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Registro missive n. 5 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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1082<br />

COPIA DELLA LETERA SCRITTA DA GIACOMO FERRARIO AD ANTONIO PESCO NELLA QUALE GLI<br />

NARRA LE VICESSITUDINE A CUI FU SOTTOPOSTO DAL LUOGOTENENTE DI PESARO E DA GALTERI.<br />

VIETARONO A LUI E AI SUOI DI USCIRE DALLACITTÀ E ANZI GLI PORTARONO VIA CAVALLI E<br />

FRUMENTO TANTO CHE FU COSTRETTO A CHIEDERE IN PRESTITO UNA SOMA DI GRANO USCITO<br />

DALLA CITTÀ SI PORTÒ DAL DUCA DI URBINO A CUI NARRO CIÒ CHE GLI ERA TOCCATO E DOVE<br />

ASPETTÒ L’ARRIVO DELL’AMICO ANTONIO. MOTIVO PER CUI DECISE DI TORNARSENE A CASA<br />

SUARIFIUTANDOSI DI METTERSI AL SERVIZIO DIALTRI COMPRESO IL DUCA DI MILANO.<br />

Copia <strong>di</strong>rectiva Antonio de Pesco.<br />

1451 ottobre 23, Urbino.<br />

Io misser Iacomo te saluto. Adviso te come lo locotenente de Pesaro et ser Galterii haviano<br />

facto vetare ad le porte de Pesaro che non potesseno uscire li cavalli dela persona mia et<br />

da poi in capo de parechi dì farò fare uno comandamento che non potessero uscire li<br />

cavalli del omini d'arme et io andando ad lo locotenente ad domandare che volea <strong>di</strong>re<br />

questo novo comandamento, mi rispose che lo feva fare ad petitione de misser Ganteri et<br />

ser Ganteri me respondea che lo feva fare lo locotenente, perché volea che li conta<strong>di</strong>ni<br />

fosseno securati delo pane et del vino che ne haviano dato nel tempo passato mò non<br />

possendo fare altro allegando ch'io era homo del duca de Milano et che volessero lassare<br />

li cavalli dela persona mia in dela stalla, ma non ci fu rime<strong>di</strong>o nissuno vedendo questo<br />

fommo adosso ali cavalli miei la sera forono in acordo per vi cavalli et la matina venendo<br />

ser Galteri Solimono ala stalla delo singnore essendo mò intro la stalla ser Galteri me ne<br />

domandò un altro et io andando ad la bona fede neli <strong>di</strong>e<strong>di</strong> un altro; facto questo mandaro<br />

ale porte che potessero uscire li cavalli miei et deli homini d'arme et trasire da po’ in capo<br />

de tre o quattro hore feno fare uno comandamento contrario che non potesse uscire, siché<br />

ad omne hora ne feano cose nove et <strong>di</strong>chiarandome che non me dariano più da vivere et io<br />

andai ad madonna ad lamentarmi et la sua signoria mi rispose che li recresciva et che volia<br />

parlare ad lo locotenente et vedendomi male reparato mandai ad lo locotenente se mi ne<br />

volesse fare uscire li miei cariaggi quello poco che me è avanzato, et esso mi fe’ fare la<br />

licentia che potesse uscire fuora et gendo cercando per la terra chi mi volesse prestare una<br />

soma de grano o due per avere pane, perché io non ne havia, non sapea che mi fare.<br />

Venne uno amico mio et <strong>di</strong>cemi che ser Galteri stando in casa del signore <strong>di</strong>cia volermi<br />

tollere noia et lo liardello et barbotta che li parea bastasse quelli m'avia tolti per lo Dio<br />

beato, che cusì <strong>di</strong>ce che l'aviano consigliato li cipta<strong>di</strong>ni che li cavalli de prima 268v non<br />

erano sufficienti et se vedendo che ad ognora mi si facia novità nova et havea sospecto<br />

non mi fusse facto pegio, come desperato mercordì matino montai ad cavallo con tucti li<br />

miei et si me ne so venuto ad le ville <strong>di</strong> Orbino et contato ad lo signore conte de Orbino el<br />

facto como è passato et decto ad la sua signoria ch’io voglio stare ad ragione se lo signor<br />

duca me volesse far <strong>di</strong>re più una cosa che un’altra et per questo mi so fermato qui fino ala<br />

venuta tua, perché mia intentione è de andarmene ad casa mia e de non volere servire<br />

signore veruno d’Italia, salvo s’io non servisse la maestà del re de Raona, perché mi seria<br />

ioco sforzato et pertanto voglio me recoman<strong>di</strong> al signore illustre duca et contali lo facto mio<br />

come è passato et supplicare la signoria sua de gratia volermi donare questi cavalli de fare<br />

acordare lo signore Alexandro de questo grano et vino che ho hauto dali vassalli suoi, lo<br />

quale devito monta ducati 380 poco più o poco meno, et che la sua signoria non mi facia<br />

tornare con questo mancamento ad casa e per questo fateli manifesto lo facto mio come è<br />

passato. Voi sapete che è più de uno anno che so ad li servitii del duca de Milano et non<br />

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