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alba settembre 05 - CRIEA

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Anno I - Dicembre 20<strong>05</strong> - N. 6 E 0,90 EDIZIONE GRATUITA<br />

Un viaggio<br />

D’umiltà<br />

Per ri-scoprire il Natale<br />

“Gloria a Dio<br />

nell’alto dei cieli e<br />

pace in terra agli<br />

uomini che Egli<br />

ama”.<br />

Così acclamano<br />

gli<br />

angeli nella<br />

Notte<br />

Santa del<br />

Natale e<br />

così, nella Chiesa, hanno acclamato generazioni<br />

di cristiani.<br />

Chi sono gli uomini che Dio ama o, secondo<br />

un’altra lettura, gli uomini di buona<br />

volontà? Alla mangiatoia del Bambino si<br />

appressano i pastori e Magi. I primi vivono<br />

ai margini della società, della considerazione<br />

ufficiale, dediti come sono ad un’attività<br />

ritenuta impura; i secondi rappresentano<br />

la sapienza, l’intelligenza indagatrice.<br />

Tanto i pastori quanto i Magi sono accomunati<br />

dal viaggio e dall’umiltà con la quale<br />

lo compiono. Non importa che i primi<br />

percorrano solo pochi metri, e i secondi<br />

attraversino intere regioni. Ciò che importa<br />

è la meta e quanto il cammino verso di<br />

essa suppone: la contemplazione di un Dio<br />

bambino, del Salvatore. Il loro viaggio è diventato<br />

il viaggio del cuore! Gli uomini che<br />

Dio ama sono gli umili di cuore, coloro che<br />

sanno riconoscere ed adorare il Creatore<br />

nelle sembianze di un bambino.<br />

Il viaggio del cuore, l’unico possibile per<br />

chiunque sia proteso alla felicità, è oggi frustrato<br />

o impedito dalla superbia, dall’orgoglio,<br />

dall’indifferenza, dalla presunzione di<br />

ritenersi cristiani e di poter vivere di fatto<br />

senza alcuna mediazione.<br />

Il cristiano che rinuncia all’Eucaristia<br />

perché convinto di essere in comunione con<br />

Dio a motivo della sua condotta retta o di<br />

avere “Dio nel cuore”, rinuncia al viaggio<br />

già in partenza. Non approderà mai, perché<br />

non è mai partito. Sembra paradossale<br />

che il viaggio del cuore risulti tanto faticoso;<br />

eppure non richiede sforzi sovrumani,<br />

né progettazioni ardite. Forse è diventato<br />

difficile pretendere che l’uomo si fermi e si<br />

chieda se stia camminando e verso quale<br />

meta stia dirigendo i propri passi. Si ha<br />

paura di confrontarsi con Dio e si finisce<br />

per fidarsi di ben altro.<br />

Che dire della superstizione, dell’ignoranza,<br />

del ricorso facile ai ciarlatani? Le conseguenze<br />

sono ben visibili. E che dire di<br />

quella parvenza di religione che a stento si<br />

lascia sfiorare da un riferimento al Mistero<br />

del Dio fatto carne? E cosa del fastidio che<br />

suscita la pretesa che alcuni hanno di parlare<br />

a nome di quel Dio? Se almeno parlassero<br />

di temi lontani dal nostro perbenismo<br />

e dalle nostre scelte quotidiane! E invece<br />

vengono a ricordarci che a partire dal Natale<br />

il Figlio di Dio ha voluto unire a sé ogni<br />

uomo. Occorre umiltà per riconoscere questi<br />

limiti e per chiedere che Uno ci salvi.<br />

Altrimenti non sarà Natale. Per noi non si<br />

rinnoverà il prodigio che quel canto di lode<br />

esprime. E la nostra società continuerà ad<br />

essere soffocata da contraddizioni intollerabili,<br />

la nostra cultura perderà persino i<br />

connotati di una viva umanità, le nostre<br />

espressioni non sapranno uscire dal recinto<br />

del “già visto”. Auguri cordiali: Dio possa<br />

amare ciascuno di noi.<br />

Don Antonio Ucciardo<br />

La Direzione,<br />

la Redazione e<br />

tutti i collaboratori<br />

de l’Alba augurano<br />

ai lettori e a tutti i<br />

sostenitori del periodico un<br />

Buon Natale e un Felice<br />

Anno Nuovo.<br />

Termovalorizzatore di Paternò: tra politici maneggi e la certezza della legge<br />

Restituiti i diritti alla Valle del Simeto<br />

Il T.A.R. ha accolto il ricorso presentato da Legambiente e dai comitati civici<br />

Grande soddisfazione ha suscitato nei comitati<br />

civici e nei cittadini di Paternò e degli<br />

altri centri vicini l’ordinanza emessa il 20 ottobre<br />

scorso dal T.A.R., sezione di Catania<br />

(presieduto dal dottor Vincenzo Zingales), che<br />

ha accolto il ricorso presentato da Legambiente<br />

e dai comitati cittadini bloccando i lavori di<br />

costruzione della discarica e dell’inceneritore,<br />

i quali dovevano sorgere lungo le suggestive<br />

rive del Simeto in obbedienza al piano regionale<br />

dei rifiuti.<br />

C’è da dire subito che lo stesso Tribunale<br />

ha fissato per il prossimo<br />

mese di giugno<br />

la data<br />

della<br />

trat-<br />

Motta: Romana per due giorni<br />

Benedetto XVI saluta gli Sbandieratori dei tre Rioni<br />

foto Arturo Tinnirello<br />

La venuta degli Sbandieratori e Musici di Motta, con<br />

l’allegria dei colori, delle bandiere, dei suoni di tromba e di<br />

tamburi, va collocata nel contesto pastorale della parrocchia<br />

“San Gelasio”, la quale si propone di passare “dal<br />

Tempio alla strada”.<br />

Don Giuseppe Raciti, pag. 4<br />

tazione del “merito” della vicenda. Sin da ora<br />

la sospensiva enuncia alcune affermazioni che<br />

fanno ben sperare. Di tale opera, infatti, il Tribunale<br />

catanese afferma che “si tratterebbe di<br />

una scelta illegittima ed irresponsabile” per<br />

gravi danni all’ambiente ed all’economia del<br />

territorio oltre che per gravi violazioni alle regole<br />

procedurali. “Li abbiamo fermati”: questa,<br />

la lapidaria asserzione, con cui i comitati<br />

civici hanno annunciato alla cittadinanza<br />

l’importante<br />

evento giudiziario.<br />

In breve i punti essenziali dell’ordinanza.<br />

Innanzitutto il Tribunale ha riconosciuto l’illegittimità<br />

della conferenza dei servizi, indetta<br />

ai sensi dell’art: 27 d. lg. n. 22 del 1997 per<br />

l’autorizzazione e la gestione di un impianto<br />

di smaltimento di rifiuti speciali, in quanto<br />

non furono convocati tutti i comuni limitrofi e<br />

confinanti con il territorio del Comune sede<br />

E’ già Festa<br />

Belpasso celebra la Patrona<br />

Giorni<br />

indimenticabili di<br />

devozione, fede e<br />

folklore festeggiano<br />

Santa Lucia<br />

A cura di<br />

Mons. Francesco Mio,<br />

Maria Calvagno,<br />

Alessandro Puglisi<br />

pag. 6<br />

Caravaggio,<br />

Seppellimento<br />

di Santa Lucia<br />

Paolo Giansiracusa<br />

pag. 7<br />

della discarica: S. Maria di Licodia, Biancavilla,<br />

Centuripe. Così, a tal riguardo, il giudice:<br />

“La violazione delle disposizioni in materia di<br />

conferenza dei servizi di cui all’art. 27, mediante<br />

pretermissione di alcuni soggetti necessari,<br />

comporta la lesione, oltre che dell’art. 97<br />

Cost., anche dei principi di sussidiarietà (che<br />

informa gli artt. 114,117 e 118 Cost.) e leale<br />

collaborazione (che ispira all’art. 120 Cost.).<br />

Salvatore Nicosia<br />

Segue pag. 3<br />

Emilia Cigno<br />

Donna siciliana - Opera premiata il 24<br />

maggio 2003 a Livorno, durante la Rassegna<br />

d’Arte fra i migliori maestri contemporanei.<br />

Foto Nino Tomasello<br />

“<br />

… Non limita<br />

la sua pittura al<br />

paesaggio terrestre<br />

o marino o alla natura<br />

morta che tratta<br />

con evidente carezzevole<br />

cura. Gestisce<br />

anche la figura,<br />

talvolta la ritrattistica,<br />

coordinando<br />

il suo schietto linguaggio<br />

pittorico<br />

nella sfera psicologica<br />

ed espressiva e<br />

riuscendo a donarci<br />

effigi di inusitata,<br />

cordiale semplicità…”<br />

.<br />

Fiore Torrisi<br />

Opera a Catania, Viale Vittorio Veneto, 185<br />

Tel. 095-37.26.83


2 Dicembre 20<strong>05</strong> Avvenimenti<br />

Medaglioni e medagliette<br />

Ultimi orrori e clownerie dei soliti personaggi in cerca d’autore<br />

Tanto per cambiare: faremo cronachetta<br />

postillata attraverso una minigalleria<br />

di ritratti. Poche pennellate impressionistiche<br />

per ogni soggetto colto<br />

nelle sue più recenti esternazioni politiche<br />

e la sequenza fattuale ne verrà fuori<br />

con la sua faccia butterata dal vaiolo<br />

tragico degli ultimi orrori e dalle clownerie<br />

dei soliti personaggi in cerca d’autore.<br />

Se trasponiamo appena un po’ il<br />

vecchio detto ab Jove principio, converrà<br />

cominciare col Giove tonante cui<br />

fa capo l’incipit del peggio che ci affligge:<br />

George W. Bush. L’uomo che, pensando<br />

e parlando, più d’ogni altro prescinde<br />

dalla realtà per meglio forzarla<br />

(senza riuscirci) ai suoi appetiti. Ignorò<br />

i dossier delle varie intelligence (Cia,<br />

Fbi, Mossad ...) sul micidiale attentato<br />

in preparazione per l’11<strong>settembre</strong><br />

2001: distratta superficialità o ponderata<br />

(quanto dissennata) volontà di lasciargli<br />

via libera per poterlo sfruttare<br />

nei suoi ottimistici piani strategici?<br />

Questa è la verità che gli eventi rendono<br />

più probabile, e varie inchieste avallano.<br />

In una magistrale puntata del programma<br />

di Minoli, La storia siamo noi,<br />

eminenti personaggi di Cia, Fbi<br />

e grande giornalismo Usa (rinsavito<br />

dall’evidenza), hanno<br />

confortato questa lettura dei<br />

fatti. E uno di loro ha detto, testualmente:<br />

“Tutto quello che<br />

è accaduto dall’11 <strong>settembre</strong> in<br />

poi si spiega con una sola parola:<br />

petrolio”.<br />

Una montagna di menzogne<br />

per legittimare l’aggressione ai due Paesi<br />

chiave del “progetto neocon”, Afghanistan<br />

e Iraq. Nel primo dominavano<br />

i talebani, cioè i fanatici armati dagli<br />

Usa in funzione anti-sovietica. Esaurita<br />

la “missione” contro il reaganiano<br />

“Impero del male”, quei tagliagole di<br />

dio furono “rivoltati” in nemici da distruggere.<br />

Idem con Saddam: beniamino<br />

dell’America umiliata dall’Iran di<br />

Khomeini (1979, l’ambasciata Usa a<br />

Teheran, covo di spie, venne sequestrata<br />

per mesi) finché fu utile a quei petrolieri;<br />

diventò il supermostro da calunniare<br />

e seppellire sotto l’ara del dio Petrolio.<br />

Saddam è stato un tiranno come<br />

tanti, né più né meno crudele dei troppi<br />

che l’America ha sponsorizzato in varie<br />

parti del mondo; la propaganda preattacco<br />

ne ha fatto un satanasso cannibale<br />

di innocenti. Gli ha attribuito una<br />

complicità con Al Qaeda incompatibile<br />

con uno Stato laico come era l’Iraq del<br />

Baath. Gli ha inventato armi di distruzione<br />

di massa, che, sotto le più minuziose<br />

ricerche degli ispettori Onu, sono<br />

svanite come neve al sole. Gli rinfaccia<br />

una strage di curdi e di sciiti tanto innegabili<br />

(nella logica di contrapposizione<br />

politica interna a quel Paese) quanto lo<br />

è il vantaggio stragista dell’intera storia<br />

americana rispetto a quella contabilità<br />

pur gonfiata. La vantata vittoria del<br />

2003 si è rivelata una trappola che sanguina<br />

ancora (di sangue iracheno innocente<br />

e di sangue americano). Ogni giorno<br />

del fragoroso calvario lascia vedere<br />

disastri e prevederne altrettanti, ma<br />

Bush celebra la democrazia vincente e<br />

ignora le batoste del terrorismo scatenato<br />

dalla sua folle ingordigia. Spaccia<br />

per democrazia in marcia un gioco elettoralistico<br />

controllato per assicurarsi un<br />

governo e una classe dirigente di docili<br />

Quisling fuorusciti e assimilati. Ha sbagliato<br />

tutti i calcoli e la situazione gli è<br />

sfuggita di mano. Ma lui va in Giappone<br />

e ricanta la solfa delle libertà democratiche<br />

che daranno volto nuovo al terzo<br />

millennio asiatico. Scantona, perfino,<br />

sulla Cina rampante (che ne minac-<br />

Una montagna di menzogne<br />

per legittimare l’aggressione<br />

ai due Paesi chiave del<br />

“progetto neocon”,<br />

Afghanistan e Iraq<br />

cia il primato planetario) dando lezioni<br />

di democrazia (per distrarre il suo Paese<br />

stanco di lui) dall’alto podio dei suoi<br />

catastrofici errori. E la grande stampa<br />

italiana pronta a fargli da sponda: Bush<br />

ai cinesi: “Espandere la libertà”, (titolone<br />

del Corsera). Salvo, poi, “sviluppare”<br />

la risposta del presidente cinese,<br />

Hu Jintao nel testo, capovolgendo, di<br />

fatto, lo scampanio del titolo. Eccola,<br />

quella risposta, quasi irridente: “Il popolo<br />

cinese gode, a norma di legge, di<br />

poteri di voto e garanzie democratiche.<br />

Continueremo una politica democratica<br />

con caratteristiche cinesi per innalzare<br />

il livello dei diritti umani” E, tanto<br />

per non lasciare dubbi, precisa che “il<br />

modello Taiwan”, suggerito dall’ “ospite<br />

americano imbarazzato”, non alletta<br />

i despoti gialli: “La Cina farà il possibile<br />

per una riunificazione pacifica con<br />

Taiwan. Ma nel modo più assoluto non<br />

ne tollererà la cosiddetta indipenden-<br />

Bertinotti a Catania<br />

Con gli studenti di “Scienze Politiche”<br />

Siamo lontani dagli anni della guerra fredda,<br />

ed altrettanto lontani dai dialoghi infiammati tra<br />

Berlinguer e Andreotti. Erano gli anni del fantomatico<br />

“Fattore K”. E oggi? Che ruolo hanno<br />

l’istruzione, la cultura, il lavoro e il salario?<br />

“L’istruzione è il futuro, il sapere rappresenta<br />

il domani…oggi sembra di essere ritornati al<br />

passato”.<br />

Si apre con questi toni l’intervista a Fausto<br />

Bertinotti, segretario PRC. Intervenuto alla Facoltà<br />

di scienze Politiche di Catania a parlare con<br />

gli studenti di riforma universitaria.<br />

On. Bertinotti, conosciamo i termini della<br />

riforma proposta dal ministro Moratti. Che relazione ha questo mutamento con<br />

la realtà socio economica attuale?<br />

“La riforma universitaria, in realtà ha origini lontane. Comincia con Rubetti e porta<br />

avanti un processo di disgregazione pubblica. E’ come se il sapere tendesse al mercato. La<br />

struttura modulare dei corsi crea una diffusa frantumazione del sapere. Dentro il 3+2 c’è la<br />

testimonianza della differenziazione di classe. Mi spiego. L’esempio più concreto è il<br />

rapporto che lega la ST- Microelectronic e l’Università di Catania. In teoria il sapere<br />

dovrebbe essere investito nella ST. Purtroppo non è così perché le strutture che dovrebbero<br />

ospitare i giovani laureati creano nuovi stabilimenti in Cina. Il limite imposto dalle tasse<br />

gravose fa in modo che l’università diventi una struttura accessibile solo ad una certa classe<br />

sociale. Una sorta di privatizzazione del sapere”.<br />

Lei ha parlato di precarizzazione…<br />

“Purtroppo il processo di precarizzazione del lavoro è il punto terminale di un’idea:<br />

quella che l’Italia, come l’Europa, potesse competere abbassando lo stipendio e flessibilizzando<br />

attraverso i contratti a termine. E’ sconfortante. Nel dopoguerra i figli stavano<br />

meglio dei genitori, c’era un progresso sociale. Oggi i figli stanno peggio. Questa politica<br />

economica è sbagliata. Perché c’è sempre qualcuno che produce ad un prezzo più basso del<br />

nostro, basta guardare all’India e alla Cina”.<br />

Cosa ne pensa della possibilità di scegliere a 13 anni il proprio futuro?<br />

“La dottrina Moratti è la replica della precarizzazione del lavoro. La scuola non è più un<br />

investimento creditizio. Non produce più buoni risultati. Il Ministro non ha fatto che<br />

immettere in un circuito selettivo anche la Scuola. Con la sua proposta ci sarà un dualismo.<br />

Da un lato le classi povere che a 13 anni dovranno scegliere la formazione professionale,<br />

dall’altra coloro ai quali è data la possibilità di conoscere le dottrine più complesse. Mi<br />

sembra evidente che sarà il bilancio familiare a decidere, non il ragazzo”.<br />

