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Scarica il NUMERO 4 – Dicembre 2011-Marzo ... - Banca Don Rizzo

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Anno 2 - N. 1 - <strong>Dicembre</strong> <strong>2011</strong> - <strong>Marzo</strong> 2012 - Registrazione n. 336 del 20 <strong>Dicembre</strong> 2010. Distribuzione gratuita<br />

Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori<br />

La galassia<br />

del credito<br />

cooperativo<br />

BCC<br />

un futuro<br />

da scrivere


Periodico QUAdriMeSTrALe<br />

di iNForMAZioNe deLLA<br />

BANcA doN riZZo<br />

Anno 2, n. 1, <strong>Dicembre</strong> <strong>2011</strong> - <strong>Marzo</strong> 2012<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Antonio prof. Fundarò<br />

COMITATO DI DIREZIONE<br />

Giuseppe dott. Mistretta Presidente <strong>Banca</strong> don rizzo<br />

Carmelo dott. Guido direttore Generale <strong>Banca</strong> don rizzo<br />

Enzo dott. Nuzzo Vice Presidente <strong>Banca</strong> don rizzo<br />

Antonio prof. Fundarò direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

Pasquale prof. Hamel responsab<strong>il</strong>e comitato Scientifico<br />

Salvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing <strong>Banca</strong> don rizzo<br />

REDAZIONE<br />

Ufficio marketing e comunicazione<br />

Via Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp)<br />

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALE<br />

Stampa<br />

Stampato in Italia presso Arti Grafiche Campo S.r.l, Alcamo.<br />

Fotografie, testi e <strong>il</strong>lustrazioni<br />

La rivista pubblica solo gli articoli commissionati.<br />

Eventuali proposte di contributi vanno inoltrate al Comitato<br />

Editoriale alla seguente ema<strong>il</strong>: proposteecontributi@donrizzo.it<br />

Grafica ed impaginazione<br />

ADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio.<br />

L’editore si dichiara disponib<strong>il</strong>e a regolare eventuali spettanze<br />

per quelle immagini di cui non sia stato possib<strong>il</strong>e reperire la<br />

fonte.<br />

I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono ut<strong>il</strong>izzati<br />

esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono<br />

ceduti a terzi per nessun motivo.<br />

Resta ferma la possib<strong>il</strong>ità per l’interessato di esercitare i diritti di<br />

cui all’articolo 13 della legge 675/96.<br />

Pubblicazione quadrimestrale.


4 LETTERA APERTA<br />

DEL PRESIDENTE CARINI CRESCE CoN Co.P.A.L. 20<br />

LETTERA APERTA<br />

DEL DIRETToRE GENERALE<br />

LA GALASSIA DEL CREDITo<br />

CooPERATIvo: IDENTITà<br />

E vALoRI. INTERvISTA<br />

AD ALESSANDRo mESSINA<br />

BCC: uN fuTuRo<br />

DA SCRIvERE<br />

RITA BARBERA NEL BENE E NEL<br />

mALE DI quESTA TERRA DI SICILIA<br />

vITo ASTA, uN ARTIGIANo<br />

PRESTATo ALLA fINANzA,<br />

ALL’ECoNomIA E ALLA PoLITICA<br />

34 42<br />

LA BARuNISSA DI CARINI L’ASSoCIAzIoNE SoCI GIovANI<br />

DELLA BANCA DoN RIzzo<br />

“PER uN fuTuRo DA SCRIvERE”<br />

5 24<br />

I CoLoRI E LE foRmE DELL’oLIvo<br />

PER uN oLIo DA AmARE<br />

E GuSTARE<br />

6 26<br />

3S, ImPRESA DI AuToDEmoLIzIoNI<br />

8 28<br />

SAPoRI E CoLoRI<br />

DA GuSTARE E GuARDARE<br />

EDELwEISS<br />

10 30<br />

GouT S.R.L.<br />

LEADER NEL SETToRE<br />

DELLA CommERCIALIzzAzIoNE<br />

E DELLA DISTRIBuzIoNE<br />

11 31<br />

CEDI SISA SICILIA<br />

LEADER DEL SETToRE<br />

ALImENTARE E DELLA<br />

DISTRIBuzIoNE IN SICILIA<br />

12 33<br />

CARINI LA SuA SToRIA IL CuoRE DEL NoSTRo LAvoRo<br />

NTERvISTA AL SoCIo DELLA BANCA<br />

DoN RIzzo ING. LoRENzo GENovA<br />

LE TRADIzIoNI PoPoLARI<br />

A CARINI<br />

CARINI CITTà D’ARTIGIANATo,<br />

DI CommERCIo, D’INDuSTRIA,<br />

D’ISTRuzIoNE<br />

16 34<br />

LA BARuNISSA DI CARINI<br />

18 35<br />

ALLA SCoPERTA<br />

DI uN ANTICo PoETA CARINESE<br />

“PAoLo GAmBINo”


27 GENNAIo 2012<br />

GIoRNo DELLA mEmoRIA<br />

IL PENSIERo DI ChI NoN C’ERA…<br />

36 CERImoNIA DI PRESENTAzIoNE<br />

DEI NuovI SoCI<br />

E DEL BILANCIo SoCIALE 2010<br />

ADozIoNI A DISTANzA 37<br />

LE AGENzIE DI RATING.<br />

BuRATTINAI DEI<br />

mERCATI fINANzIARI?<br />

SOMMARIO<br />

48 52<br />

“SCuoLA PER GENIToRI”<br />

uN PRoGETTo PER LE NuovE<br />

GENERAzIoNI CoN LA DIREzIoNE<br />

DI PAoLo CREPET<br />

LE GIoRNATE DELLA PREvENzIoNE<br />

E LA muTuALITà<br />

DI BANCA DoN RIzzo<br />

CooPERATIvA ARTISTICA<br />

“ComPAGNIA PICCoLo TEATRo”<br />

27 GENNAIo 2012<br />

GIoRNo DELLA mEmoRIA<br />

IL PENSIERo DI ChI NoN C’ERA…<br />

46<br />

47<br />

38 48<br />

39 49<br />

IL PRoGETTo SALES foRCE GIuSEPPE TRovATo fIRmA<br />

L’ADESIoNE ALL’AIDo NEL GIoRNo<br />

DEL Suo 18 ComPLEANNo<br />

L’AGENzIA DI CARINI<br />

NEL TERRIToRIo<br />

40 50<br />

IL CoNCoRSo foToGRAfICo<br />

BANCA DoN RIzzo<br />

“I LuoGhI INToRNo A NoI”<br />

41 52<br />

BCC SAN mARzANo “SCuoLA PER GENIToRI”<br />

uN PRoGETTo PER LE NuovE<br />

GENERAzIoNI CoN LA DIREzIoNE<br />

DI PAoLo CREPET<br />

L’ASSoCIAzIoNE SoCI GIovANI<br />

DELLA BANCA DoN RIzzo<br />

“PER uN fuTuRo DA SCRIvERE” 42 GLI AuToRI DI quESTo NumERo 54<br />

IL PuNTo DI vISTA<br />

DI uN GIovANE DIPENDENTE<br />

DELLA BCC “DoN RIzzo”<br />

IL RuoLo E L’ESIGENzA<br />

DEL SILENzIo<br />

NELLA NoSTRA SoCIETà<br />

44<br />

45


Lettera aperta del<br />

Presidente<br />

Nell’anno appena trascorso, abbiamo adeguato la<br />

nostra struttura organizzativa e le nostre modalità<br />

operative alle sfide che le recenti tecnologie<br />

dell’informazione ed i mercati sempre più globali<br />

e competitivi hanno posto a tutti noi, alle nostre<br />

imprese e ai nostri giovani.<br />

In questo periodo di crisi profonda, <strong>il</strong> nostro<br />

rinnovamento non ha, però, modificato i valori di<br />

riferimento che erano e sono tutt’oggi punti distintivi<br />

di una BCC. Abbiamo concepito l’attività creditizia e<br />

finanziaria, incentrandola sulla creazione del valore a<br />

beneficio dei nostri soci e dei nostri clienti, mirata ad<br />

incentivare la coesione sociale, la promozione della<br />

cooperazione e a svolgere una funzione di sostegno<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo del territorio.<br />

Valori che continuano e continueranno ad orientare<br />

l’operato della nostra <strong>Banca</strong>, che ha sempre dedicato<br />

particolare attenzione alla qualità della vita della<br />

propria comunità, al valore sociale dell’attività<br />

creditizia ed alla responsab<strong>il</strong>ità sociale d’impresa che<br />

essa implica.<br />

La crisi che stiamo vivendo, comunque, non è soltanto<br />

quella del capitalismo e dei mercati in senso stretto, ma è una crisi di valori che ruotano intorno al sistema<br />

finanziario e la cui mancanza pregiudica l’attendib<strong>il</strong>ità e la fiducia esternate nei confronti delle comunità, i veri<br />

e propri anelli deboli di tale recessione.<br />

In questo contesto, la nostra <strong>Banca</strong> e, più in generale, <strong>il</strong> movimento del Credito Cooperativo, pur subendone le<br />

conseguenze indirette, è riuscito a non rimanere direttamente e pesantemente coinvolto dalla crisi.<br />

Il nostro modo di essere “Banche differenti” ci ha consentito di svolgere a pieno <strong>il</strong> ruolo di Banche del territorio,<br />

rivolte agli uomini e non ai capitali, vicini all’economia reale dei luoghi in cui siamo storicamente radicati.<br />

Solo un’istituzione credib<strong>il</strong>e e coesa, che gode della fiducia e della considerazione dei propri interlocutori,<br />

può, pertano, mettere radici salde e durature ed essere in grado di resistere alle “intemperie economiche” di<br />

momenti diffic<strong>il</strong>i come questo.<br />

Da 110 anni, infatti, è proprio tale spirito che ci ha permesso di crescere e far crescere la nostra collettività e <strong>il</strong><br />

nostro territorio e, anche per l’anno appena trascorso, abbiamo ritenuto di avere <strong>il</strong> dovere morale e sociale di<br />

raccontarvi un altro spaccato di vita vissuto assieme nel più puro e profondo st<strong>il</strong>e Cooperativo.<br />

4<br />

Giuseppe Mistretta<br />

Presidente <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Carmelo Guido<br />

Direttore Generale <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

Lettera aperta del<br />

Direttore Generale<br />

Ci siamo lasciati alle spalle <strong>il</strong> <strong>2011</strong> con l’ennesima grande<br />

manovra economica di fine anno, indispensab<strong>il</strong>e per<br />

evitare di cadere in quel baratro nel quale eravamo ormai<br />

sul punto di precipitare. Quattro o cinque provvedimenti<br />

che hanno rappresentato - e rappresenteranno - una prova<br />

durissima per un Paese che è apparso, in alcuni momenti,<br />

come un vascello alla deriva in un mare in tempesta.<br />

Il 2012 non sembra essere iniziato sotto auspici migliori,<br />

specialmente se consideriamo alcuni misuratori di quella<br />

che sembrerebbe la “febbre” incurab<strong>il</strong>e di questo Paese: <strong>il</strong><br />

famoso spread tarda a scendere e la borsa italiana non dà<br />

segnali migliori. Nuvoloni neri appaiono sul versante della<br />

vita quotidiana delle famiglie ed i consumi languono.<br />

Insomma, uno scenario da depressione…<br />

Ma se prestassimo un po’ più di attenzione ad altri segnali<br />

che emergono in f<strong>il</strong>igrana - e, dunque, in maniera meno<br />

evidente - nel tessuto socio-economico del nostro Paese,<br />

forse potremmo renderci conto che la situazione in cui<br />

versa l’Italia non coincide esattamente con quella che i<br />

media spesso ci presentano, e che la realtà, se guardata<br />

con acume e obiettività, mostra con chiarezza la verità<br />

sottesa agli avvenimenti.<br />

Infatti, proprio partendo dallo spread, ci accorgiamo che i tassi d’interesse sui titoli di Stato a breve termine - fino a due<br />

anni, in particolar modo - nelle ultime aste si sono dimezzati. Segnale, dicono gli esperti, che in seguito alla manovra<br />

l’ipotesi di un default dell’Italia, nel breve periodo, appare fortunatamente più lontana, ma non tanto da escludersi,<br />

purtroppo, nel lungo. Speculazione a parte, ciò fa ben sperare, perché sta a significare che le misure adottate vengono<br />

giudicate, dagli “addetti ai lavori”, ut<strong>il</strong>i ed adeguate ad affrontare seriamente i problemi che affliggono <strong>il</strong> nostro Paese.<br />

Significa, dunque, che i mercati hanno apprezzato la decisione di creare un governo tecnico, composto da persone<br />

capaci e responsab<strong>il</strong>i, e che la nostra classe politica - resasi conto del gravissimo pericolo che l’Italia correva a causa<br />

del clima esasperato e del conseguente stallo che si era creato - ha saputo mettere in secondo ordine i propri interessi<br />

particolari ed ha anteposto a quelli l’interesse generale ed <strong>il</strong> bene comune. Per scelta o per necessità.<br />

Provvedimenti notati ed apprezzati nel consesso internazionale, che hanno ripagato, in termini di riconoscimento,<br />

un Paese che per differenti motivi - e senza volersi addentrare nel merito delle singole responsab<strong>il</strong>ità - aveva perso<br />

pesantemente credib<strong>il</strong>ità.<br />

Serietà, capacità, responsab<strong>il</strong>ità, bene comune, interesse generale sono termini che erano quasi del tutto scomparsi dal<br />

nostro lessico o - nel migliore dei casi - depotenziati del loro significato, quasi che se ne potesse fare a meno o si potesse<br />

continuare a vivere spensieratamente in un mondo che - per la sua strutturale “interconnessione”, generata e alimentata<br />

dai mezzi di comunicazione - consente a qualsiasi essere umano, in qualsiasi parte del globo, di “osservare” e valutare gli<br />

atteggiamenti dell’altro.<br />

Il mondo globale, unico, interconnesso, popolato da sette m<strong>il</strong>iardi di individui che vivono virtualmente “a contatto”<br />

gli uni con gli altri, e che dunque si “guardano” e giudicano vicendevolmente, impone dei limiti e dei vincoli ai nostri<br />

comportamenti ai quali non è possib<strong>il</strong>e sottrarsi. Altro che tornare a mettere le frontiere o alzare barricate per non fare<br />

entrare lo straniero!<br />

La globalizzazione nel campo della comunicazione non costituisce, tuttavia, uno strumento di soppressione della<br />

libertà personale, bensì ci invita al rispetto di quella buona norma del vivere civ<strong>il</strong>e, onesto e morigerato alla quale ci<br />

siamo attenuti per tanto tempo ma che forse noi italiani, sopite le antiche virtù e risvegliati gli atavici vizi, avevamo<br />

dimenticato. Ma sono convinto che la forte presa di coscienza alla quale siamo stati sottoposti negli ultimi anni ci farà<br />

ritrovare le capacità perdute e ci farà tornare a vivere secondo modelli e comportamenti meno egoistici e più attenti<br />

a mettere sempre in pratica, ovunque ci troviamo ed in qualunque circostanza della vita, uno spirito di servizio, di<br />

collaborazione e di cooperazione, ricordandoci che ciò che possediamo non va sperperato, ma custodito come un<br />

tesoro da tramandare alle nuove generazioni, affinché ne facciano un uso altrettanto cosciente e responsab<strong>il</strong>e.<br />

N. 1 2012<br />

5


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Intervista<br />

6<br />

La Il progetto galassia legalità del credito cooperativo<br />

La galassia del credito<br />

cooperativo: identità e valori.<br />

Intervista ad Alessandro Messina<br />

di Antonio Fundarò<br />

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, in una<br />

udienza ai membri dell’Istituto Centrale per<br />

le Banche di Credito Cooperativo (ICCREA), <strong>il</strong><br />

26 Giugno 1998, affermava “ […] La struttura<br />

stessa delle Banche di Credito Cooperativo,<br />

che si fonda su società di persone e non<br />

di capitali, lascia intendere che obiettivo<br />

primario non è <strong>il</strong> lucro, ma <strong>il</strong> soddisfacimento di esigenze di ut<strong>il</strong>ità sociale. Il<br />

cap<strong>il</strong>lare radicamento nel territorio, poi, permette ai soci di conoscere le reciproche<br />

possib<strong>il</strong>ità e capacità, come anche di intervenire efficacemente nell’ambito della<br />

realtà locale. Un significativo servizio viene così reso all’armonia e al benessere<br />

dell’intera società che può avvalersi di qualità e risorse personali, altrimenti esposte<br />

ad essere trascurate. […]”. Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Messina responsab<strong>il</strong>e<br />

per le r ni qualitative (soft information) nella valutazione del merito di credito, di<br />

capacità di risposta alle esigenze di famiglie e piccole imprese. Senza dimenticare<br />

la potente attualità della forma cooperativa, che non a caso è celebrata quest’anno<br />

dalle Nazioni Unite».<br />

«Qual è la qualità la mission che contraddistingue <strong>il</strong> credito cooperativo?»<br />

«Certamente la sintesi più efficace è nell’articolo 2 del nostro Statuto tipo, che<br />

finalizza l’attività bancaria allo sv<strong>il</strong>uppo delle comunità di riferimento, enfatizzando<br />

la funzione educativa al risparmio e alla previdenza. Sono temi quanto mai attuali e<br />

r<strong>il</strong>evanti in un Paese in cui ancora è esclusa dai servizi bancari una fetta di popolazione<br />

importante, che la Commissione europea quantifica al 16%. Inclusione finanziaria,<br />

ut<strong>il</strong>izzo dei risparmi per <strong>il</strong> sostegno all’economia dei territori, pratica concreta ed<br />

efficace di democrazia economica. Tutto questo oggi qualifica l’azione delle BCC».<br />

«Quali sono i fondamenti identitari della BCC?»<br />

«Per rispondere a questa domanda servono almeno tre diversi paia d’occhiali. Quello<br />

della «buona banca», che è tale se garantisce l’attenta gestione dei risparmi che<br />

riceve e concede credito con la giusta saggezza. Quello della «buona cooperativa»,<br />

che deve sempre mettere al primo posto i soci, deve preoccuparsi di come gli<br />

strumenti di governance siano adeguati a rappresentare le istanze del territorio,<br />

deve trovare strade di effettività nelle forme di coagulazione del consenso,<br />

dall’assemblea alle consulte, passando per l’ormai ineludib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzo delle nuove<br />

tecnologie. Infine, ma niente affatto ultimi, vi sono gli occhiali di quella «buona<br />

impresa» che una BCC deve comunque essere, fondamentali oggi, tra tempeste<br />

finanziarie globali e crisi dei modelli produttivi. L’efficienza è la strada maestra per<br />

praticare una solidarietà concreta e sostenib<strong>il</strong>e. Tenere insieme queste prospettive<br />

non è sempre semplice. Il rischio è di perdersi nel mare aperto delle emergenze e<br />

delle singole angolazioni, già abbastanza complesse prese una per una. Per aiutare<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


a «tenere la rotta» oggi abbiamo uno strumento in più,<br />

un cruscotto gestionale a più dimensioni che, a partire<br />

dalla misurazione di indici sintetici della “Metrica<br />

mutualistica” può aiutare la singola BCC ad individuare<br />

punti di forza e di debolezza, dunque anche gli spazi di<br />

miglioramento e le opportunità di sv<strong>il</strong>uppo. Senza mai<br />

perdere di vista l’identità».<br />

«La struttura organizzativa della banca di credito<br />

cooperativo sembra improntata ai più moderni<br />

princìpi di sussidiarietà…»<br />

«Sono in Federcasse relativamente da poco (apr<strong>il</strong>e<br />

<strong>2011</strong>). Ma studio <strong>il</strong> Credito Cooperativo da diversi anni.<br />

Ciò che ancora mi stupisce positivamente è l’efficacia<br />

e la modernità del modello sussidiario che è stato<br />

costruito in questi ultimi 20 anni, diciamo dalla riforma<br />

del Tub in poi. Il delicato, ma solido, equ<strong>il</strong>ibrio tra istanze<br />

locali e strategia generale è oggi una grande ricchezza,<br />

tanto più di valore se confrontata con lo sgretolarsi<br />

di quasi ogni forma coesa di istituzione nel Paese. Il<br />

Credito Cooperativo è un vero modello sussidiario,<br />

tra i più concreti in Italia. Un’altra responsab<strong>il</strong>ità nei<br />

confronti delle generazioni future».<br />

«Quali sono le nuove linee di piano strategico per i<br />

prossimi anni?»<br />

«Fare finanza nel 2012 è una sfida grande. Che<br />

mette alla prova la tenuta dell’identità, le capacità<br />

manageriali, la continuazione di quel percorso<br />

impetuoso di crescita degli ultimi anni. Proprio la<br />

sussidiarietà deve costituire la chiave di accesso alla<br />

soluzione. Va rideclinata per consentire al «sistema»<br />

di affrontare al meglio i mercati. Occorre perseguire<br />

le massime sinergie e l’efficienza complessiva interna<br />

al «sistema»: tra BCC e Federazioni Locali, tra esse e le<br />

società di servizi, con le banche di secondo livello e la<br />

Federazione nazionale. Il Congresso tenutosi a Roma<br />

in dicembre ha senza dubbio segnato un notevole<br />

passo avanti rispetto alla consapevolezza di alcune<br />

di queste scelte e alla individuazione delle soluzioni.<br />

Starà a tutti noi ora contribuire a realizzarle».<br />

N. 1 2012<br />

7<br />

AlessAndro MessinA nasce a Roma<br />

nel 1969, dove si laurea, in Economia e<br />

commercio, all’Università La Sapienza (con<br />

lode), specializzandosi in Finanza alla Luiss-<br />

Scuola di management.<br />

Oggi lavora per <strong>il</strong> Credito Cooperativo di<br />

cui, a livello della Federazione nazionale, è<br />

responsab<strong>il</strong>e per le Relazioni con le imprese.<br />

È stato:<br />

• responsab<strong>il</strong>e del settore crediti presso<br />

l’Associazione bancaria italiana (2008-<strong>2011</strong>)<br />

• responsab<strong>il</strong>e del controllo strategico, come<br />

dirigente generale del Secin, del Ministero<br />

della solidarietà sociale (2007-2008);<br />

• responsab<strong>il</strong>e del programma di sostegno<br />

alle piccole imprese del Comune di Roma,<br />

come dirigente dell’ufficio Autopromozione<br />

sociale (2004-2007);<br />

• presidente dell’Associazione finanza<br />

etica, che raggruppava tutti gli operatori<br />

nazionali del settore (2001-2003);<br />

• direttore di Lunaria, associazione attiva<br />

nella promozione del terzo settore e del<br />

volontariato internazionale, con la quale<br />

- tra l’altro - ha contribuito all’ideazione<br />

e lancio della campagna Sb<strong>il</strong>anciamoci!,<br />

per la riforma della spesa pubblica, e alla<br />

costruzione del Quars, indice di misurazione<br />

della qualità dello sv<strong>il</strong>uppo regionale<br />

(1997-2003).<br />

Incarichi di studio e ricerca:<br />

Insegna all’Università di Tor Vergata di Roma<br />

Economia del nonprofit, materia che ha<br />

insegnato anche nelle università di Urbino e<br />

Ferrara.<br />

È stato ricercatore economista presso l’Istat<br />

(contab<strong>il</strong>ità nazionale) e l’Università La<br />

Sapienza (dipartimento di economia pubblica).


