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Il servizio di impollinazione - Il divulgatore

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<strong>Il</strong> <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong><br />

<strong>Il</strong> Divulgatore n° 3/2009 L’ALLEVAMENTO DELLE API<br />

Per molte ragioni l’ape mellifera rappresenta un ottimo strumento per<br />

ottenere l’<strong>impollinazione</strong> incrociata delle specie agrarie, purchè vengano<br />

osservati precisi criteri nell’epoca <strong>di</strong> introduzione degli alveari, nel loro<br />

carico per ettaro, nella loro ubicazione. In tutti i casi è d’obbligo il rispetto<br />

delle api e degli altri insetti pronubi, evitando l’impiego <strong>di</strong> fitofarmaci<br />

durante la fioritura.<br />

Mauro Pinzauti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

Matteo Giusti, Antonio Felicioli Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Fisiologiche, Università <strong>di</strong> Pisa<br />

CROP POLLINATION<br />

In many cases the honey bee (Apis mellifera) is very useful to obtain crop cross pollination; however, for<br />

successful pollination, specific criteria (choice of good bee hive locations, correct number of bee hives per<br />

hectare, proper period for bee hive placement) must be followed. In any case, both bees and pollinator insects<br />

must be respected avoi<strong>di</strong>ng the use of pesticides during blossoming. Furthermore, because of its morphological<br />

characteristics and behaviour, Apis mellifera is considered a very good environmental in<strong>di</strong>cator because it is able<br />

to detect pollutants, even in minimum amounts. Apis mellifera can be used as a bioin<strong>di</strong>cator in many cases: to<br />

detect the presence of ra<strong>di</strong>oactive material, as well as pesticides and heavy metals in rural and urban areas,<br />

respectively.<br />

L’<strong>impollinazione</strong> incrociata è, nel mondo vegetale, un fenomeno assai <strong>di</strong>ffuso e dalla natura stessa<br />

molto favorito (piante <strong>di</strong>oiche, asincronismo tra la maturazione degli organi maschili e femminili nello<br />

stesso fiore, forme <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> autoincompatibilità, androsterilità, ecc.). Ma anche dove l’autogamia<br />

(auto<strong>impollinazione</strong>) risulta possibile, il prodotto che ne deriva è quasi sempre qualitativamente più<br />

scadente <strong>di</strong> quello impollinato dall’insetto e spesso il fiore, attraverso richiami semiochimici si avvale<br />

anche dell’attività pronuba svolta dell’ape.<br />

Nell’ambito delle piante agrarie, almeno nel nostro Paese, i più comuni agenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del polline<br />

sono il vento (piante anemofile) e gli insetti (piante entomofile).Talora una netta <strong>di</strong>stinzione non esiste,<br />

anche se è da considerare che l’eterogamia prevede sempre il trasferimento del polline da un<br />

soggetto all’altro.<br />

Per contrastare la rarefazione dei pronubi<br />

Da tale complesso <strong>di</strong> ragioni emerge l’importanza della presenza <strong>di</strong> insetti pronubi al momento della<br />

fioritura. Per converso si assiste da tempo a una progressiva rarefazione <strong>di</strong> insetti pronubi selvatici e<br />

mortalità delle api allevate dall’uomo, fenomeno questo attribuibile a un complesso <strong>di</strong> ragioni, fra cui in<br />

primo luogo all’ambiente agrario: esso è la risultanza <strong>di</strong> una profonda trasformazione dell’ambiente<br />

naturale, tanto più profonda quanto più avanzate sono le tecniche colturali adottate; la monocoltura<br />

specializzata interessa sempre più vaste aree, ove ogni forma <strong>di</strong> vita vegetale, all’infuori della coltura<br />

desiderata, viene a essere eliminata rendendo impossibile la persistenza e quin<strong>di</strong> la vitalità <strong>di</strong> apiari<br />

stanziali.<br />

La rarefazione e la scomparsa dei pronubi naturali da un lato,la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> cultivar autosterili<br />

dall’altro,hanno dunque evidenziato la necessità <strong>di</strong> ricorrere essenzialmente all’ape mellifera per far<br />

fronte alle crescenti esigenze nel campo dell’<strong>impollinazione</strong> incrociata. Se l’ape è in qualche modo fino<br />

ad oggi sopravvissuta, nonostante le massicce per<strong>di</strong>te anche recentemente registrate, si deve al fatto<br />

che è un insetto allevato dall’uomo, <strong>di</strong> cui l’uomo (apicoltore) ha <strong>di</strong>retta conoscenza e che entro certi


limiti è indotto a proteggere. D’altro canto fra tutti gli insetti pronubi è senza dubbio il più efficiente per<br />

<strong>di</strong>verse ragioni:<br />

a) perchè vive in colonie numerose composte da migliaia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui;<br />

b) perché tali colonie sono facilmente trasportabili da un luogo all’altro;<br />

c) perchè le api bottinatrici rimangono a lungo fedeli a quel determinato tipo <strong>di</strong> fiore che iniziano a<br />

visitare (fedeltà fiorale quasi totale), da che consegue che il polline da esse passivamente<br />

trasportato non viene <strong>di</strong>sperso su fiori che non potrebbero recepirlo.<br />

Due modalità <strong>di</strong> utilizzo delle api<br />

La tecnica relativa al <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong> prevede il trasporto degli alveari sulla coltura della<br />

quale interessa favorire l’<strong>impollinazione</strong><br />

LA LEGGE TUTELA I PRONUBI<br />

Guido Gherman<strong>di</strong> - Agrites Scarl<br />

Coor<strong>di</strong>natore Servizi <strong>di</strong> Sviluppo Agricolo Provincia <strong>di</strong><br />

