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Giovanna Patrignani - Soroptimist International Club di Fano

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<strong>di</strong>stintivi dell‟aristocrazia europea dalla sua genesi – che va collocata nei secoli compresi fra l‟età<br />

carolingia e le crociate – e per tutti i secoli successivi, fino al declino nell‟Ottocento.<br />

Nobiltà ed esercizio <strong>di</strong> poteri pubblici sono dunque considerati inseparabili. Osservava Blaise<br />

Pascal (1623-62): “A <strong>di</strong>ciotto anni un nobile copre posti che altri occupano a cinquanta: sono<br />

trent‟anni guadagnati” (Pensées, 322).<br />

Già prima della fine dell‟antico regime (1797) esistevano nella Marca 22 città <strong>di</strong>rettamente soggette<br />

alla Santa Sede, nelle quali il potere centrale era rappresentato da un governatore prelato. 10 erano<br />

città ab antiquo, classificate come tali dal car<strong>di</strong>nale Albornoz nel 1357: tutte potevano vantare la<br />

cattedra vescovile e quasi tutte esercitavano il dominio su numerosi castelli: Ancona, Fermo,<br />

Camerino, Ascoli, Jesi, Recanati, Macerata, Fabriano, San Severino e <strong>Fano</strong>. Di queste 22 città, 16<br />

presentavano una separazione <strong>di</strong> ceto risalente <strong>di</strong> fatto ai sec. XV-XVI o talora anche più remota,<br />

come attesta il censimento effettuato nel 1776 dall‟Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Malta, che annovera queste città fra<br />

quelle la cui aristocrazia poteva provare la nobiltà bicentenaria richiesta per l‟ammissione<br />

all‟Or<strong>di</strong>ne, i cosiddetti gentiluomini <strong>di</strong> nome e d‟arme.<br />

Tale ratifica <strong>di</strong> separazione <strong>di</strong> ceto risaliva per <strong>Fano</strong> al 1489.<br />

Fra „5 e‟700 alcune professioni e cariche sono considerate qualifiche in qualche misura nobilitanti,<br />

costituendo le vie dell‟ascesa e i coefficienti <strong>di</strong> promozione sociale dei vari casati verso la nobiltà<br />

civica: la feudalità, il dottorato (le 4 università della Marca - Urbino, Fermo, Macerata, Camerino -<br />

sfornarono per secoli dottori in utroque), la pratica del <strong>di</strong>ritto, il notariato, le funzioni<br />

cancelleresche nei comuni e negli uffici dell‟amministrazione della giustizia, le cariche <strong>di</strong> corte e <strong>di</strong><br />

curia, la burocrazia dei funzionari, l‟esercizio della me<strong>di</strong>cina (con incarichi a corte o presso le<br />

università), la carriera ecclesiastica, la carriera militare, - accompagnati da un solido retroterra<br />

costituito dalla grossa proprietà fon<strong>di</strong>aria - hanno costituito il veicolo per l‟inserimento nei patriziati<br />

locali.<br />

Caratteristica dei sec. XVI-XVII è la scarsa mobilità sociale e demografica, per cui non rara è la<br />

sostituzione <strong>di</strong> alcune famiglie ad altre a causa della estinzione delle prime nelle seconde.<br />

Per tutto il periodo che va dal Cinque al Settecento antica nobiltà <strong>di</strong> derivazione feudale e recente<br />

nobiltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa origine si imparentano <strong>di</strong> continuo attraverso connubi denominati dagli storici<br />

francesi intermariages, in base al destino comune <strong>di</strong> tutte le aristocrazie <strong>di</strong> rinsanguarsi<br />

perio<strong>di</strong>camente aggregando nuovi soggetti.<br />

In<strong>di</strong>viduare gli elementi del genere o stile <strong>di</strong> vita nobiliare (more nobilium) è importante giacchè<br />

consente <strong>di</strong> guardare alla nobiltà locale anche „dal <strong>di</strong> dentro‟.<br />

Regole <strong>di</strong> condotta e modo <strong>di</strong> vita che non pare si <strong>di</strong>fferenziassero se non negli aspetti quantitativi<br />

rispetto a quanto in uso presso l‟aristocrazia maggiore. Anzitutto la <strong>di</strong>mora, che in genere è un vero<br />

e proprio palazzo. Ampio e a 2 o 3 piani oltre al pianoterra, non sempre accompagnato dal cortile o<br />

dal giar<strong>di</strong>no, ma fornito immancabilmente <strong>di</strong> un notevole numero <strong>di</strong> vani riservati ad uso <strong>di</strong><br />

rappresentanza e posti al primo piano o “piano nobile”, ove si accede attraverso un ingresso e una<br />

scala decorati a colonne e a stucchi. Raramente manca la cappella o oratorio privato, regolarmente<br />

officiato e munito delle sacre suppellettili. A volte, un salone al pianoterra o al primo piano è<br />

a<strong>di</strong>bito a teatro domestico con palcoscenico sopraelevato e strutture in legno <strong>di</strong>pinto. Tali palazzi<br />

nobiliari sono gli unici e<strong>di</strong>fici 5-6-settecenteschi che, insieme a quelli a<strong>di</strong>biti a sede comunale e alle<br />

chiese, dominavano per mole e per fattura sul restante delle costruzioni e che contribuiscono a<br />

conferire, anche attualmente, alle località in cui si sono conservati, un aspetto particolare e<br />

inconfon<strong>di</strong>bile.<br />

Alla abitazione più comoda e abituale, sempre situata all‟interno della cerchia murata, faceva<br />

riscontro e si accompagnava, <strong>di</strong> regola, la <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> villeggiatura, spesso casino <strong>di</strong> caccia, a volte<br />

villa vera e propria, posta quasi sempre nell‟ambito territoriale del comune <strong>di</strong> residenza ed usata nei<br />

mesi della tarda stagione estiva e del primo autunno. Anche qui raramente mancava la cappella, a<br />

volte ospitata nell‟e<strong>di</strong>ficio principale, a volte costituita da un corpo a sé stante, in prossimità<br />

dell‟e<strong>di</strong>ficio stesso. Molte <strong>di</strong> queste residenze <strong>di</strong> villeggiatura sono oggi ridotte a case coloniche, ma<br />

si <strong>di</strong>stinguono nettamente per la fattura accurata che presenta talora architravi decorati, cornicioni,<br />

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