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

BCC: un futuro da scrivere<br />

di Claudia Benedetti<br />

2.230 congressisti, 400 accompagnatori, 70 ospiti, 20<br />

relatori (rappresentanti del mondo delle istituzioni, di<br />

quello accademico, politico e culturale) e 50 giovani<br />

soci che hanno prolungato la loro presenza rispetto ai<br />

220 che hanno partecipato al 2° Forum Giovani Soci<br />

dell’8 dicembre: i “numeri” del XIV Congresso Nazionale<br />

del Credito Cooperativo svoltosi a Roma dall’8 all’11<br />

dicembre scorso sono stati certamente importanti.<br />

Ma ancora più di r<strong>il</strong>ievo sono state le tesi e le proposte<br />

emerse attorno al tema Futuro da scrivere. Sguardi,<br />

strategie, strumenti delle BCC per accompagnare l’Italia.<br />

Molte erano in effetti le attese rispetto ad un evento che<br />

si teneva a sei anni dall’ultima assise di Parma, chiamato<br />

a fare <strong>il</strong> punto sullo stato di salute della cooperazione<br />

mutualistica di credito nel nostro Paese e sulle sue<br />

strategie di sv<strong>il</strong>uppo.<br />

Come ha sottolineato <strong>il</strong> presidente di Federcasse<br />

Alessandro Azzi nella sua relazione di apertura, in tempi<br />

di “inquietudini e timori” la cooperazione di credito<br />

italiana ha voluto, da un lato riaffermare con orgoglio<br />

l’importanza del proprio ruolo di sostegno all’economia<br />

reale, dall’altro, dire con chiarezza che <strong>il</strong> modello delle<br />

BCC ha ora bisogno, per riuscire a disegnare un futuro<br />

a beneficio del sistema Paese, di nuovi strumenti<br />

organizzativi come anche di una rinnovata attenzione<br />

da parte dei regolatori, anche per salvaguardare quella<br />

“biodiversità bancaria” che rappresenta un valore<br />

per lo stesso mercato. Non a caso, <strong>il</strong> Presidente della<br />

Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo messaggio<br />

augurale ai congressisti, ha ribadito come “<strong>il</strong> modello<br />

del Credito Cooperativo, basato sui principi della<br />

8<br />

La galassia del credito cooperativo<br />

democrazia economica, ha contribuito fortemente alla<br />

crescita sociale e civ<strong>il</strong>e” dell’intera nazione.<br />

Momento particolarmente significativo del Congresso<br />

è stato l’annuncio dato dal Vice Direttore Generale della<br />

<strong>Banca</strong> d’Italia, Anna Maria Tarantola, della approvazione -<br />

avvenuta nei giorni precedenti - dello Statuto del Fondo<br />

di Garanzia Istituzionale del Credito Cooperativo (FGI) da<br />

parte dell’autorità di Vig<strong>il</strong>anza. Un progetto che rafforzerà<br />

la garanzia di stab<strong>il</strong>ità e solidità del sistema BCC nei<br />

confronti dei soci e dei clienti, con importanti vantaggi<br />

nell’accesso ai mercati ed in prospettiva regolamentari.<br />

Concludendo i lavori, <strong>il</strong> presidente Azzi ha sottolineato<br />

i risultati del Congresso, in termini di sguardi nuovi,<br />

strategie, strumenti. I convegnisti portano a casa la<br />

consapevolezza che i problemi si risolvono insieme;<br />

la coscienza che i problemi sono comuni, anche<br />

all’interno dell’industria bancaria; <strong>il</strong> dato non scontato<br />

dell’approvazione dello statuto del FGI; la determinazione<br />

di agire rapidamente per dare concrete risposte ai temi<br />

chiave posti dal dibattito.<br />

Il primo di questi temi è l’innovazione. Ed <strong>il</strong> FGI<br />

rappresenta certamente uno strumento strategico<br />

dell’innovazione nel Credito Cooperativo. Come ha<br />

affermato Anna Maria Tarantola, “<strong>il</strong> Fondo di Garanzia<br />

Istituzionale può rappresentare un’importante<br />

opportunità anche per riorganizzare l’intera rete, non va<br />

sprecata”.<br />

Proprio la rete è un’altra questione-chiave. Occorre<br />

superare, come sostenuto dal prof. Carretta nel suo<br />

intervento, <strong>il</strong> modello della rete come “ragnatela senza<br />

ragno”: perfino i ragni sanno essere cooperativi nel<br />

tessere la loro ragnatela! E ognuno nella rete del Credito<br />

Cooperativo ha un proprio ruolo. Vanno allora coltivati<br />

tutti gli spazi di maggiore efficienza, per realizzare<br />

economie di scala e di scopo, nonché di specializzazione<br />

per accrescere la qualità dei servizi e razionalizzare i costi.<br />

In questa direzione, la delibera approvata nella seconda<br />

giornata dei lavori dal Consiglio Nazionale ha posto<br />

all’ordine del giorno dei lavori <strong>il</strong> riassetto del versante<br />

associativo, la necessità di procedere alla razionalizzazione<br />

nel comparto dei centri servizi e dell’informatica, le<br />

sinergie tra le banche di secondo livello.<br />

Occorre poi investire nelle competenze, nella<br />

cultura, nella qualità delle persone. Dobbiamo<br />

costruire competenza tecnica, coscienza e uno spread<br />

anche spirituale, come lo ha definito <strong>il</strong> prof. Magatti<br />

nel suo intervento. E <strong>il</strong> cardinale Ravasi lo ha a sua<br />

volta rimarcato, incoraggiando <strong>il</strong> Credito Cooperativo<br />

a non impoverire, non inaridire <strong>il</strong> suo fare banca.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Anche <strong>il</strong> rinnovo del contratto collettivo nazionale di<br />

lavoro dovrà considerare poi le esigenze sobrietà e<br />

flessib<strong>il</strong>ità che <strong>il</strong> contesto impone.<br />

Costante attenzione merita <strong>il</strong> tema della coerenza:<br />

la BCC è un’impresa. Cooperativa. Mutualistica. Tutto<br />

insieme. Mentre si fa banca, si fa cooperativa mutualistica.<br />

Altrimenti si è un altro tipo di banca. Ed <strong>il</strong> tema delle<br />

generazioni, in particolare dell’attenzione concreta ai<br />

giovani, lavorando per suscitare la loro adesione.<br />

Le altre parole scritte nel simbolo del Congresso (la rosa<br />

dei venti) erano:<br />

• mutualità. E la crisi ha rafforzato l’esigenza della<br />

mutualità interna (ad esempio nella gestione della<br />

liquidità);<br />

• qualità. E le BCC hanno sottolineato la volontà di<br />

ripensare <strong>il</strong> proprio modello di business, sv<strong>il</strong>uppando,<br />

insieme alla tradizionale attività di assistenza a<br />

famiglie, agricoltori, artigiani, piccoli commercianti e<br />

imprenditori, anche la capacità di assistere le persone<br />

nei bisogni finanziari di lungo periodo che la fine del<br />

welfare impone: previdenza integrativa, risparmio di<br />

lungo termine, inclusione finanziaria;<br />

• autonomia. A questo riguardo va sottolineato quanto<br />

affermato dal Vice Direttore della <strong>Banca</strong> d’Italia, la dr.ssa<br />

Tarantola, la quale ha riconosciuto che esiste un “nutrito<br />

gruppo di BCC che possono affrontare le difficoltà<br />

contingenti e le sfide future in posizione di forza”.<br />

Ci sono state anche parole-chiave che non erano scritte,<br />

ma sono state ugualmente fortemente sottolineate,<br />

come la proporzionalità e la semplificazione, che<br />

N. 1 2012<br />

9<br />

rappresentano un fronte di costante impegno per<br />

Federcasse.<br />

Nella seconda giornata dei lavori, momento significativo<br />

è stata la partecipazione in San Pietro alla celebrazione<br />

officiata dal segretario di Stato Vaticano, Cardinale<br />

Tarcisio Bertone, in occasione dei 120 anni della Enciclica<br />

Rerum Novarum di Papa Leone XIII, che diede origine<br />

all’esperienza della cooperazione cattolica di credito. Un<br />

modo per affermare che i valori alla base dell’attività delle<br />

BCC non sono un generico riferimento “culturale”, ma una<br />

costante e reale fonte di ispirazione.


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

10<br />

Il progetto legalità<br />

Rita Barbera nel bene e nel<br />

male di questa terra di Sic<strong>il</strong>ia<br />

di Antonio Fundarò<br />

Anni duri, anni di “trincea”, quelli trascorsi dalla dottoressa Rita Barbera nelle carceri, quale direttore dell’Ucciardone<br />

di Palermo. Una struttura storica che al contempo fa la storia di questa Sic<strong>il</strong>ia martoriata dalla mafia, dalla criminalità<br />

organizzata, dalla lotta alle ingiustizie e alla secolari sopraffazioni dei potenti territoriali.<br />

Rita Barbera non è una di quelle donne che hanno la pretesa di essere perfette. Ma sta tra coloro che hanno deciso di non<br />

essere “tappezzeria” in questa Sic<strong>il</strong>ia dei parolai di professione. E alla fine hanno una storia da enunciare, loro “ci sono stati”,<br />

nel bene e nel male di questa terra che cerca di riscattarsi nonostante i tanti gattopardeschi signori che poco hanno di<br />

paladini del bene e del giusto. Non vegeta, non si risparmia.<br />

Cosa significa esattamente essere direttore di<br />

un carcere… quali le mansioni e quali sono le<br />

responsab<strong>il</strong>ità nei confronti dei detenuti?<br />

Questa è una risposta assolutamente relativa rispetto alla<br />

visione soggettiva che ogni direttore ha del carcere. Mi rendo<br />

conto di dire una cosa strana, perché essendo <strong>il</strong> direttore<br />

un dirigente della Pubblica Amministrazione non dovrebbe<br />

essere diversa la modalità di conduzione della struttura<br />

che amministrano, ma invece così non è. Il perché sta nel<br />

fatto che un direttore dispone della vita, o meglio della<br />

qualità della vita, di tante persone che dipendono per una<br />

stragrande di cose dai tuoi “si” e dai tuoi “no”. Anche questa<br />

è una contraddizione perché esistono leggi, regolamenti<br />

e disposizioni che regolano l’azione dei direttori, ma<br />

l’interpretazione è importante e quando si ha una visione più<br />

o meno “punitiva” piuttosto che “risocializzante” del carcere,<br />

le decisioni del direttore cambiano la detenzione. Io penso<br />

che <strong>il</strong> carcere sia una punizione, forse neanche necessaria in<br />

tutti i casi, ma sicuramente anche un’opportunità per tentare<br />

<strong>il</strong> cambiamento dell’uomo-detenuto. L’attuale situazione di<br />

emergenza del carcere non è sicuramente di quelle che<br />

favoriscono <strong>il</strong> raggiungimento di questo obbiettivo: quando<br />

c’è povertà e assenza delle condizioni minime per garantire<br />

una detenzione dignitosa, non si può credib<strong>il</strong>mente parlare<br />

di concetti come riab<strong>il</strong>itazione e recupero.<br />

Perché ha scelto questa professione? Come è arrivata<br />

ad essere direttore e perché?<br />

Come tutte le cose importanti della vita non ho scelto io<br />

ma sono stata scelta. è stato un caso, un concorso che<br />

ho tentato solo per farmi un’esperienza visto che stavo<br />

studiando per fare <strong>il</strong> concorso di magistratura. L’ho vinto<br />

e sono stata “rapita” da questa professione, che è diventata<br />

una passione. Non ho più pensato che potessi fare altro!<br />

I detenuti cosa pensavano di lei, come la definivano,<br />

che impressione avevano?<br />

è una domanda alla quale viene diffic<strong>il</strong>e dare una risposta…<br />

non lo so, posso solo dire che non ho mai ricevuto minacce,<br />

né mai ci sono stati detenuti irrispettosi nei miei confronti.<br />

Perché le persone si suicidano in carcere?<br />

Perché sono disperati e non hanno speranza. Vedono<br />

davanti a loro solo buio e <strong>il</strong> carcere non gli ha dato alcuna<br />

speranza di un futuro accettab<strong>il</strong>e. La nostra organizzazione<br />

nel tempo si è molto impegnata a cercare di evitare questo<br />

fenomeno e sono stati applicati dei protocollo operativi<br />

anche molto impegnativi rispetto alle risorse disponib<strong>il</strong>i ma<br />

la verità è che <strong>il</strong> carcere è un luogo di molta sofferenza ed è<br />

pensato come mezzo di difesa sociale anche per persone<br />

che hanno commesso reati di basso livello di pericolosità…<br />

abbiamo detenuti che hanno reati di contraffazione di cd<br />

o di mancata assistenza alla famiglia… per carità sono<br />

reati continuati, c’è una significativa recidività, ma sono<br />

pur sempre reati <strong>il</strong> cui allarme sociale è bassissimo e che a<br />

mio parere non dovrebbero trovare come risposta sociale<br />

<strong>il</strong> carcere, ma piuttosto una misura alternativa che preveda<br />

una riparazione diversa. Lo stesso discorso vale per i<br />

tossicodipendenti, per gli immigrati clandestini.<br />

Che ne pensa dei bambini in carcere con le loro mamme?<br />

Dico che è una condizione di basso livello di civ<strong>il</strong>tà.<br />

Cosa pensa del 41 bis?<br />

Sopra ho parlato di inadeguatezza del carcere rispetto a<br />

certi tipi di reato perché troppo duro come punizione, per<br />

i 41bis le dico che <strong>il</strong> carcere dovrebbe essere duro perché i<br />

reati di mafia sono reati che tolgono la vita e la dignità delle<br />

vittime e della società che li subisce. Deve essere un carcere<br />

che sollecita un cambiamento radicale della persona e<br />

della cultura che possiede. Questo cambiamento reale è<br />

molto diffic<strong>il</strong>e da raggiungere e, pur non escludendolo<br />

aprioristicamente, tuttavia ho molte perplessità sul suo<br />

raggiungimento e sono pessimista in tal senso, proprio per<br />

questo ritengo che sia necessario che gli autori di questi<br />

reati sino meno offensivi se stanno in carcere.<br />

ritA BArBerA. Direttore dal 1984. Ha diretto<br />

come vice, Parma e Ucciardone, nel 1986 al<br />

tempo del maxi-processo; poi come direttore<br />

Marsala, Termini Imerese, Palermo “Pagliarelli”,<br />

San Gimignano. E ora l’Ucciardone. Ha due figlie,<br />

ormai grandi, che sono autonome e lavorano.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Rubrica: Conosciamo <strong>il</strong> CDA della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

11<br />

LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Vito Asta, un artigiano<br />

prestato alla finanza,<br />

all’economia e alla politica<br />

«Individuare l’obiettivo e poi raggiungerlo con impegno senza<br />

mai tornare indietro»<br />

di Antonio Fundarò<br />

Vito Asta, 59 anni, alcamese, imprenditore-artigiano<br />

del settore metallurgico, esercita la sua professione,<br />

in proprio, con impegno e determinazione, sin dal<br />

1972. è dallo scorso anno componente <strong>il</strong> Consiglio di<br />

Amministrazione di <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>.<br />

«Io provengo dalla scuola professionale industriale. Erano<br />

quelli gli anni in cui ciascuno cercava, disperatamente,<br />

un impiego pubblico. In quegli anni apriva, in Sic<strong>il</strong>ia, la<br />

Sic<strong>il</strong>FIAT di Termini Imerese, ed <strong>il</strong> preside Vinicio Messana,<br />

mi auguro apprezzando le mie qualità, mi propose<br />

quella che allora era, di certo, la migliore scelta. Firmai,<br />

dunque, avevo solo 19 anni, <strong>il</strong> contratto di Caposervizio<br />

tornitore; ma, trascorsi pochi giorni, rifiutai. Avevo la<br />

voglia di provare a farmi, a costruirmi, a realizzarmi,<br />

anche con una mia attività artigianale e cominciai, così,<br />

a fissare obiettivi e priorità da raggiungere nella mia<br />

vita».<br />

Iniziava, così, lo si intuisce dalle stesse parole di Vito<br />

Asta, una lunga, articolata e<br />

fortunata carriera lavorativa<br />

per l’imprenditore, un<br />

artigiano prestato alla finanza,<br />

all’economia e alla politica.<br />

Da quel momento in poi, <strong>il</strong><br />

motto per Vito Asta diventa<br />

«Individuare l’obiettivo<br />

e poi raggiungerlo con<br />

impegno senza mai tornare<br />

indietro». E per la verità, in<br />

questi decenni, Vito Asta<br />

non è mai tornato indietro.<br />

Nel 1973 (risale al 1974<br />

l’iscrizione all’Albo degli<br />

artigiani) iniziava la carriera<br />

del consigliere Vito Asta.<br />

Un impegno durato 37 anni<br />

conclusosi, solo nel 2010,<br />

ma per raggiunti limiti d’età<br />

ed uno sguardo, attento,<br />

all’attività imprenditoriale<br />

N. 1 2012<br />

dei figli Nicola, di 32 anni, e Daniele di 21 anni,<br />

diplomatosi, due anni addietro, all’ITC per geometri di<br />

Alcamo.<br />

«La mia esperienza lavorativa è stata sempre positiva.<br />

Non posso dire di avere brutti ricordi. E ciò grazie anche<br />

ai miei due soci Giuseppe M<strong>il</strong>ana e Francesco Messana,<br />

due grandi lavoratori che ringrazio per la serietà<br />

professionale, la costanza, l’amicizia, la perseveranza,<br />

l’onestà: qualità davvero eccezionali e, talvolta, uniche».<br />

Ad oggi, Vito Asta, è tornato a fare <strong>il</strong> padre-impenditore, a<br />

fianco dei due figli che hanno iniziato la costruzione del<br />

nuovo laboratorio, in contrada Gammara, partecipando<br />

anche a bandi regionali per finanziamenti europei<br />

all’imprenditoria e all’artigianato.<br />

«Ho iniziato, con loro, questa nuova avventura.<br />

Hanno capacità, giusta determinazione, coraggio, e,<br />

principalmente, hanno ereditato la passione per <strong>il</strong><br />

lavoro e, principalmente, per quello in grado di dar vita<br />

a prodotti di alta qualità e perfezione».<br />

Ma Vito Asta è anche un uomo che, negli anni, non si<br />

è mai tirato indietro quando gli hanno chiesto di farsi<br />

interprete dei bisogni della città e dei suoi cittadini, e di<br />

rappresentarli nelle sedi opportune.<br />

Nel 1997, <strong>il</strong> secondo mandato di Massimo Ferrara,<br />

è eletto consigliere comunale ad Alcamo. Di lui,<br />

colleghi consiglieri ed impiegati comunali, ricordano la<br />

puntualità ed <strong>il</strong> senso di responsab<strong>il</strong>ità nella gestione<br />

della cosa pubblica.<br />

Ed, infine, lo scorso anno, è eletto consigliere nel CdA<br />

della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> di Alcamo.<br />

«Ho scelto di accettare la candidatura ed, adesso, di<br />

impegnarmi seriamente e con passione, perché credo,<br />

fermamente, che <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o d’identità delle BCC, inteso<br />

come banca cooperativa con uno scopo mutualistico<br />

e con la caratteristica di essere locali, è stato sempre<br />

un elemento caratterizzante della <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>; le piccole<br />

dimensioni, <strong>il</strong> rapporto continuo e quotidiano con i<br />

soci, ci hanno permesso di rispettare tale prof<strong>il</strong>o. Ed <strong>il</strong><br />

mio impegno va e andrà in tal senso: rafforzare questo<br />

percorso identitario davvero unico».


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Carini la sua storia<br />

Copertina del volume con<br />

stampa settecentesca della<br />

piazza Duomo di Carini<br />

12<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

di Vincenzo Buzzetta<br />

A piè del monte ove la terra inclina<br />

D’ameni prati cinta e d’erbe rare<br />

Siede Carini <strong>il</strong>lustre e secolare,<br />

e <strong>il</strong> suo castel di sopra la collina<br />

staglia superbo l’ombra su la china,<br />

e cielo e campi sembra dominare<br />

in sino là dove <strong>il</strong> ceruleo mare<br />

d’Iccara lambe la fatal ruina.<br />

O forestier che passi per Carini,<br />

volgi lo sguardo su verso l’ostello<br />

ove giunge fragranza dei giardini;<br />

giammai saprai trovar luogo più bello:<br />

ci sentirai cantare gli augellini<br />

d’una leggenda <strong>il</strong> triste ritornello.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Questo sonetto scritto dal poeta carinese Cesco Fraianello<br />

pseudonimo di Francesco Aiello nato nel 1855 riesce in<br />

pochi versi a sintetizzare la grandezza di un territorio ricco<br />

di storia e di leggende che la natura ha voluto ingraziarsi<br />

regalandole una pianura fert<strong>il</strong>issima, acque in abbondanza<br />

e una corona di monti da cui ammirarne la sfrontata<br />

bellezza. Nulla di strano quindi che questo territorio,<br />

abitato sin dai tempi più antichi, dove si trovano vestigia<br />

risalenti alla preistoria, abbia destato l’ammirazione di<br />

tanti viaggiatori antichi e moderni. Edrisi, geografo arabo,<br />

nella sua opera chiamata “Il libro di Ruggero” nel secolo<br />

XII ce la descrive come “terra graziosa, bella e abbondante,<br />

produce gran copia di frutti… ed ha un vasto mercato e<br />

la più parte dei comodi che si trovano nelle grandi città…<br />

Si esporta da Carini gran copia di mandorle, fichi secchi…<br />

N. 1 2012<br />

13<br />

copiose acque sgorgano d’ogni canto nel territorio…”.<br />

Carini, la Carini odierna, sorge sulle pendici del monte<br />

Cerasea a 181 metri s.l.m. e scende dolcemente in una<br />

alternanza di tessuto urbano, campi coltivati ad agrumeti,<br />

frutteti, oliveti fino al mare. Nonostante però l’incuria<br />

dell’uomo, Carini si mostra ancora al viandante in tutta<br />

la sua bellezza e le sue numerose testimonianze storicoartistiche<br />

ed archeologiche ci narrano le sue vicissitudini<br />

nel corso dei m<strong>il</strong>lenni. Nelle grotte presenti nel territorio<br />

carinese (Garbulangeli, Maccagnone, Puntali, Za Minica) si<br />

sono rinvenuti reperti collegati alla presenza umana (armi<br />

di selce, bulini) e a quella animale (ossa di cervus, hyena,<br />

hursus, elephans antiquus). Dallo studio delle grotte e del<br />

materiale ritrovatovi, fatto soprattutto nell’ottocento ed<br />

inizi del novecento dal Gemmellaro, dal Falconer, dal<br />

Fabiani ed altri, si è desunta la presenza dell’uomo già<br />

nel Paleolitico superiore. Altre notevoli testimonianze ci<br />

vengono date dalla necropoli di contrada Ciachea, che<br />

stupiva <strong>il</strong> Gemmellaro nel 1877 dai reperti provenienti<br />

dall’insediamento di contrada Moscala, e dalle contrade<br />

di M<strong>il</strong>ioti, Cupolone e Serri.<br />

Hyccara<br />

La storia di Carini inizia con Hyccara, città sicana collocata<br />

da alcuni storici nelle vicinanze del mare probab<strong>il</strong>mente<br />

in c.da Garbulangeli, da altri come <strong>il</strong> Giustolisi, alle falde<br />

del monte Colubrino.<br />

Timeo, storico greco siceliota vissuto nel secolo III a.C.,<br />

asserisce che <strong>il</strong> toponimo di Hyccara derivi da Hyccas,<br />

un tipo di pesci. Altri lo legano alla leggenda di Dedalo<br />

che avrebbe costruito, su ordine di Cocalo, rei dei Sicani,<br />

la città alla quale avrebbe dato <strong>il</strong> nome del proprio figlio<br />

Icaro.<br />

Di Hyccara ci parla per la prima volta Tucidite nel sesto<br />

libro della “guerra del peloponneso”. La sua distruzione<br />

avviene nel 415 a.C. ad opera degli Ateniesi comandati<br />

da Nicia che venendo in aiuto di Segesta si presentano<br />

davanti alle spiagge di Hyccara con circa 150 navi e<br />

distruggono dopo furiosi combattimenti <strong>il</strong> fiorente<br />

centro. Tra gli schiavi catturati, Laide, bambina di sette<br />

anni che diventerà la più bella etèra del mondo antico,<br />

capace di fare impazzire i più importanti uomini del suo<br />

tempo.<br />

Seconda Hyccara<br />

Dalle ceneri della prima sorgerà la seconda Hyccara che,<br />

dai reperti ritrovati, viene collocata in c.da San Nicola<br />

e nel Baglio di Carini, approdo naturale per i Fenici<br />

che, subentrati agli Ateniesi nel controllo del territorio,<br />

permisero ai superstiti Hyccaresi, di ricostruire le proprie<br />

case e <strong>il</strong> “muro di Carini” citato da diversi storici antichi.<br />

