Angelo Poliziano L'apparizione di Simonetta - Palumbo Editore
Angelo Poliziano L'apparizione di Simonetta - Palumbo Editore
Angelo Poliziano L'apparizione di Simonetta - Palumbo Editore
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
parte quarta L’età delle corti: la prima fase<br />
della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />
T6<br />
on line<br />
[Stanze per la<br />
giostra, I, 43-54]<br />
da A. <strong>Poliziano</strong>, Stanze <strong>di</strong><br />
Messer <strong>Angelo</strong> <strong>Poliziano</strong><br />
cominciate per la giostra<br />
<strong>di</strong> Giuliano de’ Me<strong>di</strong>ci, ed.<br />
critica a cura <strong>di</strong> V.<br />
Pernicone, Loescher, Torino<br />
1954.<br />
metrica Ottave.<br />
43 Ella [: la ninfa] è [<strong>di</strong> carnagione] bianca (can<strong>di</strong>da), e<br />
bianca [è] la veste, ma anche (pur) ornata (<strong>di</strong>pinta) <strong>di</strong> rose<br />
e fiori e <strong>di</strong> erba; i capelli ricci (lo inanellato crin) scendono<br />
dalla testa bionda (aurea) sulla (in la) fronte umilmente<br />
superba. Tutta la foresta le sorride (rideli) intorno<br />
(a torno) e mitiga (<strong>di</strong>sacerba) [per] quanto è possibile<br />
(può) [le] sue [: della ninfa] pene (cure); [la ninfa] è d’atteggiamento<br />
(nell’atto) regalmente docile (mansueta), e<br />
placa (acqueta) le tempeste con il solo sguardo (pur col<br />
ciglio). Inizia in questa ottava la descrizione della bellezza<br />
<strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong>: la giovane, dai capelli bion<strong>di</strong> e ricci e<br />
dalla veste bianca trapunta <strong>di</strong> fiori, circondata da una<br />
natura benevola e sorridente, ricorda la raffigurazione della<br />
Primavera del contemporaneo (1478) <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Botticelli<br />
(cfr. Parte Quarta, cap. III, S1, p. 424). La natura<br />
non è qui un semplice sfondo ma un elemento determinante<br />
per la perfetta armonia dell’insieme, capace <strong>di</strong> interagire<br />
con l’umore della giovane (vv. 5-6). Il fascino della<br />
quale deriva non solo dalla bellezza canonica, ma dal<br />
carattere costruito per contrasti: regale e insieme mite, altero<br />
e umile. Inanellato crin: capelli fatti ad anelli, cioè ricci,<br />
a boccoli. Umilmente superba: è un *ossimoro; la<br />
fronte della donna è in atteggiamento umile (cioè, forse,<br />
chinata verso il basso) nonostante l’eccezionale bellezza.<br />
44 Gli occhi, in cui (ove) Cupido tiene nascoste (ascose)<br />
[le] sue fiamme (face) [d’amore], hanno la luminosità<br />
(folgoron = sfolgorano) <strong>di</strong> un dolce [cielo] sereno; dovunque<br />
[ella] giri gli occhi (le luce) pieni d’amore (amorose)<br />
[: in qualunque <strong>di</strong>rezione guar<strong>di</strong>] l’aria (l’aier) intorno<br />
<strong>di</strong>venta (si fa) tutta ridente (ameno). [Ella] ha il<br />
volto pieno <strong>di</strong> gioia (letizia) celestiale, dolcemente (dolce)<br />
<strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> ligustri e <strong>di</strong> rose; al suo parlar <strong>di</strong>vino tace<br />
<strong>Angelo</strong> <strong>Poliziano</strong><br />
L’apparizione <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong><br />
1<br />
Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese, La letteratura come <strong>di</strong>alogo [G.B. <strong>Palumbo</strong> E<strong>di</strong>tore]<br />
capitolo III<br />
Firenze nell’età <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Un giorno <strong>di</strong> primavera Iulio va a caccia con i compagni. Amore, che vuole ven<strong>di</strong>carsi per il <strong>di</strong>sprezzo<br />
che Iulio professa nei suoi confronti, gli fa apparire una bellissima cerva bianca. Il giovane la insegue<br />
