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Registro missive n. 5 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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imperatore, vogliative intendere con lo nostro Consilio, perché loro supplirano ad quello<br />

che bisogni. Del facto de Petro da Cortona havimo bene inteso quello che ne haveti<br />

scripto, ve commen<strong>di</strong>amo et lo<strong>di</strong>amo della <strong>di</strong>ligentia et sollicitu<strong>di</strong>ne che gli haveti usata per<br />

trovare quelli homici<strong>di</strong>i. Noy scrivimo per lo incluso breve, sottoscripto de nostra propria<br />

mano, al conte Manfredo da Lando sopra questa materia tanto caldamente et strectamente<br />

como se fosse per salute et recuperacione de uno de nostri figlioli o fratelli, et in modo che<br />

siamo certi che retrovandose questi ribal<strong>di</strong> in lo suo terreno, tutti ve li consignarà in le<br />

mano, siché anchora vuy da parte vostra gli poreti scrivere como ve parerà, caricandolo et<br />

admonendolo più che facesti may niuno de cosa alchuna. Et vedati per lo amore et fede<br />

che ne portati tenere tutti quelli mo<strong>di</strong> et vie che parerano de havere costoro in le mano, et<br />

avuti, ne avisareti perché deliberamo de fare quella punicione che faressimo de chi ne<br />

havesse morto uno de nostri proprii figlioli o fratelli.<br />

Laude, xiiii augusti 1451.<br />

Iohannes.<br />

401<br />

FRANCESCO SFORZA INCOLPA GALEOTTO RATTO DI POCA SOLLECITUDINE E DILIGENZA NEL SUO<br />

UFFICIO: SE AVESSE DIMOSTRATO TALI QUALITÀ NON VI SAREBBERO FURTI E “DISHONESTATE”<br />

CHE AVVENGONO SENZA “PUNICIONE” E “CASTIGACIONE”. CERCHI DI PUNIRE COLORO CHE<br />

INCOLPANO IL DUCA DI NON AVER AVUTO CONTRO LA PESTE “QUELLA CURA CHE SARIA<br />

BISOGNATA ET CHE GLI HAVIA EL SIGNORE PASSATO.”<br />

92v Domino Galeotto Ratto.<br />

1451 agosto 14, Lo<strong>di</strong>.<br />

Havimo recevuta vostra lettera et inteso quanto ne scriveti delli facti de Me<strong>di</strong>olano et gli<br />

recor<strong>di</strong> et consegni che vuy ne dati. Dicimo, primo, che li ricor<strong>di</strong> vostri sono boni et gli<br />

havimo havuti molto cari. Quanto al facto de Me<strong>di</strong>olano, noy se maravigliamo che parlati in<br />

questo modo che fati, perché bastaria che Me<strong>di</strong>olano havesse lo campo intorno, siché,<br />

messer Galeotto, attendati a fare bene l’officio vostro, et cum megliore sollititu<strong>di</strong>ne et<br />

<strong>di</strong>ligentia, questo <strong>di</strong>cimo perché inten<strong>di</strong>mo per molte et varie vie che là se fano de molti<br />

damni et rencrescimenti, maxime in robbare case et fare molte altre deshonestate de dì et<br />

de nocte, che non se ne fa punicione né castigacione alchuna, che se la cosa passasse<br />

como doveria passare, questi damni et inconvenienti non sequiriano. Però quelli che fano<br />

simili excessi vedati havergli tutti in le mano et fargli quanto vole rasone et iusticia et tunc<br />

vedereti che molti inconvenienti cessarano, et facendo vuy cossì como doveti fare, fareti<br />

cosa che molto grata et accepta ne sarà, et del resto poy lassati el pensiero ad noy. Cossì<br />

anchora vedati de castigare qualchuno de quelli tali che sparlano et <strong>di</strong>cono che in lo facto<br />

della peste de Me<strong>di</strong>olano non gli havimo havuto quella cura che saria bisognata et che gli<br />

havia el signore passato, alla quale cosa noy havimo facto tutto quello che ne sia stato<br />

possibile, perché non andasse tanto inanze, et se provisione che gli habiamo facta, come<br />

ogniuno ha veduto, non gli è giovata, questo non è stato né è nostro defecto, perché non<br />

possimo combatere né contrastare cum chi pò più de noy.<br />

Data Laude, xiiii augusti 1451.<br />

Iohannes.<br />

402<br />

FRANCESCO SFORZA SCRIVE A PIETRO COTTA CHE GLI È PIACIUTO IL FATTO CHE INTENDE<br />

PORTARSI A MILANO PER ESSERE CON I SUOI COMPAGNI. L’AVVERTE CHE QUELLI, CHE GLI<br />

HANNO RIFERITO CHE IL DUCA INTENDE RITORNARE A MILANO, GLI HANNO DETTO UNA “BOSIA ET<br />

SONO TALI CHE VOGLIANO MONSTRARE DE SAPPERE DE FATTI NOSTRI QUELLO CHE NON<br />

SAPPIMO NOY.”<br />

1451 agosto 14, Lo<strong>di</strong>.<br />

180

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