Dal famoso “Itinerario di Antonino” (una sorta di stradario


dei tempi di Caracalla - 217 d.C.) veniamo a conoscenza<br />

che nel periodo romano Hyccara è una località situata<br />

tra Palermo e Partinico attraversata dalla via “Pompeia” o<br />

“Valeria”, strada che costeggia la Sic<strong>il</strong>ia settentrionale da<br />

Messina sino a Trapani. Dallo stesso “itinerario” possiamo<br />

anche dedurre che Hyccara aveva un porto molto<br />

trafficato perché esisteva anche un itinerario marittimo<br />

tra Hyccara e drepanum. Certo quindi, questa seconda<br />

Hyccara si sarà sv<strong>il</strong>uppata tantissimo e sarà diventata nel<br />

tempo un notevole centro cristiano come testimoniano<br />

i reperti provenienti dalla c.da San Nicola come <strong>il</strong><br />

magnifico mosaico bas<strong>il</strong>icale e le catacombe ritrovate in<br />

c.da Grazia con la sua estensione di 3500 metri quadrati.<br />

Queste catacombe certamente tra le più importanti<br />

della Sic<strong>il</strong>ia, assieme ai documenti storici (soprattutto<br />

le lettere del papa Gregorio Magno scritte durante <strong>il</strong><br />

suo pontificato) permettono di potere affermare che la<br />

seconda Hyccara fu certamente sede vescov<strong>il</strong>e. Ma altri<br />

secoli bui attendono la nostra Hyccara della quale non si<br />

hanno notizie storiche fino alla conquista da parte degli<br />

Arabi della Sic<strong>il</strong>ia occidentale.avvenuta dal 830 al 841.Da<br />

questa conquista, dalle scorrerie degli stessi conquistatori<br />

che l’avevano preceduta e dalle guerre combattute tra le<br />

varie fazioni arabe, Hyccara non ne usci certo indenne.<br />

La tradizione della distruzione della seconda Hyccara da<br />

parte del terrib<strong>il</strong>e Ibrahim II nel 902 attestata da Pietro<br />

Diacono, risulta contraddittoria in tanti punti che è stata<br />

considerata falsa da Michele Amari ed altri storici. Se<br />

non distrutta però certamente la città subì un tracollo<br />

finanziario ed una arabizzazione notevole, evidente anche<br />

nei tantissimi toponimi e parole di origine araba ancora<br />

esistenti nel nostro territorio, arabizzazione che portò<br />

anche alla scomparsa della sede vescov<strong>il</strong>e. Ben presto i<br />

dominatori Arabi risollevano le condizioni economiche<br />

delle popolazioni sottomesse, incoraggiando l’agricoltura,<br />

importando nuove coltivazioni, ristrutturando l’assetto<br />

amministrativo della Sic<strong>il</strong>ia divisa in Tre valli (Val Demone,<br />

Val di Noto, Val di Mazara), favorendo <strong>il</strong> commercio e<br />

tollerando <strong>il</strong> culto cristiano pur imponendo un tributo<br />

per <strong>il</strong> suo esercizio.<br />

Alla dominazione Araba nel 1072 subentra quella<br />

Normanna. Infatti nel 1072 <strong>il</strong> conte Ruggero conquista<br />

Palermo e scaccia dalla Sic<strong>il</strong>ia gli Arabi che ancora fino<br />

al 1091 tenteranno inut<strong>il</strong>mente di resistere. Carini, cosi<br />

ben descritta dall’Edrisi nel 1154, “avvi una fortezza nuova,<br />

fabbricata sopra un colle che domina la terra. Il mare a<br />

tramontana alla distanza di un miglio circa.” Nel 1178 Yaqut,<br />

geografo di origine greca, definisce Carini, “città marittima<br />

di Sic<strong>il</strong>ia”<br />

In questo periodo dunque della dominazione Normanna,<br />

Carini continua ad essere considerata una città di mare,<br />

dal terreno rigoglioso e fert<strong>il</strong>e e con una nuova fortezza<br />

nel colle da cui <strong>il</strong> nuovo signore Rodolfo Bonello, investito<br />

feudatario di Carini dal conte Ruggero dominerà <strong>il</strong><br />

territorio circostante. Carini, con diploma di fondazione<br />

della diocesi di Mazara del 1093 dello stesso Ruggero<br />

14<br />

cadrà nella giurisdizione di questa nuova diocesi. Si tratta<br />

però di una Carini, con nucleo centrale in c.da San Nicola,<br />

con una popolazione fortemente arabizzata che sotto<br />

Federico II di Svevia nel 1223 viene distrutta in seguito ad<br />

una ribellione dei Saraceni.<br />

La terza Hyccara - Carini<br />

Dopo la distruzione della seconda Hyccara di c.da san<br />

Nicola, <strong>il</strong> castello diviene <strong>il</strong> centro della popolazione<br />

rimasta e attorno ad esso si costruisce la cinta muraria<br />

ed opere di fortificazione come la Torre di Vita. Ai Bonello,<br />

subentrarono gli Abbate. Con Palmerio Abbate,braccio<br />

destro di Giovanni da Procida, i Carinesi parteciparono ai<br />

Vespri sic<strong>il</strong>iani.<br />

La famiglia Abbate perde <strong>il</strong> feudo di Carini con la venuta<br />

in Sic<strong>il</strong>ia di re Martino che confiscando i beni degli Abbate<br />

per fellonia li assegnerà nel 1397 ad Ubertino La Grua.<br />

I La Grua, d’origine pisana, rimarranno i signori di Carini<br />

ininterrottamente fino alla cacciata dei Borboni nel 1860.<br />

La figlia di Ubertino La Grua, Ilaria, sposa G<strong>il</strong>berto<br />

Talamanca che adotta <strong>il</strong> nome e lo stemma dei La Grua<br />

per succedere al suocero che non ha figli maschi. La<br />

vita nel castello procede tranqu<strong>il</strong>la e <strong>il</strong> tessuto urbano si<br />

allarga attorno ad esso. Lo dimostrano le strette vie della<br />

Terravecchia con i ricordi della chiesa di San Giuliano,<br />

l’antica chiesa di san Lorenzo ricostruita nel XVII secolo,<br />

la chiesa di san Vito fondata nel 1400, quella di santa<br />

Caterina intorno al 1500, la chiesa Madre i cui lavori di<br />

costruzione vengono datati a partire dal 1492.<br />

La vita dei carinesi si svolge quindi tranqu<strong>il</strong>la e<br />

prosperosa sino al 4 dicembre del 1563 quando un grido<br />

si leva dal castello: “aiutu carinisi… aiutu, aiutu… mi voli<br />

ammazzari…” Quel giorno infatti si compie la tragedia<br />

per cui Carini è famosa nel mondo. Il barone Cesare Lanza<br />

di Trabia uccide la propria figlia Laura e <strong>il</strong> suo amante<br />

Ludovico Vernagallo con l’aiuto del genero Vincenzo<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


II La Grua che Laura aveva sposato all’età di 14 anni nel<br />

1543. La vicenda riportata dai cantastorie diviene un<br />

capolavoro letterario della lingua sic<strong>il</strong>iana che tramanderà<br />

<strong>il</strong> fatto. Messa a tacere ben presto la cosa, Vincenzo II si<br />

risposerà prima con Ninfa Ruiz nel 1564 e morta questa<br />

con Paola Sabia nel 1566. Da questi matrimoni non avrà<br />

figli. Nonostante questo episodio <strong>il</strong> casato dei La Grua<br />

diventerà sempre più importante ed influente nella realtà<br />

sic<strong>il</strong>iana e nel 1622 Vincenzo III compra <strong>il</strong> titolo di principe<br />

da F<strong>il</strong>ippo II.<br />

Intanto nasce la borghesia e la terra data in enfiteusi<br />

produce ricchezza e lavoro. Sorgono a Carini in tutto<br />

<strong>il</strong> territorio v<strong>il</strong>le e masserie con nuove coltivazioni o<br />

ampliamenti di quelli già esistenti come quelle della<br />

cannamele, o dei vitigni ed oliveti. Anche <strong>il</strong> porto di<br />

Carini è in attività con una tonnara di cui si ha sentore<br />

sin dal 1531. Carini continua a crescere anche dopo <strong>il</strong><br />

trasferimento a Palermo dei La Grua che useranno <strong>il</strong><br />

castello solo come residenza estiva. In questo rinnovato<br />

vigore si costruiscono ex novo o si arricchiscono le<br />

chiese e i palazzi esistenti. L’oratorio del SS.Sacramento<br />

sorto nella metà del cinquecento viene arricchito con<br />

magnifici stucchi di scuola serpottiana, la chiesa dell’Itria<br />

fondata negli anni 1583-84 con quadri del Zoppo di<br />

Ganci, nella chiesa del Rosario (1566-1570) si trova una<br />

madonna del Gagini. Iniziano i lavori della nuova chiesa<br />

del Carmine con annesso convento nel 1572 (oggi sede<br />

della biblioteca comunale), la chiesa degli Agonizzanti<br />

edificata dopo <strong>il</strong> 1539 viene arricchita da stucchi di scuola<br />

serpottiana e affreschi del Tancredi e Randazzo. Viene<br />

costruito un nuovo ospedale nella via Passo d’Acqua e<br />

sorge per lascito di un certo Amato Domenico nel 1611<br />

un monte di pietà con scopi caritativi.<br />

Nel 1775 viene fondata dall’allora arciprete Francesco<br />

Scavo la biblioteca comunale e dotata di un legato che<br />

N. 1 2012<br />

15<br />

le permettesse di funzionare. Adesso la biblioteca dopo<br />

alterne vicende, si trova allocata presso l’ex convento del<br />

Carmine in locali adeguati.<br />

Il trasferimento dei La Grua a Palermo porta a poco a<br />

poco ad un distacco del legame esistente col popolo<br />

carinese di cui la prima manifestazione si avrà nel 1773<br />

con tumulti creati per non pagare <strong>il</strong> censo al principe o<br />

quando fu incendiato <strong>il</strong> bosco della Cerasea fino ad allora<br />

vietato al popolo per “legnare”.<br />

Anche l’emanazione della costituzione sic<strong>il</strong>iana del 1812<br />

con la quale si abolirono i priv<strong>il</strong>egi e i diritti feudali non<br />

risolse i gravi problemi e gli avvenimenti successivi<br />

maturarono nel popolo un grave malcontento che portò<br />

nel 1821 al saccheggio di alcune case e all’incendio dei<br />

registri anagrafici del municipio e degli archivi dei notai<br />

defunti.<br />

Durante <strong>il</strong> risorgimento anche Carini fu interessata dei<br />

moti rivoluzionari e scrisse una notevole pagina di storia<br />

dando <strong>il</strong> proprio tributo di sangue all’unità d’Italia.<br />

I moti del 1848 trovano tutti i carinesi pronti ed uniti in un<br />

comitato che aderisce alla rivoluzione e partecipa con le<br />

proprie squadre alla cacciata da Palermo dei Borboni che<br />

rientreranno l’anno successivo.<br />

Ma nel decennio che segue Carini diviene centro di<br />

cospirazione e <strong>il</strong> convento dei Carmelitani un luogo di<br />

riunione dei rivoluzionari. Cosi <strong>il</strong> 3 apr<strong>il</strong>e del 1860, con<br />

un giorno di anticipo sulla data fissata, a Carini iniziò la<br />

rivolta al grido di “viva L’Italia, viva la libertà”. I vari A.Curreri,<br />

Calderone, Messeri a capo dei circa 400 insorti si avviarono<br />

verso Palermo e si scontrarono con le forze borboniche.<br />

Fallito <strong>il</strong> tentativo insurrezionale a Palermo i rivoltosi <strong>il</strong> 18<br />

apr<strong>il</strong>e forti di circa 2000 uomini si concentrano a Carini<br />

ma qui vengono dispersi dalle ingenti forze borboniche.<br />

Carini viene invasa dai soldati borbonici che saccheggiano<br />

e fanno stragi di uomini e cose. L’eco delle efferate gesta<br />

arrivano a Garibaldi che accelera le operazioni della<br />

spedizione dei m<strong>il</strong>le.<br />

Quando questi sbarca a Marsala i carinesi si uniscono a<br />

lui arringati nella piazza da R. P<strong>il</strong>o e lo seguiranno fino a<br />

Napoli.<br />

Oggi Carini si è trasformata con uno sv<strong>il</strong>uppo ed<strong>il</strong>izio<br />

disordinato e irrispettoso della sua storia e del suo<br />

territorio. Ha perso la propria vocazione agricola e non<br />

ha acquisito quella industriale nonostante i tentativi<br />

fatti negli anni cinquanta e successivi di creare una<br />

zona industriale. La maggior parte delle industrie sorte<br />

erano figlie della corruzione e dell’arraffamento per cui<br />

in poco tempo sono scomparse. Il settore economico<br />

più r<strong>il</strong>evante è rimasto <strong>il</strong> terziario e Carini fagocitata dalla<br />

metropoli Palermo si ritrova alla fine del 2010 con una<br />

popolazione di circa 37000 abitanti con un incremento<br />

in dieci anni di più di 10000 persone. Carini rischia ormai<br />

di perdere la propria identità, la propria cultura, la propria<br />

storia salvab<strong>il</strong>e forse soltanto da una vocazione turistica<br />

più sentita e che potrebbe avere valido supporto nella<br />

sua grande storia.


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

Le tradizioni popolari a Carini<br />

Un popolo si valuta dalla la sua storia ma anche dalle sue<br />

tradizioni ed a ragione <strong>il</strong> Badalamenti nella prefazione<br />

al libro “Carini nelle tradizioni popolari” afferma che le<br />

tradizioni carinesi ”rivelano <strong>il</strong> complesso carattere carinese,<br />

nonché <strong>il</strong> possesso di una cultura che ha le sue radici in tempi<br />

assai remoti”.<br />

Certamente Carini è un territorio in continua evoluzione<br />

ed anche le tradizioni risentono di questo continuo<br />

divenire per cui scompaiono tradizioni antiche e ne<br />

nascono di nuove; vengono dimenticati modi di dire o<br />

di fare ormai desueti ma se ne creano di nuovi che col<br />

tempo diventano tradizione.<br />

Tante sono le tradizioni carinesi che ancora si tramandano<br />

ed hanno grande vitalità; tra queste le feste popolari<br />

legate alla religione hanno una grande importanza.<br />

Ancora nelle nostre chiese durante le festività natalizie si<br />

canta la novena dell’Annuleri con le musiche tradizionali<br />

popolari e <strong>il</strong> testo del settecento; a questa si è affiancata<br />

in questi anni l’iniziativa “Carini paese dei presepi” con<br />

la preparazione, da parte della Pro loco, del presepe<br />

vivente per le vie del borgo medievale e la costruzione di<br />

innumerevoli presepi collocati in diverse parti della città.<br />

Anche per <strong>il</strong> periodo pasquale le tradizioni rimangono<br />

vive soprattutto <strong>il</strong> giovedì santo con la visita dei sepolcri,<br />

16<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

di Francesco Buzzetta<br />

la processione del Venerdì santo a cui partecipano le<br />

confraternite del paese e in particolare quella dello “Spirito<br />

Santo” e quella dei “Trentatre”, che ancora dopo trecento<br />

anni (la congregazione è sorta con atto notar<strong>il</strong>e del 4<br />

febbraio 1712) esegue i riti tramandati per secoli. Anche<br />

per la domenica delle palme in questi ultimi anni è stata<br />

riproposta una antica tradizione carinese: “la via Crucis<br />

“realizzata per le vie della città con figuranti in costume<br />

d’epoca e su testi del 1741 di Luigi Sarmiento, scrittore<br />

carinese. Naturalmente non si possono dimenticare i tre<br />

giorni della festa patronale del paese (12-14 settembre)<br />

e cioè quella del SS. Crocifisso che come tutte le feste<br />

paesane è piena di luci, musiche, bancarelle e religiosità.<br />

Tante altre sono le tradizioni che si sono conservate anche<br />

collegate con la grande tradizione culinaria del popolo<br />

carinese. Venire a visitare una “Tavolata” (un grande<br />

pranzo preparato con tantissimi variegati piatti per la<br />

sacra famiglia) per la festività di San Giuseppe è come<br />

venire a confronto con una cucina prelibata che lascia<br />

l’acquolina in bocca. E come può un nonno rinunciare<br />

a regalare ai propri nipotini, per la festa dei morti, un<br />

cestello ripieno di frutta martorana con un bel pupo di<br />

zucchero nel mezzo per vedere la felicità nei loro occhi?<br />

I carinesi non rinunciano a queste tradizioni.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


N. 1 2012<br />

Frutta di martorana e pupazzi di zucchero<br />

(foto tratta da Carini nelle tradizioni popolari di Badalamenti)<br />

17


LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE<br />

18<br />

Il territorio: la nostra storia, le nostre città, i personaggi<br />

Carini città d’artigianato,<br />

di commercio, d’industria,<br />

d’istruzione<br />

di Francesco Gianno<br />

L’artigianato a Carini è ancora molto fiorente, anche se alcune forme si sono ormai estinte.<br />

Molto rinomati e apprezzati sono i lavori in legno e ferro battuto.<br />

Particolare riguardo merita invece, l’artigianato femmin<strong>il</strong>e: i ricami, i merletti, i lavori in tessitura.<br />

Nell’ambito della conservazione e del restauro, operano artigiani di eccelsa levatura ed in continua crescita è anche <strong>il</strong><br />

settore dell’antiquariato.<br />

Tra i prodotti tipici artigianali quelli dolciari sono molto apprezzati anche all’estero.<br />

Si possono gustare colombe e uova pasquali decorate a mano, panettoni, prodotti di mandorla, biscotti di varie forme<br />

e tipologie ed un gustosissimo pane casereccio.<br />

R<strong>il</strong>evanti sono ormai da anni l’affermazione ed <strong>il</strong> prestigio raggiunti da alcune aziende vinicole ed olearie i cui prodotti,<br />

di altissima qualità, vengono esportati in tutto <strong>il</strong> mondo.<br />

Accanto a questo artigianato abbiamo quello legato al COPAL ed un r<strong>il</strong>evante indotto commerciale ed industriale che<br />

fanno di Carini un punto di riferimento per l’economia del comprensorio.<br />

Si lavora, da decenni, a consolidare una Marca Territoriale che caratterizzi e faccia riconoscere <strong>il</strong> territorio.<br />

è questo un compito che va affidato ad ogni singolo imprenditore con l’aus<strong>il</strong>io e <strong>il</strong> sostegno dell’Amministrazione<br />

comunale che miri al miglioramento e al consolidamento della crescita dell’imprenditoria locale.<br />

R<strong>il</strong>evante, ad esempio, è <strong>il</strong> segmento di mercato<br />

conquistato dalla Pasticceria, rosticceria Prano di<br />

Salvatore con sede in Corso Italia, 15, a Carini, telefono<br />

0918661805.<br />

La pasticceria Prano è una delle più rinomate pasticcerie<br />

di Carini, nasce dalla volontà e dalla tenacia di Salvatore<br />

Prano. Dalla sua nascita sino ad oggi la sua fama si è<br />

sempre più affermata, grazie alla costante attenzione<br />

per la qualità delle materie prime ut<strong>il</strong>izzate, per la fedeltà<br />

nella produzione dei più conosciuti dolci sic<strong>il</strong>iani e, non<br />

meno, per l’inventiva dello stesso Salvatore e dei suoi<br />

pasticceri, capaci di creare nuovi sapori e nuovi dolci,<br />

divenuti ormai mito.<br />

Ma <strong>il</strong> successo di Prano Pasticceria sta anche<br />

nell’approccio con <strong>il</strong> pubblico, in quel senso di fam<strong>il</strong>iarità<br />

e benessere che ha saputo infondere all’ambiente di<br />

lavoro e che, immancab<strong>il</strong>mente, prende ogni cliente,<br />

accolto con cordialità ed ammaliato dalle paste, dalle<br />

torte e da tutte le leccornie che riempiono le vetrine del<br />

locale.<br />

La produzione dolciaria si contraddistingue per<br />

l’indiscussa qualità delle materie prime ut<strong>il</strong>izzate. Ogni<br />

ingrediente viene scelto e selezionato personalmente<br />

dallo stesso Salvatore che ne garantisce la genuinità e<br />

bontà.<br />

Gli alimenti, le farine, i frutti… vengono poi elaborati<br />

secondo le tecniche tradizionali della pasticceria sic<strong>il</strong>iana,<br />

con le più moderne attrezzature, ma soprattutto dalle<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


mani esperte ed insostituib<strong>il</strong>i dei pasticceri e lavoranti<br />

che, sotto la guida di Salvatore, sfornano i dolci più<br />

impensab<strong>il</strong>i e sopraffini.<br />

Ma accanto alla tradizione dolciaria, immancab<strong>il</strong>e<br />

nella nostra Sic<strong>il</strong>ia, impreziosisce Carini la Termojolly<br />

<strong>il</strong>luminazione, situata a Carini, a pochi ch<strong>il</strong>ometri da<br />

Palermo, sulla statale 113. Un’azienda che ha oltre 20<br />

anni di esperienza nel settore dell’<strong>il</strong>luminazione, con la<br />

vendita al dettaglio e all’ingrosso con una esposizione<br />

di 1300 mq soddisfa le esigenze di luci per l’arredo di<br />

interni ed esterni. Le creazioni nei diversi st<strong>il</strong>i dal classico<br />

al più attuale sono realizzate con i più svariati materiali<br />

dal vetro di murano, al ferro battuto agli scint<strong>il</strong>lanti<br />

cristalli svarovski e boemia. L’azienda è specializzata in<br />

due tipi diversi di fornitura: da un lato, si occupa della<br />

realizzazione su misura di lampadari per alberghi chiese<br />

e studi professionali; dall’altro lo scaldino elettrico<br />

Termojolly, esportato in tutta l’Italia, rappresenta<br />

l’elemento originario e <strong>il</strong> punto di forza della produzione<br />

dell’azienda. Lo scaldino elettrico è calore portat<strong>il</strong>e,<br />

può essere ut<strong>il</strong>izzato, viste le sue ridotte dimensioni, in<br />

diversi modi: come scaldaletto, scalda-culla, poggiato<br />

dolcemente sui punti doloranti può lenire i fastidi della<br />

artrite, della digestione diffic<strong>il</strong>e perfino i dolori muscolari.<br />

Le parti che lo compongono realizzate in materiali<br />

controllati e provvisti di marchio IMQ.<br />

Ma per diventare competitiva, una città, un territorio,<br />

necessitano di percorsi formativi adeguati, sia pubblici,<br />

naturalmente, a Carini tuti di elevata qualità e serietà,<br />

che privati. Ne vogliamo ricordare uno, l’Istituto Paritario<br />

ad indirizzo tecnico Alessandro Volta della società “La<br />

Vincente Soc.coop. A.R.L.” con sede in Corso Italia, 168,<br />

N. 1 2012<br />

19<br />

telefono 091 8668790. La missione dell’istituto è svolgere<br />

un ruolo attivo nel contesto locale, proponendosi come<br />

centro di formazione culturale, civ<strong>il</strong>e e professionale<br />

aperto ai giovani e agli adulti. L’obiettivo è far proprio<br />

<strong>il</strong> principio di ”cittadinanza attiva” per formare cittadini<br />

Europei consapevoli e responsab<strong>il</strong>i, tutelando e<br />

garantendo <strong>il</strong> rispetto dei principi di uguaglianza e<br />

legalità, nell’ottica dell’integrazione scuola-territorio e<br />

scuola-famiglia.<br />

Sulla base degli obiettivi del Piano nazionale di<br />

orientamento per gli istituti superiori si è assunto un<br />

approccio che mette al centro gli allievi con le loro<br />

specificità (età, genere, appartenenza sociale e culturale,<br />

valori e aspirazioni personali) attribuendo massima<br />

importanza al collegamento diretto con <strong>il</strong> loro contesto<br />

di vita.<br />

A tal fine l’istituto ha intrapreso in questi ultimi anni un<br />

percorso formativo-educativo, finalizzato ad accogliere<br />

le istanze del territorio, attraverso azioni che mirano ad<br />

incoraggiare l’integrazione scolastica e l’inclusione.<br />

L’Istituto, inoltre, ha inteso, ancor di più, aprirsi all’Europa,<br />

incentivando la partecipazione dei discenti e dei docenti<br />

alle iniziative promosse dall’Unione Europea, per vivere<br />

esperienze culturali e didattiche con gli altri paesi<br />

comunitari.<br />

Una vera br<strong>il</strong>lante realtà scolastica per cittadini del<br />

domani, preparati e consapevoli.<br />

La scuola deve re-inventare se stessa in funzione della<br />

contemporaneità e dell’apertura, per promuovere un<br />

cambiamento attraverso l’innovazione, potenziando e<br />

stimolando le competenze professionali in funzione del<br />

miglioramento dei risultati per gli studenti.


