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DOSSIER METES Residui negli alimenti: i rischi per la salute umana

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netica e caratteristiche del prodotto in questione, es<strong>per</strong>imenti su sistemi biologici, simu<strong>la</strong>zioni di<br />

dis<strong>per</strong>sione e di assorbimento nelle matrici biologiche dei contaminanti ecc. ecc.), chi si occupa del<strong>la</strong><br />

valutazione del <strong>rischi</strong>o, cerca di “indovinare”, di “stimare” i possibili effetti negativi delle basse e bassissime<br />

dosi, e di stabilire (con vari margini di sicurezza), le quantità di residui che non dovrebbero<br />

danneggiare <strong>la</strong> <strong>salute</strong> <strong>umana</strong>.<br />

Studiare e stabilire questi limiti è attualmente compito istituzionale di numerose agenzie internazionali<br />

come <strong>la</strong> Food and Agricultural Organization delle Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale del<strong>la</strong><br />

Sanità, <strong>la</strong> Comunità Europea. A livello nazionale, ogni paese stabilisce i “suoi” limiti: abbiamo <strong>per</strong><br />

esempio quelli del<strong>la</strong> Food and Drug Administration degli Stati Uniti, quelli delle autorità analoghe dei<br />

paesi Scandinavi, dell’Istituto Su<strong>per</strong>iore di Sanità <strong>per</strong> l’ Italia. A livello Comunitario, esiste attualmente<br />

un’ intensa attività di ricerca coordinata dai vari Stati Membri, <strong>per</strong> uniformare <strong>la</strong> normativa<br />

in questo settore.<br />

La cosa più interessante di questi “limiti”, che portano vari acronimi da parole inglesi (es.ADI <strong>per</strong><br />

“Acceptable Daily Intake”, (o dose giornaliera accettabile), MRL <strong>per</strong> “Maximum Residue Limits” (o<br />

limite di residuo massimo) NOAEL <strong>per</strong> “No Observable Adverse Effect Level”(livello privo di osservabile<br />

effetto negativo), è che variano nello spazio e nel tempo. Infatti non tutti (anche tra addetti ai<br />

<strong>la</strong>vori), sono d’accordo su che cosa sia “sicuro”. Inoltre, spesso capita che con nuove acquisizioni<br />

scientifiche questi limiti di “sicurezza” cambino, quasi sempre verso una diminuzione.<br />

E’ <strong>per</strong>ciò doveroso avvertire il lettore, che con tutta <strong>la</strong> buona volontà di chi ha preparato questa<br />

monografia, molte domande sui residui alimentari e sui loro effetti sul<strong>la</strong> <strong>salute</strong> <strong>umana</strong> sono ancora<br />

senza risposta. Vale in questo campo, come <strong>per</strong> tutti gli altri settori di sanità pubblica, il principio di<br />

precauzione: nell’incertezza, è meglio essere dal<strong>la</strong> parte di eccessiva protezione piuttosto che dal<strong>la</strong><br />

parte di insufficiente tute<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>salute</strong>.<br />

(1) Nicolini N. Alimentazione: C’è il trucco e c’è l’inganno: Sa<strong>per</strong>e settembre 1990, p. 49-52.<br />

Irene Figà-Ta<strong>la</strong>manca<br />

(2) Accum F. A Treatise on Adulterations of Food, and Culinary Poisons Exhibiting the Fraudulent Sophistications of Bread,<br />

Beer, Wine, Spirituous Liquors, Tea, Coffee, Cream, Confectionary, Vinegar, Mustard, Pep<strong>per</strong>, Cheese, Olive oil, Pickles,<br />

and other Articles Employed in Domestic Economy. Methods of Detecting them. Printed by J. Mallett, London, 1820.<br />

(3) Posada de <strong>la</strong> Paz M. Diet and Food Contaminants in Topics in Environmental Epidemiology K.Steen<strong>la</strong>nd and D. Savitz<br />

Oxford University Press, Oxford 1997.<br />

RESIDUI NEGLI ALIMENTI: I RISCHI PER LA SALUTE UMANA

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