GLI ADDITIVI E LE AGGIUNTE PER IL CALCESTRUZZO Dott. LUIGI ...
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- I’indice di attività, rapporto percentuale tra la resistenza a compressione di provini<br />
normalizzati di una malta preparata con il 75% di cemento di riferimento e il 25% di ceneri<br />
volanti in peso e quella di provini normalizzati di una malta, preparata soltanto con il cemento<br />
di riferimento, non deve essere minore del 75% a 28 99 e dell’85% a 90 99;<br />
• non devono contenere ossido di magnesio MgO, che potrebbe causare l’espansione del<br />
calcestruzzo;<br />
-la perdita al fuoco deve essere minore del 5% in peso, valore che può essere portato al 7%<br />
su base nazionale;<br />
• Il contenuto di cloruro, espresso come ione cloro Cl, deve essere < 0.10% in peso, quello di<br />
anidride solforica SO3, < %;<br />
• il contenuto di ossido di calcio libero deve essere < 1% in peso, ma è consentito anche un<br />
massimo del 2.5% purché siano soddisfatti i requisiti di indeformabilita, cioè che l’espansione<br />
determinata secondo il metodo di Le Chatelier su un legante preparato con il 50% di ceneri<br />
volanti e il 50% di cemento di riferimento sia minore di 10 mm.<br />
Oggi le ceneri volanti sono utilizzate dai produttori di calcestruzzo prevalentemente come<br />
materiale correttivo della frazione granulometrica fine dell’aggregato e in sostituzione parziale<br />
del cemento: poiché quanto maggiore è il quantitativo di cemento sostituito con cenere, tanto<br />
più aumenta il tempo di indurimento del calcestruzzo (Fig. 31) è sconsigliabile superare il 30%<br />
di aggiunta sul peso di cemento, in quanto valori superiori potrebbero determinare una<br />
carenza di calce, indispensabile per attivare l’idraulicità delle ceneri e la sua attività<br />
pozzolanica; la reazione della cenere è più efficace con i cementi più fini e ricchi di silicato di<br />
calcio (quindi con maggior contenuto di clinker); le ceneri più ricche in silice e più fini risultano<br />
più reattive con la calce di idrolisi del clinker.<br />
3.2 <strong>IL</strong> FUMO Dl SlLICE<br />
Si presenta normalmente sotto forma di polvere estremamente fine, con dimensioni delle<br />
particelle tra 0.05 e 0.5 µm e superficie specifica tra 10 e 35 m2/g.<br />
Chimicamente costituito essenzialmente da silice amorfa presente in percentuale maggiore del<br />
75% e frequentemente del 90%, il fumo di silice è definibile come una “superpozolana” in<br />
quanto, essendo il rapporto tra le dimensioni di questo reattivo e quelle delle particelle di<br />
cemento è di circa 1:100.000, ciascuna particella di cemento è circondata da uno strato<br />
continuo di fumo di silice la cui reazione pozzolanica porta a un’uniforme distribuzione dei<br />
prodotti di idratazione, (fig. 32) quindi a una struttura della pasta di cemento più uniforme.<br />
Rispetto alle ceneri volanti, i fumi di silice sono disponibili in minore quantità, circa 400.000<br />
ton/anno in tutto il mondo di cui circa 200.000 ton/anno in Europa (130.000 nella sola Norvegia<br />
e 40.000 in Francia) e circa 100.000 ton/anno nel Nord America, con produzione più modesta<br />
in Italia pari a circa 10.000 ton/anno.<br />
Ciò rende il prodotto economicamente pregiato e utilizzabile esclusivamente per il<br />
confezionamento di calcestruzzi con prestazioni, sia in termini di resistenza meccanica che di<br />
durabilità, non ottenibili convenientemente con altre tecnologie.<br />
Tra le norme internazionali, si evidenzia (Fig. 33) quella francese NFP 18-502 del 1992 che<br />
fissa le specifiche relative a questo reattivo particolarmente interessante e richiama la prEN<br />
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