27.05.2013 Views

GLI ADDITIVI E LE AGGIUNTE PER IL CALCESTRUZZO Dott. LUIGI ...

GLI ADDITIVI E LE AGGIUNTE PER IL CALCESTRUZZO Dott. LUIGI ...

GLI ADDITIVI E LE AGGIUNTE PER IL CALCESTRUZZO Dott. LUIGI ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>GLI</strong> <strong>ADDITIVI</strong> E <strong>LE</strong> <strong>AGGIUNTE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>CALCESTRUZZO</strong><br />

<strong>Dott</strong>. <strong>LUIGI</strong> RAGAZZI<br />

Comitato Tecnico ASSIAD<br />

INDICE<br />

1. RIASSUNTO<br />

2. <strong>GLI</strong> <strong>ADDITIVI</strong> DEL <strong>CALCESTRUZZO</strong><br />

2.1 <strong>ADDITIVI</strong> ACCE<strong>LE</strong>RANTI - ANTIGELO<br />

2.2 <strong>ADDITIVI</strong> RITARDANTI<br />

2.3 <strong>ADDITIVI</strong> FLUIDIFICANTI<br />

2.4 <strong>ADDITIVI</strong> AERANTI<br />

2.5 <strong>ADDITIVI</strong> AERANTI <strong>PER</strong> <strong>CALCESTRUZZO</strong> <strong>LE</strong>GGERO<br />

2.6 <strong>ADDITIVI</strong> <strong>PER</strong> POMPAGGIO Dl CALCESTRUZZI<br />

2.7 <strong>ADDITIVI</strong> IM<strong>PER</strong>MEAB<strong>IL</strong>IZZANTI<br />

2.8 <strong>ADDITIVI</strong> SU<strong>PER</strong>FLUIDIFICANTI E I<strong>PER</strong>FLUIDIFICANTI<br />

2.9 <strong>ADDITIVI</strong> <strong>PER</strong> CALCESTRUZZI A CONSISTENZA ASCIUTTA<br />

2.10 <strong>ADDITIVI</strong> RIGENERATORI<br />

3. <strong>LE</strong> <strong>AGGIUNTE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>CALCESTRUZZO</strong><br />

3.1 LA CENERE VOLANTE<br />

3.2 <strong>IL</strong> FUMO Dl S<strong>IL</strong>ICE<br />

3.3 LA LOPPA<br />

4. <strong>AGGIUNTE</strong> E <strong>ADDITIVI</strong><br />

5. CONCLUSIONI<br />

6. BIBLIOGRAFIA<br />

1. RIASSUNTO<br />

Gli additivi sono dei prodotti che vengono aggiunti in piccole quantità per migliorare le proprietà<br />

del calcestruzzo.<br />

A seconda della loro funzione principale gli additivi possono essere classificati in acceleranti,<br />

antigelo, ritardanti, aeranti, espansivi, impermeabilizzanti, fluidificanti, superfluidificanti,<br />

iperfluidificanti.<br />

In molti casi il miglioramento provato dell’additivo può essere realizzato variando la<br />

composizione del calcestruzzo o la sua tecnologia di applicazione. Tuttavia l’aggiunta degli<br />

additivi rappresenta spesso la soluzione più vantaggiosa dal punto di vista tecnico-economico<br />

rispetto a qualsiasi altra soluzione adottabile.<br />

Con questa definizione degli additivi, si può affermare che mentre essi non sono indispensabili<br />

per preparare un qualsiasi calcestruzzo, essi diventano un elemento essenziale accanto al<br />

cemento, l’acqua e gli inerti per l’ottenimento del miglior calcestruzzo, dal punto di vista<br />

tecnologico, nelle condizioni economicamente più vantaggiose. Ad esempio nel valutare il<br />

vantaggio derivante dall’impiego di un additivo accelerante si possono prendere in esame i<br />

costi derivanti dalle possibili soluzioni alternative, quali l’impiego di un cemento più rapido, o il<br />

riscaldamento dei materiali, facendo riferimento al costo unitario del calcestruzzo nel momento<br />

in cui esso ha raggiunto una determinata resistenza meccanica prefissata.


Nel caso, invece, si desideri migliorare la resistenza ai cicli di gelo-disgelo, il maggior costo<br />

derivante dall’impiego di un additivo aerante dovrebbe essere confrontato con le maggiori<br />

spese di manutenzione alle quali il calcestruzzo non aerato sara certamente soggetto dopo un<br />

certo periodo di servizio.<br />

Ricordiamo, infine, che nei Paesi dove la tecnologia del calcestruzzo è notevolmente<br />

sviluppata (Francia, Giappone, USA, Germania) la percentuale di calcestruzzo additivato<br />

supera l’80%<br />

Si può, pertanto, affermare che l’additivo può essere considerato a tutti gli effetti il quarto<br />

componente del calcestruzzo.<br />

Le aggiunte minerali, invece, vengono normalmente introdotte nel calcestruzzo in quantità<br />

superiori rispetto al dosaggio medio adottato per gli adddivi sempre con lo scopo di migliorarne<br />

le caratteristiche quali ad esempio la pompabilità, il bleeding, la segregazione, ecc.<br />

In questa relazione parleremo solamente del comportamento della cenere volante e del fumo<br />

in silice sia sul calcestruzzo fresco che su quello indurito. Si fa, infine, un breve accenno anche<br />

alle loppe.<br />

2. <strong>GLI</strong> <strong>ADDITIVI</strong> DEL <strong>CALCESTRUZZO</strong><br />

2.1 ADDITlVl ACCE<strong>LE</strong>RANTI-ANTIGELO<br />

Gli additivi acceleranti sono quelli che fanno aumentare la velocità di idratazione del cemento.<br />

Inoltre l’impiego dell’additivo accelerante consente, attraverso una variazione del suo<br />

dosaggio, di modificare, entro valori piuttosto ampi, i tempi di presa in relazione alle diverse<br />

esigenze.<br />

L’azione accelerante si esplica principalmente sulla idratazione con C3S (silicato tricalcico)<br />

principale costituente del cemento.<br />

Questa accelerazione comporta un aumento del contenuto di pasta cementizia (fig. 1), inoltre<br />

l’additivo accelerante riduce sia la velocità che la capacità di bleeding facendo diminuire la<br />

sedimentazione nel calcestruzzo.<br />

L’effetto più evidente ed anche più importante dal punto di vista pratico è quello esercitato<br />

dall’additivo accelerante sulla resistenza meccanica a compressione del calcestruzzo<br />

confezionato con diversi tipi di cemento (fig. 2).<br />

ln tutti i casi si può osservare un forte incremento delle resistenze meccaniche alle brevi<br />

stagionature che diminuisce gradualmente alle stagionature più lunghe.<br />

Aggiungiamo che normalmente gli additivi acceleranti esplicano anche un’azione antigelo sia<br />

perché provocano un limitato abbassamento del punto di gelo sia perché viene raggiunta più<br />

celermente una resistenza meccanica a compressione (5-6 N/mm2) sufficiente per resistere<br />

all’azione deleteria della prima gelata.<br />

In altre parole l’aggiunta di un additivo accelerante abbrevia quel periodo di tempo, compreso<br />

tra la presa ed il raggiungimento di 5-6 N/mm2, durante il quale gli effetti negativi della<br />

formazione del ghiaccio sarebbero particolarmente gravi.<br />

Ricordiamo, infine, che l’additivo accelerante influenza positivamente lo sviluppo del calore di<br />

idratazione della pasta cementizia soprattutto durante le prime ore di stagionatura.


