA DEL CASTELLO DOVE DORME, LA CUI FINESTRA CHE DA SULLA PIAZZA VUOLE
SIA INGRANDITA (MA SEMPRE IN PROPORZIONE CON L’ AMPIEZZA DEL LOCALE) E CON UN
COLONNELLO IN MEZZO. SI RIINNOVI IL FUOCOLARE CON LA CAPPA PIÙ GRANDE .
436

245r Bassano de Quarteriis.
1451 ottobre 22, Piacenza.
Forse ne verà per animo de fare depengere quella nostra camera picola de sopra, dove
dorremo. Volimo pigli informacione dali magistri muratori che, fazandosse al presente
incalzinare dicta camera, zoè dargli la calzina senza el biancho, se poy, per caso, noy non
la volessemo fare depengere, ma solamente farla inbiancare, se la se porrà imbianchare o
non, siando la calzina messa nel muro secha et assiucta. Et trovando tu che la se possa
fare biancha da poy che la calzina sarà secha, la faray incalcinare senza imbianchare al
presente. Se altramente fosse, avisane, perché te scriviremo quanto haveray a fare.
Appresso volemo che la finestra della dicta camera, quale responde in la piaza de fuora, tu
la faci mazore et ne contentaressemo che la fosse facta cum uno colonello in mezo, como
è quella della camera nova che fo facta l’anno passato per Zohanne da Mediolano, ma
voria essere uno puocho minora della dicta fenestra nova per respecto alla camera che è
picola. Anchora volimo che tu faci fare el camino della dicta camera et lo focolaro tutti de
novo et ne pare faci fare un puocho mazore la cappa et la gula soa più larga per respecto
al fumo che non è de quello camino che gli è de presenti; et attenderay cum sollicitudine a
far fare li dicti lavorerii.
Placentie, xxii octobris 1451.
Iohannes.
1006
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL DISTRETTO DI NOVARA E AL COMMISSARIO DI
OLEGGIO CHE AI SOLDATI SI DIA DEL VIMO SU PEGNO.
1451 ottobre 23, Piacenza.
Capitaneo districtus Novarie et commissario Olegii.
Perché li homini d'arme della squadra de Alberto Vesconte et de Pupi mal pono vivere se
non hanno de vino, siamo contenti che gli faciati dare del dicto vino sopra li pegni loro.
Placentie, xxiii octobris 1451.
Cichus.
1007
FRANCESCO SFORZA DÀ NOTIZIE A BOCCACINO DEI CAVALLI, DI QUELLO PORTATOGLI DA
FRANCESCO GENTILE, E DI QUELL’ALTRO DI BOLOGNA, CHE HA MANDATO A PRENDERE.
L’ANDEGAVENSE SE N’È ANDATO PER IL SUO VIAGGIO VERSO LA FRANCIA. GLI (AL DUCA) MANDI
IL RESTO DEI DENARI. LUI, IL DUCA, NEL MENTRE NON V’È NULLA DI NUOVO, SI PROVA A
RADDRIZZARE LE ENTRATE. LA PESTE SE NE VA DA MILANO: CI SONO BUONE SPERANZE DI
MIGLIORI INTROITI. MANDI A ROMA LA LETTERA DUCALE AL TRIVULZIO E A NICODEMO.
245v Boccacino.
1451 ottobre 24, Piacenza.
Como etiamdio te scripsimo, Francisco Gentile è venuto da noy et ne ha conducto lo
cavallo, quale n'è piazuto et l'altra cose.
El cavallo da Bologna, similmente havimo mandato a tore.
437

Haverimo caro, et cossì te caricamo, che ne vogli mandare el resto de quelli denari cum
ogni celerità possibile.
El reverendissimo cardinale Andagavense heri s'è partito de qui et è andato al suo viagio,
al quale havimo facto quanto maiore honore n'è stato possibile.
De qua non accade altro de novo. Le cose stano a modo usato et noy attendemo con ogni
diligentia in mettere ordine alle intrate nostre et speramo aydarce molto bene de l'intrate
nostre de Mediolano, perché la condictione della peste è assay megliorata et megliora ogni
dì più.
Noy scrivemo ad Roma, como vederay, et volimo che subito mandi la nostra lettera a
messer Iacomo da Trivultio et Nicodemo.
Placentie, xxiiii octobris 1451.
Cichus.
1008
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SALLE DI NON PERMETTERE CHE ALCUNCHÈ SI
INNOVI DURANTE L’ASSENZA DI BARTOLOMEO TROVAMALA DALLA DISCUSSIONE DELLA VERTENZA
CHE EGLI HA CON QUELLA COMUNITÀ, AVENDO IL DUCA DIFFERERITA LA SUA PRESENZA, “IUSTA
EL TEMPO DELI INCANTI”.
Potestati Sallarum.
1451 ottobre 23, Piacenza.
Il nobile Bartolameo Trovamala, nostro referendario de Piasenza, ce ha domandato
licentia per alchuni dì ad venire là per discutere et dicernere alchune cause et differentie ha
con quella nostra comunità, et noy, perché iusta el tempo deli incanti et accoreno molte
facende per la Camera nostra, gli havimo differita la licentia per alchuni dì, et perché non
ne pareria ragionevele cosa che le ragione soe perischano per la sua absentia, volimo et te
commettimo che tu non gli lassi innovare cosa alchuna per la dicta communità, né
molestare in le soe cosa fin a tanto ch'el sarà lì et che se decernerano le ragione delle
parte mediante la iusticia.
Data Placentie, xxiii octobris 1451.
Cichus.
1009
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AGLI UOMINI DI RIVANAZZANO DI OSSERVARE LE
ESENZIONI CONCESSE A GIOVANNI MARCO GRASSO.
246r Potestati et hominibus Rippe Nazani.
1451 ottobre 23, Piacenza.
Intendimo che ad messer Iohanne Marcho Grasso, doctore et cavallero nostro amico, non
obstante l'exceptione gli havimo concesso, ogni dì gli fati inovacione et recriscimenti in non
observaglile, del che molto ne maravigliamo. Pertanto ve commandamo che gli debiati
observare le soe exemptione li havimo concesse como le stanno, non contrafacendo a
quelle in cosa veruna.
Placentie, xxiii octobris 1451.
Cichus.
438

1010
FRANCESCO SFORZA INFORMA I MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA CHE INVIA DA LORO
ANTONIO MINUTI, REGOLATORE DELLE ENTRATE DUCALE , CON UNA AMBASCIATA DUCALE: GLI SI
PRESTI PIENA FEDE.
Dominis de Consilio Iustitie.
1451 ottobre 23, Piacenza.
Havimo commisso a l'egregio ser Antonio di Minuti, Regulatore dele intrate nostre, una
certa ambasciata, quale ve exponerà per nostra parte, aIe cui parole vogliamo prestati
quella fede che faresti ad noy proprii.
Placentie, xxiii octobris 1451.
Cichus.
1011
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ, REFERENDARIO E “ RAZIONATORI “ DI CREMONA DI
CANCELLARE E ANNULLARE LE CONDANNE CONTRO BON IULIANO DI CARBONARA, MARCHINO E
BARTOLOMEO, FRATELLI DI POLI DE PEDRO, LUCHINO DI BOTTI E E LIBERINO PEDRO.
1451 ottobre 23, Piacenza.
Potestati, Referendario et rationatoribus civitatis Cremone.
Segondo che per altre nostre lettere ve havimo scripto, quale segondo intendimo non
haveti voluto exeguire, cossi per questo nostro breve, sottoscrito de nostra propria mano,
ve repplicamo de novo che, siando stato condempnati altre volte per lo tunc potestà de
quella nostra cità Bon Iuliano di Carbonari, Marchino et Bartolomeo, fratelli di Poli de
Pedro, Luchino di Botti, le quale condempnatione da poy sono suspexe per nostre lettere,
como intenderiti per l’introclusa loro supplicacione. Adesso, intendendo per querella loro
ch’essa suspensione non gli è observata, vogliamo che dicti supplicanti siano totaliter
liberati et noy li liberamo delle predicte condempnatione et ve committiamo et volimo che
canzellati et annullati et fati canzellare et annullare le dicte condempnatione de cadauno
libro et filza in la quale se retrova essere descripta, in modo che nissuno de loro possano
essere molestati per alchuno tempo. Et faciati liberamente relaxare lo dicto Pedro, quale è
destenuto per questa casone, et revocati ogni novità contra luy facta.
Placentie xxiii octobris 1451.
Iohannes.
Franciscus Sfortia manu propria subscripsit.
1012
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO, AMERICO E BERNABÒ SANSEVERINO DI FAR
CESSARE I FURTI E GLI ECCESSI CHE SI COMMETTONO NELLA GIURISDIZIONE DI LUGANO, QUALE
QUELLO COMMESSO DA TAL GIOVANNI MARTELLA AI DANNI DI UN MEDICO TEDESCO DERUBATO DI
PARECCHIE CENTINAIA DI DUCATI.
1451 ottobre 23, Piacenza.
246v Francisco, Americo et Bernabovi, fratribus de Sancto Severino.
439

Havimo quottidiane querelle che l'homini vostri della iurisdictione de Lugano commettano
de molti excessi et robbarie et perchè non fino puniti, multiplicano nel malfare, che tanto
debbe dispiacere a vuy como a noy per l'honore vostro, che quando quelle parte fossero
tenute una speloncha da ladroni, a vuy ne sequiria imputacione et manchamento assay.
Avisandove che, oltra l'altri excessi, havimo informacione che uno Iohanne Martella nuper
ha facto robare uno medico thodescho, che fugiva da Commo, per cagione de uno
homicidio et gli ha facto tore alla strata parechi centonara de ducati. Dele qual cose ve ne
havimo voluto avisare aciò che gli provediati, como richiede la iustitia et honore vostro.
Placentie, xxiii octobris 1451.
Cichus.
1013
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL COMMISSARIO DI COMO DI CERCARE DI SAPERE CHI HA
AGGREDITO “ MAGISTRO” ZUCHINO. VUOLE PURE SAPERE SE GIOVANNI MARTELLA HA RUBATO
QUEI DENARI AL MEDICO TEDESCO. DELL’UNO E DELL’ALTRO CASO GLI FACCIA SAPERE QUANTO
HA TROVATO.
Commissario Cumarum.
1451 ottobre 23, Piacenza.
Havimo inteso quanto tu ne scrivi del maltractamento, batiture et ferrite facte a magistro
Zuchino, del che ne dolimo oltra modo. Et perché el nostro desiderio saria de punire simili
excessi, volimo che tu vedi cum ogni industria de sappere qui sono quelli chi l'hanno ferito
et de quale compagnia sono et sappi da esso magistro Zuchino s'el te ne sappesse dare
informatione alcuna, et avisane subito. Alla parte de quello medico thodescho restiamo
avisati, et te commendiamo delli toi avisi et ricordi, avisandote che gli volimo rimediare.
Mandaray adoncha le alligate a quelli da Sancto Severino ali quali scrivemo super inde.
Volimo, in super, che tu cerchi de sappere fina al fondo se vero è che quello Iohanne
Martella habia commissa quella cativanza et robati quelli denari et avisarane quanto
trovaray.
Placentie, xxiii octobris 1451.
Cichus.
1014
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SILLANO NEGRI CHE GLI FACCIA SAPERE LA SUA OPINIONE “PER
LO FACTO DELLA BONISSIMA”.
247r Domino Silano de Nigris.
1451 ottobre 24, Pizzighettone.
None haveti may scripto nè avisati del apparere vostro per lo facto della buonissima.
Pertanto volimo che infra sey dì dala receputa delle presente, ne faciati chiari delo
apparere vostro, aciò che sappiamo che fare super inde mediante la ragione et iusticia.
Pizleonis, xxiiii octobris 1451.
Cichus.
1015
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE AVEVA AFFIDATO A
GUINIFORTE GUARGUAGLIA L’INDAGINE SUI FURTI FATTI A BIRIO ALLEMANO DAI FAMIGLI DI
440

EUSEBIO CRIVELLI. MA GUINIFORTE È MORTO A PAVIA E PERCIÒ HA SCRITTO A FRANCESCO
GENTILE DI PORTARSI DA VOI PERCHÉ FACCIA LA COMMISSIONE CHE VOI GLI AFFIDERETE.
Dominis de Consilio secreto.
1451 ottobre 24, Pizzighettone.
Ad una vostra respondendo circha la robbaria facta ad Birio Allamano per li famegli de
Eusebio Crivello, dicimo che non ve debiati meravigliare, però che, quam primum
havessimo noy le vostre prime lettere havendo molestissima dicta robbaria, commissimo a
Guiniforto Guarguaglia a che transferendosse primo a vuy per intendere quanto gli volessi
commettere circha ciò, subito dovesse a fare restituire dicta robaria al dicto Birio et exequire
quanto gli commetteresti. Et credendo noy che dicto Guiniforto fosse venuto da vuy,
havimo inteso che l'è morto a Pavia hora. Mò deliberando non lassare questa robaria
impunita quale, havimo molto exosa, havimo scripto a Francisco Zentile che debia venire
da vuy per intendere quanto gli commettereti et che tam cito debia mandare ad executione
la commissione gli fareti in questo. Il perché vogliamo che gli faciati tale commissione che
facia intendere al dicto Birio et ali malfactori che habiamo molto a rencriscemento quanto
hanno facto contra luy.
Pizleonis, xxiiii octobris 1451.
Cichus.
1016
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO GENTILE CHE SUBENTRA AL DEFUNTO GUINIFORTE
GUARGUAGLIA NELLE INDAGINI CONTRO I FAMIGLI DI EUSEBIO CRIVELLI, AUTORI DI FURTI AI
DANNI DI BIRIO ALLAMANO. CERCHI DI ESEGUIRE, CELERMENTE, LA COMMISSIONE CHE A
PROPOSITO GLI AFFIDA IL CONSIGLIO SEGRETO. HA AVUTO NOTIZIE DI NUOVE SOPERCHIERIE
FATTE DA EUSEBIO DELLE QUALI VUOLE AVERE PRECISE NOTIZIE PER PRENDERE I
PROVVEDIMENTI OPPORTUNI.
Francisco de Gentilibus.
1451 ottobre 24, Pizzighettone.
Per la morte seguita novamente a Guiniforto Guargualia non ha esso poduto exeguire
quanto gli havimo commisso per una robaria facta a Birio Allamano per gli famegli de
Eusebio Crivello. Et però havendo noy dicta robaria molestissima, to commettiamo et
volimo che, recevuta questa, subito vadi al nostro Consilio secreto, dove se trovarà dicto
Birio per intendere la commissione che te vorano fare circha ciò et havuta 247v dicta loro
commissione, volimo che cum ogni celerità la vadi ad exeguire et talmente che
cognoscha dicto Birio che havimo molestissima dicta robbaria. Al quale provederay che
dicto Eusebio gli restituischa ogni cosa et robba soa integramente, sichè non gli manchi
niente admonendolo puoy ad deportarse como se fano li homini che hanno voluntà de
bene vivere, siché non habiamo a sentire più lamente de luy. Et perché sentimo anchora
che fa molti excessi contra el dovere in tore sive usurpare dele possessione ad quelli nostri
subditi et fare delle altre cose malfacte assay, ti committiamo et volimo che de questo tu te
ne debii informare chiaramente, aciò che exinde gli possiamo fare opportuna provisione et
de quanto proinde intenderay del dicto Eusebio, vogliamo che nella retornata toa ne faci
relactione al prefacto nostro Consilio, non lassando però de admonerlo a vivere
honestamente et bene, como fano l'homini dabene.
Pizleonis, xxiiii octobris 1451.
Cichus.
1017
441

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE QUANTO ALLA SCELTA
DELLE LOCALITÀ DOVE DELIBERARE GLI IMBOTTATI, SE A MONZA O A GALLARATE, LASCIA A LORO
LA SCELTA. SI DICE INCERTO CIRCA LA NOMINA DELLE TRENTA PERSONE CHE DEVONO ANDARE
“ALLA CERCHA DELLI EXEMPTI CON LI DATTIERI. LE PRENDEREBBE TRA I FAMIGLI DUCALI CHE
RITIENE “BONI” MA NON SA “QUANTO SIANO BENE COREPTI” E PERCIÒ SI AFFIDA AI MEMBRI DEL
CONSIGLIO. PROVVEDERÀ A BALDASSARRE DOPO LA COMPOSIZIONE COI GABELLIERI DI
PIACENZA. VUOLE ,INFINE, SAPERE DAI CONSIGLIERI QUANTO DEVE ANCORA DARE A
GIACOMELLO TRIVULZIO.
Dominis de Consilio Secreto.
1451 ottobre 24, Pizzighettone.
Per chiarirve de quanto ne haveti richiesto circha dove se ne piaze siano delivrate le
imbotate aut a Monza aut a Galarate, dove gli havete facto incantare, vel ne respondendo
vi dicimo perché ne scriveti che per commodo della Camera nostra vi pareria farle delivrare
neli dicti lochi, dove sono fin a mò incantate, che ne pare a noy quello medesimo che vi
pare a vuy. Et però siamo contenti che le faciate delivrare segondo lo parere vostro, perché
sappiamo fareti quanto cognoscerreti essere il bene nostro. Alla parte che debiamo noy
deputare et ellezere trenta persone che vadano alla cercha delli exempti con li dattieri le
quale persone non siano incorepte et cetera, vi dicimo che nuy non habiamo altri cha li
famigli nostri, quali credimo noy siano boni, ma non sappiamo quanto siano bene corepti,
sichè quanto a questo noy ne farimo 248r quanto ne recordareti che habiamo a fare.
Ceterum, respondendo a quello che per un'altra ne haveti scripto circha che vogliamo
providere a messer Baldessaro da Corte, et cetera, dicimo che, como sarà facta la
composicione che luy sperava de fare con li gabelleri da Piasenza overo como sia
terminato altramente, noy providerimo al bisogno suo, sichè se haverà ad contentare. Alla
parte de dovere providere a messer Iacomello da Truulcio, dicimo che ne debiati avisare
quanti denari li desti nella andata soa et quanto ve pareria che mò gli dovessimo dare, a
ciò sappiamo quanto haverimo a fare.
Pizleonis, xxiiii octobris 1451.
Cichus.
1018
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL PROVVEDITORE GIACOMO ANTONIO MARCELLO CHE FACCIA
RESTITUIRE IL RAGAZZO DI TADDEO DA REGGIO FUGGITO A CREMA.
Domino Iacoboantonio Marcello provixore.
1451 ottobre 24, Pizzighettone.
Magnifice et cetera s'è fugito novamente da Thadeo da Reze, nostro homo d’arme
presente exibitore, uno suo ragazo et capitato lì ad Crema, como da luy intendereti. Et
perché, como sappeti fra le gente d'arme è comune usanza de restituirse li ragazi, et noy
ne havimo facto restituire pur assay, como sapeti, a ve preghamo et confortamo fazati
restituire el dicto ragazo ad esso Thadeo, quale vene lì per questa casone.
Data Pizleonis, xxiiii octobris 1451.
Iohannes.
a Segue frala gente d'arme depennato.
1019
442

FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICOLÒ DA PALUDE DI ATTENDERE CON OGNI DILIGENZA ALLA
RISCOSSIONE DEI DENARI DEL “CAREZO” PER POTER CONTINUARE I LAVORI DEL CASTELLO DI
MILANO, AL PRESENTE INTERROTTI PER MANCANZA DI FONDI.
Nicolao de Palude.
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
Per manchamento del dinaro, al presente se cessa de lavorare al nostro castello de
Milano, dela qualcosa ne trovamo malcontenti et de malavoglia. Pertanto te commettiamo
et volimo debbi cum ogni diligentia attendere ad riscodere li dinari del carezo se degono
havere li, como ce advisarà Filippo de Anchona, nostro famiglio, officiale sopra dicto
lavorerio.
Data Pizleonis, die xxv octobris MCCCCL primo.
Cichus.
1020
FRANCESCO SFORZA INVIA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LE LETTERE MANDATEGLI DA
GIOVANNI DALLA STRADA, UFFICIALE DELLA SANITÀ A VIGEVANO, PERCHÉ GLI DIANO QUELLA
FACOLTÀ, CHE A LORO PARRÀ, CIRCA LE CONDANNE. POSSONO, INFINE, RISPONDERE CIRCA
L’IMBOTTATO A FILIPPO BORROMEO, SE LO RITENGONO.
248v Dominis de Consilio secreto.
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
Vedereti per le lettere quale ve mandiamo introcluse, quanto ne scrive Iohanne dala Strata,
officiale ad curandam sanitatem in Viglevano. Et perché crediamo che vuy meglio intendiati
la importantia de quanto luy richiede circha le condempnationi che noy volimo che vuy gli
respondiati et diati quella facultà che ve parerà convenire. Ulterius vedereti per le incluse
quanto ne scrive el conte Filippo Borromeo circa le imbotate, aciò che intendiati la sua
disposicione, et se altro vi pare respondere gli respondiati.
Pizleonis, xxv octobris 1451.
Cichus.
1021
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MAESTRI DELLE ENTRATE E AI COLLATERALI DI AVER
ASSUNTO COME CAVALLARO GIACOMO DA TORTONA ALLA POSTA DI DETTO LUOGO , AL POSTO
DI MATINO GALANTE, LICENZIATO PER DEMERITO
1451 ottobre 15, Belgioioso.
Magistris intratarum et collateralibus generalibus.
Assumpsimus in cabalarium cum caballa una Iacobum de Terdona, a famulum Alexii de
Terdona, caballari nostri, ad postam nostram Terdone permansurum cum salario sive
mensuali provisione florenorum septem, qui sint a soldis triginta duobus pro floreno,
incipiendo a die quintodecimo septembris proxime preteriti inantea, usque ad nostri
beneplacitum, loco Martini Galanti, ibidem cabalarii nostri, quem ob eius erga nos
demerita cancellari iussimus et revocari. Mandantes igitur vobis quatenus scriptiones et
monstras eidem opponit fieri fatiatis sibique de dictis salario et provisione debitis
temporibus cum integritate responderi proinde fieri faciendo quaslibet scripturas
opportunas.
Data Belzoyosii, die xv octobris MCCCCLI.
Cichus.
443

a Segue eum depennato.
1022
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO DI COMO DI AVER ORDINATO AI CAPITANI DELLA
MARTESANA E DI SEPRIO DI LASCIARE CHE I CITTADINI E I RELIGIOSI DI COMO CONDUCANO LE
BIADE E I”FICTI” LORO DAL DUCATO DI MILANO A COMO, DOPO AVER DATO IDONEA GARANZIA
DELLA CONSEGNA DI DETTE MERCI IN QUELLA CITTÀ.
249r Comissario Cumarum.
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
Inteso quello ne hay scripto deli citadini et religiosi de quella nostra cità, quali voriano
potere condure le biade et ficti soy dal ducato de Milano a Como, havimo scripto ali capituli
a nostri de Martesana et de Seprii che le debiano lassare condure liberamente, dandogli
essi citadini et religiosi securità idonea de portagli el retorno da ti, et dal nostro potestà b lì
della consignacione d’esse biade in quella cità de che te ne havimo vogliuto avisare, aciò
sapii como governarte.
Pizleonis,xxv octobris 1451.
Cichus.
a erroneamente per capitanei
b Segue degna depennato.
1023
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL CAPITANO DEL SEPRIO CHE IN BASE AI LORO CAPITOLI I
CITTADINI CHE HANNO LORO BENI NEL DUCATO DI MILANO POSSONO PORTARE LE LORO BIADE
DA MILANO A COMO DATA GARANZIA DELLA CONSEGNA, AL RITORNO, DI DETTA MERCE A COMO.
Capitaneo Seprii.
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
Li nostri citadini de Como ne hanno facto lamenta de certa inhibicione facta che non
possano condure le soe biade, nate sopra le loro possessione del ducato de Milano, a
Como. Et allegando li soy capituli disponere altramente et perché noy non intendimo fare
contra la disposicione d’essi capituli, te commettiamo et volimo che retrovando essere
como loro dicono, cioè che gli sia licito per essi capituli conducte le dicte biade, gli lassi
condure liberamente et senza exceptione et contradictione alchuna, togliendo primo bona
securità da loro che ve consignarano el retorno della consignacione d’esse biade, dal
commissario et potestà nostro de Como.
Ex Pizleonis, xxv octobris 1451.
In simili forma ut supra capitaneo Martesane.
Cichus.
1024
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE GLI UOMINI DI
SILVANO SI LAGNANO PERCHÉ SI VUOLE RIPORTARE LA LORO TASSA DEL SALE A DUECENTO
STAIA DALLE CENTOVENTI CUI ERA STATA RIDOTTA. SENTANO DETTI UOMINI E VEDANO “I LIBRI
DELLE RASONE DEL SALE” E DELIBERINO COME LORO PARRÀ OPPORTUNO.
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
444

249v Dominis de Consilio secreto.
Sono venuti da noy li homini de Silvano, lamentandosse che essendo, de l'anno 1445
passato, troppo excessivamente gravati in ducento stara de sale, se hebe respecto alla
condicione loro et forono reducti a cento vinti stara, segundo la quale reductione levorono
et pagorno dicto sale in li duy anni seguiti et che, nondimeno adesso voleno essere astrecti
como de prima, cioé alla dicta taxa de ducento staro. Et perché se cossì è, como loro
dicono, ne pareria honesto che gli fosse servata la dicta reductione, ve commettiamo et
volimo che, intesa la rasone d'essi homini, et veduti li libri della rasone del sale in li dicti
tempi usati, gli faciati quella provisione ve parerà expediente.
Data Pizleonis, xxv octobris 1451.
Cichus.
1025
FRANCESCO SFORZA DICE A FIRMO LANDRIANI CHE MANDERÀ GANDOLFO DA BOLOGNA PER
INDAGARE SUI DENUNCIATI “CATTIVI TRACTAMENTI” CHE GLI FANNO I CASTELLANI DI TREZZO E
ANCHE SULLE BIADE E VETTOVAGLIE CHE SI PORTANO DI LÀ DELL’ADDA. POI PROVVEDERÀ.
Firmo de Landriano.
1451 ottobre 25, Pzzighettone.
Havimo inteso quello hay scripto a noy et ad Antonio da Landriano, delli cativi tractamenti
che te fano li castellani de Trezo. Al che, rispondendo, dicimo ch'el ne recresse et dole
della differentia, quale vertisse tra ti et li dicti castellani, et circa ciò non dicimo altro, perché
mandarimo lì de presente Gandolfo da Bologna, nostro famiglio, per intendere queste differenzie
et per lo facto dele biade et victualie, quale intendiamo se conducono dellà d'Adda
in gran copia, et poy gli provediremo.
Pizleonis, xxv octobris 1451.
Cichus.
1026
FRANCESCO SFORZA ORDINA CHE , CESSATE LE SEMINAGIONI, SI RIPRENDA A PORTARE LA
LEGNA NECCESSARIA PER I LAVORI ALLE SPONDE DEL PO.
Locumtenenti Placentie.
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
Vuy sappeti la excusacione facta per li presidenti de quella comunità, de non havere
possuto fare condure el ligname per questi lavorerii alla rippa de Po per casone di
seminerii. Et perché adesso li seminerii sono facti, ve ricordiamo la dicta conducta et ve
caricamo et strinzemo vogliati providere che li dicti lignami se conducano secondo l'ordine
preso.
Pizleonis, xxv octobris 1451.
Cichus.
1027
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARO DI PIACENZA CHE È NECESSARIO, SECONDO
SCEVA CORTI CHE NEL CASTELO SI FACCIA FARE SOPRA LA PORTA UN LOCALE DOVE POSSANO
445

STARCI LE GUARDIE DI NOTTE E FAR RICOPRIRE LE STANZE DOVE EGLI ABITA . LA SPESA
AMMONTERÀ DA 3 A 4 DUCATI.
250r Referendario Placencie.
1451 ottobre 26, Pizzighettone.
Misser Sceva de Corte, nostro locotenente lì, ne ha dicto che è necessario fare certa spesa
in quel nostro castello, per far fare uno loco sopra la porta dove possano stare le guarde de
nocte et per far remenare o sia recoprire le stancie dove habita, perché strapieneno tutte.
La qual spesa, dice, montarà da tre persin in quatro ducati. Pertanto siamo contenti et
volimo che fati fare dicta spesa per far fare dicto loco, et recoprire dicte stancie.
Data Pizleonis, xxvi octobris 1451.
Cichus.
1028
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE NELL’ANNO IN CORSO ABBIANO
PER ESENTI SIA GIOVANNI CAYMO CHE IL FRATELLO
Magistris intratarum.
1451 ottobre 26, Pizzighettone.
Come vi doveti ricordare l'anno passato ordinassimo che Iohanne Caymo, nostro
comissario de questa terra, fusse perservato exempto. Et intendiamo da luy che questa
nostra ordinatione non ebbe effecto perché non dede in scripto li soi fructi. Pertanto siamo
contenti et volemo lo faciati perservare exempto luy et suo fratello in questo anno.
Data Pizleonis, die xxvi octobris 1451.
Cichus.
1029
FRANCESCO SFORZA , CONSTATATO CHE I SUDDITI CONDUCONO BESTIE DA CARNE IN
TERRITORIO VENEZIANO E CHE ALLA FIERA DI FRESSO E DI SELVAROLO VI È UNA BUONA
QUANTITÀ DI PORCI, ORDINA AL CAPITANO DEL DIVIETO DI CREMONA DI DISPORRE NEI PASSI
DOVE PASSANO I PORCI CHE NESSUNO TRANSITI CON BESTIAME DA CARNE O CON PORCI SENZA
LICENZA DEL DUCA O SUA.
Capitaneo devetus Cremonensis.
1451 ottobre 26, Cremone.
Tu haveray veduto quanto te havimo scripto in li dì passati circha lo facto dele biave che se
conducono in lo terreno de Veneciani. Et perché noy intendimo che se gli conducono per li
nostri molte bestie da carne et che de presente se degono condure in lo terreno d'essi
Veneciani ad una certa fera, che se gli fi una bona quantità de porci che sono ad Fresso et
Selvarolo et de lì intorno, como poray intendere, volimo che, subito havuta questa, tu ordini
lì ad quelli passi dove degono passare questi porci et cossì ad ogniuno che te parerà per
tutto che non sia niuno et sia chi se voglia che ardisca, nè presuma per alchuno modo,
sotto qualche pena parerà ad ti, de condure o fare condure overo lassare 250v passare
bestiame alchuno da carne, nè li porci sopradicti senza nostra, overo tuo licentia. Et questo
ordine faray senza dimora, perché niuno non habia casone de incorere in errore alchuno.
Et fa che ne advisi como haveray facto.
446

Cremone, xxvi octobris 1451.
Cichus.
1030
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BASSANO GUINTERIO DI LODI D’ESSERE D’ACCORDO DI
“INFRESCARE” LA CAMERA DUCALE . VUOLE LASCI IL PENSIERO PER IL CAMINO E IL BALCONE A
“MAGISTRO” GIACOMO DA PIACENZA. LO INFORMA DI AVERE SCRITTO A ZANINO DI DARGLI I
DENARI PER LE ASSI COSÌ DA AVERE INDIETRO DAI GIUDEI I SUOI PEGNI. OLTRE A CIÒ, PER I
LAVORI, ZANINO GLI DARÀ 20 DUCATI D’ORO
Bassano Guinterio de Laude.
1451 ottobre 26, Cremone.
Havemo havuta la tua de dì xxv del presente, quale intesa, te respondimo alle parte
necessarie, et, primo, al facto dela camera nostra dela informatione dici haver havuta de
infrascarla: te dicimo siamo contenti la faci infrascarla, essendo cussì como tu dici, cioé
che nuy da poy la possiamo farla impingere o darli el biancho como parerà ad nuy. Al facto
del camino et del balchone volimo lassi lo impazo et la cura a magistro Iacomo da
Piasenza, per lì, facimo scrivere per l'alligata da Papi, nostro camorero. La voluntà nostra
al facto dele asse hay havute et deli dinari domandi per quelli lavoreri et deli pingni tuy, nuy
scrivimo opportunamente per l'alligata ad Zanino, quale farà remaire contenti li Zudey dele
asse et cussì ti farà restituire li tuy pingni. Et oltra ciò per lo lavorerio te farà dare ducati xx
d’oro. Sichè attendimo cum dilligentia ad prosequire quello lavorerio et cum ogni cellerità
non perdendogli tempo alchuno, avisandote che, se tu non sey solicito al dicto lavorerio, ne
atroveray mal contenti di facti.
Data Cremone, die xxvi octobris MCCCCLI.
Iohannes.
1031
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE FACCIANO AVERE SUL PORTO DI
PIACENZA AL SEGRETARIO DUCALE ANTONIO GUIDOBONO GLI STESSI DENARI AVUTI NELL’ANNO
IN CORSO. INOLTRE DISPONE CHE LO SALDINO DEL TUTTO PER LA SUA MISSIONE INIZIATA AI PRIMI
DI GENNAIO E PER LA QUALE NON HA AVUTO CHE 240 DUCATI
251r Magistris Intratarum.
1451 ottobre 27, Cremone.
447

Volimo che per l'anno a venire faciati respondere sopra el Porto de Piasenza al nobile
secretario nostro, Antonio Guidobone, de altretanti dinari como ha havuto ne l'anno
presente sopra dicto porto e in quella medesima forma, tempo et maynera in modo non
habiamo più a replicare.
Ulterius vogliamo gli faciati satisfare per l'andata sua qualle incomenciò a callende de
zenaro per cinque cavalli sopra la qualle non ha havuto che ducati ducento quaranta
segondo, che luy dice. Et in questo usati presteza et diligentia aciò chei possi venire et
pagare li suoy debiti ad Zenoa et per modo non habiamo più rencriscimento.
Cremona, xxvii octobris 1451.
Cichus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
1032
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PIACENZA CHE AL SEGRETARIO DUCALE
ANTONIO GUIDOBONO VENGANO CORRISPOSTI SUL PORTO DI PIACENZA GLI STESSI DENARI
AVUTI L’ANNO PRECEDENTE.
Referandario Placencie.
1451 ottobre 27, Cremone.
Vogliamo che al nobile secretario nostro, Antonio Guidobone, faciati respondere sopra el
porto de Po da Piasenza de altritanti dinari, como sopra de quello gli fo resposto l'anno
passato et in quella medesima forma, maynera et tempo, in modo che non habiamo più ad
replicare. Et cossì habiamo ancora scripto ali Maystri dele intrate nostre, dali qualli hareti
simili commissione.
Cremone, die xxvii octobris 1451.
Cichus.
1033
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO DI LODI DI AVER ORDINATO AL CASTELLANO
LOCALE DI LIBERARE IL DAZIERE NICCOLÒ DA SOMMARIVA E DI AVERGLI SCRITTO DI ATTENERSI
AI SUOI COMPITI .
Referendario Laude.
(1451 ottobre 26, Cremone).
N'è despiaciuto assay, ale tue rispondendo, del acto facto per il nostro castellano lì in fare
destinire Nicolò de Summaripa, datiero. Et per(chè) non è nostra intentione che se facia
rasone per sì, te advisamo che, per l'alligata gli scrivimo che lo debia relaxare liberamente
et che del dover suo debia domandare a te. Vogliamo bene, perché sapiamo che l'ha
havuto potissima casone a far questo, che te sforzi farli fare il dicto dovere suo
integramente, sichè non habia a lamentarsi.
Data ut supra.
Cichus.
448

1034
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E AI DAZIERI DI COMO DI PAGARE SUBITO A
GASPARE DA SESSA QUANTO GLI SPETTA. INOLTRE ORDINA LORO CHE A GASPARE NON
VALUTINO I DUCATI VENEZIANI PIÙ DI QUELLO CHE È IL LORO CORSO.
1451 ottobre 27, Cremone.
251v Referendario et datiariis civitatis Cumarum.
Perché il strenuo Gasparro da Sessa cum nova querela ha mandato a nuy a dolersi de vuy
datieri che non gli faciti il suo debito pagamento, segondo che altre volte cui stato ordinato.
a Pertanto maravigliandose molto che anche non l'haviti facto contento, vi dicimo, et cussì
vi commettiamo, che ala receputa di questa lo debiati contentare integramente et
prestissimo, a ciò b ch'el possa andare dove gli havimo ordinato. Et ut non habia ad fare
più lamenta. Preterea s’è agravato che li mettiti li ducati venetiani a rasone de soldi 68 per
ducato, et dice non valeno tanto. Pertanto a questa vi dicimo che non li debbiati mettere li
dicti ducati per più che per quello hanno il curso.
Data Cremone, die xxvii octobris 1451.
Cichus.
a Così in A.
b Segue chell depennato.
1035
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL CASTELLANO DI LODI PER AVER IMPRIGIONATO IL DAZIERE
NICCOLÒ SOMMARIVA PER AVERE I DENARI CHE GLI DOVEVA. GLI OSSERVA CHE NON È COMPITO
SUO, MA DEL REFERENDARIO.
Castellano Laude.
1451 ottobre 27, Cremone.
Havimo cum gran displicentia inteso che hay facto prendere uno dicto Nicolò da
Summaripa, datiero di quella nostra cità, per retrare da luy alcuni dinari che debi havere
per le page tue. Et perchè tal acto n’è molto exoso et molesto et non lo comportaressimo
ali nostri fratelli carnali, maxime essendo lì il nostro referendario che ti po far rasone, ti
commettiamo et volimo che lo debbi relaxare liberamente et domanda dicto dovir tuo al
predicto referendario, al quale abbiamo scripto che ti facia fare expediente, advertendo che
da mò inanti non faci più simili acti, perché non te lo comportaressimo et starissi a pericolo
de mal fare li facti toy.
Ex Cremona, die xxvii octobris MCCCCLI.
Cichus.
1036
FRANCESCO SFORZA INFORMA BOSCHINO D’ANGERA CHE IL PROVISIONATO FRANCESE CHE
AVEVA FERITO UN FAMIGLIO DEL PODESTÀ D’ALESSANDRIA, AVUTI CERTI DENARI DA PIETRO
ACCEPTANTE SE NE È ANDATO DICENDO CHE SAREBBE ANDATO DAL DUCA, MA NON È ARRIVATO,
E PERCIÒ LO AVVISA
253r Boschino de Angleria.
1451 ottobre 27, Cremone.
El franzoso provvisionato, qual ferite uno fameglio del podestà nostro de Alexandria, ultra
449

le altre questione che haveva facte, segondo ne ha scripto Stefano da Vimercato, havuti
certi dinari da Pedro Acceptante se parte senza licentia, dicendo che voleva venire da nuy
e da nuy non è venuto già. Siché te ne havemo voluto avissare, aciò che de questo sii
informato.
Cremone, xxvii octobris 1451.
Cichus.
1037
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO DA CREMONA DI PORTARSI CON GRACINO DA
PISCAROLO PER VEDERE LO STATO DELLA ROCCA DEL PONTE DEL TICINO CHE, SECONDO
RAIMONDO, MINACCIA DI CROLLARE. VEDA CON QUELLI DELLA PROVVISIONE DI PAVIA DI
PROVVEDERE CHE IL LEGNAME DEL PONTE NON MARCISCA, AVENDO RAIMONDO SUGGERITO CHE
SI RICOPRA IL PONTE DEL TICINO PERCHÉ CIÒ NON AVVENGA.
Iacobo de Crema.
(1451 ottobre 26, Cremone).
Raymondo del nostro castellano della rocha del ponte de Ticino ne scrive che essa rocha,
como vederay per la lettera inclusa, sta in periculo per successo de tempo de ruinare.
Pertanto volimo che, recevuta questa, tu te trovi con Gracino, et che tucti duy assieme
andati ad vedere dicta rocha con bona diligencia. Et trovando essere, como dicto
Raymondo ne scrive, gli faciati fare tal provissione che essa rocha sia secura et non possa
cascare. Similiter volimo, perché dicto Raymondo ne scrive che non facendosse recoprire
dicto ponte de Ticino marcirà tucto el ligname perché tucto strapiove, tu vadi da quilli dela
provisione de quella nostra cità, et con loro soliciti che faciano tal provisione al dicto ponte
che non strapiova più et ch'el ligname non se marcisca. Et aciò che loro te credano te
mandamo alligata una lettera de credenza in toa persona a loro dirrectiva.
Data ut supra.
Cichus.
Littere credenciales presidentibus negociis Papie in personam suprascripti Iacobi
1037bis
FRANCESCO SFORZA RASSICURA PAOLO CASTIGLIONI DI ESSERE CERTO DELLA SUA FEDELTÀ
VERSO DI LUI E LO ELOGIA PER LA SUA DEDIZIONE A MILANO.
253v Paulo de Castiliono.
1451 ottobre 28, Cremone.
Respondendo ad quanto ne hay scripto circha li fatti toy, dicimo che siamo certi la fede et
dispositione toa verso de nuy sia tale quale ne scrivi. Sapiamo etiandio li toy boni
deportamenti ala adeptione del dominio de quella nostra ciptà de Milano per li quali te ne
commendiamo et recognosceremo col tempo. Et quanto ala parte del facto tuo dicimo che
ce ricordiamo de ti et te a provederemo de cosa che restaray contento.
Cremone xxviii octobris 1451.
Cichus.
a te scritto in interlinea.
1037ter
FRANCESCO SFORZA RINGRAZIA GIACOMO DE SILVESTRIS, PODESTÀ DI SIENA, PER LE SUE
PROFFERTE CUI IL DUCA RISPONDE D’ESSERE DISPOSTO A FARE QUALUNQUE COSA GLI SIA
GRADITA.
450

1451 ottobre 28, Cremone.
Domino Iacobo de Silvestris, potestati Senarum.
Havimo recevuto la vostra lettera per la quale havimo inteso del vostro essere podestà
dela cità de Sena et le proferte ne fati. Ve respondemo che ne piace et cuissì ne piaceria
sempre de ogni vostro honore et bene et dele proferte ne fati. Et benché a nuy non sia
cosa nova, ve ne ringratiamo et dicimo che se per nuy ve se pò far cosa grata, ne advisati,
lo farimo sempre de bon core.
Data Cremone, die xxviii octobris MCCCCLI.
Cichus.
1037quater
FRANCESCO SFORZA INFORMA GIOVANNI GIAPPANO CHE STEFANO DA VIMERCATE, CAPITANO
DELLA CITTADELLA, LO HA INFORMATO CHE QUEL POCO FRUMENTO E FARINA CHE COME
“MUNITIONE “ È TUTTO ROVINATO DAI TOPI E NON HA RECIPIENTI DOVE CONSERVARLO. IN UNA
ALTRA LETTERA LO HA INFORMATO CHE LE BALESTRE DATEGLI NON SERVONO PER MANCANZA DI
PEZZI E CHE INOLTRE LA CITTADELLA È PRIVA DI FORNO E DI MULINO. IL DUCA VUOLE CHE VADA A
VEDERE QUELLE ARMI E GLI FACCIA LA DOVUTA PROVVISIONE OLTRE A DOTARE LA CITTADELLA DI
MULINO E DI FORNO.
1451 ottobre 28, Cremone.
Iohanni Giappano.
Sthefano da Vimerchato, capitaneo della citadella de quella nostra cità, ne scrive che
quello pocho frumento et farina ha in la dicta cittadella per munitione sta inanti ali ratti
perché non ha vaselli nì asiamenti alcune dove poterlo governare. Pertanto volimo che tu
debby fargli provedere che habia da poter governare dicta munitione in modo che non vada
a male et che li ratti non la mangiano.
Cremone xxviii octobris 1451.
Post datum havimo recevuto una lettera da Sthefano da Vimerchato predicto per le quale
ne scrive che quellelle a balestre gli sonno state date per munitione de quella cittadella
sonno senza gerilla et senza bussole, et le zarabotane sonno senza ferri da carichare. Et
che in quella citadella non è forno né mollimo. Pertanto te dicimo cussì che per haver posto
le balestre et altre che sonno poste in la 254r citadella predicta non se possano
adoperare, non basta, andaray adoncha ad vedere quelle bonbardelle, zarabottane,
balestre et altre cose da deffesa che sonno in la dicta cittadella, et gli far tal provisione che
ali bisongni se ne possiamo adiutare. Et similiter facy fare in essa cittadella una mollina et
forno et ogni altra cosa li bisongnia. Et le predicte cose volimo le faci far subito receuta
questa.
Data ut in litteris.
Cichus.
a così in A.
1038
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CREMONA CHE SI CONSEGNINO ALLA MOGLIE E AI
FIGLI I BENI DEL DEFUNTO ALBANESE.
1451 ottobre 28, Cremone.
451

Potestati Cremone.
In le mane de alcuni cittadini de questa nostra cità ha facto reponere et sequestrare
Tristano, nostro figliolo, alcuni beni et robbe che forono del Albanese passato di questa
vita. Et perché li quondam mogliere et figlioli d'esso Albanese ne hanno facto instantia per
la relaxatione d'essi beni et l'honestà vole che cussì se facia, siamo contenti et volimo che,
inteso presso a chi sonno li dicti beni, li faci liberamente relaxare ali dicti moglieri et figlioli.
Cremone xxviii octobris 1451.
Cichus.
1039
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA CHE ENTRO DIECI GIORNI LA
CITTADELLA ABBIA CENTO MOGGIA DI FRUMENTO.
Locumtenenti Alexandrie.
1451 ottobre 28, Cremone.
Stefanono da Vimercato per una soa littere de dì xviiii del presente, ne scrive che non ha
ancora havuto per municione dela citadella de quella nostra cità non ma a moza xxv tra
frumento et farina, del che molto ne maravigliamo. Pertanto ve dicemo et volimo che se ala
recevuta de questa non havereti facto reponere in la dicta citadella per municione per fino
ala summa de moza cento de frumento, per ogni modo gli ne faciati metre fino ala dicta
summa de cento moza infra x dì proximi a venire da poy la recevuta de questa.
Cremone xxviii octobris 1451.
Cichus.
a così in A
1040
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SILLANO NEGRI CHE DEVE FAR ANDARE DA LUI LANCILLOTTO
SCOTTO (CHE AL DUCA AVEVA AFFERMATO DI NON PROVARE COSA ALCUNA CONTRO IL CONTE
MANFREDI) E DIRGLI CHE ACQUISTERÀ STIMA DAL DUCA QUANDO “ NON PROVI QUELLO CHE UNA
VOLTA HA DICTO DE VOLER PROVARE”. FACCIA POI SAPERE A BARTOLOMEO ANGUISSOLA, CHE
HA CHIESTO A SILLANO DI COMPORRE LA VERTENZA COL DUCA, QUANTO LUI E GI ALTRI SONO
DISPOSTI A PAGARE PECHÈ IL DUCA CONFERMI LORO QUELLO CHE AVEVANO SOTTO FILIPPO
MARIA VISCONTI.
254v Domino Sillano de Nigris.
1451 ottobre 28, Cremone.
Respondendo ad una vostra data a xviii del presente, quanto ala parte de Lanzalotto
Scotto, quale non ha provato nì prova cosa alchuna contra il conte Manfredo, dicimo che lo
debiati haver da vuy et dirgli che honore aquistarà cum nuy quando non provi quello che
una volta ha dicto de voler provare. Et che, s'el non fa quello ha promisso, nuy ce
452

etrovarimo malcontenti di facti a suy. Al facto de conte Bartholomeo Angusciola, quale ve
ha facto tentare de vinire a compositione cum nuy et cetera, dicimo che vogliati intendere
quanto vole pagar luy et li altry confirmandogli nuy quello tenevano al tempo dela bona
mimoria del illustrissimo quondam signore duca passato. Non venendo però a conclusione
alcuna fin a tanto ne haveriti advisati et nuy ve haverimo rescripto l'intentione nostra.
Data Cremone, die xxviii octobris MCCCCLI.
Cichus.
a di facti ripetuto nel testo.
1041
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DE ANGELELLIS, CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO,
CHE TRATTENGA IN PRIGIONE PIETRO BARBERO E IL VILLANO PRESO NEL LODIGIANO. VUOLE
CHE, SENZA ALCUN ALTRO INTERVENTO DEL DUCA, FACCIA L’ESECUZIONE CHE DOVRÀ FARE
CONTRO I LADRI E GLI ALTRI MALFATTORI, ECCETTUANDO “ LI BONI CITTADINI ET QUELLI NE
FUSSENO STATI AFFECTIONATI AL TEMPO DELA LIBERTÀ, CONTRO LI QUALI NON VOLIMO
PROCEDATI AD EFFECTO ALCUNO SENZA NOSTRA LICENTIA ET SAPUTA”.
(1451 ottobre 28, Cremone).
Domino Iohanni de Angelellis, capitaneo iustitie Mediolani.
Inteso quello ne haviti scripto novamente per due vostre lettere date a xxviiii del presente,
et ne scrivesti per un'altra in questi dì, ve respondimo quanto ala parte de Pedro Barbero
che lo debiati tener cussì finchè ve scriveremo altro. Volimo etiandio retegnati cussì quello
villano quale prendesti in Lodesana et provediati che la robba furata sia restituita. Appresso
siamo contenti che mandiati ad effecto le executione quale ve accaderà a fare contra li
ladri et altri malfactory senza altra nostra notitia, excentando però le opere del stato et li
boni cittadini et quelli ne fusseno stati affectionati al tempo dela libertà, contra li quali non
volimo procedati ad effecto alcuno senza nostra licentia et saputa. Che habiati satisfacto
ad quello ve havimo scripto circha el facto de Polo Crivello, et che satisfareti a quello ve
havimo scripto circha el facto de magistro Benedecto, ne piace et se alcuno vinirà a
murmurare in le orechie per le execuutione che fareti, gli responderemo como ne parerà.
Attendeti pur vuy ad exercire virilmente l'offitio vostro et fare como havimo speranza in vuy.
Data ut supra.
Cichus.
1042
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI CONSOLI AL COMUNE E AGLI UOMINI “LONGIGUARDORIS “ DEL
DISTRETTO DI CREMONA CHE RISARCISCANO IL CREMONESE ANTONIO DI NATALI PER I DANNI
CAUSATI DAI SOLDATI PER NON AVER PAGATO LA TASSA DOVUTA AI SOLDATI.
1451 ottobre 28, Cremone.
255r Consulibus comuni et hominibus Longiguardoris districtus Cremonensis.
453

Ne ha facto lamenta Antonio di Natali, nostro citadino de Cremona, che per non haver vuy
facto il dovere et pagato la taxa ali soldati logiati in quello loco, li dicti soldati hanno segato
li prati, tolto l'herbe, tagliati li boschi et facto deli altri damni nel loco et possessione soa de
Casalegio et ne ha pregato gli vogliamo fare satisfare deli dicti damni. Et perché non è
dingna cosa ch'esso Antonio supporti il danno per vuy homini, volimo et ve commandiamo
che gli satisfaciati integramente de tucti li damni che gli sonno dati per essi soldati et
ulterius provediati che da mò inanzi non gli sia dato impazo in li soy boschi, ma gli dagati
vuy dele lingne, come è conveniente et debito, deportandovi in modo che non habiamo
querela di facti vostri.
Cremone, die xxviii octobris 1451.
Cichus.
1043
FRANCESCO SFORZA PERMETTE A BARTOLOMEO TROVAMALA, REFERENDARIO DI PIACENZA DI
ASSENTARSI PER UN MESE DALL’UFFICIO, PURCHÈ LO SOSTITUISCA UNA PERSONA IDONEA.
1451 ottobre 21, Piacenza.
Bartholomeo Trovamale, referendario Placentie.
Volentes annuere tuis requisitionibus, contenti sumus quod ab offitio cui prees te absentare
possis pro tuis peragendis negociis spatio mensis unius, itu mora et redditu computatis,
dimissa tamen loco tuy persona ydonea et sufficienti que dilligenter in omnibus suppleat
vices tuas durante tua absentia.
Data Placentie, die xxi octobris MCCCCLI.
Cichus.
1044
FRANCESCO SFORZA SI DICE CERTO CHE I CONSOLI. I COMUNI E GLI UOMINI DELLA VALLE NURA
PAGHERANNO A BARTOLOMEO TROVAMALA, REFERENDARIO DUCALE DI PIACENZA I DENARI CHE
SONO OBBLIGATI A PAGARGLI.
1451 ottobre 28, Cremone.
Consulibus, comunibus et hominibus Vallisnure, dilectis nostris.
Sentimo che seti obligati de certa quantità de dinari al nobile Bartholomeo Trovamale,
nostro referendario de Piasenza, et quanvis se rendiamo certi che fariti il dover vostro, pur
havimo caro che lo faciati et oltra che la iusticia voglia che unicuique suum ius reddatur, a
vuy sarrà honore assay.
Data Cremone, die xxviii octobris MCCCCquinquagesimoprimo.
Cichus.
1045
FRANCESCO SFORZA RIMBROTTA IL CAPITANO DELLA MARTESANA PE LA SUA NEGLIGENZA : “DE
QUANTI OFFICIALI HABIAMO NON NE COGNOSCIMO GIÀ NIUNO PIÙ NEGLIGENTE DE TI”. CAMBI O
VERRÀ SOSTITUITO.
1451 ottobre 28, Cremone.
454

255v Capitaneo Martesane.
Certamente ne dole et grava troppo che de quanto te habiamo dicto et scripto della
nigligenti usi in exequire le lettere del Consilio et delli Magistri nostri delle entrate, tu vadi
pur facendo ad modo tuo. Et te certificamo non paressi fare cosa che più ne dispiacesse
de questa, maxime quando vedemo che tu sey cossì negligente nele cose tochano el stato
nostro. Como vederay ne scrivi per la inclusa ser Antonio che de quanto te habiamo scripto
et sollicitato non habi pur facto rescodere uno denari da dare alli conestabili delle porte de
Mediolano che de quanti officiali habiamo non ne cognoscimo già niuno più negligente de
ti. Il perché havimo deliberato a satisfacione nostra scriverti anche questa, admonendoti
vogli fare per modo non habiamo più lamenta de facti toy perché te certificamo gli
provediremo d’altro che de parole, che la prima volta ne haverimo noticia provederimo ad
quello offitio de un altro che sapperà meglio de fare de tu et non te ne avederay fina lo
mandarimo là.
Cremone xxviii octobris 1451.
Cichus.
1046
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL CAPITANO DEL SEPRIO PER LA SUA DISOBBEDIENZA ALLE
LETTERE DEL CONSIGLIO SEGRETO E DEI MAESTRI DELLE ENTRATE.
Capitaneo Seprii.
1451 ottobre 28, Cremone.
Per lettere delli nostri Magistri dele intrate intendimo quanto negligentemente te porti ad
fare rescodere alchuni denari sono assignati alli conestabili delle porte de Mediolano suso
la toa iurisdictione, como vederay per la copia inclusa. De che ne dogliamo et gravamo de
ti admonendoti ad volere usargli diligentia nel advenire perché se ne havimo più querella
farimo per modo te parerà ne recrescha che le lettere del Consilio nostro et Magistri delle
intrate non siano obedite né exequite.
Cremone, xxviii octobris 1451.
Iohannes.
1047
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI FARE UN’ASSEGNAZIONE SULLE
ENTRATE DI MILANO A GIOVANNI DA MELZO CHE HA VERSATO 170 DUCATI A GOTOFREDO DA
ISEO, CONDOTTIERO DI SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA, IN NOME DEL DUCA. TALI DENARI
DEVE POTERLI RISCUOTERE ENTRO SEI MESI A PARTIRE DAL GENNAIO PROSSIMO VENTURO.
256r Magistris intratarum.
1451 ottobre 28, Cremone.
Siamo debitori de ducati clxx d'oro de soldi 64 per ducato del spectabile Gottofredo de
Iseo, conductero del magnifico signore messer Sigismondo Pandulfo di Malatesti, per una
promessa gli fecimo per uno Baptista de Carlo da Exio de ducati cc per tallea gli haveva
imposta per haverlo presso in Monteloro quando noy rompessimo lì el magnifico quondam
Nicolò Picinino, et deli dicti ducati cc ne havuti tanti da noy che resta creditore delli ducati
clxx. Et perché Iohanne da Melzo lo ha facto contento et satisfacto in nostro nome de dicti
ducati clxx, volimo che faciati debita assignatione sopra le intrate nostre de Mediolano al
455

dicto Iohanne da Melzo delli dicti ducati clxx che li possa havere fra termine de sey mesi
comenzando ad calende de zenaro proximo futuro, facendone quelle bollecte et scripture
sarano opportune al dicto Iohanni, et ponendoli per spesa consumata.
Cremone, xxviii octobris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1048
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A BOCCACINO ALEMANNI E A SUO FIGLIO LUIGI DI VOLERGLI
TROVARE PER OGNI MODO E VIA TANTA ROBA DEL VALORE DI 2500 FIORINI PER
UN’OBBLIGAZIONE CHE HA CON MESSER S, PROMETTENDO CHE LI SODDISFERÀ SULLE ENTRATE
DI MILANO O DOVE GLI SARÀ PIÙ AGEVOLE .
Boccacino et Aloysio eius filio de Alemannis.
1451 ottobre 28, Cremona.
Per adimpire la forma dela obligatione et promissione qual havimo facta al magnifico
signore messer S gli restiamo debitori de fiorini 2500 sive ii milia v c, de soldi 54 per
fiorino, quali siamo tenuti fargli dare de presente in robbe, et perché volimo omnino
adimpire dicte promesse integraliter, volimo che tegnati ogni via et modo a vuy possibile de
trovarle tante robbe a bon pregio che dicto S o altri che manderà in suo nome sia facto
contento de dicti fiorini ii miliav c de robbe, et nuy ve farimo assignamento a vuy in su le
intrate de Milano o dove ne sarrà più agevole, che sariti contenti de nuy, et de ciò ala
tornata de ti, Aluyse, ve farimo fare tucte quelle scripture saranno necessarie et opportune.
Confortandovi, pregandovi et caricandovi quanto ad nuy è possibile vogliati usare ogni
studio, solicitudine et dilligentia, che faciati contento dicto S de dicta quantità per 256v
quella meglior via et modo che vi parerà, siché dicto S sia satisfacto et contento,
advisandovi che fariti cosa che ad nuy cede grande honore per la observantia dela
promessa predicta, dela quale è passato el termino, et anchora ne sarrà per ogni altro
rispecto gratissimo et acceptissimo anchora utilissimo.
Data Cremone, die xxviii octobris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1049
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DA MILANO E A FILIPPO D’ANCONA DI ESSERE STATO
INFORMATO A DOVERE DALLE LORO LETTERE SUI LAVORI DEL CASTELLO DI MILANO. LASCIA LORO
DI DISPORRE DELL’INCANTO DI CUI PARLANO. VUOLE CHE SOLLECITINO PRESTO LA COSTRUZIONE
DEL CAMINO DELLA TORRE PER POTER POI SOLARE LA CAMERA DOVE POSSA PRESTO ANDARE
FOSCHINO. VUOLE ANCORA CHE PROVVEDANO ALLE FONDAMENTA DEL MURO CHE RESTA
ANCORA DA FARE VERSO PORTA VERCELLINA AFFINCHÈ, FINITO IL MURO VERSO PORTA
456

