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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE BCC: un futuro da scrivere di Claudia Benedetti 2.230 congressisti, 400 accompagnatori, 70 ospiti, 20 relatori (rappresentanti del mondo delle istituzioni, di quello accademico, politico e culturale) e 50 giovani soci che hanno prolungato la loro presenza rispetto ai 220 che hanno partecipato al 2° Forum Giovani Soci dell’8 dicembre: i “numeri” del XIV Congresso Nazionale del Credito Cooperativo svoltosi a Roma dall’8 all’11 dicembre scorso sono stati certamente importanti. Ma ancora più di rilievo sono state le tesi e le proposte emerse attorno al tema Futuro da scrivere. Sguardi, strategie, strumenti delle BCC per accompagnare l’Italia. Molte erano in effetti le attese rispetto ad un evento che si teneva a sei anni dall’ultima assise di Parma, chiamato a fare il punto sullo stato di salute della cooperazione mutualistica di credito nel nostro Paese e sulle sue strategie di sviluppo. Come ha sottolineato il presidente di Federcasse Alessandro Azzi nella sua relazione di apertura, in tempi di “inquietudini e timori” la cooperazione di credito italiana ha voluto, da un lato riaffermare con orgoglio l’importanza del proprio ruolo di sostegno all’economia reale, dall’altro, dire con chiarezza che il modello delle BCC ha ora bisogno, per riuscire a disegnare un futuro a beneficio del sistema Paese, di nuovi strumenti organizzativi come anche di una rinnovata attenzione da parte dei regolatori, anche per salvaguardare quella “biodiversità bancaria” che rappresenta un valore per lo stesso mercato. Non a caso, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo messaggio augurale ai congressisti, ha ribadito come “il modello del Credito Cooperativo, basato sui principi della 8 La galassia del credito cooperativo democrazia economica, ha contribuito fortemente alla crescita sociale e civile” dell’intera nazione. Momento particolarmente significativo del Congresso è stato l’annuncio dato dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, della approvazione - avvenuta nei giorni precedenti - dello Statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale del Credito Cooperativo (FGI) da parte dell’autorità di Vigilanza. Un progetto che rafforzerà la garanzia di stabilità e solidità del sistema BCC nei confronti dei soci e dei clienti, con importanti vantaggi nell’accesso ai mercati ed in prospettiva regolamentari. Concludendo i lavori, il presidente Azzi ha sottolineato i risultati del Congresso, in termini di sguardi nuovi, strategie, strumenti. I convegnisti portano a casa la consapevolezza che i problemi si risolvono insieme; la coscienza che i problemi sono comuni, anche all’interno dell’industria bancaria; il dato non scontato dell’approvazione dello statuto del FGI; la determinazione di agire rapidamente per dare concrete risposte ai temi chiave posti dal dibattito. Il primo di questi temi è l’innovazione. Ed il FGI rappresenta certamente uno strumento strategico dell’innovazione nel Credito Cooperativo. Come ha affermato Anna Maria Tarantola, “il Fondo di Garanzia Istituzionale può rappresentare un’importante opportunità anche per riorganizzare l’intera rete, non va sprecata”. Proprio la rete è un’altra questione-chiave. Occorre superare, come sostenuto dal prof. Carretta nel suo intervento, il modello della rete come “ragnatela senza ragno”: perfino i ragni sanno essere cooperativi nel tessere la loro ragnatela! E ognuno nella rete del Credito Cooperativo ha un proprio ruolo. Vanno allora coltivati tutti gli spazi di maggiore efficienza, per realizzare economie di scala e di scopo, nonché di specializzazione per accrescere la qualità dei servizi e razionalizzare i costi. In questa direzione, la delibera approvata nella seconda giornata dei lavori dal Consiglio Nazionale ha posto all’ordine del giorno dei lavori il riassetto del versante associativo, la necessità di procedere alla razionalizzazione nel comparto dei centri servizi e dell’informatica, le sinergie tra le banche di secondo livello. Occorre poi investire nelle competenze, nella cultura, nella qualità delle persone. Dobbiamo costruire competenza tecnica, coscienza e uno spread anche spirituale, come lo ha definito il prof. Magatti nel suo intervento. E il cardinale Ravasi lo ha a sua volta rimarcato, incoraggiando il Credito Cooperativo a non impoverire, non inaridire il suo fare banca. Banca Don Rizzo
Anche il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dovrà considerare poi le esigenze sobrietà e flessibilità che il contesto impone. Costante attenzione merita il tema della coerenza: la BCC è un’impresa. Cooperativa. Mutualistica. Tutto insieme. Mentre si fa banca, si fa cooperativa mutualistica. Altrimenti si è un altro tipo di banca. Ed il tema delle generazioni, in particolare dell’attenzione concreta ai giovani, lavorando per suscitare la loro adesione. Le altre parole scritte nel simbolo del Congresso (la rosa dei venti) erano: • mutualità. E la crisi ha rafforzato l’esigenza della mutualità interna (ad esempio nella gestione della liquidità); • qualità. E le BCC hanno sottolineato la volontà di ripensare il proprio modello di business, sviluppando, insieme alla tradizionale attività di assistenza a famiglie, agricoltori, artigiani, piccoli commercianti e imprenditori, anche la capacità di assistere le persone nei bisogni finanziari di lungo periodo che la fine del welfare impone: previdenza integrativa, risparmio di lungo termine, inclusione finanziaria; • autonomia. A questo riguardo va sottolineato quanto affermato dal Vice Direttore della Banca d’Italia, la dr.ssa Tarantola, la quale ha riconosciuto che esiste un “nutrito gruppo di BCC che possono affrontare le difficoltà contingenti e le sfide future in posizione di forza”. Ci sono state anche parole-chiave che non erano scritte, ma sono state ugualmente fortemente sottolineate, come la proporzionalità e la semplificazione, che N. 1 2012 9 rappresentano un fronte di costante impegno per Federcasse. Nella seconda giornata dei lavori, momento significativo è stata la partecipazione in San Pietro alla celebrazione officiata dal segretario di Stato Vaticano, Cardinale Tarcisio Bertone, in occasione dei 120 anni della Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII, che diede origine all’esperienza della cooperazione cattolica di credito. Un modo per affermare che i valori alla base dell’attività delle BCC non sono un generico riferimento “culturale”, ma una costante e reale fonte di ispirazione.
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