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

Carini cresce con CO.P.A.L.<br />

Il progetto per lo sv<strong>il</strong>uppo dell’economia locale a cui hanno<br />

aderito numerosi artigiani del territorio. <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

scommette sul Consorzio<br />

Prosegue, a Carini, in provincia di Palermo, <strong>il</strong> progetto<br />

avviato dal CO.P.A.L., <strong>il</strong> consorzio polifunzionale<br />

dell’artigianato locale costituito su iniziativa della Cna<br />

che associando operatori dei vari settori dell’artigianato e<br />

della piccola e media impresa del territorio, promuove e<br />

da un futuro allo sv<strong>il</strong>uppo economico locale.<br />

Il consorzio CO.P.A.L. (Consorzio polifunzionale artigianato<br />

locale) è stato costituito nel marzo del 2006, per iniziativa<br />

del responsab<strong>il</strong>e della sezione locale della C.N.A di Carini<br />

e da un gruppo di artigiani di Carini.<br />

Lo scopo principale è quello di ut<strong>il</strong>izzare l’area artigianale<br />

del Consorzio A.S.I. (Area Sv<strong>il</strong>uppo Industriale) di Palermo,<br />

nell’agglomerato di Carini, per trasferire le proprie attività<br />

allocate, attualmente, nel centro abitato di Carini.<br />

L’area interessata dove troverà collocazione la “Cittadella<br />

dell’artigianato” ha un’estensione di circa 18 ettari in zona.<br />

In quest’area sorgeranno circa trentasette lotti, di diversa<br />

quadratura, per coperture superiori a 43 m<strong>il</strong>a metri<br />

quadrati ed un volume insediab<strong>il</strong>e di 270 m<strong>il</strong>a metri cubi,<br />

3 m<strong>il</strong>a e 200 metri quadrati di spazi verdi, 7 m<strong>il</strong>a e 500<br />

metri quadri di parcheggi, quasi 2 ch<strong>il</strong>ometri di viab<strong>il</strong>ità<br />

interna.<br />

Il piano di lottizzazione è stato già approvato dal Consiglio<br />

Generale dell’A.S.I. che ne ha dichiarato la pubblica ut<strong>il</strong>ità.<br />

Il progetto esecutivo delle opere di urbanizzazione<br />

prevede la realizzazione di tutte le infrastrutture primarie<br />

quali strade, fognature, impianti d’<strong>il</strong>luminazione e altro,<br />

<strong>il</strong> tutto a servizio degli opifici artigianali che saranno<br />

realizzati.<br />

Per l’acquisizione dell’area si è proceduto all’esproprio,<br />

impegnando risorse per circa un m<strong>il</strong>ione e 700 m<strong>il</strong>a euro<br />

finanziato prevalentemente con fondi degli artigiani<br />

mediante <strong>il</strong> ricorso al mercato del credito.<br />

Il CO.P.A.L. ha ottenuto, infatti, un mutuo di un m<strong>il</strong>ione<br />

e 400 m<strong>il</strong>a euro dalla sede locale della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

di Alcamo con la garanzia dell’Unifidi Sic<strong>il</strong>ia, già ut<strong>il</strong>izzato<br />

per l’acquisto dell’intera area, mediante esproprio per<br />

pubblica ut<strong>il</strong>ità.<br />

Tutti i Soci del Consorzio hanno eseguito conferimenti,<br />

per circa 500 m<strong>il</strong>a euro sia per la progettazione che per<br />

l’acquisto dell’area.<br />

I Soci del Consorzio sono in atto trentadue.<br />

«Si tratta di un gruppo di artigiani - ha affermato <strong>il</strong><br />

presidente Gaspare Sciarrino - che svolgono la loro<br />

attività nel centro storico della città e che hanno deciso<br />

20<br />

Storie d’aziende<br />

di Antonio Fundarò<br />

di mettersi assieme, pur con notevoli difficoltà legate alla<br />

congiuntura economica nazionale ed internazionale, e<br />

di scommettere sullo sv<strong>il</strong>uppo di un settore che può e<br />

deve diventare trainante nel sistema produttivo dell’area<br />

di riferimento».<br />

Il CO.P.A.L. è amministrato da un Consiglio di<br />

Amministrazione composto dal Presidente, da un<br />

vice Presidente da quattro Consiglieri e da un Direttore<br />

(responsab<strong>il</strong>e della C.N.A. di Carini) nominato con delibera<br />

del CDA, tutti a titolo Gratuito.<br />

Non a caso <strong>il</strong> direttore è proprio <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e della CNA.<br />

è stato lui, infatti, ad avere l’intuizione e a lavorare in tal<br />

senso con <strong>il</strong> conforto e l’aiuto di quanti credono ancora<br />

che Carini deve scommettere sul settore artigianale.<br />

«Gli artigiani sono fondamentali» ha affermato Epifanio<br />

Troia. «Il Consorzio nasce per caso. Ho aperto la CNA nel<br />

2005. C’era, allora, la volontà di trovare uno spazio diverso<br />

dove fare impresa. Il comune non disponeva di una sua<br />

area artigianale e la legge regionale 20 del 2005 apriva<br />

le porte alla possib<strong>il</strong>ità di realizzarne una» puntualizza<br />

Epifanio Troìa - Direttore COPAL<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Troia, manifestando tutto <strong>il</strong> suo disappunto per una<br />

amministrazione comunale, in quegli anni, non ora,<br />

naturalmente, assente, o quasi del tutto disinteressata<br />

all’iniziativa.<br />

«Certo, ci aspettavamo, almeno inizialmente, una<br />

maggiore adesione al progetto CO.P.A.L. ma non tutti gli<br />

artigiani hanno creduto all’iniziativa. Però, nonostante<br />

tutto, siamo riusciti a creare una rete tra i consociati. è<br />

importante l’unione quando <strong>il</strong> progetto è ambizioso<br />

ed impone grossi sacrifici economici, e non solo quelli»<br />

continua Sciarrino.<br />

Il C.d.A. del CO.P.A.L. sin dalla nascita ha adottato tutte<br />

le misure necessarie atte a garantire la legalità e la<br />

trasparenza in tutti gli atti sottoponendo all’assemblea<br />

dei Soci le decisioni più importanti e, comunque,<br />

dotandosi della certificazione prevista dalle norme di<br />

legge antimafia.<br />

Al fine di dare continuità al progetto per la seconda<br />

fase, cioè l’urbanizzazione dell’area <strong>il</strong> cui costo è pari<br />

a un m<strong>il</strong>ione e 600 m<strong>il</strong>a euro non essendo i soci del<br />

Consorzio in condizione di potere finanziare l’opera, si<br />

rende necessario ut<strong>il</strong>izzare, ove possib<strong>il</strong>e o i fondi del<br />

POR 2007/2013, ricorrendo a una procedura a sportello<br />

riservata ai Consorzi Artigiani, per realizzare l’area<br />

attrezzata, o attraverso dei finanziamenti specifici per i<br />

consorzi degli artigiani che consentirebbero di realizzare<br />

le opere di urbanizzazione, qualora fossero emessi i<br />

relativi decreti da parte dell’Assessorato competente.<br />

«Credo che la Regione debba individuare le risorse<br />

comunitarie per finanziare le opere di urbanizzazione<br />

N. 1 2012<br />

21<br />

per consentire l’insediamento della area artigianale per<br />

ospitare gli artigiani che si sono costituiti in consorzio che<br />

hanno già proceduto all’esproprio impegnando risorse<br />

per oltre 1.700.000 euro» ha continuato <strong>il</strong> presidente<br />

Gaspare Sciarrino.<br />

L’intenzione dei soci del Consorzio, inoltre, quella di<br />

realizzare l’intera opera costruendo anche gli opifici<br />

necessari alle attività dei singoli artigiani, prevedendo<br />

di ut<strong>il</strong>izzare i tetti dei capannoni ove piazzare pannelli<br />

fotovoltaici, che consentirebbero un ritorno economico<br />

attraverso la cessione dell’energia elettrica prodotta.<br />

«Abbiamo fatto grossi passi avanti, in tutti i campi, anche<br />

in quelli della sostenib<strong>il</strong>ità ambientale» ha commentato<br />

Francesco Sanf<strong>il</strong>ippo, consigliere di amministrazione del<br />

CO.P.A.L. e tra quelli che crede che, se tutto ciò è stato<br />

possib<strong>il</strong>e, lo si «deve a <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> che ha creduto<br />

e crede nel progetto. è stata l’unica banca a farsi garante<br />

dei principi del credito cooperativo che, a volte vengono<br />

solo sbandierati, e che in questo caso, <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

ha, con fermezza, sposato».<br />

«Ad oggi sono in atto la realizzazione delle opere di<br />

urbanizzazione primaria e solo adesso siamo nelle<br />

condizioni di veder dar corpo alle nostre idee. Idee sulle<br />

quali abbiamo investito tempo, aspettative e denaro» ha<br />

commentato <strong>il</strong> direttore generale Troia.<br />

«Ora tocca alla politica dare un contributo in termini di<br />

vicinanza ed in termini di investimenti. è singolare - riferisce<br />

l’ex assessore alle Attività Produttive, Vincenzo Alamia, che<br />

qualche anno fa, una certa politica fosse latitante e solo io<br />

ho creduto in questo ambizioso progetto».


«Quando decine di imprese artigiane decidono di<br />

consorziarsi per investire in un territorio da sempre<br />

condizionato dai boss mafiosi, creando in un contesto<br />

di legalità iniziative concrete per lo sv<strong>il</strong>uppo economico,<br />

la Regione deve dimostrare attenzione e vicinanza. Il<br />

consorzio Copal sta dimostrando grande attenzione<br />

al territorio. Serve individuare un percorso legislativo<br />

a sostegno degli artigiani di Carini» ha commentato <strong>il</strong><br />

presidente Gaspare Sciarrino ricordando a se stesso e<br />

alla politica che i tempi devono essere rispettati e che<br />

<strong>il</strong> pubblico deve, è un obbligo morale, darci una mano,<br />

perché solo quando nascono consorzi come <strong>il</strong> nostro,<br />

voluto mettendo le mani nelle nostre tasche, viene fuori<br />

<strong>il</strong> senso e l’importanza della vera, sana imprenditoria».<br />

Sempre maggiore importanza occupa, dunque,<br />

ELENCO SOCI COPAL<br />

22<br />

la programmazione della produzione che CO.P.A.L<br />

garantirà in un sistema virtuoso di imprese operanti nel<br />

consorzio; l’elaborazione di un sistema di pianificazione<br />

condivisa delle produzioni artigiane in funzione della<br />

domanda reale e potenziale, permetterà di favorire la<br />

vendita dell’intera produzione offrendo ai propri clienti<br />

prodotti sempre di elevata qualità.<br />

Il vantaggio per i clienti del nascituro CO.P.A.L. sarà<br />

rappresentato dalla possib<strong>il</strong>ità di interagire con un gran<br />

numero di produttori mediante un unico interlocutore<br />

qualificato, <strong>il</strong> consorzio, appunto, evitando ulteriori<br />

intermediari la cui presenza inciderebbe sul prezzo<br />

finale, che rimarrà, invece, altamente competitivo.<br />

CO.P.A.L. è la scommessa economica di un territorio<br />

vocato all’economia di mercato.<br />

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<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


N. 1 2012<br />

23<br />

IL NOSTRO IMPEGNO


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

I colori e le forme dell’olivo<br />

per un olio da amare e gustare<br />

“Al Mulino” di Capaci tre generazioni per un prodotto verde,<br />

fruttato intenso ed equ<strong>il</strong>ibrato<br />

di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />

L’Oleificio “Al Mulino” è un’azienda a conduzione<br />

fam<strong>il</strong>iare, la cui storia è lunga tre generazioni, che fa della<br />

passione per gli ulivi e la produzione di olio extravergine<br />

di oliva <strong>il</strong> punto cardine della propria attività.<br />

Ci troviamo nel cuore della Sic<strong>il</strong>ia, sul mar Tirreno, in un<br />

territorio da sempre vocato alla coltivazione dell’olivo e<br />

della vite.<br />

Il clima caldo e secco conferiscono all’olio quella forza e<br />

quel vigore che solo la Terra di Sic<strong>il</strong>ia può dare.<br />

L’azienda è attiva in tutta la f<strong>il</strong>iera olearia, dall’attività agricola<br />

di coltivazione degli oliveti alla trasformazione delle olive<br />

in eccellente olio extravergine, dall’imbottigliamento del<br />

prodotto fino alla sua commercializzazione.<br />

L’azienda “Al Mulino” dispone di un modernissimo<br />

oleificio con processo di estrazione che garantisce un<br />

eccellente extravergine lasciando inalterate tutte le sue<br />

qualità organolettiche.<br />

Le olive raccolte alla prima invaiatura e rigorosamente<br />

24<br />

Medaglie<br />

a mano, in modo da assicurare l’integrità dell’oliva,<br />

vengono stoccate in ampie ceste areate e molite entro<br />

le 12 ore successive dalla raccolta.<br />

L’oleificio dispone della migliore tecnologia attualmente<br />

presente per la molitura, garantendo cicli di produzione<br />

veloci ed igienicamente controllati.<br />

La conservazione dell’olio avviene in cisterne di acciao<br />

inox, al riparo da luce e aria, in ambiente controllato.<br />

Precedentemente ad ogni fase di confezionamento,<br />

ogni prodotto viene analizzato al fine di offrire un<br />

extravergine di indubbia qualità.<br />

Nel gusto e nell’immagine, Fragranza nostrana, Fragranza<br />

novella e Baglio Torre Puccio, racchiudono l’essenza<br />

stessa della nostra preziosa isola in cui i colori e le forme<br />

dell’olivo, da sempre amati e rappresentati nella poetica<br />

sic<strong>il</strong>iana, furono descritti anche da Luigi Pirandello.<br />

L’oliva, qui, Al Mulino, è amata quale frutto della passione,<br />

dell’entusiasmo e dell’amore verso la nostra Isola.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


L’alta qualità del prodotto è testimoniata dall’Autorizzazione<br />

r<strong>il</strong>asciata dall’Assessorato Agricoltura e Foreste della<br />

Regione Sic<strong>il</strong>ia ad imbottigliare esclusivamente Olio<br />

Extra Vergine di Oliva con Designazione di Origine Italiana,<br />

garantendo, così, un prodotto al “100% italiano” sia<br />

per quanto riguarda le olive frante sia in relazione agli<br />

impianti di produzione.<br />

L’olio extravergine di oliva è ottenuto dalle migliori olive,<br />

risultato di un perfetto blend tra le cultivar più vocate<br />

nel nostro territorio: Nocellara del Belice, Cerasuola,<br />

Biancol<strong>il</strong>la.<br />

Si contraddistingue per le sue elevate caratteristiche<br />

organolettiche, presentando un fruttato intenso con<br />

leggere note di amaro e piccante sul finale.<br />

Le olive sono uno degli alimenti più benefici e alla base<br />

della dieta mediterranea. L’olio extra vergine d’oliva<br />

è necessario in tante pietanze. Questo, contenendo<br />

N. 1 2012<br />

25<br />

vitamine E e polifenoli riesce a frenare i radicali liberi, a<br />

combattere <strong>il</strong> colesterolo, a ritardare l’invecchiamento.<br />

Lo stab<strong>il</strong>imento di produzione, ubicato a Capaci (vicino<br />

Palermo) è fornito di modernissime attrezzature di<br />

stoccaggio ed imbottigliamento. L’azienda ha la capacità<br />

di immagazzinare circa 2 m<strong>il</strong>a quintali di olio in s<strong>il</strong>os di<br />

acciaio perfettamente rispettosi delle norme igieniche.<br />

Per quanto concerne l’imbottigliamento ha luogo in<br />

due linee di produzione complete ed automatiche con<br />

una capacità di riempimento di circa 1000 bottiglie l’ora<br />

ciascuna.<br />

L’olio extra vergine d’oliva prodotta “Al Mulino” si fa<br />

apprezzare, dunque, per <strong>il</strong> suo eccellente sapore<br />

corposo e rotondo di oliva verde, fruttato intenso ed<br />

equ<strong>il</strong>ibrato, con sentore di mandorle.<br />

Un olio da amare e da gustare.


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

3S, impresa di autodemolizioni<br />

L’innovazione tecnologica, la scommessa ambientale<br />

Francesco Sanf<strong>il</strong>ippo nasce<br />

nel 1974, diventa titolare della<br />

3S, centro di rottamazione<br />

ecologico, nel 1994.<br />

La ditta è sita ad Isola delle Femmine, in viale delle<br />

Industrie, al civico 155. Sanf<strong>il</strong>ippo, dopo essersi diplomato<br />

in economia aziendale, presso l’istituto <strong>Don</strong> bosco<br />

Ranchib<strong>il</strong>e di Palermo, decide di dare <strong>il</strong> suo contributo nel<br />

settore aziendale, ideando, fondando e gestendo una delle<br />

principali icone nell’ambito dell’autodemolizione; impresa<br />

che ha recepito <strong>il</strong> Dlgs 209/2003 (decreto di riferimento<br />

gestione veicoli fuori uso) e la direttiva europea 2000/53<br />

inerente lo stoccaggio delle parti da recuperare e da<br />

riciclare pari al 95% del peso del veicolo.<br />

«Credo molto in questa attività. Penso che sia una delle<br />

poche aziende che tratta rifiuti, ove <strong>il</strong> riciclaggio, <strong>il</strong> recupero<br />

ed <strong>il</strong> reimpiego siano i punti di forza per i quali continuo ad<br />

investire in innovazione e tecnologie. Per queste ragioni<br />

e per mettere a disposizione anche la mia esperienza ho<br />

deciso di sposare l’idea del consorzio CO.P.A.L. di Carini,<br />

del quale sono anche consigliere di amministrazione,<br />

che mi darà l’opportunità di finalizzare un progetto<br />

innovativo al quale speravo da tempo cioè “un impianto<br />

di autodemolizione ecosostenib<strong>il</strong>e ad impatto zero”. Credo<br />

l’unico in Sic<strong>il</strong>ia nel suo genere con queste caratteristiche<br />

ambientali» ha commentato Francesco Sanf<strong>il</strong>ippo.<br />

Oggi l’azienda opera sul territorio di Isola delle femmine<br />

su di uno spazio limitato per le sue prospettive aziendali,<br />

ed è «per questa ragione che puntiamo tantissimo alla<br />

26<br />

Medaglie<br />

di Vincenzo Labruzzo<br />

realizzazione del nuovo impianto» ha continuato Sanf<strong>il</strong>ippo.<br />

«Credo molto nell’innovazione, nelle tecnologie ecocompatib<strong>il</strong>i<br />

e nella formazione, oggi punto di forza per ogni<br />

impresa che ha a che fare con l’ambiente» ha precisato<br />

l’imprenditore Francesco Sanf<strong>il</strong>ippo.<br />

L’imprenditore Sanf<strong>il</strong>ippo è un tipo dinamico, innovativo,<br />

capace di cogliere le opportunità e le sfide tecnologiche.<br />

«In questi anni di carriera da imprenditore mi sono subito<br />

messo in discussione facendo parte del consiglio di<br />

amministrazione della confederazione Autodemolitori<br />

Riuniti, con sede a Roma, con delega a partecipare al<br />

tavolo tecnico sull’accordo quadro gestione veicoli fuori<br />

uso presso <strong>il</strong> ministero dell’Ambiente» ha ricordato.<br />

«Sono stato eletto, nel 2008, presidente del Consorzio<br />

Autodemolitori Sic<strong>il</strong>ia anche questa una scommessa che<br />

ha messo in luce, in me, una grandissima voglia di fare.<br />

Voglia e tenacia che trasferirò nel consorzio di cui mi sento<br />

parte integrante». Imprenditori della sua levatura vanno<br />

presi ad esempio ed imitati.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


N. 1 2012<br />

27<br />

IL NOSTRO IMPEGNO


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

28<br />

Medaglie<br />

Sapori e colori<br />

da gustare e guardare<br />

Edelweiss, un matrimonio di pietanze in cui i pesci<br />

ed i crostacei diventano protagonisti<br />

di Antonio Fundarò<br />

Sapori e colori mescolati con la storia, ricette pensate<br />

per gustare <strong>il</strong> Tirreno, le sue fragranze, <strong>il</strong> suo spirito, la<br />

sua essenza.<br />

Da Edelweiss si possono ascoltare le “storie” della Sic<strong>il</strong>ia,<br />

un’isola che nel tempo ha saputo trarre vantaggio dal<br />

proprio isolamento.<br />

Chi vuole, potrà addentrarsi in un percorso gastronomico<br />

per scoprire di ogni pietanza l’origine del nome e la<br />

ricorrenza per cui è preparata.<br />

Piatti che hanno non solo un forte legame con <strong>il</strong><br />

territorio ma che, addirittura, lo rappresentano.<br />

è la Sic<strong>il</strong>ia, dove i sapori genuini sono tramandati da<br />

generazioni, oralmente, da madre a figlia, dove le dosi<br />

spesso non esistono e gli ingredienti sono quantificati<br />

in pugni, cucchiai e pizzichi.<br />

Nel Ristorante Edelweis sarete testimoni di quel<br />

patrimonio di pietanze e sapori in cui i pesci e i crostacei<br />

sono indiscussi protagonisti…<br />

Ad accogliervi troverete un locale dall’atmosfera sobria<br />

ed elegante, <strong>il</strong> cui st<strong>il</strong>e esalta al massimo le forme e<br />

l’architettura dell’ambiente, arredamento essenziale e<br />

colori minimalisti.<br />

Giovanni e Pietro Bua vi presentano l’Edelweiss,<br />

Ristorante, Pizzeria, Sala Trattenimenti, situato sulla<br />

strada statale 113, al ch<strong>il</strong>ometro 280.60 a Carini, telefono<br />

