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2 dicembre 1987: muore Gino Raya, il<br />
grande dimenticato dell’Italia culturale. Chi<br />
lo ebbe amico e maestro poté apprezzarne<br />
l’ingegno e la versatilità, il coraggio e la coerenza.<br />
Nel coraggio, intellettuale e morale,<br />
rientra la svolta decisiva della sua ispirazione<br />
filosofica: quella reductio dell’universo<br />
antropico alla comune dimensione biologica<br />
dei viventi, che dava un ben servito all’enorme<br />
baraccone della maiuscoleria universale.<br />
Niente anime e spiriti, ragione e apriori distinti<br />
dal corpo, unica realtà controllabile: al<br />
culmine di una tradizione storica minoritaria,<br />
che va da Talete a Nietzsche, da Democrito<br />
a Leopardi (“Il corpo è tutto”) Feuerbach<br />
Freud Turrò, ecc., Raya rastremava la<br />
stessa biologicità assoluta dell’uomo nella<br />
pulsione fagica: corpo e fame sono tutt’uno.<br />
Una serie di conseguenze sfociavano in una<br />
nuova impostazione del discorso antropologico<br />
e sulle varie attività umane, viste tutte<br />
come modulazioni della pulsione unica, nelle<br />
sue naturali tecniche più o meno evolute:<br />
insomma, la critica fisiologica. Un metodo<br />
che consente di condurre l’analisi dei comportamenti<br />
di homo sapiens fino alle radici<br />
ultime, oltre le quali non c’è che il vaniloquio<br />
inverificabile; ma dalle quali, anche, si<br />
può risalire fino alle (rare) vette nobili (sensibilità<br />
scientifica ed etica) senza barare, trescando<br />
con la metafisica. La critica in questione<br />
non conosce preclusioni: i suoi temi<br />
svariano dall’etica alla politica, dalla religione<br />
all’arte, dall’economia al diritto, alla sociologia;<br />
e via enumerando.<br />
Qui vogliamo accennare alla concezione<br />
rayana della politica, anzi del politico. Una<br />
prima definizione fisiologica lo vuole figlio<br />
del prete. L’onestà insita nel metodo non consente<br />
al Raya definizioni assolute e tagli dra-<br />
Cultura e Tradizioni<br />
Gino RAYA e la “politica” del politico<br />
Il Verbum e l’uomo del Verbum secondo la critica fisiologica<br />
Gentile<br />
don AntonioUcciardo,<br />
la Sua<br />
nota dell’ultimo<br />
numero<br />
de l’Alba<br />
è paradossale<br />
essendo rivolta non a me<br />
ma ad un interlocutore immaginario.<br />
Io ho grande stima<br />
per il cristiano, sentendomi<br />
cristiano anch’io, laico restando.<br />
Ma cristiano non ha<br />
niente a che vedere con cattolico,<br />
fermo restando il Suo<br />
diritto di credere il contrario.<br />
Non solo, non sono sostenitore<br />
dell’anarchia, organizzazione<br />
sociale senza un<br />
potere regolatore (società<br />
senza Stato), che è un non<br />
senso biologico. Ciò non<br />
vuol dire che io non creda<br />
nell’intenzione dei classici<br />
anarchici di costruire una società<br />
per uomini-fratelli, alias<br />
compagni. Da giovane militai<br />
per un ventennio pieno<br />
nel movimento anarchico<br />
scrivendo su quasi tutta la<br />
stampa del movimento stesso<br />
anche all’estero, per es.<br />
su “La Opinion” e “El Sol”<br />
di Costarica. Me ne uscii proprio<br />
perché la mia riserva circa<br />
l’anarchia diventava sempre<br />
più insopportabile. Gl<br />
anarchici “tradizionali”, (non<br />
esenti da fanatismo e settarismo<br />
anche loro!) invece di<br />
discutere il fatto, preferirono<br />
condannarmi all’ostracismo.<br />
Il mio secondo articolo, apparso<br />
sul settimanale “Uma-<br />
stici tra bianco e nero, bene e male: le sue<br />
connotazioni poggiano sulle prevalenze.<br />
Domanda: “Che cosa prevale nel prete e quindi<br />