2.2 <strong>ADDITIVI</strong> RITARDANTI<br />

Gli additivi ritardanti sono quelli la cui azione principale è quella di ritardare l’idratazione del<br />

cemento.<br />

L’aggiunta di un additivo ritardante ha lo scopo di rallentare la presa del cemento per<br />

conservare più a lungo la lavorabilità e consentire quindi un trasporto del calcestruzzo a lunga<br />

distanza soprattutto quando la temperatura è molto elevata. Naturalmente il ritardo<br />

dell’idratazione del cemento, necessario per allungare i tempi di presa, comporta<br />

un’abbassamento della resistenza meccanica del calcestruzzo alle brevi stagionature.<br />

Tuttavia, come si verifica anche per il ritardo provocato dalla bassa temperatura, alla riduzione<br />

iniziale segue un aumento della resistenza meccanica alle lunghe stagionature rispetto al<br />

calcestruzzo non additivato.<br />

In generale è possibile controllare l’entità del ritardo attraverso il dosaggio di additivo e a tale<br />

scopo è sempre consigliabile procedere a delle prove preliminari per verificare l’azione<br />

dell’additivo sul particolare cemento da impiegare e nelle condizioni sperimentali più vicine a<br />

quelle di lavoro (fig. 3).<br />

2.3 <strong>ADDITIVI</strong> FLUIDIFICANTI<br />

Gli additivi fluidificanti sono definiti come quei prodotti che, aggiunti ad un impasto cementizio<br />

a pari rapporto acqua/cemento, ne aumentano la lavorabilità, oppure consentono di ridurre<br />

l’acqua di impasto a pari lavorabilità. In tal senso i fluidificanti possono essere<br />

intercambiabilmente chiamati riduttori d’acqua.<br />

Se si tiene presente che non esiste proprietà del calcestruzzo indurito che non venga<br />

migliorata dalla riduzione del rapporto A/C si può comprendere come questa categoria di<br />

additivi sia la più interessante per la tecnologia del calcestruzzo. D’altra parte, anche limitando<br />

l’analisi alla resistenza meccanica, si può osservare come qualsiasi valutazione di questa<br />

grandezza non abbia nessun significato pratico se non si tiene conto della lavorabilità<br />

dell’impasto: un calcestruzzo asciutto confezionato con un basso rapporto A/C è in grado di<br />

fornire un materiale meccanicamente resistente, solo a patto che sia costipato con un<br />

efficiente ed accurato sistema di compattazione.<br />

Ciò significa che l’aggiunta di un additivo fluidificante, senza che si riduca<br />

contemporaneamente il rapporto A/C, consente di ottenere un impasto per il quale è<br />

necessario un minor lavoro di compattazione; oppure a parità di lavoro di compattazione e di<br />

qualità della manodopera, si può aumentare l’affidabilità della struttura.<br />

Quest’ultimo aspetto del problema è particolarmente importante per il progettista soprattutto se<br />

si considera che sempre più frequentemente avviene che tra il luogo di progettazione e quello<br />

dove deve sorgere l’opera esiste una grande distanza e anzi, molto spesso, una rimarchevole<br />

differenza nelle condizioni ambientali, nella qualità di manodopera, nel tipo di problematiche<br />

riscontrabili in cantiere.<br />

L’importanza che gli operatori del settore delle costruzioni attribuiscono ormai alla lavorabilità<br />

dell’impasto è documentata dalla tendenza all’aumento dell’impiego di additivi fluidificanti<br />

rispetto a tutti gli altri e dal rapido sviluppo di altre categorie di additivi, i superfluidificanti e gli


iperfluidificanti, che rispetto ai normali fluidificanti si distinguono soprattutto da un punto di vista<br />

qualitativo per un rimarchevole miglioramento delle prestazioni.<br />

L’effetto di un additivo fluidificante è rappresentato dalla figura 4.<br />

Si può osservare che in assenza di additivo i granuli di cemento tendono a raggrupparsi<br />

formando dei grossi agglomerati (fig. 4/A).<br />

L’aggiunta di additivo scioglie gli agglomerati favorendo la dispersione delle particelle di<br />

cemento ciascuna della quali risulta così completamente circondata dall’acqua (fig. 4/B).<br />

Un additivo fluidificante può essere di tre tipi: normale, ritardante ed accelerante (fig. 5).<br />

Il primo, quando è impiegato a pari rapporto A/C fa aumentare la lavorabilità dell’impasto ma<br />

non modifica significativamente né i tempi di presa, né le resistenze meccaniche.<br />

D’altra parte, quando esso è impiegato a pari lavorabilità nell’impasto, la riduzione del rapporto<br />

A/C permette di aumentare la resistenza meccanica alle brevi ed alle lunghe stagionature.<br />

Un additivo fluidificante di tipo accelerante o ritardante si distingue da quello normale,<br />

rispettivamente per l’aumento o la diminuzione della resistenza meccanica alle brevi<br />

stagionature, quando i calcestruzzi sono tutti confezionati con lo stesso rapporto A/C.<br />

La figura 6 mostra, invece, I’effetto degli additivi fluidificanti sulla lavorabilità del calcestruzzo<br />

quando l’aggiunta è fatta a pari rapporto A/C. Si può osservare che maggiore è la lavorabilità<br />

iniziale dell’impasto, minore è l’aumento di lavorabilità causato dall’aggiunta di additivo.<br />

Riassumendo possiamo dire che i casi più frequenti in cui si possono impiegare gli additivi<br />

fluidificanti per migliorare la qualità dei normali calcestruzzi sono i seguenti:<br />

Caso A) È necessario aumentare le resistenze meccaniche ottenibili con una miscela di<br />

prestabilita lavorabilità (fig. 7-8).<br />

Questo scopo oltre che attraverso la riduzione del rapporto A/C consentito dall’additivo, può<br />

essere ottenuto anche aumentando la quantità di cemento. Nel caso di calcestruzzi con<br />

dosaggio di cemento già abbastanza elevato è preferibile tuttavia l’impiego del fluidificante, per<br />

evitare il rischio di aumentare la fessurazione termica ed il ritiro igrometrico.<br />

Caso B) La composizione della miscela può essere adeguata come dosaggio in cemento e<br />

rapporto A/C per garantirne resistenza e lavorabilità soddisfacenti in condizioni normali, ma la<br />

geometria dei getti o la densità dell’armatura, richiedono impasti più fluidi per ridurre il lavoro di<br />

posa in opera ed ottenere una buona compattazione dei getti.<br />

L’aggiunta del fluidificante in questo caso è preferibile all’aumento del rapporto A/C perché,<br />

quando il dosaggio dell’additivo è ottimizzato, non comporta riduzione delle resistenze bensì<br />

un miglioramento (fig. 9-10).<br />

Caso C) Talvolta si verifica che l’aggregato disponibile abbia forma e/o granulometria<br />

insoddisfacente e, in particolare, sia carente delle frazioni fini per cui l’impasto, con il rapporto<br />

A/C adottato, mostra una eccessiva segregazione.<br />

In questo caso l’aggiunta dell’additivo consente di migliorare la coesione attraverso la<br />

riduzione dell’acqua d’impasto senza diminuire la lavorabilità.<br />

Caratteristica importante dal punto di vista reologico è che il calcestruzzo addizionato con<br />

fluidificante, a pari lavorabilità, risulta più coesivo. Infatti nel campo degli usuali rapporti A/C, la<br />

coesione diminuisce linearmente con l’aumentare del rapporto A/C, fino ad annullarsi quando


scompaiono i menischi di liquido tra le particelle dell’impasto e quindi in concomitanza si<br />

annullano le forze coesive di capillarità.<br />

Un impasto coesivo consente di ottenere le superfici dei getti con una tessitura più chiusa<br />

perché la maggior ritenzione d’acqua impedisce accumuli di liquido all’interfaccia impastoarmatura<br />

e quindi la “pelle” del getto mostra un più limitato incremento del rapporto A/C.<br />

Per quanto attiene allo stato indurito il calcestruzzo additivato, a parità di consistenza e di<br />

contenuto di cemento, presenta un miglioramento delle caratteristiche meccaniche e della<br />

durabilità.<br />

Aumentano infatti il modulo elastico, la resistenza all’abrasione e il legame matrice-armatura,<br />

mentre si riducono il ritiro igrometrico e la permeabilità superficiale.<br />

La figura 11 mostra che per un dato contenuto di cemento (300 Kg/m3) e a pari lavorabilità<br />

(slump 10 cm) I’aggiunta del fluidificante consente di diminuire sensibilmente la permeabilità<br />

all’acqua del calcestruzzo sia a breve che a lungo termine, migliorandone la resistenza al gelo<br />