091 8690552.<br />

Edelweiss è <strong>il</strong> luogo ideale per matrimoni, cerimonie,<br />

riunioni e meeting.<br />

Qui troverete uno staff professionale, preparato e<br />

gent<strong>il</strong>e, che saprà accogliervi e servirvi con cortesia e<br />

cordialità nei momenti felici che decidere di trascorrere<br />

con noi.<br />

I sapori del cucina, tipici delle zone mediterranee,<br />

sapranno coniugarsi alla perfezione con le etichette di<br />

vini pregiati.<br />

Per inebriarti di sapori ed odori basta recarsi al locale<br />

e, per chi non potesse, immediatamente, visitare <strong>il</strong> sito<br />

www.edelweissricevimenti.com.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Centro intrattenimenti, ricevimenti, banchetti, ristorante<br />

e pizzeria, l’Edelweiss, è un’oasi perfetta per rinfreschi,<br />

party, cockta<strong>il</strong>, meeting, def<strong>il</strong>è o, semplicemente, per<br />

una cena tra amici od una pizza tra compagni o colleghi.<br />

Una splendida cornice dove <strong>il</strong> mare, <strong>il</strong> vento, la salsedine<br />

si propagano e si diffondono dalla cucina fino ai tavoli.<br />

Il “mare nostrum” è <strong>il</strong> grande protagonista, dato che<br />

<strong>il</strong> pesce, i crostacei, i molluschi sono di provenienza<br />

rigorosamente mediterranea e tirrenica, con pescato<br />

giornaliero.<br />

Appena giunta a destinazione, nelle cucine del<br />

ristorante Edelweiss, la materia prima passa tra le mani<br />

dello chef, per diventare, in breve tempo, un ventaglio<br />

ricco e gustoso di antipasti originali, primi e secondi<br />

piatti all’insegna della tradizione e, anche, di una<br />

sperimentazione ambiziosa pur mantenendosi - sempre<br />

- tra i binari del buon gusto.<br />

Il tutto è ovviamente accompagnato da vini preziosi,<br />

numerose prestigiose etichette selezionate per<br />

accontentare tutti i palati.<br />

Edelweiss è un vero e proprio ambasciatore del gusto<br />

e della tradizione culinaria sic<strong>il</strong>iana, o forse è meglio<br />

definirlo “timoniere”, termine che gli calza a pennello<br />

visto che Edelweiss è un ristorante in cui si respira <strong>il</strong> mare<br />

e si sentono in lontananza i richiami dei pescherecci con<br />

<strong>il</strong> loro carico di sapori intensi.<br />

Immergetevi in questo caleidoscopio di sapori e di<br />

odori, di colori e di storie, e rimarrete astatici ad ascoltare<br />

<strong>il</strong> mare tra i piatti ed la salsedine tra le pietanze che<br />

gusterete.<br />

L’ambiente caldo ed accogliente fa, inoltre, della<br />

struttura <strong>il</strong> posto ideale per celebrare cerimonie di ogni<br />

genere fra le quali le festività più importanti dell’anno,<br />

nozze, lauree, comunioni, meeting e congressi.<br />

Il locale Dispone di due sale, una interna e una all’esterno,<br />

con ingresso autonomo.<br />

Posto esclusivo e raffinato, dunque, si pone come punto<br />

di riferimento per gli amanti della buona cucina, dove<br />

professionisti del gusto hanno unito piatti tradizionali<br />

Sic<strong>il</strong>iani con invenzioni di nouvelle cuisine.<br />

Inoltre, è possib<strong>il</strong>e gustare un’ottima pizza cotta nel<br />

forno a legna.<br />

Il servizio impeccab<strong>il</strong>e nasce da un’esperienza cresciuta<br />

negli anni con persone preparate ed altamente<br />

qualificate.<br />

è una sensazione appagante quella che si vive alla sala<br />

Edelweiss, oltre che per le specialità indiscutib<strong>il</strong>i, per la<br />

qualità del servizio e per la professionalità degli addetti:<br />

nelle cerimonie più gioiose, nei matrimoni, nelle<br />

cresime, nei battesimi, nelle feste di laurea o nell’intimità<br />

di una serata tra amici, troverete la cordialità e la cortesia<br />

tipiche di chi fa questo mestiere con passione e sincerità<br />

da tanti anni.<br />

Una passione che dura decenni.<br />

N. 1 2012<br />

29


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

30<br />

Medaglie<br />

Gout S.r.l.<br />

leader nel settore<br />

della commercializzazione<br />

e della distribuzione<br />

Prodotti per la ristorazione di alto livello in tempi certi e di alta qualità<br />

La Gout S.R.L è un’azienda leader operante nel settore<br />

della commercializzazione e della distribuzione di prodotti<br />

per la ristorazione di alto livello; è partner priv<strong>il</strong>egiato ed<br />

esclusivo per le più importanti società italiane ed estere del<br />

settore alimentare.<br />

Ecco i «punti di forza»:<br />

• Partner ideale per la distribuzione alimentare moderna;<br />

• Risposta efficace alle esigenze del mercato tradizionale;<br />

• Logistica integrata nel rispetto della catena del freddo;<br />

• Cap<strong>il</strong>lare presenza sul territorio con propria rete di vendita;<br />

• Piattaforma distributiva per l’industria alimentare;<br />

• Innovazione di prodotto e di servizio.<br />

La Gout S.R.L è un’azienda che da cinque anni si occupa di<br />

forniture di prodotti per la ristorazione di alto livello.<br />

Il bacino di utenza, ad oggi, ricopre le province di Palermo,<br />

Trapani, Enna e Caltanissetta.<br />

L’azienda è stata costituita da quattro ragazzi che, dopo<br />

un’esperienza decennale presso una grande ditta sic<strong>il</strong>iana,<br />

hanno deciso di unire le proprie capacità per creare<br />

un’azienda che abbia come obiettivo la soddisfazione<br />

delle esigenze dei clienti certi che, ad oggi, questa sia<br />

l’unica arma vincente per potere contrastare le grandi<br />

aziende nazionali e multinazionali presenti sul territorio. A<br />

dimostrazione di ciò uno dei nostri punti di forza consiste<br />

nella possib<strong>il</strong>ità di effettuare più consegne settimanali,<br />

in modo da evitare al cliente inut<strong>il</strong>i scorte di magazzino,<br />

nonostante l’esorbitante costo del gasolio indurrebbe a<br />

fare <strong>il</strong> contrario. Inoltre le consegne vengono effettuate con<br />

furgoni refrigerati con doppie temperature per garantire la<br />

perfetta integrità dei prodotti trasportati.<br />

L’azienda effettua le consegne con mezzi e personale<br />

proprio evitando gli spiacevoli disservizi di un trasporto<br />

con corriere.<br />

Ognuno dei soci all’interno dell’azienda ricopre una<br />

mansione specifica.<br />

Luciano Vivona, responsab<strong>il</strong>e degli acquisti, effettua una<br />

costante ricerca dei migliori prezzi sul mercato.<br />

Giacomo Mannino, responsab<strong>il</strong>e controllo qualità, effettua<br />

un accurato monitoraggio degli standard qualitativi.<br />

di Federico Alesi<br />

Maurizio C<strong>il</strong>luffo e Francesco Mannino coordinano la forza<br />

vendite e curano direttamente <strong>il</strong> rapporto con la clientela.<br />

La GOUT, infine, offe alla propria clientela un efficiente<br />

ufficio ordini al quale rivolgersi per la trasmissione degli<br />

ordini e per qualunque altra necessità.<br />

Nel corso degli anni l’azienda ha subito numerose ed<br />

importanti trasformazioni volte a migliorare <strong>il</strong> servizio e <strong>il</strong><br />

rapporto forniti alla clientela.<br />

Il consenso riscontrato è stato molto importante e<br />

fondamentale. Tutto questo, insieme all’ampia gamma<br />

degli altri prodotti, all’esperienza ed alla professionalità,<br />

fanno si che oggi Gout Srl sia una realtà molto importante<br />

del nostro territorio.<br />

Oggi l’azienda, mantenendo ben salde le origini e<br />

l’esperienza formatasi nel corso degli anni, si trova ad<br />

affrontare un importante impegno: quello di valorizzare<br />

ancora di più l’immagine, <strong>il</strong> servizio e la professionalità,<br />

elementi che sono sempre fondamentali nella politica<br />

aziendale. La Gout Srl si propone come fornitore di una<br />

ampia gamma di prodotti sulle varie tipologie assicurando<br />

un servizio accurato e professionale, intento a rispondere<br />

alle più svariate esigenze della clientela.<br />

Per informazioni: via Crispi Francesco, 56, 90044 Carini (PA),<br />

Tel. 0918632264, Fax 0918694356, ma<strong>il</strong> gout.lv@libero.it.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Medaglie<br />

31<br />

IL NOSTRO IMPEGNO<br />

CEDI Sisa Sic<strong>il</strong>ia<br />

leader del settore alimentare<br />

e della distribuzione in Sic<strong>il</strong>ia<br />

SISA è una società<br />

presente in Italia da<br />

diverse decine di anni; i<br />

suoi supermercati sono<br />

CEDI SICIlIa migliaia e <strong>il</strong> suo giro<br />

d’affari ha toccato i diversi centinaia di m<strong>il</strong>ioni di euro. Il<br />

Gruppo è leader in quasi tutta Italia.<br />

In questi anni <strong>il</strong> Gruppo Sisa ha affrontato di volta in volta,<br />

le sfide che <strong>il</strong> mercato ha lanciato con coraggio e scelte<br />

spesso in controtendenza, ma vincenti.<br />

In coerenza con quanto raggiunto nel passato, oggi <strong>il</strong><br />

Gruppo Sisa vuole sv<strong>il</strong>uppare ulteriormente <strong>il</strong> proprio<br />

fatturato e potenziare l’aggregazione tra Soci, strategie<br />

che si sono dimostrate carte vincenti per <strong>il</strong> Gruppo.<br />

Sisa ha fatto propri alcuni aspetti della grande<br />

distribuzione introducendoli nella D.O., raggiungendo<br />

anzitempo molti degli obiettivi preposti grazie alla<br />

coerenza e alla coesione dei Soci.<br />

Basta dare uno sguardo ai fatturati, e in generale ai<br />

“numeri SISA”, in progressiva crescita, per capire come<br />

N. 1 2012<br />

di Antonio Fundarò<br />

SISA rappresenti una squadra ben affiatata dove gli scopi<br />

sono condivisi e perseguiti da tutti.<br />

In terra sic<strong>il</strong>iana <strong>il</strong> CEDI SISA, presieduto con grande<br />

competenza e professionalità da Vito Petitto (60 anni<br />

di Marsala, consigliere di amministrazione nazionale<br />

di Sisa Spa, è stato direttore dei prodotti a marchio e<br />

direttore commerciale di Sisa), è un egregio esempio di<br />

imprenditorialità di spicco, espressione concreta delle<br />

risorse e delle capacità professionali della regione.<br />

L’obiettivo strategico di fondo che ne ha orientato le<br />

mosse è sempre stato l’accrescimento della visib<strong>il</strong>ità e del<br />

peso sul mercato locale.<br />

Il Cedi Sisa Sic<strong>il</strong>ia è una delle realtà più dinamiche dell’area,<br />

con un fatturato di centinaia di m<strong>il</strong>ioni di euro generato<br />

da una rete di oltre 200 pdv con insegna Sisa.<br />

Obiettivo strategico per <strong>il</strong> prossimo futuro è quello di<br />

raggiungere <strong>il</strong> tetto dei 300 m<strong>il</strong>ioni di euro, grazie ad<br />

un processo di sv<strong>il</strong>uppo territoriale volto alla continua<br />

acquisizione di nuovi soci e di un ampliamento strutturale<br />

della piattaforma logistica.


L’importanza data allo sv<strong>il</strong>uppo della piattaforma<br />

distributiva è dovuta all’obiettivo di assicurare un<br />

approvvigionamento costante e giornaliero dei prodotti<br />

ai punti vendita, in modo da garantire una varietà e una<br />

freschezza ogni giorno sulla tavola dei consumatori.<br />

Sulla scia delle nuove tendenze di consumo e in<br />

controtendenza con lo sv<strong>il</strong>uppo di grandi superfici di<br />

vendita avvenuto negli anni scorsi, la nostra attenzione<br />

si focalizza sulla rivalutazione del concetto di negozio<br />

di vicinato. Il consenso sempre maggiore da parte dei<br />

consumatori verso l’elevato contenuto di servizio e<br />

<strong>il</strong> rapporto umano conferma la volontà di sv<strong>il</strong>uppare<br />

negozi di piccole superfici.<br />

SISA è anche una grande marca commerciale, un vero e<br />

proprio brand con oltre 650 prodotti nelle varie categorie<br />

merceologiche.<br />

Nella politica adottata in materia di private label, SISA<br />

percorre la strada della massima qualità in tutti i settori,<br />

dall’alimentare al non food. La f<strong>il</strong>osofia dei prodotti a<br />

marca privata è stata sv<strong>il</strong>uppata dal Gruppo nei primi<br />

anni novanta: è nel 1991, infatti, che sugli scaffali dei<br />

supermercati SISA appaiono le prime 38 referenze, uno<br />

sv<strong>il</strong>uppo e una crescita continui fino ad arrivare all’attuale<br />

assortimento.<br />

La scelta di SISA di investire sempre più nella marca privata<br />

e la consapevolezza che essa rappresenta per <strong>il</strong> cliente lo<br />

specchio dell’affidab<strong>il</strong>ità del supermercato, ha indotto <strong>il</strong><br />

Gruppo a stipulare contratti con fornitori accreditati in<br />

ambito nazionale ed internazionale, noti per l’alto livello<br />

dei loro standard qualitativi. Il Gruppo, con i prodotti a<br />

marca privata, vuole offrire ai suoi acquirenti l’opportunità<br />

di avere la dispensa sempre ben fornita, e di trovare sugli<br />

scaffali tante referenze in grado di rispondere e soddisfare<br />

tutte le esigenze.<br />

Tutti i prodotti a marchio SISA riportano una “Q” apposta<br />

sul packaging a garanzia di qualità.<br />

Fiore all’occhiello della D.O. in Sic<strong>il</strong>ia ed obiettivo<br />

condiviso fin da subito, che ne ha orientato le mosse, è<br />

stato l’accrescimento del peso dell’insegna sul mercato<br />

locale e della sua visib<strong>il</strong>ità.<br />

Oggi <strong>il</strong> CEDI SISA SICILIA, grazie alla sua struttura, unica per<br />

aver saputo sfruttare al meglio la forza imprenditoriale e i<br />

localismi, rappresenta l’espressione tangib<strong>il</strong>e delle risorse<br />

e delle capacità professionali della regione.<br />

Obiettivo strategico per <strong>il</strong> prossimo futuro è quello di<br />

continuare nel processo di sv<strong>il</strong>uppo territoriale intrapreso,<br />

non solo in termini di crescita quantitativa, ma soprattutto<br />

qualitativa.<br />

Indiscusse sono le opportunità del programma di<br />

fidelizzazione, che premia concretamente i clienti per la<br />

loro fedeltà/preferenza creando offerte personalizzate. Il<br />

CEDI SISA SICILIA ha attuato una politica ad integrazione<br />

del concetto di “customer satisfaction” per poter migliorare<br />

qualitativamente le aspettative dei consumatori.<br />

Attività di micromarketing e cooperazione con l’industria<br />

sono poi le leve trainanti del Cedi.<br />

32<br />

Ulteriore traguardo del CEDI SISA SICILIA è promuovere<br />

<strong>il</strong> migliore servizio e <strong>il</strong> migliore rapporto con <strong>il</strong> cliente. Il<br />

customer relationship management è un fattore chiave<br />

nel successo aziendale; per questo, in un momento in<br />

cui vengono richieste relazioni adeguate ai ritmi della<br />

società, è importante assicurare notevoli competenza e<br />

preparazione del personale, oltre a disponib<strong>il</strong>ità e cortesia.<br />

Destinatario di ogni progetto e iniziativa è <strong>il</strong> consumatore<br />

finale, che rappresenta <strong>il</strong> riflesso della politica aziendale<br />

perseguita dal CEDI SISA SICILIA.<br />

Oggi più che mai, grazie agli strumenti tecnologici e<br />

di analisi a disposizione, i reta<strong>il</strong>er devono essere i reali<br />

interpreti dei comportamenti d’acquisto dei propri<br />

consumer.<br />

La soddisfazione del cliente risulta essere <strong>il</strong> principale<br />

valore aziendale.<br />

Per mantenere fede a questo principio SISA SICILIA è<br />

sempre stata attenta all’evoluzione dei consumi e ai<br />

cambiamenti del gusto e del mercato, riuscendo sempre<br />

a coniugare PRODOTTI DI QUALITÀ A PREZZI COMPETITIVI.<br />

Qualità, convenienza e cortesia sono la risposta distintiva<br />

alla clientela dei pdv SISA in Sic<strong>il</strong>ia.<br />

Ce.Di SISA SICILIA è sito in Via <strong>Don</strong> M<strong>il</strong>ani 41, 90044 Z.I.<br />

Carini (PA). Tel. +39.091.8814211, Fax. +39.091.8814220,<br />

ma<strong>il</strong> address info@sisasic<strong>il</strong>ia.it.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


La <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>,<br />

come abbiamo avuto<br />

modo di evidenziare, nei<br />

primi numeri della Rivista,<br />

sempre in questa rubrica,<br />

ha sempre proposto<br />

e propone un modo<br />

“differente” di fare <strong>Banca</strong>.<br />

Il territorio, le persone, <strong>il</strong><br />

senso di appartenenza ad<br />

una terra, la nostra.<br />

I principi sanciti dallo Statuto Sociale e dalla Carta dei Valori<br />

sono la base del nostro operato, che è rimasto coerente<br />

nel tempo, affermando anno dopo anno la vera forza del<br />

valore della cooperazione che ci contraddistingue dai<br />

primissimi anni del 1900.<br />

Abbiamo, stavolta, voluto che fosse <strong>il</strong> socio Lorenzo<br />

Genova, 36 anni in Enel, 12 dei quali trascorsi da direttore<br />

centrale (settore riorganizzazione commerciale), ideatore<br />

del Call Center di Enel, carinese, socio e cliente della <strong>Banca</strong><br />

<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, a raccontare “perché scegliere questa <strong>Banca</strong>, la<br />

Nostra <strong>Banca</strong>”.<br />

Lorenzo Genova, sposato da 40 anni, 3 figli Massimo (a<br />

capo di una società di consulenza aziendale), Alessio<br />

(fondatore e proprietario Wish Net) e di Enrico (consulente<br />

del lavoro) sceglie di diventare socio della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong><br />

<strong>Rizzo</strong>, nel momento dell’apertura dello sportello a Carini,<br />

perché conosceva «la <strong>Banca</strong>, la sua storia, la sua idea, la sua<br />

mission. Perché apprezzavo ed apprezzo che gli istituti di<br />

credito ritornino a curare, con maggiore attenzione e con<br />

maggiore efficacia, <strong>il</strong> rapporto tra banca e cliente».<br />

La sua è una storia legata al credito cooperativo, essendo<br />

stato amministratore della <strong>Banca</strong> Popolare a Carini ed<br />

avendone condiviso la storia e la tradizionale prossimità<br />

a chi ha bisogno e cerca, nella <strong>Banca</strong> di riferimento, la Sua<br />

banca; la persona di fiducia a cui raccontare i suoi progetti,<br />

le sue difficoltà.<br />

«Mi ricordo che <strong>il</strong> rapporto del cliente con la banca era<br />

improntato alla tolleranza dei piccoli ritardi e sulla fiducia.<br />

Molti dei soci erano agricoltori ed <strong>il</strong> ritardo dei pagamenti<br />

era legato, nella maggior parte dei casi, al raccolto. Era<br />

necessario, allora, tollerare. In ragione di ciò <strong>il</strong> rapporto<br />

con i soci e la clientela era solido. I rapporti erano spesso<br />

improntati all’amicizia, alla comprensione, nulla togliendo,<br />

naturalmente, all’efficacia della presenza della banca sul<br />

territorio» continua l’ing. Genova.<br />

«Chi come me è entrato, come socio, ed ha scelto come<br />

cliente, <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, lo ha fatto proprio perché ha<br />

33<br />

IL NOSTRO IMPEGNO<br />

Il cuore del Nostro lavoro<br />

La sostenib<strong>il</strong>ità sociale come strumento di benessere<br />

Intervista al socio della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> Ing. Lorenzo Genova<br />

N. 1 2012<br />

La parola ai soci<br />

di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />

trovato questo rapporto umano. E la <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> è diventata<br />

la Nostra <strong>Banca</strong>. Quasi una prosecuzione ideale che lega<br />

la città ad un altro istituto di credito cooperativo. Il mio<br />

riferimento va alla Cassa Rurale “L’Assunzione”, fondata da un<br />

gruppo di preti, di cui facevano parte Padre Abate, Padre Lo<br />

Duca, Padre Finazzo e da un gruppo di “galantuomini” che<br />

determinarono e favorirono, così, lo sv<strong>il</strong>uppo del territorio.<br />

Quell’istituto si inseriva, storicamente ed idealmente, sul<br />

solco tracciato dall’enciclica di Leone XIII e rispondeva ai<br />

dettami della dottrina sociale della Chiesa».<br />

La sollecitazione, infatti, giungeva, in tutta Italia, a Carini,<br />

come anche ad Alcamo, con <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, e derivava dal<br />

Magistero della Chiesa, ed in particolar modo dall’enciclica<br />

Rerum Novarum di papa Leone XIII, che, pur non parlando<br />

espressamente di cooperazione, invitava i cattolici a<br />

dare vita a forme di solidarietà ed associazionismo tese a<br />

favorire lo sv<strong>il</strong>uppo dei ceti rurali e del proletariato urbano.<br />

Nei primi quindici anni del XX secolo la cooperazione<br />

continua a crescere, al pari di tutta l’economia italiana,<br />

dimostrando di essere un fenomeno destinato a<br />

consolidarsi.<br />

E sopravvive sia alla crisi economica che segue la prima<br />

guerra mondiale che alla politica del regime fascista.<br />

«Per tanti anni “L’Assunzione” rappresentò <strong>il</strong> punto<br />

di riferimento per tanti agricoltori, artigiani, piccoli<br />

imprenditori. Nel 1941 diventa <strong>Banca</strong> Popolare che opera<br />

fino agli inizi degli anni ’90 quando si conclude, a Carini,<br />

una tradizione secolare di prossimità del credito a chi<br />

lavora».<br />

«Ed ora la <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> che con la sua f<strong>il</strong>osofia di<br />

sostegno alla realtà locale ha permesso di agire con la<br />

consapevolezza di creare con serietà e trasparenza stretti<br />

legami con <strong>il</strong> territorio. Le persone apprezzano <strong>il</strong> rapporto<br />

diretto e umano tipico del modo di operare da “<strong>Banca</strong><br />

locale”».<br />

«La nostra agenzia di Carini si è sempre dimostrata<br />

una preziosa collaboratrice, per quanti professionisti,<br />

famiglie, imprenditori, artigiani e agricoltori necessitano<br />

di suggerimenti economico-finanziari. Con gli anni la<br />

f<strong>il</strong>iale si è ben integrata nella realtà locale ed è sempre<br />

rimasta fedele al territorio ed al tessuto locale diventando<br />

un punto di riferimento per le famiglie e le aziende che<br />

vivono ed operano nel comune e negli altri paesi limitrofi.<br />

Questa particolare attenzione si è tradotta, ad esempio, in<br />

convenzioni con le associazioni di categoria a sostegno<br />

delle piccole e medie imprese locali sia nel settore del<br />

commercio che in quello dell’artigianato» ha concluso<br />

l’ing. Lorenzo Genova.


