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10 Dicembre 20<strong>05</strong> Cultura e Spettacolo<br />
Una Storia tra verità, menzogna e desiderio<br />
Pasoliniade: passato-presente-imperfetto. L’intellettuale sempre presente<br />
Poeta, regista, romanziere e saggista,<br />
Pasolini è un uomo che non soltanto<br />
esprime il reale che lo circonda e<br />
se stesso, ma in qualche modo interviene<br />
nella società, nel vivere comune,<br />
nella comunità di ieri come in quella di<br />
oggi, a trent’anni dalla sua morte avvenuta<br />
il 2 novembre del ’75.<br />
Trent’anni di misteri e supposizioni<br />
intorno a una fine tragica, per alcuni<br />
dipendente dal ruolo scomodo del poeta<br />
nella cultura e nel costume italiano,<br />
evidenziato ancor di più dallo stesso<br />
assassino, che dopo aver scontato sedici<br />
anni di prigione, afferma di non<br />
essere stato lui ad uccidere Pasolini<br />
all’idroscalo di Ostia. Questo mistero<br />
si lega alla strategia della tensione di<br />
quegli anni, alle stragi di Stato, alla mafia<br />
e al terrorismo; motivazioni che filtrano<br />
dalle immagini dell’ultimo suo film<br />
Salò o le 120 giornate di Sadoma e<br />
dalle pagine del romanzo pubblicato<br />
postumo, Petrolio.<br />
Ho usato il presente, perché Pasolini<br />
attraverso i suoi testi, letterari e<br />
filmici, continua a vivere; per<br />
cui leggerlo, sia come scrittore<br />
sia come cineasta, significa<br />
ritrovarlo sempre fra i vivi.<br />
“Credo di poter dire adesso<br />
che scrivere poesie o romanzi<br />
è stato per me il mezzo<br />
di esprimere il rifiuto di<br />
una certa realtà italiana, o<br />
personale, in un momento<br />
preciso della mia esistenza.<br />
Ma queste mediazioni poetiche<br />
o romanzesche frapponevano<br />
tra me e la vita una sorta<br />
di muro simbolico, uno schermo<br />
di parole… Esprimendomi<br />
con il cinema non esco mai<br />
dalla realtà, sono sempre in<br />
mezzo alle cose, agli uomini,<br />
ciò che mi interessa di più della vita,<br />
cioè la vita stessa”.<br />
Da queste parole dell’Intellettuale<br />
friulano una concezione della realtà<br />
come linguaggio, della letteratura e del<br />
cinema come tecniche che traducono<br />
ora per evocazione (letteratura) ora per<br />
riproduzione (cinema) il linguaggio<br />
primario e fondante della realtà.<br />
Ma quale realtà? La realtà crudele<br />
che ci ricorda l’orrore del mondo in cui<br />
viviamo e moriamo, in cui abitiamo; la<br />
disperazione della vita, ma anche la<br />
disperata vitalità, la cognizione del<br />
dolore ma anche la violenta felicità di<br />
vivere.<br />
Pasolini ci ricorda l’orrore ma anche<br />
la nostalgia della liberazione, la<br />
degradazione della nostra società ma<br />
anche il diritto a sognare. La sua crudeltà<br />
è in realtà dolcezza per la vita,<br />
grande ed umanissima apertura d’animo,<br />
che lo porta dall’impressione alla<br />
rappresentazione, dall’amore alla furia<br />
ostile.<br />
Il modo con cui Pasolini guarda il<br />
reale e il modo con il quale si mette in<br />
rapporto con il mondo è religioso e<br />
sacrale. Afferma a ragione lo scrittore:<br />
“Vorrei che le mie esigenze espressive,<br />
la mia ispirazione poetica, non contraddicessero<br />
mai la vostra sensibilità<br />
di credenti. Perché altrimenti non raggiungerei<br />