COMASINA, SI POSSA COMINCIARE A MURARE NEL DETTO MURO DI PORTA VERCELLINA. INTENDE
MANDARE STEFANO NELLE PARTI DEL VERCELLESE INSIEME CON ANGELELLO DA LAVELLO E IL
CAPITANO DELLA LOMELLINA PER COMPRARE DEI BUOI. SCRIVERÀ AI CASTELLANI DI TREZZO PER
PROVVEDERE ALL’ACQUISTO DI FERRO IN VALGRIMASCA.
Iohanni de Mediolano et Filippo de Anchona.
1451 ottobre 29, Cremone.
Dilecti nostri, per le vostre littere restiamo a compimento advisati deli lavorerii de quello
nostro castello, al che, respondendovi ala parte dove a accade resposta, ve dicemo che
quello incanto, che dicete non si trova a darse per manco de 40 soldi, voy ne posseti fare
et disponere come meglio ve parerà, stando voy in sul facto, come sete, intendeti el tucto
meglio de nuy, sichè fate in questo, como va parerà, havendo però advertentia che non
siamo ingannati. Sollicitati cum diligentia che quello camino dela torre sia facto presto per
potere solare poy la camera. Ad ciò che Foschino possa presto vinir lì, come è nostra
intentione che lì venga, et fra questo mezo ne pare che vuy li aconziate tucte quelle cose
che se porranno acconzare in la dicta torre, per più sua commoditate. Appresso volemo
che fazate spazare li fundamenti del muro che resta a fare verso porta Vercellina, zoé
quello dove non manca el fundamento, ad zò che, fornito ch'el sia el muro de verso porta
Comasina, dove se lavora adesso, se possa incomenzare a murare nel dicto muro de
verso porta Verzellina dove non mancano li fundamenti. Ancora perché nuy vogliamo
mandare uno che sia intendente verso le parte de Vercellexe et Piemonte, per comperare
deli bovi, et volontieri lì mandariamo Stefano per essere insieme cum Angelello de Lavello
et lo capitano de Lomellina, volemo che tu, Filippo, ne advisi se tu poray fare senza el dicto
Stefano per xvi dì, perché possando tu fare senza luy, per le altre cose hay da fare cum
luy, nuy gli lo manderemo. Sichè advisane de zò subito. 257r Ancora nuy scriverimo per le
alligate lettere alli nostri castellani de Trezo opportunamente sopra el facto del ferro che
vene de Valgrimasca per quello che tu Filippo, b sopra ciò me hay scripto, sichè gli la
manderay et vedray de haver del ferro per quelli nostri lavorerii.
Data Cremone, die xxviiii octobris 1451.
Iohannes.
a Ripetuto in A.
b Filippo scritto in interlinea.
1050
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE DAL CAPITANO DI CASTEGGIO
SONO TRATTENUTI ARIGOLO E “MAGISTRO” GUGLIELMO DA CASTEGGIO PER FRODE DI SALE,
COMMESSA AL TEMPO DELLA LIBERTÀ DI MILANO. IL DUCA VUOLE CHE SI ESAMINI IL DOCUMENTO
DA LORO PRESENTATO“ DELLA LORO REMISSIONE ET INDULGENTIA”, LIBERANDOLI, SE
GIURIDICAMENTE DEVONO ESSERE LIBERATI.
Magistris intratarum.
1451 ottobre 29, Cremone.
Sono sostenuti appresso el capitano de Chiastezo, Arigolo et magistro Guilielmo da
Chiastezo per froxacione de sale commisse, como loro dicono, fina al tempo della libertate
de Milano, del che se gravano et dicono li fi facto torto, attenduta la scriptura della loro
remissione et indulgentia, quale ve mandiamo introclusa. Pertanto volimo et ve
committiamo che intendiati la dicta scriptura et quanto ce sarà obligato per loro et non gli
lassati fare torto, provedendo etiam alla loro liberacione, se de iure debbono essere
457

liberati.
Cremone, xxviiii octobris 1451.
Cichus.
1051
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PAOLO PINZAMATO DI RESTITUIRE IL FORMAGGIO E LE ALTRE
COSE CHE HA PRESO AD ANTONIO DA MILANO CU IL DUCA HA FATTO GRAZIA.
Paulo Pinzamate.
1451 ottobre 29, Cremone.
Como tu haveray veduto per la lettera te habiamo scripto, noy havimo facto gratia ad
Antonio da Milano melgaro, per quello sale gli havevi trovato in casa, ma intendimo non gli
hay restituito el formagio et le cose gli hay tolto, de che ne maravigliamo. Pertanto de novo
te dicimo et committimo che senza alchuna repplicacione gli restituissi ogni cosa per modo
non ne habiamo più querella.
Cremone, xxviiii octobris 1451.
Cichus.
1052
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO DI CREMONA DI AVER ORDINATO A FILIPPO DE
EUSTACHIO E A MANFREDO DA FORLÌ DI PORTARE IL NUMERO DEI CAPI DI FAMIGLIA NAVAROLI DA
SESSANTA A OTTANTA E DI PRESERVARE ANCHE QUESTI VENTI ESENTI COME LO SONO GLI ALTRI
SESSANTA.
257v Referendario Cremone.
1451 ottobre 29, Cremone.
Como haveti veduto, noy havimo confirmata et refermata ad tucti li nostri navaroli de
Cremona la exemptione che loro haviano dala bona memoria del illustrissimo signor duca
passato. Et perché li navaroli de questa nostra cità pare non siano più che capi de famiglie
sessanta, noy havimo scripto et ordinato ad Filippo de Eustachio et ad Manfredo da Forlì
che, oltra questi navaroli, che sono sessanta capi de familie, debiano giongere xx altri,
quali siano sufficienti, sichè in tutto siano capi octanta de famiglie, per potere meglio
supplire alli bisogni nostri, como potereti vedere per la lettera scrivemo a loro. Pertanto
volimo et ve committimo debiati providere et ordinare che quelli xx sarano ellecti et ordinati
per dicti Filippo et Manfredo, siano servati exempti et eodem modo tractati in ogni cosa
como sarano li altri, sichè in tucto li navaroli de questa nostra cità siano capi de famiglie
octanta, quali volimo siano totalmente preservati exempti, como erano al tempo del
illustrissimo signore passato. Et fati in modo che li navaroli non habiano casone de
querellarse, facendo anchora che loro fazano verso noy quello sonno tenuti ad fare. Et
havendo bona advertentia, che sotto questo pretesto, altri, che quelli octanta capi de
famiglie ve darano in scripto Filippo et Manfredo, non siano preservati exempti, intendendo
anchora che per questi xx capi de famiglia restano ad torsi, non sia tolto alchuno quale de
presenti contribuischa alli carichi de cavalli de fuora, perché saria troppo desordene al
facto nostro.
Cremona, xxviiii octobris 1451.
Cichus.
1053
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E CASTELLANO DI SAN COLOMBANO CHE VENGANO
RESTITUITI I DIECI PORCI RUBATI AL SEGRETARIO DUCALE AGOSTINO DA NARNI E FINITI A SAN
COLOMBANO E AVVERTE IL PODESTÀ, IN PARICOLARE, A RESTITUIRE IL SUO E POI A FAR
RESTITUIRE GLI ALTRI . NEL CASO CHE CIÒ NON FACESSE SI AVVARRÀ DEL SUO SALARIO.
458

1451 ottobre 29, Cremone.
258r Potestati et castellano Sancti Columbani.
Havendo certa quantità de porci, ser Augustino da Narni, nostro secretario, quali faceva
tenere oltra Po presso la bastita, vene alli dì passati uno sacomano quale se aconzò cum
quello che teneva dicti porci, et essendo stato cum luy alchuni puochi dì, poy se ne andò
cum Dio, menando via deci porci de quelli de ser Augustino, li quali siamo informati sono
conducti lì, et tu ne hay havuto uno, li altri ha havuti Maladerata et alchuni altri, como
intenderay dal exhibitore presente. Pertanto volimo che restituendo ti o satisfacendo quello
hay havuto, debi provedere che Maladerata et li altri restituischano o satisfazano quelli
hanno havuti loro, facendo in questo facto per modo non bisogni replicare più, perché
deliberamo ser Augustino non perda li soy porti, a et se tu non gli faray restituire o
satisfare, li faremo paghare del sallario tuo.
Cremone, xxviiii octobris 1451.
Cichus.
a leggasi porci
1054
FRANCESCO SFORZA RINGRAZIA DONNA LUCHINA PER IL FRUMENTO DATOGLI. MA LE FA
PRESENTE CHE NE HA BISOGNO ANCORA PER TRECENTO O QUATTROCENTO STAIA CHE LE
PAGHERÀ COME LEI GRADIRÀ.
Domine Luchine de Verme.
1451 ottobre 29, Cremone.
Siamo remasti molto contenti, et consolati del adiuto ne haveti dato del formento per
spazare una bona parte delle nostre gente d'arme, benchè may non havessimo altra
oppinione de vuy se non che sempre voluntera faresti per noy quanto poteresti. Ma perché
ce restano pur anchora alcune, che assenderano alla summa de 300 fin a in 400 stara alla
mesura piasentina, ve preghamo et confortamo quanto più possimo che per questo puoco
resto non ne vogliati dire de non, anzi farcelo recatare, o im prestito o como meglio ve
parerà, et farlo consignare a Facino, nostro canzelero, il quale lo habbia a dispensare
segondo li ordinarimo.
Cremone, xxviiii octobris 1451.
Cichus.
1055
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SCEVA CORTI E AL REFERENDARIO DI PIACENZA CHE MADONNA
LUCHINA HA FATTO PRESENTE CHE GIACOMO DAL VERME E IL CONTE LUIGI, SUO MARITO, HANNO
OTTENUTO IL DIRITTO DI AVERE 300 FIORINI ALL’ANNO SOPRA IL DAZIO DELLE BESTIE DI
PIACENZA. DIRITTO CHE È PASSATO A SUO FIGLIO PIETRO, MA CHE È STATO USURPATO IN
PARTE DAI DAZIERI E IN PARTE DALLA COMUNITÀ PIACENTINA. IL DUCA DISPONE CHE IL
REFERENDARIO RISCUOTA DETTI DENARI SOLAMENTE PER I DUE ANNI PASSATI E E LI MANDI A
FRANCESCO DI SANT’ANTONIO, TESORIERE DUCALE, CHE LI METTERÀ A CREDITO DI MADONNA
LUCHINA A DEFALCO DEI DENARI CHE DEVE AL DUCA. IN AVVENIRE DETTI DENARI LI ABBIA IL
CONTE PIETRO.
1451 ottobre 28, Cremone.
459

258v Domino Sceve de Curte et referendario Placentie.
La magnifica madonna Luchina del Verme ne ha significato per sue lettere che già longo
tempo, del cui non c'è più memoria de homini viventi in contrario, le felice memorie deli
magnifici messer Iacobo del Verme, el conte Aluyso, suo consorte, hanno havuto, goduto
et conseguito el dritto et ragione de fiorini 300 l'anno sopra el dacio dele bestie de quella
nostra città. Et, cossì dice, per successione li debbe havere et conseguire el magnifico
cavalero misser conte Pedro suo figliolo, quantuncha li dicti dinari per una bona parte nel
anno de 1447, nel quale moriti la bona memoria del signor nostro padre et socero, et da
l'hora in qua fin al dì presente, presuppona essa magnifica madonna Luchina, li dicti dinari
esserli usurpati, parte per li daciari, parte per essa nostra comunità de Piasenza chi è proceduto
contra ogni mente et dispositione nostra, et maxime, havendo le prefate memorie
de misser Iacobo et del conte Aluyse, al tempo dela felice reccordatione proxime passata,
goduto et perceputo dicti fiorini trecento ogni anno, como havemo dicto. Il perché, cossì
essendo, como si narra de sopra, siamo contenti et volimo che tu, referendario, debbi
sollicitare de rescotere li dicti dinari solamente per duy anni proxime passati, et mandarli a
Francesco de Antonio, nostro thexaurerio li quali faremo mettere a credito dela prefata
magnifica madonna Luchina in diffalcatione de certa quantità de dinari che debiamo havere
da essa, et procedere expeditamente et summariamente sì contra quella comunità, como
contra qualuncha daciari o altri usurpatori d'essi dinari, ad ciò se habiano presto. Et cossì
provedere che, el tempo a venire esso conte Piero, de tempo in tempo, et como erano soliti
li suoy antecessori, habia et conseguischa el suo dovere.
Data Cremone, xxviii octobris 1451.
Cichus.
1056
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO DI PIACENZA DI ESSERE SODDISFATTO DELLA
COMPOSIZIONE FATTA DA ANGELO SIMONETTA, CONSIGLIERE E SEGRETARIO DUCALE, DELLA
VERTENZA TRA LA CAMERA DUCALE E I DAZIERI DELLA GABELLA PIACENTINA DEL SALE. VUOLE, DI
CONSEGUENZA, CHE I PREDETTI DAZIERI PAGHINO, IN CONFORMITÀ DELL’ACCORDO FATTO 500
LIRE IMPERIALI DI CUI UNA PARTE ANDRÀ A BALDASSARRE DA CORTE, SINDACATORE DUCALE , E
UNA PARTE PASSERÀ ALPODESTÀ DI SALSO PER I SUOI SALARI.
259r Referendario Placentie.
1451 ottobre 28, Cremone.
Siamo contenti et volemo che la compositione facta per Angelo Symonetta, nostro
consiliero et secretario, per la differenza che vertiva fra la Camera nostra et li daciari dela
gabella del sale de quella nostra città, habia effecto et loco et sia valida, rata et ferma, la
quale nuy per la presente confirmamo et ratificamo. Pertanto te commettemo debbi
sollicitare che li predicti daciari pagano cinquecento libre de imperiali secondo sonno
companuti, a di quali debbi darne una parte a misser Baldessare da Corte, nostro
sindicatore, et una parte al podestà de Salso per li suoy salarii.
Cremone, xxviii octobris 1451.
Iohannes.
1057
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A TADDEO DI IMOLA DI AVER RICEVUTO, TRAMITE SUO FRATELLO
CORRADO, LA SUA LETTERA E DI AVERE INTESO QUANTO SCRIVE DEI SUOI BUONI PROPOSITI
VERSO DI LUI E LA COMUNITÀ DI FIRENZE, DALLA QUALE, PERÒ, NON HA QUELLE SODDISFAZONI
CHE SI RIPROMETTEVA. L’ASSICURA CHE HA SCRITTO A FIRENZE IN SUO FAVORE PIÙ VOLTE E
ANCORA CON L’ALLEGATA LETTERA SOLLECITERÀ L’AMBASCIATORE SFORZESCO NICOLÒ
ARCIMBOLDI A FARE TALE OPERA PRESSO I SIGNORI FIORENTINI CHE LO FARANNO CONTENTO.
460

Domino Tadeo Imole, et cetera.
1451 ottobre 29, Cremone.
Magnifice tanquam fili noster carissime per Conrado nostro fratello, havemo ricivuto una
vostra littera et inteso quello ne scriviti dela vostra bona intencione et voluntà verso nuy, et
l’excellentia comunità de Fiorenza, et lo gravamento ne facete, ch'el cancillero vostro già
tanto tempo sia stato ad Fiorenza et al fato vostro anche non sia preso forma alcuna.
Respondendo ve dicemo che dela bona voluntà vostra verso nuy et la prefata magnifica
comunità, nuy ne siamo certissimi, et così ve facemo certo, che de nuy possete pigliar ogni
confimencia. Che ad Fiorenza non sia dato spazamento al fato vostro, ne despiace et dole,
et benchè ne habiamo scritto già per altre et facto scrivere da questo magnifico
ambasiatore nostro compadre opportunamente in vostro favore a Fiorenza, scrivemo
anchor per più vostra satisfacione, per la alligata al spectabile misser Nicolò Arcimboldo,
nostro ambasatore a Fiorenza, quale non dubitamo farà presso quelli excelsi segnori tal
opera che vuy restareti ben contento. Offerendone sempre aparechiati ad fare cosa vi sia
grata.
Data, xxviiii octubris 1451.
Cichus.
Scriptum fuit domino Nicolao Arcimboldo, ducali oratori apud magnificos dominos
florentinos opportune pro expeditione prefati domini Tadei.
Cichus.
1058
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PIETROPAOLO, CAPITANO DELLA MARTESANA CHE, PER
SOSPETTI DI LECCO, ARRIVATIGLI DA PIÙ PARTI, AVVISI AMBROGINO DELLA LONGAGNANA A
STARE CON TUTTI I SUOI FANTI A MALGRATE. DÀ ALTRE ALLERTE PER UOMINI E IMBARCCAZIONI
PER NON ESSERE COLTI DI SORPRESA.
1451 ottobre 29, Cremone.
259v Domino Petropaulo, capitaneo Marthesane.
Perché ad nuy è referito da più et diversi loghi el facto del suspecto de Lecho et del ponte
de Lecho, ne pare che ti debbii monire et avisare Ambrosino da Longagnano che staga
cum tucti li sui fanti ad Malgrà mò che, achadendo el bisogno, luy sia aparechiato ad poter
andare ad Lecho, o al ponte o altrove, secondo el bisogno richiederà, et cussì anchora che
se tengna lì im punto et in ordine una corobessa, et anchora se faciano stare apparechiate
tucte le nave de Lecho per casone se bisognasse mandar lì fantarie alcune, né altre gente
in un tracto gli se possano mandare; ma fati ordinare che dicte nave siano ben guardate.
Ex Cremona, die xxviiii octobris 1451.
Cichus.
1059
FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO PORRO , CAPITANO DEL LAGO DI COMO, DI TENERE
PRONTA UNA COROBESSA PER POTERE, NEL BISOGNO, TRASPORTARE FANTI A LECCO.
1451 ottobre 29, Cremone.
Antonio de Porris, capitaneo lacus Cummarum.
Per li bisongni potesseno ach(a)dere, volimo che tegnati in puncto et in ordine una
corobessa et che staga verso Lecho ad Malgrà, aciò se bisognasse mettere fanti in Lecho,
461

sempre sia apparechiata ad poterli passare. Et questo fati non sia fallo.
Data Cremone, xxviiii octobris 1451.
Cichus.
1060
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA LA DUCHESSA PER L’ECCESIVO AFFOLLAMENTO DEL
SEGUITO, QUALE QUELLO DESUNTO DALLA LISTA, (SUPPOSTA NON) FATTA DALLA DUCHESSA,
INCOSCIENTE DELLE MALEVOLENZECHE ECCITERÀ NELLA GENTE NEI LUOGHI DOVE SI
ALLOGGERÀ.
260r Illustrissime domine Blanchemarie.
1451 ottobre 30, Cremone.
Hoge havemo veduto una lista, che la signoria vostra ha data ad Augustino da Sannazaro,
dove se contengono tucti quelli venono cum nuy in questo viagio de andare a Parma, et
montano li cavalli, senza quelli de Galeaz, circa cx con molte più boche, dela qual cosa
ne havemo preso grandissima admiracione et dispiacere. Et non possemo puncto credere
che questa lista l'habia veduta né lecta la signoria vostra, né sia ancora facta de vostro
consentimento, perché semo certi che, se la dicta lista fusse passata per vostre mani et
per vostra saputa, non siriano né più cavalli né più boche de quelli che forono notati l’altro
dì a Belzoyoso, li quali, como la signoria vostra sa, forono cavalli lxiii, et quelli de Galeazo
xi et circa boche xii più, perché andando per piacere, come andiamo, è da considrare di
havere reguardo che non mettiamo el campo dove andiamo et venire in odio ale gente,
dove se allogiarà. Advisando la signoria vostra che sonno più dì che nuy mandassemo ad
Casalmagiore la vostra lista et quella de Galeaz, et cossì a Parma,et credimo debia essere
già facta la provisione deli logiamenti et non sapemo come se dé fare a dovere un'altra
fiata allogiare questa sopragionta, et maxime a Casalmagiore, dove è grandissima penuria
de logiamenti. Per nostra satisfactione a havemo voluto de questo errore advisarne la
signoria vostra, perché intenda come passano li facti suoy, recordandove che a nuy non
pare, quelli sonno stati amalati, per la loro salute che debiano venire.
Data Cremone, die xxx octobris 1451.
Iohannes.
a Segue ne depennato.
1061
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO DI LODI CHE VUOLE SAPERE IL NOME DELLA
BELLA PUTTA, CHE IL GIUDEO DISSE DI “HAVERE SPAZATA” E, COSÌ, DI MARIOLA E DI GIOVANNINA
DI CREMONA. VUOME, POI, INFORMAZIONI SUL RIVELLINO E ORDINA DI FAR PORTARE DEL
LEGNAME PER FARVI DELLE CASE NEL MODO CHE DA LUI VERRÀ INDICATO.
Locuntenenti Laude.
1451 ottobre 30, Cremone.
Dilecte noster, nuy havimo recevuto insieme più vostre lettere per le quale restamo advisati
de tutto quello nuy domandavamo, et maxime el facto del Iudeo. Al che, respondendove,
dicemo che vogliate omnino sapere el nome de quella bella pucta, che dixe el Zudeo
havere spazata, et cossì chi è quella Mariola et quella Zohannina de Cremona. Per
segurtà, non intendemo debia essere relaxato perché, come intendete, luy merita la morte.
Appresso advisane de quante braza sonno longhe quelle doe fazate delo revellino,) dali
lati, zoè quella dela pianchetta et quella dela porta, lassando la dicta porta in lo mesurare
netta, et lo brazo sia ala milanese. 260v Cura ancora de far portare al dicto revellino del
462

ligname per fare le case in esso revellino, perché quando el ligname s'è apparecchiate,
nuy te advisaremo in che modo voriamo se fazano dicte case.
Date Cremone, die penultimo octobris 1451.
Iohannes.
1062
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI LODI DI AVER SAPUTO, TRAMITE LA LETTERA
DA LUI SCRITTA A CICO CHE QUELL’AMICO CHE HA NELLE MANI HA CONFESSATO IL FATTO DI
SCARAMUZA DA MILANO, FAMIGLIO DUCALE. HA DELIBERATO UN CONFRONTO TRA COSTUI E LO
STESSO SCARAMUZA PER CUI HA SCRITTO A GIOVANNI CRISTIANO, CAPITANO DI MELEGNANO DI
CONSEGNARE, A QUALUNQUE SUO MESSO, DETTO SCARAMUZA PER CONDURLO A LODI OVE LO
ESAMINERÀ A CONFRONTO CON L’AMICO
Locuntenenti Laude.
1451 ottobre 29, Cremone.
Restamo advisati per la lettera scrivi ad Cicho, nostro secretario, de quello amico hay nele
mano, et quello ha confessato del fatto de Scaramuza da Mediolano, nostro famiglio, de
che te commendiamo, ma non volimo gli faci novità veruna nella persona, per deliberamo
afrontare l'uno a l'altro per trovar questo facto. Et cussì, per l'alligata, scrivimo ad Iohanne
Cristiano, nostro capitaneo de Marignano, che veda havere nelle mano el dicto
Scaramuza, et consignarlo ad qualunque tuo messo gli scriverai. Pertanto mandary subito
la alligata ad Iohanne Cristiano, scrivendogli anche ti che, como l'habia destenuto el dicto
Scaramuza, te ne advise, et tu, como saray advisato, mandaray ad torlo et lo faray
condurre lì ad Lode cum quella dilligentia te parerà che non fosse tolto per la via. Et
quando haverai Scaramuza lì ad Lodi, lo axeminaray afrontandolo cum quello amico come
te parerà che trovi il chiaro de questo facto, et di quello haveray trovato ne advisaray subito
perché nuy deliberamo fargli rasone.
Data Cremone, die xxviiii octobris 1451.
Iohannes.
1063
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CAPITANO DI MELEGNANO DI CONSEGNARE SCARAMUZA DA
MILANO ALL’INVIATO CHE GLI MANDERÀ VENTUARA, LUOGOTENENTE DI LODI. VUOLE CHE NON
SI TOCCHI NULLA DI QUELLO CHE È NELLA CASA DI SARAMUZA E DI CUI GLI INVIERÀ UN
INVENTARIO DI QUANTO HA TROVATO.
Capitaneo Melignani.
(1451 ottobre 29, Cremone).
463

Per alcuni boni respecti, volimo subito che havuta questa cum quelli megliori modi te
pareranno tu debbii destinire Scaramuza da Mediolano, nostro famiglio, quale logia lì ad
Marignano, lo quale consignaray ad qualunque messo mandarà per esso ser Ventuara,
nostro locotenente de Lode, ordinando ali homini hanno li cavalli et roba del dicto
Scaramuza in casa che non lassino mover niente senza nostra licentia et tu torray ogni
cosa in scripto et ne avisaray como haveray facto.
Data ut supra.
Iohannes.
1055
FRANCESCO SFORZA CONCEDE A TOMMASO TOTONICO, ARMIGERO DUCALE, DI PORTAR DAL
PIACENTINO, AL DI LÀ DELL’OGLIO ,PER TUTTO IL MESE DI DICEMBRE, CINQUECENTO PORCI .
1451 ottobre 25, Pizzighettone.
261r Concessa fuit licentia Thomaxio Thotonico, armigero nostro, vel cuicumque nuntio
suo, extrahendo de Placentino porcos 500 et conducendi sey a conduci faciendi ultra
flumel b Oley per totum mensem decembris, semel tantum, licentiam concedimus.
Ex Pizleone, die 25 octobris MCCCCLI.
Cichus.
a leggasi seu
b così in A
1056
NOTIFICA A SCACCO E A TODESCHINO, FAMIGLIARI DUCALI ABITANTI A SCANDOLARA RIPA
D’OGLIO, AL CONSOLE, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI DETTA LOCALITÀ CHE DEBBONO PAGARE A
TOMMASONE IL FITTO DI UNA SUA CASA SECONDO L’ACCORDO FATTO TRA DETTO COMUNE E
TOMMASONE. NEL CASO IN CUI IL COMUNE NON POTESSE PAGARE TOMMASONE DETTO FITTO
VERREBBE SCOMPUTATO DALLA TASSA CHE TOMMASONE DEVE MENSILMENTE AGLI STIPENDIARI.
Die 30 octobris 1451.
1451 ottobre 30.
Scriptum fuit Schacco et Thodeschino, ducalibus familiaribus existentibus in loco
Scandolarie Rippe Oley destrictus Cremone, et consuli comuni et hominibus loci predicti
che deberent satisfacere Thomasono de dicto loco de fictu unius sue domus iusta pactum
inter dictum comune et dictum Thomasonum factum, et casu quo dictum comune non
posset cum habilitate satisfacere quod ipsi Thomasono scomputetur dictum fictum in tassa
qua ipse teneretur mensuatim stipendiariis dare, usque quo fuerit eidem integre satisfatum.
Iohannes.
464

1057
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO ANTONIO MARCELLO IL SUO DISGUSTO PER IL MODO
SCORTESE CON CUI HA RISPOSTO ALLA RICHIESTA DI RESTITUZIONE DI UN RAGAZZO,
RINFACCIANDOGLI DI NON AVER MAI SODDISFATTO UNA SUA RICHIESTA “IUSTA ET HONESTA
QUANTO SE VOLESSE”.
Domino Iacoboantonio Marcello.
1451 ottobre 30, Cremone.
Nuy havemo veduto la resposta che ne fati circha la restitutione del regazo de Thadeo da
Rezo, nostro home d'arme. Il perché ve dicemo che de tale vostra resposta non havete
puncto fallato la opinione nostra, perché finché ve scripsemo del dicto regazo nuy fussemo
certi che ne faresti la resposta che ne haveti facta, attento et considerato che may per lo
passato da poi che sette stato in quello governo ne havete compiaciuto de cosa ve
habiamo rechiesta, et sia stata iusta et honesta quanto se volesse, ma sempre sete andato
cercando cum nuy mille sophisticharie et losche, non havendo né respecto né
consideratione alcuna, ale molte cose et servicii che havemo compiaciuto et facte ad vuy et
ali vostri per li quali ne haveti facta rechiesta, nonobstante che per raxone, et etiandio per
honestà non le dovevamo fare, considerato maxime li modi inhumani et descortesi havete
usato cun nuy. Et circha el facto deli regazi fra li altri che avemo facto restituire liberamente
per vostro respecto, vuy sapeti che pocho tempo è per vostre littere, preghere fessimo
restituire uno regazo ad uno deli vostri 261v lì in Crema, quale era nostro subdito et se ne
era venuto per stare a casa soa con li suoy, et nuy per compiacerve non volessemo
cercare troppo scartabelli, ma liberamente ve lo remandassimo a suo malgrato
nonobstante ch’el pucto non se volesse partire da casa soa, né nuy cum honestà el
devevamo astrengere a retornare a Crema contra suo volire. Unde, considerato questi
vostri modi inhumani et senza alcuna cortesia che haveti usati et usati verso de nuy et li
nostri, havemo desponuto in l'animo nostro de non rechiedervi may più de cosa alcuna, et
volemo che questa sia l'ultima cosa de questo regazo che ve habiamo may a domandare.
Et se rendemo certissimi che se questi vostri tali modi non fusseno stati fra la illustrissima
signoria et nuy, seriano forse seguite dele cose che non sonno seguite, il che tucto è
proceduto per queste vostre sophisticarie et loyche, et per volere trasapere.
Data Cremone, die xxx octobris 1451.
Iohannes.
1058
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE RUSCA, PUR RICORDANDOGLI CHE “FIN ALA PIÙ
PICHOLA CASSINA HABIAMO NUY IN QUESTE NOSTRE PARTE EGLI È POSTO QUALCHE CAVALLO”
RIDUCE IL NUMERO DEI CAVALLI ASSEGNATI ALLA PIEVE DI TRAVAGLIA DA DODICI A CINQUE.
Comiti Franchino Rusche.
1451 ottobre 28, Cremone.
Havimo recevuto le vostre lettere responsive ale nostre circha el facto deli xii cavalli, quali
dovete acceptare nela pieve de Travaglia, et inteso le rasone che alegati perché non ve
debbiamo agravare d'essi cavalli, ve dicimo che, nonobstante ogniuno nostro exempto et
non exempto et sia chi se voglia contribuisca ali carichi deli cavalli, tamen non per quello
rispecto né etiam per voler infringere alcuna dele rasone vostre, non habiamo ordinato che
debiati acceptare dicti cavalli, ma solamente per lo grande peso et caricho havimo nuy
d'essi cavalli, quali non sapiamo dove far alogiare, perché fin ala più pichola cassina
habiamo nuy in queste nostre parte, egli è posto qualche cavallo. Pur nondimancho per
farvi cosa che ve sia grata et appiacere, nuy remanimo contenti che debiati retenere et
465

acceptare deli dicti xii cavalli, solamente cinque, quali mò se retrovano essere nela dicta
pieve, el che podeti fare habilmente perché questo carico non lo sostiniriti vuy ymo li vostri
homini. Et denique quando pur non lo volesti acceptare et retenere li predicti cinque, che
non crediamo però, avisaticene, perché se sforzarimo far cosa che ve sia grata et a
piacere.
Data Cremone, xxviii octobris 1451.
Iohannes.
1059
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI PARMA DI FAR AVERE , CON RITO ABBREVIATO, AL
FAMIGLIO DUCALE PAOLINO D’ASCOLI, I DENARI CHE GLI SPETTANO DAL PARMENSE LUCA DE
GALIMBERTI.
262r Potestati Parme.
1451 novembre 1, Cremone.
Paolino d’Ascoli, nostro antico fameglio, deve recevere certi denari da Luca de Garimberti,
ciptadino de quella nostra ciptà de Parma. Et come vederete per uno instrumento ch'el
prefato Paolino ha deli dicti denari, già è passato el tempo de deverli ricevere. Et pertanto
volemo che, veduta la verità del facto, administrate al dicto Paolino, nostro fameglio,
sommaria et expedita ragione sine strepitu et figura iudicii, ita che subito habia li dicti
denari senza che bisogni che per questa faccenda lui facia altra spesa né anque habia per
questo più recorrere ad noi.
Ex Cremona, die primo novembris 1451.
Iohannes.
1060
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO CAMPOFREGOSO DI VOLER RESTITUIRE IL CAVALLO
DEL COMMISSARIO DUCALE GIOVANNI DA BALBIANO, PRESO DAI SUOI UFFICIALI E GLI UOMINI
DUCALI DA ESSI TRATTENUTI, PER AVER TROVATO UNO CHE CON FRODE PORTAVA IL FRUMENTO
IN TERRITORIO SFORZESCO. LO INFORMA DI AVER SCRITTO A GIOVANNI DA BALBIANO DI
RILASCIARE I BUOI PRESI E LA CAVALLA SEQUESTRATA PER IL CONTRABBANDO DI FRUMENTO.
TOCCHERÀ AL CAPITANO DEL DIVIETO PAOLO PINZAMATO SENTENZIARE DEFINITIVAMENTE SE
TUTTO È STATO FATTO SECONDO RAGIONE O NON.
Domino Antonio de Campofregosio.
1451 novembre 1, Cremone.
Lì, ad Nove, è stato retinuto per li offitiali de quella terra uno cavallo del nostro commissario
misser Iohanni da Balbiano et deinde sonno stati detenuti pur per li dicti offitiali alcuni deli
nostri homini. Et questo per rispecto de uno che fu trovato fraudare fromento fora del
nostro distrecto per condurlo in lo terreno dela nostra iurisdictione. Et perché nostra in-
466

tentione è che scandolo né inconveniente alcuno non sequiti fra li vostri et li nostri, havimo
scripto ad Iohanne da Balbiano che liberamente faza relassare li bovi presi che sonno in
mano di nostri et la cavalla a che fu presa col contrabando che portava fora, senza
bollectino o nostra licentia, se rasone farrà che debbia essere lassata. Polo Pinzamatto,
nostro capitaneo del deveto, iudicarà et sententiarà de rasone se è possuto pigliare o non,
et non essendo facto rasionevelmente, immediate sarà restituita la cavalla et lo formento
integramente, ma essendo iustamente destinuta, vuy non dovete haverlo per male, né fare
simile represaglie per una minima cosa. Pertanto piaciavi far liberare el cavallo del nostro
misser Iohanni da Balbiano et tucti li nostri homini detenuti per li vostri, azò che altro
inconveniente non fusse per sequire. Et ad questo vogliati provedere cum effecto et che li
vostri se portino pur honestamente perché nuy deliberamo che nel nostro terreno li nostri
ordini siano observati.
Ex Cremona, die primo novembris MCCCCLI.
Cichus.
a et la cavalla ripetuta in A
1061
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GIOVANNI DA BALBIANO DELLA VICENDA DI BESTIE E
UOMINI TRATTENUTI. GLI FA PRESENTE DI AVER SCRITTO AD ANTONIO DA CAMPOFREGOSO
PROMETTENDOGLI LA RESTITUZIONE DELLA CAVALLA E DEL FRUMENTO E DEI BUOI SE IL
CAPITANO DEL DIVIETO GIUDICHERÀ IN TALE SENSO, E D’ AVER CHIESTO AL CAMPOFREGOSO LA
RESTITUZIONE DEL CAVALLO E LA LIBERAZIONE DEGLI UOMINI.
262v Comiti Iohanni de Balbiano.
1451 novembre 1, Cremone.
Semo informati che per respecto de una cavalla caricha de formento hanno presa li vostri
famigli, che era de uno da Nove portava el formento senza bollectino, li officiali de Novi poy
hanno facto retenere uno vostro cavallo et quatro homini dal Castellacio et vuy gli haveti
facto tollere quatro bovi, onde noy, aciò che non intervengha maiore inconveniente,
scrivimo al magnifico messer Antonio da Campofregoxo facia restituire el vostro cavallo et
relaxare li homini nostri detenuti. Et similiter ad vuy dicimo che, remosa ogni cagione, lazati
restituire ly bovi haveti facto pigliare. Della cavalla volimo cognoscha de ragione Polo
Pinzamata, nostro capitaneo del deveto, se è iuridicamente presa o non, al quale scrivimo
che, havuta primo diligente informatione, giudichi de chi debia essere. Et non essendo cum
ragione detenuta, fati che subito sia integramente restituita la dicta cavalla con tutto lo
formento, aciò che altro schandalo non possa nascere sopra questa facenda. Et sopratutto
attendeti che per ogni modo li nostri ordini siano observati, et in questo usati ogni diligentia
che vi sia possibile.
Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1062
FRANCESCO SFORZA INFORMA ANTONIO DE MINUTIS CHE UBERTINO SCLAFENATI È STATO
DESTINATO ALL’UFFICIO DEL SALE; BARTOLOMEO DA CANNOBIO E STATO DESTINATO ALL’UFFICIO
DEL “PARPERO” ; PER PIETRO DA BRUGORA OCCORRE TROVARE UN UFFICIO CHE GLI SI
CONFACCIA. LO INFORMA, ANCORA, DELLE DIFFICOLTÀ PER LE ASSEGNAZIONI AL MARCHESE DI
467

MANTOVA CAUSA “LE CONDICIONE CATIVE OCCURRENTE”. PER MESSER SIGISMONDO HA
SCRITTO A BOCCACINO A FIRENZE DI TROVARE LA ROBA LÀ.
Ser Antonio de Minutis.
1451 ottobre 30, Cremona.
Havimo recevuta una toa lettera de dì xxvii del presente alla qual te respondemo, et primo,
ala parte de Ubertino di Sclafanati che siamo contenti che esso Ubertino sia posto ad
l'officio del sale in loco de quondam Aluiso da Varese. De Bartolomeo da Canobio, pregato
da molti deli nostri, siamo etiandio contenti ch'el sia posto per uno ad l'officio del parpero.
De Petro da Brugora a nuy non pare che sia posto ad l'officio ch'el domanda, ma ne pare
che se ne debia cercare uno bono et sufficientissimo et aptissimo ad tal officio et de fede et
de sufficienza, et de quello è opportuno ad tal officio. Preterea respondendo ale littere
263r che ti et li compagni tuoy ne scriviti, te dicemo, et primo, ala parte cbe le
assignacione del illustre signor marchese de Mantoa non corrano, non per defecto vostro,
ma dele condicione cative occurrente, che restiamo avisati al facto del signor misser
Sigismondo, dicemo che havemo scripto ad Bocacino ad Fiorenza che trovi le robbe là et
che li satisfaza là. Et poy volimo che ad esso Bocacino siano facte le assignacione. Ala
parte che ne scrivi che te havemo represo del aviso ne desti deli denari del preposto a
Sancta Teghia da Mediolano, dicemo che nuy non te ne represemo già, immo te ne
comendassemo, et quello scrivessemo lo scrivessemo perché essi dinari non andasseno in
sinistro. Al facto deli nostri pigni de Ancona, voressimo che ne li facessi havere ad calende
de decembre.
Cremone, xxx octobris 1451.
Cichus.
1063
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL GOVERNATORE DELLA MARCA ANCONETANA PERCHÉ FACCIA
AVERE A CAMINO DA VIMERCATE “ VESTITI, BOLZE ET ROBBA” LASCIATE DA ANTONIO MINUTI,
REGOLATORE DELLE ENTRATE DUCALI, LASCIATE A LEONARDO, VASARO DI FERMO.
Domino gubernatori Marchie Anconitana.
1451 novembre 5, Parma.
Ser Antonio de Minuti, già nostro thexorero et mò regulatore dele intrate nostre, ne dice
che altra volta, passando per Fermo, lassò ad uno Leonardo, vasaro de Fermo, certi suoy
vestiti, bolze et robba, le qualle cose quantunche più fiate gli le habia mandato ad
rechedere, may non le ha possuto havere, perché esso Leonardo may non le ha voluto
dare, alegando che quando dicto ser Antonio gli lasò dicte cose, gli le lassò con ordine che
non le dovesse dare ad persona del mondo se non a luy proprio. Pertanto considerato che
al dicto ser Antonio, sì per la longa via che è da qui a là, sì etiandio perché è occupato in li
nostri facti, non seria possibile venire là per togliere dicte cose, et per questo non ne pare
già rasonevelle che le debia perdere. 263v Pertanto la paternità vostra le piaza havere
da ti dicto Leonardo et constrengerlo, overo farlo constrengere dove ch'el se sia, ad dare
dicti vestiti, bolze et robba, ad Camino da Vimercato, suo fameglio exibitore de queste, el
quale manda là per questa casone a posta facta. Et in questo, ultra che la honestà et
rasone cossì rechiede, ne farà singular piacere la paternità vostra, ali piacere dela qualle
ne offerimo continue apparichiati.
Parme, v novembris 1451.
Cichus.
1064
468

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI PAVIA CHE HA FATTO BENE AD ARRESTARE BON
TEMPO PADRE DI FRANCESCO CHE HA AMMAZZATO PETRO PORRO. CIÒ CHE PIÙ IMPORTA È LA
CATTURA DI FRANCESCO E PER QUESTO MANDI UNO DEI SUOI DAL PODESTÀ DI NOVARA E DAL
CAPITANO DEL DISTRETTO D NOVARA. GLI DICE DI AVER FATTO BENE A RILASCIARE IL PISANO.
VUOLE CHE SIA PRESO L’UFFICIALE DEL PORTO DI TOVO CHE NON HA VOLUTO RESTITUIRE I
DENARI . INFINE GLI COMANDA DI TRATTENERE IL FAMIGLIO DELLO SFOYOSO.
Potestati Papie.
1451 ottobre 30, Cremone.
Havimo recevuto le tue littere continente più parte, ale quale, rispondendo, et primo, ala
parte de Petro Porro amazato, segondo el tuo comprendere, per Francesco de Bon
Tempo,. Molto ne piace lo aviso tuo et commendiamote dela detentione de Bontempo,
patre de dicto Francesco, lo quale non volimo lassi senza nostra licentia, ma volimo
etiandio che se veda de havere ogni modo et via, industria et ingengno el prenominato
Francesco, como quello che è più colpevele. Et per havirlo volimo che se scrivi questo
ordine, cioè, che tu mandi uno deli toy, qual meglio ti parerà, al podestà de Novaria et al
capitaneo del distrecto de Novaria cum le alligate littere, quale gli scrivimo superinde. Ma è
bisogno che tu mandi uno deli toy che conoscha dicto Francesco, et cum bono modo et
secrete veda de dare ad intendere ali dicti podestà et capitaneo dove alogia esso
Francesco. A nuy non n'è parso scrivere ad Hectorre, né ad quilli da Sanseverino, aciò che
non lo trafugasseno. Manderay pur quello tuo che se intenda cum dicto podestà e
capitaneo; et in questo usa presteza et bono ordine et modo, perché troppo desideramo
haver dicto Francesco et deinde avisarane como haveray facto. Ala parte del Pisano tu hay
facto ben ad lassarlo. Ala parte de quello ofitiale del porto del Tovo che no ha voluto
restituire li dinary a quelli Schiacconi, segondo che havevamo ordinato et scripto, volimo,
se cossì è como tu ne scrivi, che subito, ala receputa dela presente, tu mandi per luy et
subsequenter 264r tu lo faci destinire et mettere im presione et non lo relassi senza
nostra licentia, et questo per dargli intendere che vogliamo essere obediti. Ala parte de
quello famiglio del Sfoyoso, inteso quanto tu ne scrivi, ne piace lo aviso et volimo che tu
retengni dicto famiglio, non lo relassando senza nostra licentia, al resto provederimo como
ad nuy parerà. Ala parte deli cavallarii et cussì dele lettere quale rechiedete, alias ve
responderemo.
Cremone, die xxx octobris 1451.
Cichus.
1065
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL DISTRETTO DI NOVARA DI PRESTARE OGNI
AIUTO AL PODESTÀ PER LA CATTURA DI UN OMICIDA
Capitaneo districtus Novarie.
(1451 ottobre 30, Cremone).
Nuy scrivimo al nostro podestà de Novara, che cum tua intelligentia et adiuto cerchi per
ogni modo et via, et caute et prudenter haver in le mane uno homicida, del quale seray da
luy informato. Pertanto volimo et te commettimo che subito, ala receputa dela presente, tu
te retrovi cum dicto podestà et trambiduy usati tale cautione et industria che dicto homicida
se habia segondo che ad esso podestà più pinamente a havimo scripto.
Data ut supra.
Cichus.
a Così in A.
1066
469

FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PIETRO ACCEPTANTE CHE GIACOMO DA SAN GENESIO, GIÀ
SPENDITORE DELLA CASA DUCALE, PUÒ FARE RITORNO A CASA SUA E ORDINA CHE VENGANO
ANNULLATE TUTTE LE GARANZIE PRESTATE.
Petro de Acceptantibus.
1451 ottobre 30, Cremone.
Perché siamo contenti che Iacomo da San Genesio, quale altre volte fo venditore della
casa nostra, possa retornare a repatriare a casa soa et habiamoli concesso licentia,
remanimo contenti et cossì te committiamo che faci canzellare et annullare liberamente
tutte quelle securitate che luy dedi a Lode et altrove per la casone del formento, quale noy
remettessimo et havesti nele mano toe. Ita che dicte securitate may non habiano a patire
alchuna molestia per questo, però che Iacomo de Francesco da San Zeneso ne fa
secureza per luy de fare quanto bisognasse essere facto. Et in questo fa non intervengha
veruna contradicione né manchamento.
Cremone, xxx octobris 1451.
Cichus.
Supradictus Iacobus Francisci de Sancto Genesio fecit dictam securitatem in presentia
domini Iohannis Simonette secretarii et Bonifatii de Alliprandis canzellarii.
1067
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO DA VARESE, UFFICIALE DELLE BOLLETTE, CHE LASCI
PUR LIBERI QUEGLI SCHIAVONI FATTI DA LUI RIARRESTARE, PERCHÉ SI SONO FERMATI
SOLAMENTE PER RIAVERE LA LORO ROBA.
1451 ottobre 31, Cremone.
264v Antonio de Varesio, officiali bullectarum Papie.
Inteso quello ne hay scripto de quilli Schiavoni, quali da poy la liberatione soa ne sonno
restati lì etiam quatro zorni et li quali, per la suspictione hay havuta di loro hay facto
retinire, ti dicimo che non debbi maravigliarti dela loro dimora, perché sonno restati per
retrovare et rehavere certa sua robba. Ti comendiamo bene di quello hay operato verso
loro, perché demostri la fede et affectione toa verso nuy, ali quali siamo contenti li daghi
libera licentia et li faci andar con Dio per li facti loro.
Data Cremone, die ultimo octobris 1451.
Iohannes.
1068
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO DE ODIS DI FAR RESTITUIRE LA CAVALLA, TOLTA AL
PORTATORE DELLA LETTERA, DA UN UONO D’ARME ALLOGGIATO A ROMANENGO.
Francisco de Odis.
(1451 ottobre 31, Cremone).
Ne ha scripto el spectabile messer Iacomo Antonio Marcello che per uno nostro homo
d’arme logiato lì a Romenegho fo alli dì passati tolta una cavalla al portadore delle
presente da Offanengo, et proinde richiede gli sia fatto la restitucione come è iusto e
ragionevele. Pertanto volimo che subito, segondo ve sarà data la informatione, faciati
470

estituire dicta cavalla senza veruna exceptione, admonendo quilli nostri homini d’arme che
se abstengano dale robarie, altramente li darimo ad intendere che non fanno bene.
Data ut supra.
Iohannes.
1069
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI COMO DI DARE A GIOVANNI LANDRIANI,
CASTELLANO DEL CASTELLO GRANDE DI BELLINZONA, QUANTO ANCORA DEVE RICEVERE PER
POTER RIPRISTINARE LE VETTOVAGLIE.
1451 ottobre 31, Cremone.
265r Thome de Bonomia, commissario Cumarum.
Nonobstante che per altre nostre littere habiamo scripto al Referendario et Thexaurerio de
quella nostra cità, che debiano satisfare integramente a Iohanne da Landriano, castellano
del nostro castello grande de Berinzona, de tucto quello resta ad havere de l’anno presente
per le paghe soe, tamen pare che essi non gli faciano la dicta satisfatione integramente,
ma como gli pare a loro, taliter che dicto castellano non pò fornirse segondo li suy bisongni.
Et perché etiandio nuy li habiamo ordinato ch'el debia rehavere alcune monitione nostre
d'esso castello insiema quale luy ha consumato, et le quale siamo informati non le poderà
recatare se non ha la sua dicta satisfatione integra, ti commettiamo et volimo che provedi
che dicto Referendario et Thexaurero faciano subito contento dicto castellano dele dicte
paghe sue, aciò che possa recuperare dicte nostre munitione et deinde supplere al
bisongno suo. Ali quali però nuy ancora scrivemo opportunamente.
Cremone, die ultimo octobris MCCCCLI.
Cichus.
1070
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI COMO DI DARE QUANTO
ANCORA SPETTA DEL SALARIO SUO A GIOVANNI LANDRIANI, CASTELLANO DEL CASTELLO GRANDE
DI BELLINZONA.
Referendario et Thexaurario Cummarum.
(1451 ottobre 31, Cremone).
Licet per altre nostre littere ve habiamo scripto che dovesti satisfare integramente ad
Iohanne da Landriano, castellano nel castello grande dela terra nostra de Birinzona, de
tucto quello restasse ad a dovere havere per l'anno presente dele paghe soe, aciò potesse
supplire al bisongno suo et anche recuperare alcune monitione nostre, quale luy ha
consumato, tamen cum displicentia havimo inteso per querella d'esso castellano che non
lo satisfaciati integramente, ymo como pare ad vuy. Per el che non pò fare quanto li
havimo nuy commisso et ordinato. Pertanto vi committiamo et volimo che subito debiati far
contento dicto castellano integramente di quanto resta ad havere b per le dicte sue paghe
per questo hanno presente, senza veruna difficultate et exceptione, perché possa fornire
dicto nostro castello de ciò che gli bisongnio et recuperare dicte monitione, el che è nostra
intentione. Et in questo faciti non intervenga mò più manchamento alcuno, quale ne saria
molesto.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue dovere scritto in interlinea.
b Segue dicto castellano depennato.
1071
471

FRANCESCO SFORZA ORDINA AD ANTONIO TRECCO DI DARE A FOLIGNATE, CASTELLANO DELLA
ROCCA DI PIZZIGHETTONE, LA SUA PAGA D’AGOSTO, ANCHE IN ASSENZA DI BOLLETTE.
1451 ottobre 31, Cremone.
265v Antonio Trecho, thexaurario Cremone.
Nonobstante ch'el Fulignato, nostro castellano dela rocha de Pizechetone, non habia, né
possa havere de presente le bollecte dela paga d'agosto proxime passato per la morte deli
raxonati et scriptori dela corte nostra, volimo però che tu daghi a dicto Fulignato la dicta
paga d'agosto, perché, siando cessata la peste a Milano, como è per la Dio grazia,
attenderimo ad remettere dicti rasonati e scriptori, et seranno facte ogni bullette et scripture
opportune superinde.
Data Cremone, die ultimo octobris MCCCCLI.
Cichus.
1072
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PARMA CHE HA
DESTINATO SUO FRATELLO CORRADO AL GOVERNO DI QUELLA TERRA SUBENTRANDO AL
LUOGOTENENTE LIBERIO TORNATO A CASA SUA.
Referendario et thexaurario Parme.
1451 novembre 1, Cremone.
Per l'andata, che intende fare de proximo el spectabile cavalero messer Liberio, nostro
locotenente, lì verso le parte de casa soa, considerando quanto importano al stato nostro
le cose nostre di là, habiamo deliberato mandarci là Conrado, nostro fratello, al governo de
quello nostre parte. Et però vogliamo, et cossì ve commandiamo che da, mo' inanti, non
debiati più respondere dela provisione al dicto messer Liberio per il tempo a venire. Ma per
il passato restamo bene contenti et cossì ve conmendiamo che lo debiati contentare et
satisfare integramente et cum celerità de tutto quello restasse ad dovere havere, aciò ch'el
possa mettersi in ponto per andare a casa sua predicta. Per lo avenire vero,
incommenzando al dì presente, vogliamo et commandiamovi che debiati respondere de
dicta provisione al prefacto Conrado,adiungendoli tanto più che vengha ad havere cento
fiorini da soldi xxxvii per fiorino el mese, deli quali gli responderete mensualmente senza
veruno manchamento, fin et per tutto quello tempo che dicto Conrado restarà in quelle
dicte parte, aciò che l'habia da poterse substenere, et in questo fareti non intervengha
exceptione né manchamento veruno.
Cremone, primo novembris 1451.
Franciscusfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1073
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SIGISMONDO MALATESTA DI AVER APPRESO DALLA SUA LETTERA
CHE FEDERICO È PASSATO CON IL RE D’ARAGONA E DI LUI HA LA STESSA OPINIONE CHE HA
SIGISMONDO. SPERA COMUNQUE CHE AL RITORNO DI FRANCESCO CUSANO , SUO FAMIGLIO,
POSSA AVERE MAGGIORI NOTIZIE DI DETTO FEDERICO,
472

266r Domino Sigismondo Malateste.
1451 novembre 1, Cremone.
Respondendo ad una lettera dela signoria vostra de dì xxiii del passato, per la quale ne
certificati ch'el signor domino Federico è conducto cum el re de Ragona, et cetera, dicemo,
como etiamdio havemo dicto a boccha a ser Luca vostro, quale de ciò per parte dela
signoria vostra ne ha parlato, che deli facti del dicto signor domino Fedrico ne credemo
hormay qulleo a ne crede la signoria vostra, nonobstante ch'el ne habia facto dire et
scrivere ch'el non è con nissuno, et ch'el è in soa libertà. Ma l'apto, che ha usato don
Iacomo Ferraro in andarsene insalutato hospite nelli suoy terreni, ne fa etiandio più credere
ch'el dicto signore habia pigliata altra via, perché siandose dicto don Iacomo partito nella
forma ch'el è partito, non seria andato a casa del signor domino Fedrico quando el terreno
suo fosse stato cossì ala devotione nostra, como è quello dela signoria vostra. Como el se
sia, nuy expectiamo de dì in dì la venuta de Francesco da Cusano, nostro famiglio de
quelle parte, per lo quale semo certi deli facti del dicto signor domino Fedrico, restaremo a
pieno informati. Et secondo le cose seranno disposte, cossi se pigliarà partito, et de tucto
la signoria vostra haverà notitia, et non dubitamo ch'el partito serà tale che la signoria vostra
ne restarà contenta.
Data Cremone, primo novembris 1451.
Iohannes.
a sta per quello
1074
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BARTOLOMEO COLLEONI DI MANDARGLI NELLA MATTINATA DEL
GIORNO DOPO IL SUO CANCELLIERE LANCILLOTTO DA PARMA O NON ESSENDOCI LUI ,UN ALTRO
CANCELLIERE.
Bartholomeo Cogliono.
1451 ottobre 31, Cremone.
Piazane mandare qui da nuy domane da matino Lanzaloto da Parma, vostro canzillero,
essendo luy lì, ma non gli essendo luy, mandatine per ogni modo uno cancillero deli altri
vostri, quale ve piacerà, per alcune cose che ne occorreno al presente.
Data Cremone, die ultimo octobris 1451, hora quarta noctis.
Cichus.
473

1075
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI CONSOLI AL COMUNE E AGLI UOMINI DI VALLESESIA CHIEDENDO
LORO DI DARE UN CARRO CON DUE PAIA DI BUOI PER I LAVORI DEL CASTELLO DI MILANO.
1451 ottobre 31, Cremone.
266v Consulibus comuni et hominibus Vallissicide.
Non havendo noy minore confidentia et fede in voy che in alchuni altri subditi et servitori
habiamo al mondo, et havendone tutti l'altri nostri subvenuto et adiutato al lavorerio del
nostro castello de Mediolano et de presente subvenendone per tri mesi a venire del
paghamento de carri a rasone de 30 fiorini d'oro per carro el mese, ce siamo deliberati
richiedere anchora vuy. Et cossì ve richiedemo che ce vogliati aiutare al lavorerio del dicto
castello tanto utile al stato nostro, che doveti reputare vostro, cum uno carro fornito de doa
para de bovi, como ve dirà a bocha per nostra parte più latamente lo egregio doctore
messer Baptista dal Borgo, nostro commissario, al quale credereti sopra ciò quanto ala
nostra persona propria.
Cremone, ultimo octobris 1451.
Cichus.
1076
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BATTISTA DE BURGO DI AVER SOLLECITATO I COMUNI E GLI
UOMINI DELLAVALSESIA A CONTRIBUIRE CON UN CARRO E DUE PAIA DI BUOI PER LA
COSTRUZIONE DEL CASTELLO DI MILANO.
Domino Baptiste de Burgo.
1451 ottobre 31, Cremone.
Non havendo noy minori cofidentia et devocione in li nostri comuni et homini de Valcessa
che in qualunche altri nostri subditi et perfectissimi amici et non dubitando noy che sarano
cossì caldi et ferventi ad ogni bene et conservacione del stato nostro quanto li altri che più
ne amano, volimo che per nostra parte gli richiedati et inducati a paghare uno carro fornito
con doe para de bovi per lo lavorerio del nostro castello de Mediolano, como fanno li altri
nostri che paghino per tri mesi proximi a venire a raxone de xxx fiorini d'oro el mese per
ciaschuno carro. Et cossì richiedendoli, siamo certi lo farano voluntera perché il nostro
bene è suo proprio, como etiam gli scrivemo per nostre lettere.
Cremone, ultimo octobris 1451.
Cichus.
1077
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SIGISMONDO PANDOLFO DI AVER RICEVUTO DAL RE DI SPAGNA
UN “BARBARESCO” E UN ALTRO DAL RE DI BARBERIA . QUELLO DEL RE DI BARBERIA GLI VERRÀ
PORTATO DAL FAMIGLIO DUCALE GALUPPINO, COME GLI HA RICHIESTO VENTURA DA
MONTERICARDO, LUOGOTENENTE DI LODI.
267r Domino Sigismondo Pandulfo.
1451 novembre 1, Cremone.
El serenissimo re de Spagna più dì passati ne mandò a donare uno barbaresto et el re de
474

Barbaria un altro, de quali ne donassemo uno, cioè quello de Hispagna ad Belforte da
Fermo. Et perché Ventura da Montericardo, nostro locotenente in Lode, ne ha richiesto uno
per vostra parte, ve ne havemo compiaciuto volontieri et ne mandiamo quello de Barbaria
per Galuppino, nostro fameglio,, exhibitore dela presente, certificando la signoria vostra
che questo è uno buono cavallo, perché oltra che l'è corridore è ancora gagliardo e ha
bona persona per fare altro et quell'altro de Belforte ha buttato una fedora. Apparechiato
ad li piaceri dela vostra signoria.
Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1078
FRANCESCO SFORZA RIBADISCE AGLI ANZIANI E AL VESSILLIFERO DI LUCCA DI ESSERE
D’ACCORDO CON I FIORENTINI E COL SIGNORE DI PIOMBINO SULL’ALLARGAMENTO DEI CONFINI DI
“MAGISTRO” GIOVANNI, MEDICO, RELEGATO DALLA CITTÀ.
1451 novembre 1, Cremone.
Ancianis et vexillifero iusticie comunis Luchani.
Inteso quanto le vostre magnificencie ne hanno scripto alle nostre respondendo circha el
facto de magistro Iohanne, de magistro Iacomo, medico, relegato fuora de quella vostra
cità, dicimo che non havimo già richiesto che dovesse le magnificencie vostre ampliargli le
confine perché per quello ne havesse a reussire manchamento, né detrimento veruno al
stato vostro, né alle cose vostre. Imo essendo noy certificati che esso è bona persona et
diportasse nella cità de Fiorenza honestamente et in dicti et in facti verso quella vostra cità
et citadini et più quanto ve fosse grato et piacere, voluntera retornaria in la grazia de quelli
citadini et seria contento de repatriare, noy ve scripsimo quanto le magnificencie vostre
hanno visto. Hora mò, pur considerato che ad instancia delli excelsi signori Fiorenti a et
cossì del signore de Piombino le magnificencie vostre le ampliarano dicto confine segondo
che per le soe ne scrivano, se mettessimo noy per constare che le prefate vostre
magnificencie ne dovessero compiacere, non havendo per questo ad intervenire mancha-
mento né preiudicio veruno ale cosse et stato vostro, quale havimo caro non mancho ch'al
nostro proprio. Et però, parendo ale vostre magnificencie podergli ampliare dicte confine
senza alchuno preiudicio loro, confortiamole et preghamole vogliano compiacere, el che
haverimo noy molto caro et grato, offerendosse noy apparechiati a tutti li piaceri vostri.
Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
a Così in A.
1079
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO TRECCO DI VOLER DARE LO STIPENDIO DEI MESI DA
MAGGIO A SETTEMBRE A FOLIGNATO ,CASTELLANO DELLA ROCCA DI PIZZIGHETTONE
NONOSTANTE NON VI SIANO LE BOLLETTE .
267v Antonio Trecho.
1451 ottobre 31, Cremone.
Nonobstante ch'el Folignato, nostro castellano dela rocha de Pizichetone, non habia né
possa havere al presente le bollette del pagamento deli mesi de mazo, giugno, luglio,
agosto et septembre proximi passati, per la morte deli ragionati et scriptori dela corte
nostra, volemo adunque che tu satisfaci dicto Folignato del pagamento deli dicti mesi,
nonobstante non habeno bollette. Pur essendo cessata la peste ad Milano, come è per la
475

Dio grazia, attenderemo ad rimettere dicti ragionati et scriptori et seranno facte ogni
bollette et scripture opportune superinde.
Datum Cremone, die ultimo octobris 1451.
Cichus.
1080
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A FILIPPO DE SCOZIOLIS DI ANCONA CHE NON PUÒ
PRETENDERE CHE LA COMUNITÀ DI CASTELLAZZO PAGHI 30 DUCATI D’ORO AL MESE PER UN
CARRO, SE CON LEI HA CONVENUTO CHE PAGHI TRENTA BISLACCHI MENSILI.
Filippo de Scotiolis de Ancona.
1451 novembre 1, Cremone.
Ne ha facto significare la nostra comunità dal Castelazo, che siandose convenuta con ti
fina al castello de Mediolano et concluso de pagare li carri del nostro lavorerio del castello
a rasone de trenta bislachi el mese per carro, mò se maraviglia che tu gli rechiede trenta
ducati d'oro per carro el mese, et de questo se grava, rechidendone che le conventione
havute cum ti se debbano observare e mantinire. Et parendone honesta la soa rechiesta,
volimo, se cossì è che tu haby convenuto cum sì per trenta bislachi el mese per carro, che
tu non gli togli più como li trenta bislachi per l'avenire, ordinando cum li deputati a
rescodere tali denari, che non gli togliano se non li trenta bislachi, como è dicto.
Data Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1081
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL LUOGOTNENTE DI PESARO PER IL PESSIMO
COMPORTAMENTO AVUTO CON GIACOMO FERRARO E I SUOI RICORDANDO CHE IN TAL MODO GLI
HANNO FATTO PERDERE QUELL’UOMO E I DENARI E LA ROBA CHE GLI AVEVA DATO.
268r Locumtenenti Pisauri.
1451 novembre 2, Cremone.
Con grande displicentia havemo inteso li modi che sonno stati servati et tenuti verso misser
Iacomo Ferraro et li altri suoi per voi et per l'altri officiali di quella ciptà, che quanto honore
et utile ne habiate facto ad farne perdere quello homo et li denari et roba li haveamo dati,
volemo che lo considerate molto bene, advisandovi però che lo terremo bene ad mente
quelli che non serveno et cusì quelli che ne diserveno et cum lo tempo gli ne renderemo
buono merito et recordaremone de questo danno ricevemo per li vostri et loro boni
deportamenti verso li nostri et della vergogna et mancamento ne avete facta ad questa
volta. Insuper volemo che, essendo satisfacti quelli nostri homini de quello che
debitamente degono havere dal dicto misser Iacomo, li faciate restituire ogni cosa del suo
ut non addatur malum malo.
Data Cremone, die secundo novembris 1451.
Cichus.
476