IL NOSTRO IMPEGNO<br />

34<br />

Gli autori da leggere<br />

La barunissa di Carini di Vincenzo Buzzetta<br />

“ET NOVA SINT OMNIA”. Con questa epigrafe riportata<br />

sulla trabeazione della porta d’ingresso alla foresteria del<br />

castello di Carini, Vincenzo II la Grua-Talamanca barone<br />

di Carini, marito tradito dell’infelice Laura Lanza, pensava<br />

forse di seppellire oltre alla moglie, anche <strong>il</strong> ricordo di un<br />

matrimonio che, pur avendo portato lustro e denaro al<br />

suo casato, aveva anche portato <strong>il</strong> disonore e la morte.<br />

Ma nonostante tutte le opere ed<strong>il</strong>i fatte al castello <strong>il</strong><br />

fantasma della baronessa uccisa continuò ad aleggiare tra<br />

quelle mura. Non poterono nemmeno recedere le cose<br />

vecchie come auspicava un’altra epigrafe “RECEDANT<br />

VETERA”, riportata in un altro portale del castello, anche<br />

perché ormai “la mala nova allura batti l’ali” e <strong>il</strong> fatto diventa<br />

leggenda; la mano insanguinata di Laura comparirà ad<br />

ogni anniversario della sua morte tra le mura del castello<br />

e, se non nella realtà, certamente l’immagine del sangue<br />

della moglie sparso per le stanze del castello rimase<br />

profondamente inciso nell’animo del barone Vincenzo.<br />

Uomo mediocre e v<strong>il</strong>e viene in genere considerato<br />

dagli storici <strong>il</strong> barone Vincenzo II e probab<strong>il</strong>mente lo<br />

sarà veramente stato, ma dalle vicissitudini di un uomo<br />

mediocre viene fuori una storia che oltrepassa i secoli,<br />

che diventa poesia, che suscita sentimenti immortali:<br />

amore, paura, vergogna, rabbia. Sono i sentimenti della<br />

vita nel suo perenne divenire che vengono travasati in un<br />

poemetto nato dal sentimento popolare e trasmessoci da<br />

quegli aedi che sono stati i nostri cantastorie.<br />

Di quanti miracoli è capace la poesia popolare! Trasforma<br />

una storia di tradimenti e di amore, di onore e potere,<br />

tutto sommato abbastanza frequenti nel cinquecento,<br />

in un canto unico di ribellione alla morte; in un inno alla<br />

vita e all’amore che trascende <strong>il</strong> fatto in sé con una catarsi<br />

purificatrice che rende universale e fuori dal tempo l’evento<br />

e proietta la passione di due amanti e la spaventosa<br />

barbarie di un padre padrone nell’apogeo della poesia.<br />

Stu ciuriddu nasciu cu l’autri ciuri<br />

spampanava di marzu a pocu a pocu<br />

apr<strong>il</strong>i e maju nni godiu l’oduri<br />

cu lu suli di giugnu pigghiau focu<br />

è la metafora della baronessa<br />

e del suo amore che nasce<br />

e cresce nel tempo fino a<br />

diventare fuoco tanto da<br />

bruciare tutto e travolgere<br />

nel suo turbinio i colpevoli<br />

amanti e le famiglie, le leggi<br />

del decoro e dell’onore<br />

che bisogna a tutti i costi<br />

ripristinare anche con <strong>il</strong> più<br />

atroce dei delitti, <strong>il</strong> parricidio.<br />

LA BARUNISSA DI CARINI<br />

Canto popolare del sec. XVII<br />

raccolto da Salamone-Marino<br />

Edizione del 1872<br />

Chianci Pale rmu, chianci Siragusa,<br />

Carini cc’è lu luttu ad ogni casa<br />

Cu’ la purtau sta nova dulurusa<br />

Mai paci pozz’aviri a la so casa.<br />

Haju la menti mia tantu cunfusa,<br />

di Vincenzo Buzzetta<br />

Lu cori abbunna, lu sangu stravasa;<br />

Vurria ‘na canzunedda rispittusa,<br />

Chiancissi la culonna a la mè casa:<br />

La mégghiu stidda chi rideva ‘ncelu,<br />

Arma senza cappottu e senza velu;<br />

La,mégghiu stidda di li serafini,<br />

Povira Barunissa di Carini!<br />

Ucchiuzzi beddi di vermi manciati,<br />

Ca sutta terra vurvicati siti,<br />

tutti l’amici cchiù nun vi truvati,<br />

vui sulu lu mé amuri canusciti.<br />

Pinsati a Diu, e cchiù nun la turbati,<br />

Ca un jornu comuè idda vui sariti<br />

Limosina faciti e caritati,<br />

ca un jornu ‘nparadisu la truvati.<br />

Ciumi, muntagni, arvuli, chianciti;<br />

Suli cu luna cchù nun affacciati;<br />

La bella Barunissa chi pirditi<br />

Vi li dava li rai ‘nnamurati:<br />

Acidduzzi di l’aria, chi vuliti?<br />

Lu vostru amuri a ‘mmatula circati:<br />

Varcuzzi chi a sti praj lenti viniti,<br />

Li v<strong>il</strong>iddi spincìt<strong>il</strong>i alluttati!<br />

Ed alluttati cu li lutti scuri<br />

Ca morsi la Signura di l’amuri.<br />

Amuri, amuri, chianciti la sditta,<br />

Ddu gran curuzzu cchù nun t’arrisetta;<br />

Dd’ucchiuzzi, dda vuccuzza biniditta,<br />

Oh Diu! Ca mancu l’ùmmira nniresta!<br />

Ma cc’è lu sangu chi grida vinnitta<br />

Russu a lu muru, e vinnitta nn’aspetta:<br />

E c’è cu’ veni cu pedi di chiummu,<br />

Chiddu chi sulu guverna lu munnu;<br />

E cc’è cu’ veni cu lentu caminu,<br />

Ti junci sempri, arma di Caiunu!<br />

Attornu a lu casteddu di Carini<br />

Ci passa e spassa un bellu Cavaleri,<br />

Lu Vernagallu di sangu gint<strong>il</strong>i<br />

Chi di la giovintù l’onuri teni;<br />

Giria comu l’apuzza di l’apr<strong>il</strong>i<br />

‘Ntornu a li ciuri a sùrbiri lu meli;<br />

Ed ora pri lu chianu vi cumpari<br />

Supra d’un baju chi vola senz’ali;<br />

ora di notti cu lu minnulinu<br />

sintiti la so vuci a lu jardinu.<br />

Lu gigghiu finu, chi l’oduri spanni,<br />

ammugghiateddu a li so stessi frunni<br />

voli cansari l’amurusi affanni<br />

e a tutti sti primuri nu’ rispunni;<br />

ma dintra adduma di putenti ciammi.<br />

Va trasannata e tutta si confunni<br />

E sempri chi lu sensiu ‘un’ha valuri,<br />

Ca tutti cosi domina l’amuri.<br />

Stu ciuriddu nascìu cu l’àutri ciuri,<br />

Spampinava di marzu a pocu a pocu;<br />

Apr<strong>il</strong>i e maju nni gudiu l’oduri,<br />

Cu lu suli di giugnu pigghia focu;<br />

E di tutt’uri stu gran focu adduma,<br />

Adduma di tutt’uri e nun cunsuma;<br />

Stu gran focu a du’ cori duna vita,<br />

Li tira appressu comu calamita.<br />

Chi vita duci, ca nuddu la vinci,<br />

Gudìr<strong>il</strong>a a lu culmu di la rota!<br />

Lu suli di lu celu passa e ’mpinci,<br />

Li raji a li du’ amanti fannu rota:<br />

‘Na catinedda li curuzzi strinci,<br />

Battinu tutti dui supra ’na mota;<br />

E la f<strong>il</strong>icità chi li dipinci<br />

Attornu attornu di oru e di rosa.<br />

Ma l’oru fa la ’nvidia di centu,<br />

La rosa è bella e frisca pr’un mumentu,<br />

Lu Baruni di caccia avia turnatu:<br />

-Mi sentu stancu, vugghiu arripusari.-<br />

Quannu a la porta si cci ha prisintatu<br />

Un munacheddu, e cci voli parrari.<br />

Tutta la notti ’nsemmula hannu statu;<br />

La cunfidenza, longa l’hanno a fari…<br />

Gesù-Maria!chi ariu nfruscatu!<br />

Chistu di la tempesta è lu signali…<br />

Lu munacheddu nisceva e ridia,<br />

E lu Baruni susu sd<strong>il</strong>linìa.<br />

Di nuvuli la luna s’ammugghiau,<br />

Lu jacobu scantatu sbulazzau.<br />

Afferra lu Baruni spata ed elmu;<br />

-Vola cavaddu fora di Palermu!<br />

Prestu, fid<strong>il</strong>i, binchi notti sia,<br />

Viniti a la me spadda ‘n cumpagnia.-<br />

‘Ncarnatedda calava la chiarìa<br />

Supra la schina d’Ustrica a lu mari:<br />

La rininedda vola e ciuciulìa,<br />

E s’ausa pi lu suli salutari;<br />

Ma lu spriveri cci rumpi la via,<br />

L’ugnidda si li voli p<strong>il</strong>liccari!<br />

Timida a lu sò nidu s’agnunìa,<br />

A mala pena ca si pò sarvari.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Sìm<strong>il</strong>i scantu e sim<strong>il</strong>i tirruri<br />

appi la Barunissa di Carini:<br />

Era affacciata nni lu sò barcuni<br />

Chi si piggiava li spassi e piaciri;<br />

-Viu viniri ‘na cavallaria;<br />

Chistu è mè patri chi veni pri mia!<br />

Viu viniri ‘na cavallarizza;<br />

Forsi è mè patri chi mi veni ammazza!<br />

-Signuri patri, chi vinistu a fari?-<br />

-Signuri figghia, vi vegnu a ‘mmazzari<br />

-Signuri patri, accurdatimi un pocu<br />

Quantu mi chiamu lu mè cunfissuri.-<br />

-Havi tant’anni chi la pigghi a jocu<br />

Ed ora vai circannu cunfissuri?!<br />

Chista ‘un è ura di cunfissioni<br />

E mancu di ricìviri Signuri-<br />

E, comu dici st’amari paroli,<br />

Tira la spata e càssacci lu cori.<br />

-Lu primu corpu la donna cadìu,<br />

L’appressu corpu la donna murìu;<br />

Oh chi scunfortu pri dd’arma ‘nf<strong>il</strong>ici<br />

Quann’ ’un si vitti di nuddu ajutari!<br />

Era abbattuta e circava l’amici,<br />

Di sala in sala si vulia sarvari:<br />

Gridava forti: - Ajuti, Carinisi!<br />

Ajutu, ajutu! mi voli ammazzari!-<br />

Dissi arraggiata: - Cani Carinisi!-<br />

L’ultima vuci chi putissi dari.<br />

L’ultima vuci e l’ultimu duluri,<br />

Ca già persi lu sangu e lu culuri.<br />

Curriti tutti genti di Carini,<br />

Ora ch’è morta la vostra Signura,<br />

Mortu lu gigghiu chi ciurìu a Carini,<br />

Nn’havi curpanza un cani tradituri.<br />

Curriti tutti mònaci e parrini,<br />

Purtativ<strong>il</strong>la ‘nsemi in sepultura:<br />

Curriti tutti, paisaneddi boni,<br />

Purtativ<strong>il</strong>la in gran pricissioni,<br />

La nova allura a lu palazzu ju<br />

La nunna cadiu ‘nterra e strangusciau:<br />

li so suruzzi capiddi ‘un avianu,<br />

la so matruzza di l’occhia annuiva<br />

Siccaru li garofani a li grasti,<br />

e sulu c’arristaru li finestri.<br />

Lu gaddu chi cantava ‘un cantò cchiui<br />

Va sbattennu l’aluzzi e si nni fui.<br />

N. 1 2012<br />

A dui, a tri s’arròtanu la genti,<br />

Fannu cuncùmiu cu pettu trimanti;<br />

Pri la citati un lapuni si senti<br />

Ammiscatu di rùcculi e di chianti.<br />

«Chi mala morti!-Chi morti dulenti!-<br />

Luntana di la madre e di l’amanti!-<br />

La v urvicaru di notti a lu scuru;<br />

Lu beccamortu si scantava puru!-<br />

Iu nun ti potti di ciuri parari,<br />

iu nun la vitti cchiù la tò fazzuni;<br />

Mi nesci l’arma, nun pozzu ciatari,<br />

Supra la tò balata addinucchiuni.<br />

Poviru ‘ncegnu miu, mèttiti l’ali,<br />

Dispìncimi stu nìuru duluri;<br />

Pri li me larmi scriviri e nutari<br />

Vurrìa la menti di re Salamuni.<br />

La mè varcuzza fora portu resta<br />

Senza p<strong>il</strong>otu ‘mmenzu la timpesta;<br />

………………………<br />

Alla scoperta di un<br />

antico poeta carinese<br />

“Paolo Gambino”<br />

35<br />

di Vincenzo Buzzetta<br />

Tanti sono gli uomini <strong>il</strong>lustri di Carini che nel corso dei secoli hanno dato lustro<br />

alla città. Tra i più famosi ricordiamo Matteo Orlando (1610-1695), vescovo di<br />

Cefalù, generale dell’ordine carmelitano, i matematici G.B. Pagano (1700), G. Lo<br />

Cicero (1800-1873), e Pasquale Calapso (1872-1934) che è stato uno dei massimi<br />

esponenti della geometria differenziale nel mondo. La figura che però mi ha più<br />

incuriosito è quella di Paolo Gambino.<br />

“Paolo Gambino” chi è costui? Mi chiesi qualche tempo fa, parafrasando una<br />

famosa domanda di don Abbondio a proposito di Carneade.<br />

Chi è questo poeta che, mentre “spulcio” alcuni manoscritti della biblioteca<br />

comunale di Carini, mi si para davanti e sollecita la mia curiosità definendosi:“hai<br />

da sapiri ca sugnu ignuranti, poviru jurnateri, zappaturi.”.<br />

“Haiu da sapiri di più”, mi sono detto e cosi via alla ricerca di notizie su Paolo<br />

Gambino poeta carinese autore di un poemetto sulla Primavera.<br />

Dal Badalamenti in “Carini nella cultura” vengo a conoscenza di un epigramma<br />

a lui attribuito.<br />

Da una nota del Di <strong>Marzo</strong> nella sua traduzione del “Dizionario topografico della<br />

Sic<strong>il</strong>ia” di V.Amico apprendo che “<strong>il</strong> v<strong>il</strong>lano Paolo Gambino (è) nato nel 1731 e morto<br />

nel 1803 (ed è ) autore di varie sic<strong>il</strong>iane poesie dove ammirasi lo splendore di un genio<br />

autore”.<br />

L’Abbate mi offre maggiori ragguagli sulla sua vita ma tutti i nostri storici<br />

concittadini, dallo stesso Abbate al Buffa-Armetta, davano per dispersa la sua<br />

opera poetica più osannata: <strong>il</strong> poemetto “La Primavera” di cui si conosceva una<br />

copia manoscritta conservata nella nostra biblioteca poi andata dispersa.<br />

A questo punto non è possib<strong>il</strong>e passare sotto s<strong>il</strong>enzio la riscoperta di questo<br />

poemetto in terzine (313 versi) ricordato da tanti <strong>il</strong>lustri nostri concittadini che,<br />

tra l’altro, presenta qualità poetiche non indifferenti.<br />

Cosi l’idea di proporre all’Amministrazione comunale la pubblicazione del<br />

poemetto affidandone la cura a Gaetano Pecoraro che, per i suoi interessi<br />

culturali legati alla nostra terra e alla nostra lingua sic<strong>il</strong>iana, rappresenta un sicuro<br />

porto per studi cosi “procellosi”.<br />

Il lavoro che ne è venuto fuori è un volumetto di 144 pagine, molto elegante,<br />

nel quale Gaetano Pecoraro ci conduce per mano ad assaporare i frutti prelibati<br />

di una terra, Carini, e di uno dei suoi figli, Paolo Gambino, che ci travolge con<br />

echi di tradizioni scomparse, versi che odorano di zagara, rime che cantano<br />

di usignoli. “La primavera” del Gambino è un viaggio attraverso la natura che<br />

si risveglia dove si trovano “ntra li nida aciduzzi tanti fini, nicissitusi d’ajutu e<br />

ristoru” e dove “ si vidi gioja e festa pri ogni ‘ntornu”.<br />

Pecoraro, con raro equ<strong>il</strong>ibrio e maestria, ha saputo cogliere poi, nella sua<br />

traduzione e commento, la vera voce del Poeta, l’onda sonora del verso che si<br />

trasforma in musica.<br />

La dotta presentazione del libro fatta dal prof. Giovanni Ruffino dell’Università di<br />

Palermo, arricchisce ancora di più <strong>il</strong> lavoro inserendolo in un più ampio contesto<br />

letterario e offrendo spunti interessantissimi di analisi linguistica del poemetto<br />

del Gambino.


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

Cerimonia di presentazione<br />

dei nuovi Soci<br />

e del B<strong>il</strong>ancio Sociale 2010<br />

La <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> offre ai propri soci una serie di attività<br />

e di servizi che esulano dal carattere strettamente<br />

bancario, andando a costituire tutti quei vantaggi che<br />

possono essere definiti extra-bancari.<br />

Tra questi, rientrano le cerimonie di ammissione e di<br />

presentazione dei nuovi soci, nelle quali viene data<br />

l’opportunità ai nuovi associati di prendere parte ad un<br />

aperitivo, permettendo loro di incontrarsi e avere i primi<br />

contatti con gli organi istituzionali della <strong>Banca</strong>, con lo<br />

scopo di evidenziare e conoscere le caratteristiche<br />

distintive del Credito Cooperativo.<br />

Nello specifico, Venerdì 29 Settembre la <strong>Banca</strong> ha<br />

realizzato presso <strong>il</strong> Palazzo Sambuca di Palermo l’ultima<br />

cerimonia di benvenuto dell’anno per circa 100 nuovi<br />

Soci, ai quali è stata anche presentata l’ottava edizione<br />

del B<strong>il</strong>ancio Sociale e di Missione della <strong>Banca</strong>.<br />

Il Presidente Giuseppe Mistretta ha dato inizio alla<br />

cerimonia sottolineando l’importanza della redazione<br />

del B<strong>il</strong>ancio Sociale, “in quanto occasione di verifica del<br />

Valore Aggiunto generato dalla <strong>Banca</strong> nel 2010”.<br />

Il Direttore Generale, Carmelo Guido, ha commentato<br />

36<br />

Le comunicazioni istituzionali<br />

di Salvo Cartuccio<br />

e <strong>il</strong>lustrato le slide di presentazione del B<strong>il</strong>ancio,<br />

mettendo in evidenza le attività sostenute nell’anno<br />

passato dalla <strong>Banca</strong> in campo culturale, economico e<br />

sociale.<br />

Alla presentazione, sono seguiti i saluti da parte del<br />

presidente della Fondazione Sambuca e gli interventi<br />

da parte del Dott. Alessandro Messina responsab<strong>il</strong>e<br />

dell’Ufficio Rapporti con le Imprese e progetti speciali<br />

di Federcasse e del Prof. Salvatore La Francesca Docente<br />

di Economia Applicata presso l’Università di Palermo.<br />

Nel corso della cerimonia di benvenuto, ad ogni Socio<br />

è stato, inoltre, consegnato un kit contenente un<br />

certificato azionario, una guida all’identità delle BCC<br />

“Conoscere <strong>il</strong> Credito Cooperativo”, una sp<strong>il</strong>la in argento<br />

con lo stemma del Credito Cooperativo e del materiale<br />

informativo-promozionale sul valore di essere Soci.<br />

Al termine della presentazione realizzata nella sala<br />

convegni della struttura, i Soci e le loro famiglie<br />

hanno potuto prendere parte all’aperitivo che si è<br />

tenuto presso un cort<strong>il</strong>e situato in uno degli atri dello<br />

splendido Palazzo Sambuca.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Adozioni a distanza<br />

37<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

La <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> “prima” in Italia per costruire <strong>il</strong> futuro<br />

del popolo ecuadoregno<br />

è successo poco prima di Natale… e non poteva che<br />

essere <strong>il</strong> periodo migliore per… diventare genitori di<br />

47 bambini ecuadoriani. E già, noi soci della <strong>Banca</strong><br />

<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, grazie al progetto di adozione a distanza<br />

portato avanti con <strong>il</strong> FEPP (Fondo Ecuatoriano<br />

Populorum Progressio), ci siamo assunti l’impegno<br />

di guidare questi bambini nella loro formazione<br />

ritenendo che l’istruzione, e la conoscenza<br />

rappresentino degli elementi imprescindib<strong>il</strong>i per la<br />

loro libertà.<br />

Già nel precedente numero della rivista, vi avevamo<br />

annunciato che <strong>il</strong> Consiglio di Amministrazione<br />

della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, aveva stanziato dei fondi per<br />

delle adozione a distanza. Il passo successivo è stato<br />

N. 1 2012<br />

Le comunicazioni istituzionali<br />

di Giada Cuticchio<br />

quello di individuare, con l’aus<strong>il</strong>io del FEPP, i bambini<br />

che avrebbero usufruito di tali fondi.<br />

Juan, Miguel, Pablo, Maria… guardando le foto<br />

che ci hanno inviato dall’Ecuador già si possono<br />

immaginare i nomi, gli occhi dei bambini della<br />

comunità della Colagu<strong>il</strong>a, provincia di Cotopaxi,<br />

che la <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> ha adottato. Solo ipotesi sui<br />

nomi per ora perché mettersi in comunicazione con<br />

la comunità che li accoglie non è semplice.<br />

Ci è stato riferito che la <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> è stata la<br />

prima tra le BCC italiane ad aderire al progetto di<br />

adozione del FEPP. A volte capita di essere i primi, mi<br />

è stato detto, e quando ciò accade senza la brama di<br />

volerlo essere, aggiungo, è ancora più gratificante.


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

La drammatica crisi finanziaria esplosa nel pieno<br />

dell’estate non ha bisogno di presentazioni, come<br />

del resto non hanno bisogno di pubblicità le sue<br />

conseguenze. Sulle cause, invece, possiamo azzardare<br />

tutta una serie d’ipotesi che spaziano dalla normale<br />

congiuntura economica, alla crisi del modello<br />

capitalistico, al complotto globale contro la moneta<br />

unica europea. Ma si tratta, appunto, d’ipotesi. Attori<br />

concreti, invece, sono certamente le agenzie di rating<br />

che, con le loro esternazioni, riescono a modificare<br />

<strong>il</strong> comportamento degli investitori e gli scenari<br />

di mercato. Ma chi sono queste eminenze, ormai<br />

nemmeno più tanto grigie? Nascono negli Stati Uniti,<br />

dove ancora oggi hanno <strong>il</strong> loro centro d’interessi e le<br />

loro sedi. Figlie della legittima aspirazione a chiedere<br />

alle imprese la giusta trasparenza, vengono fondate<br />

già nel 1860 (Standard&Poor’s) per occuparsi delle<br />

imprese impegnate nella costruzione di canali e ferrovie<br />

nell’America dei pionieri. Nel 1900 nasce Moody’s, nel<br />

1913 quella che resta la minore delle “tre sorelle”: Fitch.<br />

Le agenzie si occupano di leggere i b<strong>il</strong>anci delle società<br />

(o degli Stati), per calcolarne le effettive potenzialità<br />

38<br />

Finanza ed economia reale e finanziaria<br />

Le agenzie di rating.<br />

Burattinai dei<br />

mercati finanziari?<br />

di Marcello Ingrassia<br />

ed i relativi rischi, in modo da poter sintetizzare in una<br />

sigla una valutazione che possa servire da guida agli<br />

investitori. Da qui quelle famose - o forse famigerate -<br />

serie di lettere come AAA oppure BB - che racchiudono<br />

in sé le prospettive, rosee oppure funeree, di un’azienda.<br />

In teoria organismi imparziali, dunque. Ma che molte<br />

volte hanno offerto spunti per pensare male. A<br />

cominciare da alcuni default che i risparmiatori italiani<br />

ben ricordano: Parmalat, Cirio, la Repubblica Argentina.<br />

In tutti questi casi i rating sono stati rassicuranti fino al<br />

momento in cui salvarsi era impossib<strong>il</strong>e, almeno per <strong>il</strong><br />

comune risparmiatore. Nel momento in cui le agenzie<br />

di rating, con “perfetto tempismo e coordinazione”,<br />

hanno lanciato <strong>il</strong> loro allarme, <strong>il</strong> piccolo investitore<br />

aveva ormai <strong>il</strong> destino tracciato, ed era un destino<br />

fallimentare. Tralasciamo di elencare ulteriori esempi in<br />

cui <strong>il</strong> piccolo ha perso ed <strong>il</strong> grande si è salvato. In oltre<br />

dieci anni, poco è cambiato. Ancora oggi, come allora,<br />

gli stessi dubbi ci assalgono, in un momento in cui i<br />

mercati finanziari europei sono provati da una fase di<br />

ciclo economico oggettivamente diffic<strong>il</strong>e, nonché da<br />

una gestione politico-economica dell’Unione Europea<br />

che dev’essere perlomeno affinata. In questa metaforica<br />

cristalleria europea arrivano, con l’abituale tempismo,<br />

gli elefanti delle “tre sorelle”, sotto forma di dichiarazioni<br />

di downgrading, d’inizio di periodi d’osservazione<br />

su alcuni Stati e sui loro debiti, di prospettive che<br />

peggiorano. Le conseguenze vanno dal crollo dell’euro<br />

contro <strong>il</strong> dollaro, all’impoverimento oggettivo dei<br />

cittadini, ai rivolgimenti politici interni agli Stati. Quante<br />

di queste conseguenze sono inevitab<strong>il</strong>mente legate alla<br />

sacrosanta missione di trasparenza? Quante sono invece<br />

volute? Quanto possono essere imparziali tre agenzie<br />

che hanno radici storiche negli USA, a cui la fine della<br />

supremazia del dollaro non ha certo giovato? I rating<br />

dei Paesi sono uno strumento potente ed attualmente<br />

senza vere alternative, gli interessi politici ed economici<br />

enormi ed intrecciati strettamente a livello planetario.<br />

Agenzie in teoria imparziali ed in pratica schieratissime?<br />

Burattinai dei mercati o burattini a loro volta, strumenti<br />

occulti di potere di organismi sovranazionali?<br />

A pensar male si fa peccato, qualcuno diceva, ma spesso<br />

s’indovina.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Monetica<br />

39<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

Il Progetto Sales Force di Serena Lo Monaco<br />

L’importanza di uno strumento di pagamento elettronico<br />

ai giorni nostri è direttamente commisurata alla “serietà<br />

e delicatezza” della contingenza economica che stiamo<br />

attraversando.<br />

Per tale ragione la BCC <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> sta per mettere in campo<br />

una serie di offerte mirate, a seconda dei settori finanziari<br />

di riferimento, atte a supportare la propria clientela per<br />

tutte le esigenze del caso.<br />

L’intervento della <strong>Banca</strong> su tali argomentazioni è di così<br />

elevato prof<strong>il</strong>o da far scegliere alla stessa di realizzare delle<br />

partnership con aziende leader nel settore quali la Omnia,<br />

che si occuperà del personale, l’Iccrea, che emanerà le<br />

carte e la Bcc Multimedia, che opererà da call center per<br />

l’assistenza ai clienti.<br />

Al fine di dare ancora più sostanza al progetto “Sales<br />

Force”, la <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> ha deciso di far operare gli agenti in<br />

una duplice direzione: visitando, presso le loro sedi, le<br />

aziende clienti della banca instaurando un rapporto di<br />

collaborazione di merito dedicato e, inoltre, offrendo la<br />

propria professionalità attraverso delle consulenze date<br />

da esperti in appositi “corner” che saranno realizzati presso<br />

tutte le f<strong>il</strong>iali del nostro istituto bancario.<br />

Entriamo maggiormente nel merito delle peculiarità delle<br />

carte di credito; questo mezzo porta a mantenere salde<br />

N. 1 2012<br />

alcune caratteristiche peculiari delle carte quali i numerosi<br />

canali di ut<strong>il</strong>izzo: gli acquisti on line di ogni genere, dai<br />

biglietti aerei allo shopping fino alle commesse aziendali<br />

e, di conseguenza, a rafforzare la sicurezza che da essi<br />

ne deriva evitando spiacevoli incovenienti della pirateria<br />

informatica, lo stesso vale per gli sportelli bancomat o per<br />

operazioni presso esercizi commerciali in ogni nazione;<br />

la flessib<strong>il</strong>ità delle opzioni che possono variare a seconda<br />

delle esigenze del cliente senza che questo comporti<br />

la sostituzione della carta bensì mantenendo lo stesso<br />

supporto.<br />

Ma la vera forza del nostro progetto, che ci differenzia dagli<br />

altri istituti di credito, sta nel fornire tutte le informazioni<br />

mirate a seconda delle esigenze che si prospettano: <strong>il</strong><br />

vantaggio che ne deriva per <strong>il</strong> nostro cliente è proprio<br />

quello di essere cliente della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, sicché<br />

vogliamo dedicargli tutte le attenzioni possib<strong>il</strong>i per fornire<br />

un buon servizio nel merito della gamma di scelte da<br />

effettuare circa la propria carta di credito.<br />

è evidente che ormai non si può più fare a meno della<br />

carta di credito quale che sia l’esigenza del cliente e per<br />

tale ragione deve essere la banca a proporre opportunità<br />

di scelta variegate nel carnet delle proprie offerte, in modo<br />

da far sentire a sua agio <strong>il</strong> cliente per tutte le sue richieste.