il mio scopo di riproporre a<br />
tutti una vita che è modello -sia pure<br />
irraggiungibile per tutti”.<br />
Pertanto Pier Paolo cercherà una<br />
lingua tendente ad identificare parola<br />
ed essere, religiosamente, Verbo divino<br />
e Carne umana; biblicamente: “In<br />
principio era il Verbo”- “Verbum caro<br />
factum est et habitavit in nobis”.<br />
Un linguaggio meditato e mediato<br />
dalla cultura, il più possibile vicino all’autenticità<br />
immediata della parola<br />
orale.<br />
È il linguaggio del popolo, dei lavoratori<br />
e dei ragazzi di vita, del proletariato<br />
e del sottoproletariato urbano. È<br />
la rappresentazione corale della gioia<br />
popolare contro il capitalismo e il palazzo<br />
dei potenti.<br />
L’amore per la cultura popolare è<br />
presente in tutta la sua opera: dai romanzi<br />
alle poesie, dai saggi sulla poesia<br />
popolare e dialettale al cinema, che<br />
regala a Pasolini la possibilità di giungere<br />
ad una descrizione più “naturale”<br />
della realtà.<br />
Pier Paolo Pasolini scandalizzò (alla<br />
pari di Fellini) il mondo dei benpensanti<br />
proponendo sullo schermo (come<br />
aveva già fatto nei romanzi Ragazzi di<br />
vita, 1955, e Una vita violenta, 1959)<br />
storie di vita e malavita che dai custodi<br />
della pubblica moralità in quegli anni<br />
(tra i decenni Cinquanta e i Sessanta)<br />
venivano definite squallide e indecenti,<br />
mentre i film che le narravano erano<br />
indicati come improponibili e inaccettabili.<br />
La battaglia per la difesa dei va-<br />
lori morali era combattuta, ancora un<br />
volta, sul terreno delle apparenze evitando<br />
accuratamente di scendere su<br />
quello della sostanza. Dal canto suo,<br />
Pasolini, che Gianfranco Contini, definiva<br />
«componente in umiltà», non<br />
esitava a indicare come religioso il suo<br />
modo di percepire e rappresentare la<br />
povertà.<br />
In Accattone (1961) si ispirava allo<br />
stile ieratico di Dreyer ( La passione<br />
di Giovanna d’Arco) per rappresentare<br />
un piccolo magnaccio del Pigneto<br />
come se fosse un santo. Mette in scena<br />
casi di malavita che hanno come<br />
protagonisti personaggi appartenenti<br />
al sottoproletariato. Privi di coscienza,<br />
in quanto non sono né borghesi, né<br />
proletari, essi conservano, anche nel<br />
compiere atti fuori della norma, una<br />
sorta di innocenza che, secondo il regista,<br />
si avvicina alla santità.<br />
In Mamma Roma (1962) e La ricotta<br />
(1963) faceva appello in maniera<br />
sempre più esplicita a composizioni<br />
figurative tratte dall’iconografia classica<br />
(Masaccio, Pontorno…) per accompagnare<br />
i «poveri cristi» della periferia<br />
romana nelle tappe (o stazioni)<br />
di un’autentica Via Crucis, che non<br />
poteva non concludersi con la Crocifissione<br />
e con la Pietà e che, di lì a<br />
poco, avrebbe combaciato con la Passione<br />
e con la Morte di Gesù ne Il<br />
Vangelo secondo Matteo (1964).<br />
Pasolini approda al Vangelo spinto<br />
da una sorta di necessità interiore.<br />
Era come se, giunto a quel punto, non<br />
potesse astenersi dal sottoporre a una<br />
reciproca verifica il testo di uno dei<br />
quattro Vangeli, preso alla lettera, e la<br />
realtà umana che in quel momento sentiva<br />
più vicina: i volti dei sottoproletari,<br />