Laura Galesi<br />

za”.<br />

La nuova Cina, comunista in verbis<br />

(e retorica), neo-capitalista in rebus (con<br />

tutte le magagne del “sistema giungla”:<br />

la chiamano già “l’America dell’Asia”)<br />

non ci piace. Ma restano gli Usa il modello<br />

e il responsabile primo delle peggiori<br />

nequizie che stanno impestando il<br />

pianeta (compresa l’imitazione cinese<br />

e asiatica in genere). L’America esportatrice<br />

di democrazia ha conseguito questi<br />

risultati: l’Afghanistan “liberato” si<br />

riduce a un malsicuro “Kabul e dintorni”,<br />

mentre il centro-nord resta in mano<br />

a feroci milizie tribali tra loro concorrenti<br />

e a grossi “residui” talebani combattenti.<br />

Lapidaria sintesi della situazione<br />

questo secco giudizio di Emma<br />

Bonino (dopo tre mesi di permanenza<br />

sveglia e non embedded): “A Kabul si è<br />

passati dalla teocrazia alla narcocrazia”.<br />

l’Iraq laico, già con un suo equilibrio<br />

pacifico (e ormai rassegnato a tenere<br />

chiusi nel cassetto i passati sogni di gloria<br />

espansiva), è diventato l’inferno che<br />

sappiamo (col solito culmine di efferatezza<br />

nelle vittime bambine). Gli invasori<br />

che si arrogano il diritto di giudicare<br />

un torturatore si sono ri-<br />

velati ben più sadici seviziatori<br />

del loro bersaglio. L’inchiesta<br />

di Rainews 24 non fa<br />

che ampliare lo scandalo di<br />

questi cowboy al napalm che<br />

osano dare lezioni di civiltà<br />

al mondo: làuso del fosforo<br />

bianco a Falluja (dove, ricorda<br />

Gino strada, “c’è stato un<br />

massacro di civili”) ha sollevato soltanto<br />

un altro coperchio della diabolica pentola<br />

americana. Nelle settimane precedenti<br />

l’inchiesta era affiorata la truce<br />

realtà dei prigionieri (per lo più civili<br />

ingiustamente sospettati) smistati e<br />

suppliziati in paesi amici, liberi da ogni<br />

impaccio di diritti umani e convenzioni<br />

ginevrine (nonché avidi dei lauti compensi<br />

in dollari per quei luridi servizi).<br />

Abbiamo visto sfilare uomini piagati<br />

dai turpi effetti della tortura e della denutrizione,<br />

eppure per giorni si è negato<br />

l’uso della micidiale sostanza che<br />

“scioglie” la carne e lascia intatti i vestiti.<br />

Poi gli stessi capoccia del Pentagono<br />

lo hanno ammesso, pur fra le solite<br />

menzogne di contorno.<br />

Lo spazio tiranno ci costringe all’avarizia,<br />

e perciò saltiamo la bella compagnia<br />

bushiana di possibili “medagliette”<br />

sconce per dedicarci ai suoi alleati<br />

(o ascari che siano) pascolanti nel Bel-<br />

paese. Dove ci obbliga alla prima sosta<br />

il nostro impagabile premier. Il quale,<br />

mentre il mondo va a rotoli, continua,<br />

imperterrito a sollazzarci con le sue sortite<br />

da clown devoto e super-ottimista<br />

Abbiamo già ricordato, un mese fa, la<br />

sua vanteria del “programma realizzato<br />

al cento per cento”: sembrava una<br />

smargiassata non superabile, e “voce<br />

dal sen fuggita”, e invece la<br />

fantasia della terza B del magico<br />

terzetto-disastro (Bush,<br />

Blair, Berlusconi) la ripete<br />

ancora e la supera in vari<br />

modi, tutti super-cinetici. Ha<br />

portato a casa lo sgorbio<br />

della riforma costituzionale<br />

e ci ha ballato sopra, in festosa<br />

compagnia con i leghisti, al suono<br />

para-rap del goliardico “chi non salta<br />

comunista è”. Scalfari postilla con meravigliata<br />

ironia: “Abbiamo un capo del<br />

governo che -gli siano rese grazie- ci fa<br />

almeno divertire [...] I commessi del Senato<br />

erano esterrefatti ed esilarati da<br />

quello spettacolo che può andare in scena<br />

soltanto nel Parlamento italiano.<br />

Uscito di lì, si è proclamato santo; forse<br />

è per ottenere la canonizzazione ufficiale<br />

che ieri ha fatto visita a Benedetto<br />

XVI” (Lo Stato laico in salsa vaticana,<br />

la Repubblica, 20. XI. <strong>05</strong>). L’ “unto<br />

del Signore” sta dando il meglio delle<br />

sue capacità istrioniche nell’adulazione<br />

del Vaticano. La sua strategia elettorale<br />

prevedeva più sostegni internazionali:<br />

Bush, Putin, Ruini, Blair... Il pilastro<br />

americano vacilla: Bush scende “in<br />

caduta libera” nei sondaggi in patria, ed<br />

è già autore di un bel frego sullo scoop<br />

arcoriano (ricordate?): “Bush preoccupato<br />

di una eventuale vittoria delle sinistre<br />

in Italia”. Blair ha le sue rogne interne<br />

e difficilmente può grattare quelle<br />

altrui: scende anche lui nei sondaggi,<br />

come secondo bugiardo dopo Bush. Il<br />

Berlusca liscia Putin, presenziando all’inaugurazione<br />

del gasdotto russo-turco<br />

e promettendo affari miliardari tra<br />

Eni e Gazprom: ma cosa può ricavarne?<br />

Il bacino elettorale più promettente,<br />

dunque, resta il cattolicesimo nazionale:<br />

e perciò, avanti a lisciare, con tutto<br />

lo charme del suo repertorio. Promesse<br />

a fiotto continuo, compattazione<br />

(facile) della sua Cdl intorno alla difesa<br />

dei “valori cristiani”, sorrisi a sessantaquattro<br />

denti, losca inchiesta sulla<br />

legge 194, e quant’altro può accendere<br />

il sorriso sulle sacre labbra. Ecco alcune<br />

esternazioni fresche come uova di gior-<br />

Il viaggio istituzionale a Firenze<br />

della delegazione dei ragazzi<br />

sindaci della Sicilia, per “incontrare”<br />

Giorgio La Pira, in occasione<br />

del cinquantesimo del Patto di amicizia<br />

tra i Sindaci delle capitali del<br />

mondo, ha promosso un impegno<br />

per coinvolgere i sindaci delle città<br />

siciliane ad aderire alla conferenza<br />

mondiale dei sindaci per la pace,<br />

firmando il documento di adesione<br />

“Mayor for peace”<br />

“L’incontro con la Città di Firenze<br />

e con la Fondazione La Pira -<br />

ha affermato il preside Giuseppe<br />

Adernò, promotore dell’iniziativaè<br />

stato un vero e proprio momento<br />

di educazione ed una preziosa<br />

opportunità formativa che ha fatto<br />

maturare una seria riflessione sull’impegno<br />

nella politica vissuta<br />

come dono e come servizio”.<br />

I trenta ragazzi, rappresentanti<br />

di sette scuole di Catania, Siracusa,<br />

Melilli, Vittoria, Acireale, Paternò<br />

e Motta S, Anastasia., con i rispettivi<br />

docenti hanno sperimentato, seduti negli<br />

scranni della Sala de’ Dugento di Palazzo della<br />

Signoria il senso della storia e della civiltà<br />

della pace che La Pira ha promosso e che merita<br />

di essere sempre valorizzata.<br />

Nel 1955, a Palazzo Vecchio i sindaci delle<br />

capitali del mondo hanno siglato un patto<br />

di amicizia; oggi, a distanza di cinquant’anni,<br />

i ragazzi sindaci della Sicilia hanno firmato<br />

un gemellaggio con la città di La Pira e, utilizzando<br />

una sua espressione, “come le rondini<br />

nata da galline ruspanti (aviaria permettendo).<br />

Le seguenti sono da “Gioiosa<br />

macchina di guerra”. “Noi dobbiamo<br />

radicalizzare lo scontro con la sinistra<br />

sui temi più tipicamente cattolici. Dobbiamo<br />

far capire che siamo noi i più<br />

vicini alla Chiesa, noi gli unici interlocutori”.<br />

E sotto a galvanizzare gli azzurri<br />

sul programma teocon, sempre<br />

Ma restano gli Usa il modello<br />

e il responsabile primo delle<br />

peggiori nequizie che stanno<br />

impestando il pianeta<br />

scaldato tra maglia e pelle dai “campioni<br />

dei valori cattolici”. Altre “rivelazioni”<br />

urbi et orbi, che manco sua santità e<br />

retrostante Chiesa: una dedicata a don<br />

Sturzo: “la devolution coincide con le<br />

sue idee. Noi di Forza Italia siamo i<br />

suoi eredi”. Tempo fa era l’erede di De<br />

Gasperi, oggi è il turno del Prete siciliano.<br />

Da qui alle elezioni si sarà annessa<br />

l’intera storia nazionale. Intanto continua<br />

il fuoco di sbarramento da cabaret.<br />

Annuncia un infallibile “Ritiro dall’Iraq<br />

nel 2006” con in coda lo sgombero americano<br />

dalla Maddalena (“via i sottomarini<br />

Usa”). E si guadagna l’obliqua<br />

smentita del marziale ministro Martino:<br />

“concorderemo con gli Alleati i tempi<br />

dei due ritiri”. Allegria, comici d’Italia,<br />

la materia non vi mancherò finché<br />

padron Silvio resterà in questa valle di<br />

lacrime (per il bene degli italiani, anche<br />

il paradiso può attendere). La “storia<br />

infinita” accende altri fuochi. Lui scende<br />

a Messina, e riprende a straparlare<br />

in gloria e in anatema. Gloria ai siciliani:<br />

“Il ponte farà di Messina una metropoli:<br />

sarete in Italia al cento per cento”.<br />

Tra le piccate risposte scintilla questa<br />

di Enzo Bianco: “In che percentuale<br />

Berlusconi considera italiani noi della<br />

Sicilia? Sarei curioso di saperlo”. Anatema<br />

ai soliti “comunisti”, che sbavano<br />

di cupo odio per lui e FI, che “sventolano<br />

nelle bandiere i simboli del terrorismo<br />

e della tirannia sovietica”, che non<br />

mostrano alcun rimorso per “i 100 milioni<br />

di morti” prodotti da Stalin (“Democrazia<br />

a rischio per colpa della sinistra”,<br />

titola il Corrierone, forse divertito).<br />

Sinistra davvero diabolica, che una<br />

ne fa e due ne pensa: ha perfino inventato<br />

la “strategia della pensione” (Michele<br />

Serra). Testuale “Ci sono pensio-<br />

annunciano una nuova primavera” di pace.<br />

L’iniziativa, che ha avuto il patrocinio dell’Assessorato<br />

Regionale all’Istruzione, anche<br />

grazie all’intervento degli onorevoli Alessandro<br />

Pagano e Angelo Moschetto, proseguirà<br />

nel mettere in atto la consegna ricevuta dal<br />

presidente del Consiglio Comunale di Firenze<br />

Eros Cruccolini e coinvolgendo i Sindaci<br />

siciliani a firmare il documento “Mayor for<br />

peace”<br />

Già lungo il viaggio di ritorno è stato coin-<br />

nati che, usati dalla sinistra, denigrano<br />

il governo parlando delle pensioni su<br />

tram o metrò”. Per forza il buon Silvio<br />

deve ripetere “42 volte” ai suoi legionari<br />

la suggestiva formula del “pericolo<br />

rosso”. Delendum, naturalmente, più<br />

della Cartagine catoniana: non ha forse<br />

invaso, quel rosso, “tutto”? Ma proprio<br />

tutto: “magistratura, scuola, università,<br />

sindacati, banche...”<br />

Stavamo “licenziando”<br />

l’articolo, quando ci piove addosso<br />

l’ultima cannonata del premier-primatista<br />

di spacconate:<br />

“Abbiamo arrestato duecento<br />

terroristi internazionali e debellato<br />

le Brigate Rosse”. Così “il<br />

fabulista di Palazzo Chigi” (G.<br />

D’Avanzo), che non si rende nemmeno<br />

conto dei rischi cui ci espone, provocando<br />

i veri terroristi e gli islamici pacifici<br />

residenti in Italia. Inutile dire che<br />

quei 200 sono appena due, e un’altra<br />

diecina sono persone “in osservazione”.<br />

Commento di Enzo Bianco: “Parole<br />

fuori da ogni decenza”. Risposta<br />

dell’ascaro Cicchitto: “Enzo Bianco si<br />

deve dimettere”. E vai con l’ “Operazione<br />

verità” lanciata dal Primatista<br />

contro “le menzogne della sinistra” che<br />

nega le sue magnifiche realizzazioni: 24<br />

riforme, un milione e mezzo di nuovi<br />

posti di lavoro (in realtà, posti di immigrati<br />

irregolari, da poco “sanati”), l’economia<br />

in visibile ripresa (non per l’Economist,<br />

che rinnova la sua bocciatura,<br />

invano contestato dal riccioluto Tremonti),<br />

l’alto prestigio internazionale<br />

(“grazie a noi in Europa non c’è più un<br />

blocco franco-tedesco”). E via salendo.<br />

Berlusconi carica gli azzurri: “Il primo<br />

obiettivo della campagna elettorale è<br />

ribattere alle ingiurie della sinistra”,<br />

“dicono che siamo volgari e ottusi. Alla<br />

Camera, quando passo, certi voltano lo<br />

sguardo”. Forse per non restare abbagliati<br />

dal suo splendore (di cervo che dà<br />

del cornuto alla chiocciola). E qual è il<br />

secondo obiettivo? Nientemeno che<br />

“eliminare i comunisti, se non fisicamente,<br />

politicamente”. Delizioso quel<br />

“se non...”.<br />

Gli risponde l’alleato infido, Casini:<br />

“Gli italiani sono stufi di illusioni e illusionismi”.<br />

E accende un incendio di<br />

polemiche. Il Cavaliere senza macchia<br />

lo accusa di “attacco...a tradimento”,<br />

gli dà dell’ “ingrato”, lo appaia a Follini<br />

(il non plus ultra dell’offendere). E il<br />

gioco continua.<br />

Pasquale Licciardello<br />

Ragazzi Sindaci per la pace<br />

Da Firenze portano un messaggio per i Sindaci delle Città siciliane<br />

Studenti Sindaci con la prof.ssa Anna Platania e il preside Giuseppe Adernò<br />

volto il sindaco di Trevico, Giuseppe Antonio<br />

Solimine, con il quale i ragazzi catanesi<br />

hanno stipulato un patto di amicizia e di gemellaggio<br />

nel nome del Sant’ Euplio, dato che<br />

a Trevico sono conservate le reliquie del martire<br />

catanese.<br />

Il prossimo 15 dicembre in occasione<br />

della cerimonia di giuramento del sesto<br />

sindaco dell’Istituto Parini saranno invitati<br />

tutti i Sindaci dell’area metropolitana<br />

a firmare il patto per la pace.<br />

G.O.