(fig. 12).<br />

2.4 <strong>ADDITIVI</strong> AERANTI<br />

Gli additivi aeranti sono aggiunti al calcestruzzo soprattutto per migliorare la resistenza ai cicli<br />

di gelo-disgelo attraverso la formazione di un sistema di microbolle d’aria omogeneamente<br />

disperse nel materiale.<br />

La dimensione, la distanza reciproca ed il numero di microbolle sono parametri essenziali che<br />

governano la resistenza al gelo del calcestruzzo. Le azioni secondarie di un aerante sono<br />

costituite da un miglioramento della lavorabilità e da un aumento di coesione del calcestruzzo<br />

fresco oltre che dalla diminuzione di massa volumica.<br />

Il deterioramento provocato dalla formazione di ghiaccio è particolarmente evidente nelle<br />

strutture idrauliche o, più in generale, in quelle opere in cui il calcestruzzo è relativamente<br />

umido e criticamente saturo.<br />

L’aumento di volume che si verifica nella solidificazione dell’acqua provoca un aumento di<br />

pressione nell’acqua non congelata presente nei capillari.<br />

La presenza di microbolle d’aria, in prossimità dei pori capillari pieni d’acqua dove si sta<br />

formando del ghiaccio, consente di scaricare la pressione idraulica grazie al trasporto<br />

dell’acqua dai pori capillari nelle microbolle vuote.<br />

Quando, a causa dell’aumento di temperatura, si verifica il disgelo, l’acqua liquida, per suzione<br />

capillare, si riporta dalle microbolle (diametro 20-100 micron) ai pori capillari notevolmente più<br />

piccoli (inferiori a 1 micron). Ciò impedisce che la protezione delle microbolle d’aria nei<br />

confronti dell’azione degradante del gelo, si esaurisca con un progressivo riempimento<br />

d’acqua delle microbolle.<br />

Ogni microbolla ha la sua sfera d’azione (200/300 micron di diametro) nella quale impedisce<br />

che la pressione idraulica, sviluppatasi per la formazione di ghiaccio, raggiunga un valore così<br />

elevato da provocare la rottura del materiale (fig. 13).<br />

Perché tutto il calcestruzzo sia protetto dall’azione deteriorante del gelo, è necessario che le<br />

microbolle siano uniformemente distribuite e che le sfere di azione appartenenti alle singole<br />

microbolle siano sovrapposte.<br />

Se esiste qualche zona nel calcestruzzo che è troppo distante dalle microbolle (fig. 14), la<br />

pressione idraulica, generata dall’eventuale formazione di ghiaccio, può arrivare a valori troppo<br />

elevati prima che l’acqua sotto pressione raggiunga una microbolla.


Tutto ciò indica che la distanza tra le microbolle (spacing) non deve superare un determinato<br />

valore se non si vuole che l’inglobamento di aria perda di efficacia (fig. 15).<br />

Tenuto conto che il diametro delle microbolle è di alcune decine di micron si calcola che il<br />

numero delle microbolle d’aria per metro cubo di calcestruzzo resistente al gelo si aggiri<br />

intorno a qualche miliardo.<br />

Ciò equivale ad inglobare circa un 5% in volume di aria nel calcestruzzo (fig. 16).<br />

Un valore più elevato di aria inglobata non migliora la durabilità e provoca una eccessiva<br />

diminuzione della resistenza meccanica.<br />

L’esatto valore del volume di aria inglobata necessario al confezionamento di un calcestruzzo<br />

resistente al gelo dipende dal dosaggio di cemento e dal diametro massimo dell’inerte (fig.<br />

17).<br />

Calcestruzzi più magri richiedono in genere un maggior volume di aria (fig. 16) e tale valore<br />

cresce con il diminuire del diametro massimo dell’inerte (fig. 17).<br />

Diametro massimo dell’inerte (mm)<br />

10 12,5 20 25 40 50 70 150<br />

Volume d’aria inglobata (%)<br />

8 7 6 5 4,5 4 3,5 3<br />

Figura 17 - Volume d’aria inglobata secondo la<br />

raccomandazione dell’A.C.I. (174-176).<br />

Anche il tipo di cemento così come il tempo di mescolamento, di trasporto e di vibrazione<br />

influenzano il volume di aria effettivamente inglobata.<br />

In pratica la percentuale di additivo aerante aggiunto deve essere valutata sperimentalmente<br />

in modo che il calcestruzzo messo in opera contenga effettivamente il valore di aria richiesta.<br />

In genere un prolungamento del mescolamento del calcestruzzo porta ad una diminuzione<br />

dell’aria inglobata.<br />

Prolungando il tempo di vibrazione si favorisce l’espulsione delle bolle d’aria.<br />

L’effetto positivo dell’aerante sulla lavorabilità del calcestruzzo è generalmente attribuito alla<br />

formazione di microbolle sferiche e deformabili che facilitano lo scorrimento del calcestruzzo<br />

(fig. 18). Questo miglioramento della lavorabilità può essere utilmente sfruttato per<br />

compensare la riduzione della resistenza meccanica attraverso la diminuzione del rapporto<br />

A/C.<br />

2.5 <strong>ADDITIVI</strong> AERANTI <strong>PER</strong> <strong>CALCESTRUZZO</strong> <strong>LE</strong>GGERO<br />

L’azione benefica che si ottiene con una oculata aggiunta d’aria agli impasti cementizi riguarda<br />

sia un miglioramento della lavorabilità sia un aumento della coesione dell’impasto, cioè un


aumento della tixotropia del calcestruzzo fresco, ciò permette di miscelare aggregati a bassa e<br />

bassissima densità senza la tendenza a segregare, come le argille espanse, polistirolo, ecc...<br />

Se è vero che l’aria inglobata permette d’ottenere una migliore plasticità dell’impasto, è anche<br />

vero che ciò comporta una diminuzione della resistenza meccanica proporzionale al<br />

quantitativo d’aria inglobata. Tale fenomeno può essere attenuato diminuendo l’acqua<br />

d’impasto riducendo il rapporto acqua/cemento pur mantenendo inalterata la lavorabilità per<br />

effetto dell’additivo.<br />

Questa azione apporta dei benefici al manufatto in calcestruzzo, che sono la riduzione di:<br />

- acqua essudata<br />

- del conseguente ritiro;<br />

- delle fessurazioni nel periodo di maturazione del getto.<br />

mentre aumenta:<br />

- la pompabilità dell’impasto;<br />

- la resistenza ai cicli gelo disgelo;<br />

- le caratteristiche di isolamento termico, acustico, e di stabilità dimensionale di pannelli<br />

realizzati in calcestruzzo leggero.<br />

Additivi specifici sono stati messi a punto proprio per esaltare tali caratteristiche e facilitare le<br />

realizzazioni dei manufatti più complessi.<br />

2.6 <strong>ADDITIVI</strong> <strong>PER</strong> POMPAGGIO Dl CALCESTRUZZI<br />

Le qualità fondamentali di un calcestruzzo pompabile risiedono nella fluidità, e nella coesione.<br />

Dipendono essenzialmente della reologia dell’impasto e della composizione granulometrica. A<br />

tal proposito le raccomandazioni ACI 304 consigliano una curva granulometrica che abbia:<br />

- % passante cumulativo 0,3 mm compreso tra 15 ed il 30%<br />

- % passante cumulativo 0,15 mm compreso tra 5 ed il 10%<br />

Quando si utilizzano impasti con sabbie troppo fini o sovrassabbiati, si riscontra una richiesta<br />

d’acqua maggiore; affinché rimanga costante la lavorabilità del calcestruzzo, si consiglia o<br />

l’utilizzo di un superfluidificante o, I’aggiunta d’acqua. In quest’ultimo caso per mantenere<br />

costante il rapporto acqua/cemento e di conseguenza le resistenze meccaniche, bisogna<br />

anche aumentare il dosaggio di cemento utilizzato.<br />

Nel caso vengano utilizzati impasti sottosabbiati o sabbie con insufficienti quantitativi di fini si<br />

otterrà una discontinuità granulometrica che comporterà una tendenza alla segregazione (cioè<br />

alla separazione dei componenti dell’impasto) con un conseguente aumento degli attriti (per<br />

ingranamento degli inerti) con la superficie della tubazione.<br />

Il rischio è di creare un vero e proprio tappo che può bloccare il pompaggio, in tal caso, un<br />

additivo coadiuvante del pompaggio (che introduce una opportuna quantità di microbolle<br />

d’aria) permette di rendere coesivo l’impasto (evita la segregazione) e supporta la mancanza<br />

di parti fini favorendo la scorrevolezza.<br />

Esistono in commercio anche additivi antisegreganti-coesivizzanti che, senza introdurre aria<br />

nell’impasto, ne facilitano il pompaggio.<br />

Nel mettere a punto una miscela pompabile è buona norma utilizzare aggregati lisci e<br />

tondeggianti (fiume), che favoriscono lo scorrimento piuttosto che gli inerti di frantumazione<br />

che lo ostacolano, ed utilizzare diametri massimi non maggiori di 1/3 del diametro del tubo<br />

della pompa.