Bologna Per salvaguardare insetti tanto utili per l’agricoltura<br />

innanzitutto occorre limitare il più possibile l’impiego <strong>di</strong><br />

prodotti considerati tossici per le api (si veda a pag. 23) e<br />

comunque evitare <strong>di</strong> trattare con insettici<strong>di</strong> e acarici<strong>di</strong> nel<br />

periodo della fioritura, prescrizione che riguarda tutte le<br />

colture, siano esse arboree, erbacee, orticole o sementiere.<br />

L’intervento con i fungici<strong>di</strong> è possibile solo quando risulti<br />

assolutamente in<strong>di</strong>spensabile il loro utilizzo e in questo caso<br />

andrà eseguito evitando le ore <strong>di</strong> massimo volo delle api e<br />

rispettando il più possibile le postazioni degli alveari in<br />

campagna per non colpirli <strong>di</strong>rettamente con il trattamento.<br />

Alcuni prodotti insettici<strong>di</strong> inoltre riportano in etichetta il tempo<br />

che deve trascorrere fra il trattamento e la fioritura della<br />

coltura da trattare (ad esempio un prodotto molto noto e<br />

utilizzato in agricoltura nonché per piante ornamentali da<br />

giar<strong>di</strong>no, riporta in etichetta l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> 10 giorni <strong>di</strong><br />

anticipo rispetto alla fioritura). Anche nell’etichetta dei<br />

prodotti fungici<strong>di</strong> che risultino tossici per gli insetti utili<br />

vengono segnalati i rischi <strong>di</strong> nocività (“Tossico per gli insetti<br />

utili. Tossico per le api”), sottintendendo in questo modo che<br />

il prodotto non deve essere impiegato durante la fioritura<br />

della coltura.<br />

Un altro accorgimento importante riguarda le colture<br />

frutticole e viticole con terreno inerbito: se le essenze<br />

spontanee sono in fioritura, bisogna procedere allo sfalcio<br />

della vegetazione con un anticipo <strong>di</strong> almeno 48 ore rispetto<br />

al trattamento affinché i fiori appassiscano e non siano più<br />

oggetto <strong>di</strong> attrazione per le api. Lo sfalcio va eseguito al<br />

mattino presto o alla sera quando non sono ancora presenti<br />

le api, infatti effettuare tale operazione nelle ore centrali della<br />

giornata con i fiori aperti significherebbe eseguire un vero e<br />

proprio sterminio <strong>di</strong> api. <strong>Il</strong> trattamento deve inoltre essere<br />

effettuato in assenza <strong>di</strong> vento, per evitare fenomeni <strong>di</strong> deriva<br />

che potrebbero contaminare la zona circostante.<br />

A livello nazionale la Legge 24 <strong>di</strong>cembre 2004, n. 313<br />

"Disciplina dell'apicoltura" affida alle Regioni il compito <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare le limitazioni nell’uso <strong>di</strong> prodotti fitosanitari ed<br />

erbici<strong>di</strong> tossici per le api durante il periodo <strong>di</strong> fioritura. La<br />

Regione Emilia-Romagna è intervenuta attraverso il Decreto<br />

Regionale 4 marzo 1991 n. 130, nonché la Legge Regionale<br />

25 agosto 1988, n. 35, che all’art. 15, prescrive: “Al fine <strong>di</strong><br />

salvaguardare l' azione pronuba delle api sono vietati i<br />

trattamenti con insettici<strong>di</strong>, acarici<strong>di</strong> e con altri presi<strong>di</strong> sanitari<br />

o comunque tossici per le api, sulle colture ortofrutticole,<br />

viticole, sementiere, floricolee ornamentali, durante il periodo<br />

<strong>di</strong> fioritura, dalla schiusura dei petali alla caduta degli stessi”.<br />

incrociata. In altri Paesi tale <strong>servizio</strong> è entrato<br />

oramai nella normale pratica agricola, alla<br />

stregua della concimazione o della potatura; in<br />

Italia tale tecnica è purtroppo ancora non molto<br />

<strong>di</strong>ffusa e limitata nell’ambito <strong>di</strong> alcune regioni a<br />

vocazione frutticola (Trentino Alto A<strong>di</strong>ge,<br />

Piemonte, Veneto, Emilia Romagna,Toscana).<br />

<strong>Il</strong> <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong> effettuato me<strong>di</strong>ante<br />

le api può essere <strong>di</strong>retto o in<strong>di</strong>retto. È <strong>di</strong>retto<br />

quando le colonie <strong>di</strong> api sono poste in pieno<br />

campo, o in ambiente confinato, e nella loro<br />

visita ai fiori delle <strong>di</strong>verse cultivar presenti<br />

nell'appezzamento trasportano il polline là<br />

dove necessita, effettuando così<br />

l'<strong>impollinazione</strong> incrociata.<br />

È in<strong>di</strong>retto quando sul predellino <strong>di</strong> volo<br />

dell'arnia viene inserito un <strong>di</strong>spensatore <strong>di</strong><br />

polline per cui le api, passando attraverso il<br />

medesimo, trasportano un ben determinato<br />

polline vitale sull'apparato femminile del fiore<br />

che ci interessa fecondare. La corretta tecnica<br />

<strong>di</strong> raccolta del polline prevede la<br />

conservazione ottimale della sua vitalità<br />

richiedono attrezzature particolari e<br />

professionalità. È sempre da considerare che il<br />

polline <strong>di</strong>fferisce sotto l'aspetto chimico-fisico<br />

da specie a specie per cui è necessario<br />

seguire le in<strong>di</strong>cazioni dei tecnici che<br />

suggeriranno specie per specie, la giusta<br />

<strong>di</strong>luizione con le sostanze inerti. Appare<br />

opportuno inoltre "certificare" sempre la vitalità<br />

del polline in commercio in modo da garantirne<br />

l’elevata terminabilità (almeno al 90%).<br />

Le regole per una buona riuscita<br />

Per ottenere il risultato desiderato è<br />

necessaria una opportuna professionalità<br />

nell’organizzazione e gestione del <strong>servizio</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>impollinazione</strong> sul territorio.<br />