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

L’agenzia di Carini<br />

nel territorio<br />

La BCC <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, banca leader nel credito cooperativo<br />

della Sic<strong>il</strong>ia occidentale con 14 f<strong>il</strong>iali e quasi 4.000 soci,<br />

ha proseguito <strong>il</strong> suo programma di apertura delle f<strong>il</strong>iali<br />

sul territorio con l’apertura di quella di Carini alla fine<br />

del 2008.<br />

Con la f<strong>il</strong>iale di Carini si è voluto rafforzare la visib<strong>il</strong>ità<br />

del marchio sul territorio e offrire alle famiglie, ai<br />

piccoli imprenditori ed ai nuovi potenziali soci<br />

un’opportunità in più di accesso al credito ed ai servizi<br />

bancari.<br />

Il modello di relazione è quello tradizionale e continuerà<br />

ad essere principalmente diretto: le caratteristiche<br />

ispiratrici sono infatti trasparenza, luminosità,<br />

accessib<strong>il</strong>ità, ma principalmente la centralità della<br />

relazione personale.<br />

Ed è soprattutto l’innovazione a caratterizzare gli<br />

spazi sia in termini di visual che di funzionalità: una<br />

superficie complessiva di circa 180 mq che porta a<br />

40<br />

Focus di approfondimento<br />

di Paolo Croce e Giuseppe Matranga<br />

migliorare l’accoglienza e la tutela della privacy con<br />

possib<strong>il</strong>ità di gestire al meglio le esigenze operative<br />

quotidiane e quelle informative e di consulenza in<br />

materia finanziaria e d’investimento.<br />

Molte le operazioni che possono essere eseguite<br />

in modalità self-service mediante <strong>il</strong> nostro ATM di<br />

generazione evoluta, ovvero attraverso l’operatività<br />

tradizionale del personale della f<strong>il</strong>iale.<br />

La nostra mission è quella di rendere ancor più<br />

autentica e importante la nostra azione di sv<strong>il</strong>uppo<br />

del territorio, in un periodo economico delicato, che<br />

ha <strong>il</strong> sapore di una rinnovata fiducia verso <strong>il</strong> futuro e la<br />

nostra gente.<br />

La F<strong>il</strong>iale di Carini, ricordiamolo, dopo 3 anni dalla sua<br />

apertura, rimane ancora l’unico Sportello del Credito<br />

Cooperativo presente nel Comune ed un riferimento<br />

importante per le numerose famiglie e piccole attività<br />

in esso radicate.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


BCC a confronto<br />

41<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

BCC San Marzano di Rocco Viola<br />

Una mano concreta alle famiglie, ai giovani, alle imprese.<br />

Un sostegno pratico all’arte, alla cultura, al volontariato. Un<br />

segno tangib<strong>il</strong>e alla valorizzazione del patrimonio e della<br />

storia del territorio. Sono i tratti della BCC San Marzano di<br />

San Giuseppe. Tratti coerenti con la f<strong>il</strong>osofia delle Casse<br />

Rurali italiane, nate e sv<strong>il</strong>uppate sui territori, contribuendo<br />

a sostenerne l’identità. L’impegno della banca ionica, però,<br />

è andato oltre, diventando propulsivo nel promuovere<br />

nuovi modi di fare banca. Anche una banca locale, può<br />

guardare oltre la propria primaria missione.<br />

Nasce così un inedito concetto di <strong>Banca</strong> a Colori. F<strong>il</strong>osofia<br />

inaugurata con le ultime f<strong>il</strong>iali e ripresa nel restyling di<br />

quelle precedentemente realizzate. Un nuovo modo di<br />

intendere banca. Con angolo lettura e corner-caffè, con<br />

postazione internet-free e console Wii per intrattenere i<br />

figli dei clienti impegnati nelle operazioni bancarie.<br />

Spirito innovativo che ha portato la BCC San Marzano di<br />

San Giuseppe all’allestimento di interessanti operazioni e<br />

progetti: dal primo conto che permetteva <strong>il</strong> finanziamento<br />

per <strong>il</strong> chirurgo estetico (notizia che ha fatto <strong>il</strong> giro<br />

del mondo) al finanziamento del primo condominio<br />

fotovoltaico in Puglia. Iniziative, queste, alle quali si sono<br />

affiancati momenti che hanno favorito la crescita e la<br />

discussione su temi importanti e attuali. Un esempio su<br />

tutti è <strong>il</strong> Taranto Finanza Forum, evento che quest’anno<br />

ha celebrato la sua quinta edizione richiamando in tre<br />

giorni in Puglia oltre 2000 presenze e le principali società<br />

finanziarie internazionali in un happening senza veli sui<br />

mercati globali. O come <strong>il</strong> progetto cinematografico<br />

scaturito con un bando nazionale aperto a tutti gli autori,<br />

con due temi conduttori: <strong>il</strong> territorio e i risvolti sociali<br />

e umani della crisi. L’opera, “Il Signor H”, interpretata<br />

da Alessandro Haber, ha vinto <strong>il</strong> Festival del Cinema<br />

Europeo. O, infine, “I Pizzini della Legalità”, percorso<br />

congiunto con l’Associazione Libera di <strong>Don</strong> Luigi Ciotti,<br />

tesa all’affermazione dei valori e dei principi della legalità.<br />

N. 1 2012


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

L’Associazione Soci Giovani<br />

della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

“per un futuro da scrivere”<br />

In un contesto di grave e diffic<strong>il</strong>e crisi economico -<br />

finanziaria che la la nostra società sta attraversando,<br />

poter parlare ai giovani di futuro, di speranza e di<br />

obiettivi è un ostacolo diffic<strong>il</strong>e da affrontare.<br />

Queste difficoltà però non hanno scoraggiato un<br />

gruppo di giovani soci della Nostra <strong>Banca</strong>, che animati<br />

dai valori e dai principi del Credito Cooperativo hanno<br />

dato vita alla nascita dell’Associazione Soci Giovani<br />

della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>.<br />

Tale risultato è <strong>il</strong> frutto di un intenso lavoro “ricco” di<br />

incontri e che ha richiesto impegno, cooperazione<br />

e sacrificio da parte di tutti coloro, che fin dall’inizio<br />

hanno sposato l’idea dell’Associazione.<br />

Nel corso dei nostri incontri ci siamo posti diversi<br />

quesiti e a questi, abbiamo cercato di dare delle<br />

risposte concrete e applicab<strong>il</strong>i. Il primo tra tutti è stato<br />

42<br />

Il progetto giovani della <strong>Banca</strong><br />

di Ignazio Cruciata<br />

l’obiettivo della nostra associazione.<br />

L’Associazione Soci Giovani della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

si pone come obiettivo di creare opportunità, con i<br />

soci giovani e per i giovani soci di crescita formativa,<br />

professionale e culturale, attraverso <strong>il</strong> confronto<br />

continuo con <strong>il</strong> mondo imprenditoriale, istituzionale<br />

e sociale del nostro territorio.<br />

La serata inaugurale svoltasi <strong>il</strong> 16 dicembre <strong>2011</strong><br />

presso l’ex Collegio dei Gesuiti, rappresenta un punto<br />

di partenza per l’avvio di un percorso che idea dopo<br />

idea, progetto dopo progetto, con la collaborazione<br />

dei giovani soci (ciascuno con le proprie capacità)<br />

contribuirà alla crescita del nostro territorio.<br />

L’associazione è suddivisa in quattro aree così<br />

composte: Sport e Svago, Lavoro e Formazione,<br />

Sociale e Innovazione, Arte e Cultura.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Ciascuna area rispecchia l’identità del Credito<br />

Cooperativo, nonché la figura del Fondatore del<br />

Nostro Istitituto “<strong>Don</strong> Giuseppe <strong>Rizzo</strong>”, <strong>il</strong> quale con<br />

caparbietà, forza d’animo ha speso tutte le sue energie<br />

senza arrendersi mai, per <strong>il</strong> bene del nostro territorio.<br />

Un vivo ringraziamento a tutti coloro i quali hanno<br />

partecipato all’organizzazione dell’evento ed a tutti<br />

coloro che ci hanno sostenuto, che per noi promotori<br />

dell’Associazione hanno rappresentato la “linfa vitale”,<br />

che ci ha permesso di credere giorno dopo giorno che<br />

è possib<strong>il</strong>e scrivere un futuro migliore.<br />

N. 1 2012<br />

43


LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

Il punto di vista<br />

di un giovane dipendente<br />

della BCC “<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>” di Giuseppe Stellino<br />

L’esperienza qui alla <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> sta rappresentando per me<br />

un’opportunità di crescita umana e professionale, oltre<br />

che lavorativa, straordinaria. Questa affermazione non<br />

vuole essere né retorica né tantomeno autocelebrativa,<br />

ma affiora dal grande senso di orgoglio e di appartenenza<br />

che si prova a far parte di questa storica realtà aziendale<br />

locale, ma anche dalla constatazione diretta e personale<br />

che le banche locali come le BCC hanno delle espressioni<br />

valoriali e relazionali (mutualità, solidarietà, cooperazione,<br />

territorialità, ecc.) che arricchiscono e completano <strong>il</strong> loro<br />

ruolo di Banche e che le differenziano in modo netto da<br />

tutte le altre banche di carattere nazionale. Negli anni<br />

passati ho avuto modo di compiere una breve esperienza<br />

lavorativa presso un altro istituto di credito a carattere<br />

nazionale e posso affermare che esistono notevoli<br />

differenze rispetto ad una BCC come la “<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>” da tutti<br />

i punti di vista (umano, organizzativo, di concezione di<br />

banca, di attenzione verso <strong>il</strong> territorio e la comunità, ecc.).<br />

Giunto alla “<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>” ho scoperto con piacevole<br />

sorpresa un clima diverso, ospitale, quasi fam<strong>il</strong>iare. Da<br />

subito ho notato un atteggiamento cordiale e amichevole<br />

tra tutti i dipendenti, improntato alla collaborazione,<br />

al lavoro di squadra e al senso di appartenenza alla<br />

<strong>Banca</strong> ovviamente nel rispetto dei ruoli, delle esigenze<br />

e delle capacità individuali di ciascuno. Non a caso con<br />

alcuni colleghi sono anche nate amicizie che talvolta<br />

proseguono anche in attività extrabancarie. Inoltre<br />

44<br />

Il progetto giovani della <strong>Banca</strong><br />

secondo me è una cosa bellissima e non di poco conto<br />

vedere <strong>il</strong> management della “<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>” dialogare spesso<br />

con noi dipendenti, anche per <strong>il</strong> corridoio, chiedendoci<br />

di noi e delle nostre problematiche di banca e non.<br />

Questo vuol dire mettere al primo posto la centralità<br />

della persona umana e instaurare con i dipendenti<br />

delle buone relazioni umane che sono <strong>il</strong> presupposto<br />

di base per lavorare meglio e dare <strong>il</strong> massimo. Le BCC<br />

come la “<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>” nascono e operano nel territorio<br />

e per <strong>il</strong> territorio dove sono insediate, quindi tutto ciò<br />

che ricevono dalle comunità locali viene interamente<br />

reinvestito nel territorio stesso, sostenendo le famiglie e<br />

gli investimenti produttivi delle imprese e degli artigiani<br />

locali. Ciò genera un effetto leva concreto e virtuoso nelle<br />

dinamiche economiche e produttive del territorio stesso,<br />

poiché investire sul territorio significa investire su chi ci<br />

vive e ci lavora, cioè su tutti noi, in quanto si sostengono<br />

le occasioni di sv<strong>il</strong>uppo produttivo e imprenditoriale<br />

e quindi si generano nuove opportunità di lavoro e di<br />

reddito che in definitiva conducono ad un maggior<br />

benessere reddituale complessivo di tutta la comunità<br />

(effetto moltiplicativo). Un altro aspetto fondamentale da<br />

sottolineare è che l’investimento delle BCC come la “<strong>Don</strong><br />

<strong>Rizzo</strong>” non si esaurisce solo col credito e gli impieghi,<br />

ma si esplicita anche attraverso <strong>il</strong> sostegno ad iniziative<br />

sociali, culturali, umanitarie e sportive perché la crescita<br />

di una comunità deve essere non solo economica ma<br />

anche morale e valoriale, in quanto <strong>il</strong> denaro deve restare<br />

uno strumento e la ricchezza economica non deve<br />

essere l’unico obiettivo. Questo forse già basterebbe ad<br />

evidenziare la diversa identità e la scarsa attenzione che le<br />

grosse banche hanno nei confronti delle comunità locali<br />

in generale. In conclusione da giovane dipendente della<br />

BCC “<strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>”, penso di aver maturato, in questi anni,<br />

la consapevolezza che le banche di credito cooperativo<br />

siano veramente delle banche uniche e differenti<br />

rispetto alle altre sotto tutti i punti di vista e spero di<br />

continuare a rendere testimonianza attiva di questa<br />

mia consapevolezza e dei valori delle BCC verso la mia<br />

comunità ed in particolare verso i giovani, affinchè tutti<br />

colgano <strong>il</strong> grande valore aggiunto che una BCC conferisce<br />

al comprensorio in cui opera e quindi riconoscano e<br />

sostengano ancor più <strong>il</strong> ruolo sociale ed economico di<br />

riferimento della “<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>”.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


N. 1 2012<br />

Il progetto giovani della <strong>Banca</strong><br />

45<br />

LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA<br />

Il ruolo e l’esigenza del s<strong>il</strong>enzio<br />

nella nostra società<br />

Metropoli sfav<strong>il</strong>lanti, alti grattacieli, luci accecanti: ecco lo<br />

scenario che fa da sfondo alla vita della società odierna.<br />

Città che ci costringono, per la vita frenetica che<br />

“racchiudono”, a procedere l’uno, accanto all’altro, e che,<br />

paradossalmente, evidenziano <strong>il</strong> vuoto tra la moltitudine<br />

di gente che le affolla.<br />

Mondi paralleli che procedono accanto senza mai<br />

sfiorarsi, separati da una barriera invalicab<strong>il</strong>e che<br />

impedisce loro di interagire e comunicare.<br />

Nella società attuale «viviamo assediati dal rumore,<br />

sottomessi al ritmo sincopato e frenetico di un’attualità<br />

che lancia fugaci lampi sul mondo, dal fermento di questa<br />

realtà disgregata e turbolenta sorge una cultura sempre<br />

più ossessionata dal dover registrare le palpitazioni del<br />

presente. Una cultura mediatica, immersa nel rumore<br />

dell’informazione e dei fatti, alla quale, per farsi sentire,<br />

non resta altro che gridare più forte» Così scrive Carlos<br />

Martì Aris, analizzando come possa una realtà così<br />

frenetica e assordante necessitare della presenza del<br />

s<strong>il</strong>enzio, inteso come luogo ove nasce <strong>il</strong> linguaggio e<br />

la libera espressione dell’individuo. S<strong>il</strong>enzio. Un s<strong>il</strong>enzio<br />

che non vuole annullare <strong>il</strong> linguaggio. Un s<strong>il</strong>enzio che<br />

vuole trascendere <strong>il</strong> linguaggio.<br />

La molteplicità degli “impulsi” che riceviamo dalle<br />

metropoli scint<strong>il</strong>lanti della nostra epoca, infatti, spesso<br />

di S<strong>il</strong>via Amore<br />

ci confondono, altre ci disturbano, distogliendoci dalla<br />

ricerca della nostra individualità, costringendoci a un<br />

lento e inesorab<strong>il</strong>e processo di stereotipazione.<br />

La moltitudine di “rumori” ci fa perdere di vista <strong>il</strong> nostro<br />

“Io” che, nelle lagune della nostra persona, tenta di<br />

emergere a fatica. La contemplazione, la ricerca interiore,<br />

l’indagazione negli abissi del nostro essere ci permette,<br />

tramite <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, di sfuggire al processo di omologazione<br />

e di riscoprire la nostra individualità.<br />

Come sostiene ancora Carlos Martì Aris, «<strong>il</strong> movimento<br />

conduce paradossalmente alla congestione e alla<br />

paralisi». Così <strong>il</strong> movimento convulso, protagonista<br />

dell’epoca moderna, conduce inesorab<strong>il</strong>mente a una<br />

paralisi morale, intesa come perdita e decadenza dei<br />

valori.<br />

Vagare senza meta all’interno della società attuale,<br />

immersi nel ritmo febbr<strong>il</strong>e che la caratterizza, induce<br />

a una lenta perdita di quei valori che stanno alla base<br />

dell’etica. Per fronteggiare e contrastare questo processo<br />

di disgregazione morale, fondamentale ruolo è rivestito<br />

dal s<strong>il</strong>enzio, che porta alla riflessione e alla riscoperta di<br />

quei valori perduti.<br />

L’unico in grado di opporsi al rumore è, quindi, <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio,<br />

<strong>il</strong> solo che riesce ad aprire una profonda breccia nello<br />

scenario convulso e febbr<strong>il</strong>e della nostra vita quotidiana.


FILO DIRETTO<br />

46<br />

Con Noi<br />

Le giornate della prevenzione<br />

e la mutualità<br />

di <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

La <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> e <strong>il</strong> Centro Studi <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>, nell’ambito<br />

degli interventi di Mutualità previsti nei confronti della<br />

propria compagine Sociale, promuovono l’iniziativa “le<br />

giornate della prevenzione” con <strong>il</strong> fine di sostenere la<br />

cultura della tutela della salute.<br />

Il progetto costituisce un ulteriore segno tangib<strong>il</strong>e e<br />

concreto dell’impegno verso i nostri Soci ed i nostri<br />

Clienti, in quanto patrimonio prezioso da tutelare e, come<br />

impresa responsab<strong>il</strong>e, sentiamo <strong>il</strong> dovere di contribuire<br />

al miglioramento della cultura della salute, sostenendo<br />

la sensib<strong>il</strong>izzazione alla prevenzione e ad una corretta<br />

informazione.<br />

Il programma ha già preso <strong>il</strong> via con le giornate della<br />

“prevenzione del tumore del colon retto” e prevede<br />

diversi appuntamenti, tra <strong>il</strong> quali la giornata “Sorri-Denti-<br />

Per Sempre”, rivolta ai ragazzi di età compresa fra i 10<br />

e 14 anni, figli di soci o di clienti della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>,<br />

che sono stati visitati gratuitamente da un gruppo di<br />

specialisti odontoiatri coordinati dal dott. Liborio Cruciata<br />

e dal dott. Francesco Blunda.<br />

Nello specifico, le visite sono state effettuate presso<br />

alcune sedi della <strong>Banca</strong>.<br />

I ragazzi che hanno aderito all’iniziativa sono stati invitati<br />

ad inviare una ma<strong>il</strong> di conferma all’indirizzo info@<br />

centrostudidonrizzo.it e a recarsi direttamente nelle<br />

suddette sedi, dove sono stati inizialmente informati con<br />

aus<strong>il</strong>i audio-visivi sull’anatomia dell’apparato oro-dentale,<br />

sensib<strong>il</strong>izzati sulla validità di una diagnosi precoce e<br />

sull’importanza di una corretta alimentazione ed igiene<br />

orale.<br />

Nello stesso giorno, i ragazzi sono stati sottoposti,<br />

previa autorizzazione dei genitori, a visita specialistica.<br />

Per ciascuno di essi è stata comp<strong>il</strong>ata una scheda<br />

personalizzata nella quale, oltre ad evidenziare le<br />

condizioni dello stato di salute, verranno anche dati<br />

suggerimenti ed indicazioni terapeutiche necessarie,<br />

laddove saranno presenti le suddette patologie.<br />

Siamo convinti della validità di tale progetto per <strong>il</strong><br />

miglioramento della salute pubblica: l’informazione<br />

sanitaria rivolta a soggetti in fase evolutiva determinerà<br />

la qualità della vita degli adulti di domani.<br />

L’importanza dell’iniziativa risiede nella sua duplice<br />

valenza di prevenzione e di indagine scientifica. Secondo<br />

gli ultimi dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della<br />

di Enzo Nuzzo<br />

Sanità) <strong>il</strong> 96% della popolazione italiana compresa tra i 10<br />

e i 44 anni soffre oggi di patologie del cavo orale: investire<br />

nella prevenzione garantirà risultati positivi in termini<br />

di salute e di risparmio economico. I dati estrapolati<br />

dall’analisi dentale della popolazione scolastica locale<br />

costituiranno inoltre l’elemento di partenza per l’avvio<br />

di successive attività di ricerca scientifica in ambito<br />

odontoiatrico e per l’individuazione di nuove cure e<br />

tecniche preventive ut<strong>il</strong>i ad assicurare un futuro più sano<br />

alla collettività.<br />

Una seria e cap<strong>il</strong>lare attività di prevenzione costituisce<br />

la condizione indispensab<strong>il</strong>e per avere nel futuro di<br />

medio e di lungo periodo una popolazione sempre<br />

meno bisognosa di interventi curativi e riparativi, con<br />

conseguente risparmio di spesa sia per i singoli cittadini<br />

che per la collettività.<br />

Uno screening dentale per la valutazione dello stato di<br />

salute orale che riveste, dunque, un importante ruolo<br />

nella prevenzione delle malattie alla bozza e ai denti.<br />

Lo screening ha aiutato le famiglie a identificare in fase<br />

pre-clinica, e con la massima tempestività, eventuali<br />

carenze igieniche e patologie odontoiatriche dei figli.<br />

L’esito della visita è stato consegnato direttamente<br />

ai bambini in busta chiusa e consentirà ai genitori di<br />

valutare, nel caso di riscontro di problematiche orodentali,<br />

l’opportunità di rivolgersi al proprio odontoiatra<br />

di fiducia.<br />

La <strong>Banca</strong> di Credito Cooperativo <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> ha fra i suoi<br />

obiettivi quello di produrre ut<strong>il</strong>ità e<br />

vantaggi di natura economica,<br />

sociale e culturale a beneficio<br />

di tutta la collettività nella<br />

quale essa opera.<br />

Dunque non solo crescita<br />

economica, ma attenzione<br />

alla persona in senso ampio.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />

47<br />

FILO DIRETTO<br />

Cooperativa Artistica<br />

“Compagnia Piccolo teatro”<br />

XXIX rassegna teatrale<br />

di Antonio Fundarò<br />

La Cooperativa Piccolo Teatro, presieduta dal Dott. Ciacio, dà <strong>il</strong> via alla br<strong>il</strong>lante, entusiasmante, imperdib<strong>il</strong>e, XXIX Rassegna<br />

della Prosa e dello Spettacolo e alla III Rassegna del Teatro Amatoriale città di Alcamo. A dirigere, ancora una volta, con la<br />

sua consueta maestria e br<strong>il</strong>lantezza, la rassegna <strong>il</strong> Direttore Artistico Franco Regina.<br />

11 spettacoli, 2 commedie portate in scena dalla stessa cooperativa, trattasi di “Dda schetta… di me soru” e “La<br />

presidentessa”, complessive 13 date di spettacoli, attori e attrici di chiara fama, questi i numeri di una rassegna che<br />

chiuderà i battenti <strong>il</strong> 29 Apr<strong>il</strong>e proprio con l’ultima replica della seconda opera del Piccolo Teatro.<br />

La stagione teatrale è diventata un appuntamento cardine non solo nella programmazione culturale, ma anche nell’azione<br />

di sv<strong>il</strong>uppo sociale ed umano della città.<br />

Si è sempre più convinti, infatti, che una buona qualità della vita passi prima di tutto dalle risposte puntuali e curate<br />

alle diverse esigenze dei cittadini; e una delle richieste più sentite degli alcamesi, e non solo per la verità, stante i tanti<br />

frequentatori della struttura provenienti dall’hinterland, riguarda <strong>il</strong> teatro, o meglio, la possib<strong>il</strong>ità di godere di un cartellone<br />

ricco e variegato con spettacoli che spazino dai classici alle rappresentazioni più moderne, ai musical. E l’impegno del<br />

Piccolo Teatro, da decenni ormai, anche nei periodi più bui della storia di questa città, e è proprio finalizzato a questo, a<br />

offrire occasioni di svago e di aggregazione, ma soprattutto, ed è questa la scommessa a cui fa riferimento, con puntualità,<br />

annualmente, <strong>il</strong> presidente della cooperativa teatrale, di arricchimento personale, di crescita nella cultura.<br />

La stagione teatrale si presenta anche quest’anno come l’evento culturale più importante della città.<br />

Come sempre l’obiettivo della compagnia è stato quello di offrire<br />

spettacoli, eventi ed iniziative che incontrino l’interesse di una fetta sempre<br />

più ampia di cittadini, nella consapevolezza che <strong>il</strong> teatro rappresenta un<br />

veicolo di arricchimento individuale importante, e per questo è necessario<br />

che sia fruib<strong>il</strong>e da parte di tutti: giovani e meno giovani, professionisti e<br />

appassionati, promotori di cultura e spettatori.<br />

Anche per questo sono state pensate anche una serie di iniziative<br />

collaterali, come <strong>il</strong> teatro amatoriale, che va ad arricchire l’offerta già ricca<br />

della stagione teatrale. L’apprezzamento del pubblico, ne siamo certi,<br />

anche quest’anno, non mancherà.<br />

Un impegno che la Cooperativa Artistica Compagnia Piccolo Teatro<br />

condivide con piacere e responsab<strong>il</strong>ità da decenni partecipando alla<br />

messa a punto di un folto programma che ha sempre incontrato <strong>il</strong> plauso<br />

del pubblico e, ne siamo convinti, anche quest’anno ripeterà l’ottimo<br />

risultato.<br />

I titoli che affollano <strong>il</strong> cartellone della stagione <strong>2011</strong>-2012 sono sempre<br />

più un esauriente compendio dell’arte scenica: grande prosa, ottimi<br />

interpreti, autori di spessore, che non mancheranno di stupire grandi e<br />

piccini per <strong>il</strong> raffinato spirito con cui vengono proposti.<br />

Inoltre, anche per questa stagione, ci saranno proposte laboratoriali rivolte<br />

ai giovani, curiosi e disponib<strong>il</strong>i alle meraviglie del palcoscenico.<br />

Scrivono i dirigenti del Piccolo Teatro «Se Eduardo ha ragione quando<br />

afferma che recitare significa vivere sulla scena quello che gli altri nella<br />

vita recitano male crediamo di avere testimoniato, per trenta…brevissimi<br />

anni, le emozioni più diverse dell’animo umano e se le abbiamo trasmesse<br />

a chi ha seguito e sostenuto la nostra avventura, <strong>il</strong> nostro traguardo è<br />

stato raggiunto. Un grazie a quei tanti fedelissimi abbonati che come<br />

tifosi “ultras” alla fine di ogni stagione, seppure costellata da compagnie<br />

di primissimo piano, ci confidano con compiaciuta convinzione: “Io<br />

preferisco sempre <strong>il</strong> teatro che fate voi!”.<br />

N. 1 2012


FILO DIRETTO<br />

48<br />

Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />

27 gennaio 2012<br />

Giorno della Memoria<br />

Il pensiero di chi non c’era… di Alice Guido<br />

Mi sono ritrovata a chiedermi perché non riuscissi in nessun<br />

modo a vivere <strong>il</strong> Giorno della Memoria come una giornata<br />

- seppure connotata dalla commozione, dal monito a non<br />

dimenticare e a far sì che ciò che è avvenuto non avvenga<br />

mai più - sim<strong>il</strong>e alle altre della mia quotidianità. Mi chiedevo<br />

<strong>il</strong> perché della mia ritrosia a condurla, in seguito a quell’atto<br />

di doveroso ricordo, nella spensierata gioiosità, nel ridente<br />

movimento delle mie usuali attività giornaliere. Il perché<br />

della malinconica sensazione di “lutto” che mi ammantava<br />

e dell’inconscio (o conscio?) imperativo morale che mi<br />

intimava di fermarmi.<br />

Ho provato a capire. E mi sono data una risposta, che non<br />

pretende di addentrarsi nei meandri della speculazione<br />

sociologica e f<strong>il</strong>osofica intorno alla Shoah né, tanto meno,<br />

nel campo degli studi storici, ma che chiede timidamente<br />

di ricevere una possib<strong>il</strong>ità di espressione, nel suo essere<br />

una breve, semplice riflessione.<br />

A fondamento della commemorazione che annualmente<br />

si svolge sotto le sollecitazioni di un forte sentimento<br />

collettivo (sia essa poi concretamente vissuta in virtù di<br />

un ossequioso perbenismo, o nella reale commozione per<br />

la serietà dell’evento, non è mio intento indagarlo), <strong>il</strong> più<br />

tragico e atroce v<strong>il</strong>ipendio mai compiuto contro la Dignità<br />

umana non può lasciarci indifferenti - o, per di più, non<br />

può non turbarci, toccarci, fino a “ferirci” con veemenza - in<br />

quanto gli atti compiuti contro ogni singolo, che sia stato<br />

seviziato, degradato, massacrato è quasi come se - in un<br />

qualche modo - seviziassero, degradassero, “massacrassero”<br />

ogni essere umano nella globalità.<br />

Ben al di là della riprovazione e del diniego che, a distanza<br />

di decenni, possiamo provare riflettendo sugli orrori che<br />

un manipolo di “alfieri della follia” compirono contro i<br />

“rampolli dell’innocenza”, <strong>il</strong> dolore di ogni deportato non<br />

può non oltrepassare, in un continuum spazio-temporale,<br />

gli angusti limiti dei cancelli di Auschwitz, divenendo<br />

dolore di ogni singolo in quanto parte di un tutto. Il lutto,<br />

che fu dei protagonisti della vicenda, è anche nostro.<br />

La tragedia che si consumò tra quei cancelli ci commuove<br />

ancora oggi, in maniera così incisiva, forse non solo per la<br />

consapevolezza dei brutali, disumani massacri compiuti<br />

contro migliaia di vite umane - spazzate via come polvere<br />

al vento - ma forse anche perché lì venne mortificata,<br />

“assassinata” (sia letteralmente sia metaforicamente) la<br />

dignità dell’Essere Umano tout court, di questo “figlio<br />

dell’humus” che vi si sollevò ponendovi saldamente <strong>il</strong><br />

proprio piede, con la sua grande frag<strong>il</strong>ità così come con la<br />

sua frag<strong>il</strong>e grandezza.<br />

E se Primo Levi scriveva, in merito agli incontri domenicali<br />

con gli altri compatrioti, che “a ritrovarsi, accadeva di<br />

ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo”, <strong>il</strong> ricordo<br />

di chi si era, di chi, nonostante tutto, si era ancora - esseri<br />

umani - non avrebbe costituito, forse, proprio l’unica forma<br />

di “salvezza” del sé? L’unica maniera, per quanto dolorosa,<br />

per non morire, oltre che nel corpo, anche nell’anima?<br />

Chissà... è letteralmente impossib<strong>il</strong>e per chi, come me, non<br />

ha vissuto “fisicamente” quel lontano affronto, quasi solo<br />

provare a immaginare le sofferenze patite da chi ne ha<br />

portato i segni nel corpo - e nell’anima.<br />

Ma proprio perché quell’affronto “ferisce” parzialmente<br />

anche noi, in quanto membri del genere umano, e potendo<br />

dunque perlomeno sentire “empaticamente” <strong>il</strong> dolore di<br />

chi, più di cinquant’anni or sono, lo provò “fisicamente”, di<br />

conseguenza è nostro dovere far sì che questa sofferenza<br />

non rimanga inascoltata, non sia un urlo disperso in campi<br />

vuoti e ster<strong>il</strong>i, ma un appello intransigente perché altri<br />

esseri umani non debbano mai più ritrovarsi a viverla.<br />

Raccogliendo e facendo fruttificare le parole che ancora<br />

Primo Levi ci ingiunge di portare a compimento: “Meditate<br />

che questo è stato: / vi comando queste parole. / Scolpitele<br />

nel vostro cuore / stando per strada andando per via, /<br />

coricandovi alzandovi; / ripetetele ai vostri figli”.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


49<br />

FILO DIRETTO<br />

Giuseppe Trovato firma<br />

l’adesione all’AIDO nel giorno<br />

del suo 18 compleanno<br />

Giuseppe Trovato, alcamese, 18 anni, studenti dell’Istituto<br />

Tecnico Commerciale, figlio di Salvatore, comandante<br />

dell’Europol, e di Teresa Scurto Mondello, nel suo giorno del<br />

suo 18° compleanno, come primo atto della sua capacità<br />

di agire, alla presenza del Presidente regionale dell’Aido<br />

Giuseppe Cammarata, ha voluto comp<strong>il</strong>are l’atto olografo<br />

per diventare donatore di organi e sensib<strong>il</strong>izzare i suoi<br />

amici a riflettere sulla bellezza della vita e su un gesto che<br />

come ha detto Giuseppe non costa nulla ma che riempie<br />

di gioia chi lo fa e chi riceve un sim<strong>il</strong>e atto di vera Amicizia!<br />

Un lungo applauso, quasi 5 minuti, ha accompagnato<br />

e seguito questo nob<strong>il</strong>issimo gesto che testimonia<br />

la sensib<strong>il</strong>ità e l’amore per gli altri e per la vita che è<br />

componete essenziale e preponderante di numerosi<br />

giovani, spesso tacciati, ingiustamente di indifferenza.<br />

«L’AIDO è l’esempio di come <strong>il</strong> volontariato non riguardi<br />

solo <strong>il</strong> presente: la donazione dei nostri organi è un modo<br />

per guardare avanti, per salvare molte vite di cui non<br />

sappiamo <strong>il</strong> nome, ma di cui sicuramente conosciamo<br />

<strong>il</strong> valore. Ho voluto che fosse questo <strong>il</strong> mio primo atto<br />

di maggiorenne e non la solita e ster<strong>il</strong>e patente per<br />

l’automob<strong>il</strong>e» ha commentato a margine della firma<br />

Giuseppe Trovato che, tra l’altro, ha invitato i suoi ospiti a<br />

donare la vita per gli altri.<br />

N. 1 2012<br />

Le iniziative per la cultura e la solidarietà<br />

di F<strong>il</strong>ippo Nob<strong>il</strong>e<br />

«Non è usuale vedere un festeggiato che, nel giorno del<br />

suo 18° compleanno regali qualcosa ad uno sconosciuto<br />

e regali un esempio, uno st<strong>il</strong>e di vita ed un modo di<br />

essere ai suoi ospiti. Esempi di questi vanno emulati e<br />

seguiti per fare della nostra società, la società dell’amore e<br />

dell’altruismo. Complimenti Giuseppe e complimenti alla<br />

famiglia che ha, senza dubbio, inculcato valori di nob<strong>il</strong>tà<br />

d’animo e di solidarietà. Questa è l’ennesima riprova che<br />

i giovani non sono insensib<strong>il</strong>i e apatici, ma se gli si dà<br />

l’opportunità dimostrano di aver compreso <strong>il</strong> significato<br />

della vita e che non sono solo <strong>il</strong> nostro futuro ma <strong>il</strong> nostro<br />

presente! è da qualche anno che in provincia di Trapani<br />

e non solo che i giovani chiedono all’Aido di partecipare<br />

nell’organizzare delle feste per poi lanciare <strong>il</strong> messaggio<br />

solidale e concreto della gioia di appartenere all’Aido e di<br />

impegnarsi nel divulgare <strong>il</strong> messaggio della donazione.<br />

Un sincero grazie a Giuseppe e alla famiglia Trovato che<br />

ringrazio per <strong>il</strong> loro impegno e solidarietà, infatti <strong>il</strong> papà di<br />

Giuseppe è anche <strong>il</strong> comandante dell’Europol, un istituto<br />

di vig<strong>il</strong>anza che non si batte solo per la giustizia e la legalità<br />

ma anche per la solidarietà, infatti le gpg quando giurano<br />

chiedono anche di iscriversi all’Aido!» ha commentato<br />

Giuseppe Cammarata dopo la firma del documento di<br />

Giuseppe Trovato.


FILO DIRETTO<br />

50<br />

Gli appuntamenti<br />

Il concorso fotografico<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong><br />

“I luoghi intorno a noi” di Salvo Cartuccio<br />

Il concorso fotografico è una iniziativa riservata ai Soci e<br />

ai Dipendenti della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> e, annualmente, ha<br />

per oggetto contenuti e temi inerenti le caratteristiche<br />

distintive della <strong>Banca</strong>, del suo territorio e della sua gente.<br />

Il tema scelto per la settima edizione del concorso è<br />

stato “I luoghi intorno a noi”, argomento strettamente<br />

legato alla città, alla campagna, al mare, ai paesaggi…<br />

a tutto ciò che ci circonda e ha, nei nostri ricordi, un<br />

grande significato. Foto dei luoghi più belli e suggestivi<br />

del nostro territorio per farne conoscere le bellezze<br />

paesaggistiche. Una fotografia per cogliere anche solo<br />

un dettaglio o un panorama, uno scorcio suggestivo<br />

o un’intera località, luoghi pubblici o privati, solitari<br />

o mondani, ma anche i colori, la luce, le trasparenze<br />

intorno a noi.<br />

Come per <strong>il</strong> passato, le fotografie pervenute sono state<br />

selezionate da un’apposita giuria di professionisti,<br />

presieduta dal condirettore del Giornale di Sic<strong>il</strong>ia,<br />

Giovanni Pepi, e composta dal Presidente della <strong>Banca</strong>,<br />

Giuseppe Mistretta, dal Direttore Generale, Carmelo<br />

Guido, dalla fotografa, Antonella Baviera, dall’avvocato,<br />

Em<strong>il</strong>ia Lipari, dal consulente di comunicazione, Giuseppe<br />

Pace, dallo studente, Matteo Mistretta e da cinque<br />

giovani soci e dipendenti della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong><br />

<strong>Rizzo</strong>. La commissione,<br />

riunitasi presso la sede<br />

del Giornale di Sic<strong>il</strong>ia,<br />

ha votato, in data 22<br />

novembre <strong>2011</strong>, le 12<br />

foto più significative,<br />

pubblicandole sull’edizione<br />

2012 del calendario della<br />

<strong>Banca</strong>.<br />

Gli autori dei primi tre scatti<br />

selezionati, in occasione della<br />

cerimonia di premiazione,<br />

che si svolgerà nei<br />

prossimi mesi, riceveranno<br />

rispettivamente come<br />

premio una bicicletta, un<br />

trolley ed uno zaino.<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


N. 1 2012<br />

51


FILO DIRETTO<br />

52<br />

Gli appuntamenti<br />

“Scuola per Genitori”<br />

un progetto per le nuove<br />

generazioni con la direzione<br />

di Paolo Crepet<br />

di Enrico Stellino<br />

Parte da Trapani, alla presenza del noto psichiatra e<br />

sociologo Paolo Crepet, <strong>il</strong> progetto di Ina Assitalia<br />

Scuola per Genitori. Il progetto vede la collaborazione<br />

dell’Agenzia Generale Ina Assitalia, dell’azienda<br />

vitivinicola <strong>Don</strong>nafugata, dell’agenzia di pubblicità<br />

ADA Comunicazione e della industria Zicaffè nonchè<br />

<strong>il</strong> patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione<br />

ed <strong>il</strong> sostegno del Polo Territoriale Universitario della<br />

Provincia di Trapani, della Provincia di Trapani, della<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> e del Centro Studi <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>.<br />

Per comprendere le origini di quest’iniziativa che indaga<br />

<strong>il</strong> delicato rapporto genitori-figli abbiamo incontrato<br />

Vincenzo Favara, presidente dell’Associazione Genitori &<br />

Figli Istruzioni per l’Uso e promotore dell’iniziativa.<br />

Dott. Favara, come nasce l’idea di una Scuola per<br />

Genitori?<br />

Scuola per Genitori nasce come risposta ad un bisogno<br />

delle famiglie. Mira a favorire una comunicazione<br />

efficace all’interno del nucleo fam<strong>il</strong>iare a beneficio della<br />

società ed in particolare dei giovani che rappresentano<br />

<strong>il</strong> futuro della nostra economia e dello sv<strong>il</strong>uppo culturale<br />

del territorio.<br />

Qual è <strong>il</strong> legame tra questo progetto ed <strong>il</strong> mondo<br />

del lavoro?<br />

Scuola per Genitori nasce da Confartigianato Vicenza<br />

con l’obiettivo di favorire lo sv<strong>il</strong>uppo della cultura del<br />

lavoro e <strong>il</strong> passaggio generazionale nelle imprese<br />

artigiane. Scuola per Genitori è volto alla formazione<br />

dei genitori. Serve a prepararli alla crescita dei propri<br />

figli. La nostra struttura è la prima del Sud Italia, un<br />

segnale di innovazione volto a valorizzare le intelligenze<br />

del territorio. Il gruppo promotore è costituito da<br />

un nucleo di genitori impegnati con ruoli diversi nel<br />

mondo del lavoro. Dalle nostre esperienze emerge<br />

che i giovani, nell’affrontare un’esperienza lavorativa<br />

di carattere autonomo od imprenditoriale, non siano<br />

sufficientemente preparati. E, talvolta, le aspettative<br />

dei genitori finiscono con l’essere <strong>il</strong> primo ostacolo nel<br />

percorso di crescita del giovane.<br />

Perché?<br />

Il mondo viaggia ad una velocità di cambiamento<br />

straordinaria, proiettandoci verso modelli innovativi e<br />

schemi diffic<strong>il</strong>mente reperib<strong>il</strong>i se ripercorriamo quelli<br />

del passato. Serve riconsiderare gli schemi educativi<br />

considerando <strong>il</strong> progetto formativo come un percorso<br />

verso <strong>il</strong> futuro. La stella cometa delle nostre decisioni è<br />

<strong>il</strong> futuro!<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>


Cosa potrebbe essere ut<strong>il</strong>e ai<br />

genitori di oggi?<br />

La famiglia è alla base della<br />

crescita dei nostri figli e ne è<br />

<strong>il</strong> primo fautore. è auspicab<strong>il</strong>e<br />

che la famiglia pianifichi la rotta<br />

verso cui indirizzare la crescita<br />

dei propri figli, preparandoli al<br />

distacco. Molti giovani appaiono<br />

oggi disorientati, manifestano<br />

la mancanza di una concreta<br />

visione del proprio futuro, di un<br />

sogno o di una passione che<br />

facciano da f<strong>il</strong>o conduttore alla<br />

loro crescita; questa Scuola può<br />

offrire un momento di riflessione<br />

costruttiva per i genitori.<br />

Non è certo semplice far sì<br />

che un genitore metta in<br />

discussione i suoi metodi<br />

educativi.<br />

è lo scopo di questo progetto<br />

Scuola per Genitori. Un<br />

interessante banco di verifica e<br />

potenziamento per tutti quelli<br />

che la seguono. Un luogo di<br />

riflessione e confronto che<br />

anticipa <strong>il</strong> momento in cui<br />

ciascun genitore si assume la<br />

responsab<strong>il</strong>ità delle proprie<br />

scelte educative, quelle che<br />

riguardano <strong>il</strong> bene più prezioso:<br />

<strong>il</strong> futuro dei propri figli!<br />

Come funziona la scuola per genitori?<br />

Scuola per Genitori offre stimoli critici e costruttivi alle<br />

nostre scelte educative. I relatori coinvolti nel corrente<br />

anno: Paolo Crepet; Maria Rita Parsi e <strong>il</strong> Priore di Bose Enzo<br />

Bianchi, sono una garanzia perché hanno speso molto del<br />

loro tempo nel supportare concretamente le famiglie.<br />

La scuola però richiede ai genitori un impegno<br />

economico…<br />

Il 100% delle somme raccolte serve a coprire i costi<br />

della didattica, la nostra attività è di puro volontariato. Il<br />

prezzo del corso è da considerarsi un investimento per<br />

dare ai nostri figli un’adeguata formazione ed autonomia.<br />

è entusiasmante l’idea che i genitori si affranchino da<br />

qualunque dipendenza e divengano attraverso un<br />

percorso formativo che si sv<strong>il</strong>uppa nel tempo, i promotori<br />

principali della crescita dei propri figli; quindi nessuna<br />

delega in bianco ma azione pura volta alla crescita.<br />

Come sono state le reazioni della gente fino ad ora?<br />

A Trapani è partita la seconda edizione della Scuola<br />

N. 1 2012<br />

53<br />

con Paolo Crepet, Sergio Sorgi e Rosanna Schiralli.<br />

Contemporaneamente si è svolta la prima annualità a<br />

Marsala e, a breve, inizieremo anche ad Alcamo, con <strong>il</strong><br />

supporto della <strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong> che diverrà nostro partner<br />

nel progetto. Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere<br />

più di 800 famiglie in tutta la provincia. Un’esperienza<br />

sicuramente entusiasmante. E siamo solo all’inizio!


Il Copal (Consorzio polifunzionale artigianato locale) è stato costituito su iniziativa della Cna di Palermo,<br />

della sede locale di Carini e del suo responsab<strong>il</strong>e Epifanio Troia. Le imprese già associate, che hanno<br />

sede anche nei paesi limitrofi, operano nei vari settori dell’artigianato e della piccola e media impresa.<br />

LE IMPRESE DEL COPAL<br />

3 S DI SANFILIPPO FRANCESCO (CDA)<br />

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ARTIMETAL DI LO PICCOLO& CARUSO<br />

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