1082
COPIA DELLA LETERA SCRITTA DA GIACOMO FERRARIO AD ANTONIO PESCO NELLA QUALE GLI
NARRA LE VICESSITUDINE A CUI FU SOTTOPOSTO DAL LUOGOTENENTE DI PESARO E DA GALTERI.
VIETARONO A LUI E AI SUOI DI USCIRE DALLACITTÀ E ANZI GLI PORTARONO VIA CAVALLI E
FRUMENTO TANTO CHE FU COSTRETTO A CHIEDERE IN PRESTITO UNA SOMA DI GRANO USCITO
DALLA CITTÀ SI PORTÒ DAL DUCA DI URBINO A CUI NARRO CIÒ CHE GLI ERA TOCCATO E DOVE
ASPETTÒ L’ARRIVO DELL’AMICO ANTONIO. MOTIVO PER CUI DECISE DI TORNARSENE A CASA
SUARIFIUTANDOSI DI METTERSI AL SERVIZIO DIALTRI COMPRESO IL DUCA DI MILANO.
Copia directiva Antonio de Pesco.
1451 ottobre 23, Urbino.
Io misser Iacomo te saluto. Adviso te come lo locotenente de Pesaro et ser Galterii haviano
facto vetare ad le porte de Pesaro che non potesseno uscire li cavalli dela persona mia et
da poi in capo de parechi dì farò fare uno comandamento che non potessero uscire li
cavalli del omini d'arme et io andando ad lo locotenente ad domandare che volea dire
questo novo comandamento, mi rispose che lo feva fare ad petitione de misser Ganteri et
ser Ganteri me respondea che lo feva fare lo locotenente, perché volea che li contadini
fosseno securati delo pane et del vino che ne haviano dato nel tempo passato mò non
possendo fare altro allegando ch'io era homo del duca de Milano et che volessero lassare
li cavalli dela persona mia in dela stalla, ma non ci fu rimedio nissuno vedendo questo
fommo adosso ali cavalli miei la sera forono in acordo per vi cavalli et la matina venendo
ser Galteri Solimono ala stalla delo singnore essendo mò intro la stalla ser Galteri me ne
domandò un altro et io andando ad la bona fede neli diedi un altro; facto questo mandaro
ale porte che potessero uscire li cavalli miei et deli homini d'arme et trasire da po’ in capo
de tre o quattro hore feno fare uno comandamento contrario che non potesse uscire, siché
ad omne hora ne feano cose nove et dichiarandome che non me dariano più da vivere et io
andai ad madonna ad lamentarmi et la sua signoria mi rispose che li recresciva et che volia
parlare ad lo locotenente et vedendomi male reparato mandai ad lo locotenente se mi ne
volesse fare uscire li miei cariaggi quello poco che me è avanzato, et esso mi fe’ fare la
licentia che potesse uscire fuora et gendo cercando per la terra chi mi volesse prestare una
soma de grano o due per avere pane, perché io non ne havia, non sapea che mi fare.
Venne uno amico mio et dicemi che ser Galteri stando in casa del signore dicia volermi
tollere noia et lo liardello et barbotta che li parea bastasse quelli m'avia tolti per lo Dio
beato, che cusì dice che l'aviano consigliato li ciptadini che li cavalli de prima 268v non
erano sufficienti et se vedendo che ad ognora mi si facia novità nova et havea sospecto
non mi fusse facto pegio, come desperato mercordì matino montai ad cavallo con tucti li
miei et si me ne so venuto ad le ville di Orbino et contato ad lo signore conte de Orbino el
facto como è passato et decto ad la sua signoria ch’io voglio stare ad ragione se lo signor
duca me volesse far dire più una cosa che un’altra et per questo mi so fermato qui fino ala
venuta tua, perché mia intentione è de andarmene ad casa mia e de non volere servire
signore veruno d’Italia, salvo s’io non servisse la maestà del re de Raona, perché mi seria
ioco sforzato et pertanto voglio me recomandi al signore illustre duca et contali lo facto mio
come è passato et supplicare la signoria sua de gratia volermi donare questi cavalli de fare
acordare lo signore Alexandro de questo grano et vino che ho hauto dali vassalli suoi, lo
quale devito monta ducati 380 poco più o poco meno, et che la sua signoria non mi facia
tornare con questo mancamento ad casa e per questo fateli manifesto lo facto mio come è
passato. Voi sapete che è più de uno anno che so ad li servitii del duca de Milano et non
477

ho haute si non secento fiorini et sette armature et una giornea guarnita d’argento et
adesso la venuta fei ad Parma 40 fiorini avisandovi che per 70 cavalli vivi che ho tenuti, io
ho serviti ducati domilia cinquecento, siché non credo havere ad rifare cosa nissuna. L’altra
fiata ch’io hebi licentia dal duca non mi fe’ domandare cosa niuna de quello ne havia facto
dare. Respondendo alla signoria sua che sempre li serò servitore et pregare la sua signoria
mi voglia una carta de buona licentia et che me recomandate ad questi gentilhomini de
corte. Non altro.
Data in Urbino, adì 23 de octobris 1451.
Iacobo Ferrario milito.
1083
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO FERRARIO DI AVER LETTO QUELLO CHE HA SCRITTO AD
ANTONIO DEL PESCO CIRCA I GRAVI INCONVENIENTI ACCADUTIGLI A PESARO. IL DUCA AVEVA
DECISO DI INVIARGLI 500 DUCATI D’ORO TRAMITE ANTONIO DEL PESCO E ATTENDEVA DAL
FRATELLO ALESSANDRO GIUDIZIO SULL’AFFIDABILITÀDI ANTONIO . NEL FRATTEMPO È
SOPRAGGIUNTA LA LETTERA CON CUI GIACOMO DICE DI AVER DECISO DI TORNARSENE A CASA
SUA, CON DISPIACERE DEL DUCA. MANTENENDO TALE PROPOSITO EGLI DEVE ASSICURARE CHE
NON SI ALLEERÀ CON NESSUN SIGNORE ECCETTO IL RE D’ARAGONA.
Iacobo Ferrario.
1451 novembre 1, Cremone.
Havemo veduto una lettera quale havete scripta ad Antonio del Pesco, nostro compagno,
et inteso per quella li modi tenuti per quilli nostri da Pesero verso noi et li vostri, ne dicemo
ne havemo hauto grande dispiacere et meravigliamone che verso noi siano stati facti
questi tali portamenti quale devete essere certi che siano stati contra la volontà nostra,
perché sapete che noi sempre ve habiamo amato come bono amico et fratello et pure al
presente noi haveamo deliberato et ordinato de mandare cinquecento ducati d’oro et non è
restato per altra cagione si non che noi haveamo scripto al magnifico misser Alexandro,
nostro fratello, che n’avisasse se questo Antonio, nostro compagno, era fidato per mandare
dicti denari vel ne et aspectando noi decta resposta, è sopragionta la dicta vostra lettera
per la quale voi dite che in ogni modo havete deliberata andare ad stare ad casa vostra, la
qualcosa, come havemo decto ad voi è molestissima. Nondimeno quando habiate al tucto
deliberato andare ad casa vostra, como scrivete, per satisfare ala richiesta et volontà
vostra, semo contenti possiate andare ad casa vostra cum hoc che voi non ne possiate
conzare né assoldare con nissuno signore et persona et sia chi se voglia fuora del reame
de Napoli reservato con la maestà del Re de Raona. Et se per noi vedete si possa fare
cosa ve sia grata, vogliate advisarne perché haverimo caro de compiacervi et farve cosa
grata per lo amore et affectione vi portamo per le virtù vostre et perché semo certissimi ne
havete sempre amato et amate singulariter.
Datum Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1084
FRANCESCO SFORZA AFFIDA AL LUOGOTENENTE DI LODI LA VERTENZA PER UN CAVALLO TRA
ANTONIO LANDRIANI E CASTAGNOLA, CONNESTABILE DEL COLLEONI.
269r Locumtenenti Laude.
1451 novembre 1, Cremone.
478

El vertisse una differentia tra lo spectabile Antonio de Landriano et Castagnola, conestavile
del magnifico Bartolomeo Colione, de uno cavallo et per schifare scandolo omni
conveniente che de ciò havesse forse ad sequire, havemo rimesso questa tale causa in le
mano tue. Et cusì per questa te a la commettemo facendo per modo che veruna dele parte
se possa iustamente querelare et daragli presto expeditione.
Data Cremone, die primo novembris 1451.
Cichus.
a Segue la in interlinea.
1085
FRANCESCO SFORZA INFORMA BARTOLOMEO COLLEONI DI AVER AFFIDATO LA CONTROVERSIA
TRA ANTONIO LANDRIANI E IL CASTAGNOLA AL LUOGOTENENTE DUCALE DI LODI, DAVANTI AL
QUALE DEVONO PORTARSI LE DUE PARTI.
Bartolomeo de Colionibus.
1451 novembre 1, Cremone.
Per difinire la differentia et controversia che vertisce fra lo spectabile Antonio de Landriano
et lo strenuo Castagnola, vostro conestabile, havemo commesso dicta differentia al nostro
locotenente de Lodi. Pertanto volemo, hauta questa, debiate ordinare et commandare al
dicto Castagnola che vada ad Lode ad difendere et dire le sue ragione dinanzi al dicto
locotenente, dove serà anque el dicto Antonio. Et questo fate non manchi.
Data Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1086
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A TESEO DA SPOLETO DI FAR DARE, SU PEGNO, VINO AI SOLDATI.
Theseo de Spoleto.
1451 novembre 1, Cremone.
Volemo che tu faci dare del vino ad li huomini d’arme dela squadra del magnifico Corrado
nostro fratello, sopra li loro pegni, come hanno l’altri nostri soldati.
Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1087
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENARIO DI PAVIA FACCIA DARE DI CHE VIVERE AL SUO
FAMIGLIO SASSO.
Referendario Papie.
1451 novembre 2, Cremone.
Volemo che tu facci provedere che Sasso, nostro fameglio, habia da vivere et che non li
manchi niente.
Cremone, ii novembris 1451.
Cichus.
1088
479

FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL LUOGOTENENTE DI LODI LA RISPOSTA DATA A SIGISMONDO,
E CIOÈ, CHE L’ANDARE E IL RIMANERE PRESSO DI LUI “È IN TUA LIBERTÀ”
Locuntenenti Laude.
1451 novembre 1, Cremone.
Ser Ventura, havemo riceuta la tua lettera et inteso quanto ne scrivi circa la imbasiata et
rechiesta, ne ha facta ser Luca per parte del signor Sigismondo, che te voliamo rendere ad
la sua signoria. Dicemo che tu non ti devi gravare dela risposta li habiamo facta, perchè
non volemo dispiacere al dicto signor Sigismondo et incaricarne noi per discaricare ti, ma
quello li havemo dicto, volemo sia vero: che lo andare et lo stare sta ad voi, et non solo ti.
Ma, se la signoria sua ne ricercasse uno o più deli nostri ad noi carissimi per piacere alla
sua signoria, noi gli lo mandaressemo de bona voglia. Sichè lo andare et lo stare è in tua
libertà.
Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
1089
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL SEPRIO DI NON FA PAGARE A GIOVANNI DA
CREMONA ALTRE SPESE.
269v Capitaneo Seprii.
1451 novembre 2, Cremone.
Havendo Zohanni da Cremona pagate le spese che li furono facte in pregione, volemo che
tu non li facci pagare nissuna altra spesa, anzi li facci ristituire ogni cosa del suo,
liberamente.
Cremone, die ii novembris 1451.
Cichus.
1090
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL LUOGOTENENTE DI ALESSANDRIA DI ASTENERSI DAL VOLER
COSTRINGERE L’UOMO D’ARME DOMENICHINO DEGLI AGULARI DI ALESSANDRIA A PAGARE LA
PARTE DEL SUSSIDIO, ANZI GLI ORDINA DI RESTITUIRE TUTTO QUANTO GLI FOSSE STATO PER CIÒ
TOLTO.
Locumtenenti Alexandrie.
1451 novembre 1, Cremone.
Domenichino deli Agulari de Alexandria, nostro homo d’arme, se lamenta che voi lo volete
constrengere ad pagare la parte sua delo subsidio che ne fa quella nostra comunità, dela
qualcosa ne maravigliamo assai, perché non ne pare honesto né conveniente che li nostri
soldati debiano contribuire per la rata loro tamen al vostro subsidio. Et pertanto volemo
provediate per tal forma che lo dicto Dominichino, per quella parte toca ad lui, non sia
gravato né dato impaccio alcuno, anque sia preservato exempte et libero. Et perchè ne
dice dicto Domenichino li havete facte torre certe panzere et altre cose per dicta cagione,
volemo, visis presentibus, li faciate restituire ogni cosa del suo che per la dicta cagione li
fusse stata tolta.
Data Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
480

1091
FRANCESCO SFORZA DICE AL PODESTÀ DI PESCAROLO DI NON CURARSI DELL’AMBASCIATA
FATTAGLI DA GIOVANNI.
Potestati Pischaroli.
1451 novembre 2, Cremone.
Havimo recevuto la toa lettera et inteso quello ne scrivi della ambaxiata te ha mandata a
dire Iohannes et della licentia ne domandi de volere mandare a fare la scuxa toa, restamo
del tutto advisati. Al che non dicimo altro, se non che lo lassi dire et non te curare de parole
el dica, neanche volimo mandi ad fare scuxa alchuna, ma s’el te mandasse a dire altro, fa
che ne siamo subito avisati.
Cremone, die secondo novembris MCCCL primo.
Iohannes.
1092
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SONCINO DI AMMINISTRARE GIUSTIZIA A
GIOVANNAZZO DA BOBBIO CONTRO L’UOMO D’ARME ANTONIO CAVALLO CHE GLI È DEBITORE DI
SOLDI.
270r Potestati Soncini.
1451 novembre 2, Cremone.
Iohannazo da Bobio, de quella nostra terra, presente exhibitore, ne dice dovere havere
alchuni denari da Antonio Cavallo, nostro homo d’arme, como da luy intenderay. Pertanto
volimo che, intese le raxone de l’ uno et de l'altro, debi ministrargli iustitia contra el dicto
Antonio, sichè l’habia il debito suo et cossì accadendo debacto né controversia alchuna fra
li homini de quella nostra terra et soldati, volimo faci raxone non guardando che siano
soldati, perché non volimo nissuno se toglia dala raxone, etiam se fosse Tristano, nostro
figliolo.
Cremone, ii novembris 1451.
Iohannes.
1093
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PIETRO DELLA MARASCA DI DARE AL CAMERIERE DUCALE
BOLDRINO I 6 DUCATI CHE GLI DOVEVA IL DEFUNTO GIRARDO, MAESTRO DELLA STALLA DUCALE.
Petro della Marascha.
1451 novembre 2, Cremone.
Siamo contenti et volimo che tu respondi et numeri a Boldrino, nostro camorero, quelli sey
ducati deli quali eri obligato a quondam Girardo, magistro della stalla nostra, per cagione
de quello bestiame che tu say. Numeragili adoncha senza contradictione alchuna.
Cremone, ii novembris 1451.
Cichus.
1094
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL COMMISSARIO DI OLEGGIO DI PORTARSI QUANTO PRIMA A
PALLANZA E A INTRA E A CONVINCERE GI UOMINI DEL LAGO MAGGIORE DI SBORSARE DENARO
PER IL “CARREZO” IN RAGIONE DI UN DUCATO AL GIORNO, E CIÒ PER TRE MESI. SI CHIEDA PUR
AIUTO AI FEUDATARI DEL LAGO.
481

Commissario Ulegii.
1451 novembre 2, Cremone.
Alias havimo richiesto ayuto per la refectione del castello nostro de Porto Zobia ali homini
nostri del Laco Maiore de uno carrezo, et perché, como credimo siati informato del bisogno
ne havimo al presente, volimo et ve commettiamo che, quam citius posseti, ve transferati et
andyati a quelle nostre parte del Laco Maiore et fareti capo ad Palanza et ad Intri, et li
fareti mettere ordine, modo et via che quelli nostri homini del Laco Maiore ve exburseno et
numereno il denaro de quello carrezo ad raxone de uno ducato al dì et per tre mesi, como
da noy seti alias informato ad bocha. Et per exequire questa nostra intentione, ve
concedimo auctoritate, possanza et baylia de procedere contra cadauno fosse che se
volesse che a ciò fosse renitenti etiam per pene pecuniarie da applicarse alla Camera
nostra. A quelli nostri feudatarii del Laco Maiore richiedereti ayuto per la dicta refectione
del nostro castello, como seti da noy informati, sopratutto fati ch'el denaro sia in ponto
presto.
Cremone, ii novembris 1451.
Cichus.
1095
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL VICARIO DELL’ARCIVESCOVO DI MILANO DI AVER
PROVVEDUTO , A RICHIESTA DEL CANCELLIERE DUCALE ZANNINO BARBATO, CHE VENISSE
CONCESSO A SUO COGNATO GIOVANNI VIGNOLA IL CHIERICATO DELLA CHIESA DI SANTA MARIA
DI COLZOLA. CHIEDE DI COMANDARE A TUTTI I FITTAVOLI E AI MASSARI DI DETTO CHIERICATO DI
PAGARE LE ENTRATE E LE ALTRE COSE SPETTANTI.
1451 novembre 2, Cremone.
270v Domino vicario reverendi archiepiscopi Mediolanensis.
Perchè ad instancia del nobile Zannino Barbato, nostro canzellero, habiamo facto
providere ad Iohanne Vignola, suo cognato, del chiericato della chiesia de Sancta Maria da
Colzola in la possessione del quale l'habiamo facto admettere, prefacta la debita et
solempne elletione. Pertanto ve confortiamo et vogliamo che, alla receputa de questa, a ciò
che la cosa passa cum honestate, faciati fare commandamenti in valida et opportuna forma
a tutti li fictabili et massari d'esso chiericato, che respondano integramente de tutte le
intrate et cose spectante ad esso chiericato a predicto Iohanne, liberamente et
nonobstante alchuna altra cosa che havesti facto fare in contrario.
Cremone, ii novembris 1451.
Iohannes.
1096
FRANCESCO SFORZA, INTESO CHE MOLTI DI QUELLA TERRA VANNO A CREMA E IN ALTRE
LOCALITÀ VENEZIANE E CHE DA CREMA NON SI PUÒ ENTRARE E USCIRE SENZA PERMESSO,
COMUNICA AI CONSOLI, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI ROMANENGO CHE INTENDE FARE
ALTRETTANTO PER CUI NESSUNO OSI ANDARE A CREMA SENZA LICENZA DEL PODESTÀ.
1451 novembre 2, Cremone.
Consulibus, comuni et hominibus Romenenghi.
Intendimo che pur alchuno, immo molti deli homini de quella nostra terra, vanno ad Crema
et in le altre terre della signoria de Venetia senza licentia de veruno nostro officiale, della
quale cosa ne maravigliamo assay. Et perché ad Crema non pò intrare né uscire persona
alchuna senza licentia de l'officiale de Crema, volimo anchora noy far lo simile
482

commandandove expresse, per la presente, che non sia persona alchuna et sia chi se
voglia che ausa, né presuma andare ad Crema senza licentia del potestate nostro de
quella terra, avisandone che se se trovarà alchuna persona che contrafacia ad questa
nostra voluntà, li darimo intendere haverà facto male ad non obedire li nostri
commandamenti et faremone tale punicione, che sarà exempio ad tutta Lombardia.
Cremone, ii novembris 1451.
Iohannes.
1086
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL PODESTÀ DI ROMANENGO DI AVERE AVUTO LO SCRITTO DEL
FIGLIO TRISTANO CON CUI LO INFORMAVA DEI MODI TENUTI DAL PODESTÀ CON QUELLI CHE
ANDAVANO A CREMA. IL DUCA LO ASSICURA CHE INVIERÀ UNA LETTERA A QUELLI DI ROMANENGO
CON IL DIVIETO DI ANDARE A CREMA SENZA LICENZA PODESTARILE.
271r Potestati Romenenghi.
1451 novembre 2, Cremone.
Havimo veduto quello hay scripto al magnifico messer Tristano, nostro figliolo, deli modi
tengono li homini nostri de quella terra in andare ad Crema senza licentia, et inteso etiam
le admonicione che più volte hay facto ad Domenico da Cassina, et cetera, del tutto
restamo advisati et commendiamote della toa diligentia et sollicitudine che hay usata et che
usi circha ciò et cossì te sforza fare per lo advenire, advisandote che per dicta casone noy
scrivimo per la alligata ad quelli nostri homini che non debiano andare ad Crema senza toa
licentia. Et cossì volimo che se alchuno deli dicti te richiederano licentia de andare ad
Crema, tu gli lha debbi concedere parendote che habia licita caxone et in questo facto vogli
bona advertentia et diligentia per modo che tu non possi essere inganato.
Cremone, ii novembris 1451.
Iohannes.
1087
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE DI PRENDERE
POSSESSO DEI BENI LASCIATI DAL DEFUNTO ANTONIO, DA BERTINO, SUO FIGLIOLO E DA
MAFFIOLO, TUTTI DEL MUSSO, BENI SPETTANTI ALLA CAMERA DUCALE E DI CUI IL PODESTÀ DI
DESIO HA FATTO UN INVENTARIO.
Magistris intratarum extraordinariarum.
1451 novembre 2, Cremone.
Ali dì passati noy scripsimo al nostro potestà de Dexio che havesse informacione et
facesse fare la descriptione deli beni relicti per quondam Antonio et Bertino, suo figliolo et
Maffiolo, tutti del Musso et deinde ne la mandasse in scripto, et cossì luy ha facto. Et
perché eravamo informati che li dicti beni, iure merito, aspectano alla Camera nostra,
volimo che, intesa la dicta descriptione, quale ve mandiamo introclusa, se li dicti beni
spectano alla Camera nostra, como è dicto, et faciati fare la apprehensione per la dicta
nostra Camera et non aspettandoli, non volimo gli sia facta novitate alchuna. Avisareti della
receputa de queste et como havereti facto superinde.
Cremone, ii novembris 1451.
Cichus.
483

1088
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI PRIORI DEL POPOLO, AL CONSIGLIO E AL COMUNE DI RIETI DI
AVER SEMPRE CERCATO DI AVERE PRESSO DI SÉ ”HOMINI RECTI , VIRTUOSI ET DABENE “. PER
QUESTO MOTIVO TIENE PRESSO DI SÉ ANGELO CAPPELLARI, LORO COMPATRIOTA, CHE EGLI
ADOPERA “IN LE COSE PIÙ IMPORTANTE AL STATO”.
1451 novembre 1, Cremone.
271v Prioribus populi, consilio et comuni Reate.
Per nostra natura sempre havimo havuto la virtute in precio et per consequente havimo
cerchato da havere homini recti, virtuosi et dabene appresso de noy, per opera deli quali le
cose nostre passeno cum bona iusticia. Questo dicimo perché, havendo bona et longha in
li nostri servicii et vera experientia della singulare virtute, bona iusticia et scientia delo
egregio doctore messer Angelo di Cappellari, vostro compatriotta, l'havimo continuo
desiderato appresso noy et cum summa et indubitata confidencia lo opperimo in le cose
più importante al stato nostro et per certo remagnino da ogni parte bene contenti et
satisfacti da luy, in modo che l'havimo carissimo cossì per le cose predicte, como etiamdio
perché de quella vostra citade havimo sempre havuto bonissimo concepto et desiderato il
suo bene, stato et honore et non altramente che quello delle nostre citade proprie,
considerata l'antiqua amicicia et reciproca benivolentia havimo cum essa. Per queste tutte
cose adoncha desiderando hav(e)rlo cum l'animo più repossato, l'havimo confortato et
inducto ad havere cum seco la donna sua et famiglia como è cosa debita e perché forse se
poterebe per questo pigliare qualche umbreza et admiratione, ho altro pensiero ad credere
d'essere privato al tutto d'esso messer Angelo, ve avisemo che non è cossì, anzi se de'
pensare et credere che questo suo essere appresso de noy è uno confirmare et
mantenere, immo acrescere la bona amicicia havimo cum quella vostra citade et al bene
d'esso messer Angelo. Et doveti reputare che quando è con noy sia lì con voy proprii per li
honori, beni, stato deli quali offerimo le nostre facultate, el stato e la persona propria, per la
quale reputarimo sia facti tutti li boni portamenti serano facti verso del prefacto messer
Angelo et de tutte le cose soe, perché le reputamo nostre proprie et cossì strectamente
sempre ve le recommmandiamo. Et a ciò crediati veramente che scrivimo questo
puramente et de bono core, havimo sottoscripto le presente de nostra propria mano.
Cremone, primo novembris 1451.
Cichus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit. a
a Segue missiva uguale alla precedente con testo interrotto e depennato.
272r Per nostra natura sempre havimo havuto la virtute in precio et per consequente
havimo cerchato da havere homini recti, virtuosi et da bene appresso de noy, per opera
deli quali le cose nostre passeno cum bona iusticia. Questo dicimo perché havendo bona
et longha in li nostri servicii et vera experientia della singulare virtute, bona iusticia et
scientia delo egregio doctore misser Angelo di Cappellari, vostro compatriotta, l'havimo
continuo desiderato appresso noy et cum summa et indubitata.....
484

1089
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GASPARE CONTE CHE VOLENDO GODERSI UNA BELLA CACCIA GLI
CHIEDE DI MANDARE A PAVIA A GRACINO DA PISCAROLO RETI E LACCI PER PORCI E CAPRIOLI.
Gaspari de Comite.
1451 novembre 4, Casal Maggiore.
Perchè deliberamo far una bella caza et intendimo che sey ben fornito de rete et de lazi, te
confortiamo et carichamo che tucte quelle rete haveriti da porci et da caprioli, li vogli
mandare ad Pavia et farli consignare a Gracino da Pischarolo, avisandote che te li faremo
restituire como saranno adoperati, in modo che non gli ne mancharà uno. Et ne fareti cosa
gratissima.
Data Casalismaioris, iiii novembris a MCCCCLI.
Cichus.
a novembris in interlinea.
1090
FRANCESCO SFORZA INFORMA GRACINO DA PISCAROLO DI AVER SCRITTO A FILIPPO VISCONTI,
A FRANCESCO E GUIDO VISCONTI A FILIPPO BORROMEO E A GASPARE DEL CONTE DI MANDARE
IN SUE MANI RETI PER PORCI .
Gracinio de Piscarolo
(1451 novembre 13, Casal Maggiore).
Perchè deliberamo far una bella caza, havimo scripto al conte Felippo Bonromeo, a meser
Filippo Vesconte, a meser Francesco et Guido Vesconti et a Gaspar del Conte che te
debiano mandare ale man toe tucte le reti da porci. Pertanto volimo mandandoli loro ad
torli, volimo che ne tegni conto et che subito ne avisi quanto saranno et quanto terreno
circundaranno.
Data ut supra.
Cichus.
Scriptum fuit In simili forma ut superius scriptum est Gaspari de Commite, omnibus istis
infrascriptis, videlicet:
domino Filippo Vicecomiti;
domino Francisco et Guidoni, fratribus Vicecomitibus;
domino Bartholomeo Vicecomiti;
domino Filippo Bonromeo.
Data ut supra.
1091
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MAGENTA DI INVENTARIARE E SEQUESTRARE TUTTI
I FRUTTI DEI POSSEDIMENTI CHE HA OTTAVIANO DELLA GURDIA A CORBETTA.
1451 novembre 4, Casal Maggiore.
485

Potestati Mazente.
Ti committiamo et volimo che, vedute le presente, subito faci invistigare tucti li fructi dele
possessione quale ha Octaviano dela Guarda in Corbetta et le faci sequestrare et tenere in
loco securo, fin a tanto te scrivirimo altro.
Data Casalis Maioris, iiii novembris 1451.
1092
FRANCESCO SFORZA ORDINA A DOMENICO DI PIETRASANTA E A FRANCESCO DA SIENA DI FARE
QUANTO DIRANNO LORO FILIPPO D’ANCONA E FRANCESCO DA MILANO.
1451 novembre 4, Casal Maggiore.
272v Dominico de Petra Sancta et Francisco de Senis.
Nuy scrivimo alcune cose a Filippo d'Ancona et a Iohanne da Mediolano circa il facto dala
guardia et governo de quello nostro castello, como da loro intendereti. Pertanto vogliamo et
cussì ve commettiamo che gli debiati credere et exequire quanto per loro vi sarà ordinato
et commisso quanto a nuy medesmi.
Data Casalimaioris, die iiii novembris 1451.
Iohannes.
1093
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A GIOVANNI DA MILANO E A FILIPPO D’ANCONA CHE I VENEZIANI
HANNO MANDATO AD ISPEZIONARE IL CASTELLO DI MILANO DA TUTTE LE PARTI E HANNO
CONCLUSO CHE È FACILE SCALARLO PER ESSERE POCO SORVEGLIATO. ORDINA PERCIÒ CHE SI
ISTITUISCANO GUARDIE, SOPRATTUTTO DI NOTTE E CON QUALSIASI TEMPO.
Iohanni de Mediolano et Filippo de Ancona.
1451 novembre 5, Casal Maggiore.
Per persone fidedegne semo stati avisati como Venetiani hanno mandato più volte a far
vedere quello nostro castello de Mediolano da tucti li lati et intendere et cognoscere se per
alcuno modo se potesse scalare et furarlo, et li è stato referito per quelli tali che gli hanno
mandati ch’è de facili per le male guardie che gli se fanno; maxime de presenti se pò
scalare et furare et tuorlo. Il che, havendo nuy inteso, havemo voluto darvene notitia ad ciò
che se provedi a bone guardie et se schifino li scandoli et inconvenienti che poriano
seguire per mala guardia. Et pertanto diriti per nostra parte a Domenico et Francesco da
Sena che voglia, de qui inanzi, far fare de nocte, ad ogni hora, bone guardie intorno a
quello nostro castello, non schifando tempo niuno cativo che intravenire podesse, perché,
come tu Zohanne say, nelli tempi fortunali et terribili se fanno li tradimenti et se metteno ad
exequcione li scalamenti, et vuy vogliatine ingegnare de sentire deli modi tengono et
tenerano in far fare le dicte guardie, acciò che, parendone ch'elli se portasseno
negligentemente, li possiate remediare, siché, per mala guardia, scandalo alcuno seguire
non possa; avisandone che, per l'alligata littera, li scrivemo che debiano credere et fare
quanto vuy gli diriti circha le guardie et governo de quello castello et avisatine deli modi
havereti dato.
Data Casalismaioris, v novembris 1451.
Iohannes.
273r Et de questo facto come per un'altra ve havimo scripto non vogliate fare
demonstratione alcuna né dire niente con homo che sia, et quello haveti a fare, fati
secretamente et con honesto et bono modo non monstrando de innovare cosa alcuna per
486

non dare suspecto a niuno et per schivare ogni inconveniente, et cetera.
Data ut supra.
1094
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO DI PRENDERE LUIGI DI
ALZATE CHE HA COMMESSO VIOLENZA CONTRO UN FANTE DEL CAPITANO. INFORMA DI NON AVER
DATO LICENZA DI PORTARE ARMI E SE ANCHE SUO FIGLIO TRISTANO LO AVESSE FATTO, TALI
LICENZE DISPONE CHE NON VENGANO OSSERVATE, NON POTENDO PORTARE GENERALMENTE
ARMI SE NON I FAMIGLI DUCALI O PERSONE DELLA CASA DUCALE. INFINE, VUOLE CHE QUELLA
PERSONA NOMINATA SUBITANO VENGA PRESA E MESSA NEL”CAMUZONO”: SE QUESTA AVESSE
LICENZA DI PORTARE ARMI CHIEDE CHE LO SI AVVISI.
Capitaneo iusticie Mediolani.
1451 novembre 5, Casal Maggiore.
Havimo recevuta la vostra lettera et inteso quello ne scriveti dello excesso ha facto, quello
Aluyso de Alzate contra quello vostro fante, la quale cosa havimo havuto in summo
dispiacere, perchè non volimo che nissuno fazi del signore nele terre nostre. Et pertanto ne
piace et cossì ve committimo debiati vedere cum quello honesto modo ve parerà de havere
nele mano lo dicto Aluyso, il quale destenuto, subito ne avisareti, non relaxandolo senza
nostra licentia. A quella parte de quelli diceti portano arma con licentia nostra et de
Tristano, nostro figliolo, in quella nostra cità, ve dicimo che noy ne maravigliamo de questo,
perché noy non havimo facte simile licentie de portare arme ad nissuno, neanche sapimo
che Tristano ne habia facta nissuna, et se bene ne havesse facte, non volimo le observate.
Pertanto attendeti pur ad fare l'officio vostro non lassando portare le arme ad nissuno,
salvo se non fossero o famigli nostri, o stessero in casa nostra, perché ad li nostri volimo
sia pur havuto respecto. Ceterum volimo che vuy ve informati con Iohanne da Mediolano et
Filippo de Anchona de uno nominato Subitano de quella nostra cità, il quale faci subito
destenere et mettere nel camuzono, ordinando che nissuno li parli et non lo relaxati may
senza lettera sottoscripta de nostra propria mano, respondendone de tutto, como havereti
facto Ma s'el fosse persona veruna che havesse da noy o da altri licentia in scriptis de
portare arme, volimo ce ne avisati chi sono quelli, havendo però advertentia alli soldati
venessero lì, ali quali non se faza, in questo, cosa nuova et insueta.
Ex Casalemaiore, v novembris 1451.
Cichus.
1095
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL TESORIERE DI CREMONA DI CONSERVARE ACCURATAMENTELA
ROBA DI RUGINALO.
273v Thexaurero Cremone.
1451 novembre 5, Casal Maggiore.
Volimo provediati che la robba de Ruginalo non se perda, perché forsi fosse scorso et
passato el tempo del paghamento, finché noy tornarimo ad Cremona che ve darimo
audientia, perchè Cicho, nostro secretario ne dice che vuy ne voleti parlare sopra questo
facto et altre cose.
Casalismaioris, v novembris 1451.
Cichus.
1096
487

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO MINUTI CHE GLI È STATO RICORDATO CHE
NELL’UFFICIO DELLE ENTRATE VI È BISOGNO DI CANCELLIERI E COADIUTORI, E GIÀ GLI È STATO
FATTO IL NOME DI GABRIELE DA PAGNANO, CHE “DICONO GIÀ GRAN TEMPO HAVERE SCRIPTO LÌ
AD QUELLO OFFICIO”.VUOLE CHE GLI DICA SE VE N’È DI BISOGNO E SE GABRIELE GLI PARE
SUFFICIENTE. VUOLE CHE GLI INCANTI VENGANO FATTI A MILANO.
Ser Antonio de Minutis.
1451 novembre 7, Parma.
N'è stato recordato che ad quello officio de l'intrate senno bisogno de cancelleri et
coadiutori, et siamo rechesti che vogliamo elligere et deputarli per uno Gabrielo da
Pagnano, il quale dicono già gran tempo havere scripto lì ad quello officio. Pertanto volimo
che ne avisi s'el gli n'è bisogno et quanto te pare sufficiente esso Gabrielo, se tu lo
cognosci. Ceterum, postquam per la Dio gratia, la peste è pur molto cessata, a nuy pareva
che li incanti, se hanno a fare, se facessero in Milano: pensali adoncha, deinde avisane de
quanto hareti deliberato fare et exequire.
Parme, vii novembris 1451.
Cichus.
1097
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GASPARE DA VIMERCATE DI AVERE APPRESO CON
“SINGULAR MOLESTIA” LA VOCIFERAZIONE SU DI LUI (DUCA). LA RITIENE FATTA “PER ARTE ET
ASTUCIA” DAI SUOI NEMICI E NE VUOLE UNA “RIGIDA PUNICIONE”.
Comiti Gasparri.
1451 novembre 8, Parma.
Como haveray inteso, heri giongessemo qua li illustre madona Biancha e signor marchese
de Mantoa et nuy con nostri figlioli, ove fossemo recevuti tanto honorevelmente et
letamente, quanto dire se potesse. Hogi matina, audita messa et lo sermone con
grandissima solemnità, per disinare siamo avisati per toe littere dela vociferacione facta de
nuy, dela qual ne havemo presa singular molestia per respeto deli nostri fidelissimi servitori
qualli siamo certi che de tale vociferacione haverano presa grandissima molestia. Hora, sia
como se voglia, nuy siamo qui tuti sani et lieti et de bona voglia et, quantunche crediamo
questa vociferacione essere facta per arte et astucia 274r de nostri nemici, pur
deliberamo che, contra li actori d'essa se ne faza una rigida punicione. Però ne pare, et
cossì te carricamo che, con ogni studio et diligencia toa, vogli investigare dove è proceduto
el fundamento d'essa vociferatione et contra li actori d'essa provedi d'essa sia facta
rasone, avisandote che havemo scripto al nostro capitaneo de iusticia che se intenda
tecco, et circa el retrovare et punire li principali dela dicta voce, faray quanto serà de
bisogno, aciò siano exempio ad altri de non referire voce false. Fra doy o tri dì ce partiremo
de qui et veneremo a Lodi.
Parme, viii novembris 1451.
Cichus.
In simili forma:
Consilio secreto,
Thome de Bononia,
Filippo de Ancona et Iohanne de Mediolano,
Capitaneo iusticie Mediolani.
Die suprascripta scriptum fuit domino episcopo Novariensi, quod veniat ad dominum
ducem, quia profectus est Ferrariam.
488

1098
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GASPARE DA VIMERCATE DI ESSERE GIUNTO A PARMA
CON UN FATICOSO VIAGGIO, CAUSA L’ACQUA DEL PARMA, CHE S’ERA SPARSA PER TUTTE LE
CAMPAGNE. E’ ANDATO A LODI E A CASALMAGGIORE E QUINDI, COME ACCENNATO ALL’INIZIO, È
ARRIVATO A PARMA. OVUNQUE L’ACCOGLIENZA È STATA FESTOSA.
Comiti Gasparro de Vicomercato.
1451 novembre 7, Parma.
Perché per altre nostre te avisassemo del nostro volere venire a Parma, mo' te avisamo
che siamo giunti qui a Parma, benchè ne sia stato fatigoso per respecto del'aqua dela
Parma, qual era cresciuta in modo che s'era spantigata per tucte queste campagne; pur
nondimeno siamo gionti qui como è predicto, senza mancamento alcuno et siamo ben
veduti da questi citadini quanto se potesse dire, et staremo qui tre o quatro dì al più, et poy
ne retornaremo a Lodi, siché de tucto questo te ne havemo voluto avisare. Circa la facenda
de quello amico, te avisamo che Nicodemo è venuto qui et domane o l'altro retornarà, et
per luy mandaremo a replicare in modo che la cosa speramo vegnerà ad havere loco.
Avisamote ulterius che iovedì proximo passato, essendo nuy ad Casalmaiore insieme con
la illustre madona nostra consorte, con grandi triumphi, et da nuy forano recevuti
honoratamente e con grande alegreza, et poy venere, dì sequente, la prefata marchesana
se partì, et nuy poy el sabato sequente con el prefato signor marchese venissemo verso
Parma et hogi, como è dicto, siamo gionti qua.
Parme, vii novembris 1451.
Cichus.
In simili substancia domino Conrado.
1099
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A FEDERICO DI MONFERRATO CHE IL 27 LUGLIO PRECEDENTE
È STATA “CONTRACTA VERA UNIONE” TRA MILANO E FIRENZE. DOVENDO OGNI PARTE NOMINARE
COLLEGATI, ADERENTI E RACCOMANDATI, IL DUCA HA SCELTO FEDERICO COME TALE. LO PREGA
DI RATIFICARE TALE SUA DENOMINAZIONE CON PUBBLICO STRUMENTO.
1451 novembre 9, Parma.
274v Domino Federico de Monte Feratio.
Como per doe nostre avisassemo la vostra magnificentia, a dì xxvii del mese de luglio
passato, fra la excelsa comunità de Fiorenza per una parte et nuy per l'altra, fo cellebrata
et contracta vera unione et strecta inteligencia et liga con certi pacti et capituli, trali qualli gli
n’è uno che, caduna d'esse parte debia nominare li suoi colligati,adherenti et recomendati,
et essi debiano per publico instrumento, per tucto el presente mese, ratificare la dicta liga
et quello se contene in essa. Et perché dal canto nostro havemo denominata la signoria
vostra per nostro colligato, adherente et recomendato, per observancia deli dicti capituli,
confortiamo et pregamo la signoria vostra li piaza ratificare la dicta denominacione per
publico insutrumento, segondo el tenore dela cedula qui inclusa, et mandarnela, aciò la
possiamo far presentare nel termine del mese presente, como siamo certi farà essa vostra
signoria.
Appresso la liga, qual,dì più fa, è tractata et praticata tra lo illustre signor duxe de Zenoa, la
excelsa comunità de Fiorentia et nuy, è conclusa et sigilata; siché ve ne avisamo ad
consolatione vostra.
Data Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
489

1100
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A LUDOVICO CAMPOFREGOSO CHE IL 27 LUGLIO SCORSO È
STATA CONCLUSA UNA LEGA TRA MILANO E FIRENZE CON VARI PATTI, TRA I QUALI QUELLO CHE
OGNI PARTNER DEVE SCEGLIERE I PROPRI ADERENTI E RACCOMANDATI. IL DUCA HA SCELTO LUI
COME TALE, E, COME TALE, DEVE, ENTRO IL MESE, FARNE RETIFICA CON PUBBLICO
INSTRUMENTO.
Domino Ludovico de Campofregoso.
1451 novembre 9, Parma.
Como sapeti, a dì xxvii del mese de luglio passato, fra la excelsa comunità de Firenza, a
per una parte, et nuy, per l'altra, fo contracta et celebrata vera unione et ferma inteligencia
et liga con certi pacti et capituli, trali quali gli n'è uno che cadauna d'esse parte debia
denominare li soi coligati, adherenti et recomandati, et essi debiano per publico
instrumento, per tucto lo presente mese, ratificare la dicta liga et quello se contene in essa.
Et perché, dal canto nostro, havemo denominata la vostra magnificencia per nostro
adherente et recomendato, per observancia 275r deli capituli, ve confortimo et pregamo
ve piaza ratificare la dicta denominacione per le terre et lochi vostri, per li quali haveti
ratificato doe altre volte: et questo vogliati fare per publico instrumento, segondo el tenore
dela b cedula qui inclusa, et mandarmela, aciò la possiamo far presentare nel termino del
presente mese, como siamo certi fareti.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
a Segue et nuy depennato.
b Segue lettera depennata.
1101
FRANCESCO SFORZA FA PRESENTE IL DILEMMA DI ANTONIO CONFALONIERI: RIENTRARE IN CASA
SUA, OVE ABITA IL COLLEONI, O RIMANERE IN VILLA, NONOSTANTE GLI ORDINI IN CONTRARIO. IL
DUCA LASCIA A SCEVA CORTI LA SCELTA DI UNO DEI CORNI DEL DILEMMA.
Domino Seve de Curte.
1451 dicembre 14, Lodi.
L’è venuto da Antonio Confanonero, citadino de quella nostra cità, quale ne dice che, per
l'ordine preso, vole essere astrecto insieme con li altri citadini nostri a retornare alla cità, et
stando el magnifico Bartolomeo Colione in la stancia soa, ne rechiede vogliamo providere
ch'el prefacto Bartolomeo spacia et expedischa la casa soa, o che luy possa habitare de
fuora a modo usato. Et quantunche mal voluntera faciamo contra l'ordine preso,
nondimeno, perché la soa richiesta ne pare honesta, ne pare, et cossì volimo provediati
che dele doe cose se ne facia una: overo ch'el prefacto Bartolomeo relaxi la casa al dicto
Antonio et gli ne sia proveduta de un'altra, overo ch'esso Antonio possa remanere de fuora
in villa liberamente et nonobstante alchuno ordine, fin a tanto ch'el porà intrare in casa soa,
como è dicto.
Laude, xiiii decembris 1451.
Iohannes.
490

1101
FRANCESCO SFORZA ORDINA A RAFFAELE PUGNELLO DI DARE A ONORATO GAETANO 25
DUCATI D’ORO.
Rafaele Pugnello.
1451 dicembre 14. Lodi
Volimo che tu debie dare et numerare a Honorato Gayetano ducati vinticinque d'oro.
Data Laude, xiiii decembris 1451
Franciscus Sfortia manu propria subscripsit.
Cichus.
1103
FRANCESCO SFORZA ORDINA A RAFFAELE PUGNELLO DI PORTARSI DA LUI DOMENICA .
275v Rafaeli de Pugnelis.
1451 decembre 18, Lodi.
Perché te havemo adoperare in alcune nostre facende, vogli essere qui da noy domane,
die dominico, per tutto lo dì qua, ad ciò che lunidì proximo tu possa andare dove te
ordinaremo. Et questo non manchi per quanto hay cara la gratia nostra.
Data Laude, die xviii decembris 1451.
Datis caballario, die sabatti hora vigesima.
Cichus.
1104
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FILIPPO D’ANCONADI DARE A BATTISTA DELLA CERVIA,
RAGIONIERE DEL CASTELLO DI PORTA GIOVIA, IL SALARIO DI TRE MESI PRIMA DI NATALE.
Filippo de Ancona.
1451 dicembre 18, Lodi.
Siamo contenti et volemo che tu debbi dare il salario de tri mesi ad Baptista della Cervia,
rasonato nostro del castello de Porta Zobia, li quali denari fa che li habia inanzi le feste de
Natale et non manchi. Et per più toa chiareza, havemo sottoscripta la presente de nostra
propria mano.
Data Laude, die xviii decembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1105
491

FRANCESCO SFORZA ORDINA A FILIPPO D’ANCONA DI FAR ARRIVARE SEI IMBARCAZIONI DI LEGNA
“PER USO ET MONITIONE DEL CASTELLO” DI MILANO CHE CONSEGNERÀ A FOSCHINO ATTENDOLI,
CASTELLANO DI DETTO CASTELLO.
Filippo de Ancona.
1451 dicembre 18, Lodi.
Siamo contenti et volemo che tu daghi et fazi condure nave sey de legne per uso et
monitione del castello nostro de Porta Zobia, le quale daray al magnifico Foschino delli
Attendoli, castellano del dicto nostro castello, et che ne dispona ad suo piacere.
Data Laude, die xviii decembris 1451.
Cichus.
1106
SPEZZONE DI LETTERA CON CUI FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA CAMERIO DI
RESTITUIRE I PORCI DI COMPIANO.
276r Petro Iohanni da Camereno.
[1451 novembre 7, Parma].
Siandoce stata refferita la resistentia fay in restituire quelli porzi da Compiano, ne
maravigliamo facci così poca extima deli nostri comandamenti. Pertanto te comandiamo
che, remossa ogni exceptione, li debbi subito restitui..... a
a La lettera è depennata.
1107
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI FARE, SE È POSSIBILE, DEI
PROVVEDIMENTI PER ARRESTARE LA PESTE A PONTECURONE.
277r Dominis de Conscilio secreto.
1451 novembre 9, Parma.
El nostro podestà de Pontecorone ne scrive como la mala pesta è saltata crudelmente in
quella nostra terra, secondo potreti vedere per le lettere, le quale mandiamo introcluse a
ciò che, parendovi poterli fare veruna provisione o riparo, gli la faciati.
Ex Parma, die viiii novembris MCCCCLI.
Cichus.
1108
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AGLI UFFICIALI DELLA SANITÀ, A LEONARDO BRUNELLI DA BRISSIO
E A MELCHIONE LANAVEGIA, ECONOMI DELLA CITTÀ DI MILANO DI ESSERE STATO INFORMATO DAL
SEGRETARIO DUCALE FRANCESCO MALETTA CHE L’UFFICIALE DELLE BOLETTE HA PRESSO DI SÉ
LIRE 574,8 E GABRIELE DA CORTE HA LIRE 886,8, DENARI TUTTI APPARTENUTI AL DEFUNTO
PREVOSTO DI SANTA TECLA. SICCOME FANNO DIFFICOLTÀ A CONSEGNARE DETTI DENARI, IL
DUCA HA ORDINATO AD ANTONIO MINUTI , REGOLATORE DELLE ENTRATE DUCALI, DI DARLI A
LEONARDO PER CERTE FACCENDE DUCALI, E SE L’UFFICIALE DELLE BOLLETTE E GABRIELE DA
CORTE FACESSERO DIFFICOLTÀ A CONSEGNARE DETTI DENARI SI RICHIEDA “EL BRAZO DEL
....EXECUTORE “ DUCALE.
1451 novembre 9, Parma.
492

Oficialibus sanitatis, necnon Leonardo Brunelli de Brissio et Melchioni Lanavegie iconumis
civitatis Mediolani.
Siamo avisati da Francisco Maletta, nostro secretario, como el nostro officiale delle bollette
ha appresso sè libre 574 et soldi 8 de imperiali, et Gabriele da Corte, nostro citadino
mediolanense ne ha libre 886, soldi 8, li quali denari tutti erano quondam del prevosto de
Sancta Teglia. Ali quali, perché intendiamo che fano alchune difficultate ad numerare dicti
denari, scrivimo per le alligate in opportuna forma. Et perché havimo ordinato cum ser
Antonio di Minuti, regulatore delle intrate nostre, che siano numerati ad ti, Leonardo, per
certe nostre facende, volimo et cossì ve commandiamo che subito vedute le presente,
presentando le dicte nostre lettere, sollicitate dicto nostro officiale et Gabriel ad numerare
integramente dicti denari, usandoli quelli remedii et provisione che ve parerano necessarie
per conseguirli et rechiedendo el brazo del nostro executore lì, monstrandoli queste nostre
lettere, quanto ad ciò fosseno renitenti. Et havuti dicti denari tu, Leonardo, li numeraray,
segondo te scriverà dicto Francisco, el quale n'è commissione da noy.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
1109
FRANCESCO SFORZA IMPONE ALL’UFFICIALE DELLE BOLETTE DI CONSEGNARE SENZA ALCUNA
ULTERIORE RESISTENZA LE LIRE 574,8 DEL QUONDAM PREVOSTO DI SANTA TECLA DI MILANO AD
ANTONIO MINUTI, REGOLATORE DELLE ENTRATE DUCALI.
277v Officiali bullectarum Mediolani.
1451 novembre 9, Parma.
Siamo certificati como appresso ti sono reposte libre 574 et soldi 8 imperiali, le quale erano
quondam del prevosto de Sancta Teglia de quella nostra cità. Et havendotele richiesto per
nostra parte lo egregio Antonio di Minuti, regulatore delle nostre intrate, per uno certo
nostro facto, te hay recusato darglile et facto certa difficultà cum dir che vogli essere
paghato et cetera. Del che non possimo se non maravigliarse et dolerse de ti, che habi
usata questa presuptione, per la quale cosa te commandiamo et volimo che, subito vedute
le presente, debbi integramente numerare li dicti denari segondo l'ordinacione del prefacto
Antonio. Et in questo non faray più exceptione, se tu hay cara la gratia nostra.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
1110
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PIACENZA CHE LASCI ESLUSIVAMENTE A
BALDASARE DA CORTE LA COGNIZIONE DELLA VERTENZA DEL SALE.
Referendario Placentie.
1451 novembre 9, Parma.
Havimo inteso che te sono facte lettere de commissione in la differentia del sale lì, quale
già più dì fo commissa ad messer Baldesaro da Corte, el che non sappimo però del certo,,
ma sia como se voglia, nostra intencione è et volimo che tu lassi la cognicione de dicta
differentia a luy che l'ha praticata già più dì, et tu non te ne impazi.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
1111
493

FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE LA VERTENZA DEL SALE RITORNI ALLA SUA ESCLUSIVA
COGNIZIONE.
Domino Baldesari de Curte.
1451 novembre 9, Parma.
Havimo inteso che la cognicione della causa del sale, quale già più dì et più dì haveti
havuta nele mano, ve è levata et commissa ad altri. Che se cossì fosse, seria senza nostra
sapputa, et contra ogni nostra intencione, perchè noy deliberamo che vuy la cognoscati et
terminati, como quello che più iudicio ne debe havere, havendo già più dì praticata.
Procederete adoncha alla cognitione et terminacione d'essa, avisandove che per le alligate
scrivimo al referendario lì che, se bene gli ne fosse facta commissione, non se ne impazi,
anzi la lassi a vuy, avisandone poy della terminacione havereti facta, ala quale procedeti
cum presteza.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
1112
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI VOLERE CHE GABRIELE
OLDOVINO PAGHI SECONDO LA DICHIARAZIONE FATTA E NOTA A GIACOMO DA CAMERINO. TALI
DENARI, NON APPENA LA RAGAZZA SARÀ MARITATA, SIANO DATI A LEI E SOLO A LEI.
278r Locumtenenti Cremone.
1451 novembre 9, Parma.
Inteso quanto ne haveti scripto in la facenda de Gabriello Oldovino, breviter ve
respondemo che nostra intencione è ch'el paghi, segondo la declaratione facta, della quale
è informato ser Iacomo da Camarino. Et tali denari siano depositati appresso de persona
idonea, la quale li exbursi subito, cum primum quella garzona sarà maritata, et in modo che
non pervenghano in mano né in utilitate d'altro che della dicta garzona. Et questa è la
dechiaracione che te dasimo sopra ciò et la quale se observi senza altra replicacione.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
1113
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIACOMO DA CAMERINO CHE LASCI PARLARE, IN SUA
PRESENZA, AMBROGIO TRIVULZO CON ALBERTO O CON IL FIGLIO MARCO E CON GIOVANNI
BOTTO O CON IL FIGLIO DI LUI, IN MODO DA CAVARNE QUALCHE CONCLUSIONE.
Iacobo de Camereno.
1451 novembre 9, Parma.
Respondendo alla toa lettera ne scrivi deli facti de Ambroxo da Trivultio et de Beltramo
Terzo, te dicimo che siamo contenti che, stando tu presente, lassi parlare Ambroxo con
domino Alberto o con Marcho, suo figliolo, como el richiede Beltramo. Siamo contenti che,
eodem modo, in toa presentia, lo lassi parlare con Iohanne Botto o con Luchino suo figliolo,
ma il figliolo de Beltramo non volimo vadi intorno, perché, ne rendimo certi, Iohanne Botto
bastarà ad questo. Sichè cum diligentia attendi ad cavare qualche conclusione,
respondendoce como faray.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
494