<strong>Il</strong> numero <strong>di</strong> alveari necessari per assicurare<br />

una buona allegagione varia a seconda della


coltura e della presenza <strong>di</strong> fioriture competitive.Un’esatta valutazione delle necessità potrà essere<br />

effettuata solo <strong>di</strong> volta in volta: <strong>di</strong> norma mai sotto i 5 alveari ad ettaro e in particolare per la<br />

frutticoltura riteniamo, alla luce delle nostre esperienze, che debbano essere impiegati da 5 a 10<br />

alveari/ha <strong>di</strong> frutteto in produzione. Ovviamente l'agricoltore dovrà, nel periodo della presenza degli<br />

alveari in azienda, astenersi da effettuare qualsiasi trattamento antiparassitario o erbicida.<br />

<strong>Il</strong> <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong> in pieno campo, a prescindere che si tratti <strong>di</strong> piante da frutto, oleaginose o<br />

foraggere, sortirà gli effetti desiderati solo se saranno osservate le seguenti norme.<br />

1. Valutazione del giusto carico <strong>di</strong> alveari a ettaro.<br />

Tale valutazione dovrà tenere conto <strong>di</strong> due aspetti.<br />

<strong>Il</strong> primo è rappresentato dalla forza delle colonie atte al <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong>. Con il termine<br />

"forza" si intende il numero <strong>di</strong> api adulte presenti nella singola colonia cui corrisponderà un adeguato<br />

numero <strong>di</strong> celle <strong>di</strong> covata nei <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> sviluppo. <strong>Il</strong> secondo riguarda la presenza <strong>di</strong> eventuali<br />

fioriture concomitanti sul territorio. Tali fioriture dovranno essere considerate in termini <strong>di</strong> competitività<br />

con la coltura da impollinare (secrezione nettarifera, concentrazione zuccherina del nettare secreto,<br />

qualità del polline prodotto, ecc.).<br />

2. Epoca <strong>di</strong> introduzione degli alveari nell'appezzamento.<br />

Tale epoca risulta <strong>di</strong>versa per le <strong>di</strong>verse specie vegetali; ad esempio nel melo il periodo migliore<br />

corrisponde a quando sono aperti il 20- 30% dei fiori, mentre nel susino cino-giapponese quando la<br />

fioritura è intorno al 90-100%. Nelle crucifere e nelle leguminose si possono trasportare le colonie <strong>di</strong><br />

api quando la fioritura è intorno al 10-15%: avremo in questo caso la certezza <strong>di</strong> una corretta<br />

<strong>impollinazione</strong> durante tutta la fioritura scalare. Nelle composite, e nel girasole in particolare, è<br />

sufficiente che siano in deiscenza i fiori <strong>di</strong> circa il 10% dei capolini.<br />

3. Distribuzione degli alveari nell'appezzamento.<br />

È senza dubbio preferibile <strong>di</strong>stribuire gli alveari in piccoli gruppi; in frutticoltura appare opportuno<br />

<strong>di</strong>sporli lungo i filari in quanto da nostre osservazioni sul kiwi è emerso che le api preferiscono<br />

bottinare lungo il filare e solo saltuariamente si spostano tra i filari.<br />

4. Corretta ubicazione nei confronti della luce.<br />

L'orientamento est-sud appare maggiormente idoneo a sfruttare il più possibile la luce <strong>di</strong>urna dall'alba<br />

al tramonto.<br />

5. Sfalciatura delle piante spontanee fiorite presenti nell'appezzamento della coltura da<br />

impollinare o nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze. Tali fioriture, sovente più attrattive (tarassaco, veronica,<br />

borragine, Lamium sp., ecc.), <strong>di</strong>straggono le api raccoglitrici dai fiori della coltura che interessa far<br />

produrre.<br />

6. Valutazione del numero <strong>di</strong> piante autosterili o intersterili presenti nell'appezzamento<br />

colturale.<br />

Tale numero deve essere correlato con la frequenza delle piante impollinatrici presenti<br />

nell'appezzamento. Ovviamente occorreranno più vettori <strong>di</strong> polline se le piante impollinatrici risultano<br />

maggiormente <strong>di</strong>stanziate. La raccolta <strong>di</strong> rametti fioriti <strong>di</strong> altre cultivar, appositamente <strong>di</strong>sposti in<br />

recipienti con acqua e appesi a debita <strong>di</strong>stanza tra le piante impollinatrici, torna sempre senza dubbio<br />

utile nell'<strong>impollinazione</strong> incrociata del frutteto, tenuto conto della <strong>di</strong>ffusa autoincompatibilità esistente<br />

normalmente tra le singole cultivar.<br />

7. Valutazione dell'entità e della <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> eventuali tendoni antigran<strong>di</strong>ne che <strong>di</strong>sturbano<br />

o quanto meno <strong>di</strong>sorientano le api nei loro voli.<br />

8. Valutazione delle <strong>di</strong>stanze e dello stato vegetativo delle piante da impollinare (concentrazione<br />

<strong>di</strong> fiori per ettaro) e accertamento dell'epoca <strong>di</strong> fioritura delle <strong>di</strong>verse cultivar.<br />