allontanandosi dagli amici. Finalmente la cerva si fa raggiungere e si trasforma in una ninfa.<br />
Allora Amore scocca la freccia che, trafiggendo Iulio, lo fa innamorare. Il brano qui antologizzato comincia<br />
nel momento in cui, scomparsa la cerva, agli occhi <strong>di</strong> Iulio si rivela una bellissima ninfa: <strong>Simonetta</strong><br />
(è <strong>Simonetta</strong> Cattaneo, genovese, sposa <strong>di</strong> Marco Vespucci, effettivamente amata da Giuliano;<br />
morì giovanissima a Firenze nel 1476).<br />
43<br />
Can<strong>di</strong>da è ella, e can<strong>di</strong>da la vesta,<br />
ma pur <strong>di</strong> rose e fior <strong>di</strong>pinta e d’erba;<br />
lo inanellato crin dall’aurea testa<br />
scende in la fronte umilmente superba.<br />
Rideli a torno tutta la foresta,<br />
e quanto può suo cure <strong>di</strong>sacerba;<br />
nell’atto regalmente è mansueta,<br />
e pur col ciglio le tempeste acqueta.<br />
44<br />
Folgoron gli occhi d’un dolce sereno,<br />
ove sue face tien Cupido ascose;<br />
l’aier d’intorno si fa tutto ameno<br />
ovunque gira le luce amorose.<br />
Di celeste letizia il volto ha pieno,<br />
dolce <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> ligustri e rose;<br />
ogni aura tace al suo parlar <strong>di</strong>vino,<br />
e canta ogni augelletto in suo latino.<br />
[: si calma] ogni vento (aura = aria), e ogni uccellino<br />
(augelletto) canta nel proprio linguaggio (in suo latino).<br />
È approfon<strong>di</strong>to in questa ottava il tema del rapporto<br />
amoroso tra la natura e la fanciulla. La descrizione<br />
dello sguardo della giovane, con cui si è chiusa l’ottava<br />
precedente, ritorna in questa ottava arricchita <strong>di</strong> nuovi<br />
elementi: nello sguardo risplende la dolcezza del cielo sereno<br />
e insieme brucia la fiamma d’amore. Gli occhi…sereno:<br />
gli occhi sono luminosi come un cielo sereno,<br />
ma forse anche celesti. Celeste: l’agg. celeste significa<br />
‘celestiale, che ha una dolcezza propria delle<br />
creature celesti’ e si collega per spiritualità al parlar <strong>di</strong>vino<br />
del v. 7; ma si può anche cogliere un riferimento<br />
implicito al colore (celeste) degli occhi, dai quali del resto<br />
è espressa la letizia. Il volto…e rose: la fanciulla ha<br />
il viso bianco come i fiori del ligustro e ha le guance rosate.<br />
Latino: il latino è la lingua per *antonomasia.<br />
45 [L’ ]Onestà umile e semplice (piana) che gira (volge) la<br />
chiave [: apre] <strong>di</strong> qualsiasi (ogni) cuore chiuso se ne va<br />
con lei [: l’accompagna sempre]; [la] Gentilezza in persona<br />
(in vista umana; vista = aspetto) va con lei e da lei<br />
[: dalla Gentilezza] [la giovane] impara il [modo] dolce<br />
[ed ] elegante (soave)[<strong>di</strong>] camminare (andar). Un animo<br />
(alma) rozzo (villana) non può guardarle (mirarli) il<br />
viso [: gli occhi] se prima non ha rimorso (doglia non have)<br />
[: non si pente] dei suoi errori (<strong>di</strong> suo fallir), Amore<br />
conquista (piglia), ferisce (fere) o uccide (ancide) tanti<br />
cuori quanto [ella] e (o) parla dolcemente (dolce) e ride<br />
dolcemente. Le due virtù stilnovistiche per eccellenza,<br />
onestà e gentilezza (cioè <strong>di</strong>gnità e nobiltà), sono protagoniste<br />
<strong>di</strong> questa ottava (le maiuscole, qui e nell’ottava<br />
seguente, in<strong>di</strong>cano personificazione). Stilnovistico è<br />
pure il tema dell’animo indegno <strong>di</strong> guardare la donna<br />
(villana e cioè non nobile) la quale è mezzo <strong>di</strong> innalza-<br />
45<br />
Con lei sen va Onestate umile e piana<br />
che d’ogni chiuso cor volge la chiave;<br />
con lei va Gentilezza in vista umana,<br />
e da lei impara il dolce andar soave.<br />
Non può mirarli il viso alma villana,<br />