1114
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO IMERICO E A BERNABÒ SANSEVERINO E
RIVOLGENDOSI A FRANCESCO LO INVITA AD AMMONIRE I SUOI A NON RECAR DANNO ALLA GENTE
DEL POSTO, COME INVECE SI È LAMENTATO GIOVANNI PISTAMIGLIO. SI DICE SORPRESO DELLA
SUA RICHIESTA DI LIBERARE GUGLIELMO DA GRAVELLONA E GASPARINO, SUOI UOMINI D’ARME
DETENUTI A MORTARA PER FURTI NELLE CAMPAGNE DELLA LOMELLINA.
1451 novembre 10, Parma.
278v Francisco Imerico et Bernabovi de Sancto Severino.
Havimo havuto doe vostre lettere, l'una de vuy, Francisco, per la quale ne respondete della
lamenta ve havimo scripto ce ha facto Iohanne Pistamiglio et la excusacione fati che li
vostri non fano danno dellà, et cetera. Ad che non dicimo altro, se non che vogliati
providere et admonire li vostri che se portino bene et non fazano rencresimento né danno
dellà, perché quello danno farano dellà, lo farano ad vuy et non ad altri. Alla parte che
diceti fazamo relaxare quelli Guillelmo da Gravalona et Gasparino, vostri homini d'arme,
quali sonno destenuti ad Mortara, dicimo che ne maravigliamo de quello ce scriveti, perché
se fosse nostro figliolo, quale fosse trovato robbare li homini nele campagne nostre de
Lumellina, non gli lo comportaressimo. Tamen sarimo presto delà et intenderimo meglio
questo facto.
Parme, x novembris 1451.
Cichus.
1115
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD AGOSTINO DA NARNI DI VOLERE CHE MARTINO COGROSSI SIA
ESENTE DA TURNI DI GUARDIA
Ser Augustinus de Narnia.
1451 novembre 2, Parma.
Perché Martino de Chogrossi, quale habita et stantia in la contrada de sancta Gada de
questa nostra cità, sta et se aconza per famiglio in la camera nostra, volimo de qui inanzi
vuy non lo constrengati ad far guardia alchuna, cussì de dì como de nocte, in questa nostra
cità, anzi volimo sia exempte dala dicta guardia tantum.
Cremone, die ii novembris 1451.
Iohannes.
1116
FRANCESCO SFORZA RISPONDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE GLI HANNO
COMUNICATO CHE LA “NOVELLA” DELLA SUA MORTE È ESTINTA. EGLI VUOLE CHE , COMUNQUE
ESSI CONTINUINO “CUM OGNI DILLIGENTIA ET SAGACITÀ INQUIRERE, INVISTIGARE ET CERCHARE
CHE SE TROVI LI ACTORI DE QUESTA COSA “.
279r Dominis de Consilio nostro secreto.
1451 novembre 10, Parma.
Respondendo alla vostra lettera de dì vi del presente, continente che al tucto è extinta et
tolta via quella novella, cioè che nuy eravamo morto et cetera, et quello che per vuy gli è
stato facto, del tucto restamo advisati, et perché per altre nostre haviti possuto intendere et
vedere como a dì vii del presente zonsimo qua la illustre madonna Biancha, nostra
495

consorte, el signore marchese di Mantoa et nuy cum nostri figlioli, sani, lieti et di bona
voglia, dove siamo stati recevuti tanto honorevelmente et lietamente et cum tanta festa et
alegreza universalmente da tucti quisti nostri zentilhomini, citadini et populo, quanto dir se
podesse. Per questa non replicaremo altro, se non che vogliati, cum ogni dilligentia et
sagacità inquirere, invistigare et cerchare che se trovi li actori de questa cosa, ad ciò che
se gli possa dare tal punitione et castigacione che siano exempio ad tucta Lombardia, non
permittendogli cosa alcuna da fare, perfino ad tanto che sia retrovata la veritade et origine
de questo. La qual cosa retrovandose, l'haverimo gratissima. De qui ad tri dì ne partirimo
de qua et andaremo ad Lodi. Matheo da Pesaro è gionto qui da nuy, il quale intenderemo
et spazaremo presto del tucto.
Data Parme, die x novembris MCCCCLI 1451.
Insuper ve advisamo como è conclusa la liga et intelligentia tra nuy et Zenoesi et per
un'altra ve advisaremo più chiaramente del tucto.
Data ut supra.
Cichus.
1117
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GIOVANNI BALBIANO DI LASCIARE CHE BENEDETTO,
FRATELLO DI SCEVA CORTI, POSSA CONDURRE “PER MUNICIONE” DELLA CITTADELLA E DEL
CASTELLO DI PIACENZA LA BIADA DI CUI HA LICENZA.
279v Comiti Iohanni de Balbiano.
1451 novembre 8, Parma.
El spectabile doctore et cavalero misser Sceva de Corte ne scrive che non li voleti
observare una licencia havemo concesso ad Benedicto, suo fratello, de potere condure
certa quantità de biave ad Piasenza per municione dela citadella et castello dela dicta
nostra cità, dicendo vuy havere ordine da nuy de non observare tale licencie se non sonno
sottoscripte de nostra propria mano. Del che ne maravigliamo, perché li ordeni nostri non
se extendano per le biave se conducano in qua, ma per le biave se conducano fora del
nostro terreno. Pertanto volimo che observati dicta nostra licencia al dicto Benedicto facta,
et li lassati condure a Piasenza quella quantità de biava che in essa licencia se contene,
senza alcuno pagamento de tracta, nonobstante che non sia sottoscripta de nostra propria
mano, perché non bisogna, como è dicto et como doveti havere inteso per nostre lettere,
quale ve havemo scripto da Cremona circa questi ordeni, cioé che la tracta se debii tore a
quilli che conducano biave verso Zenoa, fora del nostro territorio.
Parme, viii novembris 1451.
Cichus.
1118
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SCEVA DI LIBERARE PRETE PIETRO E GIANNELLO, SUO
FRATELLO ,DA CASTELFRANCO, AVUTA PERÒ PRIMA GARANZIA CHE NON FARANNO NULLA
CONTRO IL DUCA E CONTRO LO STATO SFORZESCO.
Domino Sceve.
(1451 novembre 8, Parma).
Da poy che fino qui non trovati altro da quello pre’ Pedro et Iannello, suo fratello da Castel-
franco, già più dì haveati destenuti in quella nostra citadella, siamo contenti et volimo che,
habita prius et sufficienti fideiusione in quella nostra cità dali dicti pre’ Pero et Iannello suo
fratello de presentarse ad ogni nostra requisicione denanci da nuy et che non cercarano in
nisuna cosa contra nuy et el stato nostro et cetera, como a vuy meglio parerà expedienti,
496

per modo ne siamo ben securi li debiati relassare et liberare tutti duy et lassarli andare per
li facti loro.
Parme, ut supra.
Cichus
1119
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CASTELLANO DI PIZZIGHETTONE DI MANDARGLI GIOVANNI
BONO.
Castellano Pizleonis.
Che mandi qui Iohanne Bono.
Parme, viiii novembris 1451.
Cichus.
1451 novembre 9, Parma.
1120
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO, COMUNE E AGLI UOMINI DI PONTREMOLI DI
RIPRENDERE CON L’EBREO MOSÈ LE CONVERSAZIONI PER LA COSTITUZIONE DI UN BANCO.
1451 novembre 11, Parma.
280r Commissario, comuni et hominibus Pontremuli.
Moyses, hebreo, ne ha dicto essere a quisti dì stato là et haver facto rasonamento cum vuy
di pigliare acordio et compositione per far un bancho là et benchè ritornato di qua si al
quanto dimorato et differito, ve advisamo che è stato per rescodere alchuni dinari nostri, et
però, perchè mò, al presente, ritorna di là, vi confortiamo ad renovare dicto rasonamento
cum sì et prendere compositione cum luy, spazandolo presto perchè etiam ha ad ritornar di
qua per altri nostri bisongni.
Data Parme, die xi novembris 1451.
Cichus.
1121
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GENTILE DELLA LEONESSA CHE VUOLE VEDERE SE HA
REALMENTE INTENZIONE CHE VENGA RESTITUITO QUANTO È STATO RUBATO A FACHINO DA
CALVENZANO DA STEFANO SCHIAVO. NEL CASO NON VI FOSSE ALCUNA DECISIONE ENTRO DIECI
GIORNI IL DUCA PROCEDERÀ IN MODO DA SALVARE IL SUO ONORE NON PREMETTENDO CHE I SUOI
UOMINI VENGANO DERUBATI “FIN APPRESO A MILANO “ E NON VENGA LORO RESTITUITA LA LORO
ROBA.
Gentili de Leonessa.
1451 novembre 11, Parma.
Havemo inteso quanto ne scriviti per vostre lettere, responsive ale nostre et del vostro
havere repplicato ali magnifici rectori de Verona circa le cose robbate per Stefano Schiavo
ad Fachino da Calvenzano, ale quale brevemente respondendo, dicemo cossì che questa
ne pare una longa restitucione et staremo a vedere se la vorreti fare restituire o non. Se la
497

farreti restituire, como è rasonevele, maxime trovandose como se trova el malfactore e
dove è la robba, bene quidem, se non, aspectaremo fino a vii o x dì et, passato lo termino
deli dicti x dì, li provederemo per la via dela quale ve scrissemo per l'altre nostre lettere,
date a Belzoyoso, perché ne pare mancamento de nostro honore ad lassare robare li nostri
homini fin appreso a Milano et non farli restituire la soa roba. Et de tucto questo ve ne
havemo, per questa nostra ultima, replicandovi, voluto avisare, a ciò che may non possati
pretendere non essere stato avisato.
Parme, xi novembris 1451.
Cichus.
1122
DATI SULLE COSTRUZIONI DI LODI
La faciada del muro del revelino de Lodi, dela cantonada dela ca' fina ala porta, sonno
braza vintiocto a brazo milanese.
La fazada del muro, tra la cantonada e la pianchetta, sonno braza 47, a brazo milanese.
La fazada grande da l'una torre a l'altra sonno per longheza da l'una cantonata a l'altra braza
61 et un terzo, a brazo milanese .
Et queste misure sonno tolte dentro dali muri.
1123
FRANCESCO SFORZA MANDA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LE SUE DECISIONI CIRCA LE
SCELTE DI ALCUNI DOTTORI DELLO STUDIO DI PAVIA NEI RIGUARDI DI ALTRI. VUOLE, INFINE, CHE I
MEMBRI DEL CONSIGLIO SOLLECITINO I MAESTRI DELLE ENTRATE AL PAGAMENTO DEGLI
ARRETRATI DEI DOTTORI DELLO STUDIO
280v Consilio nostro secreto.
498
s.d.
1451 novembre 7, Parma.
Havemo recevuto el rotulo et inteso quello ne scriviti. Per resposta dicemo che havemo
mandato a Pavia el dicto rotulo, cioé el nome de doctori; el salario gli mandaremo nuy,
quando ne parerà.
Ala parte dela differencia, che vertisse tra maystro Iohanne Mateo da Gradi et maystro
Zohanne Antonio Guerra, restiamo avisati del parere vostro, et per le rasone che allegate
ne pare ancora a nuy che magistro Iohanne Mateo non se possa gravare de iniusticia,
essendo restaurato deli dinari che diciti, et però volimo provediati che maystro Iohanne
Antonio Guerra li daghi quilli cento fiorini di qualli scriviti. Provediati etiandio che per la
Camera gli siano pagati li altri cento fiorini in quello meglior modo ve parerà.
Dela dificultà tra magistro Thebaldo et magistro Zoanne Martino, similemente a restiamo
avisati et dicemo che per ogni respecto ne pareria che maystro Iohanne Martino gli
restasse. Deli altri duy, cioé de magistro Thebaldo et maystro Antonio Gauynero b
seressemo contenti che senza scrutineo vedesti de accordarli insieme tucti duy con quello
più honesto modo ve parisse, a ciò che uno et l'altro de loro, senza carrico del honore c
nostro, restasse contento, et lo dicto maystro Iohanne Martino omnino gli restasse,
recordandovi che maystro Antonio Guaynero non ha promessa alcuna da nuy, como a
maystro Thebaldo, siché remettiamo questa cosa a vuy, che li faciati quella provisione che
ve parerà, poychè intendeti l'animo et voluntà nostra.
Saressimo ancora contenti, et cossì ve carricamo, vogliati provedere per quello modo ve

parerà che ali doctori del studio sia satisfacto de quello debeno havere del tempo passato,
et che in l'avenire gli facesti fare tale assignacione che fossero certi de recevere li
pagamenti suoy. Siché, havuti da vuy li Maistri de l'intrate nostre, provediti como meglio ve
parerà, et dela deliberacione et apparere vostro circa ciò avisatene, perché nuy la
mandaremo ad execucione.
Parme, vii novembris 1451.
Cichus.
a Segue restiamo in interlinea.
b Segue seressimo in interlinea su fossemo depennato.
c Segue vostro depennato.
1124
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI LODI PER IL SUO DAFFARE PER SCOPRIRE
L’AUTORE DELLA VOCIFERAZIONE SULLA SALUTE DEL DUCA. VUOLE CHE VENGA INFORMATO DI
QUANTO SEGUIRÀ TRA GIOVANNI GALANTE E BETTINO DA CALCINA. VUOLE LO SI INFORMI DEL
FATTO CONTRO IL PRETE DI PADERNO E DELLE SUCCESSIVE VICENDE, INTENDENDOSI CON IL
VICARIO PRIMA DI PRENDERE UNA DECISIONE. INTERVIENE, INFINE, SULLA SISTEMAZIONE DEL
REVELLINO DI LODI.
281r Locuntenenti Laude.
1451 novembre 6, Parma.
Havimo recevuto le tue lettere, quale intese, te respondimo: primo, de quello è vociferato
de là del caso nostro et dela provisione hay facto in mandare Castello da Busnate per
quello nostro territorio et della lettera hay mostrato ad quello de Matheo de Sancto Angelo,
te dicimo hay facto benissimo et te commendiamo caricandoti ad usare ogni dilligentia de
trovare qualche principio de questa voce, aciò se possa castigare qualchuno de quisti
zarlatory, et se trovaray cosa alcuna, subito ce ne advisa. Ala parte del acto sequito fra
Iohanne Galante et Bettino da Calcina et dela deliberatione fa Iohanni de combatere cum
luy, te dicimo siamo contenti, siché lassaray pur mandare la lettera et advisarane quello
sequirà. Ala parte de quello ne scrive del acto facto contra el preyte de Paderno del
zardino gli è stato guasto per Christoforo da Vayla et fratelli, et de quelli duy fratelli hay
nelle mano, restamo de tucto advisati et non dicimo altro se non che, havendo tu informatione
che quilli altri quatro preyti zaghi ne scrivi fossero ad questo et che siano
acostumati, como ne scrivi, porrai, intendendote col vichario, fargli provisione como te
parerà conveniente et raxonevele. Del interdicto hanno facto Venetiani, et cetera, et della
lettera te scrive miser Iacomo Antonio, restamo advisati, ad che non respondimo altro, se
non che, se senti altro, ce ne advisi subito como te parerà bisongnio. Cussì ne advisa dela
conditione de quella nostra cità de dì in dì. Ala parte del revellino, volimo attendi ad fare
nettare il cortile del dicto revellino ed mettere il terreno ad reimpire quelle volte del muro,
cussì ad fare apparechiare deli lignami da fare le palificate et ad far condurre li lignami da
far le case nel revellino et ad far apparechiare le prede et ogni cosa, per modo non gli
manchi niente. Ma non volimo, però, tu commenzi ad fare dicte case fino nuy non siamo lì,
o te scrivamo como habbi ad farle, ma ne rispondi como haveray in ordine ogni cosa,
advisandone anche como sta Adda, se è magra, et como sta quello loco dove volimo fare
quello pillone sotto el ponte.
Data Parme, die vi novembris MCCCCLI.
Cichus.
499

1125
ANONIMAMENTE CI SI RIVOLGE A FRANCESCO SFORZA SEGNALANDO LA “GRANDISSIMA FROXA
DE BIADA” CHE SI FA NELLA MARTESANA E SE NE SEGNALA L’ITINERARIO DI USCITA DALLO STATO
VERSO LA BERGAMASCA.
281v Domino duci Mediolani.
1451 novembre 1, Parma.
Illustrissimo et excelso signor mio, quisti dì passati scripse ala excellentia vostra et
nonobstante quelle lettere per lo amore et devotione porto ala prefata excellentia, anchora
ricordo como in questo paese de Marthesana, cussì di sopra como di sotto, se fa una
grandissima froxa de biada, la quale tucta passa ali inimici dela excellentia vostra. La qual
biada fuy amasata in el loco de Imirico, in el loco de Taverne, li quali loci sono ali confini
delo vescovato de Commo e dela pieve de Incino, da poy passa sopra il laco de Commo,
per mezo Mandello, e da Mandello passa per Valsasina et in Bergamascha. Unde lo
frumento vale libra x la soma, la segala libra octo et lo meglio libre octo per soma et per
questo grande guadangnio segue tucta questa frosa, avisando che questo capitaneo de
Marthesana è uno zentihil cavalliere et homo dabene, ma fuy inganato. E de questo manda
la excellentia vostra chi li pare et piace ali dicti loci de Tavernaro et de Imirico, trovarà de
molte biade in quilli loci essere amassate, le quale se poriano destribuire a quilli homini de
Lecho, alo castellano del ponte, a quello de Lecho, a quello dala rocheta de Sancta Maria,
li quali stanno como Dio vole. Illustre signore, de questo ne seguisse più mali: la prima se
vachua el paese de victualie in grandissima copia, la seconda seguirà grande detrimento
dele intrate vostre, la terza li inimici dela signoria vostra viveno dele vostre victualie et
governano le sue, in forma, se la signoria vostra non gli provede, afamaranno questa
Marthesana in breve. Et perchè non fa punitione alchuna, ogni homo ha ardimento de
intrare in questa frosa. Signor mio, non dico el ...a.... per non cadere in disgratia delli vostri
offitiali, ma tucte queste avisatione sonno verace, et quando la excellentia vostra sarà a
Mediolano, dirò più largamente a bocha et cognosceriti che sono servitore dela signoria
vostra, ala quale me recommando.
Data, et cetera, primo novembris 1451.
Cichus.
a Una macchia del timbro a inchiostro ne impedisce la lettura.
1126
FRANCESCO SFORZA TRASMETTE AL CAPITANO DELLA MARTESANA LA MISSIVA SURRIPORTATA .
282r Capitaneo Marthesane.
1451 novembre 11, Parma.
Ad ciò che vuy intendati li modi se tengono in quello nostro paese de Marthesana per quilli
conducono le biave de là de Adda et che possiati provedere et obviare ch'el pensiero loro
gli vengna fallito, ve mandiamo la inclusa lettera havimo havuta, siché fati in modo non siati
inganato, como ne scrive quello nostro amico.
Data Parme, xi novembris 1451.
Cichus.
1127
500

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL FRATELLO GIOVANNI D’AVER INFORMATO IL REGOLATORE, I
MAESTRI DELLE ENTRATE OLTRE A GRACINO E AL REFERENDARIO DI PAVIA PER I SUOI BISOGNI
DI VESTIARIO.
Domino Iohanni Sforcie.
1451 novembre 9, Parma.
Havemo inteso quanto ne scrive per toe littere del bisogno che hay per lo tuo vestire.Te
respondemo che siamo molto contenti che habii panno de rosato per uno vestito et panno
per uno mantello et similiter da fare fodrare dicto vestito de quello che meglio te parerà. Et
cossì per l'aligata scrivemo ali nostri Regulatori et Maystri de l'intrate nostre et ad Gracino
et alo Referendario nostro de Pavia, che te faciano provedere et dare predicte cose, siché
solicitamoti de haverli.
Parme, xii novembris 1451.
Cichus.
1128
FRANCESCO SFORZA ORDINA A CORRADO DA FOGLIANO DI AMMINISTRARE GIUSTIZIA
ALL’UOMO PRESO A SECE , AUTORE DI DUE OMICIDI.
Domino Corrado de Foliate.
(1451 novembre 9, Parma).
Intendimo che uno da Monbaruzo, qual altre volte amazò uno homo de quilli del spectabile
Isnardo Malaspina et poy se ne fugì in Monferrà et havendo mò morto un altro homo in
Monferrà in lo loco de Brivio, se ne era venuto in la terra nostra de Sece, dove è stato
preso per lo dicto homicidio che feci contra lo predicto homo a del prefato misser Isnardo.
Pertanto volimo et te comettemo che debi procedere contra de luy et faci quanto la rasone
et iusticia rechede.
Parme, ut supra.
Cichus.
a Segue che feci depennato.
1129
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CORRADO DA FOGLIANO DI NON FARE NESSUN ATTO PER
GENOVA ESSENDO STATA IL 4 DEL MESE CONCLUSA UNA LEGA TRA GENOVA, FIRENZE E
MILANO. VUOLE, ANZI, CHE PREDISPONGA LE TRUPPE, TANTE POCHE O TUTTE, SECONDO GLI
VERRÀ RICHIESTO DAL DOGE DI GENOVA, CHE METTERÀ A CONOSCENZA DELLE DISPOSIZIONI DEL
DUCA.
282v Domino Conrado de Fogliano.
1451 novembre 12, Parma.
Tu say quando te partesti da noy te dicissimo et ordinassimo che tu volesse fare ogni
demonstracione verso el duxe de Zenoa, che tu andaresse cum tutte quelle gente nostre
sono de là et faressi ogni cosa per lo bene et mantenimento del stato presente de Zenoa,
ma che tu non te dovessi però partire, né movere senza nostra sapputa et
commandamento et questo noy lo fessimo per respecto che non haviamo anchora
concluso la liga con Zenoesi. Mò te advisamo como a dì iiii del presente è stata conclusa
dicta liga et intelligentia fra lo dicto messer lo duxe, signori Fiorentini et noy, sichè,
501

nonobstante ad cosa te havissimo dicto et ordinato, volemo et commettemote che ad ogni
richiesta del prefacto illustre signor messer lo duxe et delli nostri ambasatori, che sono ad
Zenoa, tu debie cum tutte quelle nostre gente che sono dal canto de là da Po et cum
parte, et poche, et assay, segondo saray richiesto andare de dì et de nocte non sparando
faticha alchuna, dove per lo prefacto messer lo duxe et per li nostri ambaxatori te sarà
ordinato et dicto, advisandote che questo medesmo havimo scripto al prefacto illustre
signor messer lo duxe. Siché fa che quelle nostre gente stiano in poncto et in ordine, che
ad ogni volta saray richiesto et domandato, tu possi immediate et senza perdictione de
tempo andare dove sarà bisogno et dove te sarà ordinato a. Et questo fa che tu ne daghi
voce per tutto lo paese et scriveray, subito havuta questa, allo illustre signor messer lo
duxe et ali nostri ambassatori che sono a Zenoa de questo ordine hay da noy, e offeresseti
largamente ad la signoria soa che tu sey apparichiato sempre, et de dì et de nocte, ad ogni
suo conmandamento et cum tutte le gente et cum puoche, como parerà et piacerà alla
signoria soa. Et cossì volimo et commandiamote chè tu vogli fare cum effecto. Ceterum
vogli subito, havuta questa, mandare le ligate lettere per messi proprii dove se drizano, a
che se ne habia la risposta, perché sono lettere de importantia che bisogna certe lettere de
rectificacione, per observacione de uno capitulo havimo cum li signori Fiorentini, et le
resposte che 283r portarano vogli presto per uno cavallaro mandarle tutte qui a noy o
dove sarimo. Insuper vogli fare per tale modo che se resti de fare in quello nostro paese
tante robbarie, como ogni dì havimo lamenta se fano et cossì anchora circha le grande
froxacione dele biave et sale. Et fa che para che tu gli sii andato et che habi facto qualche
cosa et fare quanto te ordinassimo et dicessimo a bocha.
Parme, xii novembris 1451.
Cichus.
a Segue et dicto advisandote che questo depennato.
1130
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E A GRACINO DA PISCAROLO DA INDAGARE SE
“BISSONO”, CUI SONO STATI IMPOSTI SOLDI QUARANTAMILA PER IL CARICO PER IL CAREZO DEL
CASTELLO DI MILANO, “NON FO IN TAXA”CON MILANO “GIÀ CENTO ANNI PASSATI”, COME
ASSERISCE IL CONTE FILIPPO BORROMEO.
Referendario Papie et Gracino de Piscarolo.
1451 novembre 12, Parma.
Se grava el magnifico conte Filippo Bonromeo, perché pare che per lo carico imposto per
lo caregio del castello de Porta Zobbia dela inclita cità nostra de Mediolano, sia imposta la
taxa de soldi xl al Bissono, el quale, dice luy, che non fo in taxa con la cità già cento anni
passati et essere libero et separato da quella dicta cità da poy l'hebe la bona memoria
della inclita madonna Regina, che fo consorte del illustrissimo quondam signor Galezo
passato. Et perché non voressimo noy che gli fosse facto iniusticia, né inovata cosa
inusitata, siamo contenti, et cossì ve commettiamo, che debiati intendere se cossì è, et
trovando cossì, providere per modo che non habia ad lamentarsi de iniusticia.
Parme, xii novembris 1451.
Cichus.
1131
502

FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRATE ROBERTO DE LECCIA DELL’ORDINE DELL’OSSERVANZA DI
SAN FRANCESCO, DI ESSERE MOLTO CONTENTO CHE IL PAPA GLI ABBIA DETTO DI PORTARSI IN
TERRITORIO SFORZESCO. IL DUCA SI AUGURA CHE, GUARITO IL FRATELLO, POSSA PRESTO
ARRIVARE .
1451 novembre 13, Parma.
283v Venerabili ac religioso viro amico nostro carissimo fratri Roberto de Leccia, ordinis
observantie Sancti Francisci predicatori preclaro.
Venerabilis et cetera, come vuy sapete el è stato de piacere ala Sanctità de nostro signore
el papa ordinarve che ve transferiate in queste nostre parte, atteso la devotione optima che
tanto nuy quanto li nostri populi portamo a verso la carità vostra et le vostre sancte
predicatione, et da vuy havemo pur havuto adviso che veneriti et che, s'el non fusse la
infirmitade de vostro fradello, seresti già in camino. Del che havemo preso despiacere b
assay, perché per la devotione ve portamo, non altramente amamo le cose vostre che le
nostre medesme et voressemo volentieri haver tal gratia che al vostro fradello podessemo
dare quella sanitade che desiderate vuy medesmo. Como el se sia, nuy speramo in la c
adiuto del nostro Signore Dio che li concederà gratia che de questa infirmitade se releverà
sano, per modo che porrite venire nelle parte de qua a far d qualche bon fructo che e mò
nuy tucti desideramo et speramo fariti. Siché ve confortiamo gratiosamente che, guarito et
liberato sia el dicto vostro fradello, el ve piaza da venire presto, perché devete considerare
che fariti de zò cosa molto grata ala Sanctità de nostro signore et deinde ad nuy et ad tucta
questa patria de Lombardia. Et ve ne restaremo per sempre obligati.
Data Parme, die xiii novembris 1451.
a Segue la vita depennato.
b Segue sì per respecto del depennato.
c Segue gratia et depennato.
d Segue quello depennato e aggiunto a margine sinistro qualche bon fructo.
e Segue mò in interlinea.
1132
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CAPITANO DI ALESSANDRIA DI RIMANERE DOVE SI TROVA.
VUOLE CHE ANTONIOLO DA MILANO VENGA LIBERATO DALLA CONDANNA PER FRODE DI SALE.
CIRCA I SOLDATI CHE FANNO LA SCORTA AI VILLANI CHE PORTANO BIADE FUORI DEL TERRITORIO,
SCRIVERÀ AL FRATELLO CORRADO DI PROVVEDERE CHE CIÒ NON AVVENGA PIÙ. ASSICURA,
INFINE , ILCAPITANO CHE SCRIVERÀ AL CONTE GIOVANNI DA BALBIANO CHE NON TURBI PIÙ IL SUO
UFFICIO.
284r Capitaneo Alexandrie.
1451 novembre 13 Parma.
Havemo inteso quanto ne scrivi per toe littere de l'ultimo dì de octobre, te respondemo et,
primo, ala parte de tuo volere andare a Pozolo, che volimo che staghi lì al bosco dove sey
stato fin a qui et sonno stati li tuoi precessori. Ala parte de quello Antoniolo da Mediolano,
volimo, per observacione dele nostre littere li havemo concesse, sia absciolto et liberato
de quella condemnacione gli hay facto contra per frosacione de sale. Per quello specta ala
Camera nostra per quello specta a ti siamo contenti te lo rescodi. Ala parte deli soldati
503

conducano biava contra l'ordini nostri et fanno la scorta ali vilani, et cetera, ne scrivemo ad
Corrado, nostro fratello, qual è in quelle parte talmente che provederà in modo che non ne
condurano più, né farano scorta ad veruno, et se pur gli serà alcuno temerario ch'el faci,
serà punito in modo che darà esempio ad li altri. Ala parte de quelli villani hay in presone,
dicemo che ne faci quello che te parà el meglio. Ala parte del conte domino Iohanne da
Balbiano che dici te turba el tuo officio, gli scrivemo opportunamente per forma non te lo
turbarà più.
Parme, xiii novembris 1451.
Iohannes.
1133
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CORRADO DA FOGLIANO DI AVERE NOTIZIE DA PAOLO
PIZZAMATO, CAPITANO DI QUELLE PARTI, CHE I SOLDATI , SISTEMATI AL CASTELLAZZO, FANNO
SEMPRE DA SCORTA AI VILLANI NEL PORTARE BIADE FUORI DAL TERRITORIO. CERCHI DI
PRENDERNE QUALCUNO E PUNIRLO IN MODO CHE SIA DI ESEMPIO AGLI ALTRI.
Domino Corrado de Foliano.
1451 novembre 13, Parma.
Tu debbi recordarte della commissione te fecessemo ala toa partita per andare in quelle
parte, a che, sopra tucte l’altre cose, dovessi havere bona cura circa le froxacione dele
biave se fanno in quelle parte. Mò novamente Paullo Pizamato, nostro capitaneo in quella
parte, ne scrive che se bene se recogliesse le biade doa volta l'anno, non ne remaneria
granello in quelle parte, perché li soldati stano al Castellazo, ne conducano ogni dì ad suo
modo, et ultra ciò fanno la scorta ali vilani, per modo che quando gli ha presi per forza gli li
fanno relassare, del che ne rencresce quanto se 284v potesse dire. Pertanto dicemo
cossì che, se desideri may farne cosa grata, tu te ingiegni con omni tua cura, studio et
diligencia de havere qualchuno de questi che conducano biave et fanno la scorta ali villani,
como è predicto, et farne tal punicione et demostracione che sia exempio ad li altri, et
queste cose para ne rencresceno et, per certo, non ne porresti per una cosa farne sentire
cosa che più ne piacesse. Et te avisamo, siamo certi, el conte Gasparro ne serà contento.
Teni modo adoncha che presto ne sentimo novella.
Parme, xiii novembris 1451.
Iohannes.
a Segue mò nova depennato.
1134
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE GIOVANNI DA BALBIANO DI NON DARE ALCUN FASTIDIO
AL CAPITANO DI ALESSANDRIA.
Comiti Iohanni de Balbiano.
(1451 novembre 13, Parma).
Paulo Pizamato, nostro capitaneo in quelle parte de Alexandria, ne scrive con lamenta che
li turba el suo officio. Pertanto ve confortamo et carricamo ad intenderve bene con luy et
non turbarli più lo suo officio, perché ultra che luy tucto el dì ne romperia el capo con soe
lamente, ne seria danno ale intrate nostre el non intenderve bene insieme.
Parme, ut supra.
Iohannes.
504

1135
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BOCCACINO ALAMANNI DI INFORMARSI PRESSO CHI SI TROVANO,
A FIRENZE, LA PEZZA DI DRAPPO D’ORO IN VELLUTO CREMISI E UNA CERTA QUANTITÀ DI PEZZI
D’ARGENTO DELLA CONSORTE DATI IN PEGNO E DI CUI NON PUÒ TROVARE LA LISTA. DI ESSI
VUOLE SAPERE PER QUANTO FURONO IMPEGNATI E A QUANTO AMMONTANO GLI INTERESSI. SE SI
TROVASSE UNA PEZZA DI DAMASCHINO CELESTE”OMBREZATO D’ORO, SE FOSSE RICHA D’ORO E
BELLA” CERCHI DI COMPERARLA DOPO LA VENDITA DELLA PEZZA IMPEGNATA .
Bocacino de Allamanis.
1451 novembre 13, Parma.
Ne recordiamo nel tempo delle extremitade, quando eramo nele parte della Marcha,
fessimo impignare lì in Fiorenza, como vuy doveti essere ben informato, una peza de
drappo d'oro in velluto cremosi et certa quantità de pezi de arzento della illustrissima
madonna nostra consorte, dele quale cose ve mandaressimo la lista cum la presente
alligata, ma perché sono in Mediolano et per le condicione gli sono state, non se poriano,
senza pericolo manegiare, né havere al presente, sichè non ve la mandiamo. Pertanto ve
confortamo, carrico a et stringemo che, subito recevuta la presente, vogliati pigliare
informacione in mano de chi sono le predicte cose et per quanto forono impignate et
quanto montano l'interesso dal dì che forono date im pegno fina al presente et quanti pezi
de arzento sono in numero, et de tutto, poy, per vostra lettera ne vogliati advisare.
Appresso volimo che vogliati vedere se lì in Fiorenza se trovasse una peza de damaschino
celestro ombrezato d'oro, che fosse richa d'oro et bella, per la prefata madonna Bianca, et
retrovandosse, s'el sarà possibile a potere vendere quella peza che è impigno et del
denaro che se ne cavasse, s'el se potesse comprare questa peza de damaschino et
l'avanzo darlo per parte del paghamento che debe havere quello tale che ha im pegno le
dicte cose. Et como havereti facto, vogliati indilate darne adviso.
Parme, xiii novembris 1451.
Iohannes.
a sta per carricamo
1136
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANGELO DE CAPOSILVIS E A STEFANINO ZACCARIA, PODESTÀ
DI CASALMAGGIORE E RIVOLGENDOSI A STEFANNO GLI ORDINA DI PRENDERE IL BUCITORO,
ASSUMERE I NAVAROLI E DIRIGERSI A CREMONA DOVE LO CONSEGNERÀ A FILIPPO EUSTACHIO.
1451 novembre 13, Parma.
285r Angelo de Caposilvis et Sthefanino Zacharie, potestati Casalis Maioris.
El l'è necessario che la nave o bucintoro della illustrissima madonna Biancha, nostra
consorte, quale se ritrova lì ad Casalmaiore, sia conducto ad Cremona. Pertanto volimo
che tu Sthefanino havuta questa, senza alcuna dillatione debbi far mettere in ordine el dicto
bucintoro de navaroli et de quello bisognarà et tu im persona andaray nel dicto buncintoro
et lo conduray fino ad Cremona, non partendoti per alcuno modo d'esso fino l'haby
conducto ad salvamento ad Cremona, quale consignaray lì ad Filippo de Eustachio. Et ad
ciò non habii ad indutiare ad andare suso, siamo contenti et te committiamo et concedimo
possi commandare de là et de qua da Po tucti quilli navaroli te pareranno bisognare per
505

condurre dicti bucintoro ad Cremona al più presto sia possibile. Et tu, Angelo, gli daray ogni
favore et adiuto expediente ad questo facto, ma in questo non perditi tempo, perché, se
possibile fosse, vorriamo che tu Sthefanino in una hora fossi ad Cremona cum el dicto
bucintoro, il quale, como havimo dicto, consignaray ad Filippo de Eustachio cum l'alligata
quale gli scrivimo. Et ne advisaray dela hora te partiray da Casalmaiore et zonzeray ad
Cremona.
Data Parme, die xiii novembris 1451.
Iohannes.
1137
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI FAR RESTITUIRE AD ANDREA
LANDRIANI IL CAVALLO CHE GLI È STATO SOTTRATTO.
Locuntenenti Cremone.
1451 novembre 13, Parma.
Ne ha facto significare Andrea da Landriano che, fugendosi da sì uno homo d'arme
chiamato Iohanne Picinino, uno vostro homo d’arme li tolse uno suo cavallo, quale fideva
minato a mano per uno famiglio de dicto Iohanne Picinino. Et rechiedendo esso Andrea
dicto cavallo, como meritamente debbe aspectare più tosto ad luy che ad vuy, volimo, se
cossì è, che faciati restituire dicto cavallo al prenominato Andrea.
Data Parme, die xiii novembris MCCCCLI.
1138
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PODESTÀ, COMUNE E UOMINI DI VIANINO DI DARE A
BARTOLOMEO QUARTIERI QUANTO GLI È DOVUTO PER LA TASSA DEI SOLDATI.
1451 novembre 13, Parma.
285v Potestati, comuni et hominibus Vianini.
El strenuo cavaliero miser Bartholomeo dai Quarteri se lamenta et grava fortemente deli
facti vostri, dicendone che vuy non lo voleti satisfare o pagarlo de quello che deve havere
da vuy per la sua tassa, dela qual cosa ne maravigliamo assay.Et perchè nostra intentione
è che vuy in ogni modo satisfaciati del tucto dicto misser Bartholomeo, vogliamo et cussì
per questa vi dicimo et comandiamo che vogliati integramente fare el debito suo al dicto
mIsser Bartholomeo et fare che de questo non habiamo più querela, né che habiamo più
casone replicarvelo più.
Data Parme, die xiii novembris 1451.
Cichus.
1139
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA TOLENTINO DI FARE AUTENTICARE, IN PUBBLICA
FORMA, I DOCUMENTI DEL CONTE CRISTOFORO TORELLI CHE I “RASONATTI” DELLA CITTÀ SI
ERANO RIFIUTATI DI AUTENTICARE.
506

Domino Iohanni de Tolentino.
1451 novembre 13, Parma.
Per altre nostre havimo scripto alli deputati de quella nostra cità che volessero fare
autenticare alchune scripture che ha havute el magnitico conte Christoforo Torello, et pare
che li rasonatti de quella nostra cità non l'habiano voluto fare. Et perchè queste tale
scripture retornano in honore della cità de Cremona, volimo et comettemove che omnino
vuy faciati autentichare, in publicha forma, dicte scripture de mano proprie deli dicti
rasonatti et che siano presto expedite secondo vi parerà necessario et expediente et
secondo ve informarà lo presente portatore, messo del dicto conte Christoforo Torello.
Data Parme, die xiii novembris 1451.
Cichus.
1140
FRANCESCO SFORZA DICE A FACINO DA FABRIANO DI DARE FRUMENTO AI PROVISIONATI, CHE A
POCO A POCO SOPRAGGIUNGERANNO, CON LE SETTECENTOOTTANTOTTO STAIA CHE HA, DANDO,
POI, ORDINE “DI SPAZARE QUILLI VINIRANNO “. POI FACINO SI PORTI DAL DUCA.
Ser Facino de Fabriano.
1451 novembre 13, Parma.
Nuy havimo una tua lettera data al'ultimo d'otobre proximo passato, como tu hay spazati
quilli nostri provisionati et molto ne piace, et che la sua taxa monta stara 788, sive
settecento ottantocto, et perchè oltra li dicti provisionati poy te havimo scripto per alchune
altre squadre, dele quale te facimo mentione in la cedula introclusa, volimo che, recuperato
haveray el frumento per lo spazo d'essi, tu spazi quilli viniranno, tanto tu staray lì et poy
lassaray ordine per spazare quilli viniranno fina al spazo de tucti. Et deinde te ne viniray a
nuy 286r avisandote ch'el nobile Iohanne da Birago è stato qua da nuy et ha promesso
infalanter farte provedere del frumento per spazare li anotati in la inclusa, como havimo
dicto. Siché, recuperato et consignato te sarà dicto frumento et lassando l'ordine a chi lo
debia dare, ventene via et per ozimay se metta uno fino a questo, siamo contento che per
tanta quantità tu togli de quello frumento del quale ne ha portata qua la mustra el predicto
Iohanne da Birago.
Data Parme, die xiii novembris 1451.
Cichus.
1141
FRANCESCO SFORZA SI CONGRATULA CON IL COMMISSARIO DI COMO PER QUANTO HA FATTO
PER LA DICERIA DELLA MORTE DEL DUCA. SI DICE STUPITO CHE GASPARE DA SESA ABBIA COSÌ
POCHI FANTI: VUOLE CHE EGLI, DILIGENTEMENTE, SE NE INFORMI. LO RASSICUA, INFINE, PER IL
CASO DELLA LICENZA DI CUI ERA STATO INCOLPATO.
Commissario Cumarum.
1451 novembre 14, Parma.
Havimo recevute tre toe lettere et inteso quanto ne scrivi della novella che era stata levata
che noy eravamo morti et cetera. Et perchè altre nostre tu haveray intesa la veritate, per
questa non dicimo altro se non che restamo de tutto advisati et commendiamote deli modi
hay osati et tenuti. Alla parte de Gasparro da Sessa dicimo che ne maravigliamo che dicto
Gasparro habia sì puochi fanti, como tu ne scrivi. Et perché deliberamo intendere la
veritate, volimo che te debie diligentemente informare delo vero, quanti fanti ha lo dicto
Gasparro, cossì in la cità como in li altri lochi de fuora, et advisarne chiaramente del tutto,
507

al quale scrivimo per le alligate che non debia dare danno né molestia alchuna ad persona
che sia, né ad le cose delli nostri citadini de Como, altramente lo advisamo che gli farimo
paghare ogni cosa fina ad uno fistugo de paglia. Sichè vogli anchora ti admonirlo per modo
che habia casone luy et li soy abstenerse de fare danno, né rencressemento ad persona
che sia. Del facto della licentia che tu eri inculpato et cetera, dicimo che non se ne debia
dare lagna, né fatigha alchuna, perché de quella cosa ne habiamo conpreso la veritate et
havimo scripto per altre nostre al nostro capitaneo del laco, che te debia restituire ogni
cosa del tuo, integramente et siamo certi haveray, havute dicte nostre lettere, sIchè de
questo facto non bisogna che tu ne pigli altro affano.
Parme, xiiii novembris 1451.
Cichus.
1142
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E AL CANEPARIO DEL SALE CHE AD ANGELO DA
RIETI, AUDITORE DUCALE, VENGA CORRISPOSTO MENSILMENTE IL SUO SALARIO DI 25 DUCATI
D’ORO.
1451 novembre 12, Parma.
286v Referendario et canepario salis Parme.
Perché nostra intencione è et omnino volimo ch’el spectabile misser Angello da Riete,
nostro auditore, sia continuamente pagato et mensualmente dela provissione sua de ducati
xxv in auro, vi scrivemo et commandamovi che ad esso misser Angello respondiati et
faciati respondere d'essa provisione sì per l'anno proximo, como etiandio a del presente,
facendo dicta provisione mensuatim in spexa, como faciti le altre provisione et salarii
ordinati sopra dicta gabella et senza alcuna excepcione per forma che esso misser
Angello, senza altra graveza, consegua dicta provisione.
Parme, xii novembris 1451.
Cichus.
a Segue a venire depennato.
1143
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELL’ARQUATO DI FARE AVERE A
BARTOLOMEO FOSCHINO, CON RITO SOMMARIO, QUELLO DI CUI È CREDITORE DAGLI UOMINI DI LÌ
IN MODO CHE LUI POSSA, A SUA VOLTA, ONORARE I DEBITI CHE HA CON LA CAMERA DUCALE.
Potestati Castriarquati.
1451 novembre 15, Parma.
Se recordiamo altre volte haverito scripto che dovesti vedere de componere quelli homini,
quali erano debitori de Bartolameo Folchino, nostro citadino Parmesano, ita che esso
venisse contento, aut dovesti procedere contra loro como per quelle più largarmente
podesti intendere. Et perchè mò intendiamo che licet dicti homini fecessero conventione,
sive compositione con esso luy, che tamen non l 'hanno observata, imo manchato d'esso
conventione in suo già preiuditio et danno. Pertanto mò venendo Thadeo Burallo, presente
exhibitore, là per la executione deI credito d'esso Bartolameo, ti committiamo che,
constandote d'esso dicto credito, debi procedere sumariamente contra qualuncha debitore
suo, ita che prestissimo vengha a conseguire tutto quello debe havere, aciò che esso da
poy possa satisfare alla Camera nostra de certa quantità de denari, deli quali è debitore.
508

Parme, xv novembris 1451.
Iohannes.
1144
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO DA CAMERINO DI AVER INTESO QUANTO GLI SCRIVE DI
AMBROGIO E DI BELTRAME: GLIENE PARLERÀ ALLA SUA VENUTA LÌ.
Ser Iacobo de Camereno.
1451 novembre 15, Parma.
Havimo inteso quanto tu scrivi de Ambroxo et de Beltramo, et cetera, al che non te diamo
altra resposta perché la volimo indutiare fina alla nostra venuta là, che sarà presta.
Parme, xv novembris 1451.
Cichus.
1145
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE GIBERTO DA CORREGGIO PER PRIMA COSA RESTITUISCA A
NOCETO IL SUO POSSEDIMENTO E POI FACCIA VALERE LE SUE RAGIONI.
287r Domino Ghiberto de Corigia.
1451 novembre 15, Parma.
Havimo recevuto le vostre lettere responsive aIe a nostre sul facto dela possessione de
Nuceto, nostro citadino Parmesano, al quale scriviti più fiate havere offerto de stare ad
rasione et ala cognitione dela causa. Et cussì etiam ve oferiti de presente et diciti bene. Ma
perché para, como diciti, che habiati questo animo et non gli voliati fare torto, a nuy pare et
cussì ve confortiamo che voliati prima restituire la possessione nela quale era et postea, se
vuy gli haveriti ragione alcuna, como diciti et la domandate, se profirimo nuy ad farve quella
ragione che vuy profiriti fare ad luy, e meglio. Et cussì ne pare volere la rasione et
honestà, perché haverlo tolto dalla possessione non n'è parso conveniente. Piaciave
adoncha restituirlo ad la possessione et postea mostrare le vostre rasione, altramente per
honor nostro non potrissimo fare che non provedessimo altramente ala indemnità deli
nostri citadini per la conservatione dele sue rasione.
Data Parme, xv novembris 1451.
Iohannes.
a Segue vostre depennato.
1146
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA NUOVAMENTE IL REFERENDARIO DI CREMONA A FARGLI AVERE
UNA RISPOSTA CIRCA LA LISTA DEI DENARI .
Referendario Cremone.
1451 novembre 15, Parma.
Ne maravigliamo assay che anchora non ne habi dato resposta a quella lista delli denari da
509

Casalemaiore, quale te mandassimo alli dì passati, et maxime havendotela noy richiesta
cum instancia. Mandenela, andoncha, subito alla receputa dele presente, et non usare
tanta lenteza e tepiditate in questo, como tu fay in l'altre cose.
Parme, xv novembris 1451.
Cichus.
1147
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL VESCOVO DI NOVARA DI AVERE INTESO DELLA SUA INTENZIONE
DI ANDARE A CREMONA PER PARLARE CON IL DUCA. PUÒ ANDARE ANCHE DIRETTAMENTE A
PARMA.
Episcopo Novariensi.
1451 novembre 15, Parma.
Havimo inteso quanto scriveti del vostro partire de là et venire a Cremona per trovarvi cum
noy. Vi dicimo che, desiderando conferire cum vuy più presto sia possibile, a noy non pare
che debiati fare demora a Cremona, anzi venirvene qua a Parma, dove se pur non ne
trovasti et fossemo partiti, ve avisamo che farimo la via de Fiorenzola per venire a
Cremona.
Parme, xv novembris 1451.
Cichus.
1148
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PODESTÀ, COMUNE E UOMINI DI BORGO SAN DONNINO CHE NON
VENGA DARTA ALCUNA MOLESTIA DI DAZIO A GIULIANO ZONTO PER I FRUTTI DEL POSSEDIMENTO
DELL’ABBAZIA DI CASTIGLIONE CHE HA IN AFFITTO.
1451 novembre 16, Parma.
287v Potestati, comuni et hominibus Burgi Sancti Donini.
Iuliano Zonto, nostro carissimo citadino de Parma, ne dice che, tenendo a ficto alchune
possessione de quella della abbadia de Castiglione, propinqua a quella terra, sole condure
li soy fructi in quella terra, per li quali fructi et ogni altri soy beni, al tempo della recolende
memoria del illustrissimo quondam signor duca nostro socero, era preservato exempto et li
poteva tirare fuora dellì senza paghamento alchuno et farne como parea a luy. Mò pare
che vuy homini lo voleti astrenzere a paghare li datii delli fructi et della dicta possessione, li
quali poychè gli ha reducti lì dentro, li bisogna tirar fora et condure alla dicta abbatia per
suo uso et della famiglia sua. El che non ne pare honesto, perchè sono pur fructi de
chiesa, quale per tutto el nostro dominio sono reguardate et poy sono per suo uso.
Pertanto, considerato le raxone predicte, ve confortiamo et caricamo che al dicto Iuliano
per quelli fructi nascenti sula dicta possessione tirarà fuora de quella terra per condurle alla
dicta abbacia per suo uso, como è predicto, tanto per seminare como altramente, non gli
dati faticha alchuna de paghamenti de datii né de gabelle, in la quale cossì a noy fareti
cosa gratissima et accepta.
Data Parme, die xvi novembris 1451.
Iohannes.
510

1149
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE, SE NON
AVESSERO GIÀ DATO DENARI AL CONSIGLIERE DUCALE NICCOLÒ ARCIMBOLDI, GLIELI FACCIANO
AVERE SU FIRENZE.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 novembre 16, Parma.
Non sapemo se habiati facto alcuna provisione de dinari al spectabile messer Nicolò
Arcimboldo, nostro consigliero, como ve scripsemo. Però se non l'haveti facta ve
commettiamo de novo et volemo gli la faciati, facendoli respondere deli denari a Firenza.
Data Parme, die xvi novembris 1451.
Cichus.
1150
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE NON OCCORRE PIÙ DARE
DENARI A GIACOMO TRIVULZIO, MENTRE HA NUOVAMENTE RICHIESTO AI MAESTRI DELLE
ENTRATE CHE FACCIANO “LA EXPEDITIONE SOA”. LI INFORMA DI AVERE MANDATO A ROMA LA
RISPOSTA ALLE RICHIESTE FATTE DAGLI AMBASCIATORI DEL RE E DEI VENEZIANI. HA NOTIZIE
CHE DA FERRARA PASSANO DONNE E SCUDIERI ALLA VOLTA DEL PORTO DI TALAMONE DOVE
SBARCHERÀ L’IMPERATRICE.
288r Dominis de Consilio secreto nostro.
1451 novembre 16, Parma.
Inteso quello ne haveti scripto circa il a provedere de dinari a messer Iacomo da Trivulcio
et etiandio a messer Nicolò Arcimboldo, dicemo per resposta che a messer Iacomo non
bisogna fare altra provisione, perché gli havemo scripto ch'el retorni da nuy. Per misser
Nicolò havemo scripto ali Maestri dele intrate che gli provedesseno, nondimeno de novo gli
replicamo per l'alligata, quale gli la vogliate fare dare et sollicitare la expeditione soa. La
resposta per vuy ordinata alle richieste facte per li ambassatori della maestà del re et de'
Venetiani, havemo mandata a Roma, cioè la più breve. Da Ferrara havemo novella como
l'imperatore se gli retrovarà al fin de questo mese et como per Ferrara sonno passati de
molte donne et scuderi, quali vano a l'incontro de l'imperatrice, quale b debbe desmontare
al porto de Thelamone.
Data Parme, die xvi novembris 1451.
Cichus.
a Segue facto espunto.
b Segue debbe in interlinea.
1151
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MASTRI DELLE ENTRATE CHE A
CAPRAZUCCA, CASTELLANO DEL PONTE DI DONNA ZILLIA, GLI SIANO DATE PAGHE QUATTORDICI
IN LUOGO DELLE SEDICI AVUTE NEL PASSATO.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 novembre 16, Parma.
511

Quando Caprazucha, castellano del ponte de Donna Zillia, de questa nostra cità, vene alla
guardia de questo ponte, de ordine et commandamento nostro, gli vene con paghe sedece,
per le quale sedece paghe è stato pagato nel passato, como dal referendario poreti havere
informatione. Pertanto, ad ciò siati informati della voluntà nostra, ve dicemo et chiaremo
che nuy siamo contenti l’habbia havuto per lo passato lo pagamento per dicte sedece
paghe, como l'ha tenuto, et cossì provideti che a del passato non gli sia, nè possa essere
dato molestia per alcuno modo. A modo, vero, volimo gli sia resposto per paghe
quattuordece, como contene in la littera patente nostra de l'officio suo et cussì fati
exequire.
Data Parme, die xvi novembris 1451.
Cichus.
a Segue per lo espunto e del in interlinea.
1152
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MARCOLEONE DA NUGAROLO CHE VUOLE SIANO FORNITI
PRESTO I DUE SPERONI DELLA MUZZA, SIA QUELLO VECCHIO CHE QUELLO NUOVO. HA GRADITO
L’INFORMAZIONE RELATIVA A GIACOMO DA TREVI E AL FRATE.
288v Marcholeoni de Nugarolo.
1451 novembre 17, Parma.
Havimo recevute doe toe littere et inteso quanto ne scrivi, restamo del tucto advisati, al che
non accade altra resposta, si non che tu vogli attendere et essere solicito che li speroni
vechio et lo novo della Muza siano forniti presto, secondo per altre nostre te havimo
scripto. Et puoy sequire quelle cose che te pareranno più utile et necessarie. Piacene lo
adviso ne hay dato de Iacomo da Trevi et cossì de quello frate, et sforzate sapere il nome
de quello tale frate et cossì sforzate intendere delle altre cose, et puoy del tucto ne
advisaray noy.
Data Parme, die xvii novembris 1451.
Te avisamo como da matina ne partiremo de qui et veneremo a Lode.
Cichus.
1153
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI LODI CHE TUTTI I LUOGHI DEL VESCOVATO
LOCALE DEBBANO CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DELLA ROCCA ECCEZION FATTA PER LE
LOCALITÀ DESTINATE A CONTRIBUIRE PER I LAVORI DEL PONTE DI PIZZIGHETTONE ED ECCETTO
SAN COLOMBANO I CUI UOMINI DEVONO DARE LA LORO OPERA PER LA ROCCA. SE QUALCUNO
OBIETTASSE, IL DUCA GLI RICORDA CHE IL SIGNORE È LUI E NON ALTRI.
Locumtenenti Laude.
1451 novembre 17, Parma.
Respondendo ale parte necessarie dele vostre littere et, primo, circha lo facto deli carri che
tu non poy havere et cetera, dicemo che nostra intentione è, et cossi volemo et
commandiamote, che tu faci contribuire ad tucti li loci et ville del vescovado nostro de
Lode, excepti li lochi che sonno deputati ad contribuire al lavorerio del ponte de
Pizghettone et Sancto Columbano, che bisogna contribuiscano quelli homini alla rocha;.
Tucto lo resto delle ville, lochi et possessione del vescovado de Lode volemo, mandeno li
carri, ciascuno per la ratta soa al lavorerio, che faccino fare lì in Lode, et sia et habia nome
come se voglia, che tengono dicte possessione, avisandoti che, se tu timeray et obediray
512

più altri che nuy, te daremo ad intendere ne serrà fortemente despiaciuto, perché volemo
essere nuy el signore et non altri. Siché vogli farte obedire et fare che ogni loco et villa
mandeno li carri, che li sonno tassati lì al lavorerio nostro de Lode. Et si tu non lo faray, ne
lamentaremo et doleremo de ti solo, et non de veruno altro. Et si alcuna persona dicesse
più una cosa che un'altra, monstraraegli questa nostra littera, ad ciò che siano chiari de
questa nostra intentione et voluntate. Et fa che, senza alcuno resguardo, tu exequischi
questa nostra voluntà, si tu ami et hay ad caro la gratia et amore nostro. Al facto dele case
del revellino et dele robbe che vole dare Isac, ebreo, non dicemo altro, perché saremo
presto là et provederemo al tucto.
Data Parme, die xvii novembris 1451.
Cichus.
1154
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ E AL CASTELLANO DELLA VALLE MUZOLA NON
VENGA “DATO IMPAZO IN CARRICO VERUNO DEL FACTO DEL FURMETO” AGLI UOMINI DI DETTA
VALLE.
289r Potestati et castellano Valis Mozule.
1451 novembre 17, Parma.
Non volemo che a quelli nostri homini de Vale de Mozula sia dato impazo in carrico veruno
del facto del furmento. Pertanto cessati de dargli più graveza per questa casone et, per
forma, non vengano più da nuy a lamentarse per questa a cosa.
Data Parme, die xvii novembris 1451.
Cichus.
a Segue casone depennato.
1155
FRANCESCO SFORZA ORDINA A FRANCESCO DE GEORGIIS DI DARE ALLOGGIAMENTO PER SEI
CAVALLI E SEI BOCCHE AL VERONESE GIORGIO MONTAGNA, ASSUNTO DI RECENTE AI SUOI
SEVIZI, E GLI SI CORRISPONDA PURE LA TASSA DOVUTAGLI.
Francisco de Georgiis.
1451 novembre 17, Parma.
Volemo che in la tua iurisdictione debbi dare allogiamento per sey cavalli et sey bocche a
Francisco Montagna, veronese, quale havemo tolto novamente ali servicii nostri, et che li
facii provedere et respondere dela taxa sua per li dicti sey cavalli et bocche, segondo
l'ordini nostri et segondo hano l'altre nostre gente d’arme allogiate in la dicta campagnia. Et
in questo fa non sia fallo.
Data Parme, xvii novembris 1451.
Iohannes.
1156
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DA BALBIANO , A PAOLO PINZAMATO E A NICOLÒ DA
PALUDE DI AVER CONCESSO A BIAGIO AZARETO LICENZA DI CONDURRE CENTO SACCHI DI
FRUMENTO E DI AVERE PAGATO A LUI LA TRATTA. HA DATO ANCORA LICENZA PER CENTO SOME DI
FRUMENTO DA CONDURRE DALL’ALESSANDRINO A SERRAVALLE: DEVE PERÒ ANCORA PAGARE IL
DOVUTO DAZIO.
513

(1451 novembre 17, Parma).
Domino lohanni de Balbiano, Paulo Pinzamato nec non Nicolao de Palude.
Per fina a dì xvii del mese de septembre proximo passato, concedessimo licentia al
spectabile misser Biasio Azareto de cento sachi de fromento, come credemo habiati
veduto per lettere soptoscripte de nostra propria mano. Et perché n'ha facto contento nuy
per la tracta de quella summa, vi committimo et volimo che non gli diati impedimento per
casone d'essa tracta, lassandoli condurre intregramente la dicta summa, la quale ex nunc
ne dice non haverla poduta fornirla. Ora mò gli concedemo un'altra licentia de levare cento
some de frumento, pur de fromento de Alexandrina, per condurla a Seravalle per uso de
quelli homini, come vederiti per le lettere soptoscripte de nostra mano. Et perché della
tracta d'esso non siamo altramenti satisfacti, vi committiamo che debiati scodere la dicta
tracta integramente, secondo haveti per lo ordine nostro.
Data ut supra.
Cichus.
1157
FRANCESCO SFORZA CONCEDE AL PODESTÀ DI PIACENZA DI ASSENTARSI DALL’UFFICIO PER
VENTI, TRENTA GIORNI PER ANDARE A FIRENZE “PRO ELLECTIONE POTESTARIE ILLIUS INCLITE
URBIS DE TE FIENDA”.
Potestati Placentie.
(1451 novembre 17, Parma).
Ut tuis annuamus requisitionibus, contentamur quod, dimissa tui loco persona idonea et
sufficienti, que tuas dilligenter suppleat vices, ab offit(i)o illo te absentare possis,
Florentiam iturus pro ellectione potestarie illius inclite urbis de te fienda, spatio dierum
viginti usque in mensem unum, itu mora et redditu computatis.
Data ut supra.
Cichus.
1158
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL COMMISSARIO E IL PODESTÀ DI PARMA, CHIAMATO MATTEO,
CERCHI DI INTENDERE QUANTO È STATO NARRATO DA STEFANINO DI ZACCARIA VISTI IL LIBRO E
LE LETTERE E AVUTO IL GIURAMENTO DI STEFANINO, RENDANO SPEDITA. GIUSTIZIA
289v Commissario et potestati Parme.
1451 novembre 17, Parma.
Continentiam attendentes inserte supplicationis nobis pro parte nobilis viri Sthefanini de
Zachariis exhibite, quoniam, ex serie narratorum per dictum Sthefaninum in supplicatione
nominatum comprehendimus que falsa essent exponere, attamen, ne pars legiptime
consequeri possit, volumus et committimus vobis quatenus, vocato dicto Matheo, informari
procuretis de expositis per dictum Sthefaninum, postquam, si de libro et de litteris predictis
constiterit quod ipsis a habitis pro se, in plena probatione et iuramento dicti Sthefanini
prestito, in supplementum probationum defitientium, iustitiam facietis, expediendo predicta
summarie sinpliciter et de plano, sine strepitu et figura iudicii, cavillationibus et frivolis
exceptionibus quibuscumque reiectis.
Data Parme, die xvii novembris MCCCCLI.
514

Cichus.
a Segue habib depennato.
1159
FRANCESCO SFORZA ORDINA A DESIDERIO GROSSO, UFFICIALE DELLA GABELLA DEL SALE DI
PARMA, DI DARE A RBERTO I QUARANTA DUCATI INTROITATI PER LA TASSA STRAORDINARIA DEL
SALE PER IL PERIODO CONSIDERATO NELLA LETTERA DUCALE.
(1451 novembre 17, Parma).
Desiderio Grosso, offitiali gabelle salis civitatis Parme.
Coma tu vederay per la introclusa nostra littera, nuy havimo concesso et data licentia del
sale della terra et iurisditione de Colorno al magnifico misser Ruberto, ne dice che, oltra la
dicta intrata ordinaria, gli è certa altra tassa de sale extraordinaria et abscende alla summa
de quaranta ducati vel circha. Pertanto volimo che tu debbii dare a et respondere al dicto
misser Roberto, o ad qualunque altro suo messo, la intrata delli dicti ducati quaranta vel
circha per la intrata predicta extraordinaria, per quello tempo che se contene in la
introclusa dicta nostra lettera. Et per più tua chiareza, havimo soptoscripta la presente de
nostra propria mano.
Data ut supra.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
a In A andare con an depennato.
1160
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A MANFREDO E GIBERTODA CORREGGIO DI FAR RESTITUIRE I BENI
E LE POSSESSIONI DEL PADRE A ELENA, GIÀ MOGLIE DI LUIGI DE BORDONO.
1451 novembre 17, Parma.
290r Domino Manfredo et Ghiberto militi de Corogia.
E' stata da nuy madonna Elena, olim donna de Aluyse de Bordono, et dictone como el è
bon tempo et anni, perfin che la signoria de Venetia teneva Bresello, suo patre co(m)prò
alcune pezze de terra et possessione nel territorio de Bresello, quale debitamente tocha ad
essa. Et perché pare li siano occupate, ve pregamo strectamente che vogliati far restituire li
bene et possessione del dicto suo patre alla dicta madonna Elena, ad ciò che delle intrata
d'esse possessione se ne possa substentare et vivere come fanno le donne dabene. La
qual cosa haveremo tanto ad cara et acceptissima, quanto s’el fossino ad una cosa nostra
propria, overo ad una nostra sorella. Et per questa a casone ve mandiamo el presente
messo per lo quale aspectamo da vuy bona et optima resposta, certificandove che per una
cosa non ne poristivo fare cosa più grata et acceptevole de questa.
Data Parme, die xvii novembris MCCCCLI.
Cichus.
a Segue nostra depennato.
1161
515

FRANCESCO SFORZA CHIEDE A MISSAGLIA DI ELLO DI CONCEDERE CHE IL CONSIGIO SEGRETO,
CHE STA PER RIENTRARE IN MILANO, POSSA OCCUPARE LA SUA CASA O QUELLA PARTE CHE DA
SULLA PIAZZA, FNO A CHE RIENTRANDO EGLI (IL DUCA) PORTERÀ DETTO CONSIGLIO NELLA
CORTE DELL’ARENGO.
Missalie de Ello.
1451 novembre 17, Parma.
Procedendo, per la divina gratia, el miglioramento principiato in quella nostra inclita cità de
Mediolano dela mala peste, ce siamo deliberati de andargli presto et havimo posto ordine
che, mentre non seremo nuy là non sia impazata la corte nostra del arengo né per lo
Consiglio né per altri magistrati, unde, siando de presente per intrare in la cità el dicto
nostro Consiglio, è necessario et volimo che tu gli concedi la tua casa sula piaza del
castello o almancho la parte denante verso la piaza, et tu potray habitare in l'altra parte,
fina tanto che nuy serimo lì et redurimo el Consiglio pur in la corte. Concedela, adoncha,
volontera et senza contraditione alchuna, se tu hay caro far cosa che ne sia grata, como
siamo certi.
Data Parme, die xvii novembris MCCCCLI.
Cichus.
1162
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO DI PARMA DI NON FAR PAGARE ALLE PORTE NÉ
PER QUALSIASI ALTRA CAGIONE IL FRUMENTO, LE BIADE, IL VINO, LA LEGNA E LO STRAME PER
USO DEL FIGLIO PLIDORO.
290v Referendario Parme.
1451 novembre 18, Parma.
Per la stantia, che fa in questa nostra, Pullidoro, nostro figliolo, al quale per uso de casa
sua bisongna ogni mese di spendere et dispensare stara dece de frumento, item stara viii
de biava per li suy cavalli, item brente dece de vino, item lengna carra quatro, item strame
da cavalli carra doe, volimo che in le intrate delle porte né per altra casone, non debia
pagare datio né gabella alcuna. Anzi volimo ch'el possa far condurre ogni mese le
sopradicte cose liberamente et senza viruno pagamento, per uso suo et de casa sua,
intendendo che de queste cose non se ne debia fare restoro viruno. Et questo non
manche.
Data Parme, die xviii novembris MCCCCLI.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1163
FRANCESCO SFORZA DICE A DANESIO DE MAYNERIS DI FARSI DARE DAL REFERENDARIO DI
PAVIA 8DUCATI DEL DUCA.
Danesio de Mayneriis.
(1451 novembre 18, Parma).
516

Inteso quanto ne hay scripto del tuo bisongno et necessità, per questa te dicemo come nuy
scrivemo per l'alligata al nostro referendario de Pavia che te debia dare octo ducati delli
nostri, siché li presentaray la dicta nostra lettera et sollicitaray havere dicti dinari.
Data ut a supra.
Cichus.
a In A ut ripetuto.
1164
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI INDAGARE
DILIGENTEMENTE I PRIVILEGI E I DIRITTI DI ANTONIO SPINOLA DA CASANO IN MODO CHE I SUOI
UOMINI NON SIANO GRAVATI PIÙ DI QUELLO CHE LO ERANO AL TEMPO DI FILIPPO M. VISCONTI.
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 novembre 17, Parma.
Et stato da noy meser Antonio Spinola da Casano, agravandose e dolendose de alcuna
molesta che gli voleno fir date a luy et ali homini soy, qualli voleno fir astriti alcuni carighi,
ali qualli dice may per lo passato non è stato astreto. Et perché nostra intentione non è che
el sia agravato a cossa alcuna indebitamente, ala qualle may per lo passato non sia stato
astreto, volimo et ve cometiemo che voi debiate deligentemente e bene li soy prevelegii et
ragione, et non molestati né agravati né factiati agrevari luy né li homini soy ultra quello ad
che erano agravati al tempo dela felice memoria e illustrissimo signore nostro socero, ma
gli tractati como erano tractati al tempo del prefacto illustrissimo signore.
Ex Parma, die xvii novembris 1451.
Cichus.
1165
FRANCESCO SFORZA CONCEDE AL REFERENDARIO DI PARMA DI ASSENTARSI PER DIECI GIORNI.
1451 novembre18, Parma.
291r Parma, 18 novembris 1451.
Concessa fuit licentia referendario Parme possendi ab officio se absentare per dies decem,
itu mora et reditu computatis.
Iohannes.
517

