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Scarica il NUMERO 4 – Dicembre 2011-Marzo ... - Banca Don Rizzo

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dei tempi di Caracalla - 217 d.C.) veniamo a conoscenza<br />

che nel periodo romano Hyccara è una località situata<br />

tra Palermo e Partinico attraversata dalla via “Pompeia” o<br />

“Valeria”, strada che costeggia la Sic<strong>il</strong>ia settentrionale da<br />

Messina sino a Trapani. Dallo stesso “itinerario” possiamo<br />

anche dedurre che Hyccara aveva un porto molto<br />

trafficato perché esisteva anche un itinerario marittimo<br />

tra Hyccara e drepanum. Certo quindi, questa seconda<br />

Hyccara si sarà sv<strong>il</strong>uppata tantissimo e sarà diventata nel<br />

tempo un notevole centro cristiano come testimoniano<br />

i reperti provenienti dalla c.da San Nicola come <strong>il</strong><br />

magnifico mosaico bas<strong>il</strong>icale e le catacombe ritrovate in<br />

c.da Grazia con la sua estensione di 3500 metri quadrati.<br />

Queste catacombe certamente tra le più importanti<br />

della Sic<strong>il</strong>ia, assieme ai documenti storici (soprattutto<br />

le lettere del papa Gregorio Magno scritte durante <strong>il</strong><br />

suo pontificato) permettono di potere affermare che la<br />

seconda Hyccara fu certamente sede vescov<strong>il</strong>e. Ma altri<br />

secoli bui attendono la nostra Hyccara della quale non si<br />

hanno notizie storiche fino alla conquista da parte degli<br />

Arabi della Sic<strong>il</strong>ia occidentale.avvenuta dal 830 al 841.Da<br />

questa conquista, dalle scorrerie degli stessi conquistatori<br />

che l’avevano preceduta e dalle guerre combattute tra le<br />

varie fazioni arabe, Hyccara non ne usci certo indenne.<br />

La tradizione della distruzione della seconda Hyccara da<br />

parte del terrib<strong>il</strong>e Ibrahim II nel 902 attestata da Pietro<br />

Diacono, risulta contraddittoria in tanti punti che è stata<br />

considerata falsa da Michele Amari ed altri storici. Se<br />

non distrutta però certamente la città subì un tracollo<br />

finanziario ed una arabizzazione notevole, evidente anche<br />

nei tantissimi toponimi e parole di origine araba ancora<br />

esistenti nel nostro territorio, arabizzazione che portò<br />

anche alla scomparsa della sede vescov<strong>il</strong>e. Ben presto i<br />

dominatori Arabi risollevano le condizioni economiche<br />

delle popolazioni sottomesse, incoraggiando l’agricoltura,<br />

importando nuove coltivazioni, ristrutturando l’assetto<br />

amministrativo della Sic<strong>il</strong>ia divisa in Tre valli (Val Demone,<br />

Val di Noto, Val di Mazara), favorendo <strong>il</strong> commercio e<br />

tollerando <strong>il</strong> culto cristiano pur imponendo un tributo<br />

per <strong>il</strong> suo esercizio.<br />

Alla dominazione Araba nel 1072 subentra quella<br />

Normanna. Infatti nel 1072 <strong>il</strong> conte Ruggero conquista<br />

Palermo e scaccia dalla Sic<strong>il</strong>ia gli Arabi che ancora fino<br />

al 1091 tenteranno inut<strong>il</strong>mente di resistere. Carini, cosi<br />

ben descritta dall’Edrisi nel 1154, “avvi una fortezza nuova,<br />

fabbricata sopra un colle che domina la terra. Il mare a<br />

tramontana alla distanza di un miglio circa.” Nel 1178 Yaqut,<br />

geografo di origine greca, definisce Carini, “città marittima<br />

di Sic<strong>il</strong>ia”<br />

In questo periodo dunque della dominazione Normanna,<br />

Carini continua ad essere considerata una città di mare,<br />

dal terreno rigoglioso e fert<strong>il</strong>e e con una nuova fortezza<br />

nel colle da cui <strong>il</strong> nuovo signore Rodolfo Bonello, investito<br />

feudatario di Carini dal conte Ruggero dominerà <strong>il</strong><br />

territorio circostante. Carini, con diploma di fondazione<br />

della diocesi di Mazara del 1093 dello stesso Ruggero<br />

14<br />

cadrà nella giurisdizione di questa nuova diocesi. Si tratta<br />

però di una Carini, con nucleo centrale in c.da San Nicola,<br />

con una popolazione fortemente arabizzata che sotto<br />

Federico II di Svevia nel 1223 viene distrutta in seguito ad<br />

una ribellione dei Saraceni.<br />

La terza Hyccara - Carini<br />

Dopo la distruzione della seconda Hyccara di c.da san<br />

Nicola, <strong>il</strong> castello diviene <strong>il</strong> centro della popolazione<br />

rimasta e attorno ad esso si costruisce la cinta muraria<br />

ed opere di fortificazione come la Torre di Vita. Ai Bonello,<br />

subentrarono gli Abbate. Con Palmerio Abbate,braccio<br />

destro di Giovanni da Procida, i Carinesi parteciparono ai<br />

Vespri sic<strong>il</strong>iani.<br />

La famiglia Abbate perde <strong>il</strong> feudo di Carini con la venuta<br />

in Sic<strong>il</strong>ia di re Martino che confiscando i beni degli Abbate<br />

per fellonia li assegnerà nel 1397 ad Ubertino La Grua.<br />

I La Grua, d’origine pisana, rimarranno i signori di Carini<br />

ininterrottamente fino alla cacciata dei Borboni nel 1860.<br />

La figlia di Ubertino La Grua, Ilaria, sposa G<strong>il</strong>berto<br />

Talamanca che adotta <strong>il</strong> nome e lo stemma dei La Grua<br />

per succedere al suocero che non ha figli maschi. La<br />

vita nel castello procede tranqu<strong>il</strong>la e <strong>il</strong> tessuto urbano si<br />

allarga attorno ad esso. Lo dimostrano le strette vie della<br />

Terravecchia con i ricordi della chiesa di San Giuliano,<br />

l’antica chiesa di san Lorenzo ricostruita nel XVII secolo,<br />

la chiesa di san Vito fondata nel 1400, quella di santa<br />

Caterina intorno al 1500, la chiesa Madre i cui lavori di<br />

costruzione vengono datati a partire dal 1492.<br />

La vita dei carinesi si svolge quindi tranqu<strong>il</strong>la e<br />

prosperosa sino al 4 dicembre del 1563 quando un grido<br />

si leva dal castello: “aiutu carinisi… aiutu, aiutu… mi voli<br />

ammazzari…” Quel giorno infatti si compie la tragedia<br />

per cui Carini è famosa nel mondo. Il barone Cesare Lanza<br />

di Trabia uccide la propria figlia Laura e <strong>il</strong> suo amante<br />

Ludovico Vernagallo con l’aiuto del genero Vincenzo<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Don</strong> <strong>Rizzo</strong>

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