In condizioni estreme (rilevanti altezze e grosse distanze) è indispensabile oltre all’utilizzo di<br />

additivi coadiuvanti al pompaggio, ottimizzare al meglio la distribuzione granulometrica degli<br />

aggregati, valutare opportunamente i dosaggi di cemento in funzione della superficie degli<br />

inerti, e possibilmente eccedere nel dosaggio del legante per favorire la formazione dello strato<br />

di scorrimento (slurry) che lubrifica l’interno delle tubazioni.<br />

L’azione dell’additivo permette di modificare il comportamento reologico dell’impasto ed è<br />

mirata ad aumentare la lavorabilità della miscela quando è in movimento, ma quando è in<br />

queste diviene molto coesiva, in tal modo i vari componenti del calcestruzzo con diverso peso<br />

specifico non si separano.<br />

2.7 <strong>ADDITIVI</strong> IM<strong>PER</strong>MEAB<strong>IL</strong>IZZANTI<br />

Con il nome di additivi impermeabilizzanti sono indicati di solito dei prodotti idrorepellenti che,<br />

in realtà, proteggono il calcestruzzo dal passaggio dell’acqua quando la pressione applicata è<br />

relativamente modesta, come si può verificare durante una pioggia o nella risalita capillare<br />

dell’acqua.<br />

Tali additivi sono aggiunti all’impasto durante il mescolamento ed agiscono sull’interfaccia<br />

acqua/superficie del calcestruzzo indurito.<br />

La figura 19 mostra l’angolo di contatto formato da una goccia d’acqua con un calcestruzzo<br />

additivato con idrorepellenti, in confronto con un calcestruzzo non additivato.<br />

L’angolo di contatto di 30° per il calcestruzzo non additivato, sale a 120° per quello contenente<br />

l’idrorepellente.<br />

Un aumento dell’angolo di contatto porta ad una minore bagnatura del calcestruzzo additivato.<br />

Gli additivi impermeabilizzanti, inoltre, riducono la risalita capillare nella pasta cementizia (fig.<br />

20), quindi di fatto è come se diminuissero la porosità.<br />

La figura 21 mostra la correlazione tra permeabilità e porosità capillare.<br />

Poiché la permeabilità del calcestruzzo viene ridotta da un basso rapporto A/C, da una buona<br />

compattazione e stagionatura, gli additivi impermeabilizzanti sono concepiti in modo da<br />

esercitare un effetto secondario di fluidificazione.<br />

Anche il dosaggio di cemento può influenzare la permeabilità del calcestruzzo in relazione alla<br />

granulometria dell’inerte ed alla lavorabilità del calcestruzzo.<br />

Inerti con buona curva granulometrica richiedono un minor dosaggio di cemento per il minor<br />

volume di interstizi tra gli aggregati da riempire con la pasta cementizia (fig. 22-23).<br />

2.8 <strong>ADDITIVI</strong> SU<strong>PER</strong>FLUIDIFICANTI I<strong>PER</strong>FLUIDIFICANTI<br />

La lavorabilità del calcestruzzo condiziona la buona riuscita della messa in opera e quindi la<br />

sua compattezza.<br />

La compatteza, che ha un ruolo preponderante sulla resistenza e sulla durabilità del materiale,<br />

dipende anche da fattori di composizione quali forma e granulometria dell’aggregato, rapporti<br />

ponderali tra i componenti la miscela e soprattutto dal dosaggio dell’acqua.


Pertanto la ricerca di un miglioramento qualitativo del calcestruzzo passa attraverso il<br />

miglioramento della lavorabilità associato contemporaneamente ad una diminuzione del<br />

rapporto A/C.<br />

Gli additivi superfluidificanti costituiscono un mezzo supplementare a disposizione del<br />

progettista del calcestruzzo per raggiungere questo obiettivo soprattutto quando le materie<br />

prime disponibili non sono ottimali, le condizioni ambientali difficili e le strutture complesse.<br />

I superfluidificanti sono additivi che esercitano un’azione di fluidificazione degli impasti o che<br />

consentono una riduzione del contenuto d’acqua molto più accentuata di quella svolta dai<br />

normali fluidificanti di cui rappresentano una recente evoluzione. Benché le loro funzioni o<br />

finalità d’impiego si ricollegano a quelle già considerate per i fluidificanti la loro elevata<br />

efficienza, ma anche i costi superiori, ne hanno differenziato l’impiego.<br />

I fluidificanti sono preferiti infatti per confezionare calcestruzzi a classe di resistenza mediobassa<br />

destinati a strutture di sezione larga e normalmente armate.<br />

I superfluidificanti trovano impiego in calcestruzzo a consistenza fluida e superfluida da porre<br />

in opera mediante pompe o canalette, per realizzare strutture a sezione sottile e pesantemente<br />

armate.<br />

I superfluidificanti hanno notevolmente favorito lo sviluppo delle nuove tecnologie costruttive e<br />

la messa a punto di calcestruzzi speciali particolarmente idonei per certi impieghi come ad<br />

esempio:<br />

- calcestruzzi impermeabili ad alta resistenza chimica<br />

- calcestruzzi per getti subacquei<br />

- calcestruzzi a ritiro compensato<br />

- calcestruzzi per il settore della prefabbricazione<br />

- calcestruzzi spruzzati.<br />

Miscele con lavorabilità bassa o media (slump 2-10 cm) possono essere fluidificate, senza<br />

aumentare il rapporto A/C, fino a raggiungere una consistenza superfluida caratterizzata da<br />

cedimenti di cono di 18-20 cm. Il calcestruzzo superfluido offre grandi vantaggi per quanto<br />

riguarda il risparmio di manodopera e l’accelerazione dei ritmi produttivi e si presta molto bene<br />

ad essere pompato.<br />

La variazione di lavorabilità del calcestruzzo fino al raggiungimento della consistenza<br />

superfluida provocata dall’aggiunta di un superfluidificante è rappresenta nella figura 24.<br />

Nella stessa figura sono riportati i valori di resistenza del calcestruzzo ottenuti dopo 24 ore per<br />

diversi livelli di lavorabilità.<br />

Si può osservare come l’aggiunta del superfluidificante non riduce le resistenze ma le aumenta<br />

leggermente grazie alla migliore compattazione dell’impasto.<br />

Un lato debole all’impiego dei superfluidificanti era il tempo limitato di conservazione<br />

dell’effetto fluidificante per cui si verificava un decadimento piuttosto rapido della lavorabilità<br />

degli impasti.<br />

Questa caratteristica poneva dei problemi nel settore dei calcestruzzi preconfezionati<br />

soprattutto nel periodo estivo con temperature elevate; la soluzione migliore era quella di<br />

introdurre l’additivo a piè d’opera immediatamente prima dello scarico della autobetoniera.<br />

Le continue ricerche hanno portato alla formulazione di un superfluidificante ad effetto<br />

ritardante.<br />

La figura 25 mostra quali risultati, in termini di mantenimento della lavorabilità nel tempo si<br />

possono ottenere con l’impiego di questo additivo. I tempi di presa risultano poco modificati dai<br />

superfluidificanti anche a dosaggi elevati.


In genere un effetto ritardante è più comune di un effetto accelerante soprattutto nel caso del<br />

calcestruzzo superfluido.<br />

I superfluidificanti a base di naftalensolfonato hanno tendenza a provocare la coalescenza<br />

delle microbolle d’aria occluse negli impasti formando delle macrobolle. Questo fenomeno che<br />

interessa particolarmente i calcestruzzi superiluidi può provocare, soprattutto su pareti<br />

verticali, la formazione di antiestetici vacuoli. Questo effetto può essere in parte attenuato con<br />

il ricorso ad opportuni disarmanti o riducendo al minimo necessario la vibrazione.<br />

Esistono, comunque, in commercio formulati a base naftalensolfonato aventi un diverso grado<br />

di condensazione, una particolare distribuzione di peso molecolare e contenenti additivi<br />

antibolla che minimizzano il problema.<br />

Impiegando i superfluidificanti si possono ottenere calcestruzzi lavorabili con rapporti A/C <<br />

0,40 dotati di eccellenti resistenze meccaniche.<br />

Il loro impiego diventa necessario quando si richiedono resistenze a breve termine (24 ore)<br />

nell’ordine di 30-40 N/mm2.<br />

I dati della figura 26 mostrano che la resistenza a compressione a un giorno del calcestruzzo<br />

additivato con un superfluidificante può aumentare di tre volte rispetto al calcestruzzo di<br />

riferimento di uguale lavorabilità.<br />

La messa in opera con facilità di calcestruzzi aventi rapporto A/C < 0,40 garantisce non solo<br />

elevati livelli qualitativi sotto il profilo delle resistenza, ma anche un’ottima durabilità.<br />