1166
FRANCESCO SFORZA ORDINA A SCEVA CORTI DI MANDARGLI IMMEDIATAMENTE LA LISTA DELLE
PERSONE DA PRESENTARE ALL’IMPERATORE E AI SUOI.
Domino Sceve de Curte.
1451 novembre 20, Cremona.
Vuy haviti portato cum vuy insiema la lista deli presenti, dili quali raxonassimo l'altro dì da
essere facti al serenissimo imperatore et alli soy, del che se maravigliamo. Et perché nuy la
volimo qua vi comittiamo che, subito, ne la debiati mandare o per proprio cavalaro o a per
uno burchillo, como vi parerà, siché domane de matina l’habiamo per ogni modo.
Data Cremone, die xx b novembris MCCCCLI.
Iohannes.
a Segue per uno in interlinea.
b Segue octo depennato.
1167
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BASSIANO DE QUINTERIIS DI ATTENDERE DILIGENTEMENTE AI
LAVORI IN MODO CHE AL SUO ARRIVO NON ABBIA AD IMPUTARGLI ALCUNA NEGLIGENZA. VUOLE
CHE SIA PREPARATA LA CAMERA CON TUTTE LE FORNITURE DI REGOLA.
Bassiano de Quinteriis.
1451 novembre 20, Cremona.
Perché fra tre o quattro dì noi certamente verremo lì, te commettemo che, con ogni
sollicitudine et studio, debi attendere ad quelli nostri lavorii, ita che quando serimo là
troviamo che habi bene operato et non habiamo ad poterti imputare degnamente de
negligentia. Volemo ancora che facci apparecchiare quella nostra casa et fornirla de lecti et
de l'altre mobilie che li bisognassero, siché non habiamo ad starci lì sinistramente,
intendendo tu che noi dicemo deli lecti et lenzuoli nostri, zoè quelli che li sonno stati fino
adesso. Et cura che la camera nostra dove dormimo sia im ponto.
Data Cremone, die xx novembris 1451.
Iohannes.
1168
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SCEVA CORTI E A TESEO DE PONTANIS DI SPOLETO CHE IN
QUEL VESCOVADO VI SONO CAVALLI E SOLDATI DEL COLLEONI CHE NON HANNO ALLOGGIAMENTO
E MOLTI MILITARI, PERCIÒ, SE NE VANNO BIGHELLONANDO DANNEGGIANDO A DRITTA E A MANCA.
VUOLE PERCIÒ, CHE SISTEMINO ALMENO CENTO CAVALLI DEI QUALI INVIA UNA LISTA. SE VE NE
FOSSERO DI PIÙ LI DEVONO DISTRIBUIRE QUOTA PER QUOTA SÌ CHE NON VE NE SIANO CHE
VADANO ERRANDO PER LE CAMPAGNE. VI È POI, UN ELENCO DI NOBILI CHE POSSONO
SOPPORTARE IL SOTTOINDICATO NUMERO DI CAVALLI.
1451 novembre 20, Cremona.
Domino Sceve de Curte et Theseo de Pontanis de Spoleto.
Havendo nuy displacentia assay che sentimo in quello vescovato essergli cavalli et soldati
518

assay de quilli del magnifico Bartholomeo Coglione, nostro capitaneo d’arme, quali sonno
senza logiamento et vanno ogi in qua, domane in là, discorendo el paese et le ville cum
grave iactura del stato nostro et delli nostri subditi. Et non intendendo per fino ad alquanti
pochi dì como potere a fare, vi committiamo et volimo, per mancho male, vuy debiati far
allogiare fino ad cento cavalli deli predicti, secondo la tassa et super additione, dela quale
ve mandiamo inclusa una lista, et se oltra li dicti cento cavalli gli ne seranno più, del che
volimo prendiati bona et vera informatione, li debiati compartire et destribuire pur in simele
forma, 291v rata per rata, o come meglio parerà ad vuy, siché non vadano più errando
ad questo modo. Et de ciò fati non sia fallo né contraditione alcuna, ben advisando li nostri,
ad chui tocha, che ne rencresce assay darli tanta molestia, ma non possimo far de meno,
segondo la necessitade occorente nostra, ma speramo in Dio che presto li levaremo
questo et li altri affanni.
Data Cremone, die xx novembris MCCCCLI.
Cichus.
a In A potereti con ti depennato.
Quisti sonno li nobili, li quali inter loro et li loro lochi proprii, non computando nobili o lochi
loro adherenti, secondo havimo examinato, ponno habilmente portare el carico deli
infrascripti numero de cavalli videlicet:
el conte Alberto Scotto,
conte Francesco Scotto, cavalli 20
cum li altri Scotti;
el conte Iohanne Anguxola,
misser Iohanne Anguxola,
misser Richardo Anguxola,
misser Lanzalotto Anguxola, cavalli 25
misser Riciardo Anguxola,
cum li altri Anguxoli, non
computando el conte Bartholomeo;
quilli da Fontana, non computando
in questo el carigo che li tochasse ad Borgonovo; cavalli 10
el conte Manfredo da Lando,
misser Verzuso da Lando, cavalli 12
cum li altri da Lando;
li nobili da Borgonovo; cavalli 25
ad alcuni altri nobili et castellani de Piserza; cavalli 15
ali cipttadini rustici; cavalli 12
Mezano cum le ville et Sabioneta, che sonno
nel compartito facto ad Milano da cavalli 1800; cavalli15
ali nobili de San Iohanne ciptadini de Piasenza; cavalli 24
151
519

1169
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO PORRO, CAPITANO DEL LAGO DI COMO, DI
INDIVIDUARE COLORO CHE HANNO MOSTRATO SODDISFAZIONE ALLA NOTIZIA DELLA SUA MORTE.
GLI DICE DI AVER FATTO BENE A NON ACCETTARE LA PROPOSTA DI PIETRO ORRIGONO E
GIOVANNI BATTAGLIA CHE VOLEVANO CHE GLI UOMINI DI VARENNA E DI MUGIASCA GIURASSERO
NELLE SUE MANI.
1451 novembre 17, Parma.
292r Antonio Porro, capitaneo lacus Cumarum.
Havimo inteso quello che per le tue lettere ne hay scripto della novella facta a de nuy in
quelle parte, al che non dicimo altro, se non che haverimo molto caro che tu te sforzi cum
ogni studio et dilligentia de intendere, non movendote però tu a passion veruna, che i
sonno stati quilli che più se goldevano d'essa novella, deli quali ne advisaray. Alla parte
che ne scrive de Petro Horrigono et Iohanne Bataglia, che hano voluto far zurare in le
mane tue l'homini del Monte de Varena et de Mugiascha, dicimo hay facto bene ad non
acceptarli, ne vogliamo per modo alchuno li accepti, ma ben siamo contenti che li conforti
per parte nostra cum quello miglor modo parerà ad ti, et non però in modo che possano far
merchantia d'esse tue parole.
Data Parme, die xvii novembris 1451.
Cichus.
a Segue facta ripetuto.
1170
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUDOVICO DA BOLOGNA E A LANCILLOTTO DI PARMA DI
PORTARSI DA LUI.
1451 novembre 20, Cremona.
Lodovico de Bononia nec non Lancillotto de Parma.
Havimo recevuto una lettera da ti, Lancilotto, sopra el facto delli logiamenti, ala quale non
respondimo altro salvo che, ala receputa di questa, vegnati ambi duy da nuy senza
exceptione alchuna.
Data Cremone, die xx novembris 1451.
Cichus.
1171
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REFERENDARIO E A DESIDERIO DE GROSSIS, COMMISSARIO
DELLA GABELLA DEL SALE DI PARMA CHE NON SI FACCIA PAGARE A PELLEGRINO DEI RONCALI LA
TASSA DEL SALE NELLA “VILLA” DI MAMMIANO, CONTRIBUENDO EGLI GIÀ A PARMA, DOVE ABITA.
1451 novembre 20.
Referendario et Desiderio de Grossis, comissario gabelle salis Parme.
Pellegrino de Ironchalii ne ha exposto che già molti anni fa habita cum tucta la famiglia sua
in quella nostra cità de Parma et cussì contribuisse per la rata sua parte alli carrichi
occorenti cum la cità. Et perché ha alchuni sui beni in la villa de Mammiano, del destrecto
d'essa cità, fi astrecto ad pagare el sale cum li homini della dicta villa, come vederiti per la
520

sua supplicatione, qual ve mandiamo qui inclusa. Pertanto volimo et ve committimo che,
essendo cussì, provediati ch'el dicti Pilligrino habia la sua rata parte del sale da per sì et
non cum li dicti homini de Mammiano et non sia gravato in duy lochi per uno carico,
havendo però advertentia ad far in modo che né la Camera nostra patischa damno, né
alcuno se possi iustamente lamentarse per questo.
Die xx novembris 1451.
1172
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO E AL PODESTÀ DI PARMA DI ACCORDARSI CON
LE SUORE DI SANTA CHIARA DELL’ORDINE DI SAN FRANCESCO PER L’ACCOGLIENZA DI AMMALATI
DI PESTE SOLO SE NON TROVASSERO POSTO ALTROVE
292v Commissario et potestati Parme.
1451 novembre 20, Cremona.
Le donne de Sancta Clara de l’ordine de Sancto Francesco de quella cità, se gravano che
li voliti mettere in uno certo suo loco li amalati de morbo. Pertanto vi dicimo cussì che,
potendose fare altramente, non li diati impazo al dicto suo locho et, non potendosi fare
altramente, vediati de acordarve cum loro come se fa in le altre nostre citade et terre.
Data Cremone, die xx novembris 1451.
Cichus.
1173
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SILLANO NEGRI CHE VIENE CONTINUAMENTE SOLLECITATO DAGLI
UOMINI DI CASTELL’ARQUATO A FARE ESEGUIRE LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA
CIRCA LA TASSA DEI CAVALLI, SENTENZA DA LUI SOSPESA PERCHÉ QUELLI DI PIACENZA
SOSTENGONO DI NON AVER POTUTO PRODURRE TUTTI I LORO DIRITTI, CIÒ POSTO ORDINA A
SILLANO DI SENTIRE QUELLI DI PIACENZA PERCHÉ HANNO AVUTO MODO DI ALLEGARE TUTTE LE
LORO RAGIONI.
Domino Silano.
(1451 novembre 20, Cremona).
Li homini de Castelarquato sonno stati qui da nuy più volte, rechedendone con instancia,
como per altre nostre ve havimo scripto, che vogliamo far mandare ad execucione la
sententia data in loro favore per lo Consiglio nostro de iusticia supra el facto dela taxa di
cavalli, ali qualli havemo sempre dicto le allegacione et querelle fanno quilli da Piasenza,
che dicta sentencia non debba fir exequita, perché la fo data che loro non haveano
producte tutte loro rasone. Per la qual cosa da kalende de luglio fino al presente è stata
questa cosa suspesa, et de cento sexanta cavalli, qualli tenevano, non hanno dato la rata,
non ma ad lxxviii, sive 78, et li homini d’arme da lxxviii fin ala summa de centolx, tucto el dì
ne sonno ale spale che li faciamo dare et respondere la ratta da dicto kalende de luglio in
qua; de che havemo havuto et havemo continue molestie. Pertanto mò che seti venuto lì
ad Piacencia, volimo et ve comettemo che fra v o vi dì debiati intendere et oldire tucto
quello voleno alegare et produre dicti da Piasenza, perché ne pare che, havendo havuto
tanto termine, possano molto bene havere apparichiato quello vogliano dire, produre et
allegare; siché vogliati, fra dicto termine, chiarire se dicta sentencia debbe remanere ferma
521

in favore deli dicti homini da Castel Arquato o non, et chi debbe pagare la rata ali dicti
homini d’arme, cioè dali lxxviii fino ad clx (da) predicto kalende de luglio fino al presente, et
cossì per l'avenire.
Cremone, ut supra.
Cichus.
1174
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE VUOLE CHE “MAGISTRO”
GIOVANNI MARTINO DA PARMA MANTENGA LA SUA LETTURA. LASCIA A LORO LA SCELTA TRA
“MAGISTRO”TEBALDO E “MAGISRO” ANTONO GUINERO.
294r Consilio secreto.
1451 novembre 20, Cremona.
Nostra intencione è che magistro Iohanne Martino da Parma resti alla sua lectura dove se
trova de presente. Ma restando lì mò magistro Thebaldo et magistro Antonio Guaynero, et
bisognando che uno de loro ceda, volimo che discutiati et examinati quale de loro duy
debia cedere, perché restarimo noy liberaliter contenti alla vostra deliberacione et quella
mandarimo ad executione. Et ad questo ve damo termine per tutto lunedì proximo, et
martidì volimo la resposta, la quale per ogni modo mandati chiara et terminata et non
dubia. Et non bisogna ad questo havere alchuno respetto se non a l’honore nostro et al
bene del studio et quello ve pare el meglio.
Cremone, xx novembris 1451.
Cichus.
1175
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL CASTELLANO DI BELLINZONA PERCHÉ ACCOGLIE PERSONE
SCONOSCIUTE E ANCHE IGNORANDO LA LORO PROVENIENZA DA LUOGHI INFETTI O NON.
LAMENTA CHE SI FACCIANO TROPPE SCOPERTE DI FRODI DI SALE CHE NON VENGONO
DENUNCIATE AL COMMISSARIO.
Castellano Birinzone.
1451 novembre 21, Cremona.
Cum grande dispiacere havimo inteso li cativi modi teni in recitare dentro quella nostra
forteza quelli vano inanzi indreto, contra li ordini et commadamenti nostri, maxime de uno
quale, ali dì passati, essendo venuto lì et trovandosse senza bollecta né sappendosse che
fosse né donde venesse, el commissario non volse lassare intrare nela terra, el quale poy
fo receptato nel castello per ti, non havendo respecto alli ordini hay da noy de non
receptare persona alchuna senza nostra licentia, maxime persone incognite, como era
quello, né havendo respecto che venesse da luocho infecto, ad pericolo de contaminare
quella nostra forteza. Dela qual cosa ne maravigliamo de ti, che habi presumptione de
pretermittere li ordini nostri, senza nostra speciale licentia. Pertanto te havimo voluto
522

scrivere questa, admonendoti ad volere per lo advenire servari altri modi, che non hay
servati fina al presente, perché te certificamo che, se ne havimo più lamenta alcuna, farimo
in modo saray mal contento. Anchora intendimo che in quella nostra terra se fano molte
invencione de froxe de sale, quale, in grave detrimento della Camera nostra non 294v
sono denonciate allo commissario. Pertanto volimo debi interderte col dicto commissario et
provedere che tutte le invencione se farano de froxe de sale siano immediate denunciate al
commissario, aciò luy ne possa fare distribucione alla Camera nostra et ali inventori et
accusatori, segondo l'ordine.
Cremone, xxi novembris 1451.
Cichus.
1176
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DELLA VALLE MOZZOLA DI NON DARE NOIE A DONINO
DEL MOZO E A GIRARDO DA SPIOLA PER LA CONTRIBUZIONE ALLA TASSA DEI CAVALLI, PERCHÉ
NE SONO STATI ESENTATI CON I CAPITOLI LORO CONCESSI DAL FRATELLO ALESSANDRO.
Potestati Vallismozule.
1451 novembre 21, Cremona.
Nonobstante la lettera te scripsimo alli dì passati, data a Lode a dì xviii de septembre, per
la querella ne haviano facto li homini de Valdemozola che dovessi astrenzere Donino del
Mozo et Girardo da Spiola della dicta Valle ad contribuire alla taxa di cavalli insieme con li
homini de quella Valle, te dicimo per questa et te committimo che alli dicti Donino et
Girardo non debi dare molestia alchuna né astrengerli ad contribuire cum li homini della
dicta Valle alla taxa de cavalli. Imo volimo gli preservi exempti, como te havimo scripto per
un'altra nostra, data ad Mediolano a dì de maio 1451 proximo passato, ala quale ne
referimo, perché intendimo la dicta Valle essere stata desgravata del extimo del dicto
Donino et Gerardo per li capituli a loro concessi per Alexandro, nostro fratello, quali volimo
gli siano observati.
Data Cremone, die xxi novembris 1451.
Perché essendo detracto lo extimo delli dicti Donino et Girardo, alla dicta Valle gli saria
facto troppo grande torto ad artarli ad questa spesa.
Data ut supra.
Cichus.
1177
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CASTELLANO E AL COMMISSARIO DI ABBIATE DI DARE AL
MASSARO DI BALDASSARE DA BARCI QUANTO GLI SI DEVE PER IL TEMPO IN CUI FU AL SERVIZIO
DEL DUCA A NOME DI QUELLA COMUNITÀ.
Castelano et commissario Abbiatis.
1451 novembre 21, Cremona.
Como devi recordarti, noy ali dì passati te scrisimo dovessi fare satisfare el massaro de
Baldesaro da Barci de quello tempo steti in campo in nostri servicii ad nome de quella
communità. Pertanto, non havendoli facto satisfare, te dicimo de novo che tu proveda el sia
satisfacto, como per altre te havimo scripto, ale quale ne referimo.
Cremone, xxi novembris 1451.
523

Cichus.
1178
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI CREMONA CHIAMI DAVANTI A SÉ I
DAZIERI, CHE HANNO TOLTO A GIACOMO GRATI LE CALZE PORTATE DA CASALMAGGIORE SENZA
PAGARE IL DAZIO. FATTO PAGARE IL DAZIO, CONVINCA I DAZIERI A RESTITUIRE LE CALZE E
QUANT’ALTRO HANNO TOLTO A GIACOMO.
1451 novembre 22, Cremona.
295r Referendario Cremone.
Noy havimo inteso che, havendo che questi proximi dì uno Iacomo di Gratii, de questa
nostra cità, conducte alchune calze da Casalmaiore et havendole portate in questa cità
senza paghamento de datio, alchuni datieri de questa nostra cità, intendendo questo,
hanno tolto le calze et alchune altre cose al dicto Iacomo, quale recusano volere restituirle,
dicendo loro che sono per sé, et cetera. Et benchè ad nuy dispiaza adiutare et intercedere
per quelli cerchano fraudare li datii nostri, tamen per la instancia ne è facta per alchuni delli
nostri, non possimo fare che per questa volta non adiutamo el dicto Iacomo. Pertanto
volimo debiati havere li dicti dacieri et con quella instantia et boni modo ve parerano, per
nostra parte richiederli, hortarli et confortargli vogliano compiacerve de questo, cioé
pagando el dicto Iacomo al datio, che havesse devuto pagare de rassone, de restituirli
liberamente le calze et ogni altra cossa gli havesse tolto, certificandoli che de questo ne
farimo piacere asay et reputarimo sia facto ad nuy et non alluy. Et in questo uscati quella
diligentia ve parerà che questo habia loco, como non dubitamo haverà, perché pagando el
dicto Iacomo il datio alli datieri, non deve essere dificile compiacere ad nuy de questo.
Data Cremone, die xxii novembris 1451.
Andreas Fulgineus.
1179
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL CONTE GIOVANNI DA BALBIANODI PORTARSI A GAVI
ALL’INCONTRO DI NICCOLÒ CAMPOFREGOSO, CAPITANO DEI GENOVESI, E DI MASINO, FRATELLO
DEL DOGE DI GENOVA. LO ACCOMPAGNI FINO A QUANDO INCONTRERÀ ALTRE PERSONE INVIATE
DAL DUCA.
Comiti Iohanni de Balbiano.
1451 novembre 22, Cremona.
Lo magnifico misser Nicolò da Campofregoso,capitaneo de Zenoesi et Masino, fratello del
illustre signor misser lo duxe de Zenoa, denno venire da nuy de presente. Pertanto volimo
che ve sforzati de intendere lo venimento suo ad Nove, osia da Gavi, et che subito dela
venuta sua ne avisati per le poste battendo. Vogliamo ancora gli faciati compagnia finché
trovareti le persone li mandaremo a l'incontro, ma vuy ne avisareti de passo in passo la via
che farano in lo venire da nuy, perché sapiamo per qual via mandarli incontra. Et circa ciò
usati ogni diligentia.
Cremone, xxii novembris 1451.
Cichus.
1180
524

FRANCESCO SFORZA, RICORDATO AL LUOGOTENENTE, AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI
ALESSANDRIA DAL PRIMO DI APRILE ERANO STATE ASSEGNATE CENTO LIRE MENSILI PER LA
RIPARAZIONE DELLA LOCALE CITTADELLA E CHE TALI ASSEGNAZIONI, DOPO UN BUON AVVIO,
NON FURONO PIÙ REGOLARI, RICHIAMA I TRE UFFICIALI AD ATTUARE LE DISPOSIZIONI DUCALI.
1451 novembre 23, Cremona.
295v Locumtenenti, Referendario et Thexaurario Alexandrie.
Assignassemo altra volta per la reperatione et ratificacione quella nostra citadella de
Alexandria libre cento el mese, comenzando in kalende de aprile et finiendo per tucto el
mese de decembre del presente anno, che in summa sonno libre viiii cento. Et perché
havemo inteso che per li mesi primi gli fo facta debita satisfactione, et per li altri non gli è
satisfacto integramente, né ad quello tempo che sarebbe de bisogno, segondo la necessità
de l’opera soprastare, pertanto, ad ciò che al dicto lavorerio non sequisca mancamento a,
volimo et comandamo a ti, thexaurero, che tucto quello gli manchi ad desborsare
incontinenti, et lo resto similemente ali tempi suoy. Et tu, referendario, provederay che esso
thexaurero facia como scrivemo, ma ti, locotenente, quando per li soprascripti non se
adimpisse nostra intencione, provederay per modo che non sia mancamento in quello
havimo ordinato.
Cremone, xxiii novembris 1451.
Cichus.
a Segue alcuno depennato.
1181
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE DI NON MOLESTARE
GLI UOMINI DI PONTECURONE A CAUSA DELL’IMBOTTATO.
Magistris intratarum extraordinariarum.
(1451 novembre 23, Cremona)
Perché sonno stati da nuy alcuni deli nostri homini de Pontecurone per casone dele
imbotate, ve comettiamo et volimo che non li debiati fare novità veruna, né procedere più
oltra in essa casone, per finchè che nuy non ve scrivemo altro in contrario de queste.
Cremone, ut supra.
Cichus.
1182
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI GRAPANO DI ESSERE MOLTO SODDISFATTO DEI
SUGGERIMENTI DATI DA LUIGI BOLERI E GLI DICE DI INFORMARLO CHE MANDERÀ PERSONE “
PER INTENDERE QUANTO SE DICE ET FA DE LÀ” . VUOLE CHE NELLA CITTADELLA VI SIANO DEI
LOCALI DOVE SISTEMARE LE “MUNICIONE ”. CURERÀ, POI DI FAR FARE IL “BEALE”. SI DICE
MERAVIGLIATO DELLE DISOBBEDIENZE E DELLE INSOLENZE DEI PROVISIONATI AI QUALI SCRIVERÀ.
GLI ORDINA, POI, DI ANDARE DA LUI.
296r Iohanni Grapano.
1451 novembre 23, Cremona.
525

Nuy havimo inteso per toe lettere quanto tu hay reportato da domino Aluyso Boleri, et de
tucto remanemo molto contenti et piaceni summamente li avisi. Et cossì volimo che tu gli
scrivi che nuy havimo havuto gratissimi, ultra quam dici posset, li acordi et avisi suoi,
rengraciandoli singularmente per nostra parte, extendendote in regraciarlo quanto te
parerà, como saperay ben fare, recordandoli che aliquando gli mandaremo deli nostri per
intendere quanto se dice et fa de là. Ala parte dela soa littera, nuy non ce recordamo may
haverla havuta, nondimeno, cum primum se trovarimo a Lodi, faremo vedere et cercare in
le filze, et trovandose, ne farimo aviso. Al facto dela citadella, volimo che faci fornire presto
ogni cosa che gli restasse ad fare, provedendo maxime che gli siano lochi per reponere le
municione. Et facto questo, andiray dreto a far fare el beale, che siamo certi, se tu gli meti
mano, se fornirà presto infra octo dì, siché non gli è de perdere tempo, siando de quella
importancia et fructo et utilità che l'è. Et quando haveray finite queste cose, volimo che tu
vegni da nuy, perché te volimo mandare a Parma ad far fare uno altro lavorerio. Ala parte
dele insolencie et inobediencie de quilli provisionati, ne maravigliamo che tu ne scrivi de
questo et, che con inteligencia del capitaneo, tu non gli punissi. nondimeno nuy scrivemo
et al capitaneo et ali provisionati quanto bisogna.
Cremone, xxiii novembris 1451.
Cichus.
1183
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CAPITANO DELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA CHE VUOLE
SAPERE QUANTE MUNIZIONI HA E IN QUALE STATO SI TROVINO. RIMPROVERA IL CAPITANO PER IL
PESSIMO COMPORTAMENTO DEI PROVISIONATI, STUPENDOSI CHE EGLI NON INTERVENGA A
PUNIRLI.
296v Capitaneo citadelle Alexandrie.
1451 novembre 23, Cremona.
Per sapere quanto sia facto circa l'ordinacione de quelle nostre citadelle, volimo che tu ne
avisi e mandi in nota tucte le municione che ce sonno et como stanno et che et como,
perché Petro Acceptante ne ha dicto haverli ben provisto. Ceterum siamo informati che
quilli nostri provisionati se portano molto male, senza regula veruna, inobedienti et
scandalosi, et che toglino el ligname da brusare et impedisseno li lavoreri et fanno ogni
male. Del che ne maravigliamo che tu gli lo comporti, maxime havendote ordinato e scripto
che, facendo cosa che da far non sia, tu gli punisse, como quello che te gli havimo dato per
superiore. Pertanto de novo te dicemo che se, dala recevuta de questa inante, faranno el
simile et non se remendano et te obediscano, tu gli faci debita punicione. Et cossì scrivemo
ad loro provisionati in modo che ne posseno intendere.
Cremone, xxiii novembris 1451.
Cichus.
1184
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIACOMO DA CREMA, UFFICIALE DELLE MUNIZIONI DI PAVIA, CHE
GLI MANDA BARTOLOMEO DA CREMONA AL QUALE DEVE PRESTARE LA MASSIMA ATTENZIONE,
CREDENDO A QUANTO GLI DIRÀ.
1451 novembre 23, Cremona.
Iacobo de Cremma, offitiali munitionum Papie.
526

Mandiamo là Bartholomeo da Cremona informato della mente nostra. Pertanto volimo in
tucto quello te dirà et ordinarà dicto Bartholomeo per nostra parte, gli debii credere et dare
piena fidutia quanto faresti ad nuy proprii.
Cremone, xxiii novembris MCCCCLI.
Cichus.
1185
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BORDONE DE CAGLIO, CAPITANO DI BINASCO, DI AVER DATO A
MAGNAROTTO DA BINASCO 10 DUCATI D’ORO PER FARE ALCUNI CARRI. MORTO MAGNAROTTO,
VUOLE CHE LI PROVVEDA LUI.
Bordono de Calio, capitaneo Binaschi.
(1451 novembre 23, Cremona).
Nuy fessimo dare ad Magnarotto da Binascho, fin quando eravamo ad Belzoioso, dece
ducati d'oro per fare alchuni carri che ne bisognano, et luy ne promise farli. Da poy è
achaduto la morte sua, como tu say, et perché nuy havimo bisongno delle dicte carre,
quale ne era obligato dicto Magnarotto, solicitando questa cosa per tal modo che siano
presto forniti et in ordine et advisarane quando seranno forniti, perché te scrivirimo quello
haveray da fare d'essi carri.
Data ut supra.
1186
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GABRIELE DA CERNUSCO, UFFICIALE DELLE MUNIZIONI DI
MILANO, DI PRESTARE PIENA FEDE A BARTOLOMEO DA CREMONA.
1451 novembre 23, Cremona.
297r Gabrieli de Cernusculo, offitiali munitionum Mediolani.
Per essere fornito de quello fusse necessario per ogni caso podesse occorrere, mandiamo
là Bartholomeo da Cremona, informato ad pieno della mente nostra. Pertanto volimo, in
tucte quelle cose che luy te dirà et ordinerà per nostra parte, gli debii credere et dare piena
fede quanto faresti ad nuy proprii, se te lo dicissimo ad bocha.
Data Cremone, die xxiii novembris 1451.
Cichus.
1187
FRANCESCO SFORZA INFORMA CORRADO DA FOGLIANO CHE IL MARCHESE DI MONFERRATO HA
MANDATO IL SUO SEGRETARIO,GIOVANNI ANTONO DA RIVA. FRA LE ALTRE COSE EGLI HA
ACCENNATO AI MOLTI ECCESSI SCANDALOSI CHE AVVENGONO TRA QUELLI DEL MONFERRATO E
QUELLI SFORZESCHI, CHIEDENDO UN INTERVENTO PRESSO I SUDDITI COSÌ COME SI FA DA PARTE
LORO. ACCENNA ANCORA AI MISFATTI DI GIOVANNI GALEAZZO TROTTO E DI SUO FIGLIO CONTRO
QUELLI DI GIOVANNI SPINOLA CHE DERUBANO E AFFOGANO. IL DUCA DISPONE DI MANDARE
QUALCUNO AD INDAGARE SU QUESTI COMPORTAMENTI. ALTRO MOTIVO DI LAMENTELA SONO GLI
ECCESSI DEGLI UOMII DI QUARGNENTO CONTRO QUELLI DI LU AI QUALI HANNO SOTTRATTO
527

BESTIAME DEL QUALE SI CHIEDE LA RESTITUZIONE. IL DUCA VUOLE CHE SI INFORMI ANCHE DI
QUESTO.
Magnifico Conrado de Foliano.
1451 novembre 23, Parma.
Ha mandato da nuy lo illustre marchexe de Monferà Iohanne Antonio da Ripa, suo
secretario, per più cose. Et, a fra l'altre, ne ha exposto de molti excessi scandalosi
commesse in quelle parte fra quilli del prelibato illustre marchexe et li nostri, che sono però
stati nante la tua andata là, richedendo gli sia proveduto in quisti principii, per evitare maiori
schandali che poteriano occorrere, offerendose de far star li suy in li termini per ben vivere
et vicinare asieme, che molto ne piace. Et fra l'altri ne dice che Iohanne Galeaz Trotto et
suo figliolo hanno commisso excessi assay contra quilli de Iohanne Spinula alcuna
robandoli et facendoli afogare senza veruno rispecto, che molto ne rencresce, rendendone
certissimi che, se Iohanne Galeaz o li suy doveranno havere da quilli b del dicto illustre
marchexe et gli domandi ragione, ge la farà. Et cussì, dIsponendosi nuy che a quilli suy dal
canto nostro non sia facto contra il devere, volimo che tu mandi per dicto Iohanne Galeaz
et fiolo, et te studii intendere la casione della differentia, et havendo esso Iohanni Galeaz
facto novità et toltoli cosa alchuna contra il devere, farala revocare et restituire, admonendo
pariformiter esso Iohangaleaz, et qualuncha altri deli nostri, che pretendesse iniuriato da
quelli del marchexe, vadi a domandare rasione, perché nostra intentione è che, dal canto
nostro, se viva bene et pacifice cum sì. Et cussì volimo che tu ne faci evidentia et
demostratione. Ne ha similmente referito dicto Iohanne Antonio che, alli dì passati, li nostri
homini da Quargento, per differentia hebeno cum quilli da Lu, gli menorono via de molti
297v bestiami, et domanda la restitutione. Pertanto volimo che etiamdio tu te informi de
questo et gli provedi, in modo che se conosca che amemo el benvivere. Et queste cose
faray cum effecto, et cussì in ogni altra cosa, come in queste, portandote ita bene cum
quilli del prelibato marchex(e), como cum li nostri, provedendo a tucto, etiam se nuy non te
scrivessimo, poychè una fiata te havimo dato el caricho.
Data Parme, xxiii novembris 1451.
Cichus.
a et in interlinea.
b da quilli ripetuto in A.
1188
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL REFERENDARIO DI PARMA CHE, COME GLI HA SCRITTO
MATTEO DA PESARO, FACCIA CONTRIBUIRE ALLA TAGLIA DELL’IMBOTTATO TUTTE QUELLE TERRE
DEL VESCOVADO DI PARMA CHE GIÀ SOLEVANO CONTRIBUIRVI, TRANNE LE TERRE TENUTE DA
PIETRO MARIA ROSSI.
Referendario Parme.
(1451 novembre 23, Cremona).
Come te ha scripto Matheo da Pesaro, cussì per questa ti commandiamo et vogliamo che
tucte quelle terre del vescoato de Parma, che solevano contribuire alla taglia dele
imbotature, secondo apare per el capitolo ha quella comunità cum nuy, contribuischano,
528

altramente tornereve a detrimento et danno dela Camera nostra. Pertanto comenza ad far
rescodere prudentemente, cum quella via et modo saveray fare, reservando quelle terre
che tene de quella rasione et forma, el magnifico Pedro Maria, finché non te sarà scripto
altro.
Data ut supra.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1189
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI SONCINO DI DARE AD ANTONIO TRECCO 2000 LIRE
SULLE ENTRATE DI QUELLA TERRA.
Potestati Soncini.
(1451 novembre 23, Cremona).
Vogliamo che ad Antonio Trecho, in nome del Galiano, assignati libre domilia in sule intrate
de quella nostra terra et quello più o mancho che se trovasse gittare dicte intrate per lo
presente anno, reservando fino alle assignatione facte fino al presente et le paghe dei
salariati per tucto dicto presente anno. Et cussì vi commandiamo lo debiati fare senza
exceptione alchuna.
Data ut supra.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1190
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL VESCOVO DI PARMA RINGRAZIANDOLO PER LE CURE CHE HA
PER IL FIGLIO POLIDORO. VUOLE CHE VENGA CRESIMATO E DÀ , PER PADRINI, GIOVANNI DA
PESARO, PODESTÀ DI PARMA, E GIOVANNI TALIANO.
298r Episcopo Parmensi.
1451 novembre 23, Cremona.
Quando eramo a Parma hebemo tante occupacione che non potemo parlare cum vuy
aconzamente et rengraciarvi del amore, che portati a Pollidoro, nostro figliolo, et del bono
tractamento che gli fati per nostro amore. Del che ve rengraciamo quanto sappemo et
possimo, quantuncha de vuy non habiamo alchuna cosa de novo, perché sappiamo non
prendeti minore cura di figlioli et cose nostre che fati di vuy et delle cose vostre proprie, et
basta quanto a questa parte. Ceterum, perché desideramo che esso Pollidoro sia
chrismato, confortiamo et preghamo la signoria vostra gli piaza chrismarlo et richiedere alla
dicta chrisma messer Iohanne da Pesero, potestà de Parma, et messer Iohanne Taliano,
ali quali scrivimo per le aligate che lo vogliono tenere alla dicta chrisma.
Cremone, xxiii novembris 1451.
Cichus.
529

1191
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI PARMA E A GIOVANNI TALIANO INFORMANDOLI DI
AVERLI SCELTI COME PADRINI PER LA CRESIMA DEL FIGLIO POLIDORO.
1451 novembre 24, Cremona.
Domino potestati Parme et domino Iohanni Taliano.
Perché havimo deliberato che Pollidoro, nostro figliolo, sia chrismato et havimo confortato
el reverendo monsignore vescove de Parma che gli piaza chrismarlo, ve confortiamo et
caricamo che, ad ogni richiesta del prefato monsignore, vogliati tenere dicto Polidoro alla
chrisma et far quanto sarà de bisogno, de che ne compiacereti summamente.
Cremone, xxiiii novembris 1451.
Cichus.
1192
FRANCESCO SFORZA RISPONDE A FILIPPO CONFALONIERI, CHE SI LAMENTA DI AVER RICEVUTO
DA DONNA LUCHINA MENO DENARI DI QUELLI SBORSATI, DI SAPERE CHE LUI HA RICEVUTO PIÙ
DENARI DA DONNA LUCHINA DI QUELLI CHE HA SBORSATO AL DUCA.
Filippo de Confanoneriis.
1451 novembre 24, Cremona.
Havimo inteso la excusatione che ne fati per una vostra de non haver recevuti dala
magnifica madonna Luchina più dinari, come quilli che ne haviti exbusati. Al che
respondendo, dicimo che nuy non havimo notitia delli dinari per vuy recevuti da madonna
Luchina, ma sapeme bene quanti ne haviti exbursati ad nuy. Solamente havimo aviso che
haviti più dinari dala prefata madonna Luchina che non haviti dati a nuy, della qual cosa
niuno pò essere meglio informato de vuy, et basta. Appresso ve advisamo che dala prefata
madonna Luchina et dali sui non poressimo havere minore obedientia come havimo. De
che haverimo patientia finché Dio vorà.
Data Cremone, die xxiiii novembris 1451.
Iohannes.
1193
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANGELO LOMBARDO DI NON AVERE MAI SCRITTO UNA LETTERA
IN CUI GLI SI IMPUTAVA CHE SI CONDUCEVANO BIADE FUORI DEL TERRITORIO CON IL SUO
CONSENSO. VUOLE CHE GLI SI MANDI DETTA LETTERA. CONFERMA, POI, DI NON AVER MANDATO
NESSUNA ALTRA LETTERA CON CUI SI ORDINAVA DI PORTARE VETTOVAGLIE A MILANO.
298v Angelo Lombardo.
1451 novembre 24, Cremona.
Veduto quanto ne scrivi in executione dela infamia te è stata data dinanzi da nuy dele
victualie se menano dal canto dela signoria fora del nostro terreno cum toa conscientia, te
respondemo che ad nuy non recorda haver may comesse tale lettere, quale dice havere
recevuta per nostra parte, né che may de questa tale cosa ce sia stato dicto niente in
manchamento tuo. Et però adtenderay ad haverli bona advertentia che biade non se
conducano de là, et faray como habiamo speranza in te et como hay facto fine qui, et non-
demino, per sapere chi ha facta quella lettera, manderacela, subito recevuta questa, che
530

non pocho ne meravigliamo sia stata facta presso de nuy senza nostra conscientia.
Similiter ne meravigllamo de l'altra parte che te se ordene, per quella, de far condurre
victualie ad Mediolano, et cetera, il perché, da poy hay facti li comandamenti che siano
conducte dele biade, volemo facci soprasedere et ordinare non se facci altra conducta de
biade senza nostra saputa et licentia.
Data Cremone, xxiiii novembris 1451.
Andreas Fulgineus.
1194
FRANCESCO SFORZA RACCOMANDA A IOSIE D’ACQUAVIVA, SIGNORE DI ADRIA, BENEDETTO DA
NORCIA, MEDICO DUCALE, MERITEVOLE DI OGNI CONSIDERAZIONE.
Domino Iosie de Aqua Viva, duci Adrie.
1451 novembre 25, Cremona.
Lo spectabile cavaleri et doctore de medicina, messer Benedicto da Nursia, nostro fisico
dilectissimo, retorna al presente verso la patria, el quale havendolo nuy per le sue virtù
carissimo et per servitii che continuamente da luy havemo recevuti, cognoscendone
obligati in tucte sue occurrentie, preghiamo et confortamo la magnificentia vostra voglia
tractarlo come nostro caro servidore et amico, reputando omne beneficio che per nostra
contemplatione receverà, ad nostra singularissima complacentia et sarà a nuy
acceptissimo.
Ex castro nostro Cremone, xxv novembris 1451.
In simili forma comiti Montorii,
domino Petro Lallo de Camponischis militi,
domino de Camereno.
1195
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL TESORIERE E AL CANEPARIO DELLA GABELLA DEL SALE DI
PARMA DI DARE, COME PIÙ VOLTE SOLLECITATO, QUANTO ANCORA SPETTA A L FISICO DUCALE
BENEDETTO DA NORCIA .
1451 novembre 24, Cremona.
300r Texaurario ac canepario gabelle salis civitatis Parme.
Ne ha significato el spectabile misser magnifico Benedecto, nostro fisico, che anchora non
è spazato segondo l’ordinatione ad vuy data, gravandose ce debba star in tempo et tardare
il suo camino per questo. Et el simele ne ha facto dire misser Baptista Sabilisco. Pertanto
volimo et denuo vi committimo che subito gli debiati spazare, segondo l’ordinatione iam ad
vuy facte, nonobstante alchune lettere vi fossero scripte in contrario.
Data Cremone, die xxiiii novembris MCCCCLI.
Cichus.
1196
531

ALBERTO DA MARLIANO, PODESTÀ DI MILANO, SCRIVE A FRANCESCO SFORZA DI AVER RICEVUTO
DA CRISTOFORO ZENARO LA RISPOSTA CIRCA IL PROCESSO CONTRO IL QUONDAM MANFREDI,
MARCHESE DI PELLEGINO, IN CUI SI DICE CHE CRISTOFORO NON HA NULLA E PROBABILMENTE GLI
INCARTAMENTI DI TALE PROCESSO POTREBBERO ESSERE PRESSO BONIFORTE ROSO DA PAVIA O
PRESSO GLI EREDI DI CERTO MARTINOLO DA CARDANO .
Domino duci Mediolani.
1451 novembre 25, Cremona.
Veduto quanto la vostra per uno scripto me comanda et scrive ch’io comandi ad
Christoforo Zenaro, citadino de questa terra, che intendendo la signoria vostra lui debia
havere presso de sì el processo facto contra quondam conte Manfredo, marchese de
Pelegrino, facia una copia de quello, presto, in modo la signoria vostra l’habia domatina, et
cetera. Subito ho havuto nanti mi el dicto Christoforo, et comandatoli quanto essa vostra
signoria me comette et a vole, qual me ha resposto non havere presso de sì scriptura
alcuna del dicto processo, ma crede sia appresso uno Boniforto Roso da Pavia. Et in caso
non fosse appresso el dicto Bonif[orto] dice non mancare che non sianno appresso li
heredi d’uno Martinolo da Cardano milanese, qual alhora era notaro de maleficio de misser
Leonardo di Leonardi. Pu[r] esso Christoforo è qui et ad ogni comando dela signoria
[vostra] se presentarà a quella.
Cremone, xxv novembris 1451.
Servitor Albertus de Marliano, potestas.
a Segue scrive depennato.
1197
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI FARGLI AVERE LO
STRUMENTO DELLA DONAZIONE FATTA DA FILIPPO M. VISCONTI AL DEFUNTO NICCOLÒ PICCININO
DEI BENI DEL QUONDAM MANFREDO LANDI, STRUMENTO REDATTO DAL QUONDAM FRANCESCO
GALLINA, NOTAIO E SEGRETARIO DUCALE.
300v Consilio secreto.
1451 novembre 25, Cremona.
Siamo informati che quondam Aluiso da Sanpedro doveria havere la copia d'uno
instrumento de donacione facta per lo illustre quondam duca passato alo magnifico
quondam Nicolò Picinino deli beni del quondam Manfredo da Lando. Qual instrumento fo
tradato per quondam Francisco Galina, olim ducale secretario et notaro. Et perché havemo
bisogno del dicto instrumento, volimo ve studiati con omni vostra cura et diligencia de
havere la copia d'esso instrumento et subito ne la mandati.
Cremone, xxv novembris 1451.
Cichus.
1198
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIANPIETO DA CREMONA DI AVER CURA DI BIADE, VINO E FIENO
DELL’ABBAZIA DI CERRETO E DI NON DARLI A NESSUNO SENZA LICENZA DEL DUCA. SE DOVESSE
ANDARE DA LUI IL FATTORE DEL MONSIGNORE VICECANCELLIERE NON GLI CONSENTA DI
IMPICCIARSI DEI FRUTTI. DI QUESTI DIRÀ AL DUCA LA QUANTITÀ E IL PREZZO .
1451 novembre 26, Cremona.
532

Iohanni Petro de Cremona.
Te committiamo et volimo che habii bona cura delle biade, vino et feno della abbacia de
Cereto et non gli daghi a persona alchuna, sia chi se voglia, senza nostra licentia. Et s'el
factore del reverendissimo monsignore vice canzellero venesse lì, volimo gli faci honore,
ma non lassi impazare delli dicti fructi. Ceterum, volimo ne avisi che quantità de biada, vino
et feno gli è, et quanto vale. et s'el se trovarà de presente chi le volesse comprare.
Data Cremone, xxvi novembris 1451.
Iohannes.
Et non bisogna miga che tu ne mandi altro inventario de quelli fructi, solo volimo ne advise
de precio che se porano vendere et quanta quantità de denari se ne porà cavare.
Data ut supra.
Iohannes.
1199
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL LUOGOTENENTE DI CREMONA DI DARE OGNI AUTO A
MANFREDO DA FORLÌ, FAMIGLIO DUCALE, PER IL DISFACIMENTO DEL PONTE SUL PO E PER
CONDURRE IL LEGNAME SOTTO IL CASTELLO.
Locuntenenti Cremone.
1451 novembre 26, Cremona.
Perché havimo commisso et dato carico a Manfredo da Forlì, nostro famiglio, de fare
desfare el ponte sopra Po, et condure el ligname dentro, siamo contenti et volimo che, per
la desfacione de dicto ponte et conducta de legname sotto questo nostro castello et ove
vorà luy, gli daghati ogni aiuto et favore expediente et como sareti richiesto.
Cremone, xxvi novembris 1451.
Cichus.
1200
FRANCESCO SFORZA ORDINA A VENTURA DI MONTESICARDO, LUOGOTENENTE DI LODI DI
PREDISPORRE UN ALLOGGIO PER IL VESCOVO DI NOVARA E PER ALTRE SEDICI PERSONE CHE
SONO CON LUI, E, INOTRE, DI TROVARE UNA SISTEMAZIONE PER SEDICI CAVALLI, E UNA STALLA
PER I CAVALLI DI MATTEO DA PESARO.
1451 novembre 26, Cremona.
301r Ser Domino Venture de Monte Sicardo, locumtenenti Laude.
Perché monsignore de Novara se trova qui presso de nuy et venerà de compagnia fine ad
Lode, pertanto faray provisione lì de uno allogiamento per lui, per sedeci persone et
oltratanti ca[valli] ha cum secho a, et per una stalla per li cavalli de Matheo da Pesaro,
presso la soa stantia, quale similiter venerà cum nuy.
Data b Cremone, xxvi novembris 1451.
In simile forma scriptum fuit Iohanni Caymo mutatis mutandis.
a Segue etiam etiam depennato.
b Segue Laude depennato.
1201
533

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANGELO LOMBARO DI ATTENERSI A QUANTO GLI DIRÀ IL
REFERENDARIO PER LE TERRE CONVENZIONATE CREMONESI CHE NON LEVANO IL SALE.
Angelo Lombardo.
1451 novembre 26, Cremona.
Noy intendimo che ce sono certe terre del Cremonesse conventionate che non veneno ha
levare el sale. Per questa caxone vogliamo che sey con lo refrendario, et fa de ciò quanto
esso te dirà, aciò che non havemo a fare restoro che vegna a detrimento dela nostra
Camera, con quela deligencia siamo certo farai.
Data Cremone, die xxvi novembris 1451.
Cichus.
1202
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A COSIMO DE MEDICI DI FAR RIDARE AL CONTE GALEAZZO
D’ARCO I VESTITI, DA LUI LASCIATI IN PEGNO NELLA BOTTEGA DI SETE DI SUO FIGLIO PIETRO.
FARÀ AVERE ,TRAMITE BOCCACINO, I CENTO DUCATI DOVUTI PER LA ROBA COMPRATA DAL
CONTE D’ARCO PER ESSERE “IN PONCTO” QUANDO, CON GALEAZZO, FIGLIO DEL DUCA E
ALESSANDRO, INCONTRERÀ A FERRARA L’IMPERATORE .
Cosme de Medicis.
1451 novembre 25, Cremona.
Intendiamo che el spectabile conte Galeazo de Arco ali dì passati tolse da Pedro, vostro
figliolo, ala butega dala setta tanta robba, che montava cento ducati, et per soa segureza
gli lassò per pegn[o] certi suoy vestiti. Et perché havemo deliberato ch'el dicto conte
Galeazo vada in compagnia per uno del nostro figliolo, conte Galeazo et nostre fratello
misser Alexandro ad Ferrara ad visitare la maestà del’imperatore, qual mo' novamente de
q[ua] per incoranarse, como non dubitiamo haveti inteso, a che se possi metre bene in
puncto como se convene, ve confortamo et pregamo ve piaza per nostra contempl[atione]
fargli dare dicti suo vestititi, a et nuy faremo assigna[re] li vostri denari de qua ad Aluiso de
Bocacino b, qual ve li renderà a vuy o ve li farà rendere per Bocacino, suo padre, in modo
che per questo remaneriti ben contento et satisfacto.
Cremone, die xxv novembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
a Così in A.
b Segue suo padre depennato.
1203
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PERSANTI DI SERNANO DI AVER PRESO ATTO CHE HA FATTO LE
COSE SECONDO LA COMMISSIONE AVUTA E LO LODA. FACCIA ALTRETTANTO BENE LE ALTRE COSE
ORDINATEGLI.
301v Persancti de Sernano.
1451 novembre 26, Cremona.
Restiamo avisati de quanto ne scrivi per toe littere havere facto dele cose de là segondo la
commissione havesti da nu. Alla partita toa, respondemote che hay facto bene et cossì te
ne comendiamo et te caricamo ad expedire presto et bene l’altre cose te cometesemo in la
534

dicta toa partita. Et te havemo scripto poy da Parma per nostre lettere debii fare dellà et
maxime el facto de maystro Antonio dali Pavaglioni, quale vorressemo omnino qua et
prestissimo.
Cremone, xxvi novembris 1451.
Cichus.
1204
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SIGISMONDO DI AVER RICEVUTO LO STRUMENTO DI RATIFICA
DELLA LEGA TRA FIRENZE, GENOVA E MILANO E DELLA PROCLAMAZIONE FATTANE.
Domino Sigismondo.
(1451 novembre 25, Cremona).
Havemo recevuto le lettere dela signoria vostra, ale quale non respondemo altro, salvo che
havemo recevuto lo istrumento dela ratificatione dela liga, quale la signoria vostra ne ha
mandato, et restamo avisati del bandimento et proclamacione et solennitate ha facto fare
dela nova liga facta tra la excelsa signoria de Firenza et lo illustre signor dux magnifica
comunità de Zenoa et nuy, segondo li scrivessimo per nostre lettere, dela qual cosa
rengratiamo essa vostra signoria summamente.
Dele cose de qua non scrivemo altro ala prefata vostra signoria, perché ser Luca, vostro
cancellero, ve ne scrive per soe lettere quanto bisogna, ben ve certificamo che le cose
passarano per tal via che restareti de bona voglia.
Cremone, ut supra.
Cichus.
1205
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A BONIFORTE ROSSI DI MANDARGLI UNA COPIA DEL PROCESSO
CONTRO IL QUONDAM MANFREDI, MARCHESE DI PELLEGRINO, FATTO DA LEONARDO DI
LEONARDI.
Boniforto Rubeo.
1451 novembre 26, Cremona.
Semo avisati che debbi havere presso de ti uno processo facto contra el quondam conte
Manfredo, marchese de Pelegrino per misser Leonardo di Leonardi, dela qual havemo
bisogno. Pertanto volimo che, subito recevuta questa, ne faci fare una copia et, facta, ne la
mandi. Et questo fa sia presto et senza exceptione alcuna et mandala in mano de Cicho,
nostro secretario.
Cremone, xxvi novembris 1451.
Cichus.
In simili forma heredibus quondam Martinoli de Caverano.
1206
535

FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL MARCHESE DI MANTOVA DI AVER DECISO DI MANDARE IL
FIGLIO GALEAZZO M. E IL FRATELLO ALESSANDRO CON UNA BUONA SCORTA AD INCONTRARE A
FERRARA L’IMPERATORE.
302r Marchioni Mantue.
1451 novembre 26, Cremona.
Avisamo la signoria vostra como havemo deliberato mandare ad visitare la maestà del
imperatore ad Ferrara lo illustre nostro figliolo Galeazo Maria et domino Alexandro, nostro
fratello, segondo rasonasemo con la signoria vostra a Parma, ali qualli havemo ordinato
notabile compagnia, sichè la signoria vostra haverà là uno figliolo più presso de sì. Pretera
l'avisamo che domatina se partiremo de qui et andaremo ad Lodi.
Cremona, xxvi novembris 1451.
Cichus.
1207
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI CASTELL’ARQUATO DI DECIDERSI A PROCEDERE
PER LA SOLUZIONE DELLA VERTENZA, PER UN CAVALLO, TRA UN UOMO D’ARME DUCALE E UN
UOMO DI COMPIANO.
Potestati Castriarquati.
1451 novembre 26, Cremona.
Habiandote per altra nostra scripto dovessi ministrare raxone et decidere la questione del
cavallo, verte fra il Cremonese, nostro homo d'arme et quello bono homo da Compiano,
habitante in quello territorio, ne meravigliamo non habbi facto. Pertanto, recevuta questa,
teneray modo, senz'alcuna dilactione et senza pendere da alcuna dele parte, decidere et
terminare la dicta questione et dare la raxone ad chi l'ha. Et non manchi.
Data Cremone, xxvi novembris 1451.
Andreas Fulgineus.
1208
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE FINO A QUANDO NON
SI FARÀ “LA SANCTA ET LAUDABILE UNIONE DELI HOSPITALI”, VUOLE CHE FRATE PAOLO DA
LAMPUGNANO RIMANGA MINISTRO DELL’OSPEDALE DI SAN MARTINO.
Dominis de Consilio secreto.
1451 novembre 26, Cremona.
Nostra intentione è et volimo che, fin a tanto se farà là la sancta et laudabile unione deli
hospitali in quella nostra inclita cità, frate Paulo da Lampugnano remanga ministro de
quello hos[pitale] de sancto Martino, et li sia risposto delle intrate d'esso, et cu[ssì] volimo
che vuy ordinati che se facia.
Data Cremone, die xxvi n[ovembris] MCCCCLI.
1209
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI BORGO SAN DONNINO CHE GLI È STATO
RICHIESTO, DA PIETRO DA SIPIONO, DI CONCEDERE LA GRAZIA AD ANTONIO GALIGNANO AUTORE
536

DI UN OMICIO DI UN SACCOMANNO. IL DUCA VUOLE SAPERE COME È AVVENUTO DETTO OMICIDIO
E, NEL FRATTEMPO, DECIDE CHE VENGA SEQUESTRATA TUTTA LA ROBA DI ANTONIO.
302v Potestati Burgi Sancti Donini.
1451 novembre 26,Cremona.
El spectabile misser Pedro da Sipiono ne ha domandato de gratia Antonio Galignano de
quella nostra terra, qual commisse homicidio contra uno sacomano. Et perché inanti
condescendessemo a farli tal gratia, vorressemo essere avisati in qual modo et como fu
commisso dicto homicidio. Pertanto volemo che, recevuta questa, faci provedere che la
robba del dicto Antonio sia sequestrata et posta appresso de qualche persona, che non
vada a male, che a nostra posta ne possiamo disponere quanto ne parerà. Et se per
alcuno fosse tolto dela dicta robba per veruna, li faci reponere nel loco suo dove era prima,
et poy te informi molto bene et diligentemente como è passato dicto homicidio et ne avisi
chiaramente del tucto.
Cremone, xxvi novembris 1451.
Iohannes.
1210
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA BALBIANO E AL COMMISSARIO D’OLTREPO CHE
NON SI DIA ALCUNA MOLESTIA AGLI UOMINI DI POZZOLO A CAUSA DELL’IMBOTTATO
1451 novembre 26 Cremona.
Domino Iohanni de Balbiano ac Commissario generali in partibus ultra Paduus a.
Sonno stati da nuy l'homini de Pozolo et alegando che erano acordati cum Honofrio
Rufaldo per l'imbotate, et già havevamo b pagato a luy, inanti tracto, dicono non essere
più obligati al pagamento de dicte imbotate. Perché, adoncha, non se gli vinisse ad far
torto, non volimo che vuy gli diati altra molestia per casione de dicte imbotate, fin a tanto ci
sarimo chiariti de quanto dicono, et postea ve avisaremo quid fiendum, et hoc nonobstante
cossa ve sia scripta superinde.
Data Cremone, die xxvi novembris 1451.
Cichus.
a Così in A.
b E’ da intendersi: avevano
1211
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL CONTE ALBERTO SCOTTI DI PIACENZA DI AVER AFFIDATIO AL
FAMIGLIO DUCALE CRISTOFORO DI ROMANO LA COMMISSIONE DI DIRGLI DELL’ANDATA DI SUO
FIGLIO A FERRARA INSIEME A GALEAZZO, FIGLIO DEL DUCA, PER INCONTRARE L’IMPERATORE.
303r Comiti Alberto Scoto de Placentia.
1451 novembre 27 Cremona.
Havemo comesso alcune cosse ad Cristoforo de Romano, nostro famiglio, che ve debia
dire per nostra parte circa lo andare de vostro figliolo in conpagnia dello magnifico conte
Galeazo, nostro figliolo, a Ferrara per visitare lo imperatore. Pertanto in tuto quello che lo
537

dicto Christoforo circa ziò ve dirà per nostra parte, vogliati credergli et dargli piena fede
quanto farestino ad noy proprii.
Data Cremone, die xxvii novembris 1451.
Iohannes.
1212
FRANCESCO SFORZA PRECISA A MARCO CORIO CHE SPETTA A LUI RISCUOTERE I CREDITI E
DARE I SOLDI A FIORAVANTE, SE NON BASTASSERO A SODDISFARLO VENDA LE “BIAVE GROSSE”
(FAVA, MIGLIO, SEGALE E MELEGA) IN MODO CHE FIORAVANTE ABBIA TUTTO QUELLO CHE DEVE
AVERE.
Marcho de Coiris.
1451 novembre 27,Cremona.
Fieravante ne scrive gravandose ch'el non pò havere quelli dinari gli havimo assignati, che
deve dargli ti, dicendo che tu li voli assignare debitori, quali luy non ha el modo ad far
rescodere, et cetera. De che ne maravigliamo, perché nostra intencione non è che luy
rescoda li debitori, ma volimo li rescodi tu et daghi li dinari ad luy. Pertanto actendi ad
rescodere quilli debitori et li dinari daray ad Fieravante o ad chi luy te ordinarà. Et de quello
restasse ad havere, volimo debi vendere de quelle biave grosse, cioé fava, miglio, segale
et melega tanto che supplisse ad quello deve havere Fieravante, facendo in modo che più
non a ne habiamo querela né habiamo ad repplicar più.
Data Cremone, die xxvii novembris MCCCCLI.
Cichus.
a Segue ne in interlinea.
1213
FRANCESCO SFORZA ORDINA A MARCO CORIO DI NON DARE FASTIDIO AL FITTAVOLO DI
TICINELLO, CHE È POSSESSIONE DELL’ABBAZIA DI MORIMONDO PER AVERE IL FITTO DELL’ANNO
PROSSIMO, PERCHÉ CIÒ SPETTERÀ A COLUI CHE NE SARÀ ABATE.
1451 novembre 27 Cremona.
Marco de Coyris suprascripto.
Havemo inteso como tu molesti el fictavole de Ticinello che è possessione dela abbadia de
Morimondo, aciò paghi lo ficto de l’anno a venire, comenzato a San Martino proximo
passato. Et perché deli fructi de dicta possessione del dicto anno a venire ne lassiamo lo
impazo a coluy sarà abbate de dicta abbadia, te scrivemo et volemo che non daghi nè lassi
dare fatiga veruna al dicto fictavolo per casone del dicto ficto, et, visis presentibus, revochi
liberamente ogni nov[ità] facta contra d'esso fictavolo et dele cosse sue, senza exceptione.
Cremone, die xxvii novembris 1451.
Cichus.
1214
538

FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO E IL TESORIERE DI CREMONA DIANO DIECI
BRACCIA DI PANNO “BERRETINO, SIVE BISO “ A FRATE GIOVANNI DA SONCINO.
303v Referendario et thexaurario Cremone.
1451 novembre 27 Cremona.
Volimo che faciati dare ad frate Iohanne da Soncino del Terzo Ordine de Sancto
Francesco, portatore de questa, braza dece de panno berretino sive biso per vestirse,
facendone fare superinde le scripture opportune. Et lo dicto pano vole essere alto.
Cremone, xxvii novembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1215
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICOLÒ ARCIMBOLDI DI INTERVENIRE PRESSO FRATE ROBERTO
PERCHÉ SI PORTI A MILANO A PREDICARE.
Domino Nicolao Arcimboldo.
(451 novembre 27, Cremona).
A questi dì non ve havimo scripto né facto altra instancia della venuta del venerabile frate
Roberto a queste nostre parte, credendo pur nuy che senza troppo nostra impulsione
dovesse venire per li comandamenti a luy facti et tocius repplicati per la santità de nostro
Signore. Nunc autem vedendo ch'el non vene et siando migliorato per la divina gratia la
nostra inclita cità de Milano in modo che non gli ne more più che uno o duy el dì et
speremo che subito in a tucto serà liberata. Et desiderosi che gli sia qualche valente
homo predicatore ad consolatione de quello nostro populo, volimo che provati, con quanta
più instancia ve sia possibile, ch'el dicto fra' Roberto se reduchi in qua, et non mancati in
cosa alcuna perché el ce venga, perché ne satisfareti assay al desiderio nostro.
Cremone, ut supra.
Cichus.
a Segue tucto in interlinea su tanto depennato.
1216
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI CONVOCARE QUELLI DEL
CONSIGLIO DI GIUSTIZIA PERCHÉ DIANO IL LORO PARERE SULL’IMBOTTATO DI LANDRIANO E
VIDIGULFO.
Consilio secreto.
(1451 novembre 27, Cremona).
Nuy havemo facto instancia et omnino volimo che le imbotate sianno cercate ad Landriano
et ad Vidigulfi, non per far torto ad Antonio da Landriano, se l’ haverà rasone, ma per
servare l'ordini, che ogni homo sia cercato. Ma perché esso Antonio se grava ch'el nostro
Consiglio de iusticia, al quale [tocha] che dica lo appare suo in la causa d'esso Antonio, el
quale se prettende exempto, non l'habia ancora dato, et nuy ancora se ne maravigliamo
539

che in tanto tempo non l'habia dato, volimo che li habiati a vuy et gl'inducati ad spazarlo
presto, aciò che nuy sapiamo che fare et dicto Antonio non habia casone de gravarse.
Cremone, ut supra.
Cichus.
1217
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA DI DECIDERSI A DARE IL
LORO PARERE SULLE ESENZIONI DI LANDRIANO E DI VIDIGULFO.
304r Consilio iusticie.
1451 novembre 27, Cremona.
Se è pur gravato Antonio de Landriano che ancora non habiamo havuta la dichiaracione in
la causa sua per lo facto dele exemptione de Landriano et Vidigulfi, che ancora a nuy
induce maraviglia che in tanto tempo non l'habiati mandata. Pertanto volimo che hogimay
debiati mandarne el vostro parere in la dicta causa, aciò che nuy sapiamo che fare et luy
non habia casone de lamentarse et che nuy non habiamo più molestia, neque Camera
nostra detrimentum patiatur.
Cremone, xxvii novembris 1451.
Cichus.
1218
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A GIBERTO DA CORREGGIO DI VOLER FAR RESTITUIRE AD
ANGELINO DA “POLISINO” TUTTA LA ROBA CHE GLI È STATA REQUISITA CON IL PRETESTO CHE
FOSSERO RESTITUITI CERTI CAVALLI PORTATI VIA DA UN UOMO D’ARMEDI GIBETO, RIPARATO
PRESSO IL MARCHESE PALLAVICINO.
Domino Giberto de Corrigia.
(1451 novembre 27, Cremona).
El magnifico cavalero messer Iohanne Ludovico Palavicino ne dice che haveti facto togliere
ad Angelino da Polisino, qual veniva per Po, certa robba socto pretesto che vorresti ve
fosse restituiti certi cavalli, qualli ha menato via uno vostro homo d’arme s'è fugito da vuy
et è venuto con el magnifico Rolando, marchese Palavicino, padre del dicto Iohanne
Ludovico. Al che ve dicemo che sapeti bene che molti homini d’arme sonno fugiti da nuy et
venuti da vuy, deli qualli de a cavalli, né altre cose habiano menati via et exportato con loro
may ne havemo possuto havere restitucione alcuna, siché ne pare quello non voleti fare a
nuy non ve debi[a] essere facto a vuy. Pertanto ve confortamo et carricamo ad fare
restituire al dicto Angelino da Polisino tucta la robba gli haveti facto togliere, integramente
et per l'avenire lassar passare li nostri homini inanti et indreto, senza impedimento alcuno.
Cremone, ut supra.
Iohannes.
a Segue li depennato.
1219
540