Impiego <strong>di</strong> altri Apoidei<br />

Certamente forti colonie <strong>di</strong> api rappresentano la massima garanzia per una corretta <strong>impollinazione</strong><br />

entomofila. Tuttavia per il <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong> è possibile utilizzare anche altri insetti pronubi che,<br />

per le loro specifiche peculiarità, ben si prestano a tale <strong>servizio</strong>. In particolare in ambiente protetto<br />

(tunnel, serra, ecc.), i bombi (Bombus terrestris) sono da tempo considerati idonei nell’<strong>impollinazione</strong><br />

del pomodoro o <strong>di</strong> frutti <strong>di</strong> bosco.Si tratta <strong>di</strong> insetti sociali che vivono in piccole colonie provviste <strong>di</strong>


nutritore zuccherino (i fiori <strong>di</strong> pomodoro non secernono nettare) e che non hanno, al contrario delle api<br />

mellifere, particolari esigenze <strong>di</strong> termoregolazione. Altri interessanti insetti da utilizzare<br />

nell’<strong>impollinazione</strong> guidata sono alcune specie <strong>di</strong> osmie (Osmia cornuta, O. rufa,O. coerulescens). Si<br />

tratta <strong>di</strong> api solitarie che ni<strong>di</strong>ficano in forma gregaria e che possono agevolmente essere impiegate<br />

proficuamente su <strong>di</strong>verse colture <strong>di</strong> serra o <strong>di</strong> pieno campo.<br />

Per favorire l’<strong>impollinazione</strong> del trifoglio, o meglio ancora dell’erba me<strong>di</strong>ca, possiamo all’occorrenza<br />

impiegare un altro Imenottero solitario, il Megachile rotundata che, una volta allevato, si rende<br />

<strong>di</strong>sponibile verso l’inizio dell’estate. Tale insetto, nell’attività <strong>di</strong> raccolta, pre<strong>di</strong>lige orientarsi sui fiori<br />

delle Leguminose da cui, oltre a raccoglie nettare e polline, preleva gli involucri (frammenti <strong>di</strong> foglia)<br />

dove depositare le uova.La metodologia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione degli insetti in farfallamento (bozzoli) e dei<br />

ni<strong>di</strong> nell’appezzamento dove è presente la coltura da impollinare è simile a quella prevista per Osmia<br />

spp.<br />

OSMIA, UN’EFFICIENTE APE SOLITARIA<br />

Piotr Medrzycki, Fabio Sgolastra, Serena Alessandrini - AGRISOS<br />

Già da tempo si conosce e si utilizza il <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong><br />

nei frutteti operato dalle api da miele, mentre ancora fino a<br />

qualche anno fa poco si sapeva in Italia dell’impiego <strong>di</strong> osmie.<br />

La specie Osmia cornutaè stata stu<strong>di</strong>ata approfon<strong>di</strong>tamente<br />

negli anni 1997-2001, nell’ambito del progetto finalizzato “AMA –<br />

Ape, Miele, Ambiente”, finanziato dal Mipaaf e coor<strong>di</strong>nato<br />

dall’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Apicoltura <strong>di</strong> Bologna. Sono stati<br />

stu<strong>di</strong>ati la biologia e il comportamento <strong>di</strong> questo importante<br />

apoideo solitario. Sono stati anche elaborati i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

applicazione per migliorare la sua efficienza come mezzo<br />

nell’<strong>impollinazione</strong> guidata delle colture fruttifere e da seme.<br />

Quest’ape solitaria offre numerosi vantaggi rispetto all’ape da<br />

miele grazie alle sue caratteristiche morfologiche e comportamentali: il suo breve ciclo vitale la obbliga a volare<br />

anche in con<strong>di</strong>zioni meteorologiche avverse e, avendo un ristretto raggio d’azione, essa concentra il proprio<br />

lavoro nel campo su cui viene rilasciata. Inoltre, presentando le setole collettrici posizionate nella parte ventrale<br />

dell’addome, riesce a trasportare molto più polline rispetto a quanto fanno altri pronubi e a farlo entrare in<br />

contatto con gli organi riproduttivi delle piante con più facilità. È stato ampiamente <strong>di</strong>mostrato che l’utilizzo <strong>di</strong><br />

osmie per l’<strong>impollinazione</strong> porta a un notevole aumento quantitativo della produzione e alla formazione <strong>di</strong> frutti<br />

esteticamente migliori e con caratteristiche organolettiche superiori alla me<strong>di</strong>a. In molti casi l’utilizzo delle osmie<br />

ha portato a raddoppiare la produzione o comunque a ottenere un buon raccolto in annate in cui le con<strong>di</strong>zioni<br />

meteorologiche non sono state ottimali. Inoltre è possibile utilizzarle per impollinare quelle specie sulle quali la<br />

comune ape da miele normalmente non da risultati apprezzabili (es. pero, colture precoci, colture in serra o<br />

tunnel).


QUANTO SONO TOSSICI QUESTI AGROFARMACI?<br />

Un progetto regionale ha valutato, in campo e in laboratorio, l’effetto <strong>di</strong> 49 agrofarmaci<br />

nei confronti delle api, consentendo <strong>di</strong> classificarli in base al grado <strong>di</strong> tossicità.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> lavoro del Dista dell’Università <strong>di</strong> Bologna e del Cra-Api, Unità <strong>di</strong> Ricerca <strong>di</strong> Apicoltura e<br />

Bachicoltura, ha valutato 49 prodotti commerciali (39 sostanze attive singole o in miscela) nell’ambito del<br />

progetto coor<strong>di</strong>nato dal Crpv dal titolo “Api e agrofarmaci” finanziato dalla Regione Emilia-Romagna.<br />