nel figlio del prete?” La risposta è dettata<br />
dall’evidenza empirica: “Prevale la parola, il<br />
verbo in quanto prius assoluto, l’in primis<br />
erat Verbum”. Il prete si arroga il privilegio<br />
di essere la voce di dio e promette beni celesti,<br />
perché? Perché “il Verbum, onnipotente<br />
onnipresente onnicreante ecc. trasferisce i<br />
suoi onni ai propri ministri, e insomma al<br />
potere teocratico”. Tempi evoluzione e ambienti<br />
possono variare il peso del Verbum<br />
tuttofare nelle comunità umane, e cioè il potere<br />
dei suoi referenti teocratici, ma esso non<br />
scompare mai. Spesso, anzi, rinasce virulento<br />
come ai tempi d’oro degli assolutismi che<br />
ispira dopo eclissi più o meno lunghe. Anche<br />
il politico, guardando alla sostanza e non<br />
ai formulari ideologici, si rivela uomo del Verbum,<br />
della parola che surroga la cosa, che<br />
promette paradisi in terra e rivoluzioni palingenetiche,<br />
senza badare alle puntuali smentite<br />
della storia. Le sue promesse sono organizzate,<br />
al loro meglio propositivo, in ideologie<br />
accattivanti, più o meno strutturate in<br />
visioni del mondo. L’ideologia consola, accende<br />
speranze, inebria i suoi credenti a volte<br />
fino al sacrificio della vita: come è accaduto,<br />
nei secoli, con la religione. Una sua formula<br />
fortunata è cambiare il mondo.<br />
Viviamo tempi di disincanto? Fino a che<br />
punto, se si blatera (a sentire i soliti maestri<br />
del cassero, sempre pronti a “totalizzare”<br />
visioni parziali e monche) che le ideologie<br />
sono morte e sepolte? Come se la religione,<br />
in qualunque sua versione, non fosse la madre<br />
e il modello delle ideologie. E come se il<br />
liberismo globalizzato, che incanta apostati<br />
del marxismo e voltagabbana di ogni calibro,<br />
non fosse tra le ideologie più perniciose e<br />
bugiarde (col feticcio del mercato auto-regolantesi<br />
pro bono omnium. E c’è forse penuria<br />
di religioni e liberismi in questi ibridi tempi<br />
di conflitti e accensioni fanatiche?<br />
L’antiassolutismo del metodo consente a<br />
Raya di giocare sulle prevalenze e la storia<br />
fino all’apparente paradosso: “La filiazione<br />
dal prete al politico è fondata su certa linea<br />
storica e conseguente opportunità espositiva;<br />
però, da un punto di vista più strettamente<br />
biologico, si potrebbe non solo farne<br />
a meno, ma anche invertirla. In primis infatti<br />
non c’è né il prete né il politico, bensì l’uomo<br />
che potenzia la propria fame sollecitando<br />
masse umane di manovra: il demagogo”.<br />
Insomma, prete e politico hanno “il sangue<br />
del demagogo”. Il quale conosce evoluzioni e<br />
maschere che caratterizzano tempi e contesti<br />
geo-politici diversi, ma con un fondo immutabile:<br />
servire la propria fame di potere. Dove il<br />
sostantivo potere assorbe naturaliter tutte le<br />
forme del verbo omofono seguite dall’avere e<br />
dall’essere (per usare la terminologia di Fromm):<br />
denaro donne beni mobili e immobili comando<br />
e destino dei molti nelle proprie mani. La prevalenza<br />
storica addita la cratofilia più demagogica,<br />
con i suoi appelli a Dio (“Dio lo vuole”),<br />
al Popolo, alla Nazione, alla Razza (superiore),<br />
alla Classe operaia. E con la propaganda<br />
calunniosa contro il nemico di turno.<br />
In tanto svariare, una costante s’impone:<br />
“Gira e rigira, le armi della demagogia, per quanto<br />
varie e sofisticate, difficilmente potranno<br />
rinunciare allo stemma di famiglia. Un “Dio”<br />
che appoggia una seconda maiuscola più vicina<br />
agli interessi di chi la inalbera, sia che Riccardo<br />