Santa Maria di Licodia è un paesino che<br />

conta poco più di settemila abitanti. Pochi,<br />

sì. Ma, l’esiguità del numero giustifica forse<br />

la mancanza di strutture e possibilità di espressione<br />

e realizzazione per i giovani? Parte della<br />

cittadinanza meno presa in considerazione,<br />

i giovani sono dimenticati, abbandonati a se<br />

stessi, lasciati alla noia di un paese che non gli<br />

offre assolutamente NULLA. Non ci sono<br />

punti di ritrovo, associazioni giovanili, centri<br />

culturali e anche l’idea di avere un cinema qui<br />

sembra essere pura utopia.<br />

L’unica forma di “svago” di cui dispongono<br />

i giovani è passare il loro tempo nella villa<br />

comunale, senza altro da fare che parlare di<br />

quanto sia noiosa la vita a Licodia e di come<br />

tutti ne vorrebbero scappare. Entrare in questo<br />

paese è come leggere Gente di Dublino di<br />

Joyce: si viene assaliti da una sensazione di<br />

paralisi. Il tempo sembra essersi fermato, la<br />

vita scorre al ritmo della monotonia e gli abitanti,<br />

come i personaggi di Joyce, sono invasi<br />

fino al midollo osseo da questa paralisi che gli<br />

impedisce di essere ricettivi ad ogni esperienza<br />

nuova. Incapaci di agire, di cambiare le loro<br />

vite e di realizzare i loro sogni, si lamentano e<br />

così sfogano la propria rabbia di accettare<br />

passivamente la realtà.<br />

Tuttavia, qui non vogliamo parlare solo<br />

della paralisi licodiese, bensì sottolineare come<br />

una reazione ad essa sia possibile e lo facciamo<br />

raccontando la storia di un gruppo di ragazzi<br />

che è singolare e, al tempo stesso, rappresentativa<br />

della situazione giovanile in questo<br />

paese.<br />

Alcuni mesi fa, un paio di amici, durante<br />

l’ennesima serata di “paranoia”, decide che<br />

bisogna scuotere la situazione e, in pochi giorni,<br />

si crea un gruppo di una trentina di ragazzi<br />

che si ritrovano a discutere insieme del loro<br />

Il Tribunale ha altresì riconosciuto<br />

la violazione degli artt. 6 e<br />

7 del DPR n. 203 del 1988 per<br />

non essere stata rilasciata la necessaria<br />

precedente autorizzazione<br />

alle emissioni; autorizzazione<br />

che secondo la legge sia per la fase<br />

di “costruzione” di un nuovo<br />

impianto, sia per quella di “esercizio”<br />

deve essere anticipata all’effettivo<br />

“inizio”, al fine di assicurare<br />

un controllo di compatibilità<br />

ambientale serio. Scorrendo<br />

ancora l’ordinanza, scopriamo<br />

che i giudici evidenziano in<br />

modo inequivocabile il fatto che<br />

la costruzione del megagalattico<br />

impianto ricade all’interno del sito<br />

di interesse comunitario (SIC<br />

delle Valanghe). La commissione<br />

VIA (Valutazione Impatto Am-<br />

Provincia<br />

Dicembre 20<strong>05</strong><br />

“Raccolta differenziata di pensieri”: un’originale protesta<br />

“Oltre” la Villa Comunale<br />

Giovani dimenticati contro la “paralisi” di Santa Maria di Licodia<br />

modo di vivere Licodia e dei loro desideri su<br />

come cambiarla. Dalle parole passano all’azione<br />

e, durante l’estate, esordiscono con una<br />

manifestazione, originale e creativa già dal<br />

nome: RACCOLTA DIFFERENZIATA DI<br />

PENSIERI. Lo scopo è raccogliere (attraverso<br />

foglietti distribuiti in giro su cui ognuno<br />

può scrivere i propri pensieri) il malcontento<br />

e le lamentele dei giovani, ma anche conoscerne<br />

gli interessi e i desideri e utilizzare questo<br />

materiale come punto di partenza per la creazione<br />

di attività che potessero coinvolgere il<br />

maggior numero possibile di giovani. La raccolta<br />

di idee è stata seguita da una proiezione<br />

di diapositive, accompagnata da una voce<br />

esterna che ha commentato le immagini e presentato<br />

ad un immaginario turista la Licodia<br />

che si troverebbe sotto gli occhi: una città<br />

fantasma, dove le strade sono completamente<br />

deserte, i luoghi destinati alle attività sportive<br />

(come la palestra comunale e i campi da<br />

tennis) lasciati all’abbandono...A quest’iniziativa,<br />

ne seguono delle altre, fra cui un’esposizione<br />

di quadri realizzati dagli stessi componenti<br />

del gruppo e una commedia che, in chiave<br />

ironica, ricostruisce la giornata tipo di un<br />

qualunque giovane licodiese.<br />

Ad un certo punto, il gruppo comincia a<br />

sgretolarsi; ritrovandosi settimanalmente alle<br />

riunioni solo per abbozzare dei progetti destinati<br />

poi ad essere messi nel cassetto per<br />

l’impossibilità di realizzarli: l’entusiasmo di<br />

molti viene meno. E questo è quanto di più<br />

paradossale potesse capitargli perché il grup-<br />

bientale) sarebbe stata depistata<br />

per il rilascio positivo della valutazione<br />

ambientale. Secondo il<br />

Tribunale la commissione ministeriale<br />

avrebbe dovuto approfondire<br />

l’indagine prima del rilascio!<br />

A tal proposito ricordiamo<br />

le vuote ciance di quanti si sono<br />

per interesse affannati a dimostrare<br />

che il sito era uno PSIC e<br />

non un SIC come se le peculiarità<br />

estetiche ed idrogeologiche di un<br />

luogo potessero dipendere dai<br />

giudizi degli uomini: giudizi, che<br />

non di rado sono espressione del<br />

“particulare”! I giudici inoltre<br />

hanno riconosciuto che l’impianto<br />

in contrada Cannizzola costituisce<br />

una violazione del decreto<br />

legislativo nr. 37 del 2003 che vieta<br />

la costruzione di tali tipologie di<br />

po, nato con l’intento di lottare contro l’apatia,<br />

si è fatto sconfiggere dalla stessa apatia. Il<br />

gruppetto di ragazzi attualmente rimasti a<br />

portare avanti l’iniziativa sta attraversando<br />

una fase di crisi e confusione: scoraggiato dall’abbandono<br />

degli altri, totalmente ignorato<br />

dalle istituzioni locali (l’amministrazione comunale,<br />

invitata alle loro manifestazioni, ha<br />

sempre declinato l’invito, ritenendo probabilmente<br />

che fosse poco importante sentire<br />

quello che hanno da dire i giovani), si trova,<br />

inoltre, a dover fronteggiare problemi di natura<br />

molto concreta, come la mancanza di una<br />

sede in cui riunirsi e, soprattutto, di finanziamenti<br />

con cui realizzare i propri progetti (le<br />

attività finora portate a compimento sono<br />

state, infatti, completamente auto-finanziate).<br />

Confusi, scoraggiati e demoralizzati, i giovani<br />

licodiesi continuano però ad elaborare<br />

nuove iniziative, tra le quali la realizzazione<br />

di una novena in chiave moderna e una raccolta<br />

di giocattoli per i bambini poveri per il<br />

Natale.<br />

Non si può certo dire che manchino di idee<br />

e creatività, ma di tutto il resto sì.<br />

L’iniziativa di questi ragazzi è sicuramente<br />

encomiabile e, per questo, li invitiamo a<br />

perseverare e a non cedere di fronte alle difficoltà,<br />

resistendo alla tentazione di mollare<br />

tutto “perché tanto è impossibile cambiare le<br />

cose”. Anche quello di Martin Luter King era<br />

solo un sogno, ma è a partire dal sogno di un<br />

mondo diverso che la realtà può cambiare.<br />

Tuttavia, ci rendiamo conto che, per quanta<br />

impianti in aree instabili ed alluvionali<br />

come questa che è vicinissima<br />

all’alveo del Simeto. Ricordiamo<br />

che, da queste parti, la gente<br />

chiama “traunara” l’esondazione<br />

di un fiume! E da queste parti, di<br />

“traunare” negli ultimi cento anni<br />

ce ne sono state davvero tante!<br />

Nella vicenda giudiziaria, sappiano<br />

i lettori, si è inserito anche il<br />

comune di Catania che è intervenuto<br />

ad adiuvandum e che ha<br />

sostenuto l’irrazionalità dell’intero<br />

piano dei rifiuti: la spazzatura<br />

di Catania dovrebbe andare<br />

ad Augusta provincia di Siracusa,<br />

mentre quella della provincia di<br />

Messina a Paternò in provincia<br />

di Catania: cose dell’altro mondo!<br />

E così, dopo i politici maneg-<br />

gi, le oscillanti e non sempre chiare<br />

posizioni degli amministratori<br />

locali, le pseudo scientifiche elucubrazioni,<br />

gli inneggiamenti al<br />

progresso, gli arzigogoli di quanti<br />

“interessati” al progetto si sono<br />

affannati a dimostrare all’opinione<br />

pubblica la presunta legittimità<br />

e l’opportunità del medesimo,<br />

ecco giungere puntuale (e speriamo<br />

risolutiva) l’ordinanza del<br />

T.A.R. che premia la tenacia e l’indefesso<br />

impegno dei comitati civici<br />

e che restituisce alla Valle del<br />

Simeto e ai suoi abitanti i loro<br />

inalienabili diritti i quali, uomini<br />

chiusi nei loro egoistici interessi,<br />

hanno cercato di sottrarre.<br />

E così in un’epoca in cui soffia<br />

sempre più forte il vento del<br />

relativismo morale, religioso, fi-<br />

3<br />

buona volontà ed energia possano impiegare,<br />

da soli potranno fare poco. Pertanto, ci uniamo<br />

a loro nell’esortare tutti i giovani licodiesi<br />

a svegliarsi dalla loro apatia.<br />

Daniele Barbagallo, Davide Giuffrida,<br />

Guido Giusti, Valentina La Mela, Luigi Minissale,<br />

Andrea Parasiliti, Salvo Patti, Giovanni<br />

Rasà, Francesca Russo, M. Lorenza<br />

Salamone e Salvo Sotera sono pronti ad accogliere<br />

tutti quei giovani convinti che Licodia<br />

sia diventata un raccoglitore di rifiuti, ma desiderosi<br />

di creare spazi nuovi in cui dare espressione<br />

alla PROPRIA voce.<br />

Il gruppo è assolutamente a-politico, si<br />

interessa in particolare ad attività artistiche e<br />

culturali (con la disponibilità a prendere in<br />

esame qualunque tipo di progetto), non ha<br />

leader né sponsor, non si vuole schierare contro<br />

niente e nessuno, ma solo denunciare la<br />

mancanza di attività rivolte ai giovani e cercare<br />

di rimediare a questa situazione, dando a<br />

tutti la possibilità di realizzare i propri interessi.<br />

Una persona da sola non può cambiare<br />

il corso della storia, ma un gruppo di ragazzi<br />

con i loro sogni e la voglia di realizzarli può<br />

contribuire a modificare la mentalità di questo<br />

paese.<br />

Per finire, ci rivolgiamo all’amministrazione<br />

comunale, alla quale vorremmo soltanto<br />

ricordare che i giovani costituiscono il futuro<br />

della società e che, forse, bisognerebbe investire<br />

un po’ di più sul patrimonio che essi<br />

rappresentano.<br />

Melita Furnari<br />

5° Concorso poesia dialettale “Carmunu Carusu”<br />

Manifestazione conclusiva alla Scuola Elementare di Motta<br />

Manifestazione conclusiva domenica<br />

27 novembre del 5° Concorso di<br />

poesia dialettale siciliana “Carmunu<br />

Carusu” (1840-1914), pueta di la<br />

Motta e forsi ‘ntisu, organizzato dalla<br />

Pro Loco di Motta. Preceduta alle 16<br />

dalla deposizione di una corona d’alloro<br />

davanti al busto bronzeo del poeta<br />

(opera dello scultore mottese Benedetto<br />

Scalirò) nel viale a lui dedicato,<br />

la premiazione, sotto la sobria<br />

conduzione della presidente Pro Loco<br />

Maria Grazia Accordino, ha avuto<br />

luogo a seguire nel salone della Scuola<br />

Elementare sul viale della Regione,<br />

gremito di appassionati della lingua<br />

affascinante degli avi, la quale, anche<br />

grazie all’iniziativa del concorso, continua<br />

a ricevere linfa vitale per essere<br />

conosciuta dalle nuove generazioni e<br />

dalla prima pagina<br />

salvaguardata come identità culturale<br />

del passato.<br />

Tra le poesie inedite di non più di<br />

40 versi dei 64 partecipanti di quest’anno,<br />

la giuria, composta dai proff.<br />

Antonella Dolei e Simone Caruso e<br />

dai poeti Pippo Consoli, Angelo Santonocito,<br />

Giovanni Torrisi e Nino<br />

Tomasello, ha incoronato tre componimenti<br />

molto affini nell’affrontare<br />

con naturalezza il tema della morte<br />

con i sentimenti che essa crea. Al primo<br />

posto Alfia Contino con “Tistamentu”,<br />

una sorta di viatico di una<br />

madre ai figli per essere trovata dopo<br />

anche nelle piccole cose o negli elementi<br />

della natura; al secondo Alfio<br />

Naso con “Na littra”, di uno zio emigrante<br />

al nipote col dispiacere del distacco<br />

dalla vita e dalla patria natia; al<br />

terzo Angelo Sciacca con “Paci a li<br />

morti”, che nell’album di famiglia evocano<br />

tanti ricordi che fanno rivivere il<br />

passato e diventano musica per l’anima.<br />

Alla triade coppa e menzione.<br />

Attestati, ovviamente, per tutti i 64.<br />

Targa-ricordo, invece, per queste<br />

nove poesie segnalate: “Sirinata all’anni<br />

mei” di Gaetano Petralia, “Oru<br />

culatu” di Nino Marzà, “L’occhi toi”<br />

di Augusto Manna, “La vecchia novena”<br />

di Nino Sava, “Giuramentu<br />

d’amuri” di Giuseppe Tomasello,<br />

“Semu frati ma…” di Alfio Sciacca,<br />

“Lu cori di l’emigratu” di Giovanni<br />

Parisi Avogaro, “Me nannu mi diceva”<br />

di Saverio Malgioglio e “Semu i<br />

stissi fratuzzu omu” di Domenico<br />

Peci. A tutti gli autori, compresi i rimanenti<br />

partecipanti, è stata data la<br />

possibilità di declamare i propri versi.<br />

Serata di versi, e che versi (vera<br />

musica per le orecchie dei mottesi),<br />

con alcune poesie do zu Carmunu recitate<br />

dagli alunni del locale Istituto<br />

comprensivo, preparati dalla docente<br />

Lella Seminerio per la Elementare,<br />

e dai proff. Paola Cardile e Santo Puzzolo<br />

per la Media.<br />

Presentati da Antonio Messina e<br />

Greta Tutone si sono avvicendati sul<br />

palco Giuseppe Rabuazzo con “Chi<br />

è la vita”, Marilena La Piana con “Cos’è<br />

lu munnu”, Martina Di Mauro con<br />

“U sgavitu”, Carla Belcuore e Christian<br />

Di Bella nel “Lamentu di Sant’Antoni”,<br />

Paolo Ziino con “Dumani<br />

partu”, Francesca Sbrizzi con “Fangu”,<br />

Graziella Vitanza in “A Ninu testa<br />

di cipudda”, Ilenia Gazzo con<br />

“Chi è tutta sta mossa”, Grazia Di<br />

Mauro in “U signurinu”, Giuseppe<br />

Consoli (brani della poesia del nonno<br />

omonimo A Carmunu Carusu),<br />

Arianna Santagati (strofe del misterbianchese<br />

Turi Scordo<br />

dedicate o zu Carmunu),<br />

Chiara Grasso<br />

(strofe di Luciano<br />

Pellegrino nell’anno<br />

della morte del poeta),<br />

Valentina Crisafulli<br />

(brani della poesia<br />

di Simone Caruso<br />

sul vate mottese) e<br />

Sara Sergi con “A lu<br />

paisi da Motta” del<br />

catanese Orazio Santonocito.<br />

“L’annu<br />

prossimu diciticci ai<br />

carusi di non curriri” è stata la simpatica<br />

esortazione, ovviamente in<br />

dialetto, di un poeta in sala riferendosi<br />

alla recitazione degli alunni.<br />

Vito Caruso<br />

Restituiti i diritti alla Valle del Simeto<br />

losofico che sembra volere spazzare<br />

via valori e certezze e orientare<br />

la vita umana entro i binari di<br />

un pericoloso soggettivismo, noi<br />

riscopriamo una certezza: la<br />

certezza del diritto dinanzi<br />

alla quale si dissolvono cavilli,<br />

sofismi, capziosità varie.<br />

Intanto i comitati civici mantengono<br />

l’impegno con una speranza<br />

in più: che anche nella nostra<br />

italietta, travolta quotidianamente<br />

da scandali e dal malcostume,<br />

possano infine affermarsi la<br />

verità e gli interessi collettivi e la<br />

Valle del Simeto, non toccata dalle<br />

nefandezze degli umani, possa<br />

continuare ad essere il paradisus<br />

deliciarum che tutti noi sappiamo.<br />

Salvatore Nicosia


4 Dicembre 20<strong>05</strong> Il Foglio Mottese<br />

Benedetto XVI saluta gli Sbandieratori dei tre Rioni<br />

Motta: Romana per due giorni<br />

Rulli di tamburi e trombe rispondono alla cordialità del Santo Padre<br />

Nel mese di ottobre 2004, dopo sette<br />

anni di ministero pastorale come Parroco<br />

della Chiesa Madre di Motta Sant’<br />

Anastasia, i superiori mi hanno chiesto<br />

di lasciare la parrocchia per andare in<br />

aiuto a Don Angelo Mangano presso la<br />

parrocchia romana di “San Gelasio I”,<br />

Papa - affidata nel 2003 dal cardinale<br />

Ruini, alla cura pastorale della “Famiglia<br />

Ecclesiale di Vita Consacrata Missione<br />

Chiesa - Mondo”, di cui faccio parte<br />

come sacerdote - e nel frattempo ultimare<br />

gli studi, iniziati prima di venire a<br />

Motta, presso la Pontificia Università<br />

San Tommaso, Angelicum di Roma.<br />

Sette anni di vita, carichi di esperienza,<br />

di vissuti, di relazioni interpersonali<br />

strette con la stragrande maggioranza<br />

dell’intera popolazione mottese, grazie<br />

anche alla posizione privilegiata della<br />

Chiesa Madre di Motta, dove è custodito<br />

il “depositum” della tradizione di religiosità<br />

popolare e di devozione alla Santa<br />

Patrona Anastasia. Permettetemi di<br />

dire che sette anni del genere non si possono<br />

dimenticare.<br />

Ho già avuto modo, in diverse occasioni,<br />

di esprimere i miei sentimenti nei<br />

riguardi di Motta, della sua storia, delle<br />

persone che la compongono, delle istituzioni,<br />

della comunità cristiana delle due<br />

parrocchie, ma in special modo della mia<br />

parrocchia, che sentimentalmente riterrò<br />

sempre tale, anche se giuridicamente<br />

non lo posso più dire dal 1 ottobre del<br />

2004. Questo articolo, che racconta proprio<br />

questo legame ancora vivo, me ne<br />

offre un’ulteriore possibilità. Ne ringrazio<br />

la redazione, diretta dal carissimo<br />

prof. Pino Pesce, che me lo ha richiesto.<br />

Sin dalla mia prima festa di San Gela-<br />

La crisi politica e amministrativa d’autunno<br />

a Motta, oggetto per alcune sedute di dibattito<br />

politico all’interno del Consiglio comunale, ha<br />

fatto registrare di recente alcuni fatti (incontro<br />

dei gruppi residuali del centrosinistra e del sindaco<br />

con i cittadini, bocciatura delle variazioni<br />

di bilancio per circa 680 mila euro ad opera di<br />

parte dell’opposizione e di parte dell’ex maggioranza,<br />

revoca delle deleghe all’assessore Mario<br />

Santagati e dimissioni di quest’ultimo) che hanno<br />

mutato il quadro politico locale, se in meglio<br />

o in peggio si vedrà.<br />

L’incontro nel salone parrocchiale S. Antonio,<br />

promosso da Ds-Margherita-Motta libera<br />

Motta-M.I.MO.S.A., per informare e verificare<br />

se la maggioranza è in grado di andare avanti.<br />

“Gli assessori Ds si sono dimessi- ha ricordato<br />

il presidente Pippo Virgillito –perché si ritorni a<br />

governare; noi vogliamo il confronto con i partiti<br />

e la società civile senza condizionamenti soprattutto<br />

da parte di quei consiglieri che a malapena<br />

rappresentano se stessi, protagonisti di<br />

assalti alla diligenza o di discese da essa e risalite;<br />

io invito il sindaco a presentare una Giunta e<br />

a confrontarsi sulle cose da fare in Consiglio”.<br />

Nelle ultime vicende in Consiglio si è vista la<br />

chiara identità de La Margherita, secondo il consigliere<br />

Giacomo Marzullo, che ne ha assicurato<br />

la presenza nel programma e al fianco dell’esecutivo.<br />

Sempre fermo sulle valutazioni negative<br />

sio I papa a Roma, alla quale ebbi<br />

modo di partecipare nel novembre<br />

2004, espressi il desiderio di coinvolgere<br />

gli Sbandieratori e Musici di<br />

Motta e, grazie alla generosa risposta<br />

dei tre Presidenti dei Rioni Maestri,<br />

Vecchia Matrice e Panzera,<br />

questo progetto si è potuto realizzare.<br />

La mia richiesta è stata chiara:<br />

“non un Rione, ma tutte e tre insieme!”.<br />

In sincerità debbo dire che la<br />

risposta è stata altrettanto chiara e<br />

pronta: dai tre presidenti, quasi in<br />

unità di intenti, mi son sentito rispondere:<br />

“lo abbiamo fatto per altri,<br />

perchè non dobbiamo farlo anche<br />

per te”. Un sentito grazie di questa<br />

testimonianza, come di quella<br />

mostrata nell’aver viaggiato insieme,<br />

su uno stesso pulmann, tre Rioni<br />

diversi, in continua e tradizionale competizione<br />

tra di loro. Solo chi è di Motta,<br />

o conosce bene le tradizioni mottesi,<br />

sa che queste sottolineature non<br />

sono affatto sottigliezze di poco conto!<br />

La venuta degli Sbandieratori e Musici<br />

di Motta a Roma si inserisce in un<br />

duplice progetto, che insieme a Don Angelo,<br />

il parroco, e a tutta la comunità<br />

parrocchiale di San Gelasio, si è potuto<br />

concretizzare. Da una parte infatti volevamo<br />

far conoscere la ricchezza di tradizioni<br />

folkloriche della nostra amata terra<br />

di Sicilia (ed in particolare della mia amata<br />

Motta), dall’altra volevamo (è stato<br />

l’intento primario) animare il territorio<br />

parrocchiale di San Gelasio, difficile da<br />

coinvolgere. Al fine di una sempre maggiore<br />

partecipazione alla vita cristiana<br />

della parrocchia, abbiamo in questi anni<br />

svolto diverse manifestazioni coinvol-<br />

Foto Arturo Tinnirello<br />

nei confronti dei cinque colleghi, ora Autonomia<br />

mottese, che avrebbero frantumato l’ex maggioranza,<br />

il consigliere Nino Fisichella (Mimosa)<br />

ha invitato tuttavia il Sindaco a provarci ancora.<br />

Appunti alla mano, dal presidente Nino Guardo<br />

(Motta libera Motta) uno sprone a maggioranza<br />

e Giunta a non cedere a condizionamenti,<br />

malignità e anarchia, e portare avanti il mandato<br />

col dialogo e la condivisione. Il sindaco Santagati<br />

ha confessato di avere impiegato 17 mesi per<br />

cercare di tenere uniti i 12 consiglieri dell’ex<br />

maggioranza, di aver sognato anche un allargamento<br />

della stessa e di aver riscontrato invece<br />

instabilità totale nei vari gruppi politici nel giro<br />

di consultazioni avute in precedenza. “Stasera<br />

dobbiamo dire- ha affermato il primo cittadino<br />

–che i 12 sono diventati 7+5 e non sono più<br />

omogenei perché un gruppo ha chiesto l’azzeramento<br />

della Giunta e un altro non lo vuole; io<br />

chiedo di poter fare una Giunta tecnica su questi<br />

3 punti: pagare tutti per pagare meno, stabilizzazione<br />

degli Asu e Prg”.<br />

Prima che fossero impallinate le variazioni<br />

di bilancio si è svolto in Consiglio l’ennesimo<br />

dibattito sulla crisi politica e in assenza di novità<br />

ha tenuto banco l’intervento di Concetto Roccasalva<br />

per Autonomia mottese. “Nell’assemblea<br />

a Sant’ Antonio- ha replicato Roccasalva -<br />

siamo stati massacrati ma ricordo che a maggio<br />

Fisichella attaccava il Sindaco; noi lavoriamo<br />

gendo il territorio, attuando tutte le strategie,<br />

opportune ed importune, per risvegliare<br />

quel quartiere “dormitorio” di<br />

Rebibbia, alla periferia di Roma, dove la<br />

gente, stanca ed avvilita dopo giornate<br />

intense di lavoro ed ore interminabili trascorse<br />

in mezzo al traffico cittadino di<br />

Roma o del Grande Raccordo Anulare<br />

(vi invito a farne esperienza per capire),<br />

si ritira stremata e chiusa a qualunque<br />

proposta.<br />

Lo sappiamo bene tutti, come singoli<br />

e come Chiesa, ma lo sappiamo molto<br />

bene noi della “Missione Chiesa-Mondo”<br />

che ne abbiamo fatto il nostro “cavallo<br />

di battaglia” pastorale, che la parrocchia<br />

c’è per il territorio parrocchiale<br />

in cui esiste, non per altro. Non si danno<br />

parrocchie chiuse dentro il Tempio! La<br />

parrocchia esiste per evangelizzare il territorio<br />

in cui è inserita e di cui ha la re-<br />

Don Raciti, il Sindaco e gli<br />

Sbandieratori dei 3 Rioni<br />

sponsabilità pastorale e, insieme alle istituzioni<br />

civili, la corresponsabilità sociale.<br />

Ecco allora che la venuta degli Sbandieratoti<br />

e Musici di Motta, con l’allegria<br />

dei colori, delle bandiere, dei suoni di<br />

tromba e di tamburi, va collocata in questo<br />

contesto pastorale della parrocchia<br />

San Gelasio, la quale si propone di passare<br />

“dal Tempio alla strada”, e si sta<br />

organizzando pastoralmente ad essere<br />

una presenza di Chiesa tra le case, attraverso<br />

le piccole Comunità Ecclesiali di<br />

Base (CEB) sparse nel territorio parrocchiale.<br />

L’arrivo degli sbandieratori dei tre<br />

Rioni, che hanno sfilato insieme per le<br />

strade del territorio parrocchiale, ha sortito<br />

l’effetto desiderato! Finalmente abbiamo<br />

avuto la piccola gioia di vedere<br />

tante finestre illuminate nei palazzoni<br />

alti ed imponenti, dove abitano anche<br />

Amministrazione ancora in crisi<br />

Incontri-verità annunciati nell’ultimo Consiglio dall’opposizione<br />

Lettera aperta LA FUGA VERGOGNOSA<br />

Cari concittadini, riteniamo opportuno che sappiate della vergognosa fuga della<br />

residua maggioranza e del Sindaco dal Consiglio Comunale. La suddetta fuga ha fatto sì che non<br />

si approvasse l’assestamento del bilancio il 29/11/20<strong>05</strong>.<br />

PERCHÈ: Il Pres. Guardo (Motta Libera Motta) si è astenuto; I Consiglieri dei DS Pagliaro,<br />

Rapisarda e Zuccarello; Il consigliere della M.I.MO.S.A. Fisichella; Il consigliere della Margherita<br />

Marzullo; Il consigliere Indipendente di Centro Valenti, sono fuggiti dall’aula e non hanno<br />

dato il loro voto favorevole all’assestamento di bilancio.<br />

POTEVAMO NOI VOTARE L’ASSESTAMENTO DEL BILANCIO CHE TOGLIEVA<br />

SOLDI: alle persone bisognose; al Centro Diurno degli anziani; ai minori in situazione di<br />

disagio; al trasporto dei “diversamente abili”, etc etc…; alla sicurezza sul lavoro; agli interventi<br />

per le politiche giovanili; alla manutenzione del Campo Sportivo; alle attività ricreative e<br />

sportive, etc etc…?<br />

PER FINANZIARE: con euro 223.000,00 1 (uno) marciapiede di via terre nere, (fino a<br />

dove??); con euro 60.000,00 per incarichi di progettazione; con euro 5.800,00 per i vigili a<br />

scavalco!!!!!!!; e tante altre voci insignificanti!!!!!!!!<br />

SENZA ALCUNA DELUCIDAZIONE sia amministrativa sia politica da parte del Sindaco<br />

e della sua maggioranza che invece hanno pensato bene di scappare!!!!!!!!!!<br />

VERGOGNA!!!!! UNA MAGGIORANZA DI SINISTRA CHE TOGLIE FONDI ALLE<br />

FASCE PIU’ DEBOLI PER FINANZIARE ATTIVITA’ DI DUBBIO INTERESSE.<br />

Il Sindaco e la Sua Maggioranza alla TRASPARENZA preferiscono la FUGA.<br />

I CONSIGLIERI DI UNITI PER MOTTA-MPA CHIEDONO UN SOLO, UNICO MA<br />

PROVVIDENZIALE ATTO D’AMORE PER IL PAESE.<br />

SINDACO SI DIMETTA !!!!!!!!<br />

Motta Sant’Anastasia lì 4 Dicembre 20<strong>05</strong><br />

I consiglieri comunali di Uniti per Motta-MPA<br />

Antonino Luca e Armando Galliano<br />

per tutti i cittadini e abbiamo cercato di mantenere<br />

in piedi il centrosinistra; invece siamo<br />

l’unico gruppo ancora non contattato dal Sindaco;<br />

non voteremo le variazioni di bilancio<br />

senza sapere con quali gruppi il Sindaco vuole<br />

governare”. Al che si è capito che i cinque di<br />

Autonomia mottese, pur avendo ancora un<br />

assessore di riferimento (Mario Santagati, a<br />

cui all’indomani il Sindaco avrebbe ritirato le<br />

deleghe) stavano uscendo dalla maggioranza.<br />

Parte del fronte del no è entrata anche nel merito<br />

parlando di assenza di documenti, progetti<br />

e indirizzo politico. Nino Luca (Mpa-Uniti<br />

per Motta) e Pippo Raimondo (Fi) hanno sollevato<br />

il caso del marciapiede (circa 233 mila<br />

euro) previsto in via Terre Nere quando ce n’è<br />

uno già finanziato in via Carmine Caruso sino<br />

al cimitero che non si realizza, e ancora Luca ha<br />

denunciato i fondi tolti dai servizi agli anziani.<br />

Invano i consiglieri Roccuzzo (Nuova Sicilia)<br />

e Fisichella hanno chiesto rispettivamente il<br />

rinvio del punto (su cui era favorevole anche<br />

il Ds Zuccarello) e l’esame per singole variazioni,<br />

perché la procedura del si o no alla delibera<br />

nella sua interezza, votata dal fronte<br />

del no, ha portato poi al voto finale, mentre<br />

Ds, gruppo Nuova Sicilia-Udc, Valenti e Fisichella<br />

uscivano dall’aula, con questo risultato:<br />

10 contrari (i 3 di An-Lista Primavera-Fi,<br />

rispettivamente Di Mauro, Carrà e Raimondo,<br />

i 2 di Mpa-Uniti per Motta, Luca e Galliano, e<br />

i 5 di Autonomia mottese, Roccasalva, Fiorenza,<br />

Virgillito, Balsamo e Pagliaro) e un astenuto<br />

(il presidente Guardo).<br />

“I consiglieri contrari alle variazioni- ha<br />

commentato poi il sindaco Santagati –hanno anteposto<br />

le beghe personali all’interesse dei cittadini<br />

mentre la parte che è uscita dalla maggioranza<br />

ha tradito gli impegni elettorali dimostrando<br />

poca coerenza”. Di tradimento dell’elettorato<br />

e di danni ai cittadini parla un manifesto pubblico<br />

in cui le quattro liste (Motta nell’Ulivo, La<br />

Margherita, Motta libera Motta e Mimosa) rimaste<br />

vicine al sindaco elencano alcuni interventi<br />

bocciati al momento col voto no: acquisto<br />

scuolabus e automezzo per servizio idrico, manutenzione<br />

e pavimentazione strade comunali,<br />

manutenzione straordinaria reti idrica e fognaria,<br />

espropri e completamento via di fuga Scuola<br />

materna e spese pronto intervento idraulici.<br />

Venerdì 2 dicembre sono arrivate le dimissioni<br />

dell’assessore Mario Santagati (tra l’altro elogiato<br />

dal Sindaco nell’incontro a Sant’ Antonio)<br />

per impegni di lavoro. Ultima nota: durante i<br />

lavori consiliari sono stati annunciati incontriverità<br />

a breve da più parti politiche.<br />

Vito Caruso<br />

30/40 famiglie per palazzo, e dove<br />

l’avvio delle CEB porterà una presenza<br />

di vangelo e di Chiesa in mezzo<br />

alla gente. La sera di sabato 19<br />

novembre è stata una serata indimenticabile,<br />

non solo per me, che<br />

ho rivissuto sensazioni e ricordi che<br />

quei suoni e quei colori hanno riportato<br />

alla luce nel mio cuore, ma<br />

per tutta la parrocchia “San Gelasio”.<br />

Vedere la gioia sui volti di tanti<br />

nostri nuovi collaboratori pastorali<br />

romani, felici per quello che si<br />

stava facendo nel territorio, speranzosi<br />

di un futuro di coinvolgimento<br />

del territorio parrocchiale,<br />

mi ha veramente riempito di gioia.<br />

Ma la nostra gioia ha raggiunto il<br />

suo apice la mattina di domenica<br />

20 novembre, quando abbiamo<br />

partecipato, in Piazza San Pietro, alla<br />

recita dell’Angelus del Santo Padre Benedetto<br />

XVI, il quale alla fine, durante i<br />

consueti saluti, ha menzionato anche gli<br />

Sbandieratori e Musici di Motta Sant’Anastasia,<br />

i quali hanno prontamente<br />

risposto a Sua Santità, facendogli giungere<br />

i suoni delle trombe e i rulli dei tamburi.<br />

L’emozione era scritta sui volti di<br />

tutti noi presenti in piazza, come, sono<br />

certo, dei tanti mottesi collegati via TV.<br />

É stata una grande emozione ed è stato<br />

bello condividerla con altri presenti. Un<br />

grazie sentito e filiale va a Sua Ecc. Mons.<br />

Paolo Romeo, Nunzio Apostolico in Italia,<br />

che ha fatto giungere la nostra richiesta<br />

a Papa Benedetto XVI.<br />

Il nostro rendimento di grazie si è<br />

fatto sacramento, in Cristo, nell’Eucaristia<br />

pomeridiana che abbiamo celebrato<br />

nella grande e bella Basilica di Santa Ana-<br />

Lettera aperta<br />

Miei cari mottesi,<br />

Si ! Sono io. Forse non mi riconoscete<br />

più; sono Motta il vostro paese.<br />

Ho dovuto chiedere ospitalità a questo<br />

periodico poiché, malgrado sia ancora<br />

tanto bella, ho l’impressione di non interessare<br />

più a nessuno.<br />

Chiedo perdono ai lettori se mi<br />

mostro nuda come una donna di<br />

facili costumi, ma anni ed anni di<br />

malgoverno mi hanno ridotta in<br />

questo stato. Conservo solo la mia<br />

verginità, che difenderò ad ogni<br />

costo; non lascerò che violentino<br />

il mio corpo.<br />

Per questo ho deciso di parlare<br />

a tutti quanti voi come una<br />

madre premurosa parla ai propri<br />

figli quando vede il loro futuro<br />

incerto, anche se, malgrado<br />

le mie premure, vi siete<br />

dimostrati ingrati nei miei<br />

riguardi.<br />

Nel passato, ... forse…<br />

alcuni tra coloro<br />

che mi hanno governata,<br />

operando<br />

onestamente, mi<br />

hanno resa più<br />

bella.<br />

Ma da diversi<br />

lustri or-<br />

mai… che dire….<br />

tutto è sotto i vostri<br />

occhi… che disastro!!!<br />

Persino i miei carissimi amici americani<br />

mi hanno abbandonata. Che invidia per i miei<br />

vicini di casa: Misterbianco, Belpasso e persino<br />

quel piccolo Piano Tavola che oggi fa la<br />

voce grossa verso di me; grazie ad Amministrazioni<br />

attente e capaci, nel loro territorio<br />

fiorisce l’industria ed il commercio.<br />

Ogni cinque anni ritrovo un po’ di speranza.<br />

Vedo tanti che si agitano, gridano, scrivono<br />

programmi, sembra che tutti fanno a<br />

Disegno Alfonso Romano<br />

stasia al Palatino dopo essere stati accolti<br />

dal Rettore Don Alberto Pacini, che<br />

abbiamo avuto a Motta come predicatore<br />

del Triduo durante la Festa Giubilare<br />

del 2004.<br />

Lì, abbiamo sperimentato, ancora una<br />

volta insieme, che la vera comunione ed<br />

amicizia è in Cristo, nella comunione con<br />

Lui, con il suo corpo ed il suo sangue,<br />

che da senso e significato non solo alla<br />

nostra esistenza di cristiani ma anche<br />

alla vera devozione alla Santa Patrona<br />

Anastasia, i cui resti giacciono sotto quella<br />

Basilica Romana.<br />

Un sincero grazie, colmo di gioia, sento<br />

il bisogno di rivolgerlo a quanti hanno<br />

fatto si che questa bella manifestazione,<br />

completa di fede e di folklore, abbia avuto<br />

esito positivo. In primo luogo ai tre<br />

Presidenti dei Rioni, ai ragazzi Sbandieratori<br />

e Musici, veri protagonisti della<br />

bella manifestazione, agli amici e parenti<br />

che li hanno accompagnati, alle istituzioni<br />

civili che hanno contribuito per l’attuazione,<br />

in primo luogo l’Azienda Provinciale<br />

del Turismo di Catania e il Comune<br />

di Motta S. Anastasia, con il Signor<br />

Sindaco, Dott. Antonino Santagati,<br />

che ha accompagnato la delegazione<br />

Mottese; ancora, al Consigliere Provinciale<br />

Santo Pulvirenti di Belpasso e consorte<br />

che hanno voluto presenziare alla<br />

manifestazione e a quanti, in vario modo<br />

e senza apparire, dietro le quinte, hanno<br />

coordinato il tutto. A tutti i mottesi, a<br />

partire dai confratelli Presbiteri che li<br />

guidano nel cammino cristiano, desidero<br />

far giungere il mio saluto ed il mio affetto,<br />

unitamente agli auguri di un Sereno<br />

Santo Natale.<br />

Don Giuseppe Raciti<br />

Cari concittadini, in vista delle prossime festività natalizie<br />

e dell’arrivo del nuovo anno, colgo l’occasione per indirizzare a tutti<br />

voi i più AFFETTUOSI E CORDIALI AUGURI, anche a nome<br />

della Giunta Municipale. I miei auguri sono diretti a tutta la cittadinanza,<br />

compresi quei Consiglieri che in occasione della seduta di<br />

Consiglio, che trattava l’assestamento di bilancio, hanno ritenuto di<br />

non approvarlo anteponendo così interessi politici e beghe personali<br />

all’interesse della cittadinanza intera.<br />

Tuttavia, auspico che il nuovo anno sia portatore di nuovi e più<br />

responsabili propositi nella intera compagine consiliare al fine di<br />

centrare il comune obiettivo del ns mandato che è quello di realizzare l’interesse collettivo<br />

attraverso la crescita economica, culturale e sociale.<br />

gara nel sacrificarsi per il mio bene; dal palchetto<br />

che montano nel salotto di famiglia, in<br />

pieno agone politico, sbandierano promesse<br />

a destra e a manca. Io mi illudo, comincio<br />

per un po’ a sperare, ma… dopo la kermesse<br />

elettorale solitamente tutto finisce<br />

a tarallucci e vino.<br />

Ultimamente avevano promesso<br />

che mi avrebbero portata in crociera<br />

su una bella nave; ma… ahimè!…<br />

la nave non si è mai mossa dal porto.<br />

Il capitano si è agitato un po’ e,<br />

mentre la ciurma si prendeva a<br />

colpi di remo, cercava di dispiegare<br />

la vela cercando il vento<br />

favorevole; ma nessun vento è<br />

favorevole a chi non sa la direzione<br />

da prendere.<br />

Una cosa mi brucia ancora<br />

l’anima, più delle altre, e mi fa<br />

venire un groppo in gola solo a<br />

pensarci, quando penso a coloro<br />

che avevo eletto come miei figli<br />

prediletti: quella generazione<br />

di sessantottini (quelli<br />

che dicevano di essere<br />

i figli dei fiori e<br />

che indossavano<br />

l’eskimo) che<br />

dovevano cambiare<br />

il mondo e<br />

Motta. Io, come vedete,<br />

non sono cambiata<br />

affatto, anzi sono piuttosto peggiorata, mentre<br />

il mondo ha cambiato loro.<br />

Che tristezza svegliarmi la mattina e vedere<br />

questi miei figli infagottati nei loro panciotti<br />

piccolo-borghesi a discettare sul fallo<br />

di Totti o sull’uccello di Del Piero mentre la<br />

casa brucia, immersi tuttora in quel FU-<br />

MUS INTELLETTUALIS svanendo il quale<br />

appare chiaro quanto poco arrosto c’è<br />

sulla brace.<br />

Matteo Ranno<br />

Il Sindaco Antonino Santagati<br />

La Giunta Comunale


Evento culturale di grande richiamo a Paternò per le celebrazioni del seicentesimo<br />

anniversario della promulgazione delle “Consuetudini” di Bianca di<br />

Navarra.<br />

La manifestazione è stata promossa dall’Amministrazione Comunale con<br />

l’ impegno sinergico tra l’Assessorato alle Pari Opportunità (Ass. Rossella<br />

Puglisi), la Consulta delle Donne (Pres. Grazia Scavo), l’Assessorato alla<br />

Cultura (Ass. Nino Naso), e l’Istituzione Biblioteca “G.B. Nicolosi” (Pres.<br />

Marilina Cancellieri-Dir.ce Rosanna Messina).<br />

La manifestazione ha degnamente commemorato l’evento con un nutrito<br />

programma aperto dall’inaugurazione alla Galleria d’arte moderna di una mostra<br />

della Copia delle Consuetudini, animata dal “cuntu” del maestro Salvatore<br />

Marchese.<br />

Nel suggestivo scenario di San Francesco alla Collina una conferenza sul<br />

tema “Bianca di Navarra-Seicento anni dalle Consuetudini di Paternò”, ha<br />

tracciato un poliedrico profilo storico/culturale sulla figura della “Reyna”,<br />

donna di estrema raffinatezza ed eleganza, nonché sovrana equa ed illuminata.<br />

Relatori dell’incontro sono stati la dott.ssa Cristina Grasso, direttrice vicaria<br />

Archivio di Stato di Catania, che ha illustrato e commentato, con la proiezione<br />

di diapositive, il documento ufficiale delle Consuetudini del 14<strong>05</strong>, redatto<br />

in lingua latina e conservato presso l’archivio di Stato di Catania; il prof.<br />

Vincenzo Fallica che ha tracciato un quadro delle vicende storiche che videro<br />

Bianca di Navarra protagonista della gestione politica del regno, delle resistenze<br />

nei confronti di qualche interessato corteggiatore, dei suoi contrasti con le<br />

grandi famiglie siciliane; il prof. Carmine Rapisarda che, con il tema La femminilità<br />

di Bianca, ha esaltato, oltre l’immagine della sovrana, quella della donna<br />

dai nobili tratti spagnoleggianti e dai gusti sobri ma molto raffinati.<br />

Grazia Scavo, Presidente della Consulta delle donne, ha auspicato “…che<br />

la manifestazione “Bianca di Navarra” possa assumere un carattere istituzionale<br />

e far parte di una serie di eventi che caratterizzino lo scenario culturale di<br />

una città come Paternò, ricca di storia e di tradizioni.”<br />

I lavori sono stati coordinati dall’avv. Giuseppe Virgillito e dal prof. Angelino<br />

