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Registro missive n. 5 - Istituto Lombardo Accademia di Scienze e ...

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Havimo recevuto le vostre lettere, ale quale respondendo, et primo, quanto al<br />

salvoconducto l'havimo veduto et a noy pare bono et in valida forma, et cossì velo<br />

reman<strong>di</strong>amo. Alla parte de quelli debiati menare con vuy per compire el numero delli 50<br />

cavalli, noy lassimo el carico a vuy, et ad <strong>di</strong>cto messer Iacomazo a de menare che pare a<br />

vuy, et similiter ve lassamo el carico a vuy et al <strong>di</strong>cto messer Iacomacio de ellegere, per lo<br />

canto nostro, quello deba dare la sententia della battaglia. Alla parte del cavallo de<br />

Gabrielo, non è possibile che <strong>di</strong>cto cavallo se potesse havere in tempo, et cossì trovemo<br />

per lo parlare havimo facto al <strong>di</strong>cto Gabrielo, el quale è qui de presente, bem havimo<br />

mandato uno nostro trombetta per fargli dare el cavallo de Rugiero da Diano.<br />

Belzoyosii, xii octobris 1451.<br />

Cichus.<br />

a Segue ch depennato.<br />

913<br />

FRANCESCO SFORZA COMUNICA A GIOVANNI DA TOLENTINO DI ESSERE DISPIACIUTO CHE<br />

DONATO DA MILANO NON SIA ANDATO DA LUI. SCRIVA A DONATO E ALLORA VEDRÀ CHE SI<br />

PORTERÀ DA LUI. GIOVANNI DA UDINE GLI HA FATTO SAPERE DI AVER PRESO TRE UOMINI DI<br />

GIOVANNI CHE MENAVANO BIADE AL DI LÀ DELL’OGLIO E UNO DI LORO (FIORENTINO) L’HA<br />

CONFESSATO. AL DUCA NON GARBA PUNTO CHE GIOVANNI CERCHI DI DIFENDERE QUESTI TRE:<br />

LASCI PUNIRE “CHI HA FALLITO”.<br />

224r Domino Iohanni de Tolentino.<br />

1451 ottobre 12, Belgioioso.<br />

Havimo recevuto una vostra lettera de dì x del presente et inteso quello per essa ne<br />

scriveti delli facti de Donato da Me<strong>di</strong>olano, nostro famiglio, quale ha preso uno figliolo de<br />

Muradello da Robecho et uno figliolo del Rosso Pozagli da Barzanigha, quali non hanno<br />

errato né commesso mancamento, per quanto habiati havuto informacione, et li quali non<br />

ve ha voluto mandare né luy è voluto venire da vuy. Et de alchune cose più triste <strong>di</strong>ceti ha<br />

facto et cetera, restamo de tutto advisati et respondendo <strong>di</strong>cimo alla parte che <strong>di</strong>ceti che<br />

Donato habia preso questi duy quali sono incolpeveli, et che habia a facto anche cose più<br />

triste, che noy non possimo credere che Donato havesso preso questi essendo incolpeveli,<br />

como <strong>di</strong>ceti, né che habia facto cose più triste et cetera, sappendo luy la intencione et<br />

voluntà nostra circha queste froxacione de biade, tamem b poria essere ch'el ce<br />

inganasse, il che haverimo caro intendere da vuy chiaramente. Ben ne dole et recresse<br />

che Donato non sia voluto venire da vuy, como <strong>di</strong>ceti haverlo richiesto, ma gli scrivimo in<br />

modo per la alligata cognoscerà havimo havuto <strong>di</strong>spiacere che non sia voluto venire da<br />

vuy, et che scrivendoli vuy venerà subito, et dando securtà sufficiente li <strong>di</strong>cti figlioli de<br />

Muradello et del Rosso de stare ad rasone, li lassarà venire da vuy, salvo s'el fallo loro non<br />

fosse sì palese che non bisognasse decurtate. Siché poretili mandare la nostra lettera et<br />

scrivergli vegna da vuy, che verrà et con vuy intendervi circha questo facto. Ceterum siamo<br />

advisati da Iohanne da Udene, nostro famiglio, como luy à trovato et saputo chiaramente<br />

che tre homini d’arme delli vostri, chiamato l'uno Fiorentino, l'altro Matheo Pezo, lo terzo<br />

Pedro da Bressa, logiati ad Calvatone, fano merchancia de mandare biave dal canto dellà.<br />

I quali tri homini d’arme luy ha facto destenere et scrivere li loro beni, deli quali el<br />

Fiorentino ha confessato essere el vero che ha mandato et mandava biave dellà da Oglio,<br />

dela quale cosa poteti pensare quanto ve siamo obligati et tenuti che per li vostri, quali<br />

doveriano admonire 224v et castigare li altri, siano tenuti questi mo<strong>di</strong>. Et perché<br />

inten<strong>di</strong>mo che vuy cerchati scusare <strong>di</strong>cti homini d’arme con <strong>di</strong>re che li cavalli, arme et robe<br />

loro sono vostre, aciò non siano condempnati et cetera, ve <strong>di</strong>cimo et advisamo che noy<br />

deliberamo che ogniuno, sia chi se voglia, quale sia trovato in colpa sia punito segondo lo<br />

bando et or<strong>di</strong>ne et molto più li vostri che li altri, che sappeti bene <strong>di</strong>cti or<strong>di</strong>ni passareno per<br />

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