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Petronio: Satiricon

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Ovviamente anche Trimalcione, per non essere da meno, si mette a imitare<br />

quelli che suonano la tromba, poi si gira a guardare il suo tesoro, un<br />

ragazzino tutto cisposo e coi denti cariati che lui chiamava Creso.<br />

Quest'ultimo, alle prese con una cagnetta nera, grassa da far schifo, che<br />

cercava di avvolgere in una fascia verde pisello, aveva piazzato sul letto<br />

una pagnotta da mezza libbra e tentava di ingozzarla a tutti i costi,<br />

anche se la bestia si tirava indietro per la nausea. Di fronte a quello<br />

spettacolo, Trimalcione ordina che gli venga portato Cucciolone,<br />

«guardiano della casa e della famiglia». Un attimo dopo viene fatto<br />

entrare un cane enorme, con tanto di catena al collo, che, non appena il<br />

portinaio gli tira un calcio ordinandogli di fare la cuccia, si va a<br />

piazzare davanti alla tavola. E allora Trimalcione, allungandogli un pezzo<br />

di pane bianco, dichiara: «Non c'è nessuno in casa mia che mi ami di più».<br />

Ma il ragazzino, indispettito da quel complimento tanto smaccato a<br />

Cucciolone, mette a terra la cagnetta e la aizza alla rissa. E Cucciolone,<br />

da vero cane qual era, riempie la sala di orrendi latrati e per poco non<br />

fa a pezzi la perla di Creso. Ma il gran bailamme non si esaurisce nella<br />

zuffa, perché un candelabro, rovesciandosi sulla tavola, manda in mille<br />

pezzi tutti i vasi di cristallo, schizzando di olio bollente parecchi<br />

commensali. Trimalcione, per far vedere che quel disastro non gli faceva<br />

né caldo né freddo, bacia il ragazzino e se lo fa salire sulle spalle.<br />

Quello non se lo fa ripetere due volte: gli si mette a cavalcioni e gli<br />

assesta delle gran pacche a mano aperta sulla schiena, strillando tra una<br />

risata e l'altra: «Indovina indovinello quante sono queste qua!». Dopo<br />

essersi finalmente sfogato, Trimalcione ordina di preparare un gavettone<br />

per dare da bere ai servi seduti ai nostri piedi, ma a una condizione: «Se<br />

qualcuno non gli va, rovesciateglielo in testa: di giorno serietà, ma<br />

adesso allegria».<br />

65 Dopo questo slancio di bontà arrivano delle altre leccornie, che, vi<br />

giuro, mi viene la nausea soltanto a ripensarci. A ciascuno degli<br />

invitati, invece dei tordi, portano una gallina d'allevamento, e uova di<br />

papera incappucciate, che Trimalcione fa di tutto per costringerci ad<br />

assaggiare, dicendo che erano galline disossate. Proprio in quel frangente<br />

un littore bussa alla porta della sala ed ecco entrare un nuovo commensale<br />

in tunica bianca e con al seguito un gran numero di persone. Impressionato<br />

da una simile maestà, io pensavo fosse arrivato il pretore, e così faccio<br />

per alzarmi, nonostante fossi a piedi nudi. Di fronte a questa mia<br />

agitazione Agamennone scoppia a ridere e dice: «Ma sta' tranquillo, scemo.<br />

È soltanto il seviro Abinna, che è anche marmista e pare faccia delle<br />

bellissime lapidi».<br />

Tranquillizzato da questo suo intervento, torno a distendermi e mi godo<br />

con enorme curiosità l'ingresso di Abinna. Quello, ormai ubriaco,<br />

appoggiandosi con le mani sulle spalle della moglie, mentre l'olio<br />

profumato dalla fronte gli colava fin negli occhi a causa delle molte<br />

corone piazzate sulla testa, si sistema al posto d'onore, e ordina subito<br />

vino e acqua calda. Compiaciuto dell'allegria che c'era in sala,<br />

Trimalcione si fa portare anche lui un boccale più grosso e poi chiede ad<br />

Abinna come gli era andata. «Tutto perfetto: mancavi solo tu. Io però ero<br />

qui col pensiero. Ma, dio di un dio, è andata alla grande. Scissa ha<br />

offerto un ricco novendiale in onore di un suo schiavo che, povero<br />

diavolo, lui aveva liberato in punto di morte. Ma mi sa che avrà delle

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