Valutate tossicità e pericolosità<br />

Nelle prove <strong>di</strong> laboratorio la tossicità <strong>di</strong> ogni<br />

prodotto verso le api adulte è stata valutata<br />

per ingestione e per contatto in<strong>di</strong>retto. Al fine<br />

<strong>di</strong> ottenere un dato veloce e pratico per i<br />

numerosi prodotti presenti sul mercato (in<br />

particolare quelli <strong>di</strong> recente immissione), si è<br />

scelto <strong>di</strong> saggiarli alla sola dose <strong>di</strong> campo<br />

in<strong>di</strong>cata per ogni formulazione.<br />

Nel caso questa fosse <strong>di</strong>versa per le varie<br />

colture, è stata considerata quella relativa al<br />

pero. In base alla percentuale <strong>di</strong> mortalità,<br />

corretta con la formula <strong>di</strong> Schneider-Orelli<br />

(rilevata alla 12a ora dall’inizio della prova), il<br />

prodotto è stato classificato come “non<br />

tossico” (


I prodotti commerciali saggiati in laboratorio<br />

(tabella a fianco) sono risultati “altamente<br />

tossici”, rispettivamente per ingestione e per<br />

contatto in<strong>di</strong>retto, nel 46,9% e nel 38,7% dei<br />

casi; “notevolmente tossici” nel 4% e nel<br />

6,1%; “moderatamente tossici” nell’8,1% e nel<br />

6,1%; “leggermente tossici” nel 26,5% e<br />

nell’8,1%; “non tossici” nel 14,2% e nel<br />

40,8%.Alcuni prodotti commerciali sono stati<br />

saggiati anche nelle sperimentazioni <strong>di</strong><br />

semicampo e <strong>di</strong> campo.<br />

Confidor, Mavrik, Polisenio, Rufast E-Flo e<br />

Teppeki sono stati classificati “non pericolosi”,<br />

contrariamente al Perfektion (a base <strong>di</strong><br />

Dimethoate 37,4%) risultato “pericoloso”.<br />

I meto<strong>di</strong> per valutare gli effetti degli<br />

agrofarmaci verso le api fino ad ora impiegati<br />

si basano fondamentalmente su fenomeni<br />

macroscopici come la mortalità e l’attività <strong>di</strong><br />

bottinamento. A questi basilari stu<strong>di</strong>, che<br />

forniscono importanti informazioni sull’azione<br />

degli agrofarmaci verso le api, bisognerà in<br />

futuro affiancare saggi <strong>di</strong> tipo<br />

comportamentale.<br />

Molti dei prodotti fitosanitari in commercio,<br />

infatti, possono influire negativamente<br />

sull’etologia, sull’orientamento o sul<br />

sofisticato processo <strong>di</strong> memorizzazione delle<br />

api determinando un lento ma inesorabile<br />

fatale processo <strong>di</strong> indebolimento dell’alveare.<br />

Inoltre considerando che la sensibilità verso<br />

lo stesso agro farmaco da parte <strong>di</strong> api prove<br />

nienti da zone <strong>di</strong>verse, o ad<strong>di</strong>rittura da<br />

famiglie <strong>di</strong>fferenti, può variare<br />

considerevolmente (come riportato da <strong>di</strong>versi<br />

lavori scientifici), sarebbe utile condurre le<br />

prove per l’autorizzazione all’immissione sul<br />

mercato dei prodotti fitosanitari in aree più<br />

limitate rispetto a quelle che l’attuale<br />

normativa prevede.<br />

A cura <strong>di</strong>: DiSTA - Università <strong>di</strong> Bologna e CRA-API (Clau<strong>di</strong>o Porrini, Anna Gloria Sabatini, Fabio Sgolastra,<br />

Bettina Maccagnani, Donato Tesoriero, Piotr Medrzycki, Francesca Venier,Mariangela Mencarelli, Teresa Renzi,<br />

Roberto Colombo, Mirella Capelli, Anna Rita Mattarrozzi).


UN POTENTE RILEVATORE ECOLOGICO<br />

Le caratteristiche morfologiche dell’ape nonché le sue abitu<strong>di</strong>ni comportamentali la<br />

rendono un ottimo in<strong>di</strong>catore ambientale, in grado <strong>di</strong> segnalare sostanze presenti in<br />

quantità infinitesimali. I campi <strong>di</strong> applicazione dell’insetto in qualià <strong>di</strong> bioin<strong>di</strong>catore<br />

sono assai vari: inquinamento da fitofarmaci in aree agricole o da metalli pesanti in<br />

zone urbane, contaminazione ra<strong>di</strong>oattiva, ecc.<br />

Clau<strong>di</strong>o Porrini<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA),<br />

area <strong>di</strong> Entomologia, Università <strong>di</strong> Bologna Le api sono degli ottimi in<strong>di</strong>catori biologici perché evidenziano il<br />

danno dell'ambiente in cui vivono, attraverso due tipi <strong>di</strong> segnali: me<strong>di</strong>ante l'alta mortalità nel caso della presenza<br />