Cuor di leone invochi ‘Dio e il mio diritto’, sia<br />
che Mazzini cavalchi il tandem ‘Dio e popolo’,<br />
è così redditizio che persino un Hitler<br />
A don Ucciardo, per una lettura più attenta<br />
Il Cristianesimo non può riconoscersi in uno Stato o in una gerarchia piramidale<br />
nità Nova” di Roma -il famoso<br />
periodico fondato da Errico<br />
Malatesta come quotidiano-<br />
(eravamo nel 1951) mi<br />
costò un processo per<br />
“presunto” vilipendio alla religione<br />
di Stato per avere citato<br />
l’aforisma di Schopenhauer<br />
“Se un Dio ha creato<br />
questo mondo, non vorrei<br />
essere io perché la miseria<br />
umana mi spezzerebbe il<br />
cuore” denunciato, con molta<br />
probabilità, dell’inqualificabile<br />
fanatico e nostalgico<br />
dell’Inquisizione, prof. Luigi<br />
Gedda, pres. dell’Azione Cattolica<br />
dell’epoca.<br />
L’anarchismo, specie<br />
quello di cui io parlo, è sinonimo<br />
di obiezione di coscienza:<br />
un comportamento “etico”<br />
dell’individuo che, in<br />
certe circostanze, per obbedire<br />
alla propria coscienza, si<br />
pone anche contro le leggi<br />
vigenti. Lo fece don Milani e<br />
fece bene comportandosi<br />
“anarchicamente”. Evidentenemente<br />
Lei ha letto distrattamente<br />
il mio articolo sull’anarchismo<br />
e tuttavia crede<br />
di conoscermi bene.<br />
Non credo di essere vago<br />
e indefinito. Distinguo fra legittima<br />
libertà di credere e<br />
il dovere di non mescolare il<br />
credere con la scienza sociale,<br />
al cui centro, come soggetto<br />
e come fine, sta l’uomo.<br />
Credo fermamente nella<br />
gratuità, illegittimità e abusività<br />
di parlare “in nome di<br />
Dio” nessuno essendone<br />
stato autorizzato dal Dio stesso,<br />
che nessuno ha mai<br />
visto. Chi Le ha detto che io<br />
non creda nell’uomo?!<br />
Io ho fondato la nuova<br />
Weltanshaung che è la biologia<br />
(del) sociale: studio<br />
della socialità dell’uomo alla<br />
luce della biologia e quindi<br />
su base naturalistica. Uno dei<br />
bisogni-diritti naturali dell’uomo<br />
è quello della rassicuranza,<br />
che si manifesta<br />
anche negli animali superiori.<br />
Il bambino lo chiede alla<br />
nutrice assieme al latte.<br />
Da tale bisogno-diritto<br />
naturale è nata la religiosità,<br />
legame (“religio” ) viscerale-emotivo-sentimentale<br />
ecc.<br />
ma anche mistico, con l’ambiente<br />
e il mondo. La religiosità<br />
è fisiologica. Patologico<br />
è il suo sfruttamento da parte<br />
di uomini che millantano<br />
abilitazioni ricevute da un Dio<br />
che nessuno -ripeto- ha mai<br />
visto. Il non plusualtra di<br />
questo grave fenomeno storico<br />
è rappresentato dalla<br />
Chiesa cattolica, che non ha<br />
niente a che vedere con la<br />
religiosità e il cristianesimo<br />
meno che mai nella veste di<br />
uno Stato e di una gerarchia<br />
piramidale. Se si vuole<br />
lottare per il bene dell’uomo,<br />
non occorre farlo in nome di<br />
un Istituto né con divise strane<br />
e fastose né inventando<br />
dogmi e roba del genere. Io<br />
lo faccio ormai da quasi<br />
sessant’anni, avendo esordito<br />
sul quotidiano “Il Corriere<br />
di Tripoli” nel 1946.<br />
Non aggiungo altro per rispetto<br />
del mio cortese interlocutore.<br />
Io sono per uno Statocomunità<br />
(leggi “ecclesia”),<br />
socialista in termine scientifico,<br />
che, seguendo la tri-<br />
logia del 1789 “Libertà-fraternità-uguaglianza”(esplicitazione<br />
dell’amore del<br />
prossimo evangelico o<br />
cristiano) consenta a tutti<br />
di rispondere nel miglior<br />
modo possibile ai diritti naturali,<br />
compreso quello di<br />
credere senza il rischio di<br />
