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DOCUMENTAZIONE ARCHEOLOGICA, STANDARD E ... - Epoch

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Documentazione Archeologica, Standard e Trattamento Informatico<br />

5. ALCUNE CONCLUSIONI<br />

La codifi ca rappresenta lo stadio preliminare di qualsiasi trattamento informatico poichè<br />

consente di trasformare i dati infi niti scritti dal ricercatore in linguaggio naturale in variabili<br />

fi nite di tipo quantitativo e qualitativo. Per fare ciò gli archeologi (come i fi sici d’altra parte)<br />

usano un formalismo matematico che trasforma la materialità degli oggetti in elementi di<br />

un discorso digitale. Questo processo è fortemente arbitrario e fi nisce con il rappresentare<br />

spesso una forzatura della realtà fi sica (il riduzionismo dell’archeologia Processuale). Ma<br />

se il linguaggio matematico della scienza crea demarcazioni artifi ciali in bianco e nero, la<br />

ragione o il buon senso possono per certi versi sfumarli (KOSKO 1995).<br />

Il tema della codifi ca in campo archeologico e del trattamento informatico dei dati è stato<br />

a lungo trattato da J.C. Gardin; lo studioso francese considerava il problema della codifi ca<br />

uno dei momenti essenziali dell’attività di un archeologo. È del 1955 il primo contributo che<br />

J.C. Gardin (1955) dedica al dominio del trattamento automatico della documentazione. Il<br />

lavoro, realizzato in America, si basava sulla descrizione di circa 300 strumenti dell’età del<br />

bronzo “meccanizzati” con schede perforate.<br />

La codifi ca e l’elaborazione sono le due facce di qualsiasi procedimento informatico,<br />

tuttavia in campo archeologico il passaggio è duplice poiché è la formalizzazione archeologica<br />

che deve poi essere “adeguata” al sistema discreto e con la variabili fi nite della codifi ca<br />

digitale. E in questo doppio passaggio devono essere sempre considerate le necessità di<br />

adattamento della struttura formale da un sistema di conoscenza e gestione all’altro.<br />

Nel processo di codifi ca i linguaggi si moltiplicano e rischiano di confondersi laddove<br />

anche le fi nalità e gli obiettivi della informatizzazione richiedano diverse strutture formali.<br />

Infatti per le analisi di tipo quantitativo o ricerche documentarie i processi di formalizzazione<br />

e di codifi ca delle variabili non potranno essere certamente identici; analogamente la<br />

strutturazione delle informazioni per la creazione di strumenti multimediali dovrà essere<br />

realizzata valutando ad esempio gli obiettivi di comunicazione didattica o scientifi ca o<br />

verso il grande pubblico.<br />

Per agevolare il lavoro degli archeologi la fase della codifi ca è in genere preceduta da<br />

uno stadio di descrizione formalizzato del protocollo descrittivo che consiste in dizionari,<br />

thesauri e vocabolari o, più semplicemente, liste controllate di valori il cui scopo è facilitare<br />

la fase del data-entry da parte degli archeologi evitando i rischi della disomogeneità nella<br />

creazione dei dati digitali (vedi il capitolo 6).<br />

Tuttavia, nella ricerca di una verità informatica che muova da dati inoppugnabili e<br />

riconosciuti da tutti allo stesso modo e con lo stesso signifi cato, gli archeologi sembrano<br />

cadere nel tranello di “forzare” le leggi della matematica (pensiamo ad esempio alla<br />

costruzione di liste di presenza/assenza di oggetti, alla creazione di elenchi di distribuzione<br />

o, ancora, alla costruzione di generalizzazioni di tipo cross-cultural) e di vedere il mondo<br />

con occhi arbitrari.<br />

Se è vero, come ha affermato a mio giudizio correttamente, I. Hodder (1999, p. 36) che<br />

«…you cannot see ‘what is there’ until you know how to look for it», nella creazione del dato<br />

occorre concentrarsi:<br />

• sulla defi nizione chiara dei presupposti di partenza;<br />

• sulle fi nalità di ricerca;<br />

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