<strong>di</strong> insettici<strong>di</strong> e attraverso i residui che si possono riscontrare nei loro corpi, o nei prodotti dell'alveare, nel caso <strong>di</strong><br />

agro farmaci poco tossici e <strong>di</strong> altri agenti inquinanti come i metalli pesanti e i ra<strong>di</strong>onucli<strong>di</strong>. Molte caratteristiche<br />

etologiche e morfologiche fanno dell'ape un buon rivelatore ecologico: è facile da allevare; è un organismo quasi<br />

ubiquitario; non ha gran<strong>di</strong> esigenze alimentari; ha il corpo coperto <strong>di</strong> peli che la rendono particolarmente adatta<br />

ad intercettare materiali e sostanze con cui entra in contatto; è altamente sensibile alla maggior parte dei<br />

prodotti antiparassitari (in particolare insettici<strong>di</strong>) che possono essere rilevati quando sono sparsi impropriamente<br />

nell’ambiente (per esempio durante la fioritura, in presenza <strong>di</strong> flora spontanea,in presenza <strong>di</strong> vento, ecc.); l’alto<br />

tasso <strong>di</strong> riproduzione e la durata della vita me<strong>di</strong>a, relativamente corta, induce una veloce e continua<br />

rigenerazione nell’alveare; ha un’alta mobilità e un ampio raggio <strong>di</strong> volo che permette <strong>di</strong> controllare una vasta<br />

zona; effettua numerosi prelievi giornalieri; perlustra tutti i settori ambientali (terreno, vegetazione, acqua, aria);<br />

ha la capacità <strong>di</strong> riportare in alveare materiali esterni <strong>di</strong> varia natura e <strong>di</strong> immagazzinarli secondo criteri<br />

controllabili; necessita <strong>di</strong> costi <strong>di</strong> gestione estremamente contenuti, specialmente in rapporto al grande numero<br />

<strong>di</strong> campionamenti effettuati.<br />

In<strong>di</strong>catore <strong>di</strong>retto e in<strong>di</strong>retto <strong>di</strong> agrofarmaci<br />

Come detto precedentemente, le api sono estremamente sensibili agli antiparassitari. <strong>Il</strong> numero <strong>di</strong> api morte<br />

davanti all'alveare è quin<strong>di</strong> una variabile molto importante da considerare nel valutare questi agenti inquinanti e<br />

varia secondo un certo numero <strong>di</strong> fattori: la tossicità del principio attivo usato, la presenza e l'estensione delle<br />

fioriture delle piante coltivate o spontanee, la presenza delle api nell’appezzamento, o nelle sue vicinanze,<br />

durante il trattamento chimico, i mezzi usati per la <strong>di</strong>stribuzione del prodotto, la presenza o meno <strong>di</strong> vento, ecc.<br />

Molte api <strong>di</strong>rettamente investite dall’insetticida in campo, mentre visitavano i fiori per raccogliere il nettare e il<br />

polline, moriranno in campo o durante il loro volo <strong>di</strong> ritorno,mentre altre api colpite soltanto marginalmente<br />

moriranno nell'alveare. In questo caso l'ape funge da in<strong>di</strong>catore “<strong>di</strong>retto”.<br />

Nel caso invece <strong>di</strong> prodotti che non sono particolarmente tossici, l'insetto funge da in<strong>di</strong>catore “in<strong>di</strong>retto”, cioè non<br />

sensibile ma esposto e fornirà le informazioni sotto forma <strong>di</strong> residui.<br />

Con questa strategia si rilevano il livello <strong>di</strong> mortalità delle api, i principi attivi responsabili, i perio<strong>di</strong> e le zone ad<br />

alto rischio, le colture trattate e gli errori degli agricoltori nella gestione fitoiatrica. È inoltre possibile valutare, con<br />

specifici in<strong>di</strong>ci, il grado <strong>di</strong> inquinamento ambientale. Alcune classi <strong>di</strong> agrofarmaci presenti sul mercato possono<br />

anche non provocare mortalità osservabili ma ugualmente causare spopolamenti <strong>di</strong> alveari o indurre nelle api<br />

comportamenti anomali o <strong>di</strong>sorientamento. Per questo motivo nel protocollo <strong>di</strong> monitoraggio <strong>di</strong> questi inquinanti,<br />

oltre al controllo della mortalità, è prevista anche una valutazione della “forza” e dello stato <strong>di</strong> salute della<br />

famiglia.<br />

La contaminazione da metalli pesanti<br />

Una delle caratteristiche fondamentali che <strong>di</strong>fferenziano i metalli pesanti da altri contaminanti come gli<br />

agrofarmaci, è il tipo <strong>di</strong> immissione nel territorio e il loro destino ambientale. I prodotti fitosanitari vengono <strong>di</strong>ffusi<br />

in maniera puntiforme, sia nel tempo che nello spazio e - a seconda del tipo <strong>di</strong> mole- cola chimica e della sua<br />

stabilità e affinità con l’organismo bersaglio e l’ambiente circostante - sono degradati dai <strong>di</strong>versi fattori ambientali<br />

in tempi più o meno lunghi. I metalli pesanti, invece, sono emessi in continuazione dalle varie fonti, naturali e<br />

antropiche e, non subendo degradazioni, vengono continuamente rimessi in “gioco” entrando nei cicli fisicobiologici.<br />

I metalli pesanti possono essere captati dalle api nell’atmosfera tramite il loro corpo peloso e portati<br />

nell’alveare insieme al polline, oppure assunti suggendo il nettare dei fiori, l’acqua <strong>di</strong> pozzanghere, fossi, fontane<br />

e ruscelli o insieme alla melata degli afi<strong>di</strong>. Le variabili da considerare nell’utilizzo delle api, o dei prodotti


dell’alveare, in tal senso sono parecchie, come ad esempio gli eventi meteorologici, la stagionalità e l’origine<br />

botanica del miele.<br />

In una nostra ricerca finalizzata a stu<strong>di</strong>are la captazione dei metalli pesanti da parte delle api, sono stati<br />

analizzati 178 campioni <strong>di</strong> api bottinatrici provenienti da zone urbane, industriali e naturali. Le api, per<br />

determinare il quantitativo <strong>di</strong> inquinanti presenti all’interno e all’esterno del loro corpo, sono state prima “lavate”<br />

e poi “<strong>di</strong>sgregate”. <strong>Il</strong> piombo è risultato presente in quantità più elevate nel <strong>di</strong>sgregato rispetto al lavato nelle<br />

zone urbane e industriali mentre in quella naturale il rapporto si invertiva. In quest’ultima zona anche il nichel e il<br />

cromo erano maggiormente presenti nel lavato. Si può quin<strong>di</strong> desumere che la maggior contaminazione delle<br />

aree urbane e industriali favorisce l’ingestione e – almeno per il piombo - l’accumulo degli inquinanti nel corpo<br />

delle api rispetto all’area naturale.<br />

Rilevati anche i ra<strong>di</strong>oisotopi<br />

<strong>Il</strong> controllo della contaminazione ra<strong>di</strong>oattiva in Italia è iniziato nelle aree circostanti le centrali nucleari <strong>di</strong> Trino<br />