essere discriminato e meno<br />
che mai perseguitato.. La<br />
biologia sociale dimostra<br />
che il socialismo è una necessità<br />
naturale-scientifica<br />
in alternativa all’altrimenti<br />
inevitabile estinzione della<br />
specie per “aborto storico”<br />
ovvero per saturazione di<br />
conflittualità. Il resto è<br />
sfruttamento molteplice<br />
(della fame, del bisogno di<br />
rassicuranza, ecc.) che ci<br />
riporta alla primitività e all’infanzia.<br />
Non esiste un problema<br />
di Dio come persona (la<br />
persona/parte nega Dio/<br />
tutto: ci troviamo quindi di<br />
fronte ad una contraddizione<br />
in termini) ma il bisogno di<br />
conoscere meglio la nostra<br />
essenza. Il pensiero scientifico<br />
non può andare oltre la ragione<br />
etica (che sta alla base<br />
della biologia sociale).<br />
Quanto alla speranza, il mio<br />
primo pseudonimo (che ora<br />
ho ripreso per la posta elettronica)<br />
è proprio il termine<br />
Esperanto “Espèro”, che significa<br />
appunto speranza.<br />
Se desidera conoscermi<br />
meglio legga le mie cose, che,<br />
se vuole, Le posso spedire<br />
man mano ad un Suo recapito<br />
postale.<br />
Saluti cristiani<br />
Carmelo R. Viola<br />
Abbonamento: annuo euro 30,00 - Sostenitore euro 50,00<br />
Benemerito e onorario euro 75,00 (incluse spese postali)<br />
Arretrati: euro 2,50 a copia (incluse spese postali)<br />
Pagamento: assegno non trasferibile intestato a<br />
Centro culturale Risvegli o.n.l.u.s.<br />
Indirizzo: Via Vittorio Emanuele III, 365 - 95032 Belpasso (CT)<br />
non sapeva rinunziarvi,<br />
sì da far incidere sulle<br />
monete un rotondo Gott<br />
mit uns”. E dopo Hitler<br />
quanti altri capi-popolo,<br />
specie in questo rilancio<br />
alla grande dell’islamismo,<br />
con la sua<br />
diabolica coda stragista<br />
e kamikaze! Ed è così<br />
vitale, la maiuscola religiosa,<br />
che sotterrata<br />
dall’ateismo di stato comunista,<br />
riaffiora divinizzando,<br />
di fatto, i leader<br />
politici: Mao era una<br />
specie di dio visibile e il<br />
suo libretto rosso un<br />
amuleto operatore di<br />
miracoli. E Stalin non era<br />
da meno.<br />
Altre componenti del<br />
sangue demagogico: il<br />
parassitismo, il verbalismo,<br />
la tecnica aggirante<br />
(quella aggressiva<br />
compete al guerriero: sacerdoti<br />
e guerrieri sono<br />
le due caste basali di ogni popolo). Il politico,<br />
quale che sia, nei casi migliori, la sua buona<br />
fede, vive del lavoro altrui; il verbalismo delle<br />
formule e delle insegne viene speso senza risparmi<br />
per la moltiplicazione delle occasioni<br />
parassitarie: e via con Camera (pletorica), Senato,<br />
Regioni, Province, Comuni, ciascuna<br />
“porzione” dello Stato con il suo bravo Consiglio,<br />
e dipendenze sottostanti. Per non dire<br />
delle aziende di stato, saccheggiate a man bassa,<br />
sotto l’ombrello delle leggi ad hoc o in<br />
barba a legislazione e Costituzione, mediante<br />
La festa del Natale reca<br />
con sé un vasto bagaglio di<br />
tradizioni che affascinano e<br />
stupiscono, nonostante<br />
spesso se ne ignori l’originario<br />
ed autentico significato;<br />
tradizioni che hanno origini<br />
antichissime e che sono il più<br />
delle volte frutto di rielaborazione<br />
di vecchi riti del mondo<br />
pagano. Forse non tutti<br />
sanno che fino alla metà del<br />
IV secolo, il 25 dicembre si<br />
celebrava una delle più importanti<br />
feste del mondo romano:<br />
nel 274 d.C., infatti,<br />
l’imperatore Aureliano decide<br />
che quel giorno fosse dedicato<br />
alla festa del Sol Invictus<br />
(il sole invincibile) il<br />
nuovo sole che faceva capolino<br />
