Petronio: Satiricon
Petronio: Satiricon
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Quanto a me, con tutto che sono solo una serva, se non sono almeno dei<br />
cavalieri, non mi ci metto». Io rimasi a bocca aperta di fronte a una<br />
simile differenza di gusti, e non riuscivo a darmi pace che un'ancella<br />
avesse la superbia di una signora, e una signora la bassezza di<br />
un'ancella.<br />
Dopo esserci scambiati ancora un bel po' di battute, chiesi all'ancella di<br />
portarmi la sua padrona nel boschetto di platani. L'idea le andò a genio<br />
e... si tirò su per bene la tunica andandosi a infilare in mezzo alle<br />
macchie di alloro che costeggiavano il vialetto. Un attimo dopo riemerse<br />
dal nascondiglio insieme alla sua padrona, e io mi ritrovai accanto una<br />
donna che era meglio di qualunque statua. Per descriverne la bellezza non<br />
ci sono parole adeguate, perché tutto quello che potrei tirar fuori non<br />
sarebbe all'altezza della realtà. I capelli naturalmente ondulati le si<br />
spargevano ovunque sulle spalle, pettinati all'indietro a partire dalla<br />
fronte minuta, mentre le sopracciglia le correvano fino alla linea delle<br />
guance andandosi quasi a unire tra gli occhi, che erano più limpidi delle<br />
stelle nelle notti senza luna, il naso era appena arcuato e le labbrucce<br />
come quelle che Prassitele immaginò avesse Diana. Per non dire del mento,<br />
del collo, delle mani e dei piedi, così bianchi tra i giri di una catenina<br />
dorata, che il marmo di Paro avrebbe sfigurato al confronto. E così, fu<br />
allora che per la prima volta mi sembrò di non provare più nulla per<br />
Doride, la mia fiamma di un tempo.<br />
*<br />
Che ti succede, o Giove, che gettate a terra le armi<br />
resti tacito in mezzi agli dèi, tu idolo muto?<br />
Era questo il momento di ornare la fronte tua torva di corna<br />
e nascondere i bianchi capelli con candide piume.<br />
Ecco la vera Danae. Ma tu sfiorale il corpo soltanto,<br />
si scioglieranno le membra per ardore di fiamma che brucia.<br />
*<br />
127 Estasiata dal mio madrigale, la donna sorrise in maniera così soave da<br />
sembrarmi la luna quando fa capolino da una nube con la sua faccia piena.<br />
Poi, accompagnando con gesti le parole, disse: «Se non disdegni, o bel<br />
giovine, una donna di classe che quest'anno ha conosciuto per la prima<br />
volta l'uomo, io ti offro l'amore di una sorella. So che tu hai già un<br />
fratellino - lo ammetto, ho preso qualche informazione -, ma chi ti<br />
impedisce di adottare anche una sorella? A me basta stare sul suo stesso<br />
piano. Tu dègnati solo, quando te ne vien voglia, di provare anche i miei<br />
di baci». «Anzi» replicai, «sono io che ti scongiuro, in nome della tua<br />
bellezza, di voler ammettere tra i tuoi spasimanti uno straniero. Se ti<br />
lasci adorare, vedrai come sono devoto. E perché tu non debba pensare che<br />
io voglia entrare gratis nel tempio d'Amore, accetta in dono il mio<br />
fratellino». «Ma come» replicò lei, «mi regali questo bel ragazzino senza<br />
il quale non puoi vivere e dalle cui labbra pendi, questo qui che tu ami<br />
come io vorrei essere amata da te?». Mentre pronunciava queste parole, la<br />
sua voce era accompagnata da una tale grazia, e un suono così dolce<br />
carezzava l'aria, che sembrava di sentire nell'aria l'armonioso canto<br />
delle Sirene. E mentre ero lì in estasi che la contemplavo e tutto il<br />
cielo intorno brillava di un non so che di più splendente, volli sapere il<br />
nome di quella dea. «E così» disse lei «la mia ancella non ti ha detto che<br />
mi chiamo Circe? Ma non sono figlia del Sole, e mia madre non fermò, a