già incontrati nei film precedenti.<br />
Qui la Basilicata si trasforma idealmen-<br />
Monte Carlo film festival<br />
L’unico festival del cinema interamente dedicato alla Commedia<br />
L’invito ufficiale arriva il giorno precedente<br />
l’apertura del festival. Perfetto! … da “Tapiro<br />
d’oro”, penso ridacchiando. Decido di partire<br />
comunque –si tratta del Monte Carlo film festival<br />
della commedia, sotto patrocinio del principe<br />
Alberto II . Come dire di “no”…<br />
L’unico festival del cinema interamente dedicato<br />
alla Commedia, diretto da Ezio Greggio e<br />
Mario Monicelli, che fa scoprire i diversi volti<br />
di questo difficile genere: sofisticato, morale,<br />
poliziesco, sociale, sentimentale, politico, leggero,<br />
satirico, ironico o semplicemente umoristico.<br />
D’altronde si tratta della Regina Commedia.<br />
Due registe e sceneggiatrici donne, la spagnola<br />
Chus Gutièrrez e la tedesca (di origine<br />
turca) Buket Alakus, hanno trionfato alla quinta<br />
edizione del festival. Hanno vinto il film spagnolo<br />
“El Calentito”, che si è aggiudicato il Platinum<br />
Award come miglior film, e il tedesco<br />
“Offside”.<br />
Tra gli ospiti d’onore Omar Sharif, Annie<br />
Girardot, Bud Spencer, Giuliano Gemma e<br />
l’equipe di “Striscia la notizia” guidata da Antonio<br />
Ricci.<br />
Non mancavano di certo ospiti dal sangue<br />
blu. Ad uno dei rinfreschi organizzati dal principato<br />
mi viene presentata una ragazza giovane e<br />
raggiante. Trasmette simpatia. Quando ha capito<br />
che sono bulgara, lei subito attacca a parlare<br />
in russo in modo disinvolto e sicuro.<br />
Si allontana per poco e qualcuno mi passa<br />
un comunicato stampa: “La principessa Natalia<br />
Strozzi ospite della 5ª edizione del Montecarlo<br />
film festival de la commedie…” Ok, è lei, una<br />
principessa.<br />
Nata a Firenze il 5 febbraio 1977 dal principe<br />
Girolamo e dalla Principessa Irina Reine,<br />
proprietari dell’antica villa di Cusona a San Gimignano<br />
(Siena), dove il primo ministro inglese<br />
Tony Blair passa l’estate. E’ stata invitata al<br />
festival in quanto sta per girare un film del quale<br />
però, per scaramanzia “reale”, non vuole parlare.<br />
Quindi, anche attrice.<br />
Il suo curriculum è impressionante. Ancora<br />
giovane, ma ricca di esperienze vissute intensamente,<br />
completamente dedicate alla danza ed<br />
alla musica e, soprattutto, in grande confidenza<br />
e familiarità con alcuni dei più grandi artisti del<br />
mondo: Rudolf Nurejev, Mstislav Rostropovich,<br />
Maja Plissetskaya, Andrea Bocelli, Gregory<br />
Peck, Alberto Sordi… Dopo aver vissuto alcuni<br />
anni in Russia per frequentare la prestigiosa e<br />
selettiva Accademia di danza “Kirov-Marinsky”,<br />
inizia una carriera internazionale come<br />
ballerina classica nei principali teatri europei e<br />
russi quali il Teatro del Cremlino. Poi il Festival<br />
di Spoleto, tournée in Giappone e Stati Uniti, il<br />
London Coliseum Opera.<br />
Recentemente è uscito il suo libro autobiografico<br />
“Facile da ricordare, album di ricordi di<br />
una giovane artista” corredato da più di 200<br />
fotografie con i principali artisti internazionali<br />
dove viene raccontato l’esordio nel mondo della<br />
danza a fianco del grande maestro Rudolf Nureyev.<br />