Consolo.<br />

La serata è stata anche coronata dall’omaggio della tela “Bianca di Navarra”<br />

di Carmen Arena all’ assessorato alla Cultura di Paternò.<br />

A. R.<br />

Speciale Paternò<br />

Nel 14<strong>05</strong>, la regina Bianca di Navarra,<br />

nominata vicaria del regno di Sicilia<br />

dopo la morte del marito Martino, percorreva<br />

i territori del suo dominio e si<br />

fermava a Paternò, dove con la sua firma<br />

segnava il passaggio delle consuetudini<br />

locali alle leggi, trasformando quella<br />

che era una terra abitata da “vagabondi”<br />

in una società civile.<br />

A distanza di seicento anni, i Baternù<br />

portano in scena uno spettacolo che<br />

fa rivivere le vicende della giovane regina,<br />

ambientandole in un quadro suggestivo<br />

come quello del Castello normanno<br />

di Paternò. L’ambientazione storica,<br />

magistralmente ricreata attraverso<br />

musiche e costumi, trascina lo spettatore<br />

moderno indietro nel tempo immergendolo<br />

in una dimensione in cui il<br />

sapore della storia si confonde e si fonde<br />

con quello del mito e della leggenda.<br />

La rappresentazione dei Baternù si<br />

concentra in particolare sull’episodio<br />

della firma delle consuetudini e si svolge<br />

nel luogo in cui essa avvenne, la sala<br />

regia del castello. Ed è forse lo scenario<br />

a generare la sensazione di assistere ad<br />

un momento storico di grande portata,<br />

facendo dimenticare la distanza temporale<br />

che lo separa da un presente in<br />

cui il valore di quell’atto è andato perduto.<br />

La rappresentazione vera e propria<br />

è preceduta da una sorta di prologo, in<br />

cui l’attore rievoca la vicenda della regina<br />

e stabilisce un collegamento fra passato<br />

e presente. L’atto compiuto da<br />

Dicembre 20<strong>05</strong><br />

Seicentesimo delle “Consuetudini” di Bianca di Navarra<br />

Conferenza storico-culturale<br />

Da sin.: Marilina Cancelliere, Grazia<br />

Uno spettacolo dedicato a Cicciu Busacca, cantastorie paternese<br />

La regina Bianca nel teatro dei Batarnù<br />

Quando la storia si fonde e si confonde con il mito e la leggenda<br />

Bianca di Navarra fu altamente significativo<br />

non solo perché mirava alla creazione<br />

di leggi, primo passo verso la<br />

costituzione di una società civile, ma<br />

anche perché lo faceva a partire dalle<br />

norme elaborate dalla tradizione e dal<br />

popolo. Un atto, quindi, di democratizzazione:<br />

novant’anni prima che venisse<br />

scoperta l’America e molto prima<br />

che la cultura occidentale elaborasse<br />

il concetto di democrazia attuale.<br />

Ecco come Giovanni Calcagno,<br />

membro dei Baternù, risponde alle nostre<br />

domande su questo spettacolo.<br />

Da cosa è nato il progetto di portare<br />

in scena la vicenda di Bianca di Navarra?<br />

“Bianca di Navarra è personaggio<br />

straordinario. È una donna arrivata in<br />

Sicilia giovanissima, a soli diciannove<br />

anni, che ha tuttavia rappresentato una<br />

tappa importante nella storia di Paternò<br />

perché è riuscita a trasformare le leggi<br />

del popolo in istituzioni segnando il<br />

passaggio della società da uno stato di<br />

quasi barbarie ad uno civile. È, dunque,<br />

un momento che fa parte delle nostre<br />

origini ed è importante tornare al passato<br />

e recuperare le componenti della<br />

nostra cultura. Ancor di più, se si guarda<br />

alla realtà presente e si vede come<br />

essa sia degenerata rispetto al passato.<br />

Fa un certo effetto guardare oggi Paternò,<br />

e la società in generale, e accorgersi<br />

che da allora in poi la società ha regredito<br />

piuttosto che avanzare e il potere è<br />

diventato sempre più un privilegio appannaggio<br />

di pochi eletti. È proprio per<br />

recuperare e salvare dall’oblio quanto<br />

di meglio ha la nostra storia che abbiamo<br />

pensato di far rivivere la regina, in<br />

occasione dei Seicento anni della firma<br />

delle consuetudini, perché siamo convinti<br />

dell’attualità che questo messaggio<br />

contiene”.<br />

“Teatro, poesia e musica siciliana dall’’800 al ‘900”<br />

“Caffè Letterario” all’Antares<br />

Giovanni Calcagno e il duo “Triquetra”riportano il passato<br />

Giovanni Calcagno (al centro) e il duo “Triquetra”<br />

Un autunno all’insegna della cultura quello che ha<br />

contraddistinto la città di Paternò.<br />

Dopo “Bianca di Navarra”, il “Caffè Letterario”,<br />

un’iniziativa dell’Istituzione Biblioteca Comunale<br />

“G.B. Nicolosi” di concerto con l’Assessorato alla<br />

Cultura.<br />

La saletta del Caffè Antares ha rappresentato lo<br />

scenario ideale dell’incontro con cui si è inteso rievocare<br />

quel luogo simbolo di cultura, ma anche di ritrovo<br />

e convivialità che ha rappresentato per secoli, e<br />

rappresenta ancora, il Caffè Letterario.<br />

Nel nostro tempo al<br />

bar si parla di calcio…<br />

Un tempo chi entrava<br />

al Caffè per sorseggiare<br />

una calda ed aromatica<br />

bevanda, rimanendo<br />

affascinato dalla<br />

recitazione di versi o<br />

dalle lettere d’amore declamate,<br />

vi rimaneva incantato…<br />

Altri tempi!<br />

“Teatro, poesia e<br />

musica siciliana dall’<br />

‘800 al ‘900” è stato<br />

questo il tema dell’incontro,<br />

animato da un<br />

superbo Giovanni Calcagno,<br />

apprezzato attore<br />

paternese, con il, non<br />

meno bravo, duo di musicisti<br />

“I Triquetra” che,<br />

coniugando sapientemente<br />

musica, prosa e poesia hanno inteso rivisitare<br />

una classica forma d’arte che sempre affascina e<br />

coinvolge.<br />

L’antologia di brani siciliani, tutti da ri-scoprire, ha<br />

affascinato il numeroso pubblico presente che, nella<br />

calda atmosfera del Caffè, tra un aperitivo e un commento<br />

sussurrato, ha avuto modo di apprezzare poesia,<br />

musica e brani teatrali di autori quali Giovanni<br />

Verga, Ignazio Buttitta, Vitaliano Brancati, Luigi Pirandello,<br />

Nino Martoglio, Vincenzo Consolo, Elio Vittorini,<br />

Giovanni Meli, Toni Cucchiara e quant’ altri .<br />

Il filo rosso che ha unito la rassegna è stato il tema<br />

dell’amore e la struggente nostalgia per la propria terra.<br />

Canti, poesie e prose cantati e recitati con le nobili<br />

radici della lingua italiana: il dialetto siciliano.<br />

Tra i numerosi presenti, politici della Città, tra<br />

cui il Presidente del Consiglio Comunale Alfio Virgolini,<br />

esponenti del mondo culturale e della Scuola<br />

paternese, ma anche molti giovani che hanno seguito<br />

con partecipazione ed interesse lo spettacolo.<br />

L’assessore alla cultura, rag. Nino Naso, così come<br />

il Sindaco avv. Pippo Failla, si ritengono molto soddisfatti<br />

del successo dell’iniziativa che è andata ben<br />

oltre le aspettative, e auspicano che il Caffè Letterario,<br />

novità in assoluto per Paternò, nei prossimi appuntamenti<br />

possa contribuire sempre di più alla crescita<br />

culturale della Città.<br />

La Presidente dell’Istituzione Biblioteca Comunale,<br />

dott.ssa Marilina Cancellieri, afferma che l’iniziativa<br />

ha come obiettivo la valorizzazione della memoria<br />

artistica, culturale e sociale della nostra Sicilia<br />

ed, in particolare, di Paternò.<br />

La dott.ssa Rosanna Messina, direttrice della Biblioteca,<br />

ribadisce “… la necessità di far “uscire” la<br />

cultura dalle mura della Biblioteca per creare un’occasione<br />

di incontro fra tutti coloro che amano l’arte<br />

e, soprattutto, per fare amare l’arte da tutti. Credo<br />

necessiti una spinta intellettuale forte per “uscire<br />

fuori”, per non rinchiuderci in noi stessi e spero che<br />

il Caffè Letterario possa contribuire a far raggiungere<br />

alla nostra Città questo importante traguardo”.<br />

Atelier<br />

Benedetta<br />

Sposa<br />

Via S. Anna, 152 Belpasso (CT)<br />

Tel. 095 917674<br />

Agata Rizzo<br />

Nella parte iniziale della rappresentazione,<br />

hai narrato le vicende della regina,<br />

presentandoti al pubblico nei panni<br />

di un cantastorie e riprendendo un pò<br />

questa tradizione ormai perduta. Quale<br />

relazione esiste fra il vostro teatro e<br />

questo tipo di tradizione?<br />

“Abbiamo pensato di dedicare lo<br />

spettacolo a Ciccio Busacca che è il maggior<br />

rappresentante dei cantastorie paternesi.<br />

I cantastorie rappresentavano,<br />

fino a qualche decennio fa, la voce del<br />

popolo, una voce che aveva il ruolo di<br />

informare ma che esprimeva anche una<br />

cultura popolare e alternativa, prima che<br />

la modernità la cancellasse, soppiantandola<br />

con l’omologazione e la cultura del<br />

“fast-food”, togliendo ai cantastorie persino<br />

lo spazio fisico in cui si esibivano,<br />

quelle strade che sono state invase dalle<br />

macchine.<br />

La morte dei cantastorie è assimilabile,<br />

in qualche modo, a quanto diceva<br />

Pasolini nel suo famoso articolo “La<br />

morte delle lucciole”: è la perdita di una<br />

cultura popolare e rurale di fronte all’avanzata<br />

della modernità. Il nostro teatro<br />

si collega, in qualche modo, alla tradi-<br />

5<br />

zione dei cantastorie perché si propone<br />

di riportare in vita questa voce popolare<br />

e alternativa che loro hanno rappresentato”.<br />

Sulla scia di un’arte ormai scomparsa,<br />

i Baternù evocano Busacca come<br />

guida e protettore ideale, con il quale<br />

si instaura un collegamento spirituale,<br />

nel tentativo di creare un teatro<br />

che recuperi la voce proveniente dal<br />

basso, quella del popolo e della gente<br />

comune. Una voce che esprimeva la<br />

diversità e la bellezza che ogni diversità<br />

contiene al suo interno, prima che<br />

la “cultura del fast-food” e della massificazione<br />

livellasse tutto e cancellasse<br />

le particolarità e l’unicità delle<br />

culture locali, sotto l’impellente necessità<br />

di omologazione.<br />

Riportare in vita la voce dei cantastorie,<br />

voce alternativa a quella ufficiale,<br />

acquista oggi un valore ancor<br />

più sovversivo perché si pone come<br />

una voce controcorrente rispetto al<br />

movimento della storia che corre sfrenatamente<br />

avanti, lasciandosi dietro,<br />

e dimenticando, le identità locali.<br />

Melita Furnari<br />

“La vita di Santa Barbara”<br />

Turi Marchese ha presentato la sua<br />

opera alla maniera del “Cuntu”<br />

“Incontro con l’autore” affollato e molto partecipato alla<br />

Galleria d’Arte Moderna di Paternò per la presentazione dell’opera<br />

“La vita di Santa Barbara”, testo in versi rimati e<br />

musicati del maestro Turi Marchese (nella foto), con il quale si<br />

sono aperte le manifestazioni culturali connesse alla festività<br />

di S. Barbara.<br />

Alla maniera dei cantastorie, Turi Marchese, apprezzato<br />

poeta dialettale locale, ha presentato il suo “Cuntu” accompagnando<br />

con la chitarra i versi in dialetto siciliano. Sedici suggestivi<br />

“quadri”, realizzati da Cesare Ferrante e figurati tramite<br />

diapositive, rendevano man, mano “visibili” i versi cantati.<br />

Come considera nella prefazione del libro padre Antonello<br />

Russo, parroco della Chiesa di S. Barbara, “…L’autore, utilizzando<br />

il lessico e la musicalità del dialetto siciliano e riproponendo<br />

la figura del cantastorie, offre un valido contributo nel<br />

recupero di “fatti culturali” che è giusto far rivivere e salvaguardare<br />

(…). Non meno importante è il testo come “fatto<br />

religioso” (…).”<br />

Animatrice dell’incontro la dott.ssa Rosanna Messina, direttrice<br />

della Biblioteca Comunale “G.B. Nicolosi”; moderatori<br />

il già citato sac. Antonello Russo e<br />

l’avv. Giuseppe Virgillito.<br />

Hanno presenziato: il sindaco,<br />

avv. Pippo Failla, l’assessore alla Cultura,<br />

rag. Nino Naso, la pres.ssa dell’Istituzione<br />

Biblioteca, dott.ssa Marilina<br />

Cancelliere e il pres.te del Consiglio<br />

Comunale, Alfio Virgolini.<br />

Tra gli intervenuti diversi esponenti<br />

del mondo politico e culturale<br />

della Città.<br />

R.A.


6 Dicembre 20<strong>05</strong> Speciale Belpasso<br />

E’ già Festa. Il cammino di fede del popolo belpassese<br />

Santa Lucia V.M. Una celebrazione che esplode<br />

Lucia nacque a Siracusa attorno al 280.. La sua vita è intessuta di<br />

elementi leggendari, che testimoniano l’enorme venerazione di cui la<br />

Santa ha sempre goduto.<br />

La sua passio afferma che La Vergine Martire subì il martirio imperante<br />

Diocleziano. Il più antico documento che la riguarderebbe è un’iscrizione del<br />

V secolo in cui si parla di una certa Euskia.<br />

Secondo la passio, la giovane apparteneva a una ricca famiglia siracusana<br />

che la promise in sposa a un pagano. Per una malattia della madre compì un<br />

viaggio a Catania, per visitare il sepolcro di Sant’ Agata, sul quale pronunciò il<br />

voto di conservare la verginità. Distribuì perciò i beni ai poveri e rinunciò al<br />

matrimonio.<br />

Arrestata su denuncia del fidanzato, fu sottoposta a diverse torture: condotta<br />

in un postribolo, trascinata da una coppia di buoi, cosparsa di pece<br />

bollente, posta sulla brace ardente. Per sfuggire al carnefice si strappò gli<br />

occhi. Solo dopo questi tremendi tormenti cadde sfinita e morì.<br />

Le sue ossa non si trovano a Siracusa in quanto, come pare, trafugate dai<br />

bizantini, furono portate a Costantinopoli, da dove furono saccheggiate dai<br />

Veneziani.<br />

L’iconografia riporta l’episodio dello strappo volontario degli occhi; infatti<br />

la Santa è raffigurata con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi. In<br />

altre immagini appare con una spada e/o una tazza da cui esce una fiamma.<br />

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre un folto<br />

gruppo di mottesi si mette in viaggio per raggiungere<br />

a piedi il centro di Belpasso, in festa per<br />

Santa Lucia. Lontane sono le origini di questa pratica<br />

devozionale molto radicata a Motta Sant’ Anastasia<br />

che, nonostante il passare del tempo, continua<br />

a coinvolgere fedeli e ad unire in un vincolo di<br />

solidarietà e di affetto due paesi vicini.<br />

Il silenzio della fredda notte di dicembre è interrotto<br />

dal brusio dei devoti che si radunano per<br />

iniziare il cammino, o meglio, il “viaggio” (come si<br />

suole chiamarlo) che li impegnerà per qualche ora<br />

e li condurrà ai piedi di Santa Lucia, nella chiesa<br />

madre di Belpasso, ove potranno pregare la Santa<br />

della luce, confessarle le proprie angosce e i propri<br />

dolori, renderle il doveroso omaggio per una<br />

grazia ricevuta.<br />

Giunti in paese, i pellegrini mottesi si riversano<br />

in chiesa dove prendono parte alla Messa, celebrata<br />

quasi sempre da uno dei due parroci di<br />

Motta. Conclusa la celebrazione, giunge il momento<br />

più atteso: le porte della cameretta posta<br />

sulla navata laterale si schiudono e appare in tutto il suo splendore la<br />

Santa Statua della Martire Siracusana, seduta in trono e ricoperta dalla<br />

coltre di preziosi ex-voto.<br />

Gli occhi di Lucia incontrano cosi quelli dei suoi devoti che possono<br />

adesso sciogliere il loro voto di riconoscenza o la loro richiesta di<br />

E’ già festa: un “tempo forte”,<br />

una celebrazione che esplode,<br />

esprime un’ esigenza interiore,<br />

maturata, consolidata dagli<br />

impulsi vitali di una tradizione<br />

ultracentenaria; illuminata<br />

dall’ irradiazione esemplare<br />

di S. Lucia “luce di Cristo”, essenzializzata,<br />

animata dalla<br />

propulsione forte della fede in<br />

Gesù Cristo, immessa nell’ oggi<br />

della Chiesa dalla parola del<br />

Papa, Benedetto XVI, che con<br />

la sua densa, stimolante catechesi,<br />

va accentuando l’ attualità<br />

del messaggio conciliare a<br />

40 anni ( 8 dicembre p.) dalla<br />

conclusione del Concilio Vaticano<br />

II, con un diretto riferimento<br />

alla Costituzione dogmatica<br />

sulla divina rivelazione<br />

“ Dei Verbum”; celebrazione in<br />

conformità agli indirizzi ed al programma<br />

pastorale diocesano espressi<br />

dal nostro Arcivescovo, mons.<br />

Salvatore Gristina.<br />

Lo svolgimento della festa descrive<br />

le varie fasi, i vari momenti celebrativi,<br />

il percorso di un cammino di<br />

fede che il popolo di Dio a Belpasso<br />

è chiamato a compiere per la celebrazione<br />

della sua Santa Patrona. La<br />

festa va letta nell’ambito del contesto<br />

celebrativo dell’Anno liturgico,<br />

nell’ arco del quale è distribuito tutto<br />

il mistero di Cristo: dall’ Incarnazione<br />

alla Pasqua, alla Pentecoste ed<br />

all’attesa della beata Speranza del ritorno<br />

del Signore; nell’ arco del quale<br />

la Chiesa “ venera, con particolare<br />

amore, Maria SS. Madre di Dio, congiunta<br />

indissolubilmente all’opera<br />

della salvezza del Figlio suo” ( C.<br />

Vat. II – SC 103 ); fa “ memoria dei<br />

Martiri e degli altri Santi, che giunti<br />

alla perfezione con l’aiuto della multiforme<br />

grazia di Dio, e già in possesso<br />

della salvezza eterna, in cielo<br />

cantano a Dio la lode perfetta ed intercedono<br />

per noi”(C. Vat. II – SC<br />

104).<br />

Un “tempo forte” dunque a Belpasso:<br />

il popolo di Dio celebra, in<br />

Gesù Cristo, la Sua Santa Patrona;<br />

tanta fede, tanto amore, anche nella<br />

festa “esterna “; le liturgie, le assemblee,<br />

corali di preghiera, le processioni<br />

– pellegrinaggio, le tappe stazionali<br />

lungo il percorso del fercolo<br />

con l’immagine e le reliquie di S. Lucia,<br />

l’ irradiarsi di forti momenti di<br />

evangelizzazione e di catechesi anche<br />

mediante il linguaggio spettacolare<br />

ed artistico dei carri allegorici dei<br />

vari quartieri.<br />

Mons. Francesco Mio<br />

Devozione Fede Folcklore<br />

Giorni indimenticabili festeggiano una Santa di grandezza universale<br />

Con l’arrivo di dicembre<br />

quell’antico fervore di devozione<br />

verso Santa Lucia, scaturito<br />

oltre tre scoli fa, si ridesta nell’animo<br />

dei belpassesi sempre<br />

vivo e incontenibile, rinnovandosi<br />

in una tradizione che si è<br />

magnificamente consolidata<br />

negli anni.<br />

Belpasso vive giorni indimenticabili<br />

per la sua Patrona,<br />

Santa di grandezza universale.<br />

Per comprendere il perché di<br />

questa profonda manifestazione<br />

di fede è necessario risalire<br />

alle origini della distrutta Malpasso,<br />

quando nel 1636 i malpassoti,<br />

dopo aver eletto Santa<br />

Lucia patrona del paese, dovettero<br />

farsi prestare un’immagine<br />

della Santa che si trovava<br />

nel convento dei Carmelitani di<br />

Malpasso. Finita la festa, i rettori,<br />

però, non mantennero<br />

l’impegno di restituire l’immagine, e passarono alcuni<br />

anni prima che l’immagine venisse restituita e rimessa<br />

al suo posto. Da allora a parte quest’inconveniente,<br />

la festa si svolse con solennità, avendo provveduto<br />

i devoti a tutto l’arredo della festa, compresa<br />

l’immagine della Santa.<br />

Il rilascio da parte dell’allora Vicario di Catania di<br />

due frammenti di osso del corpo della Martire Siracusana,<br />

cui si aggiunse qualche anno dopo un’altra<br />

reliquia., sulla cui provenienza rimane però un vuoto<br />

storico, intensificò il culto verso la Santa.<br />

Purtroppo, l’eruzione del 1669, che distrusse Malpasso,<br />

e il terremoto poi, che sconvolse e rase al<br />

suolo Fenicia Moncada, costruita dai malpassoti<br />

dopo il disastroso evento, fu causa dell’interruzione<br />

della festa, anche se la devozione rimase sempre viva<br />

nel cuore di tutti gli abitanti , ovunque si trovassero.<br />

La ricorrenza, dunque, è legata alla memoria storica<br />

Nel Nome di Lucia<br />

Da Motta a Belpasso la notte del 12/13 dicembre<br />

grazia, possono presentarle il “viaggio” e la fatica del<br />

cammino, perchè ella li accolga e li benedica. In chiesa<br />

i mottesi giunti a piedi incontrano poi altri loro compaesani<br />

che, pur non avendo compiuto il pellegrinaggio<br />

con loro, vengono a rendere omaggio alla patrona<br />

dei belpassesi. L’unica testimonianza concreta del<br />

legame che unisce gli abitanti di Motta alla Santa Siracusana<br />

è rappresentata da una tela risalente al XVIII<br />

secolo e conservata nella chiesa dell’Immacolata, ove<br />

Lucia è raffigurata assieme ad altre due insigni martiri,<br />

Agata e Barbara, che ricevono da tre angeli la corona<br />

della verginità e della santità. Santa Lucia, posta<br />

alla destra di Sant’Agata, è rappresentata secondo gli<br />

attributi tipici della sua iconografia: la palma del martirio<br />

e il piattino con gli occhi.<br />

Erroneamente si è ritenuto che la figura posta a<br />

sinistra di Agata fosse Anastasia, la patrona dei mottesi,<br />

ma la torre con le tre finestre che la Santa tiene<br />

tra le mani, rimanda chiaramente a Santa Barbara,<br />

venerata nella vicina Paternò.<br />

Attraverso il “viaggio”, dunque, Motta si unisce a<br />

Belpasso nel vincolo della fede e della devozione,<br />

molto più forte di qualsiasi altro legame di natura civile o politica.<br />

Anche quest’anno, io spero, molti mottesi si metteranno in cammino<br />

nella notte di Santa Lucia, rinnovando la tradizione trasmessa dai<br />

padri e partecipando cosi al giubilo dei loro “vicini” che onorano la<br />

Santa Patrona e Protettrice.<br />

di Belpasso e della<br />

sua originaria<br />

popolazione, che<br />

nel nuovo attuale<br />

sito, costruito negli<br />

anni successivi<br />

la celebra, con tre<br />

giorni di intense<br />

manifestazioni.<br />

Conclusa la<br />

tredicina, si inizia<br />

all’<strong>alba</strong> del 12 con<br />

la traslazione delle<br />

sacre reliquie<br />

dalla cappella all’altare<br />

maggiore.<br />

Nella mattinata<br />

poi, si svolge il<br />

consueto omaggio<br />

ai caduti delle due<br />

Guerre con al partecipazione<br />

delle<br />

autorità civili e militari<br />

della provincia.<br />

In serata dopo la solenne processione delle reliquie<br />

che dalla chiesa S. Antonio Abate- dove vengono<br />

portate nella mattinata- rientrano nella Chiesa<br />

Madre fra lo scampanio festoso e la commozione<br />

dei fedeli, è grande attesa per la tradizionale<br />

“ entrata dei carri allegorici “. E’ un<br />

momento spettacolare, e folcloristico,<br />

ma di un folclore improntato da una<br />

viva religiosità, e che non ha nulla<br />

di profano, poiché il filo<br />

conduttore è sempre la<br />

devozione verso la Santuzza<br />

protettrice della<br />

vista. I carri, infatti<br />

esprimono in chiave allegorica<br />

un messaggio<br />

cristiano, che riconduce<br />

alla vita e al martirio di<br />

S. Lucia. Le maestranze dei quartieri, vi hanno lavorato<br />

per alcuni mesi, e attendono con trepidazione<br />

l’apertura di queste grandi costruzioni meccaniche<br />

artisticamente elaborati.<br />

E’ un momento magico: dopo l’esecuzione delle<br />

cantate, al suono della banda, i pannelli si aprono<br />

lentamente facendo scorrere immagini di grande effetto<br />

visivo fra luci e scene fortemente suggestive.<br />

Lo spettacolo dura fina a tarda sera, e al rientro a<br />

casa la notte ha un’atmosfera dal sapore magico: è la<br />

notte di S. Lucia scandita dai rintocchi del campanone<br />

della chiesa Madre e dai fuochi dei quartieri Ascino,<br />

Gattaino e Silva. Il 13 la festa raggiunge il suo<br />

culmine con l’uscita del simulacro alle ore 11,00 sul<br />

sagrato della chiesa Madre, e dopo inizia il giro del<br />

prezioso percolo d’argento, che toccherà tutte le zone<br />

del paese, come ad unire idealmente il paese sotto al<br />

protezione della santa patrona. Maria Calvagno<br />

Comune di Belpasso<br />

Una devozione che si rinnova puntualmente,<br />

una festa che unisce tutto il popolo<br />

di Belpasso nella sua Santa Patrona Lucia.<br />

La gente di Belpasso celebra la Sua Santa<br />

Patrona: tanta fede, tanto amore, anche nella<br />

festa “esterna”; le liturgie, le assemblee corali<br />

di preghiera, le processioni-pellegrinaggio,<br />

le tappe stazionali lungo il percorso del<br />

fercolo con l’immagine e le reliquie della Santa.<br />

E poi forti momenti di evangelizzazione e di catechesi anche mediante il linguaggio<br />

spettacolare ed artistico dei carri allegorici dei vari quartieri.<br />

Carlo Caputo<br />

Assessore alla Cultura<br />

Alfio Papale<br />

Sindaco<br />

Alessandro Puglisi I “santini” sono una gentile concessione del prof. Mario Ciccolo