se pria <strong>di</strong> suo fallir doglia non have;<br />
tanti cori Amor piglia fere o ancide,<br />
quanto ella o dolce parla o dolce ride.<br />
46<br />
Sembra Talia se in man prende la cetra,<br />
sembra Minerva se in man prende l’asta;<br />
se l’arco ha in mano, al fianco la faretra,<br />
giurar potrai che sia Diana casta.<br />
Ira dal volto suo trista s’arretra,<br />
e poco, avanti a lei, Superbia basta;<br />
ogni dolce virtù l’è in compagnia,<br />
Biltà la mostra a <strong>di</strong>to e Leggiadria.<br />
mento spirituale. Umile e piana: il *sintagma ricorda<br />
quello dantesco «soave e piana» (Inf. II, 56), tanto più che<br />
l’agg. soave compare tre versi dopo. Un’eco dantesca è<br />
anche al v. 154: la chiave che volge il cor ricorda i vv. 58-<br />
59 del XIII canto dell’Inferno: «Io son colui che tenni ambo<br />
le chiavi / del cor <strong>di</strong> Federigo, e che le volsi». Doglia:<br />
rimorso, dolore. Tanti cori…ride: la possibilità che ha<br />
Amore <strong>di</strong> far innamorare è strettamente legata al modo<br />
<strong>di</strong> parlare e <strong>di</strong> ridere della donna. Il v. 8 è quasi un calco<br />
del petrarchesco «et come dolce parla, et dolce ride»<br />
(cfr. Canzoniere, CLIX, «In qual parte del ciel, in quale<br />
ydea»), <strong>di</strong> origine però oraziana.<br />
46 Se [ella] prende in mano la cetra sembra Talia [: la musa<br />
della lirica], se prende in mano la lancia (l’asta) sembra<br />
Minerva [: la dea della guerra]; se ha in mano l’arco,<br />
[e appesa] al fianco la faretra, potresti essere sicuro<br />
(giurar potrai) che sia [la] casta Diana [: la dea della<br />
caccia]. Dal suo volto si allontana (s’arretra) l’Ira infelice<br />
(trista) e davanti a lei [: alla donna; al suo cospetto],<br />
la Superbia resiste (basta) [ben] poco; ogni dolce<br />
virtù le è compagna (in compagnia), la Bellezza (Biltà)<br />
e la Leggiadria l’ad<strong>di</strong>tano (la mostra a <strong>di</strong>to) [come<br />
esempio]. Prosegue in questa ottava la personificazione<br />
delle virtù iniziata nella precedente con Onestà e Gentilezza:<br />
mentre la Superbia e l’Ira non trovano spazio in lei,<br />
la Bellezza e la Leggiadria la in<strong>di</strong>cano come esempio.<br />
Faretra: è un astuccio in cui si tengono le frecce, portato<br />
generalmente a tracolla. Diana casta: Diana è sia dea<br />
della caccia sia dea della Luna. L’agg. casta (= pu<strong>di</strong>ca,<br />
<strong>di</strong>screta), spesso riferito alla luna, unisce implicitamente<br />
in questi versi i due aspetti della <strong>di</strong>vinità. Ira…s’arretra:<br />
le passioni violente (l’Ira) si allontanano infelici (trista)<br />
dalla donna poiché da lei sconfitte, in quanto sono<br />
inconciliabili con lei.
parte quarta L’età delle corti: la prima fase<br />
della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />
T6<br />
on line<br />
47 Ella [: la fanciulla] era seduta sopra l’erba (sovra la<br />
verdura), allegra, e aveva intrecciato (contesta) una<br />
piccola corona (ghirlandetta) con (<strong>di</strong>) quanti fiori [la]<br />
natura abbia mai creato (creassi mai), dei quali (de’<br />
quai) [la] sua veste [era] tutta ornata (<strong>di</strong>pinta). E appena<br />
(come prima) si accorse (puose cura = fece attenzione)<br />
del giovane, alzò la testa alquanto spaventata<br />
(paurosa); poi, preso (ripreso) il lembo [della veste]<br />
con la mano bianca, si alzò in pie<strong>di</strong> (levossi in<br />
piè) con il grembo pieno <strong>di</strong> fiori. Improvvisamente turbata<br />
dalla presenza del giovane, la fanciulla raccoglie<br />
in un lembo del vestito i fiori raccolti e si alza,<br />
pronta ad andarsene. Questa ottava si ricollega a quella<br />
in cui la fanciulla viene per la prima volta descritta<br />