Il libro autobiografico della giovane discendente<br />
del “filosofo” del particulare, Francesco<br />
Giucciardini e (per parte di madre) di San<br />
Stanislao, il Santo polacco venerato da Giovanni<br />
Paolo II, è per ora scritto solo in russo e<br />
presentato nei giorni scorsi a Mosca.<br />
INTERVISTA<br />
ALLA PRINCIPESSA STROZZI<br />
Come è la vita da principessa, Natalia?<br />
“Ma guarda, nel nostro secolo, nei nostri<br />
giorni avere un titolo nobiliare non vuol dire<br />
niente. Sicuramente quei mille anni di storia della<br />
mia famiglia li devo rispettare e portare avanti.<br />
Ma come vita e come persona non mi cambia<br />
assolutamente niente. Perchè in famiglia ci hanno<br />
sempre insegnato che la regola della vera nobiltà<br />
è l’umiltà e il rispetto per le persone. A 5<br />
anni già sapevo che avrei ballato. Già a 14 anni<br />
ho detto “ciao” a mamma e papà, e sono andata<br />
in Russia, a studiare danza. Tutta mia la scelta.<br />
Ero lì nel 1991 durante la crisi economica del<br />
postcomunismo. Dormivo per terra, non avevo<br />
l’armadio, la vasca da bagno era arrugginita, riscaldavo<br />
l’acqua e la versavo… ho vissuto così,<br />
e lo farei fare anche ai miei figli, perché sono<br />
esperienze di vita, si deve provare di tutto.<br />
La mia giornata… sai che un artista vive di<br />
notte. Dopo lo spettacolo si va a cena, si chiacchiera.<br />
E quindi si dorme un po’ di più la mattina.<br />
E poi, tranquilla, inizio la mia giornata, mi<br />
preparo se devo fare un altro spettacolo. Invece<br />
se è un periodo nel quale non recito, mi occupo<br />
della mia azienda dei vini. Faccio il manager,<br />
vado all’estero per promuovere i nostri vini. Ho<br />
fatto anche il corso di sommelier… mi alterno<br />
tra il recitare e il mio business di famiglia”.<br />
Sei attenta alla moda, visto che gli occhi<br />
di tutti sono puntati su di te?<br />
“Odio fare shopping. E gli uomini mi dicono<br />
“sei da sposare”… perchè ho quello di cui ho<br />
bisogno. Passo da quella vetrina, vedo una cosa,<br />
dico “mi sta”, la prendo e vado via. Non mi<br />
piace passare ore e ore nei negozi. Ovvio che<br />
con la moda ho qualche “familiarità”, perché<br />
Laura Biaggiotti mi fece un vestito per “Romeo<br />
e Giulietta”, Givanshi mi ha regalato un vestito<br />
che aveva fatto per Oddie Happburn, per<br />
“Guerra e pace”… ma decisamente non seguo<br />
la moda, se una cosa mi sta bene la metto, tutto<br />
qua”.<br />
A parte la danza, quale altra “passione”<br />
hai?<br />
“Amo dipingere. Nuotare, stare con gli amici,<br />
rilassarmi. Sono molto “campagnola” se posso<br />
dire così…”<br />
So che a nessuno piace rispondere a que-<br />
te e fisicamente nella Palestina, i Sassi<br />
si tramutano nella magnifica, popolare,<br />
contadina Gerusalemme, ecc…<br />
Anche quando sembra allontanarsi<br />
dalla realtà per rifugiarsi nella narrazione<br />
mitica e favolistica (Edipo re,<br />
Medea, “trilogia della vita”: Il fiore delle<br />
mille e una notte, i racconti di Canterbury,<br />
Il Decameron), in verità, il suo,<br />
non è un disimpegno, ma un guardare<br />
ancor meglio ciò che accade nel nostro<br />
paese. Questi sono anche gli anni degli<br />
Scritti Corsari sulla polemica linguistica<br />
e sulle crude analisi della società<br />
fatta di violenza, di criminalità, di<br />