Il 15 dicembre 1970, in seguito a cause di cui<br />

non è mai stata data una esauriente spiegazione<br />

tecnica, crollò il colonnato del portico della Chiesa<br />

di Santa Lucia extra moenia, opera del sec.<br />

XVIII appartenente al piano di ristrutturazione<br />

attuato dall’architetto Pompeo Picherali.<br />

La preoccupazione della città fu subito rivolta<br />

al simulacro argenteo della Santa che in occa-<br />

Arte Religiosa<br />

Dicembre 20<strong>05</strong> 7<br />

Caravaggio, Seppellimento di Santa Lucia<br />

Trasferimento temporaneo dell’opera<br />

sione dei festeggiamenti del 13 dicembre<br />

era stato esposto come ogni<br />

anno, dopo la lunga processione da<br />

Ortigia alla Borgata, sull’altare maggiore<br />

della chiesa. La statua fu subito<br />

messa al riparo nella vicina Chiesa di<br />

Santa Rita al Corso Gelone.<br />

Il trasferimento repentino del simulacro<br />

fu, dopo poco tempo, seguito<br />

dal provvedimento cautelativo<br />

di rimozione del Seppellimento di<br />

Santa Lucia (1608), dipinto del Caravaggio<br />

allora collocato nell’apposito<br />

nicchione dell’abside principale<br />

della chiesa.<br />

L’occasione fu utile a constatare<br />

che il capolavoro del Merisi era stato guastato in<br />

ampie parti dall’umidità trasmessa dalla parete<br />

absidale. Entro il 1971 ne fu disposto il trasferimento<br />

a Roma presso l’Istituto Centrale del Restauro<br />

dove fu restaurato con la direzione dei<br />

lavori di Michele Cordaro.<br />

L’opera di recupero fu compiuta il 23 marzo<br />

del 1979 ma per ottenere il ritorno del dipinto a<br />

Siracusa si dovettero promuovere, su iniziativa<br />

del sottoscritto, dei Frati di S. Lucia e di altri<br />

cittadini, azioni di protesta tese a sollecitarne il<br />

rientro.<br />

Assenti e indifferenti nonostante fossero state<br />

chiamate in causa più volte furono le istituzioni<br />

locali e regionali preposte alla salvaguardia e la<br />

valorizzazione dei beni culturali. Dopo alterne<br />

vicende, nel 1983, il dipinto rientrò a Siracusa e fu<br />

provvisoriamente sistemato al primo paino della<br />

Galleria Regionale di Palazzo Bellomo dove ancora<br />

oggi (a distanza di sette anni) è esposto.<br />

Le ragioni della mancata collocazione nella sua<br />

sede deputata sono da ricercarsi nella lentezza<br />

con cui il Comune di Siracusa e la Soprintendenza<br />

ai Beni Architettonici Artistici e Storici di Catania<br />

condussero il piano di risanamento della<br />

chiesa. Il primo tentativo di deumidificazione dell’abside<br />

attuato dal Comune agli inizi degli ottanta<br />

si rivelò inutile: l’umidità ricomparve dopo<br />

pochi giorni dalla esecuzione dei lavori e lo strato<br />

di intonaco protettivo si aprì in ampie parti.<br />

Nel 1983 intervenne la Soprintendenza ai Beni<br />

Architettonici Artistici e Storici di Catania che<br />

Gli ultimi restauri del dipinto<br />

Pervenuto a Siracusa (il Caravaggio veniva da Malta<br />

come San Paolo) fece il quadro per la Chiesa di Santa<br />

Lucia che sta fuori alla Marina: dipinse la Santa morta,<br />

col vescovo che la benedice, e vi sono due che scavano la<br />

terra con la pala per seppellirla (G.P. Bellori, Le vite de’<br />

pittori, scultori et architetti moderni, Roma 1672).<br />

La scena, così sinteticamente descritta dal Bellori, è<br />

buia e le pareti di roccia viva che la chiudono ricordano i<br />

costoni ripidi, intagliati dai greci nella balza rocciosa di<br />

Neapolis ed Acradina; il loro colore è grumoso e oscilla<br />

intorno alle tonalità della ruggine. L’ambiente, costruito<br />

con un grande senso di spiritualità ed in modo da ottenere<br />

l’effetto del raccoglimento comunitario, sembra quello<br />

delle cripte catacombali siracusane.<br />

Le figure, piccole come nelle scene maltesi, stanno<br />

nella parte inferiore del quadro e occupano meno della<br />

metà della superficie totale. Il loro segno di contenimento<br />

è una retta obliqua tangente alle teste dello scavatore di<br />

sinistra, della figuretta centrale in meditazione, dell’ultima<br />

figura di destra. Quasi paralleli a tale tangente sono i<br />

raggi luminosi che accendono il quadro, essi formano un<br />

angolo di circa 15° con il piano orizzontale. L’unico segno<br />

orizzontale della composizione è determinato dalla figura<br />

della Vergine che giace distesa per terra; tutti gli altri segni<br />

verticali ed obliqui si compongono dentro lo schema di<br />

due piani figurativi.<br />

Il primo piano è quello determinato dalle due figure<br />

massicce ed imponenti dei seppellitori i quali, per il loro<br />

vigore, conferiscono ad esso qualità dinamiche. La gamba<br />

sinistra dello scavatore di destra avanza con una forza<br />

impressionante e dà l’effetto marcatissimo di chiudere la<br />

scena della parte frontale. Su questa enorme figura gli<br />

ultimi restauratori (1971-1979) hanno lasciato frammenti<br />

della scurissima colorazione precedente. Ora i colori sono<br />

ritornati ad essere vivi come il Caravaggio li distese. La<br />

illeggibilità di alcuni brani del dipinto era stata causata<br />

dalle grossolane ridipinture e dal deperimento derivante<br />

dall’umidità della zona absidale delle Chiesa di Santa Lucia<br />

extra-moenia. Oltre il piano dei seppellitori c’è uno<br />

spazio cubico in cui è contenuta la figura di Santa Lucia.<br />

La dimensione di questo spazio si percepisce dal varco<br />

quasi ellittico determinato dai segni arcuati dei due seppellitori.<br />

Lo spazio della Santa è chiuso a destra dalla<br />

figura del vescovo il quale tenta di entrarvi con la mano<br />

benedicente. Si ha lo stesso effetto della mano di Cristo<br />

nella Resurrezione di Lazzaro (Messina, Museo Regionale).<br />

Oltre lo spazio cubico della Vergine c’è un secondo<br />

piano sul quale si inscrivono tutte le figure del fondo:<br />

figure tormentate, con le teste piegate verso la Santa, con<br />

i volti abbagliati da una luce drammatica proveniente da<br />

destra con lo stesso orientamento del vescovo (la mano di<br />

questi è accesa come una lampada). Le figure del secondo<br />

piano a differenza di quelle del primo, virili e scattanti,<br />

sono gracili, morbide, silenziose.<br />

Solo l’uomo con la barba, visto di tre quarti, si distacca<br />

dal silenzio del gruppo: il suo volto sembra teso ed i suoi<br />

occhi sono impauriti. La sua emozione però non riesce a<br />

coinvolgere gli altri astanti, nemmeno l’uomo che gli sta<br />

accanto al quale direttamente si rivolge; egli cerca con lo<br />

sguardo sconvolto di farsi varco nel gruppo dei piangenti<br />

per vedere il corpo disteso della Santa. Un solo uomo,<br />

l’ultimo del gruppo sulla destra, guarda fuori dalla scena<br />

ma non è distratto ed anche i suoi occhi sono madidi di<br />

pianto.<br />

La figura di fondo sulla quale il Caravaggio focalizza<br />

maggiormente l’attenzione è quella col manto rosso (un<br />

diacono?), unico colore vivo in una scena di mezze tinte e<br />

di toni neutri. Il segno rosso del manto incornicia la dolce<br />

figuretta il cui sguardo è diretto alla Santa; le mani intrecciate<br />

e le dita tese dicono quanta sofferenza e quanto<br />

dolore ci siano nel suo spirito. La Santa gli sta dinanzi con<br />

la testa abbandonata all’indietro (forse per il collo reciso)<br />

e le mani ancora vive: la sinistra (poi magistralmente ripresa<br />

nel marmo dal toscano Gregorio Tedeschi, 1634)<br />

avanza dolcemente dal fondo per raggiungere l’addome<br />

su cui vuole posarsi; la destra sembra ancora tentare di<br />

chiudersi per stringere la palmetta, simbolo di una vittoria<br />

ottenuta col martirio e la fede.<br />

Dal punto di vista tecnico le figure del primo piano<br />

sono dipinte con campiture ampie e distese, quelle del<br />

secondo piano, e la stessa Santa Lucia, sono risolte a<br />

tocchi immediati. L’ultimo piano pittorico è determinato<br />

dalla parete di fondo la quale coloristicamente è compatta<br />

ed omogenea. La presenza imponente di tale parete non<br />

lascia spazio a nessuna distrazione, anzi il suo arco ampio<br />

e tozzo, scavato in forte prospettiva, sembra spingere e<br />

chiudere la scena slittandola verso destra; sembra inoltre<br />

favorire e indirizzare l’attenzione dell’osservatore verso<br />

le figure piangenti del secondo piano.<br />

Sotto l’arco c’è l’accenno ad una galleria e quindi, più<br />

in profondità, ad un passaggio occluso la cui campitura<br />

cromatica è risolta con toni scurissimi e senza accenno a<br />

dettagli di sorta. Ciò sempre al fine di evitare la distrazione<br />

visiva dell’osservatore. La funzione compositiva di<br />

tale settore del quadro non fu compresa dall’autore del<br />

bassorilievo, facente parte della cassa argentea di Santa<br />

Lucia, il quale descrive minuziosamente, con una porta<br />

decorata con bugne a punta di diamante, la campitura<br />

compresa dall’arcone sfocando così la visione d’insieme e<br />

distraendo l’osservatore.<br />

Paolo Giansiracusa<br />

Accademia Belle Arti - Siracusa<br />

con finanziamento dell’Assessorato Regionale ai<br />

Beni Culturali diede incarico all’arch. Enrico Reale<br />

di eseguire un progetto organico che comprendesse<br />

il restauro della chiesa e dei locali annessi,<br />

nonché la sistemazione e il riadattamento a<br />

fini espositivi della vecchia sagrestia (ora Sala del<br />

Caravaggio).<br />

L’esecuzione dei lavori, in alcune parti diversa<br />

rispetto al progetto del tecnico siracusano, fu<br />

condotta e diretta dalla stessa Soprintendenza.<br />

Allo stato attuale tutto è pronto per accogliere il<br />

dipinto. La Sala del Caravaggio è stata dotata<br />

persino di un sofisticato impianto antifurto. Dalla<br />

Regione Siciliana, dalla Soprintendenza di Siracusa<br />

e dalla Direzione della Galleria Regionale di<br />

Palazzo Bellomo non si ha però alcuna notizia in<br />

riferimento al trasferimento dell’opera nella sua<br />

sede originaria.<br />

Quali ragioni impediscono la ricollocazione<br />

del quadro nella Chiesa di Santa Lucia? E’ la domanda<br />

che molti cittadini siracusani e numerosi<br />

studiosi italiani e stranieri si pongono.<br />

Considerato il notevole lasso di tempo intercorso<br />

dalla data in cui la tela fu rimossa ad oggi<br />

(vent’anni!) ben si comprende quale sia l’urgenza<br />

di ridare alla comunità ecclesiale della Parrocchia<br />

di Santa Lucia al Sepolcro quell’opera che<br />

documenta un momento importantissimo della<br />

sua storia. L’ulteriore assenza del dipinto dal suo<br />

luogo deputato non può che causare conseguenze<br />

gravissime alla funzione culturale e all’immagine<br />

artistica del complesso conventuale dei Francescani.<br />

Per tale ragione, unitamente agli organizzatori<br />

e agli artisti inviati per questa rassegna<br />

d’arte in omaggio al Caravaggio, affermo che gli<br />

spazi chiesastici ricchi di storia e di tradizioni,<br />

alla stessa maniera dei musei e delle pubbliche<br />

collezioni, non devono essere privati, nemmeno<br />

per breve tempo, dei loro documenti artistici. Le<br />

chiese devono essere conservate e tutelate nella<br />

loro integrità strutturale e documentale.<br />

Per tale motivo si ritiene di poter dire che la<br />

richiesta pressante del rientro del dipinto del<br />

Merisi nella sua sede storica non deve essere intesa<br />

come il capriccio di una piccola comunità<br />

religiosa, ma come il desiderio, l’esigenza e il diritto<br />

della cittadinanza aretusea e del mondo della<br />

cultura tutto.


8 Dicembre 20<strong>05</strong> Cultura e Scuola<br />

Capuana e lo spiritismo<br />

Un aspetto poco conosciuto dello scrittore di Mineo<br />

Luigi Capuana è conosciuto soprattutto<br />

come una delle tre personalità maggiori,<br />

con Verga e De Roberto, della nostra<br />

stagione verista.<br />

Poco noto, invece, nei fatti, anche da<br />

parte degli studiosi, un altro lato della<br />

sua personalità che riguarda la sua attività<br />

spiritica; attività che egli esplicò sia<br />

nel campo della saggistica che della narrativa,<br />

in romanzi e novelle e anche nella<br />

pratica diretta di magnetizzatore e studioso<br />

di questi fenomeni, oltre che di<br />

fotografo che a tale attività si dedicò con<br />

zelo di neofita e con una competenza<br />

più che dilettantesca.<br />

Lo spiritismo era nato, per cosi dire,<br />

nel 1847, in America, ad Hydesville<br />

(New York) quando due sorelle, Margaret<br />

e Kate Fox, avevano percepito segnali<br />

di colpi (raps) costituenti una specie<br />

di linguaggio tiptico (come venne chiamato<br />

poi in gergo tecnico) che provenivano<br />

dal muro di una stanza dentro la<br />

quale -o nelle cantina della casa, come è<br />

più facile credere- furono trovati i resti<br />

di uno che vi era stato presumibilmente<br />

assassinato e da cui provenivano quei<br />

colpi.<br />

Da allora la manifestazione di tali fenomeni<br />

e la credenza nella possibilità di<br />

comunicazione col “di là”, cioè con un<br />

mondo di esseri non più viventi, ma di<br />

cui si potevano percepire forme molteplici<br />

e sia pur differenziate di persistenza,<br />

si diffuse rapidamente, tanto da invadere<br />

anche il campo di una vera e propria<br />

ricerca nelle scienze e diventare addirittura<br />

moda nelle riunioni e nelle sedute<br />

dei salotti.<br />

La nuova tendenza si diffuse così,<br />

varcato l’oceano, nelle capitali del progresso,<br />

Parigi, Londra, le città germaniche<br />

sedi di salde tradizioni nelle scienze,<br />

dove si celebravano le nuove scoperte<br />

come l’elettricità, i raggi x, il telegrafo,<br />

l’ipnotismo applicato alla medicina, le<br />

comunicazioni a distanza di cui lo spiritismo,<br />

appunto, comunicazione che si<br />

fonda sul rapporto tra le essenze dei trapassati<br />

e i viventi, poteva sembrare una<br />

analoga forma di relazione da studiare<br />

scientificamente.<br />

A New York, nel 1875, era stata fon-<br />

data la Società Teosofica, il cui organo<br />

ufficiale era il “Theosophist”, dal colonnello<br />

statunitense Henry Steel Olcott e<br />

dalla scrittrice, spiritista, spiritualista<br />

russa, Helena Petrovna Blavatsky.<br />

In Francia Allan Kardec<br />

(Léon Hyppolyte Dénizart<br />

Rivail, 1803-1869), considerato<br />

uno dei padri<br />

di questra dottrina,<br />

aveva propugnato in<br />

due suoi volumi, Le<br />

livre des esprits<br />

[1857] e Le livre des<br />

mediums [1861], il<br />

principio della reincarnazione<br />

e quello della tripartizionedell’individualità<br />

in corpo, spirito e “perispirito”,<br />

perdurante anche dopo la<br />

morte, e che rende possibile la comunicazione<br />

tra viventi e defunti. Ma si interessarono<br />

variamente allo spiritismo,<br />

a volte aderendovi con convinzione, altre<br />

personalità di rilievo come Alfred<br />

Russel Wallace; Jean Martin Charcot,<br />

professore di anatomia alla Sorbona;<br />

Charles Richet, fisiologo, psichiatra, studioso<br />

degli stadi di alterazione della coscienza;<br />

William Crookes, fisico, chimico,<br />

insignito del premio Nobel nel suo<br />

campo; Alexandre Aksakof, statista e diplomatico<br />

russo che era uno dei pionieri<br />

e dei più eminenti divulgatori di questa<br />

dottrina; Giovanni Virginio Schiaparelli,<br />

che legò il suo nome soprattutto agli<br />

studi sulla superficie del pianeta Marte;<br />

Camille Flammarion, autore di numerose<br />

opere in campo astronomico e delle<br />

scienze, e pure de L’inconnu et les problèmes<br />

psychiques che riguardava più<br />

specificamente i fatti di metapsichica e<br />

spiritici; Cesare Lombroso, antropologo,<br />

studioso di criminologia, di cui erano<br />

allora molto famose le opere L’uomo<br />

delinquente in rapporto all’antropologia,<br />

alla giurisprudenza e alle discipline<br />

economiche [1876] e La donna delinquente,<br />

la prostituta e la donna normale<br />

[1893], il quale, prima scettico, si era<br />

interessato poi allo spiritismo, partecipando,<br />

con eminenti studiosi come quelli<br />

nominati, a sedute con famosi medium,<br />

riconoscendo l’eccezionale qualità dei fenomeni<br />

che si verificavano.<br />

Insieme a Richet e alcune di queste<br />

ultime personalità nominate, Capuana<br />

aveva partecipato a delle sedute con la<br />

medium Eusapia Paladino, una<br />

delle più note di allora, sedute<br />

in cui si registravano, confermandoli<br />

nei verbali, i fenomeni<br />

spiritici che vi si<br />

erano verificati.<br />

Scrittore importante<br />

del Verismo, come è luogo<br />

acclarato della critica<br />

riconoscere, Capuana fu<br />

anche, come si vede, studioso<br />

da non rinchiudere in<br />

stretti confini deterministici e<br />

paesani, tanto verista regionalista,<br />

quanto attento alle psicologie borghesi<br />

e salottiere, quanto autore di larghe<br />

incursioni nei temi fantastici o della psiche<br />

più inquieta e perturbata, fino alla<br />

vera e propria esplorazione nel campo<br />

del “di là”, dell’inconnu, per dirla con<br />

vocabolo che allora più si usava nei riguardi<br />

di questa conoscenza; fino alla<br />

indagine (e alla pratica, come si è detto)<br />

dello spiritismo, alla resa sulla pagina -in<br />

racconti, novelle, romanzi, e in qualche<br />

dramma, comeUn Vampiro, per esempio,<br />

- di questa tendenza, o scienza o<br />

moda, largamente diffusa a fine secolo.<br />

Capuana scrisse un saggio Spiritismo?,<br />

uno dei primi libri in Italia se non,<br />

addirittura, il primo in assoluto, sull’argomento,<br />

uscito presso Giannotta di<br />

Catania nel 1884, e in cui raccoglieva<br />

suoi scritti già prima apparsi in riviste e<br />

giornali, e un altro, Mondo occulto, di<br />

dodici anni dopo, in cui esaminava ancora<br />

sonnambulismo, spiritismo, occultismo,<br />

come, ormai, sempre più chiare<br />

«gradazioni di uno stesso fenomeno»,<br />

casi di telepatie, allucinazioni visuali,<br />

tattili, transitorie, uditive, reciproche e<br />

collettive, riportate da volumi scientifici<br />

come quelli di Gurney, Myers e Podmore,<br />

del D’Assier, del Sinnet, ecc... e<br />

con frequenti riferimenti, anche, a rassegne<br />

e pubblicazioni quali «The Lucifer»,<br />

«The Theosophist», «Die Sfinx», «Le<br />

Lotus», «L’Aurore» che si ispiravano<br />

“Vivere insieme… con le regole”<br />

Un progetto sulla legalità della “Virgillito” al Centro Sociale per anziani<br />

