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I percorsi evolutivi delle famiglie - Edizioni Scientifiche Magi

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sposizione <strong>delle</strong> <strong>famiglie</strong>, sia per moderare i rischi ai quali esse<br />

possono essere esposte. Accanto ad essi certamente la scuola –<br />

per i bambini e i ragazzi – i luoghi di lavoro – per gli adulti – e il<br />

quartiere – per la famiglia nel suo insieme –, rappresentano i sistemi<br />

nei quali si svolge gran parte della vita quotidiana e si instaurano<br />

relazioni significative che possono assumere un ruolo<br />

significativo sia come fattori di rischio che di protezione.<br />

Gli interventi di sostegno alla genitorialità che verranno presentati<br />

nel testo hanno prevalentemente un carattere preventivo<br />

e vengono applicati in un contesto – il Centro per le Famiglie –<br />

che non ha e non deve avere un carattere sanitario, anche se l’obiettivo<br />

generale è quello di favorire la «salute» <strong>delle</strong> relazioni tra<br />

i genitori e i figli affinché gli adulti possano svolgere al meglio il<br />

loro ruolo di guida e sostegno <strong>delle</strong> generazioni più giovani. Ciò<br />

non toglie, come vedremo, che in alcuni casi in cui le <strong>famiglie</strong><br />

presentano sintomi di sofferenza profonda espressi dagli adulti o<br />

dai figli in specifiche fasi del ciclo vitale, tali interventi possono<br />

rappresentare anche un anello di una sorta di «catena terapeutica»<br />

e svolgere un ruolo fondamentale per deviare le traiettorie<br />

evolutive disfunzionali che porterebbero all’esplicitazione di patologie<br />

vere e proprie o alla loro cronicizzazione.<br />

Al fine di costruire una cornice coerente entro la quale collocare<br />

gli interventi di sostegno alla genitorialità che verranno<br />

presentati, possiamo distinguerli in:<br />

a. interventi di prevenzione primaria, volti a evitare che una data<br />

popolazione si confronti con fattori di rischio noti per i loro<br />

effetti dannosi per la popolazione in genere o per una specifica<br />

popolazione;<br />

b. interventi di prevenzione secondaria, volti a intervenire precocemente<br />

su quei processi disfunzionali, già in atto, che<br />

possono evolvere verso manifestazioni cliniche e<br />

c. interventi di prevenzione terziaria, volti a prevenire la cronicizzazione<br />

o a ridurre il danno in situazioni in cui le manifestazioni<br />

cliniche si sono già evidenziate. In questo caso<br />

l’intervento definito preventivo deve per forza prevedere l’in -<br />

terazione e la coordinazione con altri interventi che hanno<br />

l’obiettivo di curare la patologia.<br />

Ma qual è il fattore di rischio di cui ci stiamo occupando e per<br />

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