Reyneri- La vulnerabilità degli immigrati.pdf - Cnel
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C. Saraceno e A. Brandolini (a cura di), Disuguaglianze economiche e<br />
<strong>vulnerabilità</strong> in Italia, Bologna, Il Mulino, 2007.<br />
Tuttavia, per un immigrato autorizzato la condizione di occupato in nero<br />
non può che essere temporanea, poiché per rinnovare periodicamente il<br />
permesso di soggiorno deve dimostrare di avere un sufficiente reddito<br />
regolare. Soprattutto nel settore domestico e assistenziale, dove la domanda<br />
da parte delle famiglie è molto forte, è possibile alternare periodi di lavoro<br />
nero a periodi di lavoro regolare in occasione dei rinnovi, ma si tratta di una<br />
strategia ad alto rischio. Per lo più chi ritorna al lavoro nero lo fa o per<br />
assoluta mancanza di alternative regolari oppure perché pensa di ritornare<br />
presto al paese di origine o di emigrare altrove. Di fatto, contrariamente a<br />
quanto si crede, almeno sino al 1998, sono stati relativamente pochi coloro<br />
che, disoccupati o tornati al lavoro nero, non sono riusciti a rinnovare il<br />
permesso di soggiorno, ricadendo nel cerchio vizioso dell’irregolarità, con la<br />
sola speranza di una nuova regolarizzazione. Infatti, come ha mostrato<br />
Carfagna [2002], solo 40 mila dei 790 mila permessi concessi nelle tre<br />
regolarizzazioni dal 1990 al 1998 sono stati rilasciati a <strong>immigrati</strong> che si erano<br />
avvalsi di una precedente sanatoria e questi casi sono sempre meno frequenti<br />
nelle regolarizzazioni più recenti. Anche <strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> intervistati nelle<br />
indagini condotte in Lombardia pochi sono ricaduti nell’irregolarità dopo un<br />
periodo di presenza autorizzata [Ismu 2004]. Ciò non vuol dire che siano<br />
altrettanto pochi gli <strong>immigrati</strong> che non riescono a rinnovare il permesso di<br />
soggiorno, poiché buona parte di costoro possono esser tornati al paese di<br />
origine o emigrati altrove, rinunciando al ricorso ad una nuova sanatoria.<br />
Ridiventare non autorizzato è possibile per altri motivi: basta non ottenere<br />
un documento in tempo, dimenticare una scadenza, perdere un lavoro nel<br />
momento sbagliato, partire per il paese d’origine senza chiedere il permesso<br />
di rientrare, ecc. Le difficoltà di conservare una presenza autorizzata, perciò,<br />
sono state acuite dalla legge Bossi-Fini del 2002, che ha dimezzato la durata<br />
del permesso di soggiorno per lavoro (da 4 a 2 anni) e di quello per ricerca di<br />
lavoro in caso di disoccupazione (1 anno a 6 mesi), costringendo a più<br />
frequenti rinnovi e lasciando meno tempo per ritrovare un lavoro regolare a<br />
chi lo ha perso 29 . Per molti <strong>immigrati</strong>, anche da tempo residenti in Italia,<br />
rinnovare il permesso si soggiorno è diventato un incubo, come risulta da<br />
molte testimonianze. Vi è quindi il timore che per le centinaia di migliaia di<br />
29 Si deve considerare anche che la legge Bossi-Fini prevede che il rinnovo<br />
debba essere chiesto 90 giorni prima della scadenza (prima erano 30), che disponendo<br />
della sola ricevuta della richiesta di rinnovo molte attivita sono precluse (comprare o<br />
affittare una casa, aprire un’utenza domestica, ecc.), che la stessa presentazione della<br />
domanda di rinnovo impegna parecchi giorni ed energie psico-fisiche (le lunghe code<br />
notturne) e che molte questure impiegano mesi per concedere il rinnovo. Inoltre, la<br />
stessa legge impone che ad ogni nuova assunzione il datore di lavoro assicuri<br />
all’immigrato un alloggio idoneo, costringendo le imprese ad ipocrite dichiarazioni,<br />
che per fortuna nessuno ha il tempo di controllare.<br />
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