La visita ai nonni del Centro Sociale<br />

per anziani di Paternò “ Un nonno<br />

per amico”, ha consentito ai/alle<br />

bambini/e della scuola dell’Infanzia e<br />

delle prime classi della Primaria della<br />

Scuola Statale “ M.Virgillito ”- IV<br />

D.D. di Paternò - di scoprire un mondo<br />

insospettato di curiosità e di nuovi/antichi<br />

saperi. L’incontro si inserisce<br />

nell’ambito del progetto di Continuità<br />

Educativa tra i due succitati ordini<br />

di scuola: “ Vivere insieme … con<br />

le regole ”, che, nella sua progettazio-<br />

ne, prevede una serie<br />

di visite guidate<br />

nel Territorio.<br />

Alunni, insegnanti e<br />

genitori hanno ricevuto<br />

una calorosa<br />

accoglienza da parte<br />

della responsabile<br />

del centro, signora<br />

Franca Signorello,<br />

di tutto lo staff<br />

organizzativo e degli<br />

anziani che, grazie<br />

all’animazione musicale del maestro<br />

Salvatore Distefano, hanno cantato<br />

e ballato per i piccoli ospiti. I<br />

bambini a loro volta, hanno donato ai<br />

nonni dolci preparati dalle mamme e<br />

una bellissima torta con dedica; una<br />

canzoncina dall’emblematico titolo: “<br />

Grazie, grazie Nonni! ” ha concluso<br />

l’incontro. Ha presenziato all’incontro<br />

l’Assessore ai Servizi Sociali, dott.<br />

Rosario Gennaro. “ Con l’educazione<br />

alla legalità, nucleo tematico e finalità<br />

prioritaria del P.O.F. del corrente<br />

anno scolastico, si intende promuovere<br />

la “ Cultura ” della legalità attraverso<br />

il rapporto con l’ambiente e il<br />

proprio contesto di appartenenza<br />

nonché con il sistema sociale e le istituzioni<br />

– afferma la referente del progetto,<br />

ins. Cettina Raciti. – Educare al<br />

rispetto, al dialogo, alla solidarietà, ad<br />

accettare la “ diversità ”, in senso lato,<br />

come valore arricchente, sono gli obiettivi<br />

primari che si pone il progetto. Il<br />

rispetto per gli anziani, nella fattispecie,<br />

e la conoscenza delle proprie tradizioni<br />

rientrano,a pieno titolo, nella<br />

costruzione dell’identità socio/culturale<br />

di ogni bambino/a, le cui fondamenta<br />

devono essere solide già dalla<br />

prima infanzia.” Il Dirigente Scolastico,<br />

prof. Salvatore Musumeci dichiara:<br />

“ Ci sentiamo in dovere di ringraziare<br />

tutti gli anziani e i nonni dei nostri<br />

alunni che fino ad oggi hanno regalato<br />

a noi adulti momenti altamente<br />

significativi ed ai bambini bellissimi<br />

ricordi per il loro domani.”<br />

C.R.<br />

alle dottrine indiane e al mondo esoterico.<br />

Il tutto sulla base di quel crisma della<br />

“verità”, della oggettività scientifica, che<br />

era il segno d’epoca cui non si poteva<br />

sfuggire allora.<br />

Vanno messi in conto, ancora, il breve<br />

saggio Il “Di là” (pubblicato nel gennaio<br />

1902 in cui faceva riferimento ai<br />

possibili imbrogli dei “medium”, e alle<br />

fotografie spiritiche, alle telepatie, alle<br />

sopravvivenze del “perispirito”, secondo<br />

le teorie di Allan Kardec); una poesia<br />

dei Semiritmi dell’ ’88, intitolata, in modo<br />

affine a Spiritismo?, da un punto interrogativo;<br />

e una “lettera aperta” del 19<strong>05</strong><br />

al conterraneo Luigi Pirandello che in un<br />

discorso della fine di quell’ anno aveva<br />

insinuato qualche dubbio ironico nei confronti<br />

degli spiriti. Documenti tutti che<br />

mostrano il costante interesse teorico,<br />

per così dire, e saggistico di Capuana al<br />

paranormale e alle sue manifestazioni.<br />

I più interessanti, comunque, sono i<br />

riflessi sulla produzione delle novelle e<br />

dei romanzi che più ci interessano.<br />

Si va, per i racconti, da Il dottor Cymbalus,<br />

del 1867, a Un caso di sonnambulismo,<br />

del ’73, dove è narrato un caso<br />

di fenomeno telepatico di scrittura preveggente;<br />

a Ofelia (in cui il pittore Mario<br />

Procci, per forza magnetica, lascia annegare,<br />

come la Ofelia del quadro che sta<br />

dipingendo, la fidanzata della quale è<br />

geloso, consegnandosi poi, come colpevole,<br />

alla polizia; a Fatale influsso (in cui<br />

lo scultore Raimondo Palli sottopone a<br />

suggestione la moglie Delia inducendola<br />

alla pazzia, e alla distruzione del capolavoro,<br />

che, su di lei, aveva modellato); a<br />

Suggestione (in cui Fabio Grispaldi lancia<br />

da lontano, come per vendetta, una<br />

maledizione sulla bellissima donna che<br />

non ha voluto cedere al suo amore; ed<br />

essa incomincia ineluttabilmente a sfiorire,<br />

senza che si possa più arrestare<br />

questo malefico influsso); aUn esperimento<br />

(in cui un tal Tommasi, professore<br />

di filosofia e magnetizzatore dilettante,<br />

che ha visto da vicino “medium” come<br />

Eusapia Paladino e Donati, esercita, per<br />

così dire, su se stesso, le sue capacità di<br />

suggestione, suggerendo al garzone di<br />

barbiere che lo sta radendo di far l’atto di<br />

“Andiamo a bere la pioggia” è il quarto libro dello<br />

scrittore e giornalista Raffaele Mangano. Il tema che ricorre<br />

all’interno della nuova opera letteraria è l’infanzia<br />

nei cortili delle città. Gabriele e Giuseppe fanno parte<br />

della banda degli otto, che “agisce” nel cortile di un palazzo<br />

di edilizia popolare in un paese sito alle porte di<br />

una grande città. A dispetto delle dimensioni, lo spazio si<br />

rivela un mondo pulsante dove fioriscono i comportamenti<br />

tipici di ogni consesso umano: l’amicizia, le liti, le<br />

alleanze, le tensioni, la solidarietà e i disaccordi. Ma soprattutto<br />

lo spirito di appartenenza al gruppo che, come<br />

primo effetto, scatena un estenuante e irrisolvibile conflitto<br />

con i vicini di cortile. Attorno agli otto ruota un<br />

mondo bizzarro, ricco di personaggi che solo il cortile<br />

riesce ancora a preservare all’era (dell’allora) miracolo<br />

economico. I due giovani protagonisti si perdono di vista<br />

alle soglie dell’adolescenza.<br />

Si rincontreranno da adulti dopo percorsi di vita diversi.<br />

Sarà la città, con i suoi frastuoni quotidiani, che<br />

offrirà ai due un breve arco di tempo, un giorno, per<br />

raccontarsi e parlare di un tragico evento che ha sconvolto<br />

la vita dei due giovani. “Questo libro nasce, come tutti<br />

gli altri -ha affermato Mangano-. Capita spesso di andare<br />

in libreria e comprare un libro dal quale siamo attratti<br />

senza ragione. Lo stesso è per lo scrittore. Nella stesura<br />

ucciderlo, e scampando poi per un soffio<br />

all’esecuzione dell’avventato esperimento).<br />

A una vera e propria apparizione degli<br />

spiriti assistiamo in La evocatrice.<br />

Ugualmente canonici i casi di comparsa<br />

di fantasmi nelle “case infestate”,<br />

di presenze misteriose e invisibili, che<br />

ricorrono in altre novelle, per esempio in<br />

Forze occulte dove due sposini sentono<br />

la villa solitaria scelta per la luna di miele<br />

abitata da fruscii, gemiti, entità inquietanti,<br />

come per la reviviscenza di un antico<br />

delitto lì accaduto, e solo abbandonandola<br />

sfuggono al maleficio. In Nella<br />

pensione il signor Pintaura sente il vicino<br />

di stanza Torriani parlare col fantasma<br />

di una donna morta cinque anni prima,<br />

che forse è stato lui a uccidere: o<br />

forse è sopravvivenza o allucinazione;<br />

in Enimma Lelio sente picchi e sussurri<br />

provenire dalla stanza accanto, e li attribuisce<br />

alla ragazza di cui si sta innamorando:<br />

viene a sapere invece che lì è morta<br />

una giovane di consunzione, della quale<br />

forse erano i segnali che lo hanno attratto;<br />

in Un sogno a don Ciccio Lanuzza<br />

compare per due notti di seguito il fantasma<br />

di un amico morto, indicandogli il<br />

luogo di un suo testamento olografo nascosto;<br />

in Un monumento al barone Vittorio<br />

Bòndola, che ha venduto a un ricco<br />

americano il monumento eretto in onore<br />

della moglie morta, si presenta il fantasma<br />

di lei impedendogli di riscuotere in<br />

banca la somma che, da quella vendita,<br />

ha ricavato.<br />

Altre novelle sono a tematica esoterico-teosofica,<br />

basate sulla teoria della<br />

reincarnazione, della trasmigrazione dei<br />

corpi delle filosofie orientali, per esempio<br />

A una bruna, che è una specie di<br />

diario, un resoconto-confessione sul credere<br />

in teorie come quelle di Swedenborg,<br />

negli stati allucinativi, nelle materializzazioni.<br />

In Il gran viaggio viene descritto<br />

un tentativo di vera e propria scorporizzazione<br />

di uno di questi adepti verso<br />

il «Gran Regno», il «Grande Impero del<br />

di là» e dell’occulto; in L’invisibile un<br />

altro di questi praticanti teosofi si volatilizza<br />

sotto gli occhi increduli, eppur<br />

non agnostici, del dottor Maggioli, la-<br />

sciando un leggero filo di fumo che svanisce<br />

dalla finestra; in Creazione è ancora<br />

il dottor Maggioli ad assistere alla “materializzazione”<br />

di una donna perfetta<br />

che il suo amico Enrico Strizzi “crea”<br />

mediante gli «elementali», «granuli, atomi<br />

viventi, sparsi nell’aria, capaci di ricevere,<br />

da chi ne ha il potere, la virtù di<br />

esplicarsi in una forma determinata ».<br />

Sono novelle sparse nelle numerose<br />

raccolte, e lungo un percorso cronologico<br />

molto protratto; tutte, comunque,<br />

svolte sul costante rapporto col misterioso<br />

e l’”inspiegabile”, che le collega,<br />

pur nella varietà di spunti che vi sono<br />

sviluppati, al comune fondo di interessi<br />

per il paranormale e per l’occulto ampiamente<br />

apprezzabile, come si vede,<br />

nell’arco dell’opera narrativa dell’eclettico<br />

e vivace scrittore siciliano.<br />

Di numerose altre varrebbe parlare,<br />

che tuttavia non rientrano nello spazio<br />

breve di un articolo.<br />

Conviene chiudere, per ora, ricordando<br />

la stessa attività di magnetizzatore<br />

che Capuana esercitò direttamente nei<br />

confronti di Beppina Poggi (figlia del suo<br />

affittuario a Firenze nel ’64) di cui parla<br />

ampiamente in Spiritismo?; o anche quella<br />

cui il geloso scrittore siciliano minacciava<br />

di sottoporre Beppa Sansone, la<br />

serva-amante di Mineo, a scongiurarne<br />

eventuali tradimenti.<br />

Delle fotografie “spiritiche”, che pure<br />

lo interessarono, sono documenti, ora<br />

alla Biblioteca di Mineo, quelle in cui<br />

Beppina compare in visibile stato di alterazione<br />

fisiognomica; quelle di se stesso<br />

“morto”, o quelle di ectoplasmi fluidici<br />

del “di là”, con cui l’eclettico scrittore<br />

impressionava le sue lastre.<br />

Mentre non molto più che aneddoti<br />

di vita locale sono i casi spiritici in novelle<br />

come Il mago, storia di un “indovino”<br />

di paese che fa fatture finché non<br />

trova uno più furbo di lui che lo imbroglia;<br />

o come La rosa di Gerico in cui un<br />

mezzano tiene il sacco, con la magia e le<br />

sedute di comodo, a chi si vuol passare<br />

la voglia con le ragazze.<br />

Mario Tropea<br />

Università di Catania<br />

“Andiamo a bere la pioggia”<br />

L’opera di Mangano riporta ai quartieri pasoliniani<br />

di questo libro ho pensato a quando vivevo in periferia.<br />

Questo esempio testimonia come, in realtà i libri esistono<br />

già e lo scrittore non è altro che un catalizzatore di un<br />

qualcosa che ha già preso consistenza”. Al lettore, Mangano<br />

offre una visione quasi poetica delle periferie, come se<br />

il cortile rappresentasse l’emblema dei sentimenti importanti<br />

che poi formano il carattere. “Il cortile- ha sostenuto<br />

Mangano in occasione della presentazione del suo libro- è<br />

uno spazio ristretto, pieno di energie, c’era una sorta di<br />

società del cortile.<br />

Oggi, al contrario, le città sono vuote, quasi senz’anima”.<br />

Ad essere, poi, più attenti, nel libro dell’autore milanese,<br />

traspare una profonda insofferenza nei confronti del<br />

mondo ecclesiastico. Traspare in due episodi ben specifici:<br />

entrambi evidenziano il rapporto adolescenziale col sesso:<br />

il desiderio infantile agli occhi del prete dell’oratorio<br />

diventa peccato. Questo concetto emerge anche nell’episodio<br />

del rifiuto, di uno dei bambini, di fare la comunione.<br />

Un evento che si manifesta più come una costrizione che<br />

come un sentire la fede. Il libro di Raffaele Mangano ha<br />

nelle sue pagine un pezzo di storia: la vita dei quartieri sub<br />

urbani, le miserie dei “Ragazzi di vita” pasoliniani, ma ha<br />

soprattutto un profondo bisogno dell’innocenza e dell’ingenuità<br />

rapita dal Villaggio Globale.<br />

Laura Galesi


2 dicembre 1987: muore Gino Raya, il<br />

grande dimenticato dell’Italia culturale. Chi<br />

lo ebbe amico e maestro poté apprezzarne<br />

l’ingegno e la versatilità, il coraggio e la coerenza.<br />

Nel coraggio, intellettuale e morale,<br />

rientra la svolta decisiva della sua ispirazione<br />

filosofica: quella reductio dell’universo<br />

antropico alla comune dimensione biologica<br />

dei viventi, che dava un ben servito all’enorme<br />

baraccone della maiuscoleria universale.<br />

Niente anime e spiriti, ragione e apriori distinti<br />

dal corpo, unica realtà controllabile: al<br />

culmine di una tradizione storica minoritaria,<br />

che va da Talete a Nietzsche, da Democrito<br />

a Leopardi (“Il corpo è tutto”) Feuerbach<br />

Freud Turrò, ecc., Raya rastremava la<br />

stessa biologicità assoluta dell’uomo nella<br />

pulsione fagica: corpo e fame sono tutt’uno.<br />

Una serie di conseguenze sfociavano in una<br />

nuova impostazione del discorso antropologico<br />

e sulle varie attività umane, viste tutte<br />

come modulazioni della pulsione unica, nelle<br />

sue naturali tecniche più o meno evolute:<br />

insomma, la critica fisiologica. Un metodo<br />

che consente di condurre l’analisi dei comportamenti<br />

di homo sapiens fino alle radici<br />

ultime, oltre le quali non c’è che il vaniloquio<br />

inverificabile; ma dalle quali, anche, si<br />

può risalire fino alle (rare) vette nobili (sensibilità<br />

scientifica ed etica) senza barare, trescando<br />

con la metafisica. La critica in questione<br />

non conosce preclusioni: i suoi temi<br />

svariano dall’etica alla politica, dalla religione<br />

all’arte, dall’economia al diritto, alla sociologia;<br />

e via enumerando.<br />

Qui vogliamo accennare alla concezione<br />

rayana della politica, anzi del politico. Una<br />

prima definizione fisiologica lo vuole figlio<br />

del prete. L’onestà insita nel metodo non consente<br />

al Raya definizioni assolute e tagli dra-<br />

Cultura e Tradizioni<br />

Gino RAYA e la “politica” del politico<br />

Il Verbum e l’uomo del Verbum secondo la critica fisiologica<br />

Gentile<br />

don AntonioUcciardo,<br />

la Sua<br />

nota dell’ultimo<br />

numero<br />

de l’Alba<br />

è paradossale<br />

essendo rivolta non a me<br />

ma ad un interlocutore immaginario.<br />

Io ho grande stima<br />

per il cristiano, sentendomi<br />

cristiano anch’io, laico restando.<br />

Ma cristiano non ha<br />

niente a che vedere con cattolico,<br />

fermo restando il Suo<br />

diritto di credere il contrario.<br />

Non solo, non sono sostenitore<br />

dell’anarchia, organizzazione<br />

sociale senza un<br />

potere regolatore (società<br />

senza Stato), che è un non<br />

senso biologico. Ciò non<br />

vuol dire che io non creda<br />

nell’intenzione dei classici<br />

anarchici di costruire una società<br />

per uomini-fratelli, alias<br />

compagni. Da giovane militai<br />

per un ventennio pieno<br />

nel movimento anarchico<br />

scrivendo su quasi tutta la<br />

stampa del movimento stesso<br />

anche all’estero, per es.<br />

su “La Opinion” e “El Sol”<br />

di Costarica. Me ne uscii proprio<br />

perché la mia riserva circa<br />

l’anarchia diventava sempre<br />

più insopportabile. Gl<br />

anarchici “tradizionali”, (non<br />

esenti da fanatismo e settarismo<br />

anche loro!) invece di<br />

discutere il fatto, preferirono<br />

condannarmi all’ostracismo.<br />

Il mio secondo articolo, apparso<br />

sul settimanale “Uma-<br />

stici tra bianco e nero, bene e male: le sue<br />

connotazioni poggiano sulle prevalenze.<br />

Domanda: “Che cosa prevale nel prete e quindi<br />

nel figlio del prete?” La risposta è dettata<br />

dall’evidenza empirica: “Prevale la parola, il<br />

verbo in quanto prius assoluto, l’in primis<br />

erat Verbum”. Il prete si arroga il privilegio<br />

di essere la voce di dio e promette beni celesti,<br />

perché? Perché “il Verbum, onnipotente<br />

onnipresente onnicreante ecc. trasferisce i<br />

suoi onni ai propri ministri, e insomma al<br />

potere teocratico”. Tempi evoluzione e ambienti<br />

possono variare il peso del Verbum<br />

tuttofare nelle comunità umane, e cioè il potere<br />

dei suoi referenti teocratici, ma esso non<br />

scompare mai. Spesso, anzi, rinasce virulento<br />

come ai tempi d’oro degli assolutismi che<br />

ispira dopo eclissi più o meno lunghe. Anche<br />

il politico, guardando alla sostanza e non<br />

ai formulari ideologici, si rivela uomo del Verbum,<br />

della parola che surroga la cosa, che<br />

promette paradisi in terra e rivoluzioni palingenetiche,<br />

senza badare alle puntuali smentite<br />

della storia. Le sue promesse sono organizzate,<br />

al loro meglio propositivo, in ideologie<br />

accattivanti, più o meno strutturate in<br />

visioni del mondo. L’ideologia consola, accende<br />

speranze, inebria i suoi credenti a volte<br />

fino al sacrificio della vita: come è accaduto,<br />

nei secoli, con la religione. Una sua formula<br />

fortunata è cambiare il mondo.<br />

Viviamo tempi di disincanto? Fino a che<br />

punto, se si blatera (a sentire i soliti maestri<br />

del cassero, sempre pronti a “totalizzare”<br />

visioni parziali e monche) che le ideologie<br />

sono morte e sepolte? Come se la religione,<br />

in qualunque sua versione, non fosse la madre<br />

e il modello delle ideologie. E come se il<br />

liberismo globalizzato, che incanta apostati<br />

del marxismo e voltagabbana di ogni calibro,<br />

non fosse tra le ideologie più perniciose e<br />

bugiarde (col feticcio del mercato auto-regolantesi<br />

pro bono omnium. E c’è forse penuria<br />

di religioni e liberismi in questi ibridi tempi<br />

di conflitti e accensioni fanatiche?<br />

L’antiassolutismo del metodo consente a<br />

Raya di giocare sulle prevalenze e la storia<br />

fino all’apparente paradosso: “La filiazione<br />

dal prete al politico è fondata su certa linea<br />

storica e conseguente opportunità espositiva;<br />

però, da un punto di vista più strettamente<br />

biologico, si potrebbe non solo farne<br />

a meno, ma anche invertirla. In primis infatti<br />

non c’è né il prete né il politico, bensì l’uomo<br />

che potenzia la propria fame sollecitando<br />

masse umane di manovra: il demagogo”.<br />

Insomma, prete e politico hanno “il sangue<br />

del demagogo”. Il quale conosce evoluzioni e<br />

maschere che caratterizzano tempi e contesti<br />

geo-politici diversi, ma con un fondo immutabile:<br />

servire la propria fame di potere. Dove il<br />

sostantivo potere assorbe naturaliter tutte le<br />

forme del verbo omofono seguite dall’avere e<br />

dall’essere (per usare la terminologia di Fromm):<br />

denaro donne beni mobili e immobili comando<br />

e destino dei molti nelle proprie mani. La prevalenza<br />

storica addita la cratofilia più demagogica,<br />

con i suoi appelli a Dio (“Dio lo vuole”),<br />

al Popolo, alla Nazione, alla Razza (superiore),<br />

alla Classe operaia. E con la propaganda<br />

calunniosa contro il nemico di turno.<br />

In tanto svariare, una costante s’impone:<br />

“Gira e rigira, le armi della demagogia, per quanto<br />

varie e sofisticate, difficilmente potranno<br />

rinunciare allo stemma di famiglia. Un “Dio”<br />

che appoggia una seconda maiuscola più vicina<br />

agli interessi di chi la inalbera, sia che Riccardo<br />

Cuor di leone invochi ‘Dio e il mio diritto’, sia<br />

che Mazzini cavalchi il tandem ‘Dio e popolo’,<br />

è così redditizio che persino un Hitler<br />

A don Ucciardo, per una lettura più attenta<br />

Il Cristianesimo non può riconoscersi in uno Stato o in una gerarchia piramidale<br />

nità Nova” di Roma -il famoso<br />

periodico fondato da Errico<br />

Malatesta come quotidiano-<br />

(eravamo nel 1951) mi<br />

costò un processo per<br />

“presunto” vilipendio alla religione<br />

di Stato per avere citato<br />

l’aforisma di Schopenhauer<br />

“Se un Dio ha creato<br />

questo mondo, non vorrei<br />

essere io perché la miseria<br />

umana mi spezzerebbe il<br />

cuore” denunciato, con molta<br />

probabilità, dell’inqualificabile<br />

fanatico e nostalgico<br />

dell’Inquisizione, prof. Luigi<br />

Gedda, pres. dell’Azione Cattolica<br />

dell’epoca.<br />

L’anarchismo, specie<br />

quello di cui io parlo, è sinonimo<br />

di obiezione di coscienza:<br />

un comportamento “etico”<br />

dell’individuo che, in<br />

certe circostanze, per obbedire<br />

alla propria coscienza, si<br />

pone anche contro le leggi<br />

vigenti. Lo fece don Milani e<br />

fece bene comportandosi<br />

“anarchicamente”. Evidentenemente<br />

Lei ha letto distrattamente<br />

il mio articolo sull’anarchismo<br />

e tuttavia crede<br />

di conoscermi bene.<br />

Non credo di essere vago<br />

e indefinito. Distinguo fra legittima<br />

libertà di credere e<br />

il dovere di non mescolare il<br />

credere con la scienza sociale,<br />

al cui centro, come soggetto<br />

e come fine, sta l’uomo.<br />

Credo fermamente nella<br />

gratuità, illegittimità e abusività<br />

di parlare “in nome di<br />

Dio” nessuno essendone<br />

stato autorizzato dal Dio stesso,<br />

che nessuno ha mai<br />

visto. Chi Le ha detto che io<br />

non creda nell’uomo?!<br />

Io ho fondato la nuova<br />

Weltanshaung che è la biologia<br />

(del) sociale: studio<br />

della socialità dell’uomo alla<br />

luce della biologia e quindi<br />

su base naturalistica. Uno dei<br />

bisogni-diritti naturali dell’uomo<br />

è quello della rassicuranza,<br />

che si manifesta<br />

anche negli animali superiori.<br />

Il bambino lo chiede alla<br />

nutrice assieme al latte.<br />

Da tale bisogno-diritto<br />

naturale è nata la religiosità,<br />

legame (“religio” ) viscerale-emotivo-sentimentale<br />

ecc.<br />

ma anche mistico, con l’ambiente<br />

e il mondo. La religiosità<br />

è fisiologica. Patologico<br />

è il suo sfruttamento da parte<br />

di uomini che millantano<br />

abilitazioni ricevute da un Dio<br />

che nessuno -ripeto- ha mai<br />

visto. Il non plusualtra di<br />

questo grave fenomeno storico<br />

è rappresentato dalla<br />

Chiesa cattolica, che non ha<br />

niente a che vedere con la<br />

religiosità e il cristianesimo<br />

meno che mai nella veste di<br />

uno Stato e di una gerarchia<br />

piramidale. Se si vuole<br />

lottare per il bene dell’uomo,<br />

non occorre farlo in nome di<br />

un Istituto né con divise strane<br />

e fastose né inventando<br />

dogmi e roba del genere. Io<br />

lo faccio ormai da quasi<br />

sessant’anni, avendo esordito<br />

sul quotidiano “Il Corriere<br />

di Tripoli” nel 1946.<br />

Non aggiungo altro per rispetto<br />

del mio cortese interlocutore.<br />

Io sono per uno Statocomunità<br />

(leggi “ecclesia”),<br />

socialista in termine scientifico,<br />

che, seguendo la tri-<br />

logia del 1789 “Libertà-fraternità-uguaglianza”(esplicitazione<br />

dell’amore del<br />

prossimo evangelico o<br />

cristiano) consenta a tutti<br />

di rispondere nel miglior<br />

modo possibile ai diritti naturali,<br />

compreso quello di<br />

credere senza il rischio di<br />

essere discriminato e meno<br />

che mai perseguitato.. La<br />

biologia sociale dimostra<br />

che il socialismo è una necessità<br />

naturale-scientifica<br />

in alternativa all’altrimenti<br />

inevitabile estinzione della<br />

specie per “aborto storico”<br />

ovvero per saturazione di<br />

conflittualità. Il resto è<br />

sfruttamento molteplice<br />

(della fame, del bisogno di<br />

rassicuranza, ecc.) che ci<br />

riporta alla primitività e all’infanzia.<br />

Non esiste un problema<br />

di Dio come persona (la<br />

persona/parte nega Dio/<br />

tutto: ci troviamo quindi di<br />

fronte ad una contraddizione<br />

in termini) ma il bisogno di<br />

conoscere meglio la nostra<br />

essenza. Il pensiero scientifico<br />

non può andare oltre la ragione<br />

etica (che sta alla base<br />

della biologia sociale).<br />

Quanto alla speranza, il mio<br />

primo pseudonimo (che ora<br />

ho ripreso per la posta elettronica)<br />

è proprio il termine<br />

Esperanto “Espèro”, che significa<br />

appunto speranza.<br />

Se desidera conoscermi<br />

meglio legga le mie cose, che,<br />

se vuole, Le posso spedire<br />

man mano ad un Suo recapito<br />

postale.<br />

Saluti cristiani<br />

Carmelo R. Viola<br />

Abbonamento: annuo euro 30,00 - Sostenitore euro 50,00<br />

Benemerito e onorario euro 75,00 (incluse spese postali)<br />

Arretrati: euro 2,50 a copia (incluse spese postali)<br />

Pagamento: assegno non trasferibile intestato a<br />

Centro culturale Risvegli o.n.l.u.s.<br />

Indirizzo: Via Vittorio Emanuele III, 365 - 95032 Belpasso (CT)<br />

non sapeva rinunziarvi,<br />

sì da far incidere sulle<br />

monete un rotondo Gott<br />

mit uns”. E dopo Hitler<br />

quanti altri capi-popolo,<br />

specie in questo rilancio<br />

alla grande dell’islamismo,<br />

con la sua<br />

diabolica coda stragista<br />

e kamikaze! Ed è così<br />

vitale, la maiuscola religiosa,<br />

che sotterrata<br />

dall’ateismo di stato comunista,<br />

riaffiora divinizzando,<br />

di fatto, i leader<br />

politici: Mao era una<br />

specie di dio visibile e il<br />

suo libretto rosso un<br />

amuleto operatore di<br />

miracoli. E Stalin non era<br />

da meno.<br />

Altre componenti del<br />

sangue demagogico: il<br />

parassitismo, il verbalismo,<br />

la tecnica aggirante<br />

(quella aggressiva<br />

compete al guerriero: sacerdoti<br />

e guerrieri sono<br />

le due caste basali di ogni popolo). Il politico,<br />

quale che sia, nei casi migliori, la sua buona<br />

fede, vive del lavoro altrui; il verbalismo delle<br />

formule e delle insegne viene speso senza risparmi<br />

per la moltiplicazione delle occasioni<br />

parassitarie: e via con Camera (pletorica), Senato,<br />

Regioni, Province, Comuni, ciascuna<br />

“porzione” dello Stato con il suo bravo Consiglio,<br />

e dipendenze sottostanti. Per non dire<br />

delle aziende di stato, saccheggiate a man bassa,<br />

sotto l’ombrello delle leggi ad hoc o in<br />

barba a legislazione e Costituzione, mediante<br />

La festa del Natale reca<br />

con sé un vasto bagaglio di<br />

tradizioni che affascinano e<br />

stupiscono, nonostante<br />

spesso se ne ignori l’originario<br />

ed autentico significato;<br />

tradizioni che hanno origini<br />

antichissime e che sono il più<br />

delle volte frutto di rielaborazione<br />

di vecchi riti del mondo<br />

pagano. Forse non tutti<br />

sanno che fino alla metà del<br />

IV secolo, il 25 dicembre si<br />

celebrava una delle più importanti<br />

feste del mondo romano:<br />

nel 274 d.C., infatti,<br />

l’imperatore Aureliano decide<br />

che quel giorno fosse dedicato<br />

alla festa del Sol Invictus<br />

(il sole invincibile) il<br />

nuovo sole che faceva capolino<br />

sull’orizzonte, sostituendosi<br />

al vecchio astro<br />

morto simbolicamente il giorno del solstizio d’inverno.<br />

A metà del IV secolo, appunto, papa Giulio<br />

I sceglie quella data come giorno della nascita di<br />

Gesù, modificando la simbologia della tradizionale<br />

festa pagana e vedendo, perciò, nella nascita del<br />

sole la nascita di Cristo e nella luce solare la luce<br />

divina del figlio di Dio venuto sulla terra a rischiarare<br />

il buio delle tenebre. L’abete decorato con nastri<br />

e scintillante di luci, le decorazioni di vischio,<br />

il presepe sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano<br />

le feste natalizie e che adornano le<br />

nostre case.<br />

Una tradizione forse poco nota è quella del ceppo<br />

(generalmente di quercia) che arde nella notte<br />

della vigilia ed il cui fuoco richiama certamente la<br />

luce che la venuta di Cristo diffonde sulla terra. Si<br />

accende il ceppo per rendere più confortevole l’ambiente,<br />

come segno di accoglienza per la venuta del<br />

figlio di Dio. Secondo la tradizione, il ceppo deve<br />

ardere per tutta la notte e al mattino seguente la<br />

cenere, ritenuta ricca di proprietà terapeutiche, viene<br />

raccolta e conservata, mentre la parte rimasta<br />

non arsa veniva in passato gettata in mezzo all’aia<br />

per calmare il cattivo tempo. L’accensione del legno<br />

di quercia si presenta, dunque, anche come un<br />

rito propiziatorio: dalla maniera in cui il ceppo<br />

Dicembre 20<strong>05</strong><br />

9<br />

Pino Pesce con Gino Raya, Roma V.le di Villa Pamphili,199 – Foto, Gisuava Zawadzka<br />