Vercellese e <strong>di</strong> Caorso <strong>di</strong>versi anni prima dell’incidente <strong>di</strong> Chernobyl. Le misure ra<strong>di</strong>ometriche sui reperti apistici<br />

prelevati non hanno mai registrato alcun residuo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>onucli<strong>di</strong>. Ma è stata l’emergenza <strong>di</strong> Chernobyl (aprilemaggio<br />

1986) a fornire la prova inequivocabile <strong>di</strong> come l’ape possa funzionare egregiamente anche per il<br />

rilevamento dei ra<strong>di</strong>oisotopi attraverso le analisi svolte su numerosi campioni <strong>di</strong> miele, cera, api e polline<br />

provenienti da tutta Italia.<br />

Ancora, nel maggio 1998 nei campioni <strong>di</strong> api prelevati dalle stazioni <strong>di</strong> monitoraggio ambientale <strong>di</strong>slocate nella<br />

provincia <strong>di</strong> Bologna, abbiamo rilevato la presenza anomala <strong>di</strong> Cesio 137. Questo ra<strong>di</strong>onuclide artificiale, usato<br />

in varie applicazioni ad uso civile, è uno dei principali prodotti ra<strong>di</strong>oattivi delle reazioni <strong>di</strong> fissione che avvengono<br />

nei reattori nucleari. Si è potuto escludere che la ra<strong>di</strong>oattività anomala riscontrata provenisse da impianti<br />

nucleari in attività in quanto il Cs- 137 non era accompagnato dagli altri ra<strong>di</strong>onucli<strong>di</strong> che normalmente vengono<br />

prodotti durante la fissione. L’evento è stato invece messo in relazione con un incidente accaduto verso la fine <strong>di</strong><br />

marzo del 1998 in una acciaieria <strong>di</strong> Algeciras nella Spagna meri<strong>di</strong>onale, con emissione <strong>di</strong> Cs-137 proveniente da<br />

una sorgente ra<strong>di</strong>oattiva <strong>di</strong>smessa e finita in fonderia. I livelli <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oattività erano inferiori alla soglia minima <strong>di</strong><br />

attenzione, ma la matrice api ne ha prontamente evidenziato la presenza seppure minima nell’ambiente.<br />

L’in<strong>di</strong>viduazione precoce del colpo <strong>di</strong> fuoco<br />

Erwinia amylovora è l’agente causale del colpo <strong>di</strong> fuoco, la più <strong>di</strong>struttiva malattia batterica delle Rosacee, in<br />

particolare per pero, melo e ornamentali. Nella regione Emilia-Romagna la malattia è stata segnalata per la<br />

prima volta nel 1994. L’ape può esserne un potenziale vettore e quin<strong>di</strong> gli spostamenti degli alveari per la<br />

produzione <strong>di</strong> miele e per il <strong>servizio</strong> <strong>di</strong> <strong>impollinazione</strong> sono stati conseguentemente limitati dalla legge. Tuttavia è<br />

stato <strong>di</strong>mostrato che le api possono essere proficuamente utilizzate per il controllo della presenza del batterio<br />

nell’ambiente.<br />

A questo scopo sono state installate <strong>di</strong>verse stazioni, costituite ognuna da tre alveari, in aree infette, ai bor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

queste e nelle zone non contaminate. In queste stazioni a cadenza settimanale veniva raccolto il polline per<br />

essere successivamente esaminato in laboratorio al fine <strong>di</strong> identificare la presenza del batterio e, tramite le<br />

analisi palinologiche, per identificare le specie botaniche visitate dalle api.<br />

La determinazione del batterio nelle matrici apistiche è basata sul metodo immunoenzimaticachemiluminescente<br />

dei prodotti della Pcr- Elisa.Almeno un campione <strong>di</strong> polline proveniente da ognuna delle<br />

stazioni situate nelle aree infette è risultato positivo. È risultato positivo, inoltre, un campione <strong>di</strong> polline prelevato<br />

in una stazione <strong>di</strong> una zona definita non contaminata,ma posizionata ai bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> un’area infetta. Alcuni mesi più<br />

tar<strong>di</strong> nella stessa area è stata segnalata la presenza del batterio. Quin<strong>di</strong> il polline può essere considerato una<br />

buona matrice <strong>di</strong> facile impiego per il monitoraggio del microrganismo, in particolare nelle aree <strong>di</strong> espansione<br />

della malattia. In effetti negli anni successivi (1999-2002),in seguito a questi incoraggianti risultati, è stata<br />

progettata un’indagine per il rilevamento precoce del colpo <strong>di</strong> fuoco tramite l'utilizzo delle api. Diverse stazioni<br />

sono state <strong>di</strong>sposte lungo una linea perpen<strong>di</strong>colare al fronte <strong>di</strong> espansione sud-est dell'epidemia nella provincia<br />

<strong>di</strong> Forlì-Cesena, con la prima stazione vicina all'ultimo focolaio accertato e l'ultima a circa 28 km <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza<br />

verso le zone non ancora interessate dalla malattia. In questo modo sono stati identificati nuovi casi <strong>di</strong> colpo <strong>di</strong><br />

fuoco prima dell’in<strong>di</strong>viduazione delle squadre <strong>di</strong> controllo.<br />

