Giovanna Patrignani - Soroptimist International Club di Fano
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duchessa sua consorte (una Pallavicini) e i 5 figli: 3 principesse e 2 principi: furono fatti molti balli<br />
alla francese, minuetti e altri, “con applauso <strong>di</strong> tutti gli astanti che in gran numero erano accorsi<br />
spettatori <strong>di</strong> sì nobile trattenimento”.<br />
Alcuni nobili fanesi hanno legato il proprio nome a testi letterari tipici dello stile barocco, oramai<br />
<strong>di</strong>menticati, ma letti e apprezzati al loro apparire: Vincenzo Nolfi, Pietro Negusanti, Camillo<br />
Boccacci nel 1672 creato aulico familiare e barone del Sacro Romano Impero dall‟imperatore<br />
Leopoldo II d‟Austria, mentre la regina Cristina <strong>di</strong> Svezia lo fece suo gentiluomo <strong>di</strong> Camera, i conti<br />
Pompeo e Giulio <strong>di</strong> Montevecchio, il cavalier Pietro Paolo Carrara, Ludovico Gabuccini barone del<br />
Sacro Romano Impero, Bernar<strong>di</strong>no Borgarucci, ecc.<br />
Per quanto riguarda le vacanze in villa, pare proprio che i nobili fanesi non seguissero o non<br />
potessero seguire le signorili abitu<strong>di</strong>ni del villeggiare in uso soprattutto nel Veneto, in Toscana, in<br />
Lombar<strong>di</strong>a. Il soggiorno in campagna è lodato dal Nolfi perché consente sollievo fisico e favorisce<br />
“la clara quiete del cuore”, ma l‟argomento è liquidato in poche righe: “perchè poco il villeggiare<br />
qui da noi si costuma, forse perché in quella stagione la città, posta sulla riva del mare,<br />
signoreggiata quasi sempre da venti freschi e soavi, è stanza più opportuna che non è la campagna<br />
troppo percossa dal sole, o vero perché pochi sono che in villa le necessarie como<strong>di</strong>tà al go<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> lei stiano provisti”.<br />
Infatti la campagna fanese è rimasta sempre povera <strong>di</strong> ville patrizie: unica vera eccezione è stata la<br />
villa <strong>di</strong> San Martino dei Negusanti e poi dei Marcolini a Saltara. Era stato Adriano Negusanti junior<br />
figlio <strong>di</strong> Pietro, che come il padre ebbe il titolo <strong>di</strong> conte della Cerbara, a ricostruire nel 1625 l‟antica<br />
residenza familiare <strong>di</strong> campagna fra Saltara e Cartoceto, nota già da allora come Villa San Martino<br />
e più tar<strong>di</strong>, dopo che nel 1712 fu acquistata dai Marcolini, anche come Villa del Balì.<br />
Sulle colline vicine alla città si incontravano le ville dei Castracane e dei Borgogelli-Avveduti; a<br />
Sant‟Andrea in Villis padre Federici costruì il “Casino delle delizie”, villa molto alberata e con<br />
serre: vi era annesso un molino da olio.<br />
16 anni dopo l‟ultima ristampa della Ginipe<strong>di</strong>a (1689), nel 1705 circolava a <strong>Fano</strong>, sullo stesso tema<br />
degli “avvertimenti” alle nobildonne, uno Specchio proposto alle dame, estratto dal volume del<br />
gesuita Fulvio Fontana, Il padre e la madre <strong>di</strong> famiglia istruiti. Vi trova spazio e rimprovero anche<br />
la dama giocatrice e viziosa e vi è già delineata la figura del cavalier servente o cicisbeo, segno del<br />
mutare dei tempi e delle mode: al barocco è ormai già subentrato il Settecento.<br />
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