corruzione imbrogli favoritismi e quant’altro<br />

la bella stagione di Mani pulite poté scoprire<br />

nelle ombre di Tangentopoli.<br />

Corruzione e mercato dei voti aprono l’altro<br />

capitolo del parassitismo criminale: le<br />

complicità con la malavita organizzata, che<br />

controlla, di fatto, almeno quattro regioni. [Le<br />

citazioni testuali provengono dal saggio di<br />

Gino Raya, Il politico, Biologia culturale,<br />

XV, 4, Dicembre, 1980]<br />

Pasquale Licciardello<br />

La festa del Natale e le tradizioni<br />

Rivivono simboli e rituali pagani. La luce divina nel ceppo che arde<br />

bruciava, si potevano prendere gli auspici su come<br />

sarebbe stato l’anno successivo. Non bisogna, inoltre,<br />

dimenticare che uno dei dolci tipici della tradizione<br />

natalizia è proprio il tronco di albero ricoperto<br />

di scaglie di cioccolato e ripieno di crema di ricotta<br />

che viene offerto e consumato come segno di festa<br />

e di buon augurio. Pare che a Motta Sant’Anastasia<br />

la tradizione del ceppo ardente (in dialetto, “u ‘zuccu”)<br />

fosse molto radicata: fino a qualche decennio<br />

fa, in alcuni punti centrali del paese i proprietari dei<br />

vari esercizi commerciali accendevano sulla strada<br />

dei grossi ceppi di legno e offrivano ad amici e passanti<br />

vino e vivande in attesa della messa di mezzanotte<br />

a cui tutti avrebbero preso parte. Ancora oggi<br />

in piazza Umberto, dinanzi alla tabaccheria e ricevitoria<br />

del sig. Pippo Valenti, a partire dal tardo pomeriggio<br />

del 24 dicembre arde un grosso ceppo di<br />

quercia che raccoglie attorno ad esso anziani, passanti,<br />

abitanti della zona, semplici curiosi. Lo stesso<br />

rituale si svolge davanti alla sede del “Rione Panzera”.<br />

E’ una tradizione che si rinnova di anno in anno,<br />

forse senza comprenderne il misterioso significato,<br />

forse senza riuscire a scorgere nel fuoco che brilla e<br />

che riscalda il calore dell’amore che il figlio di Dio<br />

venendo sulla terra diffonde nei nostri cuori.<br />

Alessandro Puglisi


10 Dicembre 20<strong>05</strong> Cultura e Spettacolo<br />

Una Storia tra verità, menzogna e desiderio<br />

Pasoliniade: passato-presente-imperfetto. L’intellettuale sempre presente<br />

Poeta, regista, romanziere e saggista,<br />

Pasolini è un uomo che non soltanto<br />

esprime il reale che lo circonda e<br />

se stesso, ma in qualche modo interviene<br />

nella società, nel vivere comune,<br />

nella comunità di ieri come in quella di<br />

oggi, a trent’anni dalla sua morte avvenuta<br />

il 2 novembre del ’75.<br />

Trent’anni di misteri e supposizioni<br />

intorno a una fine tragica, per alcuni<br />

dipendente dal ruolo scomodo del poeta<br />

nella cultura e nel costume italiano,<br />

evidenziato ancor di più dallo stesso<br />

assassino, che dopo aver scontato sedici<br />

anni di prigione, afferma di non<br />

essere stato lui ad uccidere Pasolini<br />

all’idroscalo di Ostia. Questo mistero<br />

si lega alla strategia della tensione di<br />

quegli anni, alle stragi di Stato, alla mafia<br />

e al terrorismo; motivazioni che filtrano<br />

dalle immagini dell’ultimo suo film<br />

Salò o le 120 giornate di Sadoma e<br />

dalle pagine del romanzo pubblicato<br />

postumo, Petrolio.<br />

Ho usato il presente, perché Pasolini<br />

attraverso i suoi testi, letterari e<br />

filmici, continua a vivere; per<br />

cui leggerlo, sia come scrittore<br />

sia come cineasta, significa<br />

ritrovarlo sempre fra i vivi.<br />

“Credo di poter dire adesso<br />

che scrivere poesie o romanzi<br />

è stato per me il mezzo<br />

di esprimere il rifiuto di<br />

una certa realtà italiana, o<br />

personale, in un momento<br />

preciso della mia esistenza.<br />

Ma queste mediazioni poetiche<br />

o romanzesche frapponevano<br />

tra me e la vita una sorta<br />

di muro simbolico, uno schermo<br />

di parole… Esprimendomi<br />

con il cinema non esco mai<br />

dalla realtà, sono sempre in<br />

mezzo alle cose, agli uomini,<br />

ciò che mi interessa di più della vita,<br />

cioè la vita stessa”.<br />

Da queste parole dell’Intellettuale<br />

friulano una concezione della realtà<br />

come linguaggio, della letteratura e del<br />

cinema come tecniche che traducono<br />

ora per evocazione (letteratura) ora per<br />

riproduzione (cinema) il linguaggio<br />

primario e fondante della realtà.<br />

Ma quale realtà? La realtà crudele<br />

che ci ricorda l’orrore del mondo in cui<br />

viviamo e moriamo, in cui abitiamo; la<br />

disperazione della vita, ma anche la<br />

disperata vitalità, la cognizione del<br />

dolore ma anche la violenta felicità di<br />

vivere.<br />

Pasolini ci ricorda l’orrore ma anche<br />

la nostalgia della liberazione, la<br />

degradazione della nostra società ma<br />

anche il diritto a sognare. La sua crudeltà<br />

è in realtà dolcezza per la vita,<br />

grande ed umanissima apertura d’animo,<br />

che lo porta dall’impressione alla<br />

rappresentazione, dall’amore alla furia<br />

ostile.<br />

Il modo con cui Pasolini guarda il<br />

reale e il modo con il quale si mette in<br />

rapporto con il mondo è religioso e<br />

sacrale. Afferma a ragione lo scrittore:<br />

“Vorrei che le mie esigenze espressive,<br />

la mia ispirazione poetica, non contraddicessero<br />

mai la vostra sensibilità<br />

di credenti. Perché altrimenti non raggiungerei<br />

il mio scopo di riproporre a<br />

tutti una vita che è modello -sia pure<br />

irraggiungibile per tutti”.<br />

Pertanto Pier Paolo cercherà una<br />

lingua tendente ad identificare parola<br />

ed essere, religiosamente, Verbo divino<br />

e Carne umana; biblicamente: “In<br />

principio era il Verbo”- “Verbum caro<br />

factum est et habitavit in nobis”.<br />

Un linguaggio meditato e mediato<br />

dalla cultura, il più possibile vicino all’autenticità<br />

immediata della parola<br />

orale.<br />

È il linguaggio del popolo, dei lavoratori<br />

e dei ragazzi di vita, del proletariato<br />

e del sottoproletariato urbano. È<br />

la rappresentazione corale della gioia<br />

popolare contro il capitalismo e il palazzo<br />

dei potenti.<br />

L’amore per la cultura popolare è<br />

presente in tutta la sua opera: dai romanzi<br />

alle poesie, dai saggi sulla poesia<br />

popolare e dialettale al cinema, che<br />

regala a Pasolini la possibilità di giungere<br />

ad una descrizione più “naturale”<br />

della realtà.<br />

Pier Paolo Pasolini scandalizzò (alla<br />

pari di Fellini) il mondo dei benpensanti<br />

proponendo sullo schermo (come<br />

aveva già fatto nei romanzi Ragazzi di<br />

vita, 1955, e Una vita violenta, 1959)<br />

storie di vita e malavita che dai custodi<br />

della pubblica moralità in quegli anni<br />

(tra i decenni Cinquanta e i Sessanta)<br />

venivano definite squallide e indecenti,<br />

mentre i film che le narravano erano<br />

indicati come improponibili e inaccettabili.<br />

La battaglia per la difesa dei va-<br />

lori morali era combattuta, ancora un<br />

volta, sul terreno delle apparenze evitando<br />

accuratamente di scendere su<br />

quello della sostanza. Dal canto suo,<br />

Pasolini, che Gianfranco Contini, definiva<br />

«componente in umiltà», non<br />

esitava a indicare come religioso il suo<br />

modo di percepire e rappresentare la<br />

povertà.<br />

In Accattone (1961) si ispirava allo<br />

stile ieratico di Dreyer ( La passione<br />

di Giovanna d’Arco) per rappresentare<br />

un piccolo magnaccio del Pigneto<br />

come se fosse un santo. Mette in scena<br />

casi di malavita che hanno come<br />

protagonisti personaggi appartenenti<br />

al sottoproletariato. Privi di coscienza,<br />

in quanto non sono né borghesi, né<br />

proletari, essi conservano, anche nel<br />

compiere atti fuori della norma, una<br />

sorta di innocenza che, secondo il regista,<br />

si avvicina alla santità.<br />

In Mamma Roma (1962) e La ricotta<br />

(1963) faceva appello in maniera<br />

sempre più esplicita a composizioni<br />

figurative tratte dall’iconografia classica<br />

(Masaccio, Pontorno…) per accompagnare<br />

i «poveri cristi» della periferia<br />

romana nelle tappe (o stazioni)<br />

di un’autentica Via Crucis, che non<br />

poteva non concludersi con la Crocifissione<br />

e con la Pietà e che, di lì a<br />

poco, avrebbe combaciato con la Passione<br />

e con la Morte di Gesù ne Il<br />

Vangelo secondo Matteo (1964).<br />

Pasolini approda al Vangelo spinto<br />

da una sorta di necessità interiore.<br />

Era come se, giunto a quel punto, non<br />

potesse astenersi dal sottoporre a una<br />

reciproca verifica il testo di uno dei<br />

quattro Vangeli, preso alla lettera, e la<br />

realtà umana che in quel momento sentiva<br />

più vicina: i volti dei sottoproletari,<br />

già incontrati nei film precedenti.<br />

Qui la Basilicata si trasforma idealmen-<br />

Monte Carlo film festival<br />

L’unico festival del cinema interamente dedicato alla Commedia<br />

L’invito ufficiale arriva il giorno precedente<br />

l’apertura del festival. Perfetto! … da “Tapiro<br />

d’oro”, penso ridacchiando. Decido di partire<br />

comunque –si tratta del Monte Carlo film festival<br />

della commedia, sotto patrocinio del principe<br />

Alberto II . Come dire di “no”…<br />

L’unico festival del cinema interamente dedicato<br />

alla Commedia, diretto da Ezio Greggio e<br />

Mario Monicelli, che fa scoprire i diversi volti<br />

di questo difficile genere: sofisticato, morale,<br />

poliziesco, sociale, sentimentale, politico, leggero,<br />

satirico, ironico o semplicemente umoristico.<br />

D’altronde si tratta della Regina Commedia.<br />

Due registe e sceneggiatrici donne, la spagnola<br />

Chus Gutièrrez e la tedesca (di origine<br />

turca) Buket Alakus, hanno trionfato alla quinta<br />

edizione del festival. Hanno vinto il film spagnolo<br />

“El Calentito”, che si è aggiudicato il Platinum<br />

Award come miglior film, e il tedesco<br />

“Offside”.<br />

Tra gli ospiti d’onore Omar Sharif, Annie<br />

Girardot, Bud Spencer, Giuliano Gemma e<br />

l’equipe di “Striscia la notizia” guidata da Antonio<br />

Ricci.<br />

Non mancavano di certo ospiti dal sangue<br />

blu. Ad uno dei rinfreschi organizzati dal principato<br />

mi viene presentata una ragazza giovane e<br />

raggiante. Trasmette simpatia. Quando ha capito<br />

che sono bulgara, lei subito attacca a parlare<br />

in russo in modo disinvolto e sicuro.<br />

Si allontana per poco e qualcuno mi passa<br />

un comunicato stampa: “La principessa Natalia<br />

Strozzi ospite della 5ª edizione del Montecarlo<br />

film festival de la commedie…” Ok, è lei, una<br />

principessa.<br />

Nata a Firenze il 5 febbraio 1977 dal principe<br />

Girolamo e dalla Principessa Irina Reine,<br />

proprietari dell’antica villa di Cusona a San Gimignano<br />

(Siena), dove il primo ministro inglese<br />

Tony Blair passa l’estate. E’ stata invitata al<br />

festival in quanto sta per girare un film del quale<br />

però, per scaramanzia “reale”, non vuole parlare.<br />

Quindi, anche attrice.<br />

Il suo curriculum è impressionante. Ancora<br />

giovane, ma ricca di esperienze vissute intensamente,<br />

completamente dedicate alla danza ed<br />

alla musica e, soprattutto, in grande confidenza<br />

e familiarità con alcuni dei più grandi artisti del<br />

mondo: Rudolf Nurejev, Mstislav Rostropovich,<br />

Maja Plissetskaya, Andrea Bocelli, Gregory<br />

Peck, Alberto Sordi… Dopo aver vissuto alcuni<br />

anni in Russia per frequentare la prestigiosa e<br />

selettiva Accademia di danza “Kirov-Marinsky”,<br />

inizia una carriera internazionale come<br />

ballerina classica nei principali teatri europei e<br />

russi quali il Teatro del Cremlino. Poi il Festival<br />

di Spoleto, tournée in Giappone e Stati Uniti, il<br />

London Coliseum Opera.<br />

Recentemente è uscito il suo libro autobiografico<br />

“Facile da ricordare, album di ricordi di<br />

una giovane artista” corredato da più di 200<br />

fotografie con i principali artisti internazionali<br />

dove viene raccontato l’esordio nel mondo della<br />

danza a fianco del grande maestro Rudolf Nureyev.<br />

Il libro autobiografico della giovane discendente<br />

del “filosofo” del particulare, Francesco<br />

Giucciardini e (per parte di madre) di San<br />

Stanislao, il Santo polacco venerato da Giovanni<br />

Paolo II, è per ora scritto solo in russo e<br />

presentato nei giorni scorsi a Mosca.<br />

INTERVISTA<br />

ALLA PRINCIPESSA STROZZI<br />

Come è la vita da principessa, Natalia?<br />

“Ma guarda, nel nostro secolo, nei nostri<br />

giorni avere un titolo nobiliare non vuol dire<br />

niente. Sicuramente quei mille anni di storia della<br />

mia famiglia li devo rispettare e portare avanti.<br />

Ma come vita e come persona non mi cambia<br />

assolutamente niente. Perchè in famiglia ci hanno<br />

sempre insegnato che la regola della vera nobiltà<br />

è l’umiltà e il rispetto per le persone. A 5<br />

anni già sapevo che avrei ballato. Già a 14 anni<br />

ho detto “ciao” a mamma e papà, e sono andata<br />

in Russia, a studiare danza. Tutta mia la scelta.<br />

Ero lì nel 1991 durante la crisi economica del<br />

postcomunismo. Dormivo per terra, non avevo<br />

l’armadio, la vasca da bagno era arrugginita, riscaldavo<br />

l’acqua e la versavo… ho vissuto così,<br />

e lo farei fare anche ai miei figli, perché sono<br />

esperienze di vita, si deve provare di tutto.<br />

La mia giornata… sai che un artista vive di<br />

notte. Dopo lo spettacolo si va a cena, si chiacchiera.<br />

E quindi si dorme un po’ di più la mattina.<br />

E poi, tranquilla, inizio la mia giornata, mi<br />

preparo se devo fare un altro spettacolo. Invece<br />

se è un periodo nel quale non recito, mi occupo<br />

della mia azienda dei vini. Faccio il manager,<br />

vado all’estero per promuovere i nostri vini. Ho<br />

fatto anche il corso di sommelier… mi alterno<br />

tra il recitare e il mio business di famiglia”.<br />

Sei attenta alla moda, visto che gli occhi<br />

di tutti sono puntati su di te?<br />

“Odio fare shopping. E gli uomini mi dicono<br />

“sei da sposare”… perchè ho quello di cui ho<br />

bisogno. Passo da quella vetrina, vedo una cosa,<br />

dico “mi sta”, la prendo e vado via. Non mi<br />

piace passare ore e ore nei negozi. Ovvio che<br />

con la moda ho qualche “familiarità”, perché<br />

Laura Biaggiotti mi fece un vestito per “Romeo<br />

e Giulietta”, Givanshi mi ha regalato un vestito<br />

che aveva fatto per Oddie Happburn, per<br />

“Guerra e pace”… ma decisamente non seguo<br />

la moda, se una cosa mi sta bene la metto, tutto<br />

qua”.<br />

A parte la danza, quale altra “passione”<br />

hai?<br />

“Amo dipingere. Nuotare, stare con gli amici,<br />

rilassarmi. Sono molto “campagnola” se posso<br />

dire così…”<br />

So che a nessuno piace rispondere a que-<br />

te e fisicamente nella Palestina, i Sassi<br />

si tramutano nella magnifica, popolare,<br />

contadina Gerusalemme, ecc…<br />

Anche quando sembra allontanarsi<br />

dalla realtà per rifugiarsi nella narrazione<br />

mitica e favolistica (Edipo re,<br />

Medea, “trilogia della vita”: Il fiore delle<br />

mille e una notte, i racconti di Canterbury,<br />

Il Decameron), in verità, il suo,<br />

non è un disimpegno, ma un guardare<br />

ancor meglio ciò che accade nel nostro<br />

paese. Questi sono anche gli anni degli<br />

Scritti Corsari sulla polemica linguistica<br />

e sulle crude analisi della società<br />

fatta di violenza, di criminalità, di<br />

corruzione, di disgregazione civile e<br />

sociale: “Poi quando la realtà ha preso<br />

a sfuggirti e tu la inseguivi come un<br />

aereo che vuol spostarsi con la velocità<br />

della terra per rimaner sempre nel<br />

sole, hai preso a cercare il proletariato,<br />

anzi i poveri e la loro bellezza, fuori<br />

d’Europa, in Asia e Africa, e anche in<br />

America, purché inorganica negativa<br />

floreale”.<br />

Di fronte all’orrore di una comunicazione<br />

devastante e devastata Pasolini<br />

decide di indirizzare al cuore l’orrore<br />

e l’inferno della contemporaneità<br />

con il film Salò o le 120 giornate di<br />

Sodoma che sarà il primo ed ultimo<br />

capitolo della “Trilogia della morte”.<br />

Quindi il film è un amarissimo bilancio,<br />

è il non violento, che vuole a tutti<br />

i costi seguire, investigare, rispecchiare<br />

le modalità della violenza che include<br />

l’erotizzazione della pulsione di<br />

morte. È un quadro apocalittico che<br />

congiunge borghesia e popolo. Ora le<br />

due storie si sono unite e tale unificazione<br />

è avvenuta sotto il segno e per<br />

volontà della civiltà dei consumi e dello<br />

sviluppo.<br />

La morte tragica di Pasolini svela<br />

un eroe che ha avuto il coraggio; il de-<br />

sta domanda, ma la vita sentimentale?<br />

Il “principe azzurro” c’è?<br />

“Oh, Dio… Cerco sempre di non<br />

parlarne, perché ogni volta che ne<br />

parlo poi va male… però diciamo<br />

che si, in questo momento qualcuno<br />

c’è, ma fin ora non ho pensato a un<br />

passo più serio. Non voglio mai pensare<br />

al futuro. Il passato è storia, il<br />

futuro è immaginazione, e il presente<br />

è un regalo. Quindi io voglio vivere il<br />

momento. Se adesso mi dicono “carriera<br />

o famiglia”, non ci penso tanto.<br />

Certo che vorrei una famiglia, ma ci<br />

penserò domani. In questo momento<br />

vorrei pensare a me stessa e a quello<br />

che mi piace nella vita. Sono cocciuta,<br />

testona, voglio arrivare in fondo<br />

a quello che ho iniziato. Ma anche<br />

fragile, tante cose mi possono ferire. Ho imparato<br />

però di non farlo vedere, sono un muro<br />

perché se no piango…sono un po’ tra le nuvole<br />

ma allo stesso tempo molto pignola. Acquario,<br />

un contrasto”.<br />

Con chi della tua famiglia hai un legame<br />

più forte?<br />

“E’ una domanda cattiva questa. Ero molto<br />

legata alla nonna, ma lei non c’è più. Se devo dire<br />

proprio un segreto, prima era mia mamma, ma<br />

poi le cose sono cambiate… adesso la persona<br />

che sento più vicina a me è mia sorella”.<br />

Di tutti i personaggi che hai conosciuto,<br />

chi t’ha lasciato il segno più profondo?<br />

“Senza ombra di dubbio, Nurejev. Lui è unico,<br />

senza togliere niente agli altri grandi geni del<br />

cinema, della danza, della musica e della politica…”.<br />

Sei ancora troppo giovane per scrivere<br />

un libro autobiografico. Perché lo hai fatto?<br />

“Secondo me non si dovrebbero giudicare le<br />

persone dall’età, ma dalle proprie esperienze.<br />

Credo di aver vissuto tanti momenti unici con<br />

grandi personalità e avuto un’ intensa carriera di<br />

ballerina, che ho lasciato per il cinema e il teatro,<br />

e per questo ho scritto questo libro, cosicché<br />

tutti questi ricordi non andassero perduti. Questo<br />

libro è per me “Una consolazione del rimpianto<br />

della carriera passata”.<br />

Hai detto che già a 5 anni sapevi che<br />

avresti ballato. Perché hai scelto la danza?<br />

“A volte non c’è risposta al perché: a 5 anni<br />

sentivo e sapevo che la danza era la mia vocazione”.<br />

Un tuo ricordo forte dell’infanzia?<br />

“Ricordi ne ho tanti, ma quello che mi rimar-<br />

siderio disperato, mortale di combattere<br />

sempre tra la dolcezza più tenera<br />

e la più tragica rappresentazione della<br />

violenza in sé e nel mondo attorno a<br />

sé.<br />

È ancora un mistero la sua morte;<br />

ma più misteriosa la sua arte: raccontare<br />

la crudeltà, l’osceno con lo sguardo<br />

del miracoloso.<br />

In una città, Trieste o Udine,<br />

per un viale di tigli,<br />

quando di primavera<br />

le foglie mutano colore,<br />

io cadrò morto<br />

sotto il sole che arde,<br />

biondo e alto,<br />

e chiuderò le ciglia lasciando il<br />

cielo al suo splendore.<br />

Sotto un tiglio tiepido di verde,<br />

cadrò nel nero<br />

della mia morte che disperde<br />

i tigli e il sole.<br />

I bei giovinetti<br />

Correranno in quella luce<br />

Che ho appena perduto,<br />

volando fuori dalle scuole,<br />

coi ricci sulla fronte.<br />

Io sarò ancora giovane,<br />

con una camicia chiara, e coi<br />

dolci capelli che piovono<br />

sull’amara polvere.<br />

Sarò ancora caldo,<br />

e un fanciullo correndo per<br />

l’asfalto<br />

tiepido del viale,<br />

mi poserà una mano<br />

sul grembo di cristallo.<br />

Pier Paolo continua a vivere in<br />

ogni intellettuale che continua ad esortare<br />

e provocare.<br />

Rocco Roberto Cacciatore<br />

Silvia Ivanova con la principessa Natalia Strozzi (in rosso)<br />

rà sempre nel cuore sono tutti i momenti passati<br />

insieme al grande Rudolf Nureyev, specialmente<br />

le lezioni che mi dava sulla spiaggia in<br />

costume da bagno!”<br />

Il tuo piatto preferito preparato da te<br />

stessa? Ti piace fare la “casalinga”?<br />

“A me non piace cucinare, ma se proprio<br />

devo, posso essere molto creativa. Quando abito<br />

da sola, per forza devo occuparmi della casa<br />

e quindi di tutte le faccende “da casalinga”, che<br />

faccio abbastanza volentieri”.<br />

Conosci tanti principi, immagino. Chi<br />

ti affascina particolarmente e perché? (non<br />

intendo chi avresti sposato)<br />

“Io ho conoscenze un po’ dappertutto e di<br />

tutti i “generi”. Di Principi ne conosco ma nessuno<br />

mi affascina particolarmente; in ognuno<br />

trovo qualcosa di positivo e qualcosa di negativo,<br />

perché ogni individuo ha la sua personalità”.<br />

Come deve essere il tuo uomo ideale?<br />

“Innanzitutto deve essere una bella persona<br />

dentro, che mi rispetti, deve ispirare fiducia, sincerità<br />

e deve essere dolce e allo stesso tempo<br />

virile e protettivo”.<br />

Un progetto non realizzato che ti sta a<br />

cuore e che prima o poi pensi di realizzare?<br />

“A 19 anni mi avevano proposto di danzare<br />

“Giselle” al teatro Kirov Marinsky di San Pietroburgo<br />

(dove ho lavorato per 4 anni) e allo<br />

stesso tempo avevo gli esami di maturità in Italia.<br />

Ballare “Giselle” era il mio sogno, ma ho<br />

scelto di dare gli esami! Ormai non credo che<br />

ballerò più “Giselle” dato che ho smesso di danzare,<br />

ma spero di realizzarmi come attrice, soprattutto<br />

di cinema o di televisione”.<br />

Silvia Ivanova


“La tigre e la neve”<br />

La storia di un amore non ricambiato.<br />

Attorno: la guerra in Iraq<br />

Cinema e Spettacolo<br />

Dicembre 20<strong>05</strong><br />

L’ultimo gioiello di Roberto Benigni:<br />

“La tigre e la neve”, un film sull’amore e<br />

sulla poesia che ha sullo sfondo la guerra<br />

irachena.<br />

Attilio (Roberto Benigni) è un poeta<br />

italiano, padre di due adolescenti ed innamorato<br />

di una donna Vittoria (Nicoletta<br />

Braschi), che, però, non lo ricambia. Per<br />

lei, ferita a Baghdad, il caro Attilio si muoverà<br />

in situazioni esilaranti e superlativi<br />

per aiutarla a trovare una medicina in grado<br />

di ridurre l’edera cerebrale che la sta<br />

uccidendo. Così, anche lui si recherà a Baghdad<br />

e qui incontrerà l’amico poeta arabo<br />

Jean Reno, che dall’Europa torna in Iraq<br />

durante la guerra.<br />

Siamo nella primavera del 2003, in Iraq,<br />

all’inizio del conflitto. E qui il povero Attilio<br />

che non conosce una parola di arabo,<br />

combatterà la sua guerra personale in una<br />

terra dilaniata dall’orrore, armato solo della<br />

sua poesia. Nonostante il film possa<br />

sembrare ripetitivo e troppo dolciastro nella sua struttura narrativa e nella messinscena,<br />

non si può nascondere il talento di Benigni attore che tra una sventura e l’altra ci regala<br />

momenti di una comicità sublime che rimarranno nell’immaginario collettivo: come, quando<br />

saltella su di un campo minato come se fosse un canguro per inseguire la sua amata, o<br />

quando dialoga col dromedario.<br />

Non si può definire La tigre e la neve un film sulla guerra irachena, anche se è ambientato<br />

in questo contesto, ma sulla poesia e sull’amore che tutto vince, anche ciò che può sembrare<br />

impossibile, come la malattia di Vittoria. Pensiamo alla scena sulla lezione tenuta dal<br />

professore Attilio e alle diverse citazioni letterarie o al sogno dei quattro poeti: Borges,<br />