Con questo rapporto A/C infatti, la porosità capillare della matrice cementizia è praticamente<br />

interrotta e quindi il calcestruzzo è altamente impermeabile e perciò resistente alle aggressioni<br />

chimico-fisiche. I risultati riportati nella figura 27 mostrano ad esempio come la diffusità degli<br />

ioni cloruro all’interno del calcestruzzo additivato con superfluidificante sia inferiore di due<br />

ordini di grandezza rispetto al riferimento già dopo tre giorni di stagionatura.<br />

Tra le applicazioni dei superfluidificanti le principali sono:<br />

- raggiungere una resistenza sufficiente per movimentare il manufatto con un ciclo di<br />

maturazione a vapore più breve e a temperatura più bassa;<br />

- facilitare la messa in opera e la compattazione del calcestruzzo;<br />

- migliorare la qualità dei manufatti.<br />

È noto che in prefabbricazione viene utilizzato ampiamente, per accelerare i ritmi produttivi,<br />

l’effetto incrementante delle resistenze iniziali del calcestruzzo svolto dalle alte temperature di<br />

maturazione.<br />

È stato ormai accertato che i correnti trattamenti termici a 60/80°C hanno ii vantaggio di<br />

accelerare notevolmente il processo di idratazione del cemento ma abbassano la resistenza<br />

meccanica finale della struttura.<br />

La maturazione a temperatura elevata peggiora infatti le caratteristiche leganti della pasta<br />

cementizia a causa delle modifiche che provoca sulla strutturata chimico-fisica dei prodotti di<br />

idratazione e sulla tessitura porosa della pasta (zone con porosità più elevata).<br />

Accanto a queste conseguenze negative sul processo di idratazione del cemento, il<br />

riscaldamento rapido del calcestruzzo può provocare stati tensionali nella struttura, dovuti ai<br />

differenti coefficienti di dilatazione temmica dei componenti, che danno origine a fenomeni di<br />

microfessurazione tanto più numerosi ed estesi quanto minore è il tempo di prestagionatura e<br />

tanto più levato il rapporto A/C.<br />

La microfessurazione è un fenomeno molto dannoso non solo per le caratteristiche<br />

meccaniche dell’elemento, ma soprattutto per la minore durabilità del manufatto in ambienti<br />

aggressivi.


L’impiego dei superfluidificanti come riduttori d’acqua, che nella più recente versione dedicata<br />

a questa applicazione sono denominati commercialmente iperfluidificanti, consente di<br />

confezionare calcestruzzi con rapporti A/C compresi tra 0,30 e 0,40 in grado di conferire ai<br />

manufatti, dopo una maturazione di 16 ore a temperatura di 20-30°C resistenze di circa 30<br />

N/mm2.<br />

Tipici incrementi di resistenza del calcestruzzo additivato con iperfluidificanti sono esemplificati<br />

nella figura 28 in funzione del dosaggio.<br />

Tabella dati<br />

A/C 0,50 0,45 0,40 0,35<br />

dosaggio % (in massa<br />

sul cemento) 0 2,0 2,5 3,0<br />

resistenza a 24 h-N/mm 2 10,1 26,5 33,5 41,4<br />

incremento % -- +62,4 +231,7 +309,9<br />

resistenza 28 gg N/mm 2 35,6 59,1 66,8 76,3<br />

incremento -- +66,0 +87,6 +114,3<br />

Con l’uso degli iperfluidificanti i trattamenti termici possono essere eliminati del tutto durante la<br />

stagione estiva ovvero limitati a quanto basta per portare la temperatura del manufatto attorno<br />

ai 20°C, durante il periodo invernale.<br />

Trascurando i vantaggi di ordine economico derivanti dal risparmio di energia termica e dalla<br />

semplificazione dei processi, occorre considerare i miglioramenti qualitativi delle caratteristiche<br />

degli elementi prefabbricati con questa nuova tecnologia. I manufatti prodotti con calcestruzzo<br />

additivato di iperfluidificante raggiungono, rispetto al calcestruzzo trattato termicamente,<br />

resistenze finali più elevate (80-90 N/mm2) e sono caratterizzati da una migliore stabilità<br />

dimensionale per il modulo elastico più elevato e la minore deformazione viscosa.<br />

Inoltre poiché molti materiali ed elementi prefabbricati in calcestruzzo trovano impiego in<br />

condizioni ambientali difficili caratterizzate da cicli di gelo e disgelo in presenza di sali antigelo<br />

diventano molto importanti le migliori caratteristiche di durabilità che possono presentare le<br />

strutture prive di microfessurazioni.<br />

Oggi in commercio vi sono due tipi di iperfluidificanti i primi a base di naftalensofonato già<br />

adoperati da tempo che hanno il difetto di non poter essere utilizzati in dosi eccessive poiché<br />

producono un ritardo di presa, oltre all’aumento dell’aria inglobata nel manufatto, peraltro<br />

compensato in talune formulazioni.<br />

Gli additivi a base di melammina sono meglio finalizzati all’industria della prefabbricazione più<br />

spinta, ove i contenuti di cemento superano i 350 Kg/m3 e si attua uno stretto controllo<br />

sull’acqua d’impasto.


Le qualità più interessanti riguardano la possibilità di inglobare minor quantitativi d’aria, di<br />

ottenere un miglior faccia a vista, un leggero incremento delle resistenze, oltre ad un miglior<br />

comportamento in regimi invernali, rispetto agli additivi a base di naftalensolfonato.<br />

Questi ultimi hanno a loro favore, oltre alla pari lavorabilità ottenibile, un minor costo; inoltre<br />

sono da preferire nei periodi caldi perché prolungano i tempi di presa.<br />

Un terzo tipo di iperfluidificante è rappresentato dagli acrilici recentemente introdotti sul<br />

mercato.<br />

A tal proposito si rimanda alla relazione: “Il calcestruzzo a prolungato mantenimento della<br />

lavorabilità.”<br />

2.9 <strong>ADDITIVI</strong> <strong>PER</strong> CALCESTRUZZI A CONSISTENZA ASCIUTTA<br />

Per facilitare la produzione di piccoli manufatti in calcestruzzo realizzati con la tecnica della<br />

vibrocompressione sono stati formulati specifici additivi.<br />

L’additivo produce nell’impasto una duplice e benefica azione:<br />

- rapida movimentazione dei pezzi (beneficio produttivo) attraverso una maggiore prontezza<br />

nel raggiungimento delle resistenze meccaniche<br />

- aumento dell’impermeabilità (beneficio del prodotto).<br />

Quest’ultima conferisce al manufatto un comportamento idrofugo che permette di ridurre le<br />

efflorescenze, e l’assorbimento all’acqua ed incrementa le resistenze ai cicli gelo disgelo,<br />

all’abrasione, ed agli attacchi sia degli acidi che dei solfati.<br />

Nel caso particolare dei piccoli manufatti l’alto rapporto tra superficie esposta all’aria e la<br />

massa del pezzo comporta la possibilità di esaltare l’instabilità volumetrica (ritiro plastico e<br />

igrometrico), se non si utilizzano particolari procedimenti come la maturazione nelle apposite<br />

celle, e l’utilizzo di bassissimi rapporti acqua/cemento tramite l’uso di questi additivi.<br />

