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IL CRONOVISORE - Runabianca.it

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58<br />

L’enigma della fortezza megal<strong>it</strong>ica di Ixiamas<br />

cima della montagna al lato del Rio Tequeje, in<br />

posizione dominante, ma in realtà né io né le mie<br />

guide sapevamo esattamente dove si trovasse.<br />

Abbiamo iniziato la sal<strong>it</strong>a lungo un bosco umido<br />

e intricato, ma già dopo circa mezz’ora ci siamo<br />

resi conto che non vi era sentiero e la vegetazione<br />

rappresentava un grande ostacolo al nostro<br />

avanzare.<br />

Abbiamo comunque continuato a salire lungo<br />

il costone per circa tre ore avanzando molto<br />

lentamente e utilizzando il machete ad ogni nostro<br />

passo. Continuavamo a salire su per la montagna,<br />

ma camminare appesant<strong>it</strong>i da pesanti<br />

zaini (circa 15 kg. ciascuno, in quanto avevamo<br />

provviste per circa 15 giorni), era sommamente<br />

difficile. Non solo per il peso intrinseco ma<br />

soprattutto per il fatto che i nostri zaini si incastravano<br />

in rami e liane di alberi, contrastando<br />

notevolmente il nostro cammino. Ad un certo<br />

punto, siccome erano già le 2 del pomeriggio ed<br />

eravamo provati dal sole cocente e dalla fatica,<br />

abbiamo deciso di lasciare gli zaini in un luogo<br />

sicuro e continuare l’esplorazione allegger<strong>it</strong>i.<br />

Eravamo già ad un’altezza di circa 600 mt.<br />

s.l.d.m. e davanti a noi vi erano due cime. La fortezza<br />

doveva per forza trovarsi in una delle due<br />

“vette”, ma non sapevamo quale. Abbiamo così<br />

proceduto ad esplorare la prima, ma la totale<br />

mancanza di sentiero ci faceva dub<strong>it</strong>are sull’effettiva<br />

possibil<strong>it</strong>à di ubicarvi la fortezza. Ave-<br />

Yuri Leveratto<br />

vamo sete. Eravamo part<strong>it</strong>i solo con qualche<br />

bottiglia d’acqua e non avevamo trovato alcun<br />

ruscello nel nostro camino. Ormai erano le 4 del<br />

pomeriggio e così, a malincuore, ho deciso che<br />

dovevamo per forza rientrare verso gli zaini, per<br />

cercare un ruscello dove accampare.<br />

E così abbiamo fatto. Dal punto dove avevamo<br />

lasciato gli zaini c’era una ripidissima discesa,<br />

alla fine della quale forse vi era un ruscello. Tendendo<br />

le orecchie, si ascoltava un lontanissimo<br />

sciabordio, forse acqua corrente. E così, nuovamente<br />

appesant<strong>it</strong>i dagli zaini, abbiamo iniziato<br />

la difficile discesa e in circa 30 minuti siamo giunti<br />

ad un ruscello, dove scorreva acqua limpida e<br />

fresca. Abbiamo approntato il campo 2 proprio<br />

vicino a quel piccolo corso d’acqua, in un luogo<br />

incantato, ripromettendoci di tornare sulla cima<br />

della montagna l’indomani mattina.<br />

Dopo esserci rifocillati, ormai avvolti nel buio<br />

della notte, eravamo immersi in un’incredibile<br />

sinfonía di animali d’ogni tipo. Innanz<strong>it</strong>utto il fischio<br />

dell’uccello detto alguacil e il cinguettare<br />

di tantissimi altri volatili. Quindi il gracchiare di<br />

rane e le grida lontane di scimmie urlatrici. Ma<br />

soprattutto erano gli insetti i protagonisti incontrastati<br />

della nostra notte. Tantissimi moscerini,<br />

mosche, api, zanzare, lucciole, cavallette, forbici e<br />

libellule. Prima di accostarmi, mi sono avvicinato<br />

al ruscello per bere. Proprio dove stavo bevendo,<br />

la lanterna che avevo sulla fronte ha illuminato<br />

FOTO: PARTE DEL MURO DELLA FORTEZZA<br />

Runa Bianca Marzo 2012 | n.8

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