Pratiche di replicabilità
Pratiche di replicabilità
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della celluloide a favore del <strong>di</strong>gitale apre alla<br />
variazione infinita.<br />
Una pratica che prevede quin<strong>di</strong> l'uso<br />
intensivo, la trasformazione e la re-<br />
interpretazione <strong>di</strong> qualsiasi tipo <strong>di</strong> immagine<br />
scoperta casualmente o selezionata. Dal<br />
materiale d'archivio al film hollywoo<strong>di</strong>ano,<br />
dagli home movies al documentario televisivo,<br />
dal cinegiornale allo spot pubblicitario, dal film<br />
<strong>di</strong> sala a quello <strong>di</strong> serie B, ogni immagine può<br />
essere presa smontata, montata e<br />
risemantizzata.<br />
Il riutilizzo come 'risemantizzazione', si<br />
inscrive in un processo attraverso cui<br />
l'immagine acquista un "plusvalore" <strong>di</strong> senso<br />
che mo<strong>di</strong>fica ra<strong>di</strong>calmente il suo significato <strong>di</strong><br />
partenza.E' la rielaborazione, la poetica del<br />
frammento, l'accostamento casuale e istintivo<br />
a caratterizzare questa operazione e a<br />
spingere lo spettatore a domandarsi quale è<br />
veramente la natura e il significato <strong>di</strong> quelle<br />
immagini 11 .<br />
In un’intervista Peter Forgacs 12 , autore<br />
<strong>di</strong> “Wittgenstein Tractatus” 13 così descrive il<br />
proprio lavoro <strong>di</strong> ri-produzione, incentrato<br />
quasi interamente sulla pratica del found<br />
footage:<br />
“Il mio lavoro con il found footage, con i<br />
film amatoriali e i film <strong>di</strong> famiglia, ha avuto<br />
origine da due elementi che sono stati sempre<br />
presenti a partire dal 1982: la performance e<br />
l'archiviazione.<br />
Ciò significa che da una parte c'è la<br />
missione dell'archeologo che tenta <strong>di</strong> scoprire<br />
che cosa sta <strong>di</strong>etro le immagini, o quali sono i<br />
significati delle immagini e come questi<br />
significati cambiano ricollocandole in un<br />
<strong>di</strong>verso contesto, dall'altra c'è l'esperienza<br />
della performance in cui non seguo<br />
necessariamente il percorso storico <strong>di</strong> una<br />
famiglia o il contesto storico generale, ma<br />
sono portato a considerare le immagini come<br />
impronte, nel significato che dava a questa<br />
parola Konrad Lorenz quando stu<strong>di</strong>ava i<br />
comportamenti delle anatre, voglio <strong>di</strong>re cioè<br />
che le immagini contengono una "traccia" che<br />
è separata dal messaggio, dal significato o<br />
dalla volontà originaria del cineamatore.<br />
Ci sono allora questi due possibili approcci,<br />
nel senso che si possono utilizzare le<br />
immagini per se stesse oppure cercare <strong>di</strong><br />
scoprire la storia che si nasconde <strong>di</strong>etro il<br />
filmato.<br />
E' vicino a ciò che i dadaisti facevano<br />
all'inizio del ventesimo secolo, a ciò che<br />
accade oggi nella corrente musicale del<br />
Remix, questo riciclaggio <strong>di</strong> materiale "trovato"<br />
è ormai un approccio molto comune,<br />
potremmo <strong>di</strong>re usuale, tanto da far parte del<br />
linguaggio visivo contemporaneo, non<br />
necessariamente artistico.”