FRANCESCO SFORZA ORDINA A CORRADO DA FOGLIANO DI ANDARE CON IL FAMIGLIO DUCALE
FRANCESCO CAPRA A PRENDERE FILIPPO SPINOLA DE “LUCHULO” CHE COMMETTE FURTI E
ASSALTA PER LE STRADE QUELLI CHE VENGONO O VANNO A GENOVA. SICCOME POTREBBE
CHIEDERE AIUTO AL MARCHESE O A GUGLIELMO DI MONFERRATO VUOLE CHE LO TRATTI COME
NEMICO.
304v Domino Conrado de Fogliano.
1451 novembre 27, Cremona.
Per le grande insolentie comitte Filippo Spinula de Luchulo in fare robare et rompere le
strate ad quelli che vegono et vanno per lo paese nostro in le parte de Genoa, havimo
deliberato de castigarlo. Et però mandiamo là Francesco Capra, nostro famiglio, exhibitore
de questa, con larga commissione, como da luy poteray intendere, al quale crederay
quanto a noy medesmi, avisandote che noy scrivimo al dicto Filippo Spinula che debia
venire da noy dove, se venerà, bene quidem, si vero non volesse venere, volimo che tu et
dicto Francesco, intendendovi sopra ciò insieme, debiati servare ogni modo et via de
havere et a loco dove sta et luy nele mano, andandoli tu in persona et tractandolo per
inimico. Et perchè se rendimo certi che richiederà qualchi adiuto de fanti per soa
deffensione al marchexe de Monferato o al signore Gulielmo, te dicimo che, tutti quelli se
metterano alla deffensione soa, li debiati tractare per inimici et fargli tagliare in pezo, sichè
per ogni modo habi nele mano dicto Filippo et loco predicto.
Cremone, xxvii novembris 1451.
Cichus.
a Segue et ripetuto in A.
1220
FRANCESCO SFORZA REPLICA AD ANTONIO LANDRIANI CHE VUOLE LASCI “CERCHARE
L’IMBOTATE” (A LANDRIANO E A VIDIGULFO).
Antonio de Landriano.
1451 novembre 27, Cremona.
Ali di passati noy te scripsimo clare et distintamente che, nostra intencione è et volimo che
tu tte a lassi cerchare l'imbotate per non rompere li ordini nostri, la quale cosa non preiudica
niente ale toe ragione, et non ne pareva che tu dovesse domandare altre resposte,
havendote scripto cossì chiaramente la intencione nostra, la quale de novo te replicamo
essere questa, zoé che omnino te lassi cerchare.
Cremone, xxvii novembris 1451.
Cichus.
a così in A
1221
FRANCESCO SFORZA DICE AL COMMISSARIO DI OLEGGIO DI ESSERE CONTENTO CHE ABBIA DATO
TRENTUN CAVALLI A GAGLIÀ COME A LORO TOCCA PER IL COMPARTITO. SI MERAVIGLIA, INVECE,
CHE NON ABBIA ANCORA RISCOSSO I DENARI DEL CARRO DI CUI NOVARA È TASSATA E I 77
BISLACCHI DI CUI È DEBITRICE.
305r Comissario Olegii.
1451 novembre 27, Cremona.
541

Per una vostra, data a xxiii del presente, restamo avisati della casone per la quale haveti
dato a quelli da Gaglià li xxxi cavallo, di quali se lamentano. Et circha de ciò non dicimo
altro se non che haveti facto bene a dargli li dicti cavalli, poychè cossì gli tocha per lo
compartito, et cossì scrivimo a loro che li debiano acceptare. Non possemo se non
maravigliarci de vuy grandemente, messer Baptista, che fina al presente dì non habiati
rescessi a dala comunità nostra de Novara li denari del carro a ley taxato et etiamdio li 77
bislachi di quali è debitrice per lo passato, et certo haveti in questo usato una grande
negligentia, che non era già conveniente né conforme a l'opinione quale habiamo di facti
vostri. Però ve committiamo et volimo provedati omnino che li dicti denari siano pagati et
non siano più menati in longo, perché ne pare li habiamo aspectati assay, mettendo in
questo ogni studio et diligentia vostra et facendo in modo che non possiati essere più
imputati da noy, avisandove che de questo ne scrivimo anchora ad essa comunità de
Nova[ra].
Cremone, xxvii novembris 1451.
Cichus.
a sta per riscossi
1222
FRANCESCO SFORZA SCRIVE DI NON RICORDARE AFFATTO DI DOVER DARE DENARI A QUALCUNO.
SI DICE COMUNQUE DISPOSTO A FARE QUANTO “TENUTO DE RAXONE”.
Colerostre de Regno.
1451 novembre 28, Cremona.
Havendo recevuta vostra lettera et veduto quanto ne scrivete deli septecento vinti ducati
dicite restate havere da nuy, quali ve requedete ve vogliamo rendere, ve respondemo che
ad nuy non recor[de] ve restassemo ad dare dinaro alcuno, considerato la longa d[urata]
del tempo, et quando fosse pur vero, como vuy dicete per li officiali quali manegiavano le
nostre intrate del reame fosse facto il debito ad ciaschuno, non demeno, [dal] canto nostro,
ce offeremo apparichiati ad far quanto [da lui] tenuto de raxone, ogni fiada siamo facti
chiari dali .... nostri se siamo vostri debitori o non. Parati, et cetera.
Data Cremone, xxviii novembris 1451.
Franciscus Sfortia, et cetera.
Andreas Fulgineus.
1223
FRANCESCO SFORZA COMANDA AL FAMILIARE DUCALE TODESCHINO DI CICCO DI RESTITUIRE LE
BESTIE TOLTE A PIETRO DA PAONE.
305v Thodeschino Cichi, familiari nostro.
1451 novembre 28, Cremona.
Ne meravigliamo non habbi reso le soe bestie tucte ad questo Petri da Paone. Pertanto
volemo et te commandamo che, subito recevuta questa, per ogni modo gli le rendi et non
manchi, per quanto hay cara la gratia nostra.
Data Cremone, xxviii novembris 1451.
542

1224
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CASTELLANO DELLA ROCCA DI SERIO DI CASTELLEONE DI AVER
SAPUTO DAL CAPOSQUADRA FRANCALANZA CHE VUOLE TRATTENERE DUE CAVALLI AL
VERONESE, SUO COMPAGNO, PER IL PERIODO IN CUI FU IMPRIGIONATO IN QUELLA ROCCA , PER IL
QUALE PERIODO GLI CHIEDE 8 DUCATI. IL DUCA VUOLE CHE RESTITUISCA I CAVALLI AL
VERONESE E LO ASSICURA CHE GLI FARÀ PAGARE DAL TESORIERE DI CORTE 16 LIRE, COSÌ
COME HA RICHIESTO IL CASTELLANO DELL’ALTRA ROCCA AD UN SUO COMPAGNO NELLE STESSE
CONDIZIONI.
Castellano Roche Serii Castri Leonis.
1451 novembre 29, Cremona.
El strenuo Franchalanza, nostro capo de squadra, ne dice che voli retenere duy cavalli ad
lo Veronese, suo compagno, per spesa ha facta nel tempo steti sostenuti lì in quella rocha
in toe mano, per la quale spesa li domandi octo ducati, et che lo castellano sta in l'altra
nostra rocha de quella terra ad uno altro suo compagno, quale similmente et per altro tanto
tempo è stato sostenuto nele sue mano, non gli togli se non libre xvi per la spesa; siché
non ne pare conveniente che tu gli togli più che quello altro. Pertanto volimo che daghi et
relassi dicti soy cavalli ad lo dicto Veronese et nuy te prometamo che te farimo paghare per
Francisco de ser Antonio, thexaurario dela corte nostra, libre xvi como pagha el dicto
compagno del prefacto Franchalanza ad l’ altro nostro castellano, como per sua lettera te
scrive dicto Francisco de ser Antonio.
Cremone, xxviiii novembris 1451.
Cichus.
1225
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI DEPUTATI DI CREMONA CHE VUOLE VENGA ACCOLTA LA
RICHIESTA DI STEFANINO CAGNA DA VAROLA ALGISI DI DIVENTARE CITTADINO DI CREMONA.
306 r. Deputatis Cremone.
1451 novembre 28, Cremona.
Stefanino Cagna da Varola Algisi ne ha suplicato et domandato de gratia che vogliamo
essere contenti ch'el sia creato et facto cittadino de questa nostra cità de Cremona,
allegando che vole venire ad vivere et stare luy cum tuta la sua famiglia sutto l'ombra
nostra, como quello che dice essere nostro bono et fidele servitore. Unde noy, per
compiacere alle rechieste et domande del dicto Stefanino, siamo contenti et cossì volemo
et carricamove che, satisfacendo luy ali hordini et statuti de questa nostra cità, vuy lo creati
et fatiati cittadino eo modo et forma como è usitato de fare alli altri, che sonno stati creati
cittadini, et che goda li honori et utelitate d'essa civilitate, secondo è lo costume et usanza
de questa nostra cità et como fanno li altri consimili cittadini. Il che l'haveremo carro et
acepto asay.
Data Cremone, die xxviii novembris 1451.
Iohannes.
1226
543

FRANCESCO SFORZA CHIEDE A MATTEO DE IORDANIS DI NON PARLARE CON NESSUNO DEL
MUTAMENTO DEI MAESTRI DELLE ENTRATE , PERCHÉ HA FATTO UN ALTRO CAMBIAMENTO.
Domino Matheo de Iordanis.
1451 novembre 28, Cremona.
Volimo che dela mutacione deli Maystri nostri de l'intrate havemo facta, dela qualle
havemo parlato con ti, non ne parli né faci mencione con persona del mondo, perché,
doppo la partita toa, havemo facta in ciò altra deliberacione che quella dela qualle te
havemo parlato, como è predicto.
Cremone, xxviii novembris 1451.
1227
LETTERA CREDENZIALE PER LANCILLOTTO FIGINO AGLI ANZIANI DI PARMA.
1451 novembre 30, Cremona.
Facta fuit littera credentie Lanzalotto de Figino ad Ancianos Parme.
Data Cremone, xxx novembris 1451.
Iohannes.
1228
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALL’UFFICIALE DELLE STRADE DI CREMONA CHE GLI FACCIA
SAPERE PER ISCRITTO PERCHÉ MULTA GUGLIELMO STANGA PER AVER FATTO TRASPORTARE
DELLA LEGNA DAL NAVIGLIO FUORI PORTA SAN LUCA.
306v Officiali stratarum Cremone.
1451 novembre 29, Cremona.
Guillelmo Stanga, nostro citadino de Cremona exhibitore presente, ne dice che per havere
luy facto condure alchune legne per lo navilio, quale è fuora presso la Porta de San Lucha
de questa nostra cità, tu lo voli condempnare. Et perché noy non intendimo bene questo
facto, te committimo et volimo debi per tutto hozi referirne in scriptis como passa questo
facto, et la condempnacione, quale gli vene per questo facto, et se specta alla Camera
nostra o alla communità. Non procedendo contra luy, per questa casone, fina te scriviamo
altro.
Cremone, xxviiii novembris 1451.
Iohannes.
1229
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CASTELLANO DELLA ROCCA D’ISIO DI CASTELLEONE DI
RESTITUIRE IL CAVALLO AD ANTONIO MATTO E LO ASSICURA CHE GLI FARÀ AVERE DAL
TESORIERE GENERALE DELLA CORTE LE14 LIRE CHE PRETENDE DA ANTONIO PER LA
PERMANENZA IN CARCERE.
Castellano Arcis lsii Castrileonis.
1451 novembre 28, Cremona.
544

El strenuo nostro squadrero Franchalanza ne dice che reteni ad Antonio Matto, suo
compagno, uno cavallo per la spesa fece in quella rocha, stando sostenuto nele tue mano,
per la quale spesa resti ad havere quatuordeci libre de imperiali. Pertanto volimo che li
restituischi et daghi el suo cavallo et noy te promitimo de farte dare dicte quatorce libre per
Francisco de ser Antonio, nostro generale thexaurario della corte nostra, como luy te scrive
de soa propria mano.
Cremone, xxviii novembris 1451.
Cichus.
1230
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO MINUTI DI VOLERE CHE PIETRO DA PUSTERLA SIA
PER L’IMBOTTATO TRATTATO EGUALMENTE BENE COME QUALUNQUE “SIA MEGLIO TRACTATO”.
Domino Antonio de Minutis.
1451 novembre 29, Cremona.
El spectabile Petro da Pusterla se grava che non gli è observata la exemptione per
respecto a l'imbotato dele soe doue taverne. Te avisamo che nostra intencione è ch'el dicto
Pedro, per respecto aIe dicte imbotate, sia tractato equalmente bene como qualuncha sia
meglio tractato, et cossì volimo faci. Et se tu havessi alchuno respecto in contrario,
avisane, perché te chiariremo la mente nostra.
Cremone, xxviiii novembris 1451.
Cichus.
1231
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI BECCARIA DI SANTA GIULIETTA RINGRAZIANDOLO PER
L’INFORMAZIONE SUL COLLOQUIO CHE HA AVUTO CON IL CONTE ENRICO DE SANCTO.
307r Iohanni de Becaria Sancte Iulete.
1451 novembre 29, Cremona.
Havimo recevute le toe lettere et inteso per quelle el parlamento havuto cum el conte
Henrico de Sancto. Et de tutte l'altre cose remanimo avisati et te ne commendiamo et
rengraciamo, confortandote a fare il simile quando te accaderà cosa degna de adviso.
Cremone, xxviiii novembris 1451.
Cichus.
1232
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI NOVARA DI NON IMPICCIARSI NEI COMPITI DEL
CAPITANO DELLA CITTADELLA E DELL’UFFICIALE DELLE BOLLETTE.
Potestati Novarie.
1451 novembre 29, Cremona.
545

Como per altre nostre te havimo scripto, el capitaneo dela citadella et l'officiale dele
bollecte de quella nostra cità, se gravano che, non contento del tuo officio, tu gli impazi et
guasti li soy officii in soa vergogna et preiudicio. Et perché nostra intencione è che
qualuncha de vuy attenda al suo officio et non impedischa l'altro, che saria cosa de errore
et scandalosa, te replicamo per le presente et commandemo expressamente che tu non te
debie impazare di loro officii, altramente se doleremo de ti. Et se forsa tu facessi tale
lamenta de loro che fano de ti, vatene al nostro Consilio secreto al quale havimo com[miso]
che olda et intenda le parte et proveda alle incon[veniente].
Cremone, xxviiii novembris 1451.
Cichus.
1233
FRANCESCO SFORZA ( AVENDO INTESO CHE IL MARCHESE DI MONFERRATO, I SUOI ADERENTI E
FEUDATARI CONCEDONO LIBERO PASSAGGIO E DANNO VETTOVAGLIE E RICOVERO AI FANTI DI
FILIPPO SPINOLA E AI SUOI SEGUACI CON GRANDE DANNO PER GENOVA) VUOLE CHE CORRADO
DA FOGLIANO SI INTENDA CON IL FAMIGLIO DUCALE FRANCESCO CAPRA , CHE GLI DIRÀ ALCUNE
COSE DA PARTE DEL DUCA , E SCRIVA, DI SUA INIZIATIVA, UNA LETTERA AL MARCHESE DI
MONFERRATO, LA CUI ESSENZA SI DOVRÀ TRADURRE NEL VOLERE CHE IL MARCHESE SI
STACCHI DALLO SPINOLA, CONSIDERATO UN NEMICO DI GENOVA E DELLO STATO SFORZESCO E,
AL PARI, TALE VENGONO RITENUTI COLORO CHE LO FAVORISCONO.
307v Domino Conrado de Fogliano.
1451 novembre 29, Cremona.
Perchè intendiamo che in alchune terre de lo illustre signor messer lo marchexe de
Monferà et de sui adherenti et feudatarii se dà transito, victualie et recepto ad alchuni fanti
de Filippo Spinula et ali soy sequaci. El quale Filippo cum li dicti fanti molto molesta et
inquieta el stato presente dela magnifica comunità de Zenoa et soy citadini et stato nostro
et nostri, como poy havere inteso, poy sei stato a quello governo et intenderay per
Francisco Capra, nostro famiglio, el quale sopra ciò te ha ad committere alchune cose per
nostra parte et nostra disposicione, et de favorire et adiutare el dicto stato et comunità de
Zenoa, como el nostro medesimo. Volimo che, recevute le nostre lettere, tu scrivi una
littera per toa parte al prefacto signor marchexe etiamdio al signor messer Guillelmo de
questo tenore infrascripto, videlicet.
Azò che le signorie loro habiano noticia dela commissione che noy te havimo data circha le
cose pertinente al stato presente de Zenoa et delli soi citadini, tu li advisi et noctifichi como
noy te havimo ordinato et commandato che sciando la excelsa comunità de Fiorenza, lo
illustre signore domino lo duce et communità de Zenoa et noy facti una cosa medesma et
uno membro per la liga et confederacione novamente successa fra noy, cum condictione
de favorirse et adiutarsi l'uno l'altro et stare ad uno male et ad uno bene, che tu in ogni
caso debii tractare le cose et subditi del prefacto domino lo duce et la comunità de Zenoa
como li nostri medesmi, prestargli ogni favore et subsidio opportuno, tractando quello che
facessero contra loro, como inimici, facendo contra loro quello medesmo che facessero
essi contra Zenoesi. Et perché tu intendi che in le terre che se possedeno per le signorie
soe et per soy feudatarii adherenti et recommendati è dato transito, victualie et recepto a
molte persone che se adheriscono cum Filippo Spinula quali turbano et molestano
continuamente esso signore domino duxe et soy homini et cosse et cossì li nostri. Conforte
le signorie loro che vogliano 308r mettere tale ordine et fare tale provixione che, de qui
inanze in le terre loro et de soy feudatarii adherenti et recommandati per alchuno modo
non sia più dato transito né victualia, nè recepto alchuno alli seguaci del dicto Filippo nì
ad altre persone che turbasseno o volesseno turbare li subditi et cose de Zenoesi et
nostre, a, dechiarendoli che quando tale provisione non fosse facta et che tu intendessi
546

per li loro subditi o feudatarii essere receptati quelli che sono inimici de Zenoesi et nostri, el
te sarà necessario, per observacione delli nostri comandamenti, far contra tutti quelli che
desseno favore ali inimici deli prefacti Zenoesi et nostri, et che tu haveray caro havere
resposta da loro per sappere meglio como tu te haveray a governare, non exprimendo b
che siano quelli che diano dicto recepto, perché le soe signorie sano bene qualli sono
quelli.
Cremone, xxviiii novembris 1451.
Cichus.
a Da el te sarà necessario a che desseno favore ali inimici depennato.
b Segue quelli depennato.
1234
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE CORRADO DA FOGLIANO MANDI UNA COPIA DELLA
SURRIPORTATA MISSIVA AL DOGE DI GENOVA E DI QUELLA SCRIVERÀ LUI PERSONALMENTE.
Poliza.
(1451 novembre 29, Cremona).
Post datum. Ne pare sarà bene et cossì faray che de questa lettera tu ne mandi una copia
al duxe de Zenoa, scrivendoli, per tua parte, de quanto te havimo scripto et de quanto
faray in executione, et cetera.
Data ut supra.
Iohannes.
1235
FRANCESCO SFORZA COMUNICA A TOMMASO DA RIETI CHE MANDERÀ A FERRARA IL FIGLIO
GALEAZZO PER INCONTRARE L’IMPERATORE E VUOLE CHE RECITI UNA ORAZIONE CHE CHIEDE A
TOMMASO DI STENDERE . VUOLE CHE DETTA ORAZIONE CONTENGA: RALLEGRAMENTI PER LA
VENUTA DELL’IMPERATORE, LODI DELL’IMPERATORE, RICHIESTA ALL’IMPERATORE DI PASSARE
PER LA LOMBARDIA NEL SUO RITORNO, OLTRE A QUANTO IL REATINO RITERRÀ OPPORTUNO
AGGIUNGERE.
Domino Thome de Reate.
1451 novembre 29, Cremona.
Habiamo inteso dela vostra venuta a Lachiarella, del che havemo h[avuto] piacere assay.
Et ad casone comprendiati ce sonno ad memoria le virtù vostre, et che de quelle facciamo
caso ve incomen[ciamo] ad dare cum sicurtà al quanto de fatiga, videlicet che, deliberando
mandare de presente lo inclito dilectissimo nostro figliolo c[onte] Galeazo Maria,
compagnato da notabelissimi gentilhomini del nostro paese ad visitare la maystà de l'impe-
radore ad Ferr[ara], dove de proximo deve venire et, per maiore honore nostro, intendiamo
ch'el prefato inclito nostro figliolo, suo proprio or[e], 308v explichi et dica una oratione
denanzi al conspecto dela prefata maystà neIa prima visitatione li farà; ve requedemo et
confortamo recevuta questa, componere et mettere in scriptis dicta oratione, che sia de
compendio de doy evangeli de San Iohanni ad plus, et etiam menore, se ve parerà,
maxime per casone el dicto nostro figliolo la possa meglio mandare ala mente, quale sia
ornata et dilucida et habia in sé questi parte principale, videlicet: realegrarse dela soa
547

venuta; comendare la soa maystà de quella comendatione et laude se convene; offerir nuy
et ogni nostra facultà, et supplicare demum ad quella che nel suo retornare in deretro da
Roma, se degni far la via et passare per Lombardia et per le terre nostre, che sonno sue;
et similiter, parendove de includerli altre parte necessarie et consuete, fate il parer vostro.
Quale oratione vogliate mandarce ad Lode, dove nuy serimo senza dilatione et possendo
venir piutosto vuy ad recitarla, che ve vederimo volontera.
Data Cremone, xxviiii novembris 1451.
Cichus.
1236
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO CHE NON PRENDA , FINO AL
SUO RITORNO A MILANO, NESSUN PROVVEDIMENTO CONTRO PIETRO BARBIERE , FIGLIO DI
GIOVANNI SAVIO DA LUI DETENUTO,
Capitaneo iustitie Mediolani.
1451 novembre 30, Cremona.
Quod alias vobis scripsimus in facto Petri barbitonsoris et filii Iohannis Savii apud vos
detenti, denuo replicamus ut scilicet adversus Petrum ipsum nullatenus procedatis nec
aliquam novitatem faciatis, quousque Mediolani fuerimus.
Data Cremone, die ultimo novembris 1451.
Iohannes.
1237
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PROVINCIALE, AI FRATI DELL’ORDINE DEI MINORI DI SAN
FRANCESCO E A FRATE GABRIELE DA BARLASSINA DI AVER SAPUTO DALLE LORO LETTERE CHE IL
BARBIERE PIETRO, FIGLIO DI GIOVANNI SAVIO, DETENUTO DAL CAPITANO DI GIUSTIZIA HA
DECISO, SE SARÀ LIBERATO DALLE CARCERI, DI FARSI FRATE. IL DUCA DICE CHE, NONOSTANTE
LA SUA DEVOZIONE A SAN FRANCESCO , DI NON CREDERE A QUESTO SUO PROPOSITO PERCHÉ
SE CIÒ AVESSE VERAMENTE VOLUTO SIA IL FIGLIO CHE IL PADRE AVREBBERO RESTITUITO I BENI
RUBATI. VOLENDO, COMUNQUE, USARE CLEMENZA HA SCRITTO AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI
SOPRASSEDERE AD OGNI PROCEDIMENTO FINO AL RITORNO DEL DUCA.
1451 novembre 30, Cremona.
309r Provinciali et fratribus Ordinis Minorum Sancti Francisci ac fratri Gabrieli de
Barlassina, eiusdem ordinis, dilectis nostris.
Recepimus litteras vestras, vigesimo presenti datas, et ex his intelleximus que scribitis de
Petro, filio Iohannis Savii barbitonsore, apud capitaneum nostrum iustitie detento, qui si ex
carceribus liberetur, instituit se ordini vestro dedicare. Quibus respondentes dicimus nos
pro ingenti devotione et reverentia quibus beato Francisco affecti sumus, intentos et
paratissimos semper fore ad omnia que decus et honorem vestri ordinis prospiciant, sed
persuadere vobis non debetis sicuti nec nos persuademus nobis, quod idem Petrus vester
cupiat ingredi relligionem, quia, si is animus sibi esset, ipse [filius et] genitor suus bonorum
furtive surreptorum iam integram restit[ucionem] fecissent pro qua eos et litteris et
monitionibus nostris exhe…..fuimus, quam quidem si facere voluissent, fortassis libert[ati]
restitutus esset. Veruntamen volentes cum eodem Petro clementia nostra uti et ut in aliqua
parte vestris requisitionibus annuamus, scribimus capitaneo nostro iustitie quod
supersedeat a procedendo contra memoratum Petrum quousque Mediolanum veniemus ut
interim videamus si dictam restitutionem facere voluerint.
Data Cremone, die ultimo novembris 1451.
548

Iohannes.
1238
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALLA CONTESSA MASSIA CHE LE INVIA LE LETTERE RICEVUTE DA
SANA E DA FRANCESCO CUSANO, FAMIGLIO DUCALE, CIRCA LA SUA VICENDA IN MODO CHE ,
VISTO IL CONTENUTO, POSSA PROVVEDERE A QUANTO È NECESSARIO, E L’ASSICURA CHE LUI È
DISPOSTO AD AIUTARLA.
Domine Maffie commitisse.
1451 dicembre 1, Cremona.
Qui alligate ve mandiamo alcune lettere, quale habiamo recevute et da Sana et da
Francisco da Cusano, nostro famiglio, circha el facto vostro, aciò che, per vuy intesa la
continentia de quelle, possiati provedere ad quanto bisongnia, se per nuy se pò cosa
veruna che ve sia grata et a piacere, siamo apparecchi[ati] de bonissima voglia.
Data Cremone, die primo decembris 1451.
Iohannes.
1239
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL LUOGOTENENTE DI LODI DI FAR PREPARARE UN ALLOGGIO PER
TOMMASO DA RIETI CHE GIUNGE CON QUATTRO CAVALLI.
Locumtenenti Laude.
1451 dicembre 1, Cremona.
Perché havimo ordinato ch’el egregio misser Thomaxo da Riete venga lì ad Lodi, volimo
che tu gli faci recatare uno logiamento per luy cum quatro cavalli, qual sia idoneo et
conveniente. E questo fa de presente.
Data Cremone, die primo decembris MCCCCLprimo.
Cichus.
1240
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LUDOVICO DA LUGO DI ESSERE CONTENTO CHE SI SIA RIRESO IN
SALUTE E CHE ABBIA POTUTO ANDARE A VISITARE LA MOGLIE. CHIEDE CHE VENGA MANDATO
MARCHESINO “PER DARE ALQUANTO DE PIACERE ALA NOSTRA ILLUSTRE CONSORTE “.
(1451 dicembre 1, Cremona.)
549

309v Domino Ludovico de Lugo.
Prescentendo ad questi dì il recriscimento et caso adverso ve sucesse, ne prendessemo
grande despiacere. Ma intendendo al presente essere reducto ad pristina convalesentia,
singulare consolatione ne habiamo havuta. Restiamo avisati delo andare vostro a visitare
la vostra donna, che ve commendamo haver facto bene, advenga ne fosse più piacciuto
havesso facta questa via de Cremona, ma ben ne dolemo che, da poy ve havuete godoto
Marchesino ad Parma, como ve è piacciuto, non ce lo habiate mandato de poy qui da nuy,
che ve avisamo habiamo deliberato farlo mettere in presone, perché cognosca luy haver
errato et che non faccia più al vostro modo, et luy se accorgia se lo poterite aiutare ad
questa fiada; pur, tamen da poy l’havete goduto ad vostro modo, per dare alquanto de
piacere ala nostra illustre consorte, vogliatelo mandare, recevuta questa, qui ad soa
signoria et confortare luy ad venire presto.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
1241
FRANCESCO SFORZA MANIFESTA AL CANCELLIERE GIOVANNI DE BARBATIS E A FLIPPO DI
ANCONA IL SUO GRANDE DISPIACERE PER LA MALATTIA DI GIOVANNI DA MILANO , CAPO DEI
PROVISIONATI E DEI PRESIDENTI ALLA FABBRICA DEL CASTELLO. VUOLE SAPERE TUTTO SULLA
SUA MALATTIA E CHIEDE GLI SI FACCIA PRESENTE SE HA BISOGNO DI QUALCHE COSA.
(1451 dicembre 1, Cremona.)
Iohanino de Barbatis, cancellario, et Filippo de Ancona.
Havendo inteso per una littera del conte Gasparro dela malatia de Iohanne da Mediolano,
capo de squadra de nostri provisionati et presidenti ala fabrica de quello nostro castello de
Porta Zobia, ne habiamo preso ne l’ hanimo grandissimo dispiacere, adeo che queste sere
non ce siamo trovati poncto de bona voglia. Il perché vogliamo ce avisate subito, recevuta
questa, de qualle malatia è gravato et se è de morbo, et quanto è che se sente male, et si
el suo male è dubioso, et dove se trova de presente amalato, et dove ha presa la malatia,
confortandolo o mandandolo ad confortare, per nostra parte adtenda ad guarire et che se
dia de bona voglia che non li venerimo manchi a in cosa alcuna, quanto che per lo più caro
habiamo. Avisandoce anchora se cosa alcuna li bisogna, che subito rescriverimo in deretro
li sia proveduto de tucto quello b fosse expediente et necessario per la soa salute.
Data ut supra.
Andreas.
a Segue de bona voglia depennato.
b Segue li bisognia depennato.
1242
FRANCESCO SFORZA ESPRIME A GASPARE DA VIMERCATE IL GRANDISSIMO SUO DISPIACERE
PER LA MALATTIA DI GIOVANNI DA MILANO . LO PREGA DI CONFORTARLO E DI ESORTARLO A
PENSARE ALLA SUA GUARIGIONE.
310r Gasparri de Vicomercato.
1451 dicembre 1, Cremona.
550

Veduto quanto per la vostra lettera ne scrivete dela malatia de Iohanne da Mediolano,
caporale deli nostri provisionati et presidenti ala hedificatione de quello nostro castello de
Porta Zoba, ne habiamo preso grandissimo despiacere, ad ciò che questa sera non siamo
stati de bona voglia. Et perché summe appeteressemo retornarse ad pristina
convalesentia, vogliatilo far confortare per nostra parte che adtenda ad guarire et cum tucti
li remedii possibili farli adtendere et provedere, per modo che non se interlasi per niente
che guari[sca], se possibile è.
Data Cremone, primo decembris 1451.
Andreas Fulgineus.
1243
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD OLDRADO DA LAMPUGNANO DI RINGRAZIARE IL GENERO
GEROLAMO PER QUELLO CHE GLI HA FATTO SAPERE. SE GEROLAMO DOVESSE INCONTRARSI
ANCORA CON GUGLIELMO DA MONFERRATO GLI FACCIA SAPERE CHE IL DUCA HA LUI E IL
MARCHESE , SUO FRATELLO, PER BUONI AMICI.
Domino Oldrado de Lampugnano.
1451 dicembre 2, Cremona.
Havimo havuto una vostra con l’introclusa copia de Hieronimo, vostro genero, et inteso
quello ch’el scrivi, de che ve commendiamo et rengraciamo, et cossì vogliati commendare
lo dicto Hieroni[mo] per nostra parte et avisarlo che, s’el signore Guillelmo sta de mala
vog[lia], non è maraviglia alchuna, perché se Veneciani gli hanno n… servato le promisse
soe in provedergli de denari per lo passato, gli observarano anchora pezo per l’avenire, et
per consequen[tia] esso signor Guillelmo se ne retrovarà pezo contento et però [gli] pareria
scrivesti al dicto Hieronimo che se retrovasse questa volta con luy et chi altri gli paresse di
soy et gli dices[se] bono modo che noy l’haverimo sempre lui et el signore mar[chese] suo
fratello per nostri boni amici et fratelli; et che quando [vole] venire a casa nostra et essere
deli nostri, noy gli accept[eremo] sempre et gli farimo honore et pretio, ma che non
gua…..za che noy gli pregamo nì faciamo preghare per alchuno [de] nostri perché non lo
farimo may.
Cremone, ii decembris 14[51].
Iohannes.
1244
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI PAVIA DI FAR, DIETRO PAGAMENTO, AL SUO
COMPAGNO PELLISTRINA DAI SUDDITI, CHE HANNO L’ARMATURA E LA PANCIERA, IPEGNATE DA
TAL MARCHETTO DA BOLOGNA, FUGGITO “DAL CANTO DE MARCHESCHI”.
310v Potestati Papie.
1451 dicembre 2, Cremona.
Più tempo fa che uno Marchetto da Bologna, compagno del figliolo del conte Dolze,
impignando, per duy zupparelli da regazo, duy para de calze et uno vistitello ad uno de
questa nostra cità una armatura, et ad Stefanino, armarolo, una panzera per uno ducato,
che gli prestò, per una spada et per acconzatura della dicta panzera, uno altro ducato,
como pienamente saray informato da Pellistrina, nostro compagno, presente portatore,
compagno como fratello in quello tempo del dicto Marchetto. Et perché Marchetto se fugì
551

più tempo fa dal canto de Marcheschi, volimo et te committimo che, paghando il dicto
Pellistrina li dicti nostri subditi che hanno le dicte arme, gli faciati, liberamente et senza
nulla exceptione, dare la dicta armatura de piastra et panzera, cioè paghando li boni homini
de quello che degono havere. Et questo non manchi per niente.
Cremone, ii decembris 1451.
Andreas Fulgineus.
1245
FRANCESCO SFORZA LODA I MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO PER ESSERE INTERVENUTI A
FAR TAGLIATA LA MONETA FALSA PER IMPEDIRNE IL CORSO. LI RINGRAZIA, PURE, PER AVERE
RICORDATO CHE A PAVIA SI FANNO MONETE FLSE, DI CUI SE NE AVVERTE LA PRESENZA PER IL
PROGRESSIVO AUMENTO DEL PREZZO DELL’ORO. VUOLE CHE, DISCUSSO DI CIÒ CON I MAESTRI
DELLE ENTRATE E I MAESTRI DELLA ZECCA, PRENDANO I PROVVEDIMENTI CHE RITENGONO
OPPORTUNI.
Dominis de Consilio secreto.
1451 dicembre 2, Cremona.
Inteso quanto ne haveti scripto della moneta, quale è stata alquanto falsificata, per el che
ne saria per succedere grandissimo detrimento et danno ala Camera nostra et della
provisione haveti facta in far tagliare dicta moneta per non lassarla corere, dicimo haveti
facto bene et cosa che molto ne piace et vi ne commendiamo grandemente, certifficandovi
che, anchora a noy, è stato molto molesta dicta falsificacione, sì per l’honore nostro, sì
etiandio per lo detrimento della Camera nostra, che ne saria sequito. Et perché anche ne
recordati che a Pavia se fanno triste monete, per casone dele quale è crescuto l’oro in
precio et seria per crescere più, vi dicimo che debiate havere li Magistri delle intrate nostre
appresso a vuy et similmente fareti venire a vuy li Magistri della cecha. Et tandem, discusa
bene questa cosa fra vuy, vogliamo debiate providere como meglio vi parerà, sì per
l’honore nostro, sì etiandio per l’utile della Camera et intrate nostre, avisandovi che sopra
ciò etiandio ne scrivimo opportunamente alli predicti Magistri delle intrate nostre.
Cremone, ii decembris 1451.
Cichus.
1246
FRANCESCO SFORZA, ACCENNATO ALLA PRECEDENTE LETTERA, SI DICE MERAVIGLIATO CHE
ANTONIO NON ABBIA CONVOCATO ANCHE BARTOLOMEO DA CANNOBIO, CHE DIRIGE LA
RAGIONERIA E, ANZI, VUOLE CHE GLI SI ASSOCI UN ALTRO, IDONEO E VALIDO, COMPAGNO IN
DETTO UFFICIO.
311r Magistris intratarum.
1451 dicembre 2, Cremona.
In simili continentia, prout scriptum fuit in precedenti littera Consilio secreto, scriptum fuit
Magistris intratarum, adiuncta infrascripta particula al facto della raxonaria del papiro, et
cetera. Se maravigliamo de ti, Antonio, che non habi mandato per Bartolameo da Canobio
quale, como per altre nostre devi havere inteso, siamo contenti exercischa dicta raxonaria
et già credevamo che fosse al dicto officio, siché mandariti per lui. Siamo proinde contenti
che cerchati uno altro che sia idoneo et sufficiente, el quale possia[mo] deputare per
compagno ad esso officio.
Cremone, ii decembris 1451.
Cichus.
552

1247
FRANCESCO SFORZA INVIA AL PODESTÀ DI PIACENZA UN QUADERNETTO CHE DESCRIVE I
“PORTAMENTI INHONESTI ET ALIENI DEL BEN VIVERE” DI ALCUNI GENTILUOMINI E SUDDITI, AI
QUALI AMMINISTRERÀ GIUSTIZIA , INFORMANDO, POI, IL DUCA DEI RISULTATI.
Potestati Placentie.
1451 dicembre 2, Cremona.
Vi mandiamo questo quaterneto, anexo a queste presente nostre littere, quale fa mencione
delli portamenti inhonesti et alieni dal bene vivere de alchuni a zentilhomini et subditi nostri.
Pertanto volimo che, vocatis vocandis, ve informati dele cose se contengono in dicto
quaternetto diligenter et mature, commitendovi expresse debiati fare administrare raxone et
iusticia et noy avisare de quanto havereti terminato et sententiato de predictis, perché
nostra intencione è che tutti zentilhomini et subditi nostri vivano cum raxone, iusticia et
honestà.
Data Cremone, ii decembris 1451.
Cichus.
a Segue citadini depennato.
1248
FRANCESCO SFORZA COMANDA A MATTEO DA PESARO DI TROVARSI CON ANTONIO E I MAESTRI
(DELLE ENTRATE) PER DISPORRE CHE NON SI FACCIA NESSUNA ASSEGNAZIONE SULLE ENTRATE
DELL’ANNO SEGUENTE, ASSICURANDO CHE, SE SARÀ DISOBBEDITO, LE ANNULLERÀ.
Matheo de Pisauro.
1451 dicembre 3, Pizzighettone.
Cussì come alli dì passati te dicessimo ad bocha, cussì per queste te replicamo che tu
debbi essere cum ser Antonio et cum [li] Maistri et ordinare che non se faza a assignatione
v[eruna] sule intrate del’anno ha advenire, advisandote che s’el se [ne] farà veruna, la
faremo rompere et non valerà.
Data Piz[leonis], die iii septembris 1451.
Cichus.
a Segue ordina depennato.
1249
553

FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL GENOVESE DOMENICO ACCORNERIO CHE RIDIRRÀ AL PODESTÀ
DI ASSEGNARGLI I CINQUE SCHIAVI, AVVERTENDOLO DI FARE ATTENZIONE CHE NON SI FACCIA
ALCUN TORTO A QUELLO CHE SI DICE NON ESSERE SCHIAVO.
311v Dominico de Acornerio civi ianuensi.
1451 dicembre 4, Lodi.
Havimo recevuto le vostre lettere et inteso quanto ne scriveti in la materia de quilli cinque
schiavi. Ne maravigliamo assay ch’el nostro podestà non habia exequito quanto gli
scripsimo, et cussì anchora gli replicamo in modo che senza dubio vi gli assignarà tutti
cinque, m(a) ben vi confortiamo et pregamo che vogliati havere bona advertentia che,
conducendo quello che se dice non essere schiavo, non gli sia facto torto, del che ne
poderia cadere manchamento del honore et diriase che nuy fossimo stato suo becaro,
siché vi confortiamo gli usiati quella ve parirà.
Data Laude, iiii decembris 1451.
Cichus.
1250
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL PODESTÀ DI PAVIA PER RICUSARE DI CONSEGNARE A
DOMENICO ACCORNERO TUTTI I CINQUE SCHIAVI, VOLENDO TRATTENERE QUELLO CHE SOSTIENE
DI NON ESSERE SCHIAVO.
Potestati Papie.
1451 dicembre 4, Lodi.
Ne ha scripto Domenico de Acornerio citadino zenoese, gravandose che, nonobstante te
havimo scripto che tu gli daghi et consigni nelle mane sue quelli cinque schiavi fuziti da
Zenoa, pur recusi non volergli assignare tucti, ma retenerne uno, el quale dice non essere
schiavone. Del che ne siamo maravigliati che, havendote nuy scripto quanto havevi affare,
non dovevi ghiosare le nostre lettere, et pertanto volimo che, senza veruna exceptione, tu
ghe li consegni tucti cinque, et cussì fa.
Data Laude, die iiii decembris MCCCCLI.
Cichus.
1251
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI FERRUFFINO DI AVER CONSEGNATO AL GENOVESE
DOMENICO CINQUE UOMINI TROVATI A PAVIA ,CHE SI DICE SIANO SCHIAVI FUGGITI DA GENOVA.
UNO DI QUESTI SOSTIENE DI NON ESSERE SCHIAVO E, PERCIÒ, HA MESSO DOMENICO SUL CHI
VIVE CIRCA IL SUO STATO
Domino Iohanni Ferrufino.
(1451 dicembre 4, Lodi.)
Se sonno trovati a Pavia cinque homini et dicese che sonno schiavi fuziti de Zenoa deli suy
patroni, et cussì gli è venuto dreto uno Dominico, citadino zenoese, al quale havimo
ordinato siano assignati. Et bench’el ce ne sia uno che dice non essere schiavo ma franco,
pur ghe l’havimo facto consignare, ma gli havimo scripto ch’el gli voglia havere advertentia
che, non se trovando schiavo, non se potesse dire che nuy havissimo mandato l’homo alla
becharia. Et cussì volimo che anchora vuy faciati ricordo de questo et procurate che vostro
posse non gli sia facto mancho del dovere.
554

Data ut supra.
Cichus.
1252
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALLA MOGLIE DI ESSERE GIUNTO A LODI, DOPO UN VIAGGIO
FATICOSISSIMO. LA INFORMA CHE DELLA VENUTA DELL’IMPERATORE SI È DUBBIOSI, COMUNQUE,
VUOLE CHE TUTTO SI CONSERVI ALLO STATO IN CUI È, IN MODO CHE SI SIA, PER OGNI EVENIENZA,
PRONTI.
1451 dicembre 5, Lodi.
312r Illustrissime domine Blanchemarie Vicecomiti ducisse Mediolani, et cetera.
Illustrissima consors nostra precordialissima, advisamo la signoria vostra come hersera al
tardo giungessemo qui molto bene infangati, perché havessemo una cativissima via piena
de aque et fangho grandissimi, ma con la gratia de Dio, ne conducessem[o] qui sani et
salvi tucti. Dele novelle se hanno dela ven[uta] delo imperatore, la signoria vostra el porà
vedere per la copia inc[lusa] quale havessemo hersera. Et perché, quantunche
pre…...novella para la venuta del dicto imperatore dubiosa e ........ forse essere ch’el non
veneria, nondimancho confort[amo] la signoria vostra a proseguire et fare expedire le cose
princip[ali] per l’andata de a Galeaz, come è stato..... ordinato, perché s’el dicto imperatore
venerà, le cose seranno apparechiate, s’el non venesse nostra intentione [è] che tucto
questo apparechio, tanto de presenti quanto de ogni ……. altra cosa se servi integramente,
senza che se ne tocha pure un[a] minima cosa, per un’altra volta. b Appresso piaccià ala
signoria vostra ma[ndare] la lista deli vostri argenti che forono impegnati in ….. et presto.
Data Laude, die v decembris 1451.
De Mediolano havemo che sta bene. c
Iohannes.
a Segue l conte depennato.
b per un’altra volta in interlinea.
c Così in A.
1253
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL DOGE DI GENOVA DI ESSERE MOLTO STUPITO PER IL
PROVVEDIMENTO PRESO SUL CORSO, A GENOVA, DELLE SOLO MONETE GENOVESI. GLI FA
PRESENTE CHE LE MONETE MILANESI “SONO BONE ET IUSTE DE PESO ET DE ARGENTO”. INOLTRE,
FA PRESETE CHE I MERCANTI MILANESI SI TROVEREBBERO IN GRAVISSMA DIFFICOLTÀ PERCHÉ A
MILANO NON SI TROVA CHE L’UNO PER CENTO DELLE MONETE GENOVESI “CHE POSSANO
SUPPLIRE ET BASTARE”. CHIEDE CHE ABBIANO CORSO ANCHE LE MONETE MILANESI.
312v Domino duci Ianue.
1451 novembre 12, Parma.
Nuy siamo avisati como la illustre signoria vostra ha facto bandire et proclamare
novamente in la cità de Zenoa che non se possano spendere né usare altre monete che
monete zenoese. Del che havimo preso uno puocho de admiracione che la prefata signoria
vostra habia facto fare questo bando cossì generale, et questo dicimo per le monete
nostre, le quale sono bone et iuste de peso et de argento et per li tempi passati sempre
sono state spese per quanto debitamente vagliano, etiam per li merchadanti nostri, quali
pratichano [lì] a Zenoa et fano condure de qua in là et de là in qua le merchancie loro.
555

Sentendo essi che in Zenoa non se possano spendere altre monete che le zenoese,
restarano de far a le merchancie sue, perché de qua non se trovano tante monete zenoese
che possano supplire et bastare per le cente parte l’una de trafighi che fano lì, perché ne
seguiria grande danno et detrimento ale intrate nostre et anche ale vostre, como pò
chiaramente la signoria vostra cognoscere et tocare cum mano. Et pertanto preghamo la
illustre signoria vostra voglia fare revocare questo bando per respetto dele monete nostre
et ordinare che le nostre monete se possano spendere et habiano el suo debito corso et
precio, como sono spese per li tempi passati, maxime essendo bone et iuste de peso et de
argento, como havimo dicto de sopra.
Parme, xii novembris 1451.
Cichus.
a de far in interlinea.
1254
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO DI NON FARE DEL MALE
FISICO A GABRIELE DA VILLA, COMPAGNO DI GIOVANNI DALLA NOCE, VUOLE, ANZI, CHE”HABIA
COMMODITÀ DE FARSI LIBERARE DELE.. FERITE”.
Capitaneo iusticie Mediolani.
1451 dicembre 5, Lodi.
Perché intendiamo che Gabriele da Villa, compagno del spectabile messer Iohanne dala
Noce, quale haveti destenuto, è infermo de certe ferite, ve committiamo et volimo che non
gli faciati alchuna novità alla persona, finché ve scriverimo altro. Volimo etiandio provediati
habia commodità de farsi liberare dele dicte ferite.
Laude, v decembris 1451.
Cichus.
1255
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CORRADO DA FOGLIANO DI AMMINISTRARE GIUSTIZIA SOMMARIA
A LUIGI BOLERO CHE VANTA DIVERSI DEBITORI, IN MODO DA POTER RECUPERARE I SUOI CREDITI.
313r Domino Conrado de Fogliano.
1451 dicembre 5, Lodi.
El magnifico messer Aluysio Bolero pretende el comune et homini de Solero et Lorenzo et
lo figliolo di Gambarini essere soy debitori et ne ha facto richedere gli vogliamo essere
favoreveli alla satisfacione del credito suo. Et perché non intendiamo de manchare de
raxone ad alchuna persona et mancho a luy, quale n’è affecionato et bono amico, volimo
che ad ogni richiesta soa o de soy gli faci ministrare raxone summaria et expedicta contra li
dicti soy debitori et satisfarli integramente de tutto quello debe havere co[n] ogni celerità
possibile, deportandote in modo che l’habia casone de lodarte de ti.
Laude, v decembris 1451.
Cichus.
1256
556

FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI CHIAPANO CHE GLI MANDA L’ALLEGATA LETTERA
INVIATA A CORRADO FOGLIANO IN FAVORE DI LUIGI BOLERO.
Iohanni Chiapano.
1451 dicembre 5, Lodi.
Veduto quello ne scrivi del facto de messer Aluyse Bolero, te mandiamo alligata la littera
quale scrivimo a Conrado in suo favore, avisandote non te l’h[abiamo] mandata più presto,
perché intendevamo ch’el voleva mandare qui uno dei soy per questa casone a
mon[strare] le raxone.
Laude, v decembris 1451.
Cichus.
1257
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO DI AVER INVIATO LORO LE
LETTERE DI GIOVANNI DI ALESSANDRIA CIRCA LE MERCI E LE MONETE, E DI AVER PURE INVIATO
LORO UNA COPIA DELLA LETTERA SCRITTA AL DOGE DI GENOVA CIRCA LE DETTE MONETE.
Dominis de Consilio secreto.
1451 dicembre 5, Lodi.
Da Cremona ve mandassimo in questi dì certe lettere de messer Iohanne de Alexandria
circh’al facto dele mercan[cie] et monete aciò li consultasino et gli faces[sino] debito
pensiero et ve scripsimo che ve manda[ssemo] la copia de una lettera quale havevamo
[scritto] al illustre signor messer lo duce de Zenoa circh’al [facto] dele dicte monete, siché
ve a la mandiamo [qui] introclusa.
Laude, v decembris 1451.
Cichus.
a Segue l’ha depennato.
1258
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A RAFFAELE ZACCARIA DI FAR RIAVERE AL FAMIGLIO DI TOMMASO
DA RIETI IL CAVALLO E LA ROBA DI CUI FU DERUBATO NEI PRESSI DI MORTARA.
313v Raphaelli de Zachariis.
1451 dicembre 5, Lodi.
Lo spectabile cavallero messer Thomaso da Riete ce dice che passando ad questi dì per lì
et venendo de retro ad luy questo suo famiglio, presente portatore, fo robbato presso ad
Mortara, circha 4 miglia, et toltogli il cavallo, robba et denari haveva cum secho et pare li
fosse, per cortesia, restituito in deretro il mantello et uno ducato. Pertanto lo remandamo a
là. Volemo, adunche, et expresse te commandiamo che subito, recevuta questa, debbi
cum ogni toa industria intervenire et sapere chi sonno stati li delinquenti et ce avisi deli
557

nomi loro et deli quali sonno, perché intendemo fare che siano exemplo ali altri et, omnibus
postpositis, li facci restituire in deretro il cavallo et ogni altra cosa, che non gli manchi uno
pontale de strengha, altramente te accorgeriste che non haveriste possuto far cosa che più
tediosa ce fosse, meravigliandone etiam grandemente che, habiando ti sentito questo
robbamento, che non gli habbi proveduto.
Data Laude, v decembris 1451.
In simili forma potestati Mortarii.
a Segue in deretro depennato.
1259
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANTONIO BESANA, PODESTÀ E COMMISSARIO DI BELLINZONA,
DI CONSENTIRE A ENRICO SACCO DI POTER “CONDURE QUALCHE BIADE PER VIA DELI VOSTRI
BULLETTINI”, CON TUTTE LE GARANZIE PER EVITARE FRODI.
1451 dicembre 6, [Lodi]
314r Domino Antonio de Bexana, potestati, comissario Birinzone, dilecto nostro.
Ne ha facto rechiedere el magnifico conte Henrico de Saccho che, havendo luy bisogno de
victualie, vogliamo fargli haver[e] facultà et licentia de posserne condure per suplire ale
necessità soe. Unde noy, non volendo parire che denegamo el vivere, siamo contenti et
volimo che intende[ndove] cum sì, cum bono modo et ordine, gli dagate commo[dità] de
condure qualche biade per via deli vostri bullettini, in[ten]dedove bene de havere li returni
et tucte quelle cau[tioni] vi parirano necessarie per evitare lo froxo.
Ex [Laude], die vi decembris 1451.
Cichus.
1260
FRANCESCO SFORZA RINGARZIA IL CONTE ENRICO SACCO PER LE LETTERE DI RATIFICA
INVIATEGLI . GLI MANDA LE LICENZE NECESSARIE PER PORTAR FUORI VETTOVAGLIE DA
BELLINZONA.
Comiti Henrico de Saccho.
1451 dicembre 6, [Lodi]
Havemo recevute le vostre lettere asieme cum la ratificatione in b[ona] et valida forma,
dele quale ve ringratiamo. Et per[chè] li vostri messi ne hanno proferso de fare a supplire in
vostro nome se veruna cosa gli manchasse, noy dicimo che non bisogna, perché a
ccompimento h[aveti] satisfacto al bisogno. Ulterius ve mandiamo quelle doe littere ne
haveti facto rechiedere per li vostri, co[munican] dovi che sempre ve compiaceremo
voluntere [dele] cose concernerano l'honore et commodo vostro.
[Laude], die vi decembris 1451.
Date fuerunt Gaspari et Henricheto de Misocho.
1261
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MATTEO DA PESARO COMPIACENDOSI DI AVER MANTENUTO IL
SILENZIO SUL CAMBIO DEI MAESTRI DELLE ENTRATE. QUANTO AI PANNI GLIELI SPEDISCA IN QUEL
558

MIGLIOR MODO CHE GLI PARRÀ. E’ D’ACCORDO, OVVIAMENTE, CHE GLI INCANTI SI FACCIANO “CUM
QUELLA PIÙ DILIGENTIA ET SUBTILITÀ SE PUÒ”.
314v Nobili viro Matheo de Pisauro.
1451 dicembre 6, Lodi.
Inteso quello che alle nostre littere respondendo ne hay scripto del facto della mutatione, et
cetera, del che non habi facto parlamento se non cum Angelo Simonetta, ne piace et non
accade dire altro. Alla parte delli panni havimo inteso quello ne scrivi, al che dicimo che
cum ogni solicitudine debi procurare de dare expeditione in quello migliore modo et forma
che ti parirà, siché possi satisfare alla voluntà nostra. Al facto deli incanti, te dicimo che
molto ne piace siano facti cum diligentia, como tu ne scrivi, dove non se extenderimo più
oltra, se non in replicarti de novo che faci attenderli cum quella più diligentia et subtilità se
può, siché passano in bona forma et in utilità et bene dela Camera nostra.
Data Laude, die vi decembris 1451.
Cichus.
1262
FRANCESCO SFORZA, DOPO AVER FATTA LA STORIA DEI SUCCESSIVI TRAPASSI DI PROPRIETÀ
DELLA LOCALITÀ DI RIVALGARIO, FA PRESENTE A SILLANO NEGRI CHE IL CONTE BARTOLOMEO
ANGUISSOLA, DOPO LA MORTE DI FILIPPO M. VISCONTI, IL SOPRADDETTO LUOGO DI RIVALGARIO
“SUA PROPRIA AUCTORITATE APPRENDIT”, PER CUI IL DUCA VUOLE CHE DETTO LUOGO VENGA
RICONOSCIUTO APPARTENERE ALLA CAMERA DUCALE CON TUTTE LE CONSEGUENZE
GIURISDIZIONALI DERIVANTINE, COMANDANDO CHE DETTO CONTE “NEQUE PER SE NEQUE PER
ALIUM DE LOCO ET HOMINIBUS ANTEDICTIS ULLATENUS SE INTROMITTAT”.
Domino Silano de Nigris.
1451 dicembre 2, Cremona.
Postquam diebus proximis elapsis vobis scripsimus quod constante comitem
Bartholomeum Angosolam tenuisse locum Rivalgarii tempore obitus a quondam
illustrissimi domini domini Filippi Marie, ducis Mediolani, soceri et patris nostri
honorandissimi permitteretur iddem comes Bartholomeus locum ipsum tenere cognicione
super petitorio et decisione reservata, et cetera. Si vero res aliter se haberet quod locum
ipsum nomine nostre Camere apprenderetis prout in dictis nostris litteris seriosius
continetur, inteleximus quod dictus locus tentus fuit et possesus magnifico quondam
Nicolao Picinino et succesive ab heredibus suis usque ad obitum prenominati illustris olim
domini ducis vigore privilegiorum concessorum per antefatum illustrem dominum ducem
prefato Nicolao Picinino. Et postmodum eodem illustrissimo domino duce defuncto, comes
Bartholomeus sepedictus locum Rivalgarii supradictum occupavit et sua propria auctoritate
apprendit. Quare cum locus ipse Camere nostre spectare dignoscatur, volumus et vobis
iniungimus per presentes quod indilate homines dicti loci 315r nostri ex parte requiratis ac
eis expresse precipiatisque quod tam in causis et aliis quibuscumque ipsius loci iurisdicionum
sive imponendorum onerum vel aliquovis modo concernentibus sub nostro
potestate aliisque officialibus nostris et cum comunitate nostra Placentie respondeant ut
decet pariter et obediant nec ipsi comiti Bartholomeo aut alteri sine speciali nostra licencia
in aliquo requisiti aures prebeant quovismodo, iniungendo insuper nostri ex parte prefato
comiti Bartholomeo neque per se neque per alium de loco et hominibus antedictis ullatenus
se intromittat, declarando eidem quod propterea nullum in suis iuribus si qua habet in bonis
possessionibus sive exempcionibus aut honoranciis preiudicium generetur. Pariformiter
volumus et vobis mandamus ac vobis comittimus de locis Monigliani, Pigazani, Duliani et
559

aliis locis nominatis in requisicione quam alias idem comes Bartholomeus fecit a nobis cum
ea loca non minime reputationis esse intelligamus et asserebatur que nostro potestati et
aliis officialibus Placencie subesse ut supra, et cum communitate ipsa correspondeant iure
ipsi comiti Bartholomeo in illis competente ut supra reservato volumus etiam quod eidem
comiti precipia[tur] nostri ex parte quod quovismodo vel quavis causa captata se nullatenus
intromittat de aliis nonnullis villis in quadam sententia iam lata per quondam dominum
Bonifacium de Guarnarinis et eius collegas olim ducales commiss[arios] et minus de
Villanova et alis villis vallis Mizi.... in taxa salis facta tunc ab olim Aluisio Oldano co… se
ullatenus intromittat et hoc ex eo cum prelibatus dominus Filippus Maria dux, et cetera, suis
super hoc ema.... litteris plane et evidenter declaraverit quas penitus v... et intendimus
suum effectum sortiri et executioni [mandetur] iubentes vobis quod hanc nostram
intencionem et dispos[icionem] omnimodo observetis absque ulteriori dilacione et al...
nostri expectatione mandati.
Cremone, ii decembris 1451.
Cichus.
a Segue illustrissimum depennato.
1263
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SILLANO NEGRI D’ESSERE MOLTO DISGUSTATO PER LE
LAMENTELE DELLE GENTI D’ARME SISTEMATE A CASTELL’ARQUATO CHE NON HANNO DI CHE
VIVERE NION ESSENDO ANCORA TERMINATA LA VERTENZA TRA QUELLA COMUNITÀ E PIACENZA.
ORDINA CHE LE PARTI ENTRO OTTO GIORNI PRODUCANO TUTTE LE LORO “PROBACIONI”,
TRASCORSO TALE TERMINE SI PROCEDA ALLA SENTENZA, DI CUI SI DRTÀ NOTIZIA AL DUCA.
315v Domino Silano de Nigris.
1451 dicembre 2, Cremona.
Siamo molto tediati et tucto el dì solicitati dale gente nostre d'arme ali qualli erano dati
logiamenti loro in Castro Arquate, che non hanno da vivere né unde se possano redure et
lamentasseno che per dillatione sonno menati perchè la causa vertente tra la comunità
nostra de Piasenza per l'una parte et la comunità de Castro Arquato per l'altra, la qual se
doveva terminare fra deci dì, non è ancora terminata. Ma secondo hanno inteso è per
essere menata molto in longo s’el se debbe procedere como è incomenzato, zoè
examinare grande numero de testimonii et con tante solemnitate como se fa che ne
recresce. Et vorriamo hogi may, per obviare ali scandali che ogni dì seguono et magiore
poterebeno seguire, et aciò che li homini d’arme non habiano più casone de darve molestia
per li loro allogiamenti fosse terminata. Pertanto volimo et ve comittimo, cossì per quanto
haveti cara la gratia nostra, statuati ad ambe le parte, overo ali agenti, per loro termino de
octo dì proximi a venire infra lo quale habiano provato, producto et mostrato per omne
genus probacionum quello voleno produre et provare, et passato lo dicto termine lo quale
serà peremptorio procedati ala sentencia, facendo rasone a l'una parte et a l'altra, salvo se
potesti componere le predicte parte, chè molto ne sarrebe grato, et data che sia sentencia
avisatene presto senza dilacione veruna.
Cremone, ii decembris 1451.
Cichus.
1264
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL DOGE E AL CONSIGLIO DEGLI ANZIANI DI GENOVA DI AVER
PRESO ATTO DI QUANTO HANNO SCRITTO AL DUCA DI SAVOIA PER L’OCCUPAZIONE DEL
560

