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Registro missive n. 5 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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suo richiamarsi a quanto deciso da Filippo Maria Visconti, generalmente menzionato come<br />

suo predecessore e padre: evidente intenzionale evocazione della legittimità successoria al<br />

potere..<br />

Non tralascia, poi, qualsiasi opportunità per cercare <strong>di</strong> ingraziarsi quel freddo signore che<br />

sta per <strong>di</strong>scendere a Roma per ricoprirsi del manto imperiale . Lo Sforza fa <strong>di</strong> tutto perché<br />

Corrado Intrapach, che ha la ventura <strong>di</strong> essere fratello <strong>di</strong> un segretario <strong>di</strong> Federico III e in<br />

aggiunta ha voglia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are, sia (come <strong>di</strong>fatti poi avverrà) accolto nel collegio<br />

Sant’Agostino (oggi Castiglioni, in omaggio dei fondatori) <strong>di</strong> Pavia. Dirà, allora, al riluttante<br />

rettore del collegio: ad contemplatione della cessarea Maestà nuy cum instantia et<br />

<strong>di</strong>ligencia havemo obtenuto in quello collegio uno loco per lo nobile Conrado Intrapach<br />

tedesco, fratello d’un secretario della prefata Maestà ... et quelli a chi se aspecta ( i<br />

Castiglioni) ne hanno compiaciuto de bona voglia (11 ottobre).<br />

Francesco Sforza, pur senza avallo <strong>di</strong> legittimità da parte imperiale, vanta ormai <strong>di</strong>ffusa<br />

stima e un valido riconoscimento del suo potere per cui l’eroico animatore della resistenza<br />

albanese contro gli Ottomani, Giorgio Castriota, si rivolge a lui per aiuti, perché minacciato<br />

da Mehmed II, come già dal padre Murad II. Lo Sforza si <strong>di</strong>ce moralmente impegnato a<br />

combattere il Gran Turco, sia per aiutare et favorire la fede christiana ..., sì etiam<strong>di</strong>o per<br />

proibire che li infideli non vengano tanto inanzi che possino da poy opprimere el resto<br />

della christianità. Purtroppo, però, l’aiuto possibile è solo per mare, ma, <strong>di</strong>ce lo Sforza, nuy<br />

non havemo a fare alcuna cosa in mare (27 settembre).<br />

Pochi giorni dopo il duca avrà la visita <strong>di</strong> uno dei tre oratori preannunciatigli in gennaio da<br />

Nicosia dal re <strong>di</strong> Cipro Giovanni II. Di quanto si sia trattato dallo Sforza con Giacomo Veri,<br />

visconte <strong>di</strong> Nicosia, è riportato pressochè nulla: si intuisce che l’argomento si sia incentrato<br />

sulla <strong>di</strong>fesa contro gli Ottomani.<br />

A conclusione <strong>di</strong> questa rassegna del registro pare non fuor <strong>di</strong> luogo soffermarsi su alcuni<br />

tratti della personalità dello Sforza, quali sono qui abbozzati.<br />

Grande appare la sua sensibilità per i suoi uomini nel momento del bisogno.<br />

A Gaspare da Vimercate esprime il vivo <strong>di</strong>spiacere per la malattia del fratello con parole<br />

che nulla sanno <strong>di</strong> occasionale (4 settembre). Il giorno dopo per la scomparsa del fratello<br />

ha espressioni <strong>di</strong> rassegnazione <strong>di</strong> sorprendente spiritualità cristiana.<br />

Un suo cancelliere è ammalato: siccome non può inviargli il suo me<strong>di</strong>co personale, perché<br />

lui pure è infermo, esorta un altro me<strong>di</strong>co, magistro Tibaldo de Ma<strong>di</strong>is, a portarsi a Lo<strong>di</strong> per<br />

curare detto cancelliere (17 settembre).<br />

Un suo uomo d’arme s’aggrava: or<strong>di</strong>na che gli si <strong>di</strong>ano venticinque ducati. Non obbe<strong>di</strong>to,<br />

replica l’or<strong>di</strong>ne in modo che l’infermo possa supplire alli sui bisogni (25 settembre).<br />

Un altro uomo d’arme, Antonio Dentise, è a letto: non vorresemo che, per mancamento<br />

alcuno o <strong>di</strong> danaro o <strong>di</strong> altra cosa, venisse a morire in tristicia ..., volimo ... trovi ducati<br />

venticinque ... et gli daghi...a ciò che se ne posse aiutare ali bisogni soy in questa<br />

infermità, et questo non manchi per cosa al mondo (9 settembre).<br />

A tali sentimenti fa violento contrasto l’or<strong>di</strong>ne dato al podestà <strong>di</strong> Soncino che tucti quilli<br />

sanno cazati fuora (per contagione) che ritornino poy verso la terra, siano non solo<br />

bastonati et cazati via, ma gli siano scaricato le balestre et tagliati ad pezi senza<br />

remissione, come se fussero inimici. Et in questo usa tale <strong>di</strong>lligentia che sentiamo exequiti<br />

questa nostra intenzione et voluntà (18 agosto).<br />

Comando esasperato dal <strong>di</strong>ffondersi della epidemia, per cui, già il 12 luglio, scriveva al<br />

luogotenente <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>: non è cosa qual al presente habiamo più a core come pensare quo<br />

modo potessimo fare che la pestilencia ... non damnezasse li nostri populi.<br />

Convinto <strong>di</strong> aver fatto il possibile per ostacolare il <strong>di</strong>ffondersi del contagio, impone (14<br />

agosto) al capitano del devetus <strong>di</strong> Milano <strong>di</strong> castigare qualcuno de quelli tali che sparlano<br />

et <strong>di</strong>cono che in lo facto della peste de Me<strong>di</strong>olano non gli havimo avuta quella cura che<br />

saria bisognata et che gli havia el signore passato.<br />

Che il pensiero della salute pubblica sia in lui predominante, ne è una riprova l’insistenza<br />

con cui sprona i membri del Consiglio segreto, in procinto <strong>di</strong> partire per la temporanea<br />

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