corruzione, di disgregazione civile e<br />
sociale: “Poi quando la realtà ha preso<br />
a sfuggirti e tu la inseguivi come un<br />
aereo che vuol spostarsi con la velocità<br />
della terra per rimaner sempre nel<br />
sole, hai preso a cercare il proletariato,<br />
anzi i poveri e la loro bellezza, fuori<br />
d’Europa, in Asia e Africa, e anche in<br />
America, purché inorganica negativa<br />
floreale”.<br />
Di fronte all’orrore di una comunicazione<br />
devastante e devastata Pasolini<br />
decide di indirizzare al cuore l’orrore<br />
e l’inferno della contemporaneità<br />
con il film Salò o le 120 giornate di<br />
Sodoma che sarà il primo ed ultimo<br />
capitolo della “Trilogia della morte”.<br />
Quindi il film è un amarissimo bilancio,<br />
è il non violento, che vuole a tutti<br />
i costi seguire, investigare, rispecchiare<br />
le modalità della violenza che include<br />
l’erotizzazione della pulsione di<br />
morte. È un quadro apocalittico che<br />
congiunge borghesia e popolo. Ora le<br />
due storie si sono unite e tale unificazione<br />
è avvenuta sotto il segno e per<br />
volontà della civiltà dei consumi e dello<br />
sviluppo.<br />
La morte tragica di Pasolini svela<br />
un eroe che ha avuto il coraggio; il de-<br />
sta domanda, ma la vita sentimentale?<br />
Il “principe azzurro” c’è?<br />
“Oh, Dio… Cerco sempre di non<br />
parlarne, perché ogni volta che ne<br />
parlo poi va male… però diciamo<br />
che si, in questo momento qualcuno<br />
c’è, ma fin ora non ho pensato a un<br />
passo più serio. Non voglio mai pensare<br />
al futuro. Il passato è storia, il<br />
futuro è immaginazione, e il presente<br />
è un regalo. Quindi io voglio vivere il<br />
momento. Se adesso mi dicono “carriera<br />
o famiglia”, non ci penso tanto.<br />
Certo che vorrei una famiglia, ma ci<br />
penserò domani. In questo momento<br />
vorrei pensare a me stessa e a quello<br />
che mi piace nella vita. Sono cocciuta,<br />
testona, voglio arrivare in fondo<br />
a quello che ho iniziato. Ma anche<br />
fragile, tante cose mi possono ferire. Ho imparato<br />
però di non farlo vedere, sono un muro<br />
perché se no piango…sono un po’ tra le nuvole<br />
ma allo stesso tempo molto pignola. Acquario,<br />
un contrasto”.<br />
Con chi della tua famiglia hai un legame<br />
più forte?<br />
“E’ una domanda cattiva questa. Ero molto<br />
legata alla nonna, ma lei non c’è più. Se devo dire<br />
proprio un segreto, prima era mia mamma, ma<br />
poi le cose sono cambiate… adesso la persona<br />
che sento più vicina a me è mia sorella”.<br />
Di tutti i personaggi che hai conosciuto,<br />
chi t’ha lasciato il segno più profondo?<br />
“Senza ombra di dubbio, Nurejev. Lui è unico,<br />
senza togliere niente agli altri grandi geni del<br />
cinema, della danza, della musica e della politica…”.<br />
Sei ancora troppo giovane per scrivere<br />
un libro autobiografico. Perché lo hai fatto?<br />
“Secondo me non si dovrebbero giudicare le<br />
persone dall’età, ma dalle proprie esperienze.<br />
Credo di aver vissuto tanti momenti unici con<br />
grandi personalità e avuto un’ intensa carriera di<br />
ballerina, che ho lasciato per il cinema e il teatro,<br />
e per questo ho scritto questo libro, cosicché<br />
tutti questi ricordi non andassero perduti. Questo<br />
libro è per me “Una consolazione del rimpianto<br />