CASTELLO. SCRIVE CON LA LETTERA ALLEGATA A DETTO DUCA PERCHÉ RESTITUISCA IL
CASTELLO DI PENNA E RIPARI I DANNI CAUSATI, PERCHÉ, ALTRIMENTI, NON INTENDE TOLLERARE
SIMILE ATTO. LI PREGA DI VOLER INVIARE AL DUCA DI SAVOIA L’ACCLUSA LETTERA.
1451 dicembre 6, Lodi.
316r Domino duci et Conscilio Antianorum civitatis Ianue.
Havimo inteso quello ne haviti scripto dello illustrissimo signore duca de [Sabaudia] overo
di soy quali ve hanno occupato et tolto el vostro castel[lo] [de] Penna et commisso quanto
ne haviti scripto et ne havimo preso sing[ulare] dispiacere et mal contentamento, perché
voressimo sempre che [le cose] vostre fosseno reguardate et ben tractate come le nostre
proprie. Et per[tanto] scrivemo l'alligata alla presente al prefato signore duca et confortiamo
la signoria sua gli piaza far restituire lo dicto castello et restaurare li vostri deli danni dati et
in l'avenire fare abstinere li suoy .... le offese delle terre et stato vostro. Et cussì crediamo
debia f[are] perché, facendo altramente, debe essere certo non gli lo comportar[issi]mo.
Piaza adoncha ala signoria vostra mandare uno delli vostri [cum] la dicta lettera, come
recordati, a sollicitare la dicta restitu[cione] et avisarne come haverà facto, avissando la signoria
vostra come nuy havimo mandata la copia della dicta lettera ad messer ....
d'Alexandria, nostro ambassatore, aciò la mostra alla signoria vostra, alli pia[ceri] della
quale siamo apparechiati.
Data Laude, vi decembris 1451.
1265
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL DUCA DI SAVOIA DI AVER SAPUTO CON GRAVE DISAPPUNTO CHE
UN CITTADINO DI NIZZA HA OCCUPATO IL CASTELLO DI PENNA. LO SOLLECITA A RIDARLO AL DOGE
DI GENOVA E A RIPARARE I DANNI CAUSATI, CERTO CHE ANCHE IL DUCA DI SAVOIA VOGLIA LA
TRANQUILLITÀ DELL’ITALIA.
Domino Lodovico, duci Sabaudie.
1451 dicembre 5, Lodi.
Illustrissime, et cetera, gravem nobis per nuntios suos querimoniam …… fecerunt illustris
dominus dux et magnifica comunitas Ianue ex eo quod quidam civis Nicie iussu et
voluntate dominationis vestre castrum suum Penne occupavit et adhuc ocupatum tenet et
ob eandem causam quedam alia da[mpna] suis intulit. Que quidem novitas inhonestissima
fuit et persuadere nobis vix possumus quod de mente [celsi]tudinis vestre processerit,
quoniam omnino alienum … a bona invicem convicinatione et amicitia et [quia] inter
prefatos dominum ducem et magnificam comunitatem Ianue [et] comunitatem Florentie et
nos contracta est sincera … et intelligentia ad tutelam et defensionem statuum …..
predictarum et animus firmaque dispositio nostra est … fuitque semper antequam ad ligam
ipsam devenissemus in[ter] statum Ianue et ipsius iura tueri et defensare excel[lentiam]
vestram hortamur et ex animo rogamus providere liberare castrum ipsum prefatis domino
duci et communitati lanue relaxetur et in integram restituatur damnaque suis illata ... et de
cetero a suorum offensis abstineatur quenadmodum 316v facturam confidimus.
Complacebit enim exinde plurimum nobis vestra celsitudo et plane declarabit cupidam se
esse quietis et tranquillitatis totius Italie et causam ammonebit scandalorum que obinde
sequi possent, ubi si secus fieret fortassis orirentur inconvenientia multa, que vestre
excellentie et nobis molestissima essent et non facile sedari et amoveri possint. Quod non
credimus fore mentis excellentie vestre ad cuius beneplacita queque parati sumus.
Data Laude, v decembris 1451.
Cichus.
561

1266
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO DE GEORGIIS CHE IL CONDOTTIERO DUCALE
GIACOMO ORSINI NON HA QUEGLI ALLOGGIAMENTI CHE DOVREBBE AVERE PERCHÉ TU NEGHI
CHE EGLI ABBIA I CAVALLI E LE BOCCHE CHE DOVREBBE AVERE. IL DUCA ORDINA DI INFORMARSI
SE HA TUTTI I CAVALLI E LE BOCCHE PER I QUALI GLI SONO STATI DATI GLI ALLOGGIAMENTI E DI
INFORMARLO DI CIÒ.
Francisco de Georgiis.
1451 dicembre 6, Lodi.
El spectabile Iacomo Orsino, nostro conductero, ne dice, con lamenta, che sotto protesto,
dici non ha li cavalli et boche vivi doveria havere, li turbi li suoy logiamenti contra l'ordini
che hay. Pertanto te dicemo cossì che non lo debii turbare in li suoy logiamenti. Ben volimo
che tu te informi se ha tutti li cavalli et boche vive per li qualli gli è dato logiamento, et de
quello trovaray ne avisi, avisandote che luy dice ha tanti cavalli et boche vive che supplisce
ad li logiamenti che ha, siché segui in questo l'ordini te sonno dati già per lo passato deli
suoi logiamenti.
Laude, vi decembris 1451.
Iohannes.
1267
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA PIETRO MARIA ROSSI A VOLER ANDARE INCONTRO
ALL’IMPERATORE CON IL FIGLIO GALEAZZO E IL FRATELLO ALESSANDRO,CON I QUALI VI SARANNO
ANCHE IL MARCHESE D MANTOVA, SIGIMONDO E MOLTI BARONI E CAVALIERI.
317r Petro Marie de Rubeis.
[1451] di[cembre] 7, Lodi.
Havimo recevuto le vostre littere et inteso quello ne scriveti … l'andare vostro in compagnia
con Galeaz nostro figlio et Alexandro nostro fratello, dal quale per certi resp[ecti] ... volere
soprasedere. Al che respondendo vi dicimo …. serissimo puncto contenti che dovesti
accept[are] … andata quando credessemo che vi devesse ….. né veruno manchamento
alle cose vostre, perché … desconzo et damno nuy ne prenderissemo che ... farissemo del
nostro medesimo. Ma ve dicemo… ne pare che, acceptando vuy la dicta andata, c[omo]
havimo scripto non ve ne debbia reusire mancam[ento]. Immo non andando seriti uno dare
principio a … quali zà hanno acceptato dicta andata, che debiano ….. et fare como vuy, del
che ne receverissimo nuy [grande] displicentia. Et andando vuy siamo certi che …
acceptarà voluntera dicta andata, avisandovi …. compagnia de dicti nostro figliolo et
fratello serano lo illustre signor marchexe de Mantoa el …. misser Sigismondo et molti altri
barroni …… cavaleri del paiese nostro. Et perhò vi co …. stringemo et carricamo che
vogliate accepta[re] l’andata de bona voglia se desyderati fare cosa ….. piaccia, perché se
rendimo certi poteriti andare …… veruno vostro manchamento. Et se pur ha ….. degni et
iusti respecti, quali nuy non sap .… tine advisare, perché possiamo restare con[tenti de]
vuy.
562

Data Laude, die vii de[cembris 1451].
1268
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MELZO E A ZENFREDINO DA MARLIANO DI FAR
ANDARE DAL DUCA TALE BIAGIO DI CUI PARLERÀ LORO ALESSIO DA LODI.
1451 dicembre 7, Lodi.
317v Potestati Melcii et Zenfredino de Marliano.
[Per cer]ta informatione che ne bisogna havere de uno Blaxio quale ve dirà Alexio da Lode
chi è, vogliamo che gli debiati commandare che subito debia venire da nuy et cum bono
modo servati via ch’el venga. Et in caso che pur non volesse venire, volimo debiati dare
ogni adiuto et favore al dicto Alexio perché ne lo possa condure.
Data Laude, die vii decembris 1451.
Cichus.
1269
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A DONNA LUCHINA DI NON CAPIRE PERCHÉ NON TOLLERA CHE LA
GENTE D’ARME DEL CONDOTTIERO DUCALE COLLELLA DA NAPOLI NON DEBBA ALLOGGIARE NEL
MARCHESATO DI VARZI. EVITI DI IMPICCIARSI DI CIÒ.
Domine Luchine de Verme,
1451 dicembre 7, Lodi.
[H]avemo querella da Collella da Neapoli, nostro conducterio, che, essendo deputato ad
alcuni di soi logiamento in quella parte del marchesato de Varcio che teneno li marchesi,
voy non voliti che gli stiano, de che ce maravigliamo nì quasi possemo credere che cossì
sia, perché stando le zente d’arme a casa d'altri non vedemo che detrImento possa seguire
a vuy. Pertanto ve confortiamo et strenzemo vogliati essere contenta che quelli del dicto
Collella possino restare a casa a de essi marchesi, poyché loro non sonno malcontenti
che gli stiano et non impazarve de quello de che non segue damno a vuy.
Data Laude, die vii decembris 1451.
Cichus.
a Segue de ess depennato.
1270
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A MARCO CORIO DI COMINCIARE AD AVVALERSI DEI 40 DUCATI
ASSEGNATI A MELCHIONE, PER IL RIMANENTE SI SERVA DELLE BIADE CHE SI DEVONO VENDERE.
Marcho de Coyris.
1451 dicembre 7, Lodi.
[Havemo i]nteso quello ne hay scripto del iudicio tuo circa li denari che sonno da scodere.
Al che non dicemo altro perché per un'altra te scriveremo quello haveray a fare. Appresso
volimo che tu colla presenti portitore [f]aci satisfare de quelli denari [gli] sonno assignati deli
318r quaranta ducati de misser Melchione et del resto alli dicti quaranta ducati gli faci sati-
563

sfare de quelli de quelle biade che se hanno a vendere. Et ques[to] faci cum ogni celerità
possibile, acciò che per c..... d’essi non se habia a consumare sulla hostaria.
Laude, die vii decembris 1451.
1271
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL COMITATO DI PAVIA OLTREPO DI TROVARE UNA
SISTEMAZIONE PER DUE UOMINI D’ARME DEL CONDOTTIERO DUCALE COLLELLA DI NAPOLI, CHE
NON HANNO POSTO DOVE ALLOGGIARE CINQUE CAVALLI E SEI BOCCHE PERCHÉ I LUOGHI A LORO
DATI SONO STATI ASSEGNATI A DONNA LUCHINA.
Capitaneo comitatus Papie ultra Padum.
[1451] dicembre 7, Lodi.
Duy homini d’arme della compagnia de Collella de Neapoli, n[ostro] conductero, dicono che
havevano lozamento per cin[que] cavalli et sei bocche in li lochi de Monfré, Concho, et...
Alboyello. Et perché essi lochi sonno assignati alla magn[ifica] madonna Luchina, restano
senza alcuno altro lozamento, pertanto ad ciò che li dicti homini d’arme non habiano
cas[one] consumarse su l'hostaria, ne pare, et cossì te comm[ittimo] et volemo che gli
provedi de qualche logiamento [per li] cavalli et boche in qualche loco, ove te pararà .....
l'habiano.
Data Laude, die vii decembris [1451].
1272
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A DONNA LUCHINA CHE SI MERAVIGLIA CHE NON ABBIA ANCORA
DATO A SUO FRATELLO ALESSANDRO I DENARI DOVUTIGLI.
Domine Luchine de Verme.
1451 dicembre 7, Lodi.
Credevamo certamente che al magnifico Alexandro [nostro] fratello havesti satisfacto deli
denari che per ..... stati ordinati, ma intendiamo per querella ..... anchora non li ha recevuti.
Pertanto ma[ravigliamose] de questa tardità vostra et parendone non essere ….. a differire
tanto questi pagamenti, perché ……. darme a chi deve sborsare questi denari ve ……in
questa forma se ne vanno con Dio ……. et carricamo et stringemo che a ..... 318v
cancillero, quale mandiamo lì per questa casone sola vogliate fare numerare li dicti denari,
et non menarlo in longo, et per Dio, non vogliate essere casone de desfare la compagnia
soa per cossì pochi denari, perché crederessemo che per conservarla ne exborsaresti
molto più.
Data Laude, die vii decembris 1451.
Cichus.
1273
564

FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO CONVOCHI DAVANTI A SÉ
CERTI TOMMASO DA CISA E ANTONIO DA MOMBERETO E SI FACCIA DARE DUE LETTERE DI
LEGITTIMAZIONE DI DETTO ANTONIO CHE MANDERÀ A CICO . AMMONISCA I DUE CHE DEVONO
PORTARSI DAL DUCA PER LA VERTENZA CHE HANNO CON L’UOMO D’ARME DUCALE DONATO DA
MILANO.
Capitaneo iustitie Mediolani.
1451 dicembre 7, Lodi.
Per certo respecto ve commettiamo et volemo che habiate da vuy uno Thomaso da Cisa et
uno Antonio da Mombereto, citadini de quella nostra cità, et li astrenzati a darve doe lettere
de legitimatione facte in persona del dicto Antonio. Et esse havute le mandiate a Cicho
nostro secretario et li admoniati tucty duy che vengano da nuy per la differentia che hanno
con Donato da Milano, nostro homo d’arme.
Data Laude, die vii decembris 1451.
Cichus.
1274
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ E AL CASTELLANO DI TORTONA CHE VUOLE CHE IL
DETENUTO GIORGIO DA LODI, DATA GARANZIA CON 400 DUCATI CHE ANDRÀ DA LUI E NON SE NE
PARTIRÀ SENZA LICENZA SCRITTA DEL DUCA, SIA LASCIATO LIBERO.
Potestati et castellano Terdone.
1451 dicembre 7, Lodi.
Siamo contenti et volemo che dandove Zorzo da Lode lì destenuto, idonea securtate de
quattrocento ducati ch'el venerà da nuy et non se partirà da qui senza nostra licentia in
scripto, voy lo relasati liberamente de presone.
Data Laude, die vii decembris 1451.
Cichus.
1275
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO CHE GIOVANNI FRANCESCO,
CHE VIENE MANDATO DAL CAPITANIO DI GALLARATE, NON VENGA RILASCIATO SENZA LICENZA DEL
DUCA......
319r Capitaneo iustitie Mediolani.
[1451] dicembre 7, Lodi.
In questi dì recevessemo doe vostre lettere et intendessemo quan[to].... se conteneva
circha el facto de quelli ladri alle quale,.... quanto alla parte de Luchino Grasso replicamo
quello che …… altre ve havemo scripto, cioé che lo debiate retinere .... non relaxando
senza nostra licentia Zohanne Franc[isco] quale ve manda el nostro capitaneo de
Galle[rate] in luy non se ha altro fundamento, come reco .….. relaxati. Alla parte de
Urbano, famiglio de S…. de Marliano, havemo inteso quanto ne haveti scripto.... da l'altro
canto n’è dicto che li beni ch'el portò fora de ...... de Gabriele Taberna, sonno de pocho
valimento et foro[no].... prima che, a nome della Camera nostra, nì de misser ……fosse
facto introyto in la casa del dicto Gabriele. Vole..... advertentia in questo facto et non faciati
se non qu[anto] la rasone, maxime ch’el dicto Urbano offerisse de …… alla dicta rasone.
565

Data Laude, die vii decembris [1451].
1276
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MAESTRI DELLE ENTRATE STRAORDINARIE CHE DOMENICHINO
DA PIETRASANTA, CAPORALE DEI PROVISIONATI HA CHIESTO IN DONO UNA CASA ....
Magistris intratarum extraordinariarum.
1451 dicembre 7, (Lodi).
Dominighino de Petrasancta, nostro caporale de provi[sionati] ne ha richesto una casa de
quelle che sonno novamente in la Camera nostra in Mediolano, la quale ve …… per nota in
questo scripto inclusa in la presente segondo che ..... l'ha richiesta ad nuy. Et perché simo
contenti de …… al dicto Dominighino de questo o de miglior co….. che subito a pigliati
per nota questo casamento cum ….. che ce sonno, informandoni del tucto, dele quale….
de non farne altro fina a tanto che nuy fa ..….. che poy ne desponerimo come ne parerà.
Data [Laude], vii decembris 1451.
a Segue per depennato.
1277
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ DI MALETO DI FARE IN MODO CHE LO SQUADRERIO
DUCALE, RABOTTO DE LANDECH GODA DEI FRUTTI E DELLE ENTRATE DEL POSSEDIMENTO
DONATOGLI CHE GIÀ FU DI INNOCENTE COTTA.
319v Potestati Maleti.
1451 dicembre 8, Lodi.
Como haverity inteso, nuy havimo donato la possessione che fò de Innocente Cotta,
existente in quello loco, al strenuo Rabotto de Landehc, a nostro squadrero. Et perché
sentimo essergli facto difficultate in dargli li fructi et intrate, pertanto ti committiamo et
volimo che gli daghi ogni expediente adiuto et favore perché dicto Rabotto possa
conseguire et havere tutti li dicti fructi et intrate intregamente, et ch'el possa goldere
liberamente et stare ala pacifica possessione d'essa, senza veruna contraditione. Et circa
ciò non li mancharay in cosa alchuna.
Data Laude, die viii decembris 1451.
Cichus.
a Così in A
1278
FRANCESCO SFORZA INVIA AL CONSIGLIO SEGRETO LETTERE CIRCA I DAZI DELLA CITTÀ
SPEDITEGLI DA BARTOLOMEO PARRO, PODESTÀ DI ALESSANDRIA.
Dominis de Consilio secreto.
1451 dicembre 8, Lodi.
Ve mandiamo qui incluse certe lettere quale have mandato Bartolameo Parro, potestà
566

nostro de Alexandria, circha el facto de quelli datii de quella cità como vedereti, aciò che le
vediate et gli faciati suso quello pensiero et provixione che ve parerà expediente.
Laude, viii decembris 1451.
Cichus.
1279
BARTOLOMEO PARRO, PODESTÀ DI ALESSANDRIA, INTRODUCE LA LETTERA A FRANCESCO
SFORZA RILEVANDO IL BENEFICIO DELL’ARRIVO LÌ DI CORRADO, FRATELLO DEL DUCA , PER CUI
SONO CESSATE LE MALVERSAZIONI DELLE GENTI D’ARME. IL PODESTÀ DÀ DEI SUGGERIMENTI PER
OTTENERE DENARI IN MODO DIVERSO DA QUELLO USATO PER VIA DEI DAZI….
[1451 dicembre 8, Alessandria.]
Illustrissime princeps et excellentissime domine, et cetera, hozi havemo recevuto una
littera dali spectabili Magistri ordinarii, la copia dela quale mandiamo alla signoria vostra qui
introclusa. Et per noy intesa la continentia d'essa littera cum participacione del magnifico
germano vostro signore Conrado, dela venuta del quale questa cità et tutti li lochi
circumstanti se ne hanno preso tanta consolacione et congratulacione quanto più dire se
potesse, maxime per le robarie et violentie gli erano facte per lo passato dale gente
d’arme, le quale sono cessate et manchate per li boni providimenti et noteveli deportamenti
operati per lo prefacto signore Conrado. Poychè è zonto in queste parte habiamo
deliberato de avisare la signoria vostra che disponando ella de retrare dinari de queste
parte, ne pareria li potesse più habilmente retrare per altri modi per la via deli predicti datii.
Attento maxime che la signoria vostra 320r non ne verrà in quello proficuo et utilità che
forse ..... sarà dato intendere, como se potrà cognoscere per li .…….. alligati deli predicti
datii. Et anchora attesa la co[ntinentia] deli capitoli per la prefacta signoria vostra concessa
a questa c[ità], la quale vedendo non essergli observati se trovarà ogniu[no de] mala voglia
et mal contento et darasse casone a ….. questo populo de lamentarsi che gli sia ropto loro
.…. contra ogni debito, siché sopra d'esso incanto non hav ….. altro monimento che del
nostro parere sempre cum per ….. del prefacto signor Conrado el quale è de simile
appare[re] noy siamo, ne havimo avisata la prefacta signoria vostra ala qua[le]... che per
manchamento nostro non restarà da exequire la conti[nentia] dele prefacte lettere deli
spectabili magistri, ma primo, havimo ... voluto avisare per lo debito nostro la signoria
vostra dela quale, essendo ... che noy mandiamo ad effecto la continentia d'esse lettere ....
Magistri, lo faremmo virilmente et animosamente nè in noy …… tepidità né pigricia ad
exequire quanto ne mandarà la ... la quale avisamo che non gli sarà altro augumento per
questo ... se non per li datii infrascripti gli sono relassati per li capituli, cioè ... datio della
macina che non se paghi al presente se non ... per mozo pagharano soldi iiii, ascenderà lo
augumento .…. per il datio del pane, aquaruzo de vino, molezo de ..... et li iudicati dela
bancha del potestà et th[esaurero] del comune, in tucto circha libre dc l’anno; et la
i[mbotata] de vino et de biava assenderà libre vi milia l'anno ha ..... signoria vostra per lo
subsidio paghano l'anno passato c q….. augumento li datii della citade, quelli delle terre
... non ne havimo informacione, perché non sono sub….. citade. Ma le imbotate de fuora
detracto .…. montarano vi milia fina in viii milia l'anno.
Ex A[lexandria, die] .... iiii decembris 1451.
1280
BARTOLOMEO PORRI E LANCILLOTTO BOSSI SCRIVONO A FRANCESCO SFORZA DI AVERE
FATTO FARE INDAGINI NEI LUOGHI VICINI PER AVERE INFORMAZIONE DELL’INCANTO DII DAZI DEL
1435....
Poliza.
1451 dicembre 4, Alessandria.
567

Preterea avisamo la illusre signoria vostra che havimo mandato ... questi lochi circumstanti
per havere informacione de……incanto deli predicti datii de l'anno 1435 li q.... a l'incanto
secondo quelli non habiando noy altro in …. se recommendiamo devotamente.
Data ut supra.
Excelse dominationis vestre fidelissimi servitores Bartolomeus de Porris, potestas.....
Lanzarotus de Bossis referendarius...
1281
IL REGOLATORE E I MAESTRI DELLE ENTRATE DECIDONO DI OTTEMPERARE A QUELLA CHE È LA
DECISIONE MATURATA DA FRANCESCO SFORZA DOPO AVER ESCOGITATO COME FAR FRONTE
“MAXIMIS ET INEXTIMABILIBUS EXPENSIS PRO CONSERVATIONE ET MANUTENTIONE STATUS
EXCELLENTIE SUBDITORUMQUE SUORUM”. LA RISOLUZIONE GLI È PARSA QUELLA DI PORTARE I
DAZI A UN UNICO LIVELLO IN TUTTO IL TERRITORIO SFORZESCO, COSÌ COME AVVENIVA AL TEMPO
DI FILIPPO M . VISCONTI PRIMA DELL’INTERZAMENTO.
320v Copia.
s.d.
Spectabiles et egregie fratres honorande a, quoniam per imminentibus excellentis
illustrissimi principis et excellentis domini domini nostri ducis Mediolani, et cetera, ut
omnibus satis est manifestum, maximis et inextimabilibus expensis pro conservatione ac
manutentione status excellentie sue subditorumque suorum, quibus cum datia et intrate
Camere sue ad presens minime satisfacere queant satis atque satis animo suo revoluit
quomodo possit expensis necessariis pro conservandis subditorum suorum commodis
suplere sine alio extraordinario gravamine nec alius sibi aptior visus sit modus subditisque
suis tolerabilior quam quod datia omnia omnium civitatum et terrarum suarum ad eum
reducantur gradum sine ullo interziamento, quo erant tempori numquam dolende memorie
illustri domini quondam Filippemarie olim ducis Mediolani, patris et soceri sui
honorandissimi, cum sue is modus excellentie videatur levior et acceptior, ne alia queratur
via imposicionis onerum extraordinariorum, que via semper fuit extra et est exoxa et ab sua
opinione penitus aliena. Tum quia per se graviora eadem sunt onera, tum quia infinita
secum et intollerabiles afferunt extorsiones exactorum, quibus subditi ipsi intollerabilibus
affictiuntur damnis, est igitur intentionis et inrevocabilis deliberacionis illustris domini nostri
quod iam dicta omnia datia ad eundem reducantur gradum et modum ut premittitur silicet
quo erant tempore prelibati illustris quondam domini ducis Filippi Maria ante factam
interciamentorum adictionem. Id circho ipsius excellentie iussionibus parere omnino
volentes suamque talem disposicionem exequi et adimplere firmiter intendentes vobis in
presentiarum scribimus, iniungimus, mandamus vosque oneramus et requirimus precise
quatenus ordinetis provideatisque cum effectu quod omnia datia illius civitatis omiumque
aliarum terrarum ipsius episcopatus et districtus ducali Camere spectantia in is novis
incantibus proximis ponantur et reducantur ad eum gradum, quo erant tempore prelibati
illustri domini quondam Filippimarie olim Mediolani b ducis, immediate ante factam
addictionem interziamentorum, ita quod incantentur et exigantur prout tunc temporis fiebat
sine intertiamentis illud idem vobis dicimus, ordinamus et mandamus de omnibus illis et
singulis datiis per pretactum .... dominum nostrum donatis vel concessis quovismodo aut
remissis 321r aliquibus comitatibus sive comunibus que tempore impo[sitionis] dictorum
interciamentorum solita erant incantari et exig..... incantabantur et exigebantur, exceptis
tantummodo imbo[tato] et datio feraricie nec minus dicimus de illis omnibus ..... pro quibus
568

cum ducali Camera tempore illustrissimi domini nostri modern… comunitatem vel comune
aliquod conventum fuerit tempore [dictorum] interciamentorum solitis incantari et incantatis
et … fuit comunitates vel comunia illis civitati vel …… vel districtui suposita que tempore
obitus prefacti quon[dam ducis] Mediolani annualem censum solvissent aut
convencion[em] dehinc cum ducali Camera in minorum solutionis su…. reducere velitis et
debeatis talem minorem convencion[em] …. ipsum ad priorem census summam dicti
temporis qu… adeo quod et omnia datia et census et conventiones ……... qualitatem,
formam et solutionem in tantam et penitus ……... convencione et concessione aut
remissione nonobs[tante] ….. iure et equitate facit. Idem illustris dominus noster ex causa
sus……. ut inimici ex hac provisione continentes sint… ut comes nunc ex causa iustissima
imponit ut….. qui terras ob remissionem datiorum tradidisse pre … cum ad hoc ex
donacione et adoptione gratis oblig…iniuste quidem implementum huius cause pete….
vobis memoramus et ex corde mandamus …. in premissis modum, ordinem, studium ac
di….. ut permittitur ommia executioni mandentur nichil … nichil oblivioni tradendo quod
ducali Camere ex b….pertinere et spectare possit avisantes et per modum demente
prefacti illustrissis domini nostri, quod si quid detrimenti … iacture intratis ducalis Camere
sequitur vestris hi…et expensis totaliter resarcietur et suplebitur cum irim…gratie indignationem
ad tardius omni casu reiecto c…. inchoari faciendo in nomine Ihesus ac beate et
g……eius matris die primo mensis decembris proxime futuri….. antedictam non expectata.
Quavis alia iussione…. exemptorum a datiis si qui ibi sunt servetis id….. datiorum anni
presenti declaratum fuit.
Regulator Magistrique ducalium intratarum, et cetera.
Data…
a Così in A.
b Segue immediate depennato.
1282
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALREFERENDARIO E AL TESORIERE DI CREMONA DI VALUTARE IL
VALORE DELL’IMBARCAZIONE DI GIOVANNI DA ZIGNANO, IMPIEGATA PER I LAVORI DEL PONTE DI
PIZZIGHETTONE PERCHÉ GIOVANNI ABBIA IL DEBITO COMPENSO.
321v Referendario et thexaurario Cremone.
1451 dicembre 8, Lodi.
El l’é venuto qui da nuy Zuhanne de Zignano de quella nostra cità exibitore presente, quale
ne dice, et cussì ne scrive el commissario nostro de Pizighitone, che alli dì passati fo
mandata una sua nave ad Pizighitone, quale de presenti se opera per lo lavorerio de quello
nostro ponte, pregandone vogliamo provedere che luy non suporti tanto danno che sarà la
disfactione sua. Pertanto volimo debiati intendere la valuta della dicta nave,
partecipandone cum dicto nostro commissario de Pizighitone et de quello ve parerà
coveniente et debito che vaglia la dicta nave, provedeti questo Iohanne sia satisfacto.
Data Laude, die viii decembris MCCCCLI.
Cichus.
1283
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A NICCOLÒ DA PALUDE DI AVER CONCESSO AD ANIBALLE,
MARESCALCO DUCALE, DI CONDURRE QUARANTA SOME DI FRUMENTO DA SALE A CASTELNUOVO
NEL TORTONESE.
(1451 dicembre 8, Lodi).
569

Nicolao de Palude.
Nuy havimo commisso una licencia ad Aniballe, nostro a marischalcho de condurre da
Sale ad Castel Novo de Terdonese some xl de frumento, como vederay. Pertanto
considerato che licet lo conducha ad Castelnovo non lo conduce fora del territorio. Cussì
anche havuto rispecto che è de casa nostra, volimo la lassi condurre sine aliqua tracte
solutione.
Data ut supra.
Cichus.
a Segue comissario depennato.
1284
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE FRANCESCO DE GIORGIIS SI INFORMI SU QUELLO CHE
VERAMENTE HA FATTO UN FAMIGLIO DELL’UOMO D’ARME SFOROSO CHE È DETENUTO A PAVIA
PER FURTO.
Francisco de Georgiis.
1451 dicembre 8, Lodi.
Havimo informacione che uno famiglio de Sforoso, nostro homo d’arme, è sustenuto a
Pavia per imputacione a luy facte de certa robaria commissa in Pavese. Et perché se dice
luy non essere in dolo né colpa, ce fi richiesta la sua liberacione. Pertanto aciò che
sappiamo ciò che meritamente possiamo fare, volimo che tu te informi se cussì è et postea
ne avisi per tue lettere.
Laude, viii decembris 1451.
Iohannes.
1285
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AD ANGELO SIMONETTA E A MARCO DA PESARO VOLENDO CHE
STIANO A QUANTO SCRIVE GIACOMO DA CAMERINO CIRCA GLI INCANTI DEL SALE E....
(1451 dicembre 8, Lodi).
322r Domino Angelo Simonete et Matheo de Pis[auro].
Mandiamo qui inclusa una lettera quale ne scrive I[acomo] da Camerino, circha el facto deli
incanti deli da[tii] et del sale, aciò che intendiati quanto luy ne scrive; et per[ché] tu,
Matheo, say te fecimo dare a Cremona una ... dal dicto Iacomo, con la qual vogliamo che
subito…. con li Magistri dele intrate per chiarire et intendere …. mettere ordini como hanno
a passare dicti incanti …. cosa passi bene con comodità della Camera nostra …. vogliamo
che tu, Matheo ne avisi quanti denari ha….. magistro Ferlino da noy, da poy che l’è ali
nostri ser[vitii] … quanto tempo fa che sta con noy. Ceterum vogli …. poy havereti questo
ordine ali incanti et al ..….. Camera et intrate nostre debiati subito tut[ti] da noy plenamante
informati del tutto. Et …..facto d’esse intrate.
Data Laude………
Qui inclusa mandiamo etiamdio un'altra ….. Iacomo como vedereti, et cetera.
Data ut supra.
570

1286
FRANCESCO SFORZA INFORMA ANGELO SIMONETTA CHE VI SONO PERSONE ALLE QUALI HA
DONATO TAVERNE E CHE VOGLIONI METTERE IN ESSE ANCHE FORNI IL CHE SAREBBE A DANNO
DELLE ENTRATE DUCALI.
Domino Angelo Simonette.
1451 dicembre 9, Lodi.
Intendiamo che sono alchuni ali quali havimo dona[to] ….. taverne, che voleno mettere et
tenere in esse pistrin[i]… cederia in danno dele intrate nostre, pertanto volimo [che] cum li
Magistri dele intrate nostre et curi de inte…. facto et fargli tale provisione che per veruna
via …. alle intrate nostre, avisandone de quanto haverai facto [sopra]ciò.
Laude, viiii decembris 1451.
1287
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA IL PODESTÀ DI PAVIA PER NON AVER RESO GIUSTIZIA A
FRANCESCHINO PRINOLO NON FACENDOGLI RESTITUIRE QUANTO GLI È STATO RUBATO. AVVISI IL
DUCA SE NON SI SENTE DI “FARE RASONE”, PERCHÉ IN TAL CASO LO SOSTITUIRÀ IN MODO CHE
CESSINO GLI ECCESSI CHE SI COMMETTONO PER SUA NEGLIGENZA.
322v Potestati Papie.
1451 dicembre 9, Lodi.
E' venuto qui da nuy lamentandose Francischino Prinolo, portatore presente, che essendo
stato robbato ala strada in la iurisdicione del tuo officio, se retornò da ti rechedendote che li
facessi rasone et restituire le cose che sonnoli robbate, et may non ne hay facto niente.
Per la qual cosa molto ne maravigliamo de ti, maxime perché tucto el dì havemo de simile
lamente perché tucto el dì. Pertanto te comittemo et volimo che, subito recevuta questa,
faci rasone al dicto Franceschino et restituirle tucto quello gli è stato tolto. Et quando non
volesti fare rasone et non te bastasse l'animo de saperlo fare, ce avisi, perché gli
provederimo de uno altro ad quello officio qual farà rasone et con tali modi che non
haveremo ad sentire più simile lamente, perché ognio dì havemo infinite lamente de
excessi se comettono per toa negligentia.
Laude, viii decembris 1451.
Cichus.
a Così in A.
1288
FRANCESCO SFORZA ORDINA A ESTOROLO VISCONTI DI DARE A FILIPPO BORROMEO QUANTO
EGLI PRETENDE REPLICATAMENTE DA LUI.
Hestorolo de Vicecomitibus.
(1451 dicembre 8, Lodi).
Se recordiamo altre volte ad instancia del magnifico conte Filippo Bonromeo havervi
scripto che dovesti servare via et modo de pagarlo et farlo contento de ciò ch'el dice
571

dovere havere da vuy, et ne rescrivestino che non erativo suo debitore. De novo dicto
conte Filippo ne fa instancia, pur vi vogliamo scrivere et strengere sichè li faciati il dicto
dovere suo. Il perché ve repplicamo che vogliati sforzarvi de farlo contento et de fargli el
debito suo pagamento per modo che habiati ad remanere concordi et amici insieme,
altramente essendoli vuy debitori et recusandogli fare el pagamento, non podressemo,
cum nostro honore, denegarli rasone, maxime rechedendola luy con grande instancia et
provedere ala indennità sua mediante li remedii dela rasone. Il che pur non porria seguire
se non con vostro grande mancamento et vergogna. Pertanto, iteratis vicibus, vi
confortamo et carricamo ad fare quanto sia honore et debito vostro.
Laude, ut supra.
Cichus.
1289
FRANCESCO SFORZA CHIEDE AL DOGE DI GENOVA E AL CONSIGLIO DEGLI ANZIANI DI FAR AVERE
A FILIPPO BORROMEO CERTA QUANTITÀ DI DENARI RITENUTA A SUO PADRE VITALIANO QUANDO
SCOPPIÒ LA GUERRA ALTEMPO DI FILIPPO MARIA VISCONTI .
1451 dicembre 8, Lodi.
323r Domino duci Ianue et Consilio An[tianorum].
El spectabile conte Filippo Bonromeo, nostro citadino milanese, ne dice dovere havere
certa quantità de dinari deli prov[enti] deli lochi che ha lì, li qualli forono retenuti al conte
Vit[aliano] suo patre. Tunc quando la liga ruperono guerra contra lo i……de bona memoria
quondam duca de Milano nostro patre et socero, li quali denari è obligata quella magnifica
comunità fargli restituire, et dare per la sentencia data per nuy quando….dappuoy,
conclusa et facta la pace tra la prefacta liga [et] lo preIibato illustre quondam duca. Et
perché sanno la……. le magnificentie vostre, quale homo è dicto conte Filippo, et qu[anto]
a nuy è carissimo, confortamole et pregamole vogliano farli restituire et dare dicti suoi
proventi …..integramente, essendo maxime rasonevele et com….. fare per modo che esso
ne resti contento, la qua[l cosa] haverimola nuy carissima et ogni bon tract[amento se] farà
ad dicto conte Filippo lo receverimo a…..singulare contentamento è facto como a nuy …..
offerendose nuy ad qualunche piacere dele prefate magnificentie vostre.
Laude, viii decembris 1451.
Cichus.
1290
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DEL SEPRIO DI PERMETTERE CHE IL CONTE FILIPPO
BORROMEO POSSA CONDURRE DA LEGNANO E DA ROBECCO AD ARONA OTTOCENTO MOGGIA DI
MIGLIO.
Capitaneo Seprii.
s.d.
Perfino ad cinque dì de augusto passato essendo ad ……. concedesseno licencia al
magnifico conte Filippo Bonromeo podere far condure da Legnano et da Robeco
m(oza)…..de biada ad Arona, como credimo debii havere …. et perché pare, secondo ne
ha facto dire, che non ha …. far fornire la dicta conducta et è spirato el ….. dela dicta
572

licencia, per compiacere alla rechesta s(emo) contenti et cossì te comettiamo che lo lassi
cavare….. dala peschera et Robeco. a… ad Arona moza octo cento de meglio senza…..
tenendove però el conto et meglio che non f…. grande, maraviglia del facto tuo che tante
[volte ti] avemo scripto et scrivemo ogni dì che teg….biave et non fay però niente et fay a
tuo [piacere] che una volta te monstrarimo non fay bene…. et exequire le nostre littere, se
non mutaray pen(sero).
Cichus.
a dala peschera et Robeco ripetuti
1291
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BOLOGNINO ATTENDOLI DI AVER ORDINATO AL PODESTÀ DI
NOVARA DI PORTARSI DA LUI PER INFORMARLO DEI COMPORTAMENTI DISONESTI DEI
PROVISIONATI STANZIATI A NOVARA E PRENDERE I DEBITI PROVVEDIMENTI IN MODO DA METTERE
ORDINE TRA LORO.
323v Bolognino de Attendolis.
1451 dicembre 8, Lodi.
Vuy vederiti per la inclusa littera quale ne scrive el nostro podestà de Novara, quanto
inhonestamente se sonno deportati et deportanose dietim quilli vostri provisionati, qualli
sonno ad Novaria. Et perché havemo deliberato per li excesi per loro commissi
insupportabili, farli castigacione a loro condigna, ve avisamo, como nuy scrivimo ad esso
nostro potestà de Novaria che subito vengha là da vuy per informarvi del tucto et per metre
ordine alla loro castigacione, siché da mò inanti cadauno habia ad guardarse inanti et
deportarse et vivere costumatamente.
Laude, viii decembris 1451.
Cichus.
1292
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DELLA COMUNITÀ PAVESE D’OLTREPO CHE I 12
DUCATI CHE GLI DEVE ARIGETTO CASSANO DA CARCACABIO VENGANO DETRATTI DALLE 35 LIRE
DI SPESA FATTA DALLA “FAMIGLIA “ DEL CAPITANO NELLA TAVERNA DI DETTO ARIGETTO.
Capitaneo comunitatis Papie ultra Padum.
1451 dicembre 9, Lodi.
Tu sey informato de una composicione facta per ti con Arigetto Cassano da Carcacabio in
dodeci ducati per froxacione de sale. El dicto Arigetto è venuto da noy et dice che,
dovendo la toa famiglia fare certa excusatione contra li homini de Retorbio et de Rippa
foreno alla soa taverna et feceno spesa circha libre xxxv a posta d'essi homini, et ne
richiede gli vogliamo fare compensare li dicti dodeci ducati in esse spese, et perché la
richiesta soa ne pare honesta, siamo contenti et volimo che, havendo ti havuti li denari da
essi homini, gli faci la dicta compensacione. In quanto non li havessi havuti provedi che gli
siano compensati et facti boni per essi homini, et provedi che la dicta composicione facta
gli sia observata.
573

Laude, viiii decembris 1451.
Cichus.
1293
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL COMMISSARIO DI PIZZIGHETTONE DI FARGLI SAPERE CON QUALE
DIRITTO TALE CRISTOFORO DI ORLANDO HA LÌ UNA CASA CON DUE APPEZZAMENTI DI TERRENO,
A QUALE TITOLO TIENE DETTI BENI E SE NON APPARTENGONO ALLA CAMERA DUCALE.
Commssario Pizleonis.
1451 dicembre 9, Lodi.
Intendiamo che uno Christoforo di Horlandi tene una casa in Pizgitone con doe peze de
terra. a Pertanto volimo subito ne avisi quo iure tene le dicte casa et peze de terra et se le
perteneno alla Camera nostra o a chi et in che modo le tene, scrivendone cossì
chiaramente che intendiamo el tutto.
Laude, viiii decembris 1451.
Cichus.
a Segue et se le pertenene depennato.
1294
FRANCESCO SFORZA LODA FILIPPO D’ANCONA PER QUANTO HA FATTO CON LA SUA ANDATA AL
LAGO MAGGIORE......
324r Filippo de Anchona.
1451 dicembre 9, Lodi.
Per doe toe de dì cinque et sette restiamo avisati de l’andata al Lacho Maiore et de quanto
hay facto cossì sul lacho del che te ne commendiamo. Et perché dice del facto dele ….
dicimo che de quello è stato facto da qui indreto rest… da mò inanzi non volimo che nè
conseglio nè altri…. uno troncho se non como ordinarimo noy, el facto … da Mediolano
credemo pur debia passare bene pur quando… altro de luy providerimo che tu haveray li
toy un…. et similiter provediremo al facto de quello roncino….. Lanfrancho.
Data Laude, die viiii decembris 1451.
Etiandio de’ mandare uno per sollicitare li lavorerii … che con el Consilio te deporti
honestamente et chiaramente che non volimo a .... dicte legne.
Data ut supra.
a segue che non volimo ripetuto
1295
FRANCESCO SFORZA TRASMETTE AL PODESTÀ DI CREMONA LA SUPPLICA INVIATA DA LUCA E
RAFFAELE DE ROCIIS, CONNESTABILI DEL PONTE D’ADDA DI QUESTA CITTÀ....
Potestati Cremone.
1451 dicembre 9, Lodi.
574

Supplicationis quam vobis his insertam mittimus attendentes nobis porrecte per Lucam et
Rafaelem de Rociis, conestabiles nostros pontis Abdue huius civitatis, committimus vobis
et volumus … et mobilia et cetera bona de quibus in ipsa … vobis constiterit ipsis fratibus
de iure spectare et …. pervenire per omnia iuris remedia compellatis nom… suplicatione
Zacharinam ad eisdem fratribus dicta bona … mobilia consignandum et tradendum ius
fa…. expedictum facendum sine strepitu et figura iudicii procedendo quod alteri partium
digne querelle….. occasio.
Data Laude, die v[iiii] MCCCCLI.
Iohannes.
1296
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA DONNA LUCHINA A DARE QUEI DENARI CHE FILIPPO BORROMEO
LE HA PIÙ VOLTE RECLAMATI.
324v Domine Luchine de Verme.
1451 dicembre 8, Lodi.
Più volte ad instancia del magnifico conte Filippo Bonromeo, quale dice dovere havere
certa quantità de denari dala vostra magnificentia, vi havimo facto dire a bocha et anche
scripto che gli volesti fare el dovere suo, et per la nova richiesta che mò esso luy ne fa
intendiamo che anche non gli haveti facto dicto suo dovere. Pertanto ve confortiamo et
caricamo che vogliati fargli dicto dovere, siché non habia ad reclamarse più de vuy, sì
perché è debito, sì etiam per l’honore vostro, el che etiam haverimo caro per respecto che
habia ad remanere de acordio con vuy. Avisandovi che quando pur volesti essere renitente
aciò non poderissimo con nostro honore denegargli raxone, maxime richiedendonela con
grande instantia, che però ne seria molesto et grave.
Laude, viii decembris 1451.
Cichus.
1297
FRANCESCO SFORZA INFORMA IL CONSOLE, IL COMUNE E GLI UOMINI DI CASELLE CHE MANDERÀ
“MAGISTRO” FERLINO E “MAGISTRO” AGUZO, INGEGNERI DUCALI PERCHÉ CON TRE O QUATTRO
UOMINI DEL PAESE TROVINO IL MODO PER CUI IL PO NON POSSA TRACIMARE RECANDO DANNI .
Consuli comuni et hominibus Casellarum.
1451[ di]cembre 9, Lodi.
….più volte che siamo passati lì andando et venendo cossì per terra como per nave,
havimo comprehenduto el grandissimo danno et ruyna che menaza el fiume del Po dal
canto de qua. Il perché conoscendo noy ch’el se possa togliere fuora del suo lecto et
mandare altroe, mandiamo là magistro Ferlino et magistro Aguzo, nostri inzigneri, per
provedere dela via che se gli debia dare per mancho disturbo et in commodità deli homini
che sia possibile, non volendo che per modo alchuno se preiudichi ale ragioni de veruno
che non sia restaurato de ogni danno che gli accadesse. Et pertanto volimo che ellezati tri
o quatro de vuy più pratici del paese, quali siano con a dicti magistro Ferlino et magistro
Aguzo et vedano, intendano, consiliano quale via melio saria dare al dicto fiume de Po, lo
quale intendiamo ad ogni modo mandare de là et darli altra …liga, siché intendeti bene
questa materia et mandati li dicti nostri inzigneri bene informati del tutto.
Laude viiii [de]cembris 1451.
Cichus.
575

a Segue con ripetuto.
1298
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL PODESTÀ, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI MALETO DI MANDARE
TRE UOMINI DELLA LORO TERRA DAL REFERENDARIO DI LODI.
325r Potestati comuni et hominibus Maleti.
1451 dicembre 9, Lodi.
Per alchune cose occurente de presente, volimo che havu(ta) questa senza alchuna
exceptione et dimora mandi(ate) tri homini de quelli de quella nostra terra qui, quali se
consignano al referendario de questa nostra cità de Lode et non sia fallo.
Data Laude, die v[iiii] decembris 1451.
Cichus.
1299
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO, ANTONIO E BERNABÒ SANSEVERINO CHE SAREBBE
OPPORTUNO SPOSTARE I LORO SOLDATI PER NON AVERE PIÙ STORIE CON LA GENTE LOCALE DI
PANDINO....
s.d.
Francisco Antonio et Bernabovi de Sancto Severino.
Per le parole et differentie che tucto ‘l dì nascono fra … soldati allogiano a Pandino et li
homini de quelle….. et per le resistenze fanno li dicti homini in non voler da … soldati
predicti quello è consueto et li è ordenato …. nuy è molto molesto havere ad hogni hora …
ale spale; ce pareria siando vuy contenti fare … permutatione o non cambio videlicet che
mandasse … deli vostri ad allogiare ad Pandino quanti gli ……al presente et nuy
faressemo levar quelli et….. in Novarese donde se levano li dicti vostri che per…… meglio
se comportariano li vostri soldati cum quelli… che non fanno quilli li sonno al presente et
tucto ’l di….. queste differencie, et nuy non haveressemo .…. siché acceptando vuy questo
partito avisateci….mandatece la lista deli allogiamenti donde … li dicti vostri ad ciò
sappiamo donde debbia[no] li predicti altramente seria pur necessario … loro quello li è
ordenato.
Data Laude………
1300
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL REGOLATORE E AI MAESSTRI DELLE ENTRARE DI CONCEDERE A
OTTAVIANO VISCONTI DI POTERE, PER LA MISSIONE AI SERVIZI DEL DUCA, ATTINGERE AI
DUECENTO DUCATI CHE NON AVREBBERO DOVUTO ESSERE INTACCATI PRIMA DEI TRE FUTURI
MESI.
325v Regulatori et Magistris intratarum.
1451 dicembre 10, Lodi.
576

Perché intendemo far cavalcare in nostri servitii el spectabile Ottaviano Vesconte, luy ne
ha facto rechiedere che, ad ciò se possa mettere in ponto, non gli havendo el modo
altramente, che vogliamo ordenare ch’el se possa adiutare de quelli ducento ducati dela
provisione che gli habbiamo ordinata, nonobstante che anchora fino a tre mesi a venire
non gli dovesse correre la dicta provisione. Et pertanto siamo contenti et volemo che vuy el
fatiati contento, in modo ch’el se possa adiutare dela dicta provisione a de questo anno,
nonobstante che non finissa anchora l’anno fino ad aprile proximo a venire et etiam
nonobstante alcuno ordene ve havessemo dato de non fare assignationi alcuna su l’intrate
de l’anno ha venire, senza nostra special licentia.
Data Laude, x decembris 1451.
Cichus.
a Segue a venire depennato.
1301
FRANCESCO SFORZA ORDINA A RAFFAELE ZACCARIA CHE FACCIA RESTITUIRE A RAFAINO E
ZANINO TOSSI, UCCELLATORI DUCALI, IL BUE TOLTOGLI E E SI FACCIA OSSERVARE L’ESENZIONE
DI CUI GODONO.
Raphaelli de Zachariis.
1451 dicembre 10, Lodi.
Siando venuti da nuy et portatoce tre falconi Rafaino et Zanino di Tossi, nostri uccellatori
da Gallià, habitatori de Senazana, se sonno condoluti che non li è observata la loro
exemptione, anzi pare li sia stato tolto ad questi dì, per certa executione, uno loro bove, del
che ne maravigliamo. Pertanto volemo et tI comandamo gli facci restituire inderetro dicti
bovi et ogn’altra cosa li fosse tolta senza expesa alcuna, et similiter che li facci observare
la loro exemptione, senza resistentia et contradictione alcuna, faccendo per modo che non
gli si dia materia de venire, né mandare più da nuy per simile casone.
Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
1302
FRANCESCO SFORZA ORDINA AL CAPITANO DELLA MARTESANA DI FARE IN MODO CHE DONNA
GINEVRA DA CASSATE CONSEGUA, CON PROCEDURA ABBREVIATA. I CREDITI CHE HA IN
MARTESANA.
326r Capitaneo Martesane.
1451 dicembre 10, s.l. .
Madona Zenevra da Cassate ne ha facto dire che ha molti soy debitori lì in Martesana,
quali gli sono renitenti et retrogredi a fargli el dovere suo. Et perché ne ha facto richiedere,
vogliamo providere alla indem[nitate] soa, maxime perché non è apta ad litigare; per……
contenti, et cossì vi committiamo che ad ogni suo … procedati contra qualuncha suo
debitore vero summarie et senza veruno strepito de litigio, ita che con ogni … vengha a
conseguire integramente il dovere suo.
[Laude] x decembris 1451.
1303
577

FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE IL REFERENDARIO DI PAVIA SI INFORMI PERCHÉ AD ANTONIO
VARISINO SONO STATE IMPOSTE DELLE INIBIZIONI.
Refferendario Papie.
1451 dicembre 10, Lodi.
Havendone significato Antonio Varisino, nostro offitiale del… quella città come per li
deputati dela provisione gli è stato inhibito, da zugnio in qua, de riscuotere ...guardie et
tuttavia gli sono inhibite quale aspette … suo officio, volemo et te commettemo che tu te
informi se questa cosa è così, et etiandio se per li altri suoi … s’è ricosso questa tale
preheminentia, et come trove la cosa, vogline senz’alcuno indugio avisare … volemo
provedere che esso Varisino non sia pegio tractato deli suoi precessori.
Laude, die x decembris [1451].
Iohannes.
1304
FRANCESCO SFORZA ASSICURA LA DUCHESSA BIANCA MARIA CHE, CIRCA IL LORO RITORNO A
MILANO, DA CUI VENGONO DISSUASI DAL MARCHESE DI MANTOVA , EGLI FARÀ IN MODO CHE NE
RIMANGA CONTENTA.
1451 dicembre 11, Lodi.
Illustrissime domine Blanchemarie Vicecomiti.
Illustrissima, et cetera, veduto quanto lo illustre signor messer lo [marchexe de] Mantoa
responde ala signoria vostra per la soa lettera …. desconforta l’andata nostra ad
Mediolano de presenti, et veduto … signoria vostra ne scrive che sopra ciò vogliamo far
bon .. …. dicimo che nuy in questa andata ne governere[mo]…. per ogni maynera faremo
la signoria vostra ne restarà [contenta].
Data Laude, die xi decembris (1451).
1305
FRANCESCO SFORZA RIMPROVERA PAOLO DELLA PADELLA PER I PROVVEDIMENTI DA LUI PRESI
CONTRO PRETE GIOVANNI DA AVERSA DELLA CHIESA DI SANTA MARIA BELTRADE DI MILANO
CHE AVEVA ACCUSATO DI ESSERE ENTRATO IN UNA CASA INFETTA (RIVELATASI, INVECE SANA)
PER CUI GLI HA TOLTO DELLA SUA ROBA. IL DUCA VUOLE CHE RESTITISCA TUTTO QUANTO GLI HA
TOLTO.
326v Paulo della Padella.
1451 dicembre 10, Lodi.
Intendiamo che hay facto fare certa executione et molestia a pre’ Giohanne da Aversa,
parochiano della ecclesia di Sancta Maria Beltrade di quella nostra citade, per casone che
se dicea essere intrato in una casa infecta, per el che gli hay facta levare et tolere alcuna
sua robba che fo de quilli delli correnti, che mò è declarata essere sua et pertenere ad luy,
et perché mò siamo nuy certificati che dicta casa era et è sana et che se abitava, ti
committiamo et volimo che da mò inanti non li faci né lassi fare per questa casone veruna
molestia, dato etiam che havesse deshobedito et preterito li tuy commandamenti, perché
essa deshobedientia gli l’ha remettimo revocandoli dicta molestia et facendoli restituire
integramente ogni robba sua, che per ti o per altri gli sia stata tolta et facta torre, in questo
578

operandoti per modo che più non habiamo a sentire querela da luy che, revera ne seria
molestissima.
Data Laude, die x decembris 1451.
Iohannes.
1306
FRANCESCO SFORZA ORDINA A NICCOLÒ DA PALUDE CHE OBBLIGHI GLI UOMINI DEI LOGHI DOVE
HA ASSEGNATO ALLOGGIAMENTO AI CAVALLI DI BONARELLO E ANTONIO, MARCHESI DI INCISA, A
CORRISPONDERE LA DOVUTA TASSA.
Nicolao de Palude.
1451 dicembre 11, Lodi.
Perché alli spectabili Bonarello et Antonio delli marchexi da Incisa, per li quali te scripsimo
l’altro dì che li dovesti dare alogiamento in quelle nostre parte per dodeci cavalli et più
aconzo starci a casa loro, quam a stare in quelle dicte parte cum essi cavalli, per
compiacere alla loro richesta, siamo contenti et cussì ti committiamo che li faci respondere
dele tasse per essi cavalli suoy da quelli loci, quali tu gli assignassi per logiamento, nel
modo et forma che soleno fir resposte dicte taxe, siché li dicti marchexi et li homini deli a
dicti loci habiano ad contentarse.
Data Laude, die xi decembris 1451.
a Segue quelli depennato.
1307
FRANCESCO SFORZA SI MERAVIGLIA CHE IL MARCHESE ORLANDO PALLAVICINO NON SIA
INTERVENUTO CONTRO I SUOI VILLANI PER LE AGGRESSIONI CONTRO L’UOMO D’ARME
SCARAMUZA CHE AVEVA AMMAZZATO UN LORO CANE CHE AVEVA TENTATO DI MORDERLO.
327r Orlando marchioni Palavicino.
1451 dicembre 11, Lodi.
Magnifice tanquam pater noster carissime, Scaramuza da Va…. homo d’arme, ne ha cum
querela significato como p.…. che luy amazò uno cane de uno villano, quale lì andava ….
per morderlo, li villani dela villa onde ello allogia più …. insulto contra luy per amazarlo et
gli amenazano etiam ….. despiacere; del che alquanto ne prendiamo admiratione c[he la]
magnificentia vostra ad simile inconvenienti non se faza debita provi[sione] per modo che li
villani non habiano tanto ardire de peg… arme con tumulto ad far despiacere ali nostri
soldati …. etiandio credere che ancora li soldati vedendosi ..… dali villani se metteranno
insieme et faranno despiacere .… villani. Il perché ve confortamo et caricamo che si ….
doverà, sì etiandio per tuor via ogni scandalo che …. caxone seguire podesse, vogliate
commandare et ……. ali homini dove allogia el dicto Scaramuza che non …. più molestia;
imo gli respondano delle soe taxe….. el debito suo, come hanno facto per lo passa[to] …..
luy dal canto suo se deportarà bene cum essi ho[mini) …….
Laude, die xi decembris 1451.
I[ohannes].
579

1308
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PIETRO DA NORCIA DI AVER RICEVUTO LE SUE LETTERE....
Domino Petro de Nursia.
[1451 dicembre 11, Lodi.]
Havimo recevuto le vostre littere et inteso per quelle l ….. circha le exequie della bona
memoria de nostro ….. postquam non è possuto indusiare più restiamo …… quanto è facto
cum questo che domane se fa …. honorevelmente, como ve ordinassemo si …….. ad non
fare spexa desutile, et circha questo v….. cum lo referendario lì. Siamo etiandio…… se
vestano li famigli del dicto quondam nostro fra[tello] scrivemo al dicto referendario.
Data [Laude, die xi decembris 1451].
1309
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI CORRISPONDERE AL CONDOTTIERO
DUCALE MORETTO DA “SENAZARA” I DENARI DELLA SUA ASSEGNAZIONE.
327v Magistris intratarum nostrarum.
1451 dicembre 11, Lodi.
Lo spectabile cavallero messer Moretto da Senazara, nostro conductero, ce ha de
presente scripto et mandato ad dire gravemente dolendose che non habia possuto anchora
già tanto tempo consequire li denari dela assignatione li fo facta et però ce requedi, non
vogliamo consentire la soa et deli soy disfactione. Per la qual cosa parendoce habia
grande raxone de dolerse ne meravigliamo sia già tanto tempo dilatato questo suo facto. Et
però recevuta la presente farite opportune et celere provisione che li sia resposto del dicto
denaro, ad ciò possa provedere ali soy bisogni, et nuy de questo non ne habiamo più
rechiamo.
Data Laude xi decembris 1451.
Andreas Fulgineus.
1310
FRANCESCO SFORZA RIMETTE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO LA DECISIONE DI
CONCEDERE AL GIUDICE DELLE VETTOVAGLIE DI MILANO DI ASSENTARSI PER QUINDICI GIORNI
DALL’UFFICIO ( LASCIANDO PERSONA IDONEA) PER RECARSI A PAVIA DOVE SI DECIDE UNA SUA
CAUSA
Dominis de Consilio nostro secreto.
(1451 dicembre 11, Lodi.)
Il iudice dele victualie de quella nostra inclita città de Mediolano, ce a ha facto cum grande
instantia requedere gli vogliamo concedere licentia possa andare per spatio de xv dì ad
Pavia ad sollicitare una sua causa, la quale poteria, o non, dessa contra de luy se buttaria
la sentencia, non trovandose, in suo grande danno et preiudicio. Per la qual cosa non
intendendo nuy bene quello importasse la soa absentia de lì remettemo questo facto in vuy
che possendoseli compiaceri, lassando in suo locho idonea et sufficiente persona, siamo
contenti se li compiaccia, et così parendove, li poterite concedere dicta licentia.
580