2.10 <strong>ADDITIVI</strong> RIGENERATORI<br />

Gli additivi rigeneratori sono sostanze chimiche a forte azione ritardante che consentono di<br />

recuperare il calcestruzzo fresco rimasto inutilizzato nell’autobetoniera.<br />

Sono di solito costituiti da una miscela di derivati organici di sintesi privi di cloruri e pertanto<br />

inoffensivi nei confronti delle armature metalliche.<br />

In altre parole si tratta di additivi chimici in grado di bloccare, per un periodo di tempo<br />

predeterminato, I’idratazione di tutti i componenti del cemento. Con l’aggiunta di additivo<br />

rigeneratore è possibile conservare il calcestruzzo fresco avanzato e riutilizzarlo a distanza di<br />

una notte o, quando necessario, di un fine settimana.<br />

Un ulteriore utilizzo dell’additivo rigenerato è il recupero totale delle acque di lavaggio delle<br />

autobetoniere garantendo allo stesso tempo una maggiore pulizia delle pareti interne delle<br />

stesse.<br />

Prove effettuate sui differenti tipi di cemento dal Portland ai compositi nelle varie classi di<br />

resistenza indicano che gli additivi esplicano sempre la loro azione, ritardando il tempo di<br />

presa del calcestruzzo.<br />

A titolo di esempio riportiamo nelle figure 29 e 30 due esempi pratici.<br />

esempio pratico fig 29


Composizione del calcestruzzo<br />

- cemento tipo Cem IV/A 32,5<br />

- dosaggio cemento: 300 Kg/m3<br />

- additivato con 0,25% di fluidificante<br />

- rapporto A/C = 0,55<br />

Aggregato composto da:<br />

- sabbia naturale 0-5 mm<br />

- pietrisco 5-25 mm<br />

- massa volumica 2307 Kg/m3<br />

- consistenzafluida<br />

DATI DELLA PROVA<br />

- volume di calcestruzzo trattato: 2 m3<br />

- additivo impiegato: rigeneratore<br />

- dosaggio additivo: 2% riferito al cemento<br />

- temperatura ambiente 17-19°C<br />

- acqua di lavaggio 60 litri<br />

Resistenze a compressione<br />

con e senza rigeneratore<br />

dosaggio % additivo rigeneratore 0 2<br />

tempo di inizio presa (ore) dopo dopo<br />

11 h 30 h<br />

resistenza a compressione 17 16<br />

a 3 giomi N/mm2 (*)<br />

resistenza a compressione 19,5 19<br />

a 7 giorni N/mm2 (*)<br />

(*) Tempo trascorso dal momento dell’impiego effettivo, che nel caso del calcestruzzo<br />

additivato con ngeneratore è posticipato di arca 19 ore rispetto al confezionamento.<br />

Esempio pratico fig 30<br />

Composizione del calcestruzzo<br />

- cemento fipo Cem I I A-L 42,5<br />

- dosaggio cemento: 320 Kg/m3<br />

- additivato con 0,25% di fluidificante<br />

- rapporto P/C = 0,50<br />

Aggregato composto da:<br />

- sabbia naturale 0-5 mm<br />

- pietrisco 5-25 mm


- massa volumica 2313 Kg/m3<br />

- consistenza fluida<br />

DATI DELLA PROVA<br />

- volume di calcestruzzo trattato: 3 m3<br />

- additivo impiegato: rigeneratore<br />

- dosaggio: 2% riferito al cemento<br />

- temperatura ambiente 25°C<br />

- acqua di lavaggio 80 litri<br />

Resistenze a compressione<br />

con e senza rigeneratore<br />

dosaggio % additivo rigeneratore 0 2<br />

tempo di inizio presa (ore) 2 h 22,45<br />

h<br />

resistenza a compressione 27 23,5<br />

a 3 giorni N/mm2 (*)<br />

resistenza a compressione 34,5 30,0<br />

a 7 giorni N/mm2 (*)<br />

(*) Tempo trascorso dal momento dell’impego effettivo, che nel caso del calcestruzzo<br />

additivato con rigeneratore è posticipato di circa 19 ore rispetto ai confezionamento<br />

3. <strong>LE</strong> <strong>AGGIUNTE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>CALCESTRUZZO</strong><br />

Completata la rassegna delle principali famiglie di additivi, si affronta il tema delle aggiunte,<br />

prodotti di sempre più attuale impiego per la produzione di calcestruzzi caratterizzati da alte<br />

prestazioni o per sopperire a eventuali carenze del legante normalmente utilizzato.<br />

Si tratta di sostanze costituite da materiali inorganici finemente divisi, classificate nella prEN<br />

206 e nella UNI 9858 come di tipo 1, se inerti o quasi inerti quali i filler calcarei, silicei ecc. e di<br />

tipo 11, se prodotti pozzolanici o ad attività idraulica latente.<br />

Perquanto riguarda le aggiunte di tipo 1, è opportuno precisare che:<br />

• il loro impiego serve sostanzialmente a correggere la frazione fine della granulometria degli<br />

aggregati, così da facilitare il pompaggio del calcestruzzo, ridurne il bleeding, i rischi di<br />

segregazione ecc.;<br />

• Ia quantità da impiegare deve essere limitata, anche se la norma non stabilisce limiti precisi,<br />

per evitare effetti dannosi su alcune proprietà del calcestruzzo indurito, in particolare sul ritiro,<br />

sulla deformazione viscosa sotto carico ecc.;<br />

• trattandosi di polveri finissime con diametro minore di 75 µm (filler), il loro impiego ha come<br />

generale conseguenza l’aumento della richiesta d’acqua: ne deriva la necessità di compensare<br />

questo aspetto negativo attraverso l’additivazione del calcestruzzo con fluidificanti, il cui


dosaggio deve essere sempre calcolato sulla quantità totale (cemento + aggiunta), perché<br />

l’effetto disperdente dell’additivo aumenta l’efficacia del filler.<br />

È invece sulla aggiunte di tipo 11, pozzolaniche o ad attività idraulica latente che si intende<br />

puntare l’attenzione, alla luce della nuova sensibilità di committenti e progettisti nei confronti<br />

della durabilità delle opere, cioè della capacità di queste di mantenere le proprie caratteristiche<br />

funzionali nel tempo procrastinando interventi manutentivi, ordinari e soprattutto straordinari,<br />

che possono risultare molto onerosi.<br />

Molta attenzione e attesa, per la verità più all’estero che in Italia, è legata anche alla possibilità<br />

di produrre calcestruzzi iperprestazionali, caratterizzati da alte e altissime resistenze<br />

meccaniche, sia per i risvolti ingegneristici di tali prodotti che per quelli economici (riduzione<br />

delle sezioni = minor peso globale dell’opera = minori carichi sul terreno = maggiori possibilità<br />

di sviluppo verticale delle costruzioni, minori oneri per le opere di fondazione, minori forze<br />

sismiche ecc.).<br />

Le aggiunte di tipo 11 sviluppano una più o meno efficace azione pozzolanica, intendendosi<br />

come efficaci alla velocità di tale azione, condizionata non soltanto dal contenuto di silice<br />

(SiO2), la componente principale di tali prodotti, ma anche dalla superficie specifica e dalla<br />

granulometria dell’aggiunta stessa. Tralasciando le pozzolane naturali, utilizzate normalmente<br />

nelle produzioni dell’industria cementiera, ci si riferisce a prodotti di provenienza industriale,<br />

cioè derivati da cicli i produzione ben definiti e caratterizzati, per quella data produzione e<br />

provenienza, da parametri compositivi costanti.<br />

Le pozzolane “artificiali” più comunemente utilizzate e diffuse sul mercato sono:<br />

• le ceneri volanti (fly ash), residui solidi della combustione del polverino di carbone negli<br />

impianti temmici di produzione dell’energia elettrica;<br />

• i fumi di silice condensati (Condensed Silica Fume CSF), polveri ultrafini derivate dai processi<br />

di produzione del silicio e delle leghe ferro-silicio, a seguito della riduzione di quarzo con<br />

carbone in archi elettrici voltaici;<br />

• le loppe, prodotto secondario della lavorazione della ghisa trasformato in polvere finemente<br />

macinata.<br />

Una prima differenza è che i primi due tipi sono definibili ad attività idraulica latente, cioè sono<br />

in grado di reagire con l’acqua solo in presenza di calce, mentre il terzo prodotto ha sia pur<br />

modeste proprietà idrauliche proprie e la presenza di calce agisce soio come acceleratore del<br />

processo.<br />

3.1 LA CENERE VOLANTE<br />

Disponibile in grande quantità nel centro Europa, minore in Italia ove se ne produce circa 1<br />

milione ton/anno, si presenta essenzialmente sotto forma di particelle sferiche, con diametro<br />

compreso tra circa 1 e 100 µm.<br />

Chimicamente è un materiale di natura prevalentemente silicea e alluminosa, costituito da una<br />

microstruttura vetrosa: il contenuto di SiO2 può variare tra il 35 e il 47%, a seconda della<br />

composizione del carbone utilizzato nella combustione.<br />

La norma ASTM C 618/17 le distingue, in funzione del contenuto di calce e di incombusto, in<br />

tipo F (meno calce, più incombusto) e tip C (più calce e meno incombusto).<br />

L’UNI ha recentemente recepito la norma europea specifica emettendo la norma UNI EN 450<br />

che ne è la versione italiana; in essa viene stabilito che:<br />

• il contenuto di SiO2 in peso non deve essere minore del 25%;


