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DOCUMENTAZIONE ARCHEOLOGICA, STANDARD E ... - Epoch

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A. D’Andrea<br />

Figura 1: L’integrazione del computer nel processo di<br />

interpretazione ermeneutica (da LOCK 2003, fi g. 1.1). È<br />

importante evidenziare il ruolo di integrazione che il<br />

modello digitale esercita tra il data-model e la teoria<br />

28<br />

e mainframe. Ciò determina una<br />

notevole estensione delle applicazioni<br />

fi nalizzate al management dei dati a<br />

livello locale, regionale e nazionale<br />

con un grande impatto sullo sviluppo<br />

di nuove professionalità.<br />

Concepito come strumento fi nalizzato<br />

esclusivamente alla gestione delle<br />

informazioni, il computer non sembra<br />

ricevere alcuna particolare attenzione<br />

da parte dei sostenitori della Post-<br />

Processual Archaeology; l’informatica<br />

in archeologia perde rilievo nel dibattito<br />

teorico ed in quello metodologico.<br />

Non bisogna pensare, tuttavia,<br />

che sia la sola infl uenza della Post-<br />

Processual Archaeology a determinare la riduzione dell’importanza dell’archeologia<br />

computazionale nelle indagini e nella teoria archeologica. Prevale dappertutto un certo<br />

scetticismo verso l’uso dei metodi informatici e solo negli USA si mantiene una parziale<br />

considerazione dell’uso del computer grazie ad un trend di tipo positivista che continua<br />

ad alimentare l’idea che solo attraverso l’uso dell’elaboratore elettronico sia possibile<br />

documentare empiricamente qualsiasi ricostruzione e/o interpretazione.<br />

3. L’ARCHEOINFORMATICA NEGLI ANNI 80’-90’<br />

A partire dagli anni ’80 le tecniche digitali furono adoperate per il trattamento della grafi ca<br />

vettoriale e raster: tra queste ultime si segnalano soprattutto le applicazioni nel campo del<br />

telerilevamento e le prime esperienze nel settore dei GIS. Tuttavia, già alla fi ne degli anni<br />

‘70 era maturata l’esigenza, sorta innanzitutto in ambito francese, di ricorrere all’informatica<br />

come strumento per un più rapido e semplice accesso ai dati ed alle basi di dati documentarie.<br />

Testimonianza di ciò si ha anche in Italia soprattutto con la realizzazione di alcuni programmi<br />

ministeriali (i cd. Giacimenti Culturali), destinati nella prima metà degli anni ‘80 alla<br />

catalogazione dei beni culturali. Nonostante le premesse, questa esperienza italiana è stata<br />

considerata del tutto fallimentare, poiché non ha prodotto né un reale avanzamento nelle<br />

forme della gestione delle risorse archeologiche, che rimangono ancora oggi in larga parte<br />

manuali, né un rinnovamento della cultura della valorizzazione legata alle forme tradizionali<br />

della comunicazione (mostre, percorsi, itinerari, parchi, etc.).<br />

Tra i più signifi cativi sviluppi che caratterizzano alla fi ne degli anni ’80 l’industria del<br />

software, si segnalano i GIS; concepiti per le indagini territoriali in forma di presentazione<br />

ed analisi di dati riferiti spazialmente, questi strumenti incontreranno subito il favore degli<br />

specialisti della Landscape Archaeology. Particolare impatto avranno i GIS nel CRM (Cultural<br />

Resource Management) soprattutto in quanto, attraverso i modelli predittivi, sarà possibile<br />

integrare dati di natura diversa allo scopo di realizzare carte archeologiche, queste ultime<br />

anche utilizzabili per la gestione e sviluppo del territorio moderno. Sebbene in alcuni casi

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