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Giovanna Patrignani - Soroptimist International Club di Fano

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così facilmente intaccabile dallo scalpello, ci fossero <strong>di</strong>fficoltà d‟altro genere ad ottenere per i<br />

privati pietra viva del Furlo, le cui cave erano nel cuore del territorio dei duchi d‟Urbino, verso cui<br />

la nobiltà fanese fu sempre ostile, con un esasperato atteggiamento <strong>di</strong> fiera e agguerrita<br />

in<strong>di</strong>pendenza.<br />

In pietra arenaria è anche Palazzo Martinozzi in via Nolfi - oggi sede <strong>di</strong> appartamenti ed uffici -<br />

dalla nobile e sobria linea rinascimentale, fatto e<strong>di</strong>ficare nel 1564 dal conte Francesco, un tempo<br />

splen<strong>di</strong>do monumento della passata opulenza dei conti Martinozzi, segnalatasi fin dal sec. XIV per<br />

aver dato alla città <strong>di</strong>plomatici, amministratori, abati ed ormai estinta, ma ricordata ancora<br />

dall‟iscrizione collocata sulla severa e monumentale facciata: “Questo palazzo/ fu costruito nel<br />

MDLXIV dalla famiglia comitale fanese/ dei Martinozzi/ che alla corona modenese/ <strong>di</strong>ede Laura/<br />

madre/ <strong>di</strong> Maria Beatrice/ regina Stuarda d‟Inghilterra”.<br />

Infatti il conte fanese Gerolamo Martinozzi - ” la casa del quale era frequentata dalla più scelta<br />

nobiltà”, scrive Borgarucci – fu padre <strong>di</strong> una duchessa <strong>di</strong> Modena e nonno <strong>di</strong> una regina<br />

d‟Inghilterra. Nel 1634 aveva sposato in seconde nozze la romana Margherita, una delle due sorelle<br />

del celebre car<strong>di</strong>nale Giulio Mazarino, primo ministro del re <strong>di</strong> Francia Luigi XIV, il Re Sole. Dal<br />

matrimonio nacquero due figlie: Anna Maria che nel 1654 sposò Armand de Bourbon principe <strong>di</strong><br />

Conty del sangue reale <strong>di</strong> Francia e Laura, il cui matrimonio con il futuro duca <strong>di</strong> Modena e <strong>di</strong><br />

Reggio, Alfonso IV d‟Este, allora principe ere<strong>di</strong>tario, fu promosso dal potente zio, ministro del<br />

do<strong>di</strong>cenne Luigi XIV. Le nozze furono celebrate il 27 maggio 1655 con grande sfarzo nella cappella<br />

<strong>di</strong> Compiègne alla presenza <strong>di</strong> Luigi XIV. Nel 1683 i Martinozzi ebbero il titolo comitale dal duca<br />

<strong>di</strong> Modena. Nel 1673 la figlia Maria Beatrice Eleonora sposò Giacomo Stuart duca <strong>di</strong> York,<br />

incoronato re d‟Inghilterra nel 1685 nell‟abbazia <strong>di</strong> Westminster. Beatrice rimase regina<br />

d‟Inghilterra per soli 4 anni fino al 1688, quando il marito Giacomo II fu deposto, travolto dagli<br />

avvenimenti che portarono sul trono Guglielmo III d‟Orange. Gli Stuart dovettero abbandonare<br />

l‟Inghilterra: per la loro <strong>di</strong>nastia fu la fine.<br />

Il figlio <strong>di</strong> Maria Beatrice, Giacomo Edoardo, il re senza trono che visse esule in Francia e in Italia,<br />

venne a <strong>Fano</strong> nel 1718 per conoscere i conti Martinozzi fanesi.<br />

La zia <strong>di</strong> Laura, sorella <strong>di</strong> suo padre Gerolamo, Violante Martinozzi, aveva sposato nel 1638 un<br />

pesarese, Federico Mamiani, XII conte <strong>di</strong> Sant‟Angelo in Zizzola.<br />

A metà Settecento circa sorge a <strong>Fano</strong> un palazzo regale, quello dei Montevecchio poi Sala<strong>di</strong>ni-Ferri,<br />

in via Nolfi, oggi sede <strong>di</strong> appartamenti e associazioni - certo il più vasto e imponente fra gli antichi<br />

palazzi patrizi <strong>di</strong> cui <strong>Fano</strong> è particolarmente ricca, con grande portale barocco in pietra - e<strong>di</strong>ficato<br />

per volere del conte Giulio <strong>di</strong> Montevecchio. I conti <strong>di</strong> Montevecchio, <strong>di</strong>retti <strong>di</strong>scendenti da uno dei<br />

3 rami principali dei conti Gabrielli <strong>di</strong> Gubbio esistenti ai tempi <strong>di</strong> Dante, sono gli unici tra i nobili<br />

fanesi ad essere titolati <strong>di</strong> un feudo: quello <strong>di</strong> Montevecchio nel territorio <strong>di</strong> Pergola, Miralbello,<br />

Monteporzio, poi duchi <strong>di</strong> Ferentillo, baroni <strong>di</strong> Viterbo e S. Michele, ecc.<br />

Nel Seicento a <strong>Fano</strong> (come anche nelle altre città) le strade prendevano nome dalle chiese, dai<br />

conventi, dagli e<strong>di</strong>fici o dai monumenti <strong>di</strong> qualche rilevanza, ma soprattutto dalle famiglie patrizie<br />

fanesi, ormai quasi tutte estinte, che in esse hanno e<strong>di</strong>ficato le loro <strong>di</strong>more nobiliari, dando origine<br />

ad un‟antica toponomastica nobiliare che si è ancora quasi totalmente conservata (per es. vicolo<br />

Alavolini, piazza Amiani, via Palazzi-Gisberti, via Montevecchio, via Giorgi, via de‟ Cuppis, de‟<br />

Tonsis, de‟ Pili, via Castracane, Montevecchio, Rinalducci, via Nolfi, ecc.).<br />

Nel centro storico, nelle vie dell‟antica toponomastica nobiliare sono ancora rimasti oltre una<br />

ventina <strong>di</strong> palazzi, pur ristrutturati e con <strong>di</strong>verse destinazioni d‟uso.<br />

Molte delle famiglie nobili fanesi (Avveduti, Borgarucci, Carrara, Castracane, De Cuppis,<br />

Forestieri, Gabrielli, Hercolani, Martinozzi, Montevecchio, Nolfi, Petrucci, Uffreducci, ecc.). si<br />

erano fatte e<strong>di</strong>ficare le loro <strong>di</strong>more patrizie sulla strada principale della città, l‟attuale via Nolfi,<br />

denominata nel Seicento semplicemente “strada o via maestra”, perché era la strada più importante,<br />

proprio per il gran numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>more patrizie che vi si prospettavano.<br />

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