- I’indice di attività, rapporto percentuale tra la resistenza a compressione di provini<br />

normalizzati di una malta preparata con il 75% di cemento di riferimento e il 25% di ceneri<br />

volanti in peso e quella di provini normalizzati di una malta, preparata soltanto con il cemento<br />

di riferimento, non deve essere minore del 75% a 28 99 e dell’85% a 90 99;<br />

• non devono contenere ossido di magnesio MgO, che potrebbe causare l’espansione del<br />

calcestruzzo;<br />

-la perdita al fuoco deve essere minore del 5% in peso, valore che può essere portato al 7%<br />

su base nazionale;<br />

• Il contenuto di cloruro, espresso come ione cloro Cl, deve essere < 0.10% in peso, quello di<br />

anidride solforica SO3, < %;<br />

• il contenuto di ossido di calcio libero deve essere < 1% in peso, ma è consentito anche un<br />

massimo del 2.5% purché siano soddisfatti i requisiti di indeformabilita, cioè che l’espansione<br />

determinata secondo il metodo di Le Chatelier su un legante preparato con il 50% di ceneri<br />

volanti e il 50% di cemento di riferimento sia minore di 10 mm.<br />

Oggi le ceneri volanti sono utilizzate dai produttori di calcestruzzo prevalentemente come<br />

materiale correttivo della frazione granulometrica fine dell’aggregato e in sostituzione parziale<br />

del cemento: poiché quanto maggiore è il quantitativo di cemento sostituito con cenere, tanto<br />

più aumenta il tempo di indurimento del calcestruzzo (Fig. 31) è sconsigliabile superare il 30%<br />

di aggiunta sul peso di cemento, in quanto valori superiori potrebbero determinare una<br />

carenza di calce, indispensabile per attivare l’idraulicità delle ceneri e la sua attività<br />

pozzolanica; la reazione della cenere è più efficace con i cementi più fini e ricchi di silicato di<br />

calcio (quindi con maggior contenuto di clinker); le ceneri più ricche in silice e più fini risultano<br />

più reattive con la calce di idrolisi del clinker.<br />

3.2 <strong>IL</strong> FUMO Dl SlLICE<br />

Si presenta normalmente sotto forma di polvere estremamente fine, con dimensioni delle<br />

particelle tra 0.05 e 0.5 µm e superficie specifica tra 10 e 35 m2/g.<br />

Chimicamente costituito essenzialmente da silice amorfa presente in percentuale maggiore del<br />

75% e frequentemente del 90%, il fumo di silice è definibile come una “superpozolana” in<br />

quanto, essendo il rapporto tra le dimensioni di questo reattivo e quelle delle particelle di<br />

cemento è di circa 1:100.000, ciascuna particella di cemento è circondata da uno strato<br />

continuo di fumo di silice la cui reazione pozzolanica porta a un’uniforme distribuzione dei<br />

prodotti di idratazione, (fig. 32) quindi a una struttura della pasta di cemento più uniforme.<br />

Rispetto alle ceneri volanti, i fumi di silice sono disponibili in minore quantità, circa 400.000<br />

ton/anno in tutto il mondo di cui circa 200.000 ton/anno in Europa (130.000 nella sola Norvegia<br />

e 40.000 in Francia) e circa 100.000 ton/anno nel Nord America, con produzione più modesta<br />

in Italia pari a circa 10.000 ton/anno.<br />

Ciò rende il prodotto economicamente pregiato e utilizzabile esclusivamente per il<br />

confezionamento di calcestruzzi con prestazioni, sia in termini di resistenza meccanica che di<br />

durabilità, non ottenibili convenientemente con altre tecnologie.<br />

Tra le norme internazionali, si evidenzia (Fig. 33) quella francese NFP 18-502 del 1992 che<br />

fissa le specifiche relative a questo reattivo particolarmente interessante e richiama la prEN<br />

206.


Composizione della pasta legante Tempo di maturazione a +20 °C (giorni)<br />

Parametri chimico<br />

fisici ottimali<br />

dell’aggiunta a<br />

base di fumi di<br />

silice<br />

SiO2 > 70°/.<br />

K2O < 1,5%<br />

Na2O < 1,0%<br />

C < 2,0%<br />

SO3 < 1,0%<br />

1 7 28 90 180 365<br />

%Cenere %CEMI Resistenza a compressione (%)<br />

0 100 30 83 100 127 150 167<br />

10 90 27 73 98 130 157 177<br />

20 80 25 70 97 128 153 173<br />

30 70 15 60 83 117 150 170<br />

40 60 13 53 67 100 140 160<br />

Figura 31 - Resistenza a compressione del<br />

calcestruzzo e dosaggio di cenere volante<br />

Note esplicative<br />

1 - Valori più alti di (K2O+Na2O) possono aumentare la reattività del<br />

legante nei confronti di eventuali aggregati reattivi (reazione alcaliaggregato)<br />

e riducono la resistenza a compressione<br />

2 - Il carbone (carbon-black) adsorbe i superfluidificanti e gli aeranti,<br />

quindi riduce la fluidificazione e l’inglobamento di aria utile per la<br />

protezione nei confronti dei cicli di gelo-disgelo.<br />

L.O.I. < 1,0% 3 - Più alto è il valore di L.O. I. (perdita al fuoco a 800°C) tanto<br />

maggiore è il contenuto di sostanze incombuste nel prodotto.<br />

Tipo di<br />

densificazione:<br />

meccanica/pneum<br />

atica<br />

4 - La densificazione può essere pneumatica sottovuoto oppure<br />

meccanica, con dispersione più rapida del fumo di silice nella<br />

miscela. L’impiego di prodotti densificati consente la riduzione del<br />

costo del trasporto e semplifica l’insillaggio dei fumi di silice sfusi.<br />

Figura 34 - Parametri orientativi per la scelta dei fumi di silice


Da diverse esperienze, derivate sia dalla ricerca di laboratorio che dal cantiere, si sono potuti<br />

definire alcuni parametri chimico-fisici che possono utilmente orientare gli utilizzatori nella<br />

scelta del prodotto più idoneo tra quelli disponibili sul mercato (Figura 34).<br />

Si ricorda che si possono trovare in commercio anche fumi di silice non densificati e<br />

sottofomma di slurry al 50%<br />

Il dosaggio massimo consigliato non dovrebbe superare il 10-12% del peso del cemento,<br />

anche in considerazione della necessità di non far reagire tutta la calce libera e<br />

conseguentemente di non ridurre eccessivamente la basicità della pasta legante. Con un<br />

cemento CEM I il massimo della reazione pozzolanica si ha con il 20-25% di fumo di silice in<br />

peso sul peso del legante, con completa trasformazione della calce libera, inefficace dal punto<br />

di vista meccanico, in silicati di calcio idrati che partecipano allo sviluppo della resistenza del<br />

conglomerato indurito e con ottimale riempimento degli interspazi tra i granuli di cemento (fig.<br />

32): a questi altissimi dosaggi è necessario ricorrere, a volte, per la produzione di calcestruzzi<br />

iperesistenti. Al contrario della cenere volante, data l’estrema finezza il fumo di silice non può<br />

essere utilizzato come correttivo della granulometria dell’aggregato (I’ordine di grandezza non<br />

è compatibile) ma solo di quella del componente filler: è quindi impiegato, normalmente in<br />

parziale sostituzione del legante, per il confezionamento di calcestruzzi con particolari<br />

prestazioni:<br />

• ridottissima permeabilità all’acqua e ai gas;<br />

• alta durabilità anche per l’elevata riduzione del cernento consentita (fattore di efficacia K drca<br />

pari a 4) e conseguente riduzione della calce di idrolisi;<br />

• elevata resistenza meccanica con ridotto sviluppo di calore di idratazione.<br />

L’effetto filler e pozzolanico riducono dimensioni e volume delle porosità e di conseguenza la<br />

permeabilità della pasta di cemento: di qui il sensibile aumento delia resistenza agli agenti<br />

chimici aggressivi propria dei calcestruzzi in cui è presente tale aggiunta.<br />

3.3 LA LOPPA<br />

È una scoria che si forma negli altoforni per la produzione della ghisa e galleggia sopra la<br />

ghisa liquida: dopo essere stata fatta uscire e raffreddata repentinamente con getti d’acqua<br />

fresca, si trasforma in materiale con granuli di struttura non cristallina simili alla sabbia (loppa<br />

granulata d’altoforno).<br />

La loppa d’altoforno che contiene dal 30% al 45% di SiO2, finemente macinata si presenta<br />

sotto forma di polvere, con dimensione granulare variabile tra circa 1 e 100 µm e superficie<br />

specifica Blaine di circa 4000 cm2/g, quindi con caratteristiche molto vicine a quelle delle più<br />

utilizzate ceneri volanti.<br />

La loppa viene attualmente impiegata in Italia soprattutto per la produzione di alcuni tipi di<br />

cemento, classificati dalla norma UNI ENV 197/1 in funzione del contenuto di clinker e di loppa<br />

in fig. 35). Nel calcestruzzo indurito contenente loppa è particolarmente importante il<br />

miglioramento delle prestazioni meccaniche. Agli effetti della durabilità le prestazioni più<br />

interessanti si verificano nei confronti dell’attacco solfatico, della penetrazione dei clonuri,<br />

dell’attacco dei sali disgelanti (CaCI2) se il reattivo viene utilizzato in aggiunta al normale<br />

dosaggio di cemento) e, in misura minore degli effetti della carbonizzazione.


