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L'intervista completa a Maria Belli - Spi-Cgil Emilia-Romagna

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ambino che, come minimo, per altri 10 abiterà vicino ad un altro della sua età; così si dà<br />

inizio ad una integrazione stabile. Per andare ad abitare nel centro storico occorre che le<br />

case siano sane e accoglienti, ubicate in vie in cui ci siano occasioni di incontro. Non sono<br />

problemi insormontabili! Per favorire i momenti di aggregazione basterebbe far diventare<br />

cortili piccola aree e viceversa, ma bisogna crederci veramente! Non si devono,<br />

soprattutto ghettizzare i bambini immigrati, ma agevolarne i rapporti con i bambini del<br />

luogo”.<br />

D - Sono d’accordo totalmente con te, anche perché i bambini sono meno prevenuti<br />

degli adulti.<br />

R - “Proprio così, i bambini in genere parlano con naturalezza dei loro compagni di<br />

classe stranieri”.<br />

D - E l’esperienza della tua battaglia contro le discoteche? Ricordo che ti chiamavano<br />

mamma rock.<br />

R - “La battaglia contro le discoteche fu una battaglia mia personale come mamma.<br />

Raccolse il consenso non solo delle altre mamme, ma anche dei babbi perché il problema<br />

non era solo mio. Il problema nacque quando le mie figlie frequentavano l’università, in un<br />

momento di rivendicazione di libertà e autonomia dalla famiglia.<br />

Io lavoravo dal lunedì al sabato; al sabato sera, invece di riposarmi e rilassarmi, stavo<br />

in ansia fino alle 3 / 4 di notte, perché le mie figlie, in macchina, andavano a ballare a<br />

Riccione, anche con la nebbia. L’aver fatto politica, mi rendeva consapevole che se noi ci<br />

organizzavamo potevamo cambiare alcune cose. Cominciai a protestare e a litigare. Ad un<br />

mio amico era morto il figlio finito in un fosso ad un km. da casa. Molto dispiaciuta, ma<br />

indignata presi una decisione improvvisa. Scrissi una petizione per una nuova<br />

regolamentazione degli orari di chiusura delle discoteche e la inviai al sindaco di Forlì, al<br />

prefetto, al questore. Feci delle fotocopie e le feci girare. In 3 / 4 giorni si raccolsero<br />

tremila firme. Decidemmo, io e una delegazione di mamme, di andare dal prefetto, che<br />

l’indomani trovandosi a Rimini riferì dell’incontro avuto con me e le mamme forlivesi. Il<br />

giorno dopo, con la mia foto, l’istanza delle mamme forlivesi venne riportata sul quotidiano<br />

locale. Nel giro di 20 / 25 giorni mi ritrovai con 90 mila firme raccolte e non solo a Forlì.<br />

Inizialmente il luogo delle riunioni era la mia sala da pranzo, perché volevo distinguere<br />

la mia funzione di mamma da quella pubblica; poi non ci stavamo più e chiesi il permesso<br />

di usare la sala della circoscrizione. In seguito andammo a Roma, dove al Parlamento c’era<br />

Nilde Iotti che conoscevo bene. La televisione cominciò a parlare del problema. Venivano<br />

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