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Reyneri- La vulnerabilità degli immigrati.pdf - Cnel

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C. Saraceno e A. Brandolini (a cura di), Disuguaglianze economiche e<br />

<strong>vulnerabilità</strong> in Italia, Bologna, Il Mulino, 2007.<br />

impedire che si consolidino dei ghetti di <strong>immigrati</strong> sul modello francese o<br />

americano.<br />

Un orientamento discriminatorio è esplicitamente previsto nei trattamenti<br />

socio-previdenziali. Benché i lavoratori stranieri siano soggetti agli stessi<br />

obblighi fiscali e contributivi <strong>degli</strong> italiani, l’assegno al nucleo familiare non è<br />

di regola riconosciuto per i familiari non residenti e gli stagionali sono esclusi<br />

da ogni diritto a indennità di disoccupazione e prestazioni familiari, con<br />

notevoli risparmi per la spesa pubblica. Altre prestazioni, fondate sulla<br />

fiscalità generale, sono negate (un esempio clamoroso è stato il bonus per la<br />

nascita del secondo figlio) o limitate ai pochi titolari della carta di soggiorno.<br />

Quanto alle pensioni, si stima che l’80% dei lavoratori <strong>immigrati</strong> iscritti<br />

all’Inps siano cittadini di paesi con cui l’Italia non ha stipulato alcuna<br />

convenzione sulla sicurezza sociale [Turatto 2005] 32 . Soggetti alle stesse<br />

norme dei lavoratori italiani, gli <strong>immigrati</strong> rischiano di perdere i contributi<br />

versati se tornano al paese di origine prima di aver raggiunto l’età di<br />

pensionamento, anche perché nella maggior parte dei paesi di origine le<br />

speranze di vita sono molto inferiori a quelle italiane. Ciò spiega lo scarso<br />

interesse economico <strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> a “farsi mettere in regola” dal datore di<br />

lavoro, alimentando così quella complicità che alimenta il lavoro nero 33 .<br />

Il sistema scolastico italiano sembra, invece, particolarmente accogliente,<br />

poiché, come accade per i servizi sanitari, posso fruirne anche i figli <strong>degli</strong><br />

<strong>immigrati</strong> privi di permesso di soggiorno. E in effetti negli anni Novanta la<br />

scuola è stata un grande laboratorio di integrazione, ma con il governo di<br />

centro-destra molte risorse aggiuntive di docenza sono state drasticamente<br />

tagliate [Della Zuanna, Impicciatore e Michielin 2005]. Quindi per gli oltre<br />

370.000 alunni di nazionalità straniera si può facilmente prevedere un<br />

peggioramento delle condizioni di apprendimento. Il rischio è che si accentui<br />

la percentuale di bocciature, che è già più alta che non per gli studenti italiani,<br />

con una forbice che si allarga man mano si passa dalle elementari alle medie<br />

e alle superiori [Caritas 2005]. A ciò si aggiunge che nelle superiori i figli<br />

<strong>degli</strong> <strong>immigrati</strong> si dirigono molto di più <strong>degli</strong> italiani verso gli istituti tecnici e<br />

soprattutto quelli professionali. Nonostante l’elevata scolarità di molti genitori,<br />

si delinea il rischio di una segregazione delle seconde generazioni fin dal loro<br />

percorso formativo.<br />

<strong>La</strong> minore frequenza della scuola materna dei bambini stranieri da 3 a 5<br />

anni, quale risulta dal Censimento 2001, segnala le difficoltà economiche delle<br />

32 Le principali eccezioni sono Tunisia, Capo Verde e Filippine.<br />

33 Per contrastare questo rischio era stata introdotta una norma speciale per<br />

concedere ai cittadini non-Ue la possibilità di riscattare i contributi versati al<br />

momento del rientro, anche dopo pochi anni. Ma la legge Bossi-Fini ha abolito tale<br />

disposizione in nome dell’eguaglianza formale con gli italiani.<br />

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