Tipo di cemento Clinker% Loppa%<br />

CEM II/A-S Cemento Portland 80-94 20-6<br />

CEM II/B-S alla loppa 65-79 35-21<br />

CEM III/AA Cemento d’alto forno 35-64 65-36<br />

CEM III/B 20-34 66-80<br />

CEM III/C 5-19 95-81<br />

CEM V/A Cemento composito 40-64 30-18<br />

CEM V/B 20-39 50-31<br />

Figura 35 - Classiifcazione dei cementi contenenti loppa,<br />

secondo UNI ENV 197/1<br />

4. <strong>AGGIUNTE</strong> E <strong>ADDITIVI</strong><br />

L’attività comune a tutte le aggiunte, sia pure con diverso grado di efficacia, è la reazione<br />

pozzolanica, che consiste nella combinazione tra il biossido di silice reattiva SiO2 e l’idrato di<br />

calcio Ca (OH)2 in presenza di acqua, con formazione di colloide idrosilicato di calcio C-S-H-<br />

[Ca(OH)2 + SiO2 + H2O = CS-H Geq, noto anche come “Tobermorite” (fig. 36).<br />

L’aumentato fabbisogno di acqua dovuto all’aggiunta di polveri fini o ultrafini all’impasto può<br />

vanificare totalmente o parzialmente gli effetti benefici di questa reazione, per cui è<br />

praticamente indispensabile utilizare i reattivi in abbinamento con un superfluidificante, dosato<br />

proporzionalmente al totale (peso del cemento + aggiunta): a parità di consistenza più<br />

l’aggiunta è fine, tanto maggiore è il dosaggio di superfluidificante (fig. 37).<br />

Nell’abbinamento delle ceneri con un superfluidificante non si notano particolari differenze di<br />

reattività tra le ceneri e le più comuni classi di questa famiglia di additivi (naftalensolfonato o<br />

melammina solfonata), per quanto riguarda la capacità di fluidificazione e dispersione, mentre<br />

si evidenzia un certo miglioramento con i prodotti melamminici agli effetti dello sviluppo delle<br />

resistenze meccaniche a brevissimo e breve termine.<br />

Anche per i fumi di silice valgono le considerazioni fatte per le ceneri circa la reattività con gli<br />

additivi superfluidificanti a base naftalenica o melamminica; in più si osserva che, data<br />

l’elevatissima superficie specifica del prodotto, ii dosaggio di additivo necessario per<br />

mantenere lo stesso rapporto A/C è normalmente maggiore di quello di normale impiego e che<br />

è possibile un’aggiunta volutamente elevata di superfluidificante, senza effetti di segregazione<br />

o b!eeding, per la ricerca di prestazioni massime (fi9. 38).<br />

L’impiego abbinato di un reattivo pozzolanico con un superfluidificante determina il<br />

miglioramento della maggior parte delle caratteristiche prestazionali del calcestruzzo indurito,<br />

in particolare:<br />

• permeabilità all’acqua: il 10% di aggiunta modificata con superfluidificante sul peso del<br />

cemento riduce la pemmeabilità all’acqua quasi a un sesto rispetto al calcestruzzo ordinario;<br />

prove di penetrazione eseguite secondo la DIN 1048, hanno fomito i valori di Fig. 39.


• altissime resistenze meccaniche: grazie alla combinazione cemento + aggiunta reattiva +<br />

superfluidificante, con aggregati di alta qualità è possibile raggiungere resistenze a<br />

compressione sino ad oggi impensabili per il calcestruzzo.<br />

%Silica fume modificato Profondità media di<br />

con superfluidificante penetrazione dell’acqua (mm)<br />

15 5<br />

10 10<br />

5 20<br />

2,5 30<br />

0 60<br />

Figura 39 - Profondità di penetrazione dell’acqua<br />

in calcestruzzi con classe di consistenza S4<br />

e dosaggi viariabili di fumi di silice e superfluidificante<br />

5. CONCLUSIONI<br />

La realizzazione di opere di calcestruzzo di buona qualità in generale e di elevata durabilità in<br />

particolare, dipende dal contributo delle diverse figure professionali coinvolte nel processo<br />

realizzativo e cioè il progettista, il confezionatore del calcestruzzo, I’esecutore dell’opera ed<br />

anche dalla messa in atto di necessari controlli.<br />

Carenze nello svolgimento del proprio ruolo in ciascuna di queste componenti può vanificare<br />

gli sforzi delle altre nel raggiungimento dell’obiettivo qualitativo prefissato.<br />

Dato il ruolo importante svolto dal calcestruzzo in sé sulla qualità dell’opera, chi progetta le<br />

miscele non può trascurare gli apporti, brevemente delineati in questa rassegna, che gli<br />

additivi possono dare per migliorare le caratteristiche del materiale.<br />

Si può affermare in sintesi che questi additivi, soprattutto i fluidificanti e i superiluidificanti,<br />

consentono un grado di libertà in più nella gestione di problemi cruciali come l’ottimizzazione<br />

dei rapporti resistenza/lavorabilità e qualità/costo.<br />

Affinché il loro contributo diventi effettivo è necessario non solo impiegarli seguendo le corrette<br />

modalità di utilizzo, ma anche operare opportune scelte d’acquisto in un inflazionato mercato<br />

di fornitori e di prodotti.<br />

Le conoscenze sulle caratteristiche ed applicazioni del calcestruzzo, la disponibilità di<br />

laboratori di controllo e di ricerca, sono importanti fattori di orientamento nella scelta del<br />

fornitore.<br />

In particolare un’attività produttiva nel settore degli additivi non può non fondarsi su un’ampia<br />

attività di ricerca, non solo di sviluppo ma anche di base, se si considera che sono prodotti<br />

relativamente recenti, le cui interazioni con i processi chimico-fisici che interessano la reologia<br />

e l’idratazione degli impasti cementizi sono molto complesse.


Per quanto riguarda la scelta degli additivi è opportuno far riferimento alle tipologie principali<br />

contemplate dalle vigenti normative diffidando dai prodotti dalle molteplici proprietà.<br />

È opportuno anche verificare la possibilià che il fornitore sia in grado di esibire certificazioni<br />

della rispondenza dell’additivo, per quanto riguarda costanza qualitativa, efficacia e assenza di<br />

effetti collaterali nocivi, alle attuali normative nazionali (UNI 7101 e seguenti) o, nel prossimo<br />

futuro, a normative comunitarie (CEN).<br />

In generale si possono dunque considerare gli additivi e le aggiunte pozzolaniche o a reazione<br />

idraulica latente come componenti del calcestruzzo finalizzate alla produzione di conglomerati<br />

cementizi di qualità, in particolare con effetti di miglioramento della durabilità nei confronti degli<br />

aggressivi naturali e della resistenza meccanica.<br />

Vogliamo chiudere con una considerazione e un avvertimento: utilizzare un additivo o un<br />

aggiunta come se fossero una panacea, pensando di trasformare un calcestruzzo scadente in<br />

uno di qualità è molte volte illusorio e spesso si addebita impropriamente, la cattiva qualità del<br />

calcestruzzo al componente meno conosciuto.<br />

Solo lo studio del proporzionamento dei costituenti fondamentali del calcestruzzo può garantire<br />

il risultato voluto: è in questa fase preliminare che gli additivi e aggiunte devono essere<br />

correttamente valutati e considerati, con pari dignità e importanza rispetto al cemento, agli<br />

aggregati e all’acqua.<br />

6. BIBLIOGRAFIA<br />

1. L RAGAZZI - “Impiegare gli additivi con profitto”. 1992<br />

2. G. ZAMBETTI - “Additivi e aggiunte per i calcestruzzi”. 1996. In concreto.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!