sull’orizzonte, sostituendosi<br />
al vecchio astro<br />
morto simbolicamente il giorno del solstizio d’inverno.<br />
A metà del IV secolo, appunto, papa Giulio<br />
I sceglie quella data come giorno della nascita di<br />
Gesù, modificando la simbologia della tradizionale<br />
festa pagana e vedendo, perciò, nella nascita del<br />
sole la nascita di Cristo e nella luce solare la luce<br />
divina del figlio di Dio venuto sulla terra a rischiarare<br />
il buio delle tenebre. L’abete decorato con nastri<br />
e scintillante di luci, le decorazioni di vischio,<br />
il presepe sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano<br />
le feste natalizie e che adornano le<br />
nostre case.<br />
Una tradizione forse poco nota è quella del ceppo<br />
(generalmente di quercia) che arde nella notte<br />
della vigilia ed il cui fuoco richiama certamente la<br />
luce che la venuta di Cristo diffonde sulla terra. Si<br />
accende il ceppo per rendere più confortevole l’ambiente,<br />
come segno di accoglienza per la venuta del<br />
figlio di Dio. Secondo la tradizione, il ceppo deve<br />
ardere per tutta la notte e al mattino seguente la<br />
cenere, ritenuta ricca di proprietà terapeutiche, viene<br />
raccolta e conservata, mentre la parte rimasta<br />
non arsa veniva in passato gettata in mezzo all’aia<br />
per calmare il cattivo tempo. L’accensione del legno<br />
di quercia si presenta, dunque, anche come un<br />
rito propiziatorio: dalla maniera in cui il ceppo<br />
Dicembre 20<strong>05</strong><br />
9<br />
Pino Pesce con Gino Raya, Roma V.le di Villa Pamphili,199 – Foto, Gisuava Zawadzka<br />
corruzione imbrogli favoritismi e quant’altro<br />
la bella stagione di Mani pulite poté scoprire<br />
nelle ombre di Tangentopoli.<br />
Corruzione e mercato dei voti aprono l’altro<br />
capitolo del parassitismo criminale: le<br />
complicità con la malavita organizzata, che<br />
controlla, di fatto, almeno quattro regioni. [Le<br />
citazioni testuali provengono dal saggio di<br />
Gino Raya, Il politico, Biologia culturale,<br />
XV, 4, Dicembre, 1980]<br />
Pasquale Licciardello<br />
La festa del Natale e le tradizioni<br />
Rivivono simboli e rituali pagani. La luce divina nel ceppo che arde<br />
bruciava, si potevano prendere gli auspici su come<br />
sarebbe stato l’anno successivo. Non bisogna, inoltre,<br />
dimenticare che uno dei dolci tipici della tradizione<br />
natalizia è proprio il tronco di albero ricoperto<br />
di scaglie di cioccolato e ripieno di crema di ricotta<br />
che viene offerto e consumato come segno di festa<br />
e di buon augurio. Pare che a Motta Sant’Anastasia<br />
la tradizione del ceppo ardente (in dialetto, “u ‘zuccu”)<br />
fosse molto radicata: fino a qualche decennio<br />
fa, in alcuni punti centrali del paese i proprietari dei<br />
vari esercizi commerciali accendevano sulla strada<br />
dei grossi ceppi di legno e offrivano ad amici e passanti<br />
vino e vivande in attesa della messa di mezzanotte<br />
a cui tutti avrebbero preso parte. Ancora oggi<br />
in piazza Umberto, dinanzi alla tabaccheria e ricevitoria<br />
del sig. Pippo Valenti, a partire dal tardo pomeriggio<br />
del 24 dicembre arde un grosso ceppo di<br />
quercia che raccoglie attorno ad esso anziani, passanti,<br />
abitanti della zona, semplici curiosi. Lo stesso<br />
rituale si svolge davanti alla sede del “Rione Panzera”.<br />
E’ una tradizione che si rinnova di anno in anno,<br />
forse senza comprenderne il misterioso significato,<br />
forse senza riuscire a scorgere nel fuoco che brilla e<br />
che riscalda il calore dell’amore che il figlio di Dio<br />
venendo sulla terra diffonde nei nostri cuori.<br />
Alessandro Puglisi