Data ut supra.
Andreas Fulgineus.
a Segue dice depennato.
1311
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO D’ANCONA DI AVERE INTESO DEL GRAVE STATO DI
SALUTE DI GIOVANNI DA MILANO. VI SONO PERSONE CHE SI LAMENTANO DI DETTO GIOVANNI PER
CUI NON SI PUÒ LORO NEGARE CHE SI FACCIA CHIAREZZA. NEL CASO MORISSE VUOLE CHE SI
CURI DI TENERE TUTTA LA SUA ROBA A LA SI INVENTARI IN PRESENZA DI TESTIMONI. SI
CUSTODISCANO BENE LE CAMERE DA LUI ABITATE ....
328r Filippo de Ancona.
1451 [dicembre 11], Lodi.
Habiamo inteso per una toa il caso grave de Iohanne da Milano …. secondo ne scrive è
disperato della vita della quale … rincresce et dole tanto quanto faria de una nostra…..
carissima; et perché sonno pur molti che dicono .…. lamentanose del dicto Iohanne et
domandano gli ..… rasone et noy non gli podemo denegare ne è ……. non tanto ali nostri
subditi ma si fosse ad uno s…. denegarli la rasone. Et perché bisogna pur che .… se
intendano per observare anchora quello che ….. Iohanne havesse facto per suo
ordinamento non ….. alle rasone de nissuna altra persona, volemo et ….. che piacendo al
nostro signor Dio tirare ad sì dicto Ioh[anne] ch’ el sia passato de questa vita, tu debie
honesta ….. bono modo fare descrivere tucta la robba del dicto [Iohanne] … de testimonii
et che ne sia tenuto conto ade..… alcuna non andasse in sinestro et fa che tu …. di, como
ello starà et como farà et del suo [migliorare] o pegiorare. Insuper volimo che, morendo
d[icto Iohanne] tu ordini che quelli soi famigli et altre gente ….. servito, stagano da parte et
in loco remoto et … praticheno cum persona alcuna ad ciò che non [sia] casone imbratare
alcuna altra persona et in q[uesto] tu gli habie bona advertentia et diligentia .…. et
custodire bene quelle nostre camare et sta….. non gli praticheno persone infecte et che se
p…… et necte de ogni suspecto.
Data Laude, [decembris xi] 1451.
1312
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO D’ANCONA DI PERMETTERE A MATTEO DE IORDANI DA
PESARO CHE PRENDA 2800 LIRE SOPRA” L’ASSEGNATIONE FACTA AL CASTELLO DELE
IMBOTATURA”. GLI CONSENTE ANCHE DI DARE AL DETTO MATTEO CALCINA E PIETRE PER UN
CAMINO IN CASA SUA.
328v Filippo de Ancona.
1451 dicembre 11, Lodi.
[Sem]o contenti et volemo che tu lassi tuore al nobile Matheo de Iordani da Pesero, libre
doemillia octocento de imperiali sopra l’assignatione facta al castello dele imbotatura
intendendote cum luy, che ogne volta che tu ne havessi bixogno per lo lavorero del castello
ello te le daghe ad ciò che tu possi supplire ad quello serà di bisogno. Ancora siamo
contenti che tu daghi tanta calcina et prede al dicto Matheo che possa fare uno camino in
casa soa.
Data Laude, die xi decembris 1451.
Iohannes.
581

1313
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AGLI ANZIANI DI PARMA DI VOLER COMPIACERE PIETRO MARIA
ROSSI DESTINANDO ANTONIO CHIERICI ALL’UFFICIO DI SINDACO FISCALE DI PARMA.
Ancianis civitatis Parme.
1451 dicembre 11, Lodi.
….. per compiacere al magnifico Piero Maria, al quale compiaceressemo etiamdio in
mazore cosa per li suoi benemeriti verso de nuy et anchora perché havemo perfecta
opinione de Antonio di Chierici, citadino de quella nostra cità, haveressemo a caro et cossì
ve confortiamo et caricamo vogliati deputare el dicto Antonio al offitio del sindico phischale
de quella cità, certificandove che de questo ne fareti grandissimo piacere et
contentamento.
Data Laude, die xi decembris 1451.
Iohannes.
1314
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO CHE CONDIVIDE LA SCELTA DI
MANDARE ANTONIO DA VILLANOVA INCONTRO ALL’IMPERATORE, NON VUOLE PERÒ CHE LO SI
MANDI SENZA CHE EGI LO SAPPIA (IN ANTECEDENZA ALLA LORO SCELTA). SCRIVERÀ IN UN
SECONDO TEMPO CIRCA LA LORO DESIGNAZIONE DI GUGLIELMO DA BAVIERA QUALE INTERPRETE
DEL FIGLIO GALEAZZO.
Dominis de Consilio secreto.
1451 dicembre 12, Lodi.
[R]espondendo ad una vostra ve dicimo ch’el ne piace habiati mandato per quello don
Antonio da Villanova per mandare scontro alo imperatore. Non volimo però lo mandi senza
nostra sapputa, ma como sia gionto lì ce ne avisati. Il ricordo ne fati de mandare Gulielmo
da Bavera per interpetro de Galeazo havimo inteso et per un’altra ve farimo ad questa
parte resposta.
Laude, xii decembris 1451.
Cichus.
1315
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ, AL COMUNE E AGLI UOMINI DI ? PER APPIANARE UNA
VERTENZA TRA I LOCALI E I SOLDATI PER QUESTIONE DI LETTI E DI LEGNA.....
329r Potestati, comuni et hominibus …..
[1451] dicembre 12, Lodi.
Sentiamo che tra vuy homini et li soldati che a….. gli è grande diferentia cum dire che vuy
homeni che …. dare delle lingne ad essi soldati et che loro ve rest... li lecti vostri et che ve
debiano pagare lo ficto … de qui indreto; et per quanto intendimo dicti solda(ti)… contenti
restituirve li vostri lecti ma voleno … quello gli prometestino quando li destinò li dicti ….
perché ne pare iuxta cosa che quello che una …. haveti promesso li debiati observare.
Pertanto volendone essi soldati li vostri lecti li observati le …. li haveti facto.
Data Laude, die xii decembris [1451].
582

a Segue che ripetuto in A.
1316
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE.....
Regulatori et Magistris intratarum.
1451 dicembre ll, Lodi.
Quanto dispiacere havimo del tristo ordine et modo haviti …. per provedere ad queste cose
ha da fare secondo luy ne …… mo scriverlo et certo se quelle cose non se facessero a...
doleriamo se non de vuy. Pertanto considerato qu… questo facto ve caricamo vogliati
taliter provedere ….de promesse che non se perda tempo ad fare quelle cose …. ser
Antonio advertentia in questo facto in vede[re] et intendere il tucto che non gli possa
sequire s….mento.
Data Laude, die xi decembris 1451.
1317
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CASTELLANO DI BRENA , AL COMUNE E AGLI UOMINI DI
VINZAGLIO CHE SECONDO QUANTO DICE BARTOLOMEO CONTE NON C’ È MODO DI CONVINCERLI A
SODDISFARE DETTO BARTOLOMEO.....
1451 dicembre 12, Lodi.
Castellano de Brena ac comuni et hominibus Vinzagli.
De quanto habbiamo possuto scrivere secondo ne dice lo …. conte non è remedio che vuy
vogliati satisfare [Bartolo]meo Conte et quilli altri homini d’arme della …. misser Moretto
logiano in quello loco de Vinz[aglio] ….. taxa sua et se non guardassimo ad altro che ….
bisognaria far per modo che non ve laudasti ….nitentia come ne bisognarà fare se vuy ….
Il perché ve dicimo et comandiamo debiati …. dicto Bartholomeo Conte et li altri habiano
329v per modo non ne sentiamo più querela, certificandovi che quando pur non lo vogliati
fare ne bisognarà dar licentia a lloro se paghino ad suo modo.
Data Laude, xii decembris 1451.
Iohannes.
1318
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PAPI DE BURGO CHE DEI 100 DUCATI DA LUI RICHIESTI NON È IL
CASO DI PARLARNE. E’ D’ACCORDO CIRCA IL SUO RINVIARE L’’ANDATA DAL DUCA. COME PUÒ
CONSTATARE DALL’ACCLUSA LETTERA AI MAESTRI DELLE ENTRATE , ORDINA CHE GLI VENGANO
DATI I DENARI CHE GLI SPETTANO.
Papi de Burgo.
1451 dicembre 12, Lodi.
Papi, respondendo ad doe tue lettere et, primo, alla parte delli cento ducati ne domandi, te
decimo che se nuy havissimo el modo volentieri te li dariamo, ma essendo nuy nel caso et
necessità se trovamo, come tu medesimo say, non possemo fare non prendamo
admiratione del tuo scrivere, che sapiamo bene non havimo persona cum nuy quale al
583

presente ne domandasse cento ducati, siché per questa volta bisongna habi patientia. Te
confortiamo bene ad a stare di bona voglia che col tempo farimo cosa te piacerà. Alla
parte che dice non possere vinir qui cum quelle cose fino la septimana proxima et che li
maistri te fanno stentar li dinari, te dicimo attendi pur ad far ordinare et mettere in puncto
ogni che non gli manchi niente, et poy te ne vene cum ogni cosa qui da nuy, come te
havimo scripto advisandote che nuy scrivimo per l’alligata alli maistri per modo non te
lassaranno manchare dinari. Delle staffe lassiamo la cura ad ti che le faci fare come pare
alla prudentia tua.
Data Laude, die xii decembris 1451.
Iohannes.
a segue ad depennato.
1319
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA IL REFERENDARIO DI PAVIA A VOLER CALCOLARE QUANTO
SPETTA ALL’AUDITORE GIOVANNI D’AMELIA.
Domino referendario Papie.
1451 dicembre 12, Lodi.
Scripsemo a questi dì a voy et a Gracino da Piscarolo facesseve el calculo dele rason de
meser Iohanni d’Amelia nostro auditore. Et perché Gracino è in Millano et non è per tornare
a Pavia de proximo, volemo che, non aspectando lui, faciati el dicto calculo de quanto deve
havere da vuy, da poi che fecemo colluy un altro saldo come appare per scripta subscripta
de nostra mano, sì per la lectura per quello tempo ebbe lectura in quello studio e sì per la
sua provision de l’auditorato.
Data Laude, die xii decembris MCCCCLI.
Cichus.
1320
FRANCESCO SFORZA RISPONDE ALLA CONSORTE BIANCA MARIA CIRCA LE MORMORAZIONI CHE
FANNO I CITTADINI PER L’ADDIZIONE DEL “MOLEZO” E DEL SALE, INFORMANDOLA CHE TALE
ADDIZIONE È STATA FATTA PER ERRORE E QUINDI REVOCATA. QUANTO POI ALL’ALTRA
MORMORAZIONE PER AVERE ABBATTUTA LA CASA DELLA GABELLA, IL DUCA OSSERVA CHE CIÒ È
STATO FATTO “PER ORNAMENTO , BELLEZA ET AMPLITUDINE DELA PIAZA”. INFINE QUANTO ALLE
MONACHE DI SANTA CHIARA DI CREMA, DICE CHE NON SI PUÒ”TRARE VICTUALIA ALCHUNA” DALLE
TERRE DEL VESCOVADO.
330r Domine Blancemarie.
[1451 dicembre] 12, Lodi.
Havimo recevuto tre vostre lettere date xi del presente et in[teso quanto] la signoria vostra
ce scrivi. Rispondemo ale parte et, primo, ala parte [dele] murmuracione fano quelli citadini
della add[icione] del molezo et del sale facta per li Magistri dele in[trate], dicimo che la
commissione facta per li Mag[istri] .…. addicione fo facta per errore, et cossì è stata
re[vocata como] la signoria vostra haverà inteso. Alla parte del ….. fano alchuni a citadini
dela deliberacione facta de gitare ad terra la casa della gabella [ve] dicimo che quando noy
fossimo in su la piaza dove multi citadini parendo ad noy de grand ….. per ornamento,
belleza et amplitudine dela …… parso essere neccessario che dicta casa se expiana[sse],
ordinassimo se facesse et maxime non cedendo ….... né detrimento de alchuno citadino
né... citade, perché retorna et cede in decore gran[de] et ornamento della citade, havendo
584

ella …. ma sono alchuni che parlano che se vogli …. a sappere più delli altri. Et perché
dicta de..... in honore et grandeza della citade, volimo … quanto havimo ordinato. Alla
parte [dele] monache de Sancta Chiara de Crema che …. per soa questa stara 37 tra
grano, farina e …. quali voriano licentia de poterla fare condure …., dicimo che al presente
non ne pare se debia fa …..sona de trare victualia alchuna de quelle …. del vescovato.
Siché la signoria vostra pò fare dire [ale] monache che fazano vendere lì quello formento
…., ligumi et portino li denari con loro et …. signoria vostra licencia alchuna.
Laude xii [decembris 1451].
a Segue de quelli depennato.
1321
FRANCESCO SFORZA LODA IL PODESTÀ DI FIORENZUOLA PER AVER DETENUTO ANDREA
BARTOLO, COMPAGNO DEL COLLEONI, MA CON LA RISERVA DELL’OPPORTUNITÀ CHE LUI
(PODESTÀ) AVREBBE FATTO MEGLIO A LASCIARE LA PUNIZIONE AL CONDOTTIERO: COSÌ FACCIA IN
FUTURO.
330v Potestati Fiorenzole.
1451 dicembre 13, s.l.
Havemo recevuto le toe lettere et inteso quanto tu ne scrive deli tristi portamenti de Andrea
Bartolo, compagno del magnifico Bartolomeo et dela detentione hay fatto de luy. Te
dicemo cossì, che havendolo tu sustenudo per bonno respetto e bonno exemplo, como
siamo certi non te ne saperissimo se non comendare, ma nondimenno non hay fatto
segondo la voluntà nostra, perché, siando questo de quilli del magnifico Bartolomeo, et
trovandosse esso magnifico Bartolomeo a Piasenza, serissemo stati pyù contenti che tu
havesse hauto ricorsso a luy e notificandoli la cossa rendendoce certissimo che luy li
hareve debita punicione, como quello a chi spiazeno le cosse malle fatte. Et pertantto
volgiamo et ti comitiemo che ad omne riquesta et instancia de esso magnifico Bartolomeo
tu debeo relapssare ditto Andrea, et acadendo altra volte casso in quelli de ditto
Bartolomeo, habii recorso a luy et, denunciandegeli, laseray la punicione a luy.
[Laude] xiii decembris 1451.
Cichus.
1322
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DE ANGELELLIS DI LIBERARE , PER COMPIACERE IL
CONTE GASPARE DA VIMERCATE, LUCHINO GROSSO E PORRINO CAIAZA.
Domino Iohanni de Angelellis.
1451 dicembre 12, Lodi.
Per compiacere al spectabile dilecto nostro conte Gasparro da Vilmerchato siamo contenti
et volimo che vuy debiati liberare et relaxare fuora de prexone Luchino Grosso et Porrino
Caiaza suo compagni et metterli in le loro libertate, ali quali habiamo facto gratia libera
della vita et per più tua chiareza habiamo sottoscripta la presente de nostra propria mano.
Data Laude, die xii decembris MCCCCLI.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Iohannes.
585

1323
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A SILLANO NEGRI CHE SI MANTENGA LA COMPOSIZIONE FATTA
CON GLI UOMINI DI COMPIANO. E’ NECESSARIO CHE I CENTO CAVALLI SIANO POSTI ALTROVE.....
331r Domino Silano de Nigris.
1451 dicembre 12, Lodi.
Havimo inteso quello ne scriviti dela compositione facta .… de Compiano, in loco della taxa
di cavalli et del sale….., respondendo dicemo che debiati lassar stare la composit[ione]
come l’è facta. Et perché ad essi homini de Compiano .… cento cavalli per taxa è
necessario che li dicti cavalli [siano] posti altrove. Et perhò scrivimo ad Theseo che se ….
quella comunità de Piasenza et se faza provedere alli … altrove et che de tucto se intenda
cum vuy ali … apresso che Pedro Zohanne da Camerino ha scripto a …. che
restituischano che li porci tolti ad essi homini .… crediamo faranno.
Data Laude, die xii decembris 1451.
1324
FRANCESCO SFORZA SEGNALA A TESEO DA SPOLETO CHE GLI UOMINI DI COMPIANO SI
LAMENTANO DELLA TASSA DEI CAVALLI, DICENDO CHE DA GRANDISSIMO TEMPO CHE NON NE
HANNO E DI QUESTO NE FACCIA PAROLA A SILLANO NEGRI. RIMOVENDO I CAVALLI DA LÌ
OCCORRE PROVVEDERE DOVE SISTEMARLI ALTROVE.....
Theseo de Spoleto.
(1451 dicembre 12, Lodi.)
Gravandose li homini de Compiano dela taxa di cava[lli]…. dati dicendo ch’el è grandissimo
tempo che non hebeno tal… mettessimo ad misser Sillano Nigri, nostro consigliero ….
Informare de questo et luy ne ha risposto che de raso….essere astrecti a simele graveza et
perché li dicti [de] Compiano come tu say hanno cento cavalli …, removendoli da lì,
bisongna che la comunità de P.… proveda altroe, te committiamo et volimo che i …. cum el
prefato misser Sillano fazi opera et instan…. prefata comunità proveda de logiamento alli
dicti [cento cavalli] ondi gli parerà meglio, dopo che essi da Com[piano]…. obligati a tenerli
come è dicto.
Data ut supra.
1325
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A LANCILLOTTO DA FIGINO DI CERCARE DI PROTEGGERE PER
OTTO GIORNI I CAVALLI DEL CONDOTTIERO GIACOMO DAL CARRETTO CHE DEVE PORTARSI DA
BARTOLOMEO COLLEONI.
331v Lanciloto de Figino.
1451 dicembre 13, Lodi.
586

El spectabile et strenuo Iacomo dal Carreto conductere perché ha bisogno andare dal
magnifico Bartholomeo Colione per alcune cose ha da fare con luy, ha lassato li suoy
cavalli lì. Pertanto vedi per quello meglior via te pare de protegarli per octo dì, perché non
hano ad stare lì, perché retornarà presto et li menarà in altrove. Et fa in modo che de ciò
non habiamo rechiamo da veruna persona.
Data Laude, xiii decembris 1451.
Cichus.
1326
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA BARTOLOMEO COLLEONI A VOLER AFFRETTARE L’INCONTRO
CON IL CONDOTTIERO GIACOMO DAL CARRETTO CHE HA LASCIATO I SUOI CAVALLI NEL
PARMENSE DOVE NON È POSSIBILE ALLOGGIARLI.
Bartholomeo Coliono.
(1451 dicembre 13, Lodi.)
El spectabile et strenuo Iacomo dal Carreto, conductero, per alcune cose ha da conferire
con vuy veni là et ha lassato in Parmesana li suoi cavalli dove non è possibile che
possiano logiare. Pertanto a confortamo et carricamo la magnificentia vostra che lo spazi
presto, perché possa tornare dove sonno li suoy cavalli et menarli altrove.
Data Laude, ut supra.
Cichus.
a Segue ve depennato.
1327
FRANCESCO SFORZA SI LAMENTA CON BALDASSARRE CORTI CHE NON ABBIA ANCORA
PROCEDUTO CONTRO ANTONIO MALVICINO IMPUTATO DI FRODE DEL SALE.
Domino Baldesari de Curte.
1451 dicembre 13, Lodi.
Altre fiate ve fo scripto et commisso che devesti intendere et procedere, como vole la
rasone, contra Antonio Malvicino quale era imputato de froxatione de sale et non
intendiamo che ancora l’habiati facto. Pertanto ve replicamo de novo et volemo che
intendiati questa, mediate ogni bona informatione et ne avisati de tucto quello trovareti et
s’el ha commisso cosa per la quale meriti che li suoy beni siano applicati alla Camera
nostra.
Data Laude, die xiii decembris 1451.
Cichus.
1328
FRANCESCO SFORZA SI LAGNA CON L’ARCIVESCOVO DI MILANO PERCHÉ NON HA ANCORA
CONSEGNATO I 500 DUCAT IA BARTOLOMEO COLEONI, COME ERA D’ACCORDO CON IL DUCA. LI
CONSEGNI AD ANDREA CHE ANDRÀ APPOSITAMENTE DA LUI.
587

332r Archiepiscopo Mediolani.
1451 dicembre 13, Lodi.
Finché eravamo a Mediolano como sa la segnoria vostra, restassimo conten[ti] ….
accordio facto cum vuy per mezo del spectabile Andrea d…. deli mille ducati havevati ad
exbursare che alhora s…. li 500 ducati et lo resto, zoè li altri 500 deli ad…. de tempo, lo
quale resto assignassimo fina alhora al…. Coglione et recordandosse noy de ciò havervi
scripto … aciò li exbursassivo, licet non habiamo may hav…. alchuna dala segnoria vostra.
Credevamo esso Bartholomeo gli … havuti già grande tempo passato, ma novamente se
la…. lo prefacto Bartholameo che non gli ha havuti. Del che se ne ….. et dolimo
grandemente et per questo mandiamo lì ..…. Trezo, portatore presente nostro messo, aciò
gli dag… 500 senza dilactione alchuna. Et oltra de ciò … in quello ch’il dirà alla segnoria
vostra circha questo sico.… proprii, rescrivendone presto per questo messo della … quale
gli havereti facta.
Laude, xiii decembris 1451.
Franciscus Sfortia manu propria subscripsit.
1329
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALL’UFFICIALE DELLEMUNIZIONI DIPAVIA CHE LA BOMBARDA SI È
GUASTATA E PERCIÒ OCCORRE CHE VENGA AGGIUSTATA .....
Officiali municionum Papie.
1451 dicembre 13, Lodi.
Ne ha significato Bartholomeo da Cremona che quella nostra …. bombarda havimo lì, s’è
guasta et che non gli …… guastarà in tutto, che saria nostro grande preiudicio .…, per
provedergli adoncha siamo contenti et volimo …. fare ducenti barilli da quello magistro del
quale se .… per dicto Bartholomeo, neli quali se debia mettere la ..… et per paghamento
daray ad esso magistro quel .… brente de vino veghio, le quale havimo là ..… municione,
lassando stare el vino novello …. restarà havere per suo integro paghamento gli … in
contanti.
Laude xiii decembris 1451.
1330
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO D’ANCONA E A MARCOLEONE DA NUGAROLO DI AVERE
DESTINATO FOSCHINO, SUO PARENTE, A CASTELLANO DEL CASTELLO DI PORTA ZOBIA . EGLI
MANDERÀ IL SUO CANCELLIERE BENEDETTO CON ALCUNI FAMIGLI E CON CERTA ROBA. SI
METTANO IN QUELLA TORRE O IN UN ALTRO LUOGO DEL CASTELLO DI LORO GRADIMENTO.
FACCIANO IN MODO CHE FOSCHINO ABBIA A TROVARE LA SUA “STANCIA”IN ORDINE.
1451 dicembre 14, Lodi.
332v Filippo de Anchona et Marcholeoni de Nugarolo.
Como doveti havere inteso noy havimo deputato per castellano de quello nostro castello de
Porta Zobia et a magnifico Foschino, nostro parente, et perché luy manda là Benedicto,
suo canzellero, cum alchuni soy famigli et cum certa soa roba, volimo che li acceptati et
mettati in quella torre, overo in altro loco de quello castello dove alloro parerà de stare,
siché commodamente se possano aconzare cum la dicta roba et anche se vengano
588

assetando che quando Foschino venerà là, trovala stancia sua imponto et bene ordinata, el
quale mandaremo presto et manchando cosa alchuna per acconzamento d’essa stancia
provedeti al tutto, como quelli de Foschino richiederano. Et non manchi.
Laude, xiiii decembris 1451.
Iohannes.
a sta per el
1331
FRANCESCO SFORZA SI LAMENTA CON GIACOMO ANTONIO MARCELLO PER IL TRATTAMENTO
FATTO A NICCOLÒ DA VERONA, FAMIGLIO DEL CONTE GASPARE DA VIMERCATE, CONDOTTIERO
DUCALE, CHE ARRIVATO DOVE STA LA SUA DONNA, È STATO MESSO IN PRIGIONE . TRATTAMENTO
CHE IN TERRA SFORZESCA NON SI FA ALLA GENTE VENEZIANA CHE OGNI GIORNO VIENE DI QUA.
CHIEDE CHE DETTO NICCOLÒ VENGA LIBERATO.
Domino Iacobo Antonio Marcello.
1451 dicembre 13, Lodi.
…ssendo già sonno circha tri mesi venuto lì ad quella terra Nicolò da Verona, famiglio del
magnifico conte Gasparo da Vimercato, nostro conductero, dove ha la donna soa, per
vedere li soy, como è consuetudine, el bono tractamento ha havuto è stato che vuy lo
haveti facto mettere in presone et lo teneti destenuto como se lo havesse robbato el
crucifixo. Della quale cosa non possimo fare non ne maravigliamo et dogliamo
grandemente, perché sappeti bene quelli della illustrissima signoria de Venexia vengono
ogni dì de qua, non sono da noy veduti né recolti, como haveti vuy el dicto Nicolò, ma da
noy bene veduti et factoli ogni bono tractamento. Pertanto ve confortiamo et pregamo
vogliati mettere in soa libertà dicto Nicolò et lassarlo venire dal prefacto conte Gasparro,
ma, como havimo dicto, ne rencresse bene che essendo quelli della illustre signoria nele
terre nostre bene vedute et recolti, li nostri da vuy siano tractati per questa via che quando
bene altri lo facessero crediamo vuy non lo dovesti fare.
Laude, xiii decembris 1451.
Cichus.
1332
FRANCESCO SFORZA ORDINA A BARTOLOMEO DA CORREGGO, REFERENDARIO DI PAVIA, DI
CORRISPONDERE LE PAGHE DI SETTE MESI A “CHRATIADEO”, FRATELLO DI
RAIMONDO,CASTELLANO DELLA ROCCHETTA....
1451 dicembre 13, Lodi.
333r Domino Bartholomeo de Corigia, refferendario Papie.
Hormai ve è scripto tanto per lo pagamento delle page … della rocheta et ponte de Tesino
de quella nostra cità … pare nostro grande manchamento ad scrivere più et … possimo
farre né vogliamo et trovamo maleconten[ti] … che ad uno castelano de tante poche paghe
como … fatiati tanto piatire li dinari dele page soe, adesso è .... qua da nuy Chratiadeo,
fratello de Raymondo castellano [della] dicta rocheta et ponte, qualle ne dice resta ad
[havere] paghe de sette messi, de che ne maravigliamo et …. lassiamo considerare como
questo castelano debia p…… fornire de quella gli besogna manchandogli al paga[mento di]
setti mesi. Pertanto havimo delibberato scrivervi an… caricandovi et comandandovi
589

provediati che dicto …… sia satisfacto et nuy non habiamo più lamenta … de farre
acconzare il tecto del dicto ponte et il … qualle è ropto et ad questo non facti indutia
per[ché] aconzandosi adesso multiplicarà poi la spessa il ….
Laude, die xiii decembris 1451.
Cichus.
1333
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CAPITANO DI GIUSTIZIA DI MILANO DI LIBERARE GIOVANNINO
MARZO PER COMPIACERE A GIACOMO VISMARA.
Capitaneo iusticie Mediolani.
[1451] di[cembre] 14, Lodi.
A complacentia de Iohanne Iacobo Vismara nostro ca…… siamo contenti et volimo che
debiati relaxare li …… Iohannino Marzo, destenuto apresso de vuy … che per pietà vogliati
havere respecto alla …. nel facto dele spese, perché quanto a noy siamo … ch’el se lassi
andare.
Laude, xiiii de[cembris 1451].
1334
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BOLOGNINO ATTENDOLI DI VOLERGLI MANDARE DUE COPERE DA
LETTO CON TUTTA LA RELATIVA FORNITURA.
Magnifico Bolognino de Attendolis.
1451 dicembre 14, Lodi.
Ve confortiamo et caricamo che ne vogliati manda[re]… doe copertura da lecto cum li soy
fornementi, cioè …. capselli et cortine da cercho, togliendo dell….. exepto quelle che sono
lavorate de perle et … fosseno doe mandatine almancho una … como è dicto et un’altra
coperta da lecto … banchali potereti.
Laude xiiii decembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
1335
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE DI AVER
DESIGNATO A SEGRETARIO DEL CONSIGLIO SEGRETO ANTONIO GUIDOBONO DI TORTONA, UOMO
DI SUA GRANDISSIMA FIDUCIA, CON IL MENSILE CHE AVEVA IL SUO PREDECESSORE RAFFAELE DA
VIMERCATE.
333v Regulatori et Magistris intratarum.
1451 dicembre 14, Lodi.
590

Deputavimus pro secretario ad Consilium nostrum secretum nobilem Antonium de
Guidobonis de Terdona qui eo tempore quo in serviciis nostris versatus est ea fide et
diligencia se habuit ut se eo non secus ac de nobis ipsis plenam assumamus fiduciam cum
ea mensuali provisione, quam habebat Raphael de Vicomercato, precessor olim suus.
Committimus ergo vobis et volumus quod eidem Antonio de cetero incipiendo in kalendis
mensis decembris de ea provisione mensuali ordinatis temporibus responderi faciatis, et
quia ipse Antonius et Amidanus eius in dicto officio consocius, forenses sunt, volumus eos
in responsione eorum provisionis bene et taliter tractari quo possint sibi ipsis in
opportunitatem suis subvenire.
Laude, xiiii decembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1336
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL CONTE PIETRO TORELLI DI LIBERARE IL FIGLIO DEL FAMIGLIO
DEL CONTE LUDOVICO DA LUGO E DI MANDARLO DA LUI.
Comiti Petro Torello.
1451 dicembre 14, Lodi.
El spectabile cavalero conte Ludovico de Lugo ne dice che haveti facto sostenere uno
figliolo de uno suo famiglio per una cosa minima. Pertanto ve confortamo et carricamo che
lo rilassati, recevute queste, et lo mandati da nuy, perché quando serà da nuy lo faremo
fare el dovere. Et questo fatelo per nostra contemplacione.
Laude, ut supra
Iohannes.
1337
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO E AL TESORIERE DI PIACENZA CHE L’INCANTO
DEI DAZI DI QUELLA CITTÀ SI FACCIA SENZA ALCUNA INNOVAZIONE, NELLA PIENA OSSERVANZA DEI
CAPITOLI FATTI. SI DICE SORPRESO DELL’ASSEGNAZIONE DI LIRE 2800 FATTA AL GIUDEO.
Referendario et thexaurero Placentie.
1451 dicembre 14, Lodi.
Nonobstante le lettere delli Maystri nostri de l’intrate per le quale ve cometteno che debiati
incantare li datii de quella cità in quello modo et con quella exactione se soleva fare inanti
lo interciamento allo tempo dela bona memoria del illustre signor duca nostro padre, per
questa te dicemo che non volimo che li sia innovato ad quella cità cosa alcuna, anci
volimo che li capituli loro gli siano integraliter observati et se debano scodere in l’anno
avenire li dicti dacii, in quello 334r grado et forma che fanno in l’anno presente. ….
perché sentiamo che a quello iudeo è facta una ass[ignatione] de libre ii mila octocento,
zoè libre 2800, del che se maravigliamo et non sapemo pensare per vigore de …
commissione sia stata facta tale assignacione …. simile commissione non facessemo may
nuy …. ordinato tucto el contrario, zoè che quelle intra[te] …. fossero toche in altro che alla
fabrica delle mun…. alla peste, ma facessemo ben scrivere che le ras[one] del iudeo
fossero vedute con intencione che per qui…. citadini fosse data qualche forma, al facto de
591

…. credito non de questi dinari, ma per qualche altra …. della comunità, siché dicta
assignatione non intend[imo] habia loco.
Laude, xiiii decembris 1451.
Cichus.
1338
FRANCESCO SFORZA DÀ DISPOSIZIONE A FILIPPO D’ANCONA CIRCA L’OSSERVANZA DEL
TESTAMENTO DI GIOVANNI DA MILANO. ORDINA CHE TAL MAFEO BUZO VENGA DETENUTO FINO
ALLA RESTITUZIONE DI TUTTO....
Filippo de Ancona.
1451 dicembre 13, s.l.
Restiamo advisati deli modi hay servati in fare descrivere ..… per Zohanne da Milano, el
che n’è molto piaciu[to].…; commendiamo, et perché nostra intentione è … el testamento
facto per lo dicto Zohanne è che remanga al figliastro, secondo l’ordinatione soa …. bona
advertentia in fare che essa robba sia … et sia in lo arbitrio della mogliere et figlia s… et
che niuno altro l’habia, sia che se voglia, … qualcosa metteray ogni studio et diligentia ….
Se dice che uno Mafeo Buzo ha havuto u…. robba, volemo lo faza destinire et non …. fin a
tanto ch’el habia confessato che rob… et l’habia integramente restituita. Et …. circha
questo in modo che, como nuy te …. cura de questa robba, cossì pare che l’habii … de
che te carricamo quanto sapemo et possemo.
[Data Laude] die xiiii decembris 1451.
Et intende be[ne]…. intentione è ch’el testamento de Iohanne …. ma non vogliamo puncto
che quella rob….. mano de veruno, quale se volesse fare ..… , salvo in le mano della
donna predicta con .… che quando bene fusse in suo arbitrio, non .… dispensata et
malmenata fin a tanto …. qualche bono modo, si ch’el pucto la posse ….
Data ut supra.
1339
FRANCESCO SFORZA ORDINA A NICCOLÒ DA PALUDE CHE FACCIA PAGARE A PILATO DA LODI,
PRIMA DI ANDARSENE PER I FATTI SUOI, I DEBITI CHE HA.
334v Nicolao de Palude.
1451 dicembre 14, Lodi.
Nuy havimo dato licentia ad Pilato da Lode, quale logia ad Bassalucio, che vada per li facti
suoy, la quale licentia luy ne ha richesto, el qual Pillato credemo pur debia havere qualche
debito dal canto de là. Pertanto, inanzi ello se parta, volimo provedi el satisfazi quelli
degono havere da luy, cussì provedi che della tassa sua gli sia risposto fino al presente dì
da quilli homini, et tene modo ch’el sia subito satisfacto, aciò ch’el possa anche luy
satisfare quilli degono havere da luy et andarse per li facti sui.
Laude, die xiiii decembris 1451.
Post datum. Perché dicto Pillato ha ad andare ad Mediolano per sui facti, siamo contenti et
volimo che dela tassa sua gli fazi respondere per tucto el presente mese de decembre et
non ultra.
Data ut supra.
592

Cichus.
1340
FRANCESCO SFORZA RICORDA A PAOLO DE PINZAMATIS DI AVER GRAZIATO ANTONIO DA
MILANO, NONOSTANTE LA FRODE DEL SALE DA LUI COMMESSA, E DI AVERE ANNULLATO OGNI
CONDANNA, MA GLI RICORDA ANCHE DI AVER ORDINATO A LUI, PAOLO, DI RESTITUIRE TUTTO LA
SUA ROBA: CIÒ CHE EGLI NON HA FATTO COMPLETAMENTE, PERCHÈ SI È TENUTA UNA “CERTA
QUANTITÀ DE FORMAGIO”. GLIELA DEVE RESTITUIRE: VUOLE ESSERE OBBEDITO DAI SUOI
UFFICIALI.
Paulo de Pinzamattis.
1451 dicembre 15, Lodi.
Tu say che nuy havimo facto remissione et gratia ad Antonio da Mediolano Meilgaro a della
inventione del sale gli havevi facto. Say anchora che nuy te havimo scripto per due nostre
lettere che tu gli fazi cassare et anullare ogni condemnatione gli potesse per quello essere
facta et che gli restituisse la robba gli hai tolt. Pur intendimo per la querella ne è facto, che
anche non gli hay voluto restituire certa quantità de formagio gli havevi tolto, quale forsi te
crede de guadagnare. Del che ne maravigliamo et dolimo de ti, che, sapendo ti la voluntà
nostra è che ogni cosa gli sia restituito, staghi pur im preposito de non volerglo restituere.
Farai adoncha bene,et cussì de novo te dicimo che debbi al dicto Antonio restituire el suo
formagio per non ne habiamo più lamenta et, non lo facendo tu, te advisamo gli provede-
rimo altramente, perché deliberamo essere obedite quando scrivimo una cossa alli offitiali
nostri.
Data Laude, die xv decembris 1451.
Cichus.
a Vedasi la missiva seguente.
1341
FRANCESCO SFORZA ACCENNA AL PODESTÀ DI TORTONA L’AVVENUTA LIBERAZIONE DI
ANTONIO E RIEVOCA LA RESISTENZA DEL CAPITANO DREL DIVIETO, PAOLO DE PINZAMATIS , A
RESTITUIRE AD ANTONIO UNA CERTA QUANTITÀ DI FORMAGGIO.
335r Potestati Terdone.
1451 [dicembre], Lodi.
Nuy havimo facto remissione et gratia ad Antonio da Melgaro in Vulpeculo, de una certa
inventione de s[ale] ….. havea facta el capitaneo nostro del diveto et per due lettere
havimo scripto al capitaneo che gli cassi ogni condemna[tione] gli havesse facto per questo
et gli restituisca la robba …. tolto, quale non ha voluto fin in quest’hora restitu[ire] … mente,
unde gli replicamo de novo. Pertanto n[on resti]tuendo luy questa volta al dicto Antonio
certa quantità [di formagio] li ha tolto, quale è in mano de Simonino da …, volimo che tu
provedi che subito gli restituisca di… al dicto Antonio et non manchi.
Data Laude, d[ie.... decembris] 1451.
593

1342
FRANCESCO SFORZA CHIEDE A CRISTOFORO TORELLI DI MANDARE IL SUO CANCELLIERE,
INFORMATO DELLE RAGIONI DELLE DUE PARTI: IL MARCHESE DI FERRARA E QUELLI DI
CORREGGIO.
Domino Christoforo Torello.
1451 dicembre 14, Lodi.
Ve advisamo che novamente havimo hauta rispo[sta da] Antonio da Trezo, nostro
cancelliero de quanto ha fac[to] …. Ferrara cum lo illustre segnor marchexe per la
contrad… fra vuy et quilli de Correzo, siché vogliati …. mandare qui da nuy el cancelliero
vostro infor[mato] delle rasoni.
Data Laude, die xiiii decembris 1451.
1343
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE ROBERTO SANSEVERINO SOLLECITI LEONARDO, GIÀ
CONNESTABILE DI PIETRO BRUNO, AD ANDARE DAL DUCA.
Domino Roberto de Sancto Severino.
1451 dicembre 15, [Lodi].
Credemo tu debbi sapere dove è Leonardo d….., quale fo conestabile de Petro Bruno;
pertanto ….visarlo che per alcuni boni respecti venga ….
[Laude], die xv decembris MCCCCLI.
1344
FRANCESCO SFORZA VUOLE CHE PIETRO PAOLO DA SPOLETO DISTRIBUISCA LA TASSA DEI
CAVALLI (“SE INTENDA ESSER TASSA DE FENO PER CAVALLI”) PER TUTTE LE PIEVI DI
MONTEBRIANZA. DEI 45 CAVALLI DEI PROVVISIONATI: TOCCHINO 25 A GASPARINO DI
MONTENEGO E 20 AD AMROGINO DA LONGHIGNANA
Domino Petro Paulo de Spoleto.
1451 dicembre 15, Lodi.
A questi dì passati te scripsemo tu dovesti far …. a quelli nostri provisionati che alogiano in
lo Monte [de Brianza].... la tassa del feno per li loro cavalli, zoè che …. tassa se ne
agravassero solo quilli della pieve …. et de Brivio; mò perché li homeni delle dic….
agravano, che la cosa non vadi commune …. 335v pieve del Monte de Brianza, che ne
pare sia rasonevele, per questa te commandiamo et vogliamo che tu destribuissi la dicta
tassa per tucte le pieve del Monte de Brianza, azò che l’uno per l’altro ne senta meno
graveza et che zeloxia non sia tra loro. La quale taxa vogliamo se intenda esser tassa de
feno per cavalli quarantacinque delli predicti provisionati, cioè vinticinque per Gasparino de
594

Montenegho et vinti per Ambroxino de Longagnana, nostri caporali de provisionati. Et
questo non manchi che tu lo fazi cum effecto.
Data Laude, die xv decembris 1451.
Iohannes.
1345
FRANCESCO SFORZA ORDINA AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE VENGANO DATI 200 DUCATI
D’ORO (CIOÈ 220 ! D’ORO) A GIOVANNI ROTOLO CHE LI FARÀ AVERE A FIRENZE A NICCOLÒ
ARCIMBOLDI.
Magistris intratarum nostrarum ordinariarum.
1451 dicembre 15, Lodi.
….ati vedere et sforzarvi che a Iohanne Rotolo sia risposto in sule intrate nostre de questo
presente anno della assignatione, quale ha da nuy de ducati docento d’oro, zoè ducati 220
d’oro; per altritanti deve fare rispondere ad Fiorenza a misser Nicolò Arcimboldo. Et in caso
che dicta assignatione non possa havere luoco nelle intrate de queste presente anno,
vogliate fare per ogni modo gli sia resposto delle intrate de questo altro anno a venire, per
modo sia ommino satisfacto, nonobstante ordene che habiate da nuy in contrario.
Ex Laude, die xv decembris 1451.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
Cichus.
1346
FRANCESCO SFORZA DICE A SILLANO NEGRI, CONSIGLIERE DUCALE DI PASSARE DAL DUCA
NELL’ANDARE A MILANO.....
1451 dicembre 16, Lodi.
336r Domino Sillano de Nigris, consiliario nostro dilecto.
Nuy havimo inteso como vuy haveti dato expeditione ad…. havevati ad exequire dellà et
setti de presenti per te…. Pertanto volemo che nel andare vostro ad Milano a…. faciati la
via de …. cose havimo a conferire cum vuy inanzi anda…. ordinati non sia fatto novitade
alcuna ne…. ad altro contra li homini del conte Man…., ma le cose staghino como stano de
presenti …. vuy.
Data Laude, die xvi decembris 1451.
Cichus.
a Segue non sia facto novitate alcuna depennata.
1347
FRANCESCO SFORZA COMUNICA CHE SONO ANDATI DA LUI DEI “PISSARI” A CHIEDERE I DENARI
CHE DEBBONO ANCORA AVERE DELLA LORO PROVVIGIONE.....
Sonno venuti da nuy questi nostri ministreri seu pissari et … de denari restano havere dela
loro provisione ….…. vogliamo fare dare. Per la qual cosa ad casone questa …. possano
ritornare dala inclita nostra consorte … habiamo ordenato et lassare qualche denaro ale
595

…. contenti et volemo gli provediate de presente … dela dicta loro provisione, per modo
possano ve…. Contenti. Et questo non sia fallo per cosa alcuna. ….
1348
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO CAPRA CHE GLI PIACCIONO I MODI DA LUI USATI
NELLO SCRIVERE (A FILIPPO SPINOLA) E PIÙ ANCORA SARÀ SODDISFATTO QUANDO AVRÀ INTESO
L’ANIMO SUO.....
Ser Francisco Ca[pra].
1451 dicembre 16, [Lodi].
Ne piacene li modi per ti servati in scrivere … Spinula et più ne piacerà quando …. haveray
inteso l’animo suo, el q…. voglia fare la voluntà nostra bene …. volemo procedi a fare
quanto hay …..
[Laude,] xvi decembris 1451.
1349
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A BIAGIO MARETO VISCONTI RINGRAZIANDOLO PER
L’INFORMAZIONE DI QUANTO AVEVANO FATTO LUI, I GENTILOMINI E FRANCESCO CAPRA.
AFFERMA CHE FILIPPO SPINOLA FARÀ BENE A OSSERVARE QUANTO GLI HA DETTO, ANCHE SE LUI
NON GLI CREDE, E, COMUNQUE, SE FARÀ DIVERSAMENTE , IL DUCA LO FARÀ PENTIRE.
1451 dicembre 16, Lodi.
336v Domino Blasio Mareto de Vicecomitibus.
[Per] una vostra de dì viii del presente restiamo avisati de quanto era facto fin a quella
hora per vuy et quelli altri zintilhomini et Francesco Capra. El che n’è piaciuto et ve
rengratiamo. Et perché diceti intendere che Filippo Spinula vole fare li commandamenti
nostri, et cetera, dicemo ch’el farà bene, ma ne pare facia el contrario et certo s’el non la
farà, lo faremo pentire de questa soa fantasia gli è entrata in la testa.
Laude, die xvi decembris 1451.
Cichus.
1350
FRANCESCO SFORZA INFORMA DONNA LUCIA ATTENDOLI CHE BONACATERINA È ARRIVATA A
CREMONA ED EGLI LE HA FATTO ASSEGNARE UNA STANZA E HA ORDINATO CHE AVESSE DI CHE
VIVERE. L’ASSICURA CHE SIA LUI CHE LA MOGGLIE E I FIGLI STANNO BENE.
Domine Lucie de Attendolis.
1451 dicembre 16, Lodi.
…. quello ne haveti scripto, ve advisamo che retrovandosse nuy in questi dì a Cremona
zonse lì Bonacaterina nostra, ala quale fecimo assignare una stantia et ordinassemo
havesse da vivere. Et siati certa che nuy non gli mancharemo in tucto quello sarà de
596

ixogno. Nuy, nostra consorte et nostri figlioli, per divina gratia, [si]amo sani et de bona
voglia, de che ve ne avisamo [per co]nsolatione vostra.
Laude, xvi decembris 1451.
Cichus.
1351
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A ZOPPO DA ALZATE CHE GLI MANDI LA LISTA DEI LETTI CHE CI SOO
IN CORTE INDICANDOGLI LETTO PER LETTO DI CHI SONO.
Zoppo de Alzate.
1451 dicembre 16, Lodi.
….mandi in scripto tucti li lecti che tu …. ti per la corte nostra quali se ritrovano sotto
..….dia et de chi sonno a lecto per lecto, et ……. Dicta lista presto, perché la volemo videre
….te.
Data Laude, xvi decembris 1451.
Cichus.
1352
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FILIPPO D’ANCONA MERAVIGLIANDOSI CHE A CASSANO NON VI
SIA CHE UN PAIO DI BUOI E CHE IL CARRO È TUTTO ROTTO CERCHI DI TROVARE DUE PAIA DI BUONI
BUOI.
337r Filippo de Ancona.
1451 dicembre 16, Lodi.
Intendemo che lo carro che è a Cassano che era …. dal Boscho non ha se non uno pare
de bovi, qua… la informatione che havemo havuta sonno ..…. et lo carro è tucto rocto,
della qual cosa ne ma…. che non gli sia se non uno paro de bovi al dict…. tu ne hay
sempre dato ad intendere che gli ne ….. de para de bovi, quali erano avantagiati boni ….
dicevi. Pertanto vogli servare modo ch’el [sia] fornito et impuncto como de’ stare et ch…
doa para de bovi boni, ad ciò che se possa ado…. bono servitio.
Data Laude, die xvi decembris 1451.
1353
FRANCESCO SFORZA SCRIVE ALLA MOGLIE DI ONOFRIO RUFFALDI CHE SI DIA AL FAMIGLIO
DUCALE BASSANO I SOLDI CHE IL MARITO GLI DEVE.....
Uxori Nofrii de Rufaldis.
1451 dicembre] 16, Lodi.
Voy intendereti quanto ve scrive Nofrio Rufaldo vostro …., denari che luy resta a dare ad
Bassano presente …. nostro famiglio. Et perché el dicto Bassano è vero c……. dicto
Nofrio, ve confortiamo et caricamo vogliati …. cum effecto de satisfare esso Bassano
integramente .…. de’ havere dal prenominato Nofrio, como vedere[ti] ….. lettera et fati per
modo che per questa casone ….. più dal canto de là.
Laude, xvi [decembris 1451].
597

1354
FRANCESCO SFORZA COMUNICA AL LUOGOTENENTE DI PIACENZA CHE MENTRE STAVA
SCRIVENDO A CRISTOFORO DA ROMANO, È RITORNATO DA LUI.
Locuntenenti Placentie.
1451 dicembre 16, [Lodi].
Nuy scrivevamo ad Cristoforo da Romano la …….. è ritornato da nuy. Vi commettiamo et
volemo …….. dovea exequire, como vedereti per la inclusa [copia].
[Laude], xvi decembris 1451.
1355
SPEZZONE D MISSIVA INVIATA A CRISTOFORO ROMANO
Copia incluse Christoforo de Ro[mano].
1451 dicembre [16, Lodi].
Per certo rispecto vogliamo che subito fa..…. Laurentio di Gregori qualli sonno allogiati
…..… li consigneray in la citadella, overo ………… apponendo tale ordine e
commanda[mento] ..… relassati senza nostra spetiale licen[tia].
….. decembris 1451.
1356
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A GIOVANNI DA CAVIRANO CHE GHERARDO DI VEGGIO, UFFICIALE
DEL PORTO DI PISSARELLO, NON VIENE PAGATO DEL SUO SALARIO DAI COMUNI CHE SONO
TENUTI A FARLO. IL DUCA ORDINA CHE VI SI PROVVEDA.
337v Iohanni de Cavirano.
1451 dicembre 16, Lodi.
Se grava Ghirardo di Vegii, exibitore presente nostro offitale al porto del Pissarello, che
non pò essere satisfacto del salario suo da quelli comuni et homini degono pagarlo, come
da luy intenderay, de che ne maravigliamo. Pertanto volimo debbi intendere questo facto et
provedere ch’el dicto Ghirardo sia satisfacto et gli sia facto el debito suo per modo non ne
habiamo più lamenta.
Data Laude, die xvi decembris 1451.
Iohannes.
1357
FRANCESCO SFORZA ORDINA A PIETRO PAOLO DA SPOLETO DI SENTIRE BARTOLOMEO DA
CREMONA PRIMA DI PROCEDERE A QUALSIASI CONDANNA DEGLI UOMINI DI BARSALINA.
(1451 dicembre 16, Lodi.)
598

Domino Petropaulo de Spoleto.
Volimo che anzi fazi comdemnatione alchuna alli homini de Barsalina per lo facto delli
guastatori, debbi intendere quello te dirà Bartholomeo da Cremona, quale te darà alchune
informatione circha questo. Et inteso Bartholomeo, provederay poy come te parerà
resonevelle.
Data ut supra.
Cichus.
1358
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CORRAO DA FOGLANO CHE STEFANO DI VIMERCATE HA
MANDATO SUO FIGLIO PER AVERE DENARI.
Domino Conrado de Foliano.
(1451 dicembre 16, Lodi.)
………. Sthefano de Vilmerchato, capitaneo de quella nostra ……, ha mandato per suo
figliolo ad rechiederne ….. [nuy] gli havimo risposto non haver il modo al … dargli dinari,
vedendo il figliolo che nuy non ….el modo de dargli dinari ne ha domandato voglia … et
provedere ch’el possa retrahere alchuni …..… haverli, come da luy intenderai. Pertanto
…… dare ogni favore et adiuto che cum ho…... possibele al dicto Sthefano, siché possa
essere ..…. et habia qualche dinari de qua dalla festa ..…. caricamo perché havendo dinari
per questa ……. a casone darne impazo.
Data ut supra.
Cichus.
1359
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL VICARIO CHE DESIDERA VENGA AD UNA SOLUZIONE LA
VERTENZA TRA IL CAPELLANO E GAZZINO DI FIRENZE PER UNA DECIMA ...
338r Domino Vicario ….
[1451 dicembre 16], Lodi.
Desiderando nuy che una diffirentia [vertisse tra] il nostro capellano et Gazino de
Fiorenz…. … de una decima pertinente ad la eclesia …… capellano sia decisa et
terminata, ve …… [et] caricamo che vogliati difinire ….... causa et difirentia, aciò che
…….. sapia quale sia el suo et libera…... più dillatione difinirla.
Data Laude …….
1360
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AI MEMBRI DEL CONSIGLIO SEGRETO PER LA NOMINA DI
GIACOMINO MELLADIO DI ALESSANDRIA A CONNESTABILE DI BELLINZONA.
Dominis de Consilio [secreto].
[1451 dicembre 16, Lodi.]
599

Iacobino Melladio d’Alexandria ne ha riche[sto]……. de Birinzona, dicendo volere scrivere
con v…..… paghato della mità per la Camera nostra …... mità se pagharà de invencione
de biava et ….. ne pare quodammodo necessaria la dicta conestabell…. non cognoscimo
altramente lo dicto Iacobino, sian….. volimo che parendovi sufficiente alla dicta gli…..
faciati lettere expediente per le quale sia deput[ato] al dicto officio con li xxv fanti usati
da….. pagato per la mitade dala Camera …. mitade dele invencione ch’el farà ….
1361
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL PODESTÀ DI CASTROLEONE PER UN CAVALLO .....
Potestati Castrileonis.
[1451 dicembre 16], Lodi.
A Francisco da Salerno nostro famiglio più ……... a Cremona et pare l’habia trov…….
retrovando lì el dicto cavallo vole….. come è conveniente et debito.
Laude ….
1362
FRANCESCO SFORZA DÀ DISPOSIZION SUI DAZI AL REFERENDARIO DI LODI
Referendario Laude.
1451 dicembre [16, Lodi].
Aciò che in li incanti di datii de …… fano de presente, non possa seguire ….. datieri
sappiano chi debe essere … che a cadauno convento et monasterio …. limitacione de che
et de quanto debia.
…… decembris 1451.
1363
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REFERENDARIO DI PAVIA DI VOLERE CHE MORETTO
CONSEGUA I DENARI DELLA SUA PROVVIGIONE SULLE ENTRATE DI QUEST’ANNO O , SE
IMPOSSIBILE , SU QUELLE DELL’ANNO FUTURO.
338v Referendario Papie.
1451 dicembre [16], Lodi.
…….ato con noy el strenuo messer Moretto che non ha ….. ora potuto conseguire li denari
della soa provisione [qu]esto anno presente et proinde richiede gli sia satisfacto …... le
cosa siamo contenti e volimo che gli faciati …. integre delle intrate de questo anno se
possibile ….. quo l’entrate de questo anno non gli potessero ……. arli opportuna
assignacione su l’intrate de l’anno …... alla integra satisfacione de questo presente anno
….. alchuno ordine in contrario.
Data Laude, ….. decembris 1451.
600

Cichus.
Franciscus Sfortia Vicecomes manu propria subscripsit.
1364
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL REGOLATORE E AI MAESTRI DELLE ENTRATE CHE A GIOVANNI
VARISINO, UFFICIALE DUCALE DELLE LICENZE ALLA BANCA DEI SOLDATI, ABBIA I DENARI DELLA
SUA ASSEGNAZIONE....
1451 dicembre [16], Lodi.
Regulatori et magistris intratarum ordinariarum.
Havendo inteso per una lamenta ne ha facto Giovanni Varisino, nostro officiale delle
licentie alla bancha di soldati,… vuy haveti dispensata in altro li dinari de una assi[gna]tione
facta a luy sopra l’incanto della presone da …. de quella nostra cità per parte della ….. sua,
il che non ne pare convenevole. Volemo …. esso Giovanni provediati de presenti senza
alcuno ….. d’altri tanti denari quanto ascendevano la ….a assignatione et preterea fargli
assignare …. ad havere da qui indrieto per casone del ….. salario, acciò non sia pegio
tractato deli altri …. de quella corte.
Data Laude, die ….. decembris 1451.
Cichus.
1365
FRANCESCO SFORZA ORDINA A GIOVANNI DA TOLENTINO CHE, AD ISTANZA DI PIETRO MARIA
ROSSI, SI FACCIA FARE IL DEBITO PAGAMENTO DELLA PENSIONE.....
339r Domino Iohanni de Tolentino.
[1451 dicembre 16], Lodi.
Più volte ve havimo scripto ad instancia [de Petromaria Rosso] che havesevo li agenti per
quella nostra ….. ad fargli el debito pagamento per la pension…. et perché ancora non è
satisfacto ce ha richesto …. voliamo ordinare opportunamente che … perché adoncha ne
pare ragionevele …. che senza più dilacione de tempo gli …. mediante la iustitia.
Data Laude, …….
1366
FRANCESCO SFORZA SCRIVE AL MARCHESE ROLANDO PALLAVICINO SUGGERENDO DI
PRENDERE DEI CONFIDENTI PER COMPORRE LA VERTEZA TRA LUI (ROLANDO) E PIETRO MARIA
ROSSI ....
Magnifico Rolando marchioni [Palavicino].
1451 dicembre 17, Lodi.
601

Ce siamo sempre studiati de tolere le differen[tie verrissero fra] voy et Petromaria Rosso et
pur l’altro ….. a Parma et parlando de questo cum vostri ….. in questa conclusione che voy
dovese elezere et …. confidenti offerendose esso Petromaria dare li suoy…… che non n’è
facto niente, anzi che però seria se…… Petromaria che da poy gli haviti facto fare no….
homini che certo ne rincrese assay et ne pare ….. che fra voy non posiamo metere acordo
et ….. ve caricamo et richedemo che vogliate elez….. et noy subsequenter ve darimo uno
terzo ….. se toliano queste vostre differentie, le qualle ne….. modo, avisandove che noy
intendimo ch’el ….. gubernatore novo, qual havimo el ….. voliati ve portare in modo ch’el
para ….. vicinare se haviti voglia de fare cossa …….
Laude, die xvii decembris 1451.
1367
FRANCESCO SFORZA ESORTA DONNA LUCHINA A VOLERE ESEGUIRE IL TESTAMENTO DEL MARITO
CONTE LUIGI IN MODO CHE IL FIGLIO TADDEO ABBIA QUELLO CHE GLI SPETTA...
339v Domine Luchine de Verme.
1451 dicembre 17, Lodi.
…..informata della ordinatione quale fece la bona memoria del magnifico conte Aluyso per
testamento ……. Tadeo dal Verme suo figliolo et sapeti quante ……. ve havemo confortata
a volere exequire lo dicto …… et quello ve mandassemo a dire in questi ……. Carlo vostro
a da Cremona et …… intendiamo che fin a qui siati proceduta ……sa alcuna verso lo dicto
Tadeo et nuy …. ch’el se facia, cossì per honore vostro, come …..tione del dicto
testamento, ve confortiamo et [volimo] vogliati procedere alla dicta executione et …..
contentare lo dicto Tadeo de quello debbe …… per vigore d’esso testamento, perché cossì
facendo fareti cosa degna de vuy et a nuy grata quanto dire se possa, como dissemo al
prefato Zohanne Carlo ve devesse dire per nostra parte et piaciave avisarne de
l’intentione vostra circa de ciò.
Data Laude, die xvii decembris 1451.
Cichus.
a Segue cancilero depennato.
1368
FRANCESCO SFORZA SOLLECITA GIOVANNI CARLO DA CREMONA A CONVINCERE DONNA
LUCHINA AD ESEGUIRE IL TESTAMENTO DEL MARITO COSÌCCHÈ IL FIGLIO TADDEO ABBIA QUELLO
CHE DEVE AVERE....
Iohanni Carolo de Cremona.
[1451] dicembre 17, Lodi.
…mmettessimo in questi dì passati devessi ……. magnifica madona Luchina circa la
executione ….mento della bona memoria del magnifico quondam …. Aluyse in Tadeo del
Verme suo figliolo …. intendiamo che la cosa habia havuto …. alcuno, de che ce
maravigliamo parendone ….. a Luchina habia pocho caro l’honore suo ….. voglia exequire
l’ordinatione de suo …… Pertanto te carricamo de novo… et operare cum la prefata
madona ….. che la exequisse el testamento d’esso…. conte Aluyse et voglia fare contento
602

340r el dicto Tadeo de quello debbe havere per ………… testamento, cossì per lo debito
como p…….. et in questo non vogli manchare de st….. perché non poressi farne cosa più
grata …. che cossì se facia, avisandone …… et dela deliberatione dela prefata …….
Data Laude, die xvii decembris [1451].
1369
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A FRANCESCO CAPRA CHE DI RITORNO DA GENOVA PASSI DA LUI...
Francisco Capre.
1451 [dicembre 17], Lodi.
Per una toa data a Buzala a dì xi del presente …. de quanto havevi facto fin a quella hora
….. al che non facemo altra resposta se non che ….. da Zenova vegni da nuy ben
infor[mato]…… salvo se tu retornasi da Zenova con tal ….. ch’el te paresse podere
reconzare et record…….. Filippo, perché in quello caso volemo sub…… aspecti lì la nostra
resposta.
Data Laude, ….. 1451.
1370
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A RABOTTO DI LANDECH DI NON TURBARE NÉ MOLESTARE IL
SUOCERO DI GIOVANNI BONO .....
Raboto de Landech.
[1451 dicembre 17], Lodi.
Tu say che nuy te habiamo dicto et scripto per ….. molestare nì perturbare il socero de
Zoh[anne] ……… particella della possessione te have ……, perché nuy l’havemo donata a
Zohanne …. che tu lo voli molestare et darli ……gliamo et parne doveria ba………
havessimo dicto a boccha et scri……. dicemo et commandiamo ….. alcuno al dicto socero
de [Zohanne]……. della dicta possessione quale ….. et usufructare, como cosa s……
l’havimo donata a Zohanne Bono …… la sia soa, siché a que…….. contradictione, perché
questa …… et voluntà.
Laude, ……….
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1371
FRANCESCO SFORZA SCRIVE A CORRADO DA FOGLIANO DI AVER PRESO VISIONE DI QUELLO CHE
GLI SCRIVE CIRCA LA SUA ANDATA A SERRAVALLE E COME I GENTILUOMINI SPINOLA SIANO
RENITENTIAD ANDARE DA CORRADO.....
340v Magnifico Conrado de Foliano.
1451 dicembre 17, Lodi.
[Inteso] quello tu ne scrive del tuo essere andato a Seravalle …… la detentione de quelli
zintilhomini Spinuli et dela ….[ve]nuta da ti de quello Zorzo Spinula et de l’ambassata …ale
te ha facta et della renitentia d’essi zintilhomini …. venire da ti restiamo avisati, al che
respondendo ………. avemo molesta questa loro renitentia, dicemo …… quello illustre
signore misser lo duce de Zenoa a misser …… e d’Alexandria te scrivisse che devesse
fare contra ……. zintilhomini Spinuli et te parisse factibile a …. fare male et danno, siamo
contenti et volemo ….., benché crediamo ch’el prefato misser lo …… non se debia movere
de presenti a farli contra quello …. scripto el magnifico Zohanne Filippo dal Fiesco
similmente havimo inteso et ne piace le offerte ch’el ha facto et la bona dispositione ch’el
demonstra, et circa de ciò non dicemo altro se non che te vogli bene intendere seco et fare
bon concepto de luy, perché l’è molto affectionato al stato.
Data Laude, die xvii decembris 1451.
Iohannes.
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