(cfr. ottava 43). L’azione narrativa, interrotta per la<br />
descrizione della fanciulla, riparte da questo punto. Ripreso<br />
il lembo: la fanciulla piega un lembo del vestito<br />
per non far cadere i fiori che ha raccolto in grembo.<br />
48 La ninfa già si avviava (s’inviava) sull’erba, lentamente<br />
(lenta lenta), per allontanarsi (partire) da<br />
quel posto (quin<strong>di</strong>), lasciando il giovinetto in gran[de]<br />
pena (martire), [poi]ché [egli non] desidera (talenta)<br />
nessun’altra cosa (null’altro) se non (fuor<br />
<strong>di</strong>) lei [: la ninfa]. Ma l’infelice (el miser) [: il giovane]<br />
non potendo (possendo) sopportare (soffrire;<br />
lat.) ciò [: il fatto che la ninfa s’allontani], tenta<br />
<strong>di</strong> fermarla (d’arrestarla) con qualche supplica (priego<br />
= preghiera); per cui (che), tutto tremante (tremando)<br />
e tutto ardente (ardendo), cominciò [a parlare]<br />
umilmente <strong>di</strong>cendo così:<br />
49 «O chiunque tu sia (qual che tu ti sia), fanciulla (vergin)<br />
superiore (sovrana) [a ogni altra], o ninfa o dea,<br />
<strong>Angelo</strong> <strong>Poliziano</strong> ~ L’apparizione <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong><br />
47<br />
Ell’era assisa sovra la verdura,<br />
allegra, e ghirlandetta avea contesta<br />
<strong>di</strong> quanti fior creassi mai natura,<br />
de’quai tutta <strong>di</strong>pinta era sua vesta.<br />
E come prima al gioven puose cura,<br />
alquanto paurosa alzò la testa;<br />
poi colla bianca man ripreso il lembo,<br />
levossi in piè con <strong>di</strong> fior pieno un grembo.<br />
48<br />
Già s’inviava, per quin<strong>di</strong> partire,<br />
la ninfa sovra l’erba, lenta lenta,<br />
lasciando il giovinetto in gran martire,<br />
che fuor <strong>di</strong> lei null’altro omai talenta.<br />
Ma non possendo el miser ciò soffrire,<br />
con qualche priego d’arrestarla tenta;<br />
per che, tutto tremando e tutto ardendo,<br />
così umilmente incominciò <strong>di</strong>cendo:<br />
49<br />
«O qual che tu ti sia, vergin sovrana,<br />
o ninfa o dea, ma dea m’assembri certo;<br />
se dea, forse se’ tu la mia Diana;<br />
se pur mortal, chi tu sia fammi certo,<br />
a me sembri (m’assembri) senz’altro (certo) [una]<br />
dea; se [sei una] dea, forse tu sei la mia Diana; se [invece<br />
tu sei] solo (pur) [una creatura] mortale, rivelami<br />
(fammi certo) chi tu sia, [poi]ché [il ] tuo aspetto<br />
(tua sembianza) è [al <strong>di</strong>] fuori della forma (<strong>di</strong> guisa)<br />
umana [: la tua bellezza è <strong>di</strong>vina]; né io so già quale<br />
sia [il ] mio merito (merto) tanto [grande], quale<br />
grazia del cielo [sia intervenuta], [o] quale stella tanto<br />
(sì = così) amica [: quale influsso benevolo del<br />
cielo], da rendermi degno (ch’io degno sia) [<strong>di</strong>] vedere<br />
[una] cosa tanto (sì) bella». Forse…mia Diana:<br />
Diana, come si è detto, è la dea della caccia: poiché<br />
Iulio, prima <strong>di</strong> incontrare la ninfa, era de<strong>di</strong>to prevalentemente<br />
alla caccia, definisce mia la dea. Il paragone<br />
con la dea Diana si trova già ai vv. 3-4 della st.<br />
46.<br />
50 Girata[si](volta) la ninfa al suono delle parole [<strong>di</strong> Iulio],<br />
[il suo viso] si illuminò all’improvviso (lampeggiò)<br />
<strong>di</strong> un riso così dolce e leggiadro (vago), che avrebbe<br />
(avre’) fatto muovere (ir = andare) i monti, [e]<br />
fermare (restare) il sole: poiché sembrava (parve) veramente<br />
(ben) [che] si mostrasse (s’aprissi) un para<strong>di</strong>so.<br />
Poi articolò parole (formò voce) [: cominciò a<br />
parlare] fra [i denti bianchi come le] perle e [le labbra<br />
vellutate come le] viole, in un modo (tal) che avrebbe<br />
spezzato (<strong>di</strong>viso) a metà (per mezo) [persino] un [pezzo<br />