della carriera passata”.<br />
Hai detto che già a 5 anni sapevi che<br />
avresti ballato. Perché hai scelto la danza?<br />
“A volte non c’è risposta al perché: a 5 anni<br />
sentivo e sapevo che la danza era la mia vocazione”.<br />
Un tuo ricordo forte dell’infanzia?<br />
“Ricordi ne ho tanti, ma quello che mi rimar-<br />
siderio disperato, mortale di combattere<br />
sempre tra la dolcezza più tenera<br />
e la più tragica rappresentazione della<br />
violenza in sé e nel mondo attorno a<br />
sé.<br />
È ancora un mistero la sua morte;<br />
ma più misteriosa la sua arte: raccontare<br />
la crudeltà, l’osceno con lo sguardo<br />
del miracoloso.<br />
In una città, Trieste o Udine,<br />
per un viale di tigli,<br />
quando di primavera<br />
le foglie mutano colore,<br />
io cadrò morto<br />
sotto il sole che arde,<br />
biondo e alto,<br />
e chiuderò le ciglia lasciando il<br />
cielo al suo splendore.<br />
Sotto un tiglio tiepido di verde,<br />
cadrò nel nero<br />
della mia morte che disperde<br />
i tigli e il sole.<br />
I bei giovinetti<br />
Correranno in quella luce<br />
Che ho appena perduto,<br />
volando fuori dalle scuole,<br />
coi ricci sulla fronte.<br />
Io sarò ancora giovane,<br />
con una camicia chiara, e coi<br />
dolci capelli che piovono<br />
sull’amara polvere.<br />
Sarò ancora caldo,<br />
e un fanciullo correndo per<br />
l’asfalto<br />
tiepido del viale,<br />
mi poserà una mano<br />
sul grembo di cristallo.<br />
Pier Paolo continua a vivere in<br />
ogni intellettuale che continua ad esortare<br />
e provocare.<br />
Rocco Roberto Cacciatore<br />
Silvia Ivanova con la principessa Natalia Strozzi (in rosso)<br />
rà sempre nel cuore sono tutti i momenti passati<br />
insieme al grande Rudolf Nureyev, specialmente<br />
le lezioni che mi dava sulla spiaggia in<br />
costume da bagno!”<br />
Il tuo piatto preferito preparato da te<br />
stessa? Ti piace fare la “casalinga”?<br />
“A me non piace cucinare, ma se proprio<br />
devo, posso essere molto creativa. Quando abito<br />
da sola, per forza devo occuparmi della casa<br />
e quindi di tutte le faccende “da casalinga”, che<br />
faccio abbastanza volentieri”.<br />
Conosci tanti principi, immagino. Chi<br />
ti affascina particolarmente e perché? (non<br />
intendo chi avresti sposato)<br />
“Io ho conoscenze un po’ dappertutto e di<br />
tutti i “generi”. Di Principi ne conosco ma nessuno<br />
mi affascina particolarmente; in ognuno<br />
trovo qualcosa di positivo e qualcosa di negativo,<br />
perché ogni individuo ha la sua personalità”.<br />
Come deve essere il tuo uomo ideale?<br />
“Innanzitutto deve essere una bella persona<br />
dentro, che mi rispetti, deve ispirare fiducia, sincerità<br />
e deve essere dolce e allo stesso tempo<br />
virile e protettivo”.<br />
Un progetto non realizzato che ti sta a<br />
cuore e che prima o poi pensi di realizzare?<br />
“A 19 anni mi avevano proposto di danzare<br />
“Giselle” al teatro Kirov Marinsky di San Pietroburgo<br />
(dove ho lavorato per 4 anni) e allo<br />
stesso tempo avevo gli esami di maturità in Italia.<br />
Ballare “Giselle” era il mio sogno, ma ho<br />
scelto di dare gli esami! Ormai non credo che<br />
ballerò più “Giselle” dato che ho smesso di danzare,<br />
ma spero di realizzarmi come attrice, soprattutto<br />
di cinema o di televisione”.<br />
Silvia Ivanova