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L'intervista completa a Maria Belli - Spi-Cgil Emilia-Romagna

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fare le bambinaie. Accettarono, lo fecero più per me, dato che le conoscevo benissimo.<br />

Partimmo con queste due persone”.<br />

D - Tu spendevi la stima che avevano per te le persone per concretizzare in breve<br />

tempo i servizi che richiedevano un iter più lungo. Anche l’ esperienza assistenza anziani è<br />

stata positiva.<br />

R - “Adesso l’azienda Usl gestisce questo servizio al posto del Comune.<br />

L’esperienza ci portò a concludere che le case di riposo erano necessarie quando<br />

l’anziano era nella fase finale della vita, non più autosufficiente e non più gestibile in casa,<br />

in contrasto con l’opinione corrente per cui, l’anziano quando restava solo e non sapeva<br />

farsi da mangiare, doveva andare nella casa di riposo, dove ci stava male e per di più<br />

costava troppo”.<br />

D - Un servizio attivato sempre dalla giunta?… di cui facevi parte?<br />

R - “Sì! Cominciammo a fare anche i primi centri sociali come momento di<br />

aggregazione per anziani, perché capimmo che la solitudine portava depressione”.<br />

D - Anche in questo siete stati dei pionieri?<br />

R - “Infatti non c’erano esperienze precedenti a cui ispirarsi e noi inventammo questo<br />

grande momento di aggregazione e condivisione con la città. Andavamo a fare assemblee<br />

ero la figlia delle assemblee ne facevamo 4 / 5 alla settimana e lì discutevamo dei progetti.<br />

Sono una di quelle che hanno contribuito a far chiudere i manicomi. Incontrai, però,<br />

molte difficoltà. Negli anni ’80, a seguito della legge Basaglia, dovevamo portare a casa gli<br />

ammalati di Imola. Istituimmo due centri, di cui uno in corso Garibaldi.<br />

C’erano tante persone contrarie alla attivazione di un centro di quel tipo. Io spiegai che<br />

c’erano tutte le garanzie del caso, che avevamo gli operatori. La persona che mi deluse di<br />

più fu la madre di un partigiano, morto durante la lotta di liberazione, la quale portò la<br />

foto del figlio, la buttò sul tavolo e mi disse: signora <strong>Belli</strong> mio figlio è morto invano,<br />

perché lei tradisce i suoi ideali. Queste parole mi addolorarono moltissimo; la notte piansi”.<br />

legge?<br />

D - Chi doveva dare una mano, ancora non era culturalmente pronto per una tale<br />

R - “Era un progetto all’avanguardia! La malattia di mente era ancora un tabù per<br />

molti. Io conoscevo un’infermiera, da poco in pensione, le chiesi se per un periodo di<br />

tempo poteva andare a passare la notte gratis nell’appartamento di corso Garibaldi, dove<br />

erano ospitate sei persone malate mentali, per garantire una maggiore sicurezza con<br />

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