<strong>di</strong>] marmo; [la ninfa era talmente] leggiadra (soave),<br />
giu<strong>di</strong>ziosa (saggia) e piena <strong>di</strong> dolcezza, da [fare]<br />
innamorare perfino (non ch’altri) una Sirena. Si prepara<br />
la risposta della ninfa e l’attenzione del poeta si<br />
concentra sulla bocca <strong>di</strong> lei, prima sul sorriso e poi sulle<br />
labbra e sui denti. Il riso che lampeggia è un ricordo<br />
<strong>di</strong> Dante, Purg. XXI, 114: «un lampeggiar <strong>di</strong> ri-<br />
2<br />
ché tua sembianza è fuor <strong>di</strong> guisa umana;<br />
né so già io qual sia tanto mio merto,<br />
qual dal cel grazia, qual sì amica stella,<br />
ch’io degno sia veder cosa sì bella».<br />
50<br />
Volta la ninfa al suon delle parole,<br />
lampeggiò d’un sì dolce e vago riso,<br />
che i monti avre’ fatto ir, restare il sole:<br />
ché ben parve s’aprissi un para<strong>di</strong>so.<br />
Poi formò voce fra perle e viole,<br />
tal ch’un marmo per mezo avre’ <strong>di</strong>viso;<br />
soave, saggia e <strong>di</strong> dolceza piena,<br />
da innamorar non ch’altri una Sirena:<br />
Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese, La letteratura come <strong>di</strong>alogo [G.B. <strong>Palumbo</strong> E<strong>di</strong>tore]<br />
capitolo III<br />
Firenze nell’età <strong>di</strong> Lorenzo<br />
51<br />
«Io non son qual tua mente invano auguria,<br />
non d’altar degna, non <strong>di</strong> pura vittima;<br />
ma là sovra Arno innella vostra Etruria<br />
sto soggiogata alla teda legittima;<br />
mia natal patria è nella aspra Liguria,<br />
sovra una costa alla riva marittima,<br />
ove fuor de’ gran massi indarno gemere<br />
si sente il fer Nettunno e irato fremere.<br />
so». Ch’un marmo…<strong>di</strong>viso: la voce della ninfa avrebbe<br />
intenerito anche il cuore più duro. Da innamorar…una<br />
Sirena: la bellezza e la dolcezza della ninfa<br />
sono tali che perfino una Sirena, cioè la seduttrice<br />
per eccellenza, ne sarebbe stata sedotta.<br />
51 «Io non sono quella [: una dea] che (qual) [la] tua<br />
mente immagina (auguria) invano, non [sono] degna<br />
dell’altare, né (non) [sono degna] <strong>di</strong> [una] vittima innocente<br />
(pura) [: in segno <strong>di</strong> sacrificio]; piuttosto (ma)<br />
vivo sposata (sto soggiogata) con nozze (alla teda) legittime<br />
[proprio] là sull’Arno nella (innella; rafforz.)<br />
vostra Toscana (Etruria); [la] mia terra (patria) natale<br />
[: il mio paese d’origine] è nella Liguria impervia<br />
(aspra), sopra una costa in riva al mare (alla riva marittima),<br />
dove al <strong>di</strong> là degli scogli (fuor de’ gran massi)<br />
si sente l’impetuoso (il fer; fer = fiero) Nettuno<br />
[: il <strong>di</strong>o del mare] rumoreggiare (gemere) e ribollire infuriato<br />
(irato). Nella sua risposta, la Ninfa svela la<br />
propria identità: lungi dall’essere una dea cui si debbano<br />
tributare sacrifici (v. 2), la ninfa rivela la sua natura<br />
tutta umana, offrendo come primo dato biografico<br />
lo stato civile: questa prima <strong>di</strong>chiarazione rende<br />
impossibile qualsiasi legame tra i due giovani e condanna<br />
Iulio alla sofferenza. Non d’altar…vittima: per<br />
ingraziarsi gli dei, era necessario immolare una vittima<br />
sull’altare del <strong>di</strong>o in segno <strong>di</strong> sacrificio. Teda: è<br />
una fiaccola (costituita da un ramo resinoso) usata<br />
durante l’antichità nelle cerimonie, soprattutto nuziali.<br />
Mia natal…Liguria: <strong>Simonetta</strong> Cattaneo (il nome<br />
<strong>di</strong> battesimo compare nell’ottava successiva, al v. 6)<br />
era genovese, ma sposata al toscano Marco Vespucci.<br />
Di lei si innamorò effettivamente Giuliano de’ Me<strong>di</strong>ci.