Esplosivi: appren<strong>di</strong>mento olfattivo e con<strong>di</strong>zionamento<br />

<strong>Il</strong> motivo per cui le api sono considerate ottime can<strong>di</strong>date all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> sostanze esplosive, risiede nel<br />

fatto che presentano un’elevata capacità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento degli odori. Per la stragrande maggioranza delle<br />

molecole all’ape basta una sola esposizione perché possa fissarne nella memoria l’odore. <strong>Il</strong> processo <strong>di</strong><br />

appren<strong>di</strong>mento associativo degli odori nelle api è una componente essenziale del comportamento <strong>di</strong><br />

bottinamento. Ovviamente le molecole più facilmente riconosciute dalle api sono quelle dei profumi dei fiori e


quin<strong>di</strong> associabili a una ricompensa in nettare o polline.Tuttavia esse possono essere indotte a collegare alla<br />

ricompensa pressoché qualunque odore, anche quelli solitamenterepellenti<br />

Quando un’ape atterra su un fiore, la percezione del profumo (stimolo odoroso con<strong>di</strong>zionante), attraverso le<br />

antenne, e del nettare, tramite recettori sulle zampe e sulle parti boccali, innesca l’automatica estensione della<br />

ligula e il prelievo del nettare (ricompensa). Si crea quin<strong>di</strong> una associazione tra la percezione degli stimoli<br />

odorosi <strong>di</strong>ffusi in concomitanza all’ottenimento della ricompensa e l’automatica estensione della ligula.<br />

Riproducendo questa sequenza in laboratorio utilizzando api opportunamente con<strong>di</strong>zionate e immobilizzate, è<br />

possibile utilizzare il riflesso <strong>di</strong> estensione della ligula (PER - Proboscis Extension Reflex) per rilevare la<br />

presenza <strong>di</strong> sostanze esplosive in ambienti chiusi come aeroporti e stazioni ferroviarie. A questo scopo sono<br />

stati messi a punto dei kit in cui le api sono collocate in modo che l’estensione della ligula interrompe un raggio<br />

laser e comunica al computer l’avvenuta percezione della sostanza ricercata. Più complicata ma possibile è la<br />

ricerca <strong>di</strong> sostanze esplosive in ambienti aperti (per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> campi minati nelle aree a rischio), perché<br />

le api, con<strong>di</strong>zionate a ricercare un “nettare” che contenga la stessa sostanza, devono essere seguite con un<br />

miniradar.<br />

LA DURA VITA DELL’ALVEARE<br />

Le api, insetti laboriosi per antonomasia, appartenenti alla famiglia degli Apidae, sottofamiglia Apinae e tribù degli Apini,<br />

vivono in colonie <strong>di</strong> circa 35.000-50.000 in<strong>di</strong>vidui. La regina, la superfemmina dell’alveare, ha il compito principale <strong>di</strong> deporre<br />

le uova (circa 2.000 al giorno) e <strong>di</strong> garantire la coesione della famiglia emettendo il cosiddetto “feromone o sostanza reale”.<br />

Questo feromone svolge funzioni multiple e fondamentali all’interno dell’alveare. Oltre a tener unita colonia, è anche un<br />

potente attrattivo sessuale per i fuchi ed ha un’azione inibente verso gli ovari delle api operaie e verso il loro istinto costruire<br />

celle reali per l’allevamento <strong>di</strong> altre regine. I fuchi, gli in<strong>di</strong>vidui maschi dell’alveare, sono solo qualche migliaio e hanno il<br />

compito <strong>di</strong> accoppiarsi con le nuove regine. altre femmine dell’alveare sono le operaie, che costituiscono la casta più<br />

numerosa e quella che svolge la gran parte dei compiti <strong>di</strong> questa società. Infatti in successione, a seconda dell’età, esse si<br />

occupano <strong>di</strong> tener pulite le celle dove la regina depone le uova e dove vengono immagazzinate le scorte, dopo<strong>di</strong>ché si<br />

de<strong>di</strong>cano all’alimentazione delle larve. Quando le loro ghiandole della cera si sono completamente sviluppate, iniziano a<br />

costruire i favi <strong>di</strong> forma esagonale. questo punto, prima <strong>di</strong> intraprendere l’attività <strong>di</strong> foraggiamento all’esterno dall’alveare per<br />

raccogliere le <strong>di</strong>verse sostanze, in particolare nettare e polline, necessarie al sostentamento della famiglia, le operaie<br />

assumono il ruolo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>ane dell’alveare respingendo gli intrusi (vespe, lepidotteri, piccoli mammiferi, ecc.) e controllando<br />

il via delle bottinatrici. Le api operaie espletano molte altre mansioni all’interno dell’alveare, come la termoregolazione<br />

(ventilando e portando acqua per abbassare la temperatura in estate, oppure radunandosi glomere per innalzarla in inverno)<br />

e la pulizia dell’alveare, normalmente attuata dalle api spazzine che rimuovono le compagne morte e i residui <strong>di</strong> cera dal<br />

fondo dell’alveare. Le bottinatrici, che sono circa un quarto dell’intera popolazione, sono deputate a reperire all'esterno tutto<br />

ciò <strong>di</strong> cui la famiglia ha bisogno per potersi sviluppare. tale scopo ciascuna <strong>di</strong> esse ogni giorno compie in me<strong>di</strong>a una decina<br />

<strong>di</strong> viaggi per prelevare nettare, polline, melata, acqua e propoli in un'area <strong>di</strong> circa 7 km2.

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