Montale, Ungaretti, Yourcenar. Qui la guerra è solo evocata, è proprio l’amore che spinge<br />

e prende il sopravvento, la voglia di vivere, nonostante la vita sia disperata. È Benigni<br />

stesso che sottolinea che la forza del suo film è nel sentimento e gli iracheni e gli americani<br />

sono solo sullo sfondo. I posti di blocco in cui si imbatte Attilio sono di marines americani,<br />

visti con gli occhi di un poeta:<br />

“Sono ragazzi, verso di loro non esprimo giudizi, ma mostro la mia pietas”.<br />

Sulla scia di questo amore universale, Benigni si muove tra i sogni di Fellini e la comicità<br />

di Chaplin. In sogno con mutandoni, calzini e canottiera, Attilio porterà la sua amata<br />

Vittoria all’altare sulle struggenti note di You can never hold back spring cantata live da<br />

Tom Waits; in un prato circondato da antiche mura romane davanti a una platea in cui si<br />

riconoscono i quattro poeti.<br />

“Il sublime –afferma Benigni- deve sempre essere sorvegliato dal comico. Se dovessi<br />

vergognosamente indicare un modello a cui mi sono ispirato inopinatamente per questo<br />

film è il maestro Chaplin di Luci della città. Qui il protagonista fa la sua guerra per una<br />

donna in coma, lì Chaplin la fa per una ragazza cieca. E sulla scena finale ho quasi copiato<br />

l’inquadratura. È un tributo pagato al Maestro<br />

La stagione autunnale consacra le sue migliori<br />

fiction, quando ci propone storie e fatti importanti<br />

per le generazioni future. Come nel il caso di Mediaset<br />

che ci ha raccontato la storia di Nicola Sacco<br />

e Bartolomeo Vanzetti: l’ingiusta condanna di due<br />

immigrati italiani giustiziati innocenti sulla sedia<br />

elettrica americana. Fiction per la regia di Fabrizio<br />

Costa, con Sergio Rubini nel ruolo di Sacco, Ennio<br />

Fantastichini in quello di Vanzetti ed Anita Caprioli<br />

in quello di Rosina, moglie di Sacco. Mai<br />

come oggi, raccontare quella vicenda è così di attualità:<br />

illegalità, sopraffazione, sfruttamento dei<br />

più deboli, libertà d’espressione sono temi più che<br />

mai attuali perché viviamo in un secolo di ingiustizie.<br />

Siamo ai primi del Novecento, l’arrivo in America<br />

(terra di libertà, democrazia e lavoro) della<br />

povera gente pronta ad abbandonare le proprie<br />

radici e i propri affetti, per rimettersi in gioco e<br />

ripartire da zero; come Nicola Sacco, ciabattino<br />

che credeva nella famiglia e Bartolomeo Vanzetti<br />

idealista anarchico. Ad accoglierli nel quartiere italiano<br />

don Mario, la sua bontà e la sua saggezza, la<br />

casa del suo Signore aperta a tutti, anche agli anarchici,<br />

perché cambiare il mondo è giusto se esso è<br />

ingiusto. Lo sguardo di Sacco è intimidito, ma anche<br />

affascinato; così il regista lo mostra e lo segue<br />

con la sua macchina da presa (mdp), mentre percorre<br />

il suo cammino e stanza dopo stanza scoprirà<br />

il bel volto della sua Rosina, che danza sulle tristi<br />

note di Giselle, amore disperato ma intenso come<br />

sarà il suo. Se l’amore e la solidarietà traspaiono dal<br />

quartiere italiano, dall’altra parte, il regista analizza<br />

la corruzione del potere razzista e sopraffattore,<br />

che ha il solo compito di denigrare e soggiogare la<br />

povera gente che emigra in cerca di fortuna.<br />

Pertanto il potere della stampa, cioè l’informazione<br />

venduta, serve il potere, occultando la verità;<br />

mentre il Vanzetti sottolinea come solo la cultura,<br />

intesa come istruzione, può sconfiggere quei padroni<br />

dei cantieri che hanno un solo compito: quello<br />

di sfruttare i poveri immigrati. Da qui parte la<br />

rivoluzione, quella fatta di parole, che annuncia:<br />

libertà e democrazia. “Se l’America è un paese<br />

libero, dov’è la libertà e la democrazia quando manca<br />

la dignità umana?” E’ questa la dignità che don<br />

Mario predica nell’omelia per la morte del padre di<br />

Rosina, avvenuta durante il lavoro; dove in alto il<br />

regista illumina il Cristo in croce, metafora dello<br />

sfruttamento di questa gente, costretta a lavorare<br />

in condizioni disastrose e massacranti.<br />

”.<br />

R. R. C.<br />

Vanzetti invoca lo sciopero, la lotta per cambiare<br />

il sistema: una lotta pacifica fatta solo di parole<br />

e non di azioni violente: “Pianterò un albero e<br />

renderò universali le città… Per te democrazia,<br />

mia donna, per te faccio vibrare questi canti”. Ma<br />

al cantiere non c’è posto per gli anarchici e il sindacato:<br />

Saccho è licenziato. Si è licenziati e messi a<br />

morte se si è contro il potere del governatore e delle<br />

sue idee, non importa se nel corteo ci sono donne<br />

e bambini; bisogna fermarli e se è necessario ammazzarli<br />

tutti. Si vuole impedire un futuro migliore<br />

alle nuove generazioni; infatti Rosina, durante la<br />

manifestazione contro la guerra, perderà la sua seconda<br />

gravidanza.<br />

Tre maggio 1920, Sacco e Vanzetti vengono<br />

arrestati per rapina e duplice omicidio; inizia la<br />

loro discesa. Il regista nella seconda parte del film,<br />

la più intensa, evidenzia ancor più il contrasto tra<br />

bene e male, tra verità e menzogna e il processo, col<br />

suo tragico finale, diventa simbolo di libertà e giustizia.<br />

Il merito di Fabrizio Costa è di averci regalato<br />

una vicenda umana filmata nei minimi dettagli,<br />

dove l’aula del processo diventa luogo di razzismo<br />

e malvagità; mentre il posto degli imputati, il più<br />

pulito e sincero. Sacco e Vanzetti sono due animecristo<br />

e la loro integrità e purezza non sarà scalfita<br />

neanche quando il potere, sopraffatto dalla verità<br />

di mezzo mondo, proporrà la grazia solo al Vanzetti,<br />

il quale risponderà: «Io Nicola non lo lascio».<br />

La solidarietà tra i compagni di cella, il suono dei<br />

cucchiai sui cancelli, è una delle scene più emozionanti<br />

del film, e da qui in poi il film è un climax<br />

ascendente di rabbia, tristezza e amarezza, che ci<br />

porterà fino a quel 23 agosto del 1927 su una sedia<br />

elettrica. E che tono alto, dignitoso e sublime le sue<br />

ultime parole davanti al giudice, la corte, i presenti<br />

in aula: “Sono colpevole di essere un radicale, un<br />

italiano, un anarchico, un socialista, uno vicino agli<br />

uomini. Mi avete tolto l’amore e la voglia di sognare.<br />

Grido la mia protesta contro l’ingiustizia; insegno<br />

agli uomini di avere dignità, a far capire loro i<br />

doveri ed anche i diritti. Ci rivedremo in un’altra<br />

vita, migliore di questa”. Ancora oggi, purtroppo,<br />

la cronaca si ripete: il regista ha voluto raccontare<br />

questa storia anche per far capire meglio il tema<br />

dell’immigrazione, in un paese come il nostro in<br />

cui c’è un alto numero di immigrati.<br />

Adesso stiamo diventando sempre meno tolleranti<br />

davanti a questa povera gente che è vista<br />

come il nemico che vuole toglierci il lavoro, ma che<br />

è solo un gruppo disperato in cerca di fortuna,<br />

come lo erano Sacca e Vanzetti. Forse se si racconta<br />

una storia di due italiani immigrati e disprezzati<br />

riusciremo a capire meglio quello stato di cose e ad<br />

immedesimarci di più per riuscire a non disprezzare<br />

ma ad aiutare chi è meno sfortunato di noi. Questo<br />

è il messaggio positivo della fiction: nel mondo<br />

c’è posto per tutti.<br />

Nel 1977 Nike (Nicola Sacco) e Bart (Bartolomeo<br />

Vanzetti) sono stati riabilitati da quell’accusa<br />

ingiusta.<br />

Rocco Roberto Cacciatore<br />

Ogni volta che si parla di Torino, mi<br />

dicono che è una città fredda e grigia,<br />

provinciale. Che non ha tanto da proporre<br />

ai suoi cittadini, figuriamoci ad un<br />

ospite.<br />

Rispondo sempre che non è proprio<br />

come si dice. Certo oggi Torino è<br />

tutto un cantiere che si prepara alle Olimpiadi<br />

del 2006, ma la capitale italiana<br />

dell’arte contemporanea esprime una<br />

realtà tutt’altra che grigia. Anzi, è una<br />

città dove regna il verde; dove principalmente<br />

regna -insieme alla Fiat- il Cinema<br />

con il suo Museo, la strepitosa ambientazione<br />

della Mole Antonelliana, dove si<br />

è svolta la serata di chiusura del 23°<br />

Film festival.<br />

Al “Torino Film Festival” manca però<br />

la mondanità. Mancano i nomi famosi<br />

del grande schermo hollywoodiano e non<br />

si sfoggiano i vestiti di gala come a Cannes,<br />

Venezia, Los Angeles…<br />

I riflettori abbaglianti non vengono<br />

puntati su vincitori e conduttori di fama<br />

mondiale. La sala del vecchio cinema<br />

“Lux”, il più vecchio di Torino, è rimasta<br />

uguale nella serata di consegna dei premi.<br />

Durante i giorni del festival potevi<br />

avvicinarti liberamente al personaggio<br />

che ti interessava e discutere con lui del<br />

suo lavoro, dei suoi progetti e scambiare<br />

tutte le idee… È tutto cosi compatto<br />

e normale. Motivo per il quale amo i<br />

festival di questo genere: non sono dispersivi<br />

e frenetici; sono fatti su misura<br />

“Sacco e Vanzetti” di Fabrizio Costa<br />

Una storia di ieri per capire tante storie di oggi<br />

23esimo Film Festival<br />

A Torino, niente riflettori su vincitori e conduttori di fama mondiale<br />

per gente comune. Ovvio per gente che<br />

ama il cinema.<br />

Certo che i cinefili hanno avuto chi<br />

incontrare: Claude Chabrol, Walter Hill,<br />

Alfred Green, Amir Naderi, i “nuovi”<br />

Lav Diaz e Lodge Kerrigan, il siciliano<br />

Vittorio de Seta al quale è andato il premio<br />

Cipputi alla carriera. E, infine, Isabella<br />

Rossellini che ha presentato il film<br />

“Mio Padre ha 100 anni”. Tutto suo<br />

dalla sceneggiatura alla ripresa, al montaggio.<br />

Una “lettera d’amore” di 15 minuti<br />

dedicata al Padre come lo ricorda lei.<br />

Su come è nata l’idea e sulla sua famiglia,<br />

Isabella ne parla volentieri in un in-<br />

Via Molinari, 4 - C.da Pezzamandra - Misterbianco (CT)<br />

contro stampa durante il suo soggiorno<br />

torinese. Lei, donna immagine della eleganza<br />

femminile, si presenta vestita con<br />

un abito maschile “perché è più comodo”,<br />

risponde.<br />

INCONTRO CON<br />

ISABELLA ROSSELLINI<br />

My Dad is 100 Years Old<br />

Genesi del film. - Nel 2006 mio<br />

padre compirebbe 100 anni. Ho pensato<br />

molto a cosa fare: restrospettive, articoli,<br />

libri. Poi mi sono detta: «e se non<br />

succede nulla?» Allora ho deciso per il<br />

film, una cosa mia, che posso fare solo<br />

io, non il solito documentario con le immagini<br />

di repertorio, ma un film interno,<br />

basato sulle cose che avevo in<br />

testa.<br />

I personaggi.<br />

- Ho cercato di<br />

dialogare con persone<br />

che avevano<br />

idee sul cinema diverse<br />

da mio padre.<br />

Alfred Hitchcock;<br />

il produttore<br />

David<br />

O. Selznick, che<br />

aveva un contratto<br />

con mia<br />

madre, pur non<br />

avendo mai lavorato<br />

con mio padre co-<br />

nosceva tutti i suoi film; Federico Fellini,<br />

grande amico di papà per cui ha scritto<br />

molto; Charlie Chaplin di cui papà<br />

aveva una foto sul comodino e che nel<br />

film appare come un angelo.<br />

Mettersi in gioco come attrice. -<br />

All’inizio avevo disegnato il copione per<br />

far capire a Maddin cosa volevo. È stato<br />

lui a darmi l’idea di interpretare tutti i<br />

personaggi perchè solo io sapevo quello<br />

che volevo, solo io sapevo cosa avevo in<br />

testa. Così ho provato e direi che ha funzionato:<br />

in particolare mi è piaciuto il<br />

mio Selznick, molto virile.<br />

Mio padre non voleva che facessimo<br />

gli attori, per questo l’ho fatto solo dopo<br />

la sua morte. Il primo film che ho interpretato,<br />

dopo Il Papocchio in cui facevo<br />

me stessa, è stato Il prato (1979) dei<br />

fratelli Taviani: mi ricordo un grande conflitto<br />

interiore perchè papà aveva molta<br />

stima di loro e aveva premiato a Cannes<br />

il loro Padre, padrone. Quindi da una<br />

parte io volevo fare il film con i Taviani,<br />

ma dall’altra era come andare contro i<br />

voleri di mio padre. Fu mia madre che un<br />

giorno mi disse: «Tuo padre faceva i film<br />

con i non-attori, quindi anche tu puoi<br />

fare la non-attrice».<br />

La scelta di Guy Maddin. - Tre anni<br />

fa abbiamo fatto insieme il film The Saddest<br />

Music in the World, che presto uscirà<br />

in Italia. Guy vive in un piccolo paesino<br />

sperduto ma ricco di arte. Quando<br />

mi ha mandato il suo film The Heart of<br />

the World sono rimasta letteralmente incantata:<br />

i suoi film sono “rovinati”, sembrano<br />

disintegrarsi, la sua è un’estetica<br />

della fragilità alla Méliès.<br />

Il Sundance Film Festival ha comprato<br />

My Dad is 100 Years Old e volevano<br />

proiettare anche Roma città aperta<br />

perchè da 18 anni non si vede in America.<br />

Originariamente il mio film era pensato<br />

per l’America e avevo in mente di<br />

fare una retrospettiva nelle Università<br />

per far conoscere agli americani l’opera<br />

di mio padre. Maddin è molto popolare<br />

tra i giovanissimi per cui l’ho usato un<br />

po’ come esca e lui si è prestato molto<br />

volentieri.<br />

La grande pancia. - Papà diceva<br />

sempre che invidiava le donne, che avrebbe<br />

voluto vivere la gravidanza e allattare<br />

i suoi figli. Io da bambina era convinta<br />

che fosse incinto perchè credevo potesse<br />

fare tutto. Papà stava sempre a letto,<br />

lo vedevamo spesso in pigiama e io abbracciavo<br />

il suo grande pancione: per<br />

questo nel film ho usato questa immagine<br />

buffa. I film di papà sono dei grandi<br />

drammi, strappano le lacrime: io ho voluto<br />

fare dell’umorismo per ritrovare la<br />

mia voce.<br />

Ingrid Bergman. - La frase secondo<br />

cui la carriera di mia madre sarebbe<br />

stata rovinata da Rossellini compare in<br />

un libro di Hitchcock. In realtà mia madre<br />

diceva di essere stata lei a rovinare la<br />

carriera di papà. I film che hanno fatto<br />

11<br />

insieme all’epoca non avevano avuto<br />

grande successo, solo ora cominciano a<br />

essere rivalutati.<br />

Roberto Rossellini e la sua famiglia.<br />

- Pur abitando quasi tutti in posti<br />

diversi siamo molto in contatto. Siamo 6<br />

fratelli: Renzo, si occupa di cinema, Roberto<br />

è un pittore, mia sorella gemella<br />

insegna all’Università, Raffaella si è convertita<br />

all’Islam ed è sposata con un<br />

musulmano: Gill che è paraplegico. Ho<br />

adottato un figlio, Roberto, che è nero<br />

con gli occhi blu: mio padre sarebbe stato<br />

felicissimo di lui.<br />

È difficile dire cosa mio padre mi abbia<br />

insegnato, papà era unico. Anche<br />

quando ero in terapia mi chiedevano di<br />

raccontare il rapporto con mio padre ma<br />

io non potevo spiegarlo e dicevo che se<br />

avessero conosciuto Rossellini avrebbero<br />

avuto anche loro il complesso di Elettra.<br />

La cosa più sorprendente è stata<br />

imparare tutto ciò che mio papà non mi<br />

aveva insegnato: ad esempio, ho sposato<br />

Martin Scorsese e poi David Lynch<br />

ed entrambi parlavano continuamente di<br />

cinema. Io pensavo avessero sempre dei<br />

problemi di lavoro e invece ho scoperto<br />

che i cineasti parlano di cinema. Mio<br />

padre invece ne parlava raramente.<br />

Stromboli, terra di Dio. - L’ho scelta<br />

perchè è da lì che sono nata. Se non ci<br />

fosse stata Stromboli, terra di Dio non<br />

sarei mai venuta al mondo.<br />

Silvia Ivanova


12 Dicembre 20<strong>05</strong><br />

Miscellanea<br />

Risponde l’Avvocato<br />

Ho intenzione di acquistare<br />

un’attività commerciale, in particolare<br />

una profumeria. Da qualche<br />

giorno sono molto perplesso in quanto<br />

ho saputo che il locale in cui si trova<br />

la profumeria che sto acquistando è<br />

in affitto. Le chiedo, il locatore, potrebbe<br />

opporsi alla cessione del contratto<br />

di locazione?<br />

Da quanto descrive il nostro lettore,<br />

ci troviamo dinanzi alla fattispecie di<br />

cessione del contratto di locazione di<br />

immobili urbani adibiti ad uso non abitativo.<br />

Sul punto il legislatore è abbastanza<br />

chiaro nella determinazione limiti<br />

e vincoli alla suddetta cessione; in particolare,<br />

ai sensi dell’art 36, I comma,<br />

legge 27 luglio 1978, n.392, il conduttore<br />

può sublocare l’immobile o cedere il<br />

contratto di locazione anche senza il consenso<br />

del locatore, purché venga insieme<br />

ceduta o locata l’azienda, dandone<br />

comunicazione al locatore mediante let-<br />

tera raccomandata con avviso di ricevimento.<br />

Il locatore può opporsi, per gravi<br />

motivi, entro trenta giorni dal ricevimento<br />

della comunicazione. Nel caso di<br />

cessione, il locatore, se non ha liberato il<br />

cedente, può agire contro il medesimo<br />

qualora il cessionario, non adempia le<br />

obbligazioni assunte.<br />

Dal tenore letterale della norma possiamo<br />

rassicurare il nostro lettore in<br />

quanto in caso di locazione di immobili<br />

ad uso commerciale, è legittima la su-<br />

La pittura e la poesia rappresentano da<br />

secoli un binomio inestricabile. Viste entrambe<br />

come manifestazione del pensiero umano,<br />

assieme alla scultura, alla musica, alla filosofia<br />

e al canto, rappresentano da sempre uno<br />

dei modi in cui l’uomo è riuscito a manifestare<br />

i propri stati d’animo e le sue sensazioni<br />

più profonde.<br />

Ma esse assumono anche un valore conoscitivo;<br />

anche il grande filosofo greco Aristotele<br />

era concorde nel ritenere che l’arte fosse<br />

una disposizione creativa accompagnata dalla<br />

ragione e che come tale rientrasse a pieno<br />

titolo nell’attività intellettiva dell’individuo:<br />

il suo posto è tra le virtù superiori, all’interno<br />

dell’attività teoretica, che culmina nella sapienza.<br />

Ecco dunque che lo stesso impulso che<br />

origina l’arte, come sublimazione e perfezionamento<br />

dell’esistenza, crea un mondo gioioso<br />

e armonico dove la parola e i colori si fondono<br />

in una girandola caleidoscopica di sen-<br />

blocazione dell’immobile, addirittura,<br />

anche in presenza di eventuale patto contrario<br />

purché: a) vi sia contestuale cessione<br />

dell’azienda; b) vi sia comunicazione<br />

al locatore mediante lettera raccomandata.<br />

In definitiva, il nostro lettore potrà<br />

acquistare la profumeria, “comprensiva<br />

del contratto di locazione” purché lo<br />

comunichi al locatore. Quest’ultimo entro<br />

trenta giorni dal ricevimento della<br />

raccomandata, potrà opporsi, ma solo<br />

in presenza di gravi motivi.<br />

Per completezza, segnaliamo alcune<br />

decisioni giurisprudenziali che avallano<br />

la suddetta ricostruzione. ( Cass. Civ.,<br />

sez III, 13 aprile 2000, n.4802; Cass.<br />

Civ., sez. III, 22 febbraio 2000, n.1966)<br />

G.T.<br />

Se volete rivolgere le vostre domande<br />

al nostro legale mandate<br />

una e-mail al seguente indirizzo:<br />

pinopesce@aliceposta.it<br />

Milazzo e Ragonesi, due artisti diversi su traettorie affini<br />

Pittura e poesia, un inestricabile binomio<br />

sazioni.<br />

Si ritrova in quest’opera l’esperienza “a<br />

due”, di Pippo Ragonesi e Surya Milazzo;<br />

non si tratta di un semplice catalogo artistico,<br />

ma di un inedito modello espositivo, quale<br />

appunto la poesia e la pittura che permette di<br />

realizzare un viaggio ideale grazie a due artisti<br />

poliedrici.<br />

Le opere presenti non rappresentano una<br />

semplice riscrittura della realtà, ma le atmosfere<br />

e gli spazi evocati dai due artisti sono<br />

stati assimilati, e reinterpretati in un insieme<br />

di immagini che conducono lo spettatore verso<br />

un viaggio affascinante.<br />

L’indubbia padronanza della tecnica cromatica<br />

di Ragonesi, che traspare dalla dosatura<br />

sapiente della vasta gamma dei colori, in<br />

cui caldi e freddi si fondono a dare soluzioni<br />

di rara intensità, crea effetti di luce e profondità<br />

prospettiche assai interessanti.<br />

Parimenti la Milazzo offre al lettore<br />

un’emotività spesso vibrante, originata da una<br />

sintesi non di rado riuscita, fra ispirazione e<br />

tecnica, dove l’uso accorto della parola esalta<br />

l’effetto cromatico, brillante ed armonioso<br />

delle opere.<br />

Un itinerario “a due”, quindi, che vuole<br />

illuminare analogie e differenze, affinità e distanze,<br />

per adottare un andamento che procede<br />

per snodi tematici, per figure, per problemi,<br />

rivelando sintonie e dissonanze.<br />

Si tratta di artisti che, pur attraverso sentieri<br />

diversi, sembrano seguire traiettorie affini,<br />

legate da sottili rapporti e da profonde<br />

convergenze. I Due pensano la pittura e la<br />

poesia come un esercizio lento e difficile, costruito<br />

con sapienza manuale, sensibile ai valori<br />

dei colori e all’onnipotenza dei versi.<br />

Collocandosi nel segno dell’innovazione,<br />

Ragonesi e Milazzo realizzano opere nelle<br />

quali viene indagata la condizione dell’uomo,<br />

spesso sfiorata da dolore, sofferenza e inquietudine.<br />

Maria Giuseppa Fiamingo

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