parte quarta L’età delle corti: la prima fase<br />
della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />
T6<br />
on line<br />
52 Spesso vengo a svagarmi (mi <strong>di</strong>porto) in questo luogo<br />
(loco), vengo (vegno) qui tutta soletta a passeggiare<br />
(soggiornar); questo [posto] è un dolce rifugio<br />
(porto) per i miei (de’ mia) pensieri, qui mi attirano<br />
(m’alletta) l’erba e i fiori, [e] l’aria (aier) fresca; [la<br />
strada per] tornare da qui (quinci) a casa (magione)<br />
mia è breve (accorto), [io,] <strong>Simonetta</strong> mi trattengo<br />
(mi <strong>di</strong>moro) lieta qui all’ombra, [e vicino] a qualche<br />
sorgente (linfa) limpida (chiara) e rinfrescante (fresca),<br />
e spesso in compagnia <strong>di</strong> qualche (d’alcuna)<br />
fanciulla (ninfa).<br />
53 Nei giorni (tempi) festivi (ociosi = oziosi), quando [il]<br />
nostro lavoro (fatica) s’interrompe, io sono solita (soglio)<br />
andare (venire) presso [i] sacri altari [: in chiesa]<br />
nelle vostre chiese (tempî) insieme (fra) alle altre<br />
donne [e] con gli ornamenti (pompe) <strong>di</strong> rito (usate);<br />
<strong>Angelo</strong> <strong>Poliziano</strong> ~ L’apparizione <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong><br />
52<br />
Sovente in questo loco mi <strong>di</strong>porto,<br />
qui vegno a soggiornar tutta soletta;<br />
questo è de’ mia pensieri un dolce porto,<br />
qui l’erba e’ fior, qui il fresco aier m’alletta;<br />
quinci il tornare a mia magione è accorto,<br />
qui lieta mi <strong>di</strong>moro <strong>Simonetta</strong>,<br />
all’ombre, a qualche chiara e fresca linfa,<br />
e spesso in compagnia d’alcuna ninfa.<br />
53<br />
Io soglio pur nelli ociosi tempi,<br />
quando nostra fatica s’interrompe,<br />
venire a’ sacri altar ne’ vostri tempî<br />
fra l’altre donne con l’usate pompe;<br />
ANALISI DEL TESTO<br />
La struttura dell’ottava L’*ottava <strong>di</strong> <strong>Poliziano</strong> ha una musicalità<br />
calma ed equilibrata. Struttura metrica e struttura sintattica<br />
tendono a coincidere, la misura del verso corrisponde quasi sempre<br />
a una porzione precisa <strong>di</strong> senso, con la conseguente assenza <strong>di</strong><br />
*enjambements. L’ottava si regge su un equilibrio bilanciato, su un<br />
complesso sistema <strong>di</strong> pesi e <strong>di</strong> contrappesi: al suo interno appare<br />
infatti frantumata in una successione <strong>di</strong> dettagli e talora persino <strong>di</strong><br />
piccoli episo<strong>di</strong>. Si veda l’ultima ottava qui riportata (54), de<strong>di</strong>cata allo<br />
scendere della sera: i primi sei versi colgono ciascuno un parti-<br />
I topoi Troviamo in questo episo<strong>di</strong>o un vero e proprio repertorio<br />
<strong>di</strong> *topoi letterari: il locus amoenus della natura fiorita, la caccia,<br />
la cerva-ninfa, le metamorfosi (la cerva-ninfa-<strong>Simonetta</strong>), Amore<br />
che scaglia la freccia, la primavera associata alla bellezza femminile.<br />
Situazioni ovi<strong>di</strong>ane, dantesche (nella rappresentazione <strong>di</strong><br />
ma affinché io (perch’io) possa sod<strong>di</strong>sfarti (t’adempi)<br />
in tutto il [tuo] grande desiderio (desir) [: sapere<br />
se la fanciulla è <strong>di</strong>vina o mortale] e possa sciogliere<br />
(tolga) il dubbio che assilla (rompe) [la] tua mente,<br />
non ti meravigliare (meraviglia...non prender) delle<br />
mie tenere bellezze, [poi]ché io sono nata nel grembo<br />
<strong>di</strong> Venere [: in riva al mare]. <strong>Simonetta</strong> <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> appartenere<br />
alla stessa società cui appartiene Iulio: frequenta<br />
infatti le chiese fiorentine vestendo gli abiti<br />
lussuosi richiesti per tra<strong>di</strong>zione nei giorni <strong>di</strong> festa. Meraviglia…a<br />
Venere: la bellezza della donna non deve<br />
far stupire il giovane: ella è infatti nata a Genova, quin<strong>di</strong><br />
in riva al mare; e dalle onde del mare è nata anche<br />
Venere, dea della bellezza. Tenere: l’agg. si riferisce<br />
alla giovinezza <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong>.<br />
54 Ora, dal momento che (poi che) il sole abbassa (in<br />
3<br />
ma perch’io in tutto el gran desir t’adempi<br />
e ’l dubio tolga che tuo mente rompe,<br />
meraviglia <strong>di</strong> mie bellezze tenere<br />
non prender già, ch’io nacqui in grembo a Venere.<br />
54<br />
Or poi che ’l sol sue rote in basso cala,<br />
e da questi arbor cade maggior l’ombra,<br />
già cede al grillo la stanca cicala,<br />
già ’l rozo zappator del campo sgombra,<br />
e già dell’alte ville il fumo essala,<br />
la villanella all’uom suo el desco ingombra;<br />
omai riprenderò mia via più accorta,<br />
e tu lieto ritorna alla tua scorta».<br />
Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese, La letteratura come <strong>di</strong>alogo [G.B. <strong>Palumbo</strong> E<strong>di</strong>tore]<br />
capitolo III<br />
Firenze nell’età <strong>di</strong> Lorenzo<br />
basso cala) le sue ruote [: tramonta], e da questi alberi<br />
(arbor) scende (cade) un’ombra più lunga (maggior),<br />
già la cicala stanca lascia il posto (cede) al<br />
grillo, già il rozzo conta<strong>di</strong>no (zappator) si allontana<br />
(sgombra) dal campo, e già il fumo si alza (essala)<br />
[dai comignoli] delle case in alto (dell’alte ville), [e]<br />
la conta<strong>di</strong>nella (villanella) apparecchia (ingombra =<br />
riempie) la tavola (el desco) al suo compagno (uom);<br />
io riprenderò ormai [la] via più breve (accorta) [per<br />
casa] mia, e tu ritorna felice (lieto) alla tua comitiva<br />
(scorta)[<strong>di</strong> cacciatori]. Avvicinandosi la sera, <strong>Simonetta</strong><br />
decide <strong>di</strong> tornare a casa e invita Iulio a ricongiungersi<br />
ai suoi compagni <strong>di</strong> caccia. ’L sol…cala: il<br />
sole veniva raffigurato come una <strong>di</strong>vinità alla guida <strong>di</strong><br />
un grande carro. La stanca cicala: la cicala canta tutto<br />
il giorno e al tramonto è quin<strong>di</strong> stanca.<br />
colare <strong>di</strong>verso che talora assume l’aspetto <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o, seppure<br />
minimo: il sole che cala, l’ombra che cade più grande dall’albero, il<br />
grillo che subentra alla cicala, il conta<strong>di</strong>no che lascia il campo, il fumo<br />
che sale dal tetto della casa, la conta<strong>di</strong>nella che prepara la cena.<br />
Questa struttura analitica dell’ottava dà risalto a ogni singolo<br />
dettaglio, ma tutti i particolari vengono poi riassorbiti dall’atmosfera<br />
unitaria <strong>di</strong> armonia e <strong>di</strong> musicalità che pervade ogni stanza. Il<br />
realismo dei dettagli viene così stemperato e sfumato, ricondotto a<br />
una superiore sintesi espressiva.<br />
<strong>Simonetta</strong> con i fiori c’è un’eco <strong>di</strong> Matelda nel Purgatorio), stilnovistiche,<br />
petrarchesche (la rappresentazione della fanciulla fra<br />
i fiori e le «chiare e fresche linfe» sono calchi <strong>di</strong> «Chiare, fresche<br />
et dolci acque») vengono riprese e rielaborate, assumendo nella<br />
poesia <strong>di</strong> <strong>Poliziano</strong> un tono nuovo.
parte quarta L’età delle corti: la prima fase<br />
della civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1492)<br />
1<br />
2<br />
T6<br />
on line<br />
<strong>Angelo</strong> <strong>Poliziano</strong> ~ L’apparizione <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong><br />
INTERPRETAZIONE DEL TESTO<br />
Il paesaggio e la bellezza femminile Natura fiorita e<br />
grazia femminile s’incontrano, sino a coincidere. La sensibilità figurativa<br />
richiama, anche in questo caso, l’arte <strong>di</strong> Botticelli. La<br />
donna è colta in varie movenze, sempre eleganti, sinuose, leggere:<br />
seduta, in pie<strong>di</strong> con il grembo pieno <strong>di</strong> fiori, nell’atto <strong>di</strong> andarsene<br />
lentamente e <strong>di</strong> voltarsi all’in<strong>di</strong>etro per rispondere a Iulio.<br />
Sempre l’elemento naturale ne sottolinea la dolcezza dei tratti,<br />
la primaverile gentilezza. La donna viene così trasfigurata in un<br />
mito laico e moderno: non è più trasformata in angelo o in una<br />
I<strong>di</strong>llio e propaganda, poesia e potere L’episo<strong>di</strong>o dell’apparizione<br />
<strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong> ci trasporta in un mondo rarefatto, in cui<br />
la stilizzazione letteraria sembra incompatibile con la realtà materiale.<br />
Ma si tratta davvero <strong>di</strong> un eden poetico, separato dalle vicende storiche?<br />
Proponiamo una riflessione <strong>di</strong> Mario Luzi, massimo rappresentante<br />
dell’ermetismo italiano, come antidoto all’idea – e alla tentazione<br />
– ricorrenti <strong>di</strong> collocare la poesia in un cielo felicemente<br />
ignaro della storia, della politica, della economia, <strong>di</strong> tutto ciò con<br />
cui gli uomini comuni giorno dopo giorno debbono faticosamente fare<br />
i conti.<br />
«In definitiva il <strong>Poliziano</strong> avrebbe espresso congenialmente la primavera<br />
dell’Umanesimo confortata dalla festosità della potenza me<strong>di</strong>cea<br />
nel momento della sua espansione. […] In ogni caso quel-<br />
ESERCIZI<br />
Analizzare e interpretare<br />
Una dea pagana<br />
<strong>Simonetta</strong> è qui paragonata a una «ninfa», non più a un<br />
angelo. Cogli i nuovi attributi della figura femminile.<br />
La donna e la natura<br />
Che funzione ha la natura nella rappresentazione della<br />
bellezza della donna?<br />
4<br />
Luperini, Catal<strong>di</strong>, Marchiani, Marchese, La letteratura come <strong>di</strong>alogo [G.B. <strong>Palumbo</strong> E<strong>di</strong>tore]<br />
3<br />
4<br />
5<br />
capitolo III<br />
Firenze nell’età <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Beatrice, come in Dante, né è più vissuta come motivo <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione<br />
e <strong>di</strong> turbamento morale, come in Petrarca; <strong>di</strong>venta<br />
una ninfa o una dea pagana, secondo il gusto classicistico dell’Umanesimo.<br />
È la donna della corte rinascimentale, in cui naturalismo<br />
pagano ed eleganza cortese, culto classico della bellezza<br />
e grazia stilizzata si fondono in un sogno <strong>di</strong> perfezione, in quell’utopia,<br />
nutrita da un bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanziazione e <strong>di</strong> superiore<br />
equilibrio, in cui il ceto intellettuale umanistico proiettava la propria<br />
stessa ragione d’esistere.<br />
l’i<strong>di</strong>llio è quasi tutto nella astratta e trepida finzione polizianesca e<br />
ben poco nella realtà profonda dell’Umanesimo – e non parliamo<br />
nemmeno della sostanza politica manipolata da Lorenzo <strong>di</strong>etro il<br />
sorriso suo e l’amenità del palazzo. Eppure proprio per quella sua i<strong>di</strong>llica<br />
astrazione e evanescenza la poesia del <strong>Poliziano</strong> si prestava –<br />
non voglio <strong>di</strong>re come instrumentum regni o motivo <strong>di</strong> propaganda –<br />
a rappresentare ufficialmente l’immagine che il Magnifico desiderava<br />
dare del suo tempo e del suo governo. Viva, fresca e insieme assorta<br />
nel rito culturale che sa <strong>di</strong> celebrare nell’ambiente più idoneo<br />
e consenziente, essa poteva essere la <strong>di</strong>visa della stagione fiduciosa<br />
e raffinata che il politico amava credere e soprattutto far credere<br />
<strong>di</strong> avere inaugurato» (M. Luzi, Introduzione a A. <strong>Poliziano</strong>, Poesie<br />
italiane, Rizzoli, Milano 1976, p. 6).<br />
Identikit <strong>di</strong> <strong>Simonetta</strong><br />
Distingui, nella descrizione della fanciulla, quali elementi<br />
riecheggiano moduli stilnovistici e quali riflettono una visione<br />
nuova della donna.<br />
Un mito laico<br />
Perché la donna, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avviene in Petrarca,<br />
non è più fonte <strong>di</strong> turbamento morale?<br />
Confronta questo passo con La Primavera <strong>di</strong> Botticelli (cfr.<br />
Parte Quarta, cap. III, S1